I Fliàci erano una sorta di saltinbanchi girovaghi, che allestivano
semplici palchi su pali di legno in giro per la Magna Grecia e nell'isola di Sicilia.
Nella loro prima fase ( V secolo a.C.) tali attori non usavano testi scritti, ma un
canovaccio col quale aiutarsi improvvisando dialoghi in dialetto dorico. Il loro lavoro
contribuiva ad esaltare l'atmosfera gioviale e sconcia delle feste dedicate a Dionisio.
Gli attori indossavano dei costumi buffi, rigonfi, e addobbati con riferimenti all'organo
genitale maschile. "Tra i Romani ed i Greci era molto apprezzato il giocoliere
vagabondo Matreas di Alessandria. Egli amava rimanere finché poteva mantenere una belva
che divorava sé stessa; ancora oggi ci si chiede che razza d'animale possedesse Matreas.
Egli fu anche autore dei Problemi, che parodiavano Aristotele, e leggeva la sua opera in
pubblico: 'Perché il sole scende giù senza mai immergersi? Come mai le spugne di mare
pur bevendo insieme mai alzano il gomito?
(Per la terza battuta, considerare che i termini scambiare, convertire, e riconciliarsi
sono sinonimi). Perché mai quattro dracme si possono convertire sebbene non siano mai
state arrabbiate? - E Senofonte il giocoliere fu pure molto considerato; egli educò alla
sua arte Cratistene di Phlius, il quale riusciva far sprigionare un fuoco spontaneamente,
ed inventò tanti altri trucchi capaci di ingannare. Come lui fu il giocoliere Ninfodoro
che, avendo recato offesa alla gente di Reggio - come ci riferisce Duris - fu il primo a
ridicolizzarli per la loro codardia. (19; d, e, f: Ateneo; op. cit.) |