In Ovidio - nell'Ibis - vi sono due versi che
potrebbero riguardare la figura di Teocrito (549 - 550).
Come al poeta siracusano è stata serrata la gola,
così alla tua anima, con un laccio, sia chiusa la via.
(Trad. C.Schiavone)
Si suole inquadrare tali versi con la diceria che vuole Teocrito
condannato dal tiranno Gerone. Tutto sarebbe nato per un alterco tra il
poeta ed il figlio del tiranno; per far sì che il poeta si pentisse del suo gesto, Gerone
avrebbe inscenato una sua condanna, da annullare qualora il poeta avesse dato
dimostrazione d' umiltà. Ma Teocrito avrebbe reagito rincarando la dose di insulti anche
nei riguardi di Gerone, al che venne condannato, o a morte tramite impiccagione o per
decapitazione.
E' da considerare che nell'Ibis molto è invenzione burlesca, ma una base di verità
potrebbe esserci.
Altri studiosi tendono a identificare la figura del "Syracosio poetae"
di Ovidio con Filosseno (Fritzsche, I poeti bucolici
greci; Ellis, Ibis e Legrand, Studi su Teocrito).
Ma vi è un'altra traccia, sempre in Ovidio (citata da A. Rostagni, in Poeti alessandrini,
Bottega d'Erasmo, Torino, 1963):
Teodoro siracusano, poeta che parlò male di Giove e di
Diana, impazzì al punto che impiccarsi volle.
(Trad. Schiavone)
Le notizie su tale Teodoro potrebbero ricavarsi dalla Suida, e da Aristotele
(Politica, Col. XIV) dove tale nome viene riportato. Nella Suida viene però riportato,
una sola volta (cod.F), come Teodorida. Tale osservazione intende
proporre una diversa figura di poeta, il Teodorida seguace di Sòtade di
Maronea, con Alessandro Etòlo, Pirro di Mileto e Timone: tutti poeti
della seconda metà del III sec. a.C.
Teodoro fu poeta di canti osceni, di mimi lascivi, ad uso di feste orgiastiche. In una
di tali feste si celebrava l'impiccagione di Erigone e l'autore dei canti che ricordavano
tale morte, Teodoro, pare sia morto egli stesso impiccato. E tale forma di punizione è
stata poi ricordata da Ovidio, in collera contro qualcuno cui augura stessa sorte. A
Teodorida risalgono questi brevi componimenti:
CROBILO
Cròbilo questi capelli per Febo canoro recise:
hanno l'età di bimbo di quattr'anni.
Anche il gallo pugnace, la torta coperta di cacio
ha consacrato il figlio di Egesìdico.
Tu fa' di Cròtilo un uomo, benigno protendi le mani
sulla sua casa e sugli averi, Apollo.
OFFRE ALLE GIOVANI DEE
Offre alle giovani dee d'Amarinto la giovine chioma
Caristènio e una splendida cicala,
con un bue benedetto.
Risplende il ragazzo, una stella, un puledro
che ha perso il primo pelo.
(Antologia Palatina, a cura di F.M.Pontani, Einaudi, 1978)
Una traccia su Teodorida la fornisce anche Ateneo di Naucrati:
"Theodorìdas di Siracusa, per esempio, afferma in i Centauri, che è un
ditirambo: 'E la pece colò dalla torcia (grabio)', cioè dalle (...) torce".
(699, f; op. cit.). |