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Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions L'ipertesto globale: World Wide Web 02

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Indice Premessa
Introduzione La telematica
Come funziona Il collegamento
Come si naviga E-mail
Newsgroup FTP
Telnet Gopher
WWW Tempo reale
Nuove frontiere La ricerca
Risorse Il sociale
Mercato globale HTML
Glossario Bibliografia

12 L'ipertesto globale: World Wide Web

  • Introduzione
  • Due concetti importanti: multimedia e ipertesto
  • Come funziona World Wide Web
  • HyperText Markup Language
  • Uniform Resource Locator
  • Alcuni programmi per l'uso di World Wide Web
  • Programmi con interfaccia a caratteri
  • La famiglia dei browser grafici
  • Il figlio geniale e indisciplinato: Netscape
  • Il figlio ricco: Microsoft Internet Explorer
  • Altri browser grafici
  • Programmi di supporto
  • Il nuovo volto di World Wide Web
  • I plug-in
  • Macromedia Shockwave
  • QuickTimeVR
  • Adobe Acrobat Reader
  • Java
  • La rete come sistema operativo: un nuovo paradigma
  • HotJava
  • Javascript
  • ActiveX
  • Audio e video in tempo reale
  • RealAudio
  • Verso la Web TV

  • Altri browser grafici

    I browser grafici di cui abbiamo parlato sono gli esemplari più rappresentativi di una classe di strumenti che va allargandosi a un ritmo molto consistente. Se intendete vederne degli altri vi consigliamo di visitare la pagina dedicata ai browser da un catalogo dei siti World Wide Web come Yahoo!, o da un deposito di programmi come TuCows. Si tratta di elenchi di link dai quale potrete raggiungere le home page dei vari programmi, ed eventualmente scaricarli e provarli. La maggior parte sono freeware o shareware, e offrono le medesime funzionalità di base viste finora, anche se in genere le funzionalità avanzate sono molto meno sviluppate di quelle offerte da Netscape o da Internet Explorer.

    Una menzione merita, per chi ha accesso a macchine Unix (compreso Linux, la versione di Unix per processori Intel distribuita gratuitamente su Internet), Arena sviluppato al CERN di Ginevra. Questo programma viene usato per testare le caratteristiche delle quali si propone l'inserimento nelle nuove versioni standard di HTML, il linguaggio per la creazione di documenti su World Wide Web. Si tratta di un browser assolutamente inutilizzabile a regime, poiché in costante revisione, ma che presenta, allo stato sperimentale, alcune interessanti novità previste nel futuro standard: Arena è così stato ad esempio il primo browser a sperimentare l'estensione del meccanismo di costruzione dei link, e l'introduzione dei fogli di stile CSS. Per approfondimenti su quest'ultimo argomento, rimandiamo al capitolo dedicato al futuro di Internet.

    Programmi di supporto

    I programmi di supporto sono delle applicazioni utilizzate dai browser Web per visualizzare file in formati diversi da quelli tradizionali.

    Per fare in modo che il browser possa riconoscere il tipo di file e avviare il corrispondente programma di supporto, occorre naturalmente configurarlo. Prima di vedere come va effettuata questa operazione dobbiamo però introdurre il concetto di MIME type.

    Il MIME type è una etichetta che viene usata nelle interazioni tra server e client per identificare il formato dei dati trasmessi attraverso la rete. Ogni etichetta MIME è composta da tre elementi: un tipo, un sottotipo e una lista di estensioni standard che caratterizzano il nome del file. Ad esempio il MIME type dei file HTML è:

    • tipo: text
    • sottotipo: html
    • estensioni: .htm, .html

    Mentre il MIME type per il formato di file audio di Windows è:

    • tipo: audio
    • sottotipo: x-wav
    • estensioni: .wav

    Ogni volta che un server Web inizia un trasferimento, antepone ai dati veri e propri una intestazione (header) che ne specifica il MIME type. A sua volta il client legge questa intestazione e poi decide come trattare i dati. Se il formato è tra quelli che conosce, comincia a visualizzarli nella sua finestra. In caso contrario il browser consulta una tabella che associa tipi di file a programmi di supporto: se il tipo di file è stato associato ad un programma, questo viene avviato automaticamente e i dati passati al suo controllo. Se anche questa ricerca fallisce, il browser chiede all'utente cosa fare di quei dati che non sa come gestire.

    Esistono tipi MIME per quasi tutti i formati. Normalmente i browser vengono distribuiti con una tabella di associazione molto completa. Se tuttavia un server invia dei dati il cui MIME type non è incluso in questo elenco, il browser lo aggiunge automaticamente, e poi chiede all'utente di specificare come gestire i file in quel nuovo formato. L'associazione di un programma di supporto ad un determinato tipo di file viene fatta o attraverso una apposita finestra di dialogo, che si apre automaticamente al momento di scaricare un file dal MIME type non conosciuto, o attraverso la scheda di impostazione 'Helper Applications' raggiungibile attraverso il menu 'Preferences'.

    Explorer si differenzia nella gestione delle applicazioni di supporto. Infatti il browser Microsoft sfrutta il database delle applicazioni registrate di Windows 95 per associare tipi di file ad applicazioni, come si può vedere nella figura seguente.

     
     

    Figura 65 La configurazione dei visualizzatori in Explorer 4 (beta 1)

    Explorer inoltre grazie alla tecnologia ActiveX — una evoluzione della tecnologia OLE per l'integrazione delle applicazioni software, di cui ci occuperemo con maggior dettaglio fra breve — può incorporare nella sua stessa finestra ogni tipo di applicazione compatibile con OLE, assumendone le caratteristiche di interfaccia. Ad esempio con Explorer un documento in formato Word o una tabella Excel vengono visualizzati dentro la finestra del browser, che contestualmente eredita i menu e i pulsanti delle rispettive applicazioni. È a questo punto possibile anche scrivere altri programmi da includere come oggetti attivi all'interno di pagine Web. Per motivi di sicurezza, prima di effettuare questa operazione appare una finestra di conferma: infatti i file prodotti da molti software delle ultime generazioni (come Word, Excel, etc.) possono contenere a loro volta delle macro-istruzioni, con le quali è possibile generare dei veri e propri virus. Per evitare brutte sorprese, consigliamo di sfruttare questa caratteristica di Explorer solo se avete la certezza che il file non possa arrecare danni al vostro computer.

    Quanto alle applicazioni stesse, può trattarsi di qualsiasi programma in grado di gestire i tipi di file in questione. Gran parte di questi programmi, per tutte le piattaforme, sono reperibili direttamente su Internet come software shareware o freeware. Inoltre i sistemi operativi più recenti includono nella loro dotazione standard diverse applicazioni per la gestione di file multimediali. Ad esempio Windows ha un riproduttore di file audio in formato Wav e MIDI, ed un visualizzatore di file video in formato Microsoft AVI. Naturalmente si possono utilizzare anche programmi commerciali: è dunque ad esempio possibile associare il formato Microsoft Word al noto word processor.

    Il nuovo volto di World Wide Web

    World Wide Web ha cambiato il volto di Internet. Ma il lettore non deve pensare che lo sviluppo della rete sia culminato con il Web, e che la fase innovativa sia ormai terminata. Al contrario, il mondo virtuale di Internet è ancora caratterizzato da trasformazioni e da innovazioni: osservando la rete si assiste dunque ad una sorta di 'rivoluzione tecnologica permanente'.

    Si può dire che le tecnologie che abbiamo visto fino ad ora rappresentino il 'grado zero' di World Wide Web. Su questo livello di base si sono innestate un insieme di tecnologie che ne stanno cambiando il volto originario, trasformando il modo in cui la comunità degli utenti interagisce con la rete e attraverso la rete. Gli elementi caratterizzanti di queste tecnologie avanzate sono l'interattività, la multimedialità e la facilità di uso.

    Nelle pagine seguenti cercheremo di esplorare quelle zone di frontiera del ciberspazio che ci sembrano, allo stato attuale, più interessanti. In rapida sintesi i temi che tratteremo sono i seguenti:

    • i plug-in
    • Java
    • ActiveX
    • video e audio in tempo reale

    Si tratta di tecnologie che, ancorché innovative, sono da considerarsi realtà ormai consolidate nel panorama della rete. Abbiamo riservato invece una sezione a parte alla discussione delle tendenze evolutive che si possono prevedere per il futuro prossimo, e delle tecnologie che sono ancora in fase sperimentale. In tale sezione ci occuperemo anche di information push, la 'spedizione automatica' di informazione attraverso 'canali trasmittenti', che secondo alcuni potrà ridisegnare, entro un anno o due, il volto di Internet.

    I plug-in

    La tecnologia dei plug-in è stata introdotta da Netscape, a partire dalla versione 2.0, al fine di aumentare le capacità di visualizzazione ed elaborazione dei browser. Successivamente è stata accolta anche da Microsoft, sebbene l'azienda di Redmond abbia sviluppato una sua piattaforma per arricchire il contenuto delle pagine Web, ActiveX. Ma vediamo meglio cosa sono i plug-in.

    Normalmente i browser Web sono in grado di visualizzare direttamente un ristretto numero di formati digitali di informazioni: HTML per i testi, GIF e JPEG per le immagini. Rimangono esclusi dunque moltissimi formati di file multimediali correntemente usati nelle applicazioni locali. Inoltre mentre Web è nel complesso un sistema interattivo, grazie alla sua struttura ipertestuale, il contenuto di ogni singola pagina è essenzialmente statico e le possibilità di interazione sono molto limitate.

    Il problema è stato inizialmente affrontato attraverso i programmi di supporto. Ma, come abbiamo visto, si tratta di software esterni al browser stesso: vengono avviati in una loro finestra, hanno una loro interfaccia utente, assorbono parecchie risorse e memoria. Inoltre, quando il file viene passato al visualizzatore esterno, il browser perde ogni controllo sul suo contenuto.

    Un plug-in invece è un modulo software che si integra pienamente con il browser stesso, e ne estende le funzionalità, come se facesse parte del programma originale. Una volta installato un plug-in che gestisce un dato formato, il browser è in grado di visualizzare nella sua finestra i dati codificati in quel formato. In generale un plug-in può integrare nel browser con cui interagisce anche nuovi comandi e capacità elaborative, il tutto in una unica interfaccia utente.

    La maggior parte di questi moduli aggiuntivi sono sviluppati da aziende diverse da quelle che producono i browser, dunque vanno scaricati dall'utente ed installati. L'installazione di un plug-in è del tutto identica a quella di qualsiasi applicazione, e normalmente viene eseguita da appositi programmi, che automaticamente aggiornano anche la tabella dei MIME type. Se una pagina contiene un riferimento ad un plug-in non installato sul disco rigido, il browser avverte l'utente, e gli dà l'opportunità di scaricare immediatamente il software necessario. Naturalmente si deve tenere presente che i plug-in sono dipendenti dal browser e dalla piattaforma: un modulo che è stato compilato per Windows non potrà funzionare su Macintosh, e viceversa. Netscape, tramite il comando 'About Plug-ins' nel menu 'Help', permette anche di vedere l'elenco dei moduli installati.

    I plug-in possono funzionare in tre modalità: annidata, a pieno schermo, o nascosta. Un plug-in in modalità annidata è in grado di funzionare all'interno di una pagina Web, come avviene per le normali immagini.

    Ad esempio, utilizzando un plug-in come InterVu, un visualizzatore di file in formato MPEG, un video digitale può essere riprodotto direttamente all'interno della finestra della pagina Web (Figura 66). Come potete vedere il plug-in fornisce anche i consueti comandi di gestione video: stop, pausa, riavvolgimento etc.

    Figura 66 L'applicazione 'InterVu', che gira direttamente all'interno di una pagina Web (visualizzata da Netscape)

    Un plug-in a pieno schermo invece assume totalmente il controllo della finestra del browser, aggiungendo eventualmente pulsanti e barre di controllo. Un plug-in nascosto, infine, svolge la sua funzione in background. Plug-in di questo tipo sono utilizzati ad esempio per riprodurre file audio, o suoni dal vivo in modo sincrono (come avviene nel caso del formato RealAudio).

    La maggior parte dei plug-in disponibili è stata sviluppata per Netscape Navigator; alcuni vengono distribuiti anche in versione Explorer. L'elenco dei plug-in realizzati da terze parti è molto lungo: ci sono visualizzatori per i vari formati video (MPEG e Quicktime), audio (MIDI, Wav), di grafica vettoriale (CGM, Corel Draw, AutoCAD); ci sono plug-in che permettono di visualizzare documenti ed applicazioni prodotte con software come Macromedia Director (il modulo si chiama Shockwave), Page Maker, Toolbook; ci sono infine dei plug-in che permettono di integrare all'interno delle pagine Web intere applicazioni come fogli di calcolo, o di sfruttare le tecnologie di integrazioni tra applicazioni come il famoso Object linking and Embedding (OLE) di Windows.

    In questa sede, per ovvi motivi di spazio, è impossibile vedere le funzionalità e le caratteristiche specifiche di ognuno. Abbiamo dunque scelto di illustrarne tre fra i più diffusi ed importanti. In linea generale la loro utilizzazione è piuttosto immediata, specie per i visualizzatori di file multimediali. Ricordiamo comunque che tutti i plug-in sono distribuiti con un adeguato corredo di documentazione, alla quale ricorrere per eventuali approfondimenti.

    Macromedia Shockwave

    Shockwave è una tecnologia sviluppata dalla Macromedia, che permette di visualizzare animazioni ed applicazioni multimediali realizzate con Director.

    Director è un programma nato originariamente per fare animazioni su piattaforma Macintosh; portato successivamente anche in ambiente Windows, è stato sviluppato fino a divenire uno dei più potenti e diffusi software di authoring multimediale. Oltre ad avere pregevoli funzioni di animazione digitale, è dotato di un linguaggio di programmazione object-oriented, dal suggestivo nome Lingo, e può essere usato per costruire complesse applicazioni interattive. I requisiti tecnici, e il fatto di essere nativamente disponibile su entrambe le piattaforme dominanti nel personal computing, ne hanno fatto uno degli standard nel mercato multimediale su CD-ROM.

    Il plug-in Shockwave è in grado di interpretare anche i formati delle altre applicazioni grafiche e multimediali della Macromedia, e può ricevere suono in tempo reale da Internet. Il file di installazione può essere prelevato gratuitamente presso il sito Web della azienda americana, all'indirizzo http://www.macromedia.com. In fase di installazione è possibile scegliere, tra Netscape ed Explorer, il browser da utilizzare; il resto è del tutto automatico.

    Il plug-in funziona in modalità annidata. Ogni volta che una pagina Web contiene un riferimento ad un oggetto Shockwave, questo viene scaricato e poi eseguito all'interno della stessa pagina.

    L'esempio nella figura 67 mostra una divertente applicazione di questa tecnologia, la città animata del sito The City (http://TheCity.tol.it). Oggetti e personaggi si muovono e l'utente può interagire con loro mediante il mouse.

    Figura 67 Una applicazione Shockwave eseguita da Netscape

    Le applicazioni di Shockwave sono indubbiamente accattivanti, ma hanno anche due limiti: il primo è la dimensione dei file, che può richiedere tempi di attesa molto lunghi. Il secondo è la mancanza di versioni per piattaforme diverse da Windows e Macintosh, che ne limita la visibilità su Internet.

    QuickTimeVR

    Il secondo plug-in che prendiamo in esame è il visualizzatore di video digitali nel formato Quicktime della Apple. I file Quicktime possono contenere animazioni e clip video con audio incorporato. Anche in questo caso di tratta di un formato nato su piattaforma Macintosh portato successivamente in ambiente Windows. Si tratta del formato video digitale più diffuso su Internet.

    A partire dalla versione due, Quicktime include una tecnologia che permette di simulare la esplorazione interattiva di uno spazio tridimensionale (da cui il suffisso VR, Virtual Reality). In realtà non si tratta di un vero e proprio sistema di realtà virtuale. La scena infatti è costituita da una immagine panoramica che l'utente, usando il mouse, può scorrere, come se stesse seduto su una sedia girevole. In tal modo si ha l'impressione di trovarsi nel mezzo di un ambiente, e di guardarsi intorno. Inoltre è possibile anche applicare un effetto di zoom, che rende l'illusione di un movimento in avanti, anche se ovviamente determina un degrado nella qualità dell'immagine. Un ambiente QuickTimeVR può contenere a sua volta anche dei link attivi, che possono rinviare ad altri ambienti o in generale ad altre pagine Web.

    Nella Figura 68 potete vedere il panorama in QTVR del grande parco di divertimenti Epcot della Disney. Il sito della Disney, il cui indirizzo è http://www.disney.com è uno dei più ricchi in fatto di applicazioni multimediali.

    Figura 68 Il parco di divertimenti Epcot della Disney in QuickTimeVR

    Per realizzare questo tipo di immagini bisogna prima scattare una serie di foto lungo l'arco di visuale che si vuole riprodurre, curando di sovrapporre ogni inquadratura di circa il 50%. Le immagini vano poi digitalizzate (oppure vanno riprese con camere digitali), e date in pasto al sistema autore QTVR, che le fonde in un continuum unico.

    Quicktime, con l'estensione VR, può essere scaricato dal sito Web http://www.quicktime.apple.com. È disponibile in versione Macintosh, Windows 3.x, e Windows 95/NT. L'installazione su sistemi Windows va fatta in due fasi. Prima occorre installare sul sistema il visualizzatore stand alone (ricordiamo che è necessario avere almeno la versione 2.1.2), operazione che viene effettuata automaticamente dal file di installazione. L'estensione VR e il plug-in vero e proprio, distribuiti in un file a parte, vanno installati manualmente. Il file della prima si chiama QTVRW##.QTC e va collocato nella directory 'Windows'; quello del Plug-in, NPQTW##.DLL, nella directory 'Plugins' del browser. Tutte le versioni possono essere usate sia con Netscape che con Explorer.

    Ricordate che i panorami virtuali e i video Quicktime, come del resto ogni tipo di formato video digitale, producono dei file di dimensioni ragguardevoli anche se durano pochi secondi (dell'ordine delle centinaia di KByte, come minimo). Dunque prima di scaricarne uno con una semplice connessione via modem, preparatevi a lunghe attese. E i risultati non sempre valgono la pena... e la spesa!

    Adobe Acrobat Reader

    Acrobat è un sistema sviluppato dalla Adobe, la maggiore azienda nel settore del desktop publishing, che permette di distribuire documenti elettronici impaginati e formattati. Si basa su un particolare formato di file, il Portable Document Format — simile al linguaggio PostScript usato dalle stampanti professionali. A differenza di altri formati, un documento PDF mantiene inalterata la sua impostazione grafica originale in ogni condizione di visualizzazione.

    Per visualizzare un file PDF è necessario utilizzare un apposito programma di lettura, Acrobat Reader, disponibile per molte piattaforme (Macintosh, Windows, e vari Unix). Mentre il sistema di creazione dei file è un software commerciale, Acrobat Reader può essere distribuito gratuitamente: la Adobe lo mette a disposizione all'indirizzo http://www.adobe.com/acrobat.

    La versione 3 del programma è in grado di funzionare anche come plug-in per Netscape ed Explorer. In questo modo i file PDF possono essere distribuiti su Internet. L'installazione è completamente automatizzata, e rileva automaticamente la presenza del browser Web (o di entrambi, se presenti sul disco), collocando i moduli plug-in nelle apposite directory.

    Una volta installato, Acrobat Reader viene attivato ogni volta che da una pagina Web si attiva un link che punta ad un file PDF. Normalmente il plug-in Acrobat funziona in modalità pieno schermo. Un documento PDF può anche essere inserito all'interno di una pagina Web, ma in questo caso i comandi di navigazione sono visibili solo con Microsoft Explorer.

    Nella Figura 69 potete vedere una edizione elettronica dell'Amleto di Shakespeare all'interno di Netscape. La finestra del browser viene arricchita da una serie di pulsanti che permettono di navigare nel documento, e di modificarne le condizioni di visualizzazione e di ingrandimento. La parte sinistra della finestra può contenere un indice attivo dei contenuti o un elenco delle pagine. È inoltre possibile selezionare e copiare testo e grafica.

    Figura 69 Il plug-in della Adobe in azione ha aggiunto dei bottoni a Netscape per la visualizzazione di file in formato PDF

    I file PDF sono in grado di includere informazioni multimediali, come immagini, suoni, animazioni e anche filmati. Nelle ultime versioni è inoltre possibile inserire link ipertestuali che collegano elementi interni al documento, o che rinviano ad altre pagine o risorse su Web.

    La dimensione di un documento PDF, a parità di contenuto, è molto superiore a quella di una semplice pagina HTML. Per ottimizzare l'accesso ai file PDF su Internet, alcuni server HTTP possono inviare solo le pagine richieste esplicitamente dall'utente. In caso contrario, prima di visualizzare il documento, il plug-in deve attendere che l'intero file venga trasferito.

    Java

    L'introduzione di Java rappresenta probabilmente la più importante innovazione nell'universo della telematica in generale, e di Internet in particolare, dopo la creazione di World Wide Web. Java, che deve il suo nome a una varietà di caffè tropicale, è un linguaggio di programmazione. La sua origine è molto singolare: questo linguaggio, sviluppato dalla Sun Microsystem, una delle maggiori aziende informatiche del mondo, è stato ideato per essere incorporato nei microchip che governano gli elettrodomestici. Per molti anni è rimasto un semplice prototipo, finché intorno al 1995, la Sun ha deciso di farlo evolvere, per proporlo come linguaggio di programmazione per Internet.

    Le caratteristiche che fanno di Java uno strumento rivoluzionario sono essenzialmente due: in primo luogo, grazie alla sua umile origine, è un linguaggio di programmazione intrinsecamente multipiattaforma. Un programma scritto in Java può essere eseguito indifferentemente su ogni sistema operativo e su ogni piattaforma senza subire modifiche. In secondo luogo Java è progettato appositamente per lo sviluppo di applicazioni distribuite. Questo significa che una applicazione Java può essere costituita da più moduli, residenti su diversi computer, in grado di interoperare attraverso una rete telematica.

    A queste due caratteristiche fondamentali se ne aggiunge una terza che rende l'integrazione di Java con Internet ancora più profonda: un programma Java può essere inserito direttamente all'interno di una pagina Web. Queste versioni Web dei programmi Java si chiamano applet, e vengono incluse nei documenti Web attraverso uno speciale marcatore del linguaggio HTML: <applet>. Ogni volta che il documento ospite viene richiesto da un browser, l'applet viene inviato dal server insieme a tutti gli altri file multimediali: se il browser è in grado di interpretare il linguaggio, il programma viene eseguito. In questo modo le pagine Web possono animarsi, integrare suoni in tempo reale, visualizzare video ed animazioni, presentare grafici dinamici, trasformarsi virtualmente in ogni tipo di applicazione interattiva.

    Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come alcuni browser siano in grado di visualizzare dei file con animazioni o con brani video. Netscape, attraverso la tecnologia dei plug-in, può ad esempio interpretare file Acrobat, disegni in formato Corel, video Quicktime e MPEG: ma i plug-in sono tutto sommato delle normali applicazioni che vanno prelevate (magari direttamente da Internet) e installate appositamente. Solo allora possono esser utilizzate. E deve essere l'utente a preoccuparsi di fare queste operazioni, con le relative difficoltà. Infine, i plug-in sono programmi compilati per un determinato sistema operativo (e per un determinato browser!), e non funzionano sulle altre piattaforme: un plug-in per Windows non può essere installato su un computer Mac.

    Con Java questi limiti vengono completamente superati. Infatti i programmi viaggiano attraverso la rete insieme ai contenuti. Se ad esempio qualcuno sviluppa un nuovo formato di codifica digitale per le immagini, e intende utilizzarlo per distribuire file grafici su World Wide Web, può scrivere un interprete per quel formato in Java, e distribuirlo insieme ai file stessi. In questo modo ogni browser dotato di interprete Java sarà in grado di mostrare i file nel nuovo formato. Inoltre lo stesso codice funzionerebbe nello stesso modo su ogni piattaforma per la quale esistesse un browser dotato di interprete Java. Attraverso l'uso di Java, il potere di 'inventare' nuove funzionalità e nuovi modi di usare Internet passa nelle mani di una comunità vastissima di programmatori, che per di più possono sfruttare l'immenso vantaggio rappresentato dalla condivisione in rete di idee, di soluzioni tecniche, di moduli di programma.

    Le potenzialità di questa tecnologia hanno naturalmente attirato subito una grande attenzione nelle varie aziende che producono browser per Web. Anche in questo caso la più dinamica è stata Netscape, che ha integrato un interprete Java sin dalla versione 2 del suo browser. Attualmente il Netscape supporta Java su tutte le piattaforme. Microsoft si è allineata molto presto, integrando Java a partire dalla versione 3 di Explorer — malgrado il gigante di Redmond abbia sviluppato una tecnologia in parte omologa, ma proprietaria, battezzata ActiveX.

    Nel giro di pochi mesi World Wide Web si è così popolata di applet. La maggior parte delle applicazioni Java presenti sulla rete sono utilizzate per realizzare animazioni ed effetti grafici; non mancano però applicazioni didattiche e anche commerciali. Se desiderate sperimentare sistematicamente i risultati di tanto fiorire, potete partire da uno dei molti siti Web che catalogano le applicazioni Java disponibili su Internet: il più noto e completo è Gamelan, all'indirizzo http://www.gamelan.com. In italiano invece vi consigliamo Java Italian site all'indirizzo http://jis.rmnet.it/. Moltissimi degli applet elencati in queste pagine sono di pubblico dominio, e possono essere prelevati, modificati ed inclusi all'interno delle proprie pagine Web.

    Nella figura 70 vediamo un esempio di applet Java eseguito in una finestra di Netscape Navigator; si tratta di un programma che simula il funzionamento di una 'macchina di Turing' (lo trovate alla URL http://www.student.nada.kth.se/cgi-bin/d95-aeh/get/umeng).

    Figura 70 Un esempio di applet Java in una finestra Netscape

    Un aspetto particolare legato alla tecnologia Java è quello della sicurezza informatica. Per evitare problemi agli utenti, l'interprete del linguaggio è dotato di potenti sistemi di sicurezza, che impediscono ad un programma di interagire direttamente con il sistema: infatti un programma Java viene eseguito da una 'macchina virtuale' (Java Virtual machine), che è isolata dal sottostante hardware. In questo modo, dovrebbe essere limitata la possibilità di scrivere e diffondere attraverso la rete pericolosi virus informatici.

    In effetti, queste protezioni rendono estremamente difficile la progettazione di applets veramente dannosi — in particolare per quanto riguarda azioni come la distruzione dei dati sul nostro disco rigido o simili. Tuttavia, come ci si poteva aspettare, qualcuno ha finito per interpretare questa difficoltà come una vera e propria sfida, e la corsa alla programmazione di quelli che sono stati efficacemente denominati 'hostile applets' è iniziata. Né è mancato qualche risultato: si è visto che, nonostante le precauzioni, un applet Java può riuscire a 'succhiare' risorse dal sistema fino a provocarne il blocco. Il danno effettivo non è di norma troppo rilevante (al limite, basta spegnere e riaccendere il computer), ma naturalmente non va neanche sottovalutato, soprattutto nel caso di un accesso a Internet attraverso grossi sistemi, il cui blocco può coinvolgere altri utenti.

    Il campo di applicazione di Java naturalmente non si limita alla sua integrazione con Internet. Infatti Java è un linguaggio di programmazione molto evoluto, che può essere utilizzato anche per realizzare applicazioni offline. Dal punto di vista informatico, Java rientra nella categoria dei linguaggi orientati agli oggetti (object oriented): in questo tipo di programmazione, i programmi sono visti come società di oggetti, ognuno dotato di capacità particolari, che possono comunicare tra loro e scambiarsi dati; quando un oggetto ha bisogno di una certa operazione che non è capace di effettuare direttamente (ad esempio scrivere i risultati di un calcolo su un file), non deve fare altro che chiedere i servizi di un altro oggetto. Questo paradigma facilita molto l'attività di programmazione sia perché, in fondo, assomiglia abbastanza al nostro modo di rappresentare il mondo, sia perché permette di riutilizzare gli stessi oggetti in molte applicazioni diverse.

    Per poter essere eseguito — sia all'interno di una pagina Web che come applicazione autonoma — un programma scritto in Java deve prima essere sottoposto ad un processo di 'precompilazione'. Il kit di sviluppo Java (Java Development Kit) viene distribuito gratuitamente dalla Sun. Per chi è interessato, il sito di riferimento è all'indirizzo Web http://www.javasoft.com. Sono disponibili sul mercato anche diversi ambienti di programmazione integrati commerciali, realizzati dalle maggiori aziende informatiche nel settore dei linguaggi di programmazione. Naturalmente questi sistemi commerciali aggiungono alle funzionalità di base strumenti visuali di programmazione e di controllo (debugging) del codice, e sono rivolti ai programmatori professionisti.

    La rete come sistema operativo: un nuovo paradigma

    Le potenzialità innovative di Java vanno ben oltre l'introduzione di semplici applicazioni dimostrative all'interno delle pagine Web. Un applet infatti è un programma vero e proprio, che può svolgere qualsiasi funzione. Un browser dotato di un interprete Java può dunque eseguire direttamente al suo interno ogni tipo di applicazione, anche le più complesse: database, wordprocessor, foglio di calcolo, programma di grafica, gioco multiutente.

    Un esempio molto interessante delle possibilità messe a disposizione da questa tecnologia viene dalla nota software house statunitense Corel, che ha realizzato una versione Java della sua suite di programmi da ufficio: Corel Office Java. Chi è interessato a sperimentare questa applicazione, può trovarla presso il sito Web della Corel, all'indirizzo http://www.corel.com. Il pacchetto è composto da versioni semplificate di famosi programmi di produttività come il wordprocessor Wordperfect e il foglio di calcolo Quattro Pro, a cui è stata aggiunto una piccola agenda elettronica.

    Tutte le applicazioni sono state sviluppate interamente in Java, e dunque possono funzionare anche in qualità di applet, all'interno della finestra di un browser. Nella figura 71, ad esempio possiamo vedere Netscape 4 che ospita al suo interno una sessione di scrittura in Wordperfect Java.

    Figura 71 Corel WordPerfect Java in una finestra di Netscape 4

    Corel Office Java è un programma sperimentale e, nella versione disponibile nel momento in cui scriviamo, ancora molto instabile e sicuramente poco efficiente; ma si tratta senza dubbio della più sofisticata applicazione di Java realizzata finora. Gli sviluppi di questo genere di applicazione sono molto promettenti. Non stiamo pensando qui al settore di mercato consumer (ovvero 'casalingo'), almeno a breve termine: l'intero programma è di dimensioni notevoli, e sarebbe impensabile utilizzarlo on-line tramite una normale sessione Internet su linea telefonica. Ben diverso il discorso per il settore di mercato aziendale, specialmente nell'ottica della diffusione di tecnologie Intranet, e del Network Computing, su cui torneremo in seguito.

    Ma se gettiamo lo sguardo oltre l'immediato futuro, applicazioni come Corel Office Java rappresentano i primi sentori di quello che potrebbe diventare l'informatica sia professionale che domestica. Al posto di programmi sempre più ipertrofici ed esosi, il nostro computer ospiterà un sistema di navigazione, del quale faranno parte più moduli software scritti in Java, capaci di essere usati su più piattaforme e di collaborare fra loro. Alcuni di questi moduli (ad esempio quelli per la visualizzazione delle pagine HTML, o dei mondi VRML) saranno più diffusi e utilizzati da quasi tutti gli utenti; altri (ad esempio quelli per la ricezione selettiva di 'canali' di notizie, di stazioni di Web radio e Web TV, o per la videotelefonia) da settori di pubblico larghi ma non onnicomprensivi; altri ancora (ad esempio moduli specifici per effettuare operazioni borsistiche o bancarie, per l'accesso a database, per la videoscrittura) da gruppi di utenti assai più ristretti. Avremo anche moduli di programma nati per soddisfare le esigenze di una singola azienda o di un gruppo di aziende — nati cioè per essere utilizzati in una rete Intranet o Extranet.

    Come hanno intuito, anche se in maniera parzialmente diversa, sia Microsoft sia Netscape, questo ambiente di navigazione, capace di eseguire applicazioni Java (Java enabled) e di collegarsi alla rete, finirà per rappresentare il vero sistema operativo del computer che usiamo. Per questo Microsoft, che con Windows detiene la larghissima maggioranza dei sistemi operativi installati, è impegnata nel tentativo di 'assimilare' i moduli di navigazione e la capacità di eseguire al meglio le applicazioni Java all'interno del suo sistema operativo. L'active desktop inserito in Explorer 4 (ce ne siamo già occupati) rappresenta sostanzialmente una mossa in questa direzione. E per questo Netscape e i molti altri concorrenti di Microsoft sono impegnati nel tentativo di costruire attraverso Java moduli software comuni utilizzabili su macchine diverse e capaci di svolgere molte delle funzioni tradizionalmente attribuite ai sistemi operativi. I due tentativi sono in conflitto? In linea di principio no, ma di fatto sì. Per Microsoft, Java è una necessità, ma anche una minaccia: se i programmi Java si possono usare allo stesso modo su macchine basate su sistemi operativi completamente diversi, viene meno il maggiore incentivo all'uso di Windows — il fatto che si tratta del sistema operativo standard, per il quale la maggior parte dei programmi sono concepiti e sviluppati. Questo spiega perché Microsoft cerchi di costruire un sistema operativo che includa una versione 'personalizzata' e ottimizzata di Java, integrata il più strettamente possibile con la tecnologia Active X. Se Microsoft può dire che i programmi Java funzionano meglio (più velocemente, con funzionalità più estese e capacità più avanzate) su Windows che altrove, ha vinto la sua battaglia. Ma se i programmi Java funzionassero meglio su Windows che altrove, Java avrebbe perso una delle sue battaglie — probabilmente la principale.

    La 'guerra dei browser' tra Microsoft e Netscape è così diventata solo uno dei fronti di uno scontro di assai più vasta portata. È in questa chiave, ad esempio, che va letto l'annuncio da parte di Sun Microsystems, Netscape Corporation, IBM, Apple, Oracle e alcune altre case — tra le quali, significativamente, non è compresa la Microsoft — del programma 100% pure Java. Si tratta in sostanza di un 'bollino di compatibilità' assegnato alle applicazioni che superano un test automatico destinato a controllare l'uso 'corretto' di Java, e l'utilizzazione solo di componenti e istruzioni standard. Molte applicazioni elaborate dalla Microsoft o attraverso l'uso di librerie Microsoft (ad esempio quelle di ActiveX, incluse in tool di sviluppo quali Visual Java ++), che integrano Java con componenti software nate e sviluppate per Windows, si troverebbero di fatto a non soddisfare le richieste di 100% pure Java.

    HotJava

    Insieme al linguaggio la Sun ha sviluppato un browser Web interamente scritto in Java: HotJava. Nato come prototipo usato dalla Sun per elaborare Java e per mostrarne le potenzialità — è stato il primo a prevedere un pieno supporto per il linguaggio — HotJava non è stato ancora rilasciato in versione definitiva.

    Nel momento in cui scriviamo è disponibile la versione 'beta', che tuttavia presenta ancora diversi problemi di stabilità, oltre ad essere molto lenta e a richiedere una configurazione hardware di fascia alta. HotJava è distribuito in due versioni: una per la piattaforma Unix della Sun, il Solaris, ed un'altra per Windows 95 e Windows NT. Sono entrambe liberamente prelevabili all'indirizzo http://www.javasoft.com (dove si trovano anche i kit di sviluppo e la documentazione completa relativa al linguaggio).

    Sebbene non offra per ora i requisiti necessari a proporsi come browser per un uso a regime, HotJava presenta delle caratteristiche tecnologiche veramente innovative. Infatti a differenza di Netscape ed Explorer, che interpretano di volta in volta il codice Java ricevuto dalla rete, e poi lo cancellano, HotJava si evolve in modo dinamico.

    Figura 72 HotJava, il browser Java della Sun

    Questa flessibilità è dovuta al fatto che il browser è stato implementato a sua volta in Java, e dunque può integrare i nuovi moduli di programma in modo permanente. Se un programmatore sviluppa una applicazione di rete che si basa su un protocollo completamente nuovo, HotJava può imparare a manipolare il nuovo protocollo automodificandosi, mentre gli altri browser (visto il modo in cui è implementato il supporto Java, per il momento) debbono essere ricompilati dal produttore.

    Non è chiaro se la Sun intenda procedere nello sviluppo di questo software, o se preferisca sfruttare i proventi che gli arrivano per le royalties pagate da terze parti. Probabilmente il prodotto sarà inserito come componente dell'architettura software nei network computer della Sun.

    Comunque vada, la struttura aperta di HotJava rappresenta il migliore modello tecnologico per i browser del futuro. A riprova di questo, la stessa Netscape ha annunciato una prossima versione del proprio browser interamente realizzata in Java.

    Javascript

    Chiudiamo il paragrafo dedicato al linguaggio Java con un cenno su Javascript. Si tratta di un mini linguaggio di scripting, dotato di una sintassi simile a quella di Java, ma molto più semplice.

    Uno script è un piccolo programma il cui codice viene inserito all'interno di una pagina HTML, mediante il tag <SCRIPT>, ed interpretato dal browser. La funzione di queste piccole applicazioni consiste nell'introdurre estensioni all'interfaccia di una pagina Web o del browser, come pulsanti che attivano procedure, controllo del formato di dati in un campo di immissione o piccoli effetti di animazione (ad esempio del testo che scorre nella barra di stato del browser). In questo modo è possibile aumentare le potenzialità interattive di una pagina Web senza ricorrere allo sviluppo di plug-in o di applet Java, attività che richiedono una competenza da programmatore.

    Javascript è stato introdotto da Netscape nella versione due del Navigator; a partire dalla versione tre, anche Microsoft Explorer è in grado di interpretare script codificati con questo mini linguaggio.

    ActiveX

    ActiveX è una tecnologia sviluppata dalla Microsoft per introdurre su Web pagine dinamiche e applicazioni interattive. Può essere considerata come la risposta del gigante dell'informatica mondiale sia a Java che ai plug-in.

    Infatti ActiveX permette di incorporare all'interno delle pagine Web oggetti software attivi e di controllarne il comportamento e l'interazione con il browser. Naturalmente il browser deve avere il supporto all'architettura ActiveX per interpretare ed eseguire gli oggetti, denominati tecnicamente 'controlli' (controls). Per il momento l'unico browser dotato di queste capacità in modo nativo è Microsoft Explorer. Tuttavia anche Netscape Navigator può visualizzare pagine con controlli ActiveX, grazie ad un apposito plug-in, ScriptActive, sviluppato dalla Ncompass. ScriptActive è un software distribuito con la formula shareware su Web, all'indirizzo http://www.ncompass.com.

    Un controllo può essere un programma con una sua interfaccia utente, un interprete di un formato di documenti proprietario, un visualizzatore di file multimediali, o un qualsiasi modulo software. Quando il browser riceve una pagina Web che integra dei controlli, li esegue automaticamente, ereditandone i comandi e le funzioni. La figura seguente mostra Explorer che ospita al suo interno un programma per giocare a scacchi sulla rete, sviluppato con questa tecnologia (la relativa URL è http://www.brlabs.com/quantumchess/sample-html).

    Figura 73 Un controllo ActiveX per giocare a scacchi online

    Gli oggetti ActiveX, inoltre, possono essere eseguiti da ogni applicazione dotata di supporto ActiveX, tra cui si annoverano la maggior parte dei più evoluti programmi per Windows 95. Chi è abituato ad usare questo sistema operativo avrà notato una stretta somiglianza tra ActiveX e OLE (Object Linking and Embedding), la tecnologia che permette a due programmi Windows di comunicare tra loro e di scambiarsi dinamicamente dati e funzioni. In effetti ActiveX è una sorta di cugino giovane di OLE: si basa infatti sulla stessa architettura sottostante, la Component Object Model, ma presenta dei notevoli vantaggi in termini di efficienza e dimensione, in vista del suo uso su ambienti distribuiti. Si è già fatto cenno a Active desktop, l'interfaccia 'attiva' per il desktop di Windows inclusa in Explorer 4. In questo caso, i controlli Active X possono essere richiamati e utilizzati da un programma – quello per la gestione del desktop – che ha in più la caratteristica di coincidere in pratica con l'interfaccia di sistema: un'ulteriore riprova del ruolo centrale che la tecnologia Active X assume per lo sviluppo degli stessi sistemi operativi Microsoft.

    Oltre ai controlli, ActiveX provvede anche un linguaggio di scripting, VBscript. Come si può inferire dal nome, si tratta di un mini linguaggio di programmazione derivato dal noto Visual Basic della Microsoft. Il codice VBscript viene inserito direttamente all'interno delle pagine HTML, e viene interpretato dal browser. La sua funzione è omologa a quella di Javascript, che abbiamo già visto sopra. Un programma VBscript, inoltre, permette di controllare il comportamento degli oggetti software all'interno della pagina Web.

    Un software dotato di supporto ActiveX, infine, è in grado di visualizzare e modificare i documenti prodotti dalle applicazioni Office della Microsoft, ed in generale da tutti i programmi che rispondono alle specifiche OLE 2. L'uso di questa tecnologia permette dunque un altissimo livello di integrazione fra le risorse locali e le risorse di rete; e i nuovi programmi Microsoft, come quelli che compongono la suite Office 97, hanno fra le proprie innovazioni principali proprio la capacità di sfruttare appieno questa integrazione.

    Dal punto di vista dell'utente ActiveX presenta notevoli innovazioni rispetto ai plug-in. La più interessante è l'installazione automatica e la certificazione: quando Explorer riceve una pagina che usa un controllo non presente sul sistema appare una finestra di dialogo che mostra il certificato di garanzia del software e chiede all'utente il permesso di trasferire ed installare il modulo; se la risposta è affermativa il controllo viene scaricato e installato automaticamente. I certificati aiutano l'utente a gestire la sicurezza del suo sistema: infatti è possibile configurare Explorer, indicando da quali fonti accettare software e da quali imporre restrizioni, attraverso i comandi di configurazione della protezione.

    Figura 74 La finestra di dialogo per l'installazione di un controllo ActiveX, con il suo certificato di origine

    Più articolato è il rapporto tra l'architettura ActiveX e il linguaggio di programmazione Java. In questo caso, tecnicamente parlando, più che di diretta concorrenza si dovrebbe parlare di integrazione. In effetti un controllo in quanto tale può essere visto come l'omologo funzionale di un applet Java — sebbene sia diverso dal punto di vista informatico. Ma ActiveX non coincide con i controlli: anzi è in grado di integrare al suo interno sia controlli che applet Java e persino di farli interagire. Infatti il supporto Java di Explorer (la Java Virtual Machine) è parte di ActiveX. Questo naturalmente in teoria.

    Di fatto i controlli si pongono inevitabilmente come sostituti degli applet, e rientrano nella strategia di sviluppo della Microsoft verso il mondo Internet. Il gigante di Redmond pensa di vincere questa battaglia contando sul fatto che la maggior parte degli sviluppatori e delle software house conoscono molto bene la tecnologia OLE, di cui ActiveX è una semplice evoluzione, e linguaggi di programmazione come C++ e Visual Basic, e sono poco propensi ad effettuare transizioni verso un nuovo linguaggio. Inoltre i controlli ActiveX, essendo compilati, sono decisamente più efficienti e veloci nell'esecuzione rispetto ai programmi Java.

    D'altra parte ActiveX rispetto a Java soffre di una evidente limitazione di portabilità. Infatti mentre il linguaggio sviluppato dalla Sun è nativamente multipiattaforma, per ora la tecnologia Microsoft lo è solo negli annunci. Nella pratica il legame con i sistemi operativi di casa, e in particolare con Windows 95 e NT4, è talmente stretto che difficilmente assisteremo ad una apertura reale verso il mondo Unix e Macintosh, e comunque non ci sono dubbi che il cuore dell'evoluzione di ActiveX rimarrà centrato su Windows ed eredi.

    Va infine notato che i controlli ActiveX presentano maggiori problemi di sicurezza dei loro omologhi in Java. Mentre infatti, come si è accennato, un programma Java viene eseguito su una 'macchina virtuale' simulata all'interno del sistema operativo, un controllo ActiveX interagisce direttamente con il sistema stesso. Questo significa che un eventuale virus in Java è molto più difficile da sviluppare — e molto più facile da controllare — di uno realizzato attraverso ActiveX; nel primo caso, infatti, la distinzione tra macchina virtuale e macchina reale agisce da camera di compensazione e ogni eventuale azione pericolosa (ad esempio cancellare un file di sistema, o modificare il file system), può essere impedita in maniera abbastanza efficace.

    Audio e video in tempo reale

    L'ultima innovazione tecnologica di cui ci occupiamo in questo capitolo riguarda la diffusione, attraverso World Wide Web, di contenuti multimediali in tempo reale.

    Come abbiamo visto, le pagine Web possono ospitare al loro interno molteplici forme di informazione multimediale: immagini, suoni, animazioni, grafica vettoriale, filmati. In condizioni normali, per visualizzare queste informazioni un client deve necessariamente attendere che la ricezione del file che le contiene sia terminata. Questo si dimostra un grosso limite alla diffusione di applicazioni multimediali su Internet.

    Infatti i formati di file multimediali, in linea generale, tendono ad essere molto esosi in fatto di spazio, e questo è particolarmente vero per i filmati. Conseguentemente, l'utente che non ha la fortuna di possedere un collegamento Internet ad alta velocità, è costretto ad attendere diverse decine di minuti per vedere pochi secondi di immagini in movimento, in una piccola finestra del suo schermo... magari per accorgersi che non ne valeva proprio la pena. Inoltre, queste tecniche di trasferimento impediscono la trasmissione e la ricezione di audio e video in tempo reale.

    Per ovviare a queste limitazioni è stata sviluppata una classe di tecnologie che viene collettivamente indicata con il termine di data streaming, flusso di dati; in particolare ci interessano qui le tecnologie di streaming audio e video. Si tratta di un sistema che permette di inviare filmati o suoni digitali sotto forma di un flusso continuo di dati, che un client è in grado di interpretare in tempo reale, man mano che arriva. In questo modo la riproduzione può iniziare immediatamente, mentre la ricezione della parte restante avviene simultaneamente, in background.

    Lo streaming, dunque, rende possibile applicazioni come la telefonia, la radiofonia e la televisione via Internet, senza richiedere alcuna infrastruttura straordinaria. Infatti, per conseguire una riproduzione fluida è sufficiente disporre di una banda passante minima e costante, in genere alla portata degli attuali modem (anche se non sempre questo si può dire dei grandi canali di connessione della rete, che soffrono di sempre maggiore congestione ed affollamento).

    Dal punto di vista qualitativo, la trasmissione via rete di informazioni sonore ha raggiunto ormai livelli simili, e in qualche caso superiori, a quella via etere. Diverso, naturalmente, il discorso per il video: per il momento, ci si deve accontentare di immagini racchiuse in piccole finestre, certo non spettacolari, accompagnate da un audio di scarsa qualità, spesso fuori sincrono. Si tenga conto, tuttavia, che si tratta di una tecnologia assai giovane, che potrà avere un notevole sviluppo nei prossimi anni.

    Per avvalersi dello streaming audio e video, ovviamente, è necessario far uso di software dedicati. Infatti i file utilizzati in queste applicazioni sono codificati in formati speciali, ottimizzati e compressi per aumentare l'efficienza e la stabilità del flusso di dati. Le architetture proposte in questo ambito sono diverse, e poiché si tratta di un settore in continua evoluzione, è assai difficile dire con certezza quale si affermerà come standard. Per quanto riguarda i client, l'aspetto che maggiormente ci interessa in questa sede, possiamo dire che la maggior parte vengono distribuiti nella duplice forma di programmi autonomi, e di plug-in o controlli ActiveX per i browser World Wide Web.

    Nei prossimi paragrafi ci occuperemo in particolare dei sistemi di streaming unidirezionale — quelli, cioè, che permettono all'utente solo di ricevere —, che possono essere considerati una estensione di World Wide Web. Abbiamo dedicato invece un capitolo a parte alle applicazioni di telefonia e videotelefonia su Internet.

    RealAudio

    Nel settore dello streaming audio il protagonista indiscusso è RealAudio, sviluppato dalla Progressive Networks. Si tratta di una applicazione che permette la ricezione in tempo reale di file sonori tramite Internet, rendendo possibile la creazione di vere e proprie stazioni radio digitali in rete.

    La qualità del suono digitale in formato RealAudio (normalmente detti file RAM) è decisamente alta: se si dispone di una connessione veloce (come ISDN), è possibile ricevere suoni stereofonici in qualità CD. Comunque anche con un modem con protocollo V.34 (28800 bps) si arriva a livello stereo FM. Naturalmente la qualità effettiva della riproduzione dipende anche dalla scheda sonora installata sul computer e dai diffusori ad essa collegati, nonché dalla situazione del traffico di rete, che spesso impedisce di sfruttare appieno la velocità del modem.

    Il riproduttore, RealAudio Player, è disponibile gratuitamente su Web all'indirizzo http://www.real.com, per piattaforme Windows, Macintosh e Unix. Il programma, giunto alla versione 3, funziona sia come lettore autonomo, che come plug-in Netscape o controllo ActiveX. Il processo di installazione (che si avvia eseguendo il file distribuito) è molto semplice: individua in modo automatico i browser disponibili sul computer, e guida l'utente in tutti i passi necessari.

    Una volta eseguita l'installazione, è possibile accedere ai molti siti che trasmettono, in diretta o in differita, file sonori in formato RealAudio. Normalmente l'accesso alle risorse sonore avviene mediante delle normali pagine Web, in cui sono stai inseriti dei link ipertestuali, o dei comandi per l'invio automatico di stream audio. Ad esempio, nella Figura 75 potete vedere una pagina Web a cura della RAI, che offre la registrazione di una nota trasmissione della testata radiofonica TGR. L'immagine della radio è un pulsante che avvia la ricezione della registrazione digitale.

    Figura 75 Un'applicazione RealAudio dal sito della RAI

    Il riproduttore viene avviato automaticamente appena inizia il trasferimento del file. Come potete vedere, l'interfaccia del programma è molto semplice. La parte centrale della finestra mostra titolo, autore e copyright delle informazioni audio inviate. È possibile mettere in pausa e riattivare la riproduzione agendo sul pulsante con la freccia e le due barre, o bloccarla definitivamente mediante il pulsante con il quadratino. Il controllo del volume si effettua con il cursore a destra. Si noti che durante la riproduzione è possibile continuare la navigazione sulle pagine Web.

    In alternativa è possibile avviare il programma in modalità autonoma, e poi indicare la URL di un file RealAudio (la cui estensione tipica è 'RAM'), mediante il menu 'Sites'.

    Segnaliamo al lettore che la Progressive Network ha recentemente sviluppato anche un sistema per lo streaming di file video. Il prodotto si chiama RealPlayer, e integra anche le funzioni del RealAudio Player, di cui eredita parte della tecnologia.

    I siti che offrono servizi RealAudio su Internet sono molti, e aumentano costantemente. In alcuni casi si tratta di vere e proprie radio che trasmettono in tempo reale; altrimenti si trovano registrazioni in differita. Per quanto riguarda i contenuti, si va dalla musica alle trasmissioni politiche ed informative, fino ad interviste con i protagonisti della rivoluzione digitale. Per avere un elenco di queste risorse, consigliamo di vistare la Home page della Progressive Network, e l'elenco di siti Yahoo!, nella sezione dedicata a RealAudio. Ma, se proprio volete iniziare subito, visitate il sito della RAI (http://www.rai.it), dove potrete trovare le registrazioni differite di molte trasmissioni informative e di intrattenimento. Se conoscete l'inglese, invece da non perdere la radio Internet legata alla rivista HotWired, il cui indirizzo è http://www.talk.com. Buon ascolto!

    Verso la Web TV

    Tra le tecnologie innovative che stanno trasformando il volto di World Wide Web, lo streaming video probabilmente è quella che suscita i maggiori entusiasmi. La ragione di tanto interesse va ricercata nel fatto che essa rende possibile, seppure in forma ancora rudimentale, la diffusione su World Wide Web di materiali audiovisivi in tempo reale. Per indicare questa forma di televisione via Internet è stato anche coniato un termine apposito: webcasting — contrazione di 'Web' e 'broadcasting', che significa teletrasmettere.

    In realtà, le attuali potenzialità delle tecnologie di streaming video sulla rete sono assai distanti dagli standard qualitativi richiesti da una vera e propria diffusione audiovisiva di livello televisivo. Per il momento, occorre accontentarsi di video racchiusi in piccole finestre, accompagnati da un audio caratterizzato da un notevole tasso di distorsione e non sempre sincronizzato con le immagini. Inoltre, sebbene in teoria la velocità di scorrimento delle immagini non sia lontana dalla soglia della percezione naturalistica, raramente la riproduzione presenta una sufficiente fluidità. Nella maggior parte dei casi le sequenze video diffuse su Internet sono frammentate, e non di rado si interrompono per diversi secondi. Per conseguire dei risultati ragionevolmente buoni è necessario disporre almeno di un collegamento ISDN — anche se la causa maggiore di questi difetti va individuata nella inadeguatezza delle grandi infrastrutture della rete, piuttosto che nella velocità disponibile sul cosiddetto 'ultimo tratto', quello che arriva al nostro computer di casa.

    In conseguenza del notevole interesse destato da questa tecnologia, il panorama dei software per lo streaming video è più articolato di quello per l'audio, dove RealAudio è ormai uno standard di fatto. Tra le varie architetture che competono in questo settore ne abbiamo scelte tre: VDOLive, VivoActive, e RealPlay. Le prime due sono le tecnologie che, allo stato, hanno riscosso la maggiore attenzione e che hanno dunque più applicazioni pratiche. L'ultima, che abbiamo già citato, è la più recente tra le tecnologie di video streaming, sviluppata dall'azienda leader nel settore audio. Le relative prestazioni dal punto di vista dell'utente non differiscono in modo sostanziale, mentre divergono le tecnologie di implementazione dal lato server.

    VDOLive è stato sviluppato dalla VDOnet. Il riproduttore di stream video in formato VDO, disponibile solo per le varie piattaforme Windows, viene distribuito gratuitamente su Web, all'indirizzo è http://www.vdo.net. La procedura di installazione è completamente automatizzata, e non richiede alcun intervento da parte dell'utente.

    VDOLive Player funziona sia come applicazione autonoma che come plug-in o controllo ActiveX. Questo rende possibile l'inserimento di una finestra video direttamente all'interno di una pagina Web (come nella Figura 76). I video che non sono annidati dentro una pagina Web, possono essere visualizzati sia all'interno della finestra principale del browser, che nella finestra del programma in modalità autonoma. Naturalmente, usato con browser diversi da Netscape Navigator e Microsoft Explorer, VDOLive Player si comporta come una normale applicazione di supporto esterna.

    Il funzionamento del programma integrato con i browser è molto semplice. La riproduzione viene avviata automaticamente appena si scarica una pagina che include un oggetto VDO. Premendo il pulsante destro del mouse sulla finestra video compare un menu contestuale che permette di interrompere l'azione.

    Figura 76 Un notiziario in tempo reale trasmesso in formato VDO in una pagina Web

    La dimensione normale di una finestra video VDO è di 240x176 pixel. Questa dimensione può essere raddoppiata, a scapito della risoluzione, mediante il comando 'ZoomIn/Out'.

    In modalità autonoma l'interfaccia di VDOLive player è più articolata. Sotto la finestra video vera e propria, sono collocati i pulsanti di controllo 'play' e 'stop'; seguono gli indicatori dello stato della recezione e la barra di regolazione del volume audio. I tre pulsanti, infine, permettono rispettivamente di: terminare l'esecuzione; avviare il browser Web e collegarlo al sito VDOnet; configurare il programma. In generale questa ultima operazione non è necessaria, poiché i parametri originali sono adeguati per tutti gli utenti. In ogni caso il programma è distribuito con un help in linea di discreta fattura.

    Esistono molti siti Web che usano la tecnologia VDO per trasmettere immagini, sia in diretta che in differita. Un elenco aggiornato viene curato dalla stessa VDOnet, sul sito Web VDOGuide (http://www.vdoguide.com), dove potrete trovare anche informazioni, manuali e schede tecniche. Tra le curiosità, segnaliamo ad esempio il sito di Up to the minute, realizzato dalla CBS (http://www.utm.com), una delle maggiori televisioni statunitensi, che invia periodicamente servizi e notiziari. Molto interessante è anche il sito Houston Chronicle Interactive (http://www.chron.com). In virtù di un accordo con la NASA, HCI trasmette immagini in diretta di tutte le missioni Shuttle, incluse immagini inviate direttamente dalla navicella in orbita e interviste con gli astronauti. Se non sono in corso voli, è comunque possibile vedere i materiali registrati della ultima missione.

    La seconda applicazione di streaming video di cui vi parliamo è realizzata dalla Vivo Software, e si chiama VivoActive. Il riproduttore, disponibile su Web all'indirizzo http://www.vivo.com, è distribuito in due versioni: come plug-in Netscape o come controllo ActiveX, entrambe funzionanti solo su piattaforma Windows. La versione ActiveX si giova della tecnologia di autoinstallazione dell'architettura Microsoft: quando Explorer riceve per la prima volta una pagina Web contenente uno stream video in formato Vivo, automaticamente scarica il modulo di riproduzione e lo installa sul sistema.

    Figura 77 Uno streaming video in formato Vivo dal sito di C|Net

    Le finestre di VivoActive Player si integrano all'interno delle normali pagine Web, come si può vedere in figura 77. La dimensione massima di un video in formato Vivo è di 176 x 144 pixels, ma la qualità delle immagini e la fluidità del movimento è molto buona — ovviamente se la banda passante del collegamento alla rete è adeguata. Non altrettanto si può dire per la qualità audio, che soffre di una notevole distorsione. I file in formato VivoActive possono essere ottimizzati alla fonte per diverse velocità di ricezione (ad esempio: 14.4 Kbps, 28.8 Kbps, ISDN). Normalmente i siti Web che offrono video in questo formato mettono a disposizione diverse versioni dello stesso video: al fine di ottenere i migliori risultati l'utente deve avere cura di scegliere la versione ottimizzata per il suo livello di collegamento.

    La riproduzione di un video inizia automaticamente appena inizia la ricezione dei primi frame. Se questo non avviene, occorre premere il pulsante 'play' (la piccola freccia), che è collocato nell'angolo in baso a sinistra della finestra video. Durante la riproduzione la freccia assume un colore verde; se il programma è invece in attesa di informazioni dalla rete, la freccia presenta una intermittenza rossa e gialla e punta verso il basso. Per fermare il video si deve premere il pulsane 'pause' (le due barre verticali). È anche disponibile un menu contestuale di controllo, che si attiva premendo il pulsante destro del mouse quando il cursore è sulla finestra.

    Anche i siti Web che usano la tecnologia VivoActive sono molto diffusi. Un elenco aggiornato è curato dalla stessa Vivo software nella pagina Gallery (http://www.vivo.com/gallery/gallery.htm). E naturalmente non mancano applicazioni degne di nota. Una, ad esempio è rappresentata dal sito TV.COM (http://www.tv.com), realizzato da C|Net. C|Net, il cui indirizzo principale è http://www.cnet.com è uno dei siti più interessanti su Web, ed offre moltissimi servizi informativi, con particolare riguardo alle tecnologie di rete. Il servizio TV.COM diffonde trasmissioni video sia in diretta che in differita. Nella figura 77, ad esempio, potete vedere un video musicale. Ogni settimana il sito trasmette un nuovo clip, a cui si affianca anche una versione solo sonora in qualità stereo, in formato RealAudio. Basato sulla tecnologia Vivo è anche parte del sito CNN Interactive (http://www.cnn.com), versione di rete della più famosa televisione a pagamento del mondo, uno dei siti informativi più interessanti su World Wide Web.

    RealPlay, sviluppato dalla Progressive Networks, è il più 'giovane' tra i sistemi di streaming video per Internet. Rispetto alle due applicazioni precedenti, presenta dei sensibili miglioramenti nelle prestazioni, soprattutto dal lato audio. Questo progresso è reso possibile dal fatto che il sistema RealPlay integra la tecnologia RealAudio, di cui è una diretta evoluzione: conseguentemente è in grado di riprodurre file sonori a 16 bit, in qualità stereo.

    Il programma di visualizzazione è disponibile in due versioni: una versione standard, distribuita gratuitamente all'indirizzo http://www.real.com, e una avanzata (Plus), che invece viene venduta. Entrambe sono disponibili, al momento, solo su piattaforma Windows.

    RealPlayer, al pari di VDO, può operare sia come applicazione autonoma che come plug-in e controllo ActiveX. Il funzionamento del programma come modulo interno al browser è sostanzialmente identico a quello dei due precedenti. Le finestre video, le cui dimensioni standard sono di 176 x 144 pixel, sono integrate con le pagine Web, e presentano i consueti pulsanti di controllo della riproduzione.

    Figura 78 RealPlayer in versione plug-in nella finestra Netscape e come applicazione autonoma

    L'interfaccia del programma stand alone, invece, è molto simile a quella di RealAudio Player, salvo la finestra video. Da rilevare che la dimensione di quest'ultima può essere raddoppiata mediante il pulsante 'Zoom' (quello con la piccola lente in basso). Il pulsante 'Mute' (appena sopra al precedente) permette di eliminare l'audio. Mediante il comando 'Preferences' del menu 'View' è possibile invece configurare il programma per ottimizzare le prestazioni, in base alle risorse hardware e di connettività di cui si dispone. In generale i parametri standard sono adeguati nella maggior parte dei casi.

    RealPlay è una architettura molto recente, e i siti che la hanno adottata sono ancora molto pochi (anche se non mancano annunci eccellenti). Tra questi spicca il sito Timecast (http://www.timecast.com), che ha affidato al regista Spike Lee la produzione di tre piccoli clip originali, da distribuire su Internet. Si tratta del primo esempio di video d'autore realizzati esplicitamente per la diffusione via Internet. Nella figura 78 potete vedere uno di questi clip, una intervista/performance dell'attore John Turturro.

    Ricordiamo infine che anche la Microsoft ha sviluppato un suo sistema di streaming audiovideo, basato sulla sua nuova piattaforma multimediale ActiveMovie. Il sistema si chiama Netshow, ed il software di riproduzione, Netshow On Demand Player, viene distribuito gratuitamente, come controllo ActiveX, sul sito della stessa Microsoft, all'indirizzo http://www.microsoft.com/netshow. Questa tecnologia, peraltro, fa parte della dotazione standard della nuova versione di Explorer.

    Insomma, in attesa che si realizzino le grandi promesse, soprattutto economiche, di una unica grande autostrada dell'informazione digitale, che permetterà di ricevere video on-demand, di fare home-shopping, di imparare con la distance-learning, alcuni scampoli di futuro sono già a vostra disposizione. Non resta che augurarvi, anche in questo caso... buona visione.

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