Operò sicuramente in Sicilia, pur se non ci sono prove che fosse nato
nell'isola; ma non è solo questa l'incertezza che lo riguarda. Si può ipotizzare che sia
vissuto nel IV secolo, ovvero nel III a.C., e si può asserire che fu un tecnico navale,
come affermare che fosse un tragedo, autore dei drammi Temistocle e Ferei.
Se si considera con quanta tecnica precisione descrisse la costruzione della nave di
Gerone di Siracusa, la Siracusia, si deve ritenere che egli fosse tra gli
addetti alla sua progettazione e realizzazione. Se non era siculo, doveva trattarsi di un
esperto in costruzioni navali e per questo invitato, magari da Corinto, da Gerone II.
Cerchiamo di capire meglio. Ecco un prezioso, esteso, reperto presentato da Ateneo; purtroppo in due punti il testo originario è mutilato: la
ricostruzione degli esperti la indichiamo con il segno (*) durante la citazione.
"Col rispetto dovuto per la costruzione della nave di Gerone di Siracusa -
sotto la supervisione del matematico Archimede - non ritengo
giusto che non se ne sia parlato sino al giorno che un certo Moschione non ne ha
pubblicato un trattato, il seguente: -- 'Diocleide di Abdera (*) è ammirato per la sua
descrizione di una macchina per assedi, sospinta contro le mura della città di Rodi da Demetrio; Timeo lo è per la descrizione della pira funeraria
in onore di Dionisio, tiranno di Sicilia; Geronimo per la sua responsabilità nel
predisporre il trasporto su apposito carro del corpo di Alessandro; Policleito lo è
grazie alla descrizione del candelabro destinato al Re di Persia. Però Gerone, re di
Siracusa e in ogni momento amico di Roma, non solo si occupò in prima persona per la
costruzione di templi e ginnasi, ma si rivelò zelante costruttore di navi, predisponendo
mezzi per il trasporto di frumento; farò adesso la descrizione di uno di questi: come
primo materiale approntò che del legname venisse portato dall'Etna, in quantià
sufficiente per fare sessanta quadriremi. Continuando il lavoro (*) egli indusse la
predisposizione di assi, puntelli, piattaforme, ed ogni materiale d'uso generale,
proveniente in parte dall'Italia ed in parte dalla Sicilia; le corde di canapa vennero
dalla Iberia e, con della pece, anche dal fiume Reno; altro materiale venne dai posti più
più vari. Egli anche dispose di maestri d'ascia, e d'ogni artigiano utile al lavoro,
affidando tutto nelle mani dell'architetto Corinzio Archias, incaricato di eseguire tutto
a regola d'arte; ed egli stesso s'applicò diligentemente ogni qualvolta ciò lo richiese.
Dopo sei mesi la nave era per metà costruita (...) e quando venne ultimata fu ricoperta
con lastre di piombo. Circa trecento artigiani lavorarono coi vari materiali, per non dire
dei loro assistenti.
Quando la nave era a tal punto di finitura venne messa in acqua, per dare in mare stesso
gli ultimi ritocchi. Dopo lunghi conciliaboli per definire il metodo di varo della nave,
solo Archimede il meccanico, con l'aiuto di pochi uomini, fu in grado di spingere la nave
in mare. Vi riuscì grazie alla costruzione d'un verricello, indispensabile causa le
grandi dimensioni della nave.
Archimede fu il primo a costruire un verricello. Poi tutta la costruzione fu adornata con
pitture appropriate. Disponeva di otto torrette, di dimensioni adeguate a quelle della
nave: due erano a poppa, due a prua e le altre al centro. Ai lati due salde gru vennero
installate, e su loro vennero messe catapulte in grado di lanciar massi sui nemici che
navigavano sottocosta.
Sulle torri stavano quattro forti uomini ben equipaggiati, e due arcieri; all'interno di
ogni torretta vi erano serbati macigni e giavellotti. Assieme ai merli di coperta, di
traverso ad essa venne costruita un lancia sassi e giavellotti, dei primi poteva lanciarne
di pesanti settanta chilogrammi, i giavellotti lunghi circa cinque metri poteva scagliarli
fino a centottanta metri. Tale macchina venne costruita da Archimede' --" . (206,
d, e; 207, a, b; 208, c, f; Ateneo, I Deipnosofisti; op. cit.).
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