Da Le purificazioni
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Amici, che abitate la grande città che declina al biondo Acragante,
sul sommo della cittadella, uomini usi a fare buone opere, fidi
porti di ospiti, che non conoscono la perfidia, a voi salute!
Io al vostro cospetto non più mortale, ma un dio, mi aggiro, fra
tutti onorato come ne son degno, coronato di bende e di fiorenti
serti (...) Uomini e donne mi venerano e mi seguono in grandissimo
numero, chiedendo la risposta mia che guida a salute; gli uni
vogliono oracoli, altri di malattie innumeri domandano la parola
che sana, lungamente da aspre doglie trafitti.
(F. Adorno, La filosofia antica, Feltrinelli, Milano)
Ma perché incalzo su queste cose, quasi facessi cosa di grande
merito se mi elevo sui mortali, uomini dalle molte sofferenze?
Amici, so che la verità è nelle parole che io vi dirò; ma assai
ardua è per gli uomini e pieno di invidia è l'impeto della persua-
sione sulla mente.
E' vaticinio della Necessità, antico decreto degli dei ed eterno,
suggellato da vasti giuramenti: se qualcuno criminosamente conta-
mina le sue mani con un delitto, o se qualcuno abbia peccato giu-
rando un falso giuramento, i demoni che hanno avuto in sorte una
vita longeva, tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vada-
no errando, nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso
del tempo mutando i penosi sentieri della vita.
L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare, il mare li rigetta
sul suolo terrestre, la terra nei raggi del sole splendente, che
a sua volta li getta nei vortici dell'etere: ogni elemento li
accoglie da un altro, ma tutti li odiano.
Anch'io sono uno di questi, esule dal dio e vagante per aver dato
fiducia alla furente Contesa.
Un tempo io fui già fanciullo e fanciulla, arbusto, uccello e muto
pesce che salta fuori dal mare.
(I Presocratici, testimonianze e frammenti; Laterza, Bari, 1994).
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