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Parenti: seduta 09
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Pagina 277
       PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI
                          INDICE
                                                        Pag.
Audizione del generale Gaetano Marino, direttore del
SISDE, e del generale Sergio Siracusa, direttore del
SISMI:
  Parenti Tiziana, Presidente ..................... 279, 289
                                          293, 295, 301, 307
  Arlacchi Giuseppe .......................... 291, 295, 300
                                               301, 305, 306
  Ayala Giuseppe ................... 293, 294, 298, 299, 305
  Bertoni Raffaele ..................................... 290
  Bonsanti Alessandra ............................. 292, 296
                                               301, 304, 305
  Campus Gianvittorio ................... 294, 295, 306, 307
  Del Prete Antonio ............................... 294, 307
  Florino Michele ............................ 293, 297, 306
  Imposimato Ferdinando ................. 291, 297, 298, 299
  Marino Gaetano, Direttore del SISDE .................. 279
                           294, 295, 296, 297, 298, 299, 300
                           301, 302, 303, 304, 305, 306, 307
  Ramponi Luigi .............................. 294, 298, 299
  Scozzari Giuseppe ............................... 289, 295
  Siracusa Sergio, Direttore del SISMI ............ 286, 295
                 296, 297, 298, 300, 302, 303, 304, 305, 306
  Stajano Corrado ................................. 302, 303
  Vendola Nichi ........................................ 292
Pagina 278
Pagina 279
  La seduta comincia alle 17,30.
    (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Audizione del generale Gaetano Marino, direttore del
SISDE, e del generale Sergio Siracusa, direttore del
SISMI.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del
generale Gaetano Marino, direttore del SISDE, e del generale
Sergio Siracusa, direttore del SISMI, che abbiamo deciso di
ascoltare congiuntamente sul tema relativo al ruolo dei
servizi nella lotta alla criminalità organizzata ed ai
risultati finora conseguiti. Do senz'altro la parola ai nostri
ospiti.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Signor
presidente, onorevoli componenti la Commissione, vorrei
anzitutto esprimere il mio più sincero e deferente augurio di
buon lavoro per il particolare e gravoso compito che vi vede
impegnati su un tema molto delicato e vitale per il paese e
per la comunità nazionale. La mia esposizione consisterà in
una premessa, nella quale delineerò un breve excursus
sulla vita e sull'attività del servizio, e nella trattazione
dei seguenti temi: la grande criminalità come fenomeno
eversivo; l'inquinamento criminale dell'economia; la difesa
del comparto economico-finanziario; le potenzialità
destabilizzanti della disinformazione; l'azione di contrasto
del SISDE. Svolgerò, infine, alcune considerazioni finali.
   L'attuale sistema dei servizi di informazione e sicurezza
italiani è regolato dalla legge 24 ottobre 1977, n. 801, che,
per la prima volta, ha sottratto l'apparato di
intelligence alla competenza esclusiva dello stato
maggiore della difesa (ex SIFAR) e del ministro della difesa
(SID). Creando due organismi informativi regolati con legge
(l'uno, il SISDE, per la tutela della sicurezza democratica, e
l'altro, il SISMI, per la tutela della sicurezza militare), il
Parlamento ha inoltre inteso riordinare sostanzialmente una
materia precedentemente regolata da fonti normative secondarie
(mi riferisco al decreto del Presidente della Repubblica 18
novembre 1965, n. 1477, e alle successive circolari
applicative).
   La creazione di una struttura binaria - coordinata a
livello centrale da un organismo, il CESIS, espressione della
responsabilità politica generale di conduzione dei servizi
attribuita al Presidente del Consiglio dei ministri -, ha
allineato il sistema di intelligence nazionale a quello
delle più avanzate democrazie occidentali, che dispongono di
un modulo operativo basato su due articolazioni, una
prevalentemente di difesa, l'altra dal carattere eminentemente
offensivo, coincidenti rispettivamente con il servizio di
sicurezza (interno) ed il servizio informazioni (esterno).
Tuttavia, a differenza di quanto si può constatare negli altri
paesi, la legge n. 801 non ha previsto una separazione delle
competenze per ragioni territoriali (esterno ed interno),
bensì per materia, creando una situazione che a volte è causa
di confusioni operative e di sovrapposizioni.
   Nell'ambito della riforma, il SISDE si presenta come ente
del tutto nuovo. Esso è posto alle dipendenze del ministro
dell'interno, e presenta una prevalente caratterizzazione
civile, oltre che un ambito di azione quanto mai vasto: la
difesa dello Stato democratico e delle istituzioni poste dalla
Costituzione a suo fondamento contro
Pagina 280
chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione. Si
tratta di un ambito che, peraltro, può ricomprendersi in un
concetto generale di tutela della sicurezza interna. In tale
ottica, il servizio si è interessato - sia sul piano operativo
sia sotto il profilo analitico - di contrasto al terrorismo,
di eversione, di attività disinformative e di turbativa nonché
di controllo delle forme di degenerazione criminale.
   Il ruolo del SISDE nella lotta antimafia ha trovato
sanzione nella legge 30 dicembre 1991, n. 410, istitutiva
della Direzione investigativa antimafia, il cui articolo 2
dispone che "i servizi sono chiamati esplicitamente a
contribuire all'azione di contrasto della delinquenza
mafiosa". In particolare, al SISDE è stato attribuito il
compito di svolgere, per l'area interna, "attività informativa
e di sicurezza da ogni pericolo o eversione dei gruppi
criminali organizzati che minacciano le istituzioni e lo
sviluppo della civile convivenza". Si tratta, a ben vedere, di
competenze già espletate dal servizio sulla base della legge
istitutiva del 1977, che attribuiva al SISDE tutti i compiti
informativi e di sicurezza per la difesa dello Stato
democratico "(...) contro chiunque vi attenti e contro ogni
forma di eversione".
   Appare chiaro dal disposto legislativo come il ruolo che
il SISDE è chiamato a svolgere sul fronte antimafia trovi
giustificazione nella natura prettamente informativa e
preventiva del suo operato. Una sottolineatura indispensabile,
questa, perché consente una significativa demarcazione di
competenze con l'attività degli altri organi dello Stato
impiegati sul medesimo settore, in primo luogo con le forze di
polizia. L'impegno di ogni organismo di intelligence,
infatti, si esplica nella raccolta, elaborazione e valutazione
di dati e notizie di interesse ai fini della sicurezza
nazionale, non acquisibili se non attraverso un'attività
"coperta" di penetrazione informativa.
   In definitiva, più un servizio sa e riesce a comprendere,
più è valida la sua funzione a difesa dello Stato. A tale
riguardo, il legislatore ha ritenuto opportuno non attribuire
al personale dei servizi la qualifica di ufficiali o agenti di
polizia giudiziaria, con l'intento di consentire una maggiore
libertà di azione nell'attività di ricerca ed acquisizione
informativa. Una scelta, questa, che - a diciassette anni
dalla promulgazione della legge n. 801 - sembra meritare una
riflessione critica allo scopo di individuare moderni
strumenti - alla stregua di quelli già previsti dalla legge
penale per i corpi di polizia - che consentano una più
efficace attività di intelligence.
   La funzione del SISDE, in definitiva, trova la sua
centralità nella capacità di informare gli altri organi dello
Stato e l'autorità di Governo perché l'azione decisionale ed
operativa risulti la più mirata ed efficace possibile. In
particolare, contro la criminalità organizzata il servizio
deve poter supportare l'operato delle forze di polizia con un
contributo informativo capace di analizzare i fenomeni,
individuare le minacce, indirizzare l'azione repressiva,
fornire valutazioni e proiezioni in grado di seguire e
prevenire l'evoluzione delle dinamiche criminali: si tratta
della stessa funzione svolta in tempo di guerra dai servizi
informazioni degli eserciti in lotta, il cui operato fu
essenziale per la riuscita di molte operazioni belliche.
   Superata la fase del terrorismo brigatista, nonostante
permangano problemi di ordine eversivo nazionale ed
internazionale per la sicurezza interna, non vi è dubbio che
una delle nuove emergenze è rappresentata dalla criminalità
organizzata. Le Brigate rosse e le altre organizzazioni
eversive vedevano nello Stato il nemico da abbattere. Anche la
criminalità di stampo mafioso, pur non proponendosi di
sostituirsi allo Stato, si comporta di fatto allo stesso modo,
quando agisce come vero e proprio contropotere, con proprie
leggi, un proprio esercito, prospettive e strategie diverse e
contrastanti con quelle stabilite dalle istituzioni
democratiche.
   In alcune regioni del Mezzogiorno d'Italia la criminalità
organizzata si pone obiettivi di controllo del territorio e
dei comparti economico-finanziari, quando non addirittura - e
questo è ancora più grave - della coscienza della gente, con
ciò
Pagina 281
realizzando un pericolo eversivo per lo Stato che va ben al
di là di una ordinaria patologia sociale. Ci riferiamo
ovviamente alle strutture criminali comunemente definite
mafiose, il cui comportamento ha assunto nel tempo connotati
così precisi da indurre il legislatore ad introdurre precetti
normativi idonei a delinearne i contorni e quindi a
consentirne la punibilità. E' principalmente a queste
strutture che si rivolge l'attenzione del servizio, pur non
omettendo di indirizzare lo sguardo ad altre forme
delinquenziali che, sia pure di minore dimensione, possono
rivelarsi in grado di rappresentare un pericolo sociale di
particolare gravità. Si pensi, per esempio, al fenomeno
dell'usura o alla cosiddetta mafia del Brenta. Chiarisco che
nel caso della cosiddetta mafia del Brenta si parla
impropriamente di mafia. Tale definizione, in effetti, è stata
coniata dagli organi di stampa per un gruppo criminale
composto da pericolosi elementi della malavita veneta, il cui
capo, Felice Maniero, si è reso responsabile della clamorosa
evasione del giugno scorso. Il termine "mafia" - come ho detto
- è qui usato impropriamente, ma la pericolosità di questa
organizzazione non è indubbiamente seconda a quella di
altre.
   In tutto il mondo industrializzato la criminalità
organizzata è cresciuta in maniera esponenziale rispetto alla
crescita della società. Il livello di istruzione è
generalmente salito, i mezzi di comunicazione raggiungono ogni
luogo del pianeta, la tecnologia digitale ha reso disponibile
in tempo reale una grande massa di dati ed informazioni. Tutti
elementi che, se adoperati per fini illegali, possono
procurare danni incalcolabili alla società civile. E' una
situazione che ricorda gli scienziati di Los Alamos impegnati
negli esperimenti di utilizzo dell'energia nucleare, animati
certo da spirito scientifico, ma i cui risultati, se mal
utilizzati, potrebbero portare alla distruzione
dell'umanità.
   Contro la criminalità degli anni novanta, quindi, gli
Stati devono poter combattere avendo ben presente che si
tratta di un fenomeno non più controllabile soltanto con
l'azione repressiva, sufficiente sino a qualche decennio fa.
All'epoca si poteva distinguere molto più facilmente fra
sociale ed antisociale: il criminale rappresentava la parte
malata di un organismo sano ed era quindi individuabile e
curabile.
   Oggi la società è diventata di fatto interclassista,
almeno nei suoi aspetti esteriori, dove buono e cattivo
convivono l'uno all'insaputa dell'altro. Senza un supporto
informativo mirato, ogni intervento dello Stato a difesa della
collettività rischierebbe di non colpire l'obiettivo giusto.
Non solo: le attività criminali, quando erano collocate ai
margini della società, potevano esplicare la loro azione
delinquenziale con danni sociali proporzionati al loro grado
di offesa, generalmente rozzo e di limitato dimensioni, tant'è
che sino agli anni sessanta la rapina era considerata uno dei
reati più gravi ed i giornali uscivano con edizioni
straordinarie per riferire episodi che, oggi, vengono
confinati in poche righe di cronaca. Nella società
contemporanea gli interessi criminali seguono lo sviluppo
della società, crescono con essa. E' di pochi giorni la
notizia del furto, avvenuto in Germania, di ingente materiale
radioattivo, che si sospetta possa servire per traffici
criminali gestiti dalla mafia russa.
   Continuano a pervenire riscontri informativi circa il
coinvolgimento delle grandi organizzazioni criminali dell'area
del Mediterraneo nell'introduzione clandestina di immigrati.
Esempi, questi, di come il livello dei reati, enormemente
cresciuto, rappresenti un pericolo di proporzioni e dalle
conseguenze ben più gravi che in passato. E' indispensabile,
quindi, conoscere per tempo le strategie criminali, prima che
possano esplicare il loro potenziale destabilizzante.
   Per la società civile, nell'attuale momento storico, una
delle forme più rischiose di illegalità è costituita
certamente dalla penetrazione della criminalità organizzata
nell'economia e nei mercati finanziari. Negli ultimi decenni
le più importanti articolazioni criminali, da bande
delinquenziali collocate ai margini della società si sono
trasformate in vere e proprie holding, inserite nei
circuiti finanziari ed
Pagina 282
imprenditoriali di molte realtà economiche e capaci di
condizionare il mercato con la loro disponibilità di
risorse.
   Se si pensa, d'altronde, come la lotta condotta dagli
Stati contro i grandi traffici (droga, armi, valuta sporca,
materiale strategico, eccetera) non riesca ad incidere che
marginalmente sulla loro operatività, ben si comprende perché
esista in questo momento nel nostro paese una enorme
circolazione monetaria di provenienza illecita in grado di
stravolgere le dinamiche della corretta concorrenza e del
libero mercato, costituendo una possibile causa di gravi
squilibri di ordine socio-economico. Dico per inciso - si
tratta di un dato noto ma voglio ricordarlo - che, secondo
dati ISTAT riferiti al 1993, l'attività economica illegale
fattura ogni anno nel nostro paese circa 30 mila miliardi di
lire, utilizzando 150 mila persone nei più disparati
settori.
   Fino ad ora le strategie dei sodalizi criminali erano
generalmente limitate ad ambiti locali, scontando le
difficoltà di ordine culturale e di mentalità dei loro capi. I
circuiti telematici e i moderni sistemi di comunicazione
hanno, però, facilitato gli scambi di dati ed informazioni,
azzerando distanze geografiche e culturali. Ai grandi gruppi
criminali è stata, quindi, offerta la possibilità di allargare
il raggio d'azione anche al di fuori dei territori d'elezione.
Ciò significa che zone fino ad ora toccate solo in parte dal
fenomeno dell'illegalità potranno, in un prossimo futuro,
subire il contagio in misura tale da condizionare
negativamente le singole realtà sociali. Si pensi, ad esempio,
alle regioni del centro-nord del paese, segnate dalla presenza
di una forte cultura imprenditoriale di medio livello, che si
trovano, nell'attuale momento storico, ad affrontare un
impegno produttivo di enorme portata.
   Se dovesse continuare l'inquinamento dei circuiti
finanziari legali con l'immissione di ingenti capitali di
provenienza illecita, il settore potrebbe finire col cedere,
creando, da un lato, le premesse per una ulteriore espansione
degli interessi criminali, ed introducendo, dall'altro, quelle
pericolose commistioni tra lecito ed illecito che
rappresentano la vera valenza eversiva del fenomeno.
   E' appena il caso di ricordare come in Sicilia o in
Calabria i maggiori ostacoli a controllare e reprimere i vasti
settori dell'illegalità siano derivati proprio dalla
difficoltà di individuare gli esatti confini tra sociale ed
antisociale, fra interesse lecito ed interesse criminale. Ora
che con fatica si è iniziato a separare, in quelle regioni, le
parti sane da quelle malate della società, non si può correre
il rischio che un simile stravolgimento interessi zone che non
solo sono state sempre finora marginalmente interessate dal
fenomeno criminale, ma hanno rappresentato e rappresentano
anche le fonti di maggiore ricchezza lecita del paese.
   E' per questo motivo che il SISDE, come servizio di
sicurezza interno, ha attivato le proprie articolazioni
operative in direzione della criminalità economica e, più in
generale, verso ogni manovra o iniziativa che per dimensioni e
finalità potrebbe rappresentare un potenziale pericolo per le
istituzioni. Sul punto si sta predisponendo, inoltre, un
ripensamento dell'attività di intelligence, anche
mediante l'individuazione di criteri idonei a garantire lo
Stato dai nuovi pericolo di aggressione. A tal fine, per
quanto riguarda le problematiche di ordine economico, è stata
evidenziata la necessità di una interazione con gli organismi
istituzionali preposti alla vigilanza del settore, nonché con
i ministeri competenti.
   Ovviamente, la difesa e la penetrazione avranno luogo in
modi atipici, curando di evitare sovrapposizioni con gli
organismi del settore e osservando le specifiche direttive di
raccordo formulate dalla Presidenza del Consiglio in tema di
rapporti con il servizio parallelo e in funzione dei contatti
con i suddetti enti istituzionali.
   La sicurezza dello Stato, oggi, non riguarda soltanto la
difesa e l'integrità del territorio o degli interessi
nazionali, ma anche il mantenimento dei modelli sociali che
regolano la vita della collettività. Il tenore di vita della
popolazione rappresenta uno dei principali sensori per
stabilire la solidità di una nazione e, conseguentemente,
Pagina 283
il suo potere contrattuale nei confronti dei
partner internazionali. Ne consegue che la difesa del
benessere economico e sociale rientra a pieno titolo nelle
azioni finalizzate alla tutela degli interessi primari dello
Stato.
   Non si può tuttavia non considerare come il livello della
minaccia risulti ogni giorno più articolato e complesso,
nascondendosi il più delle volte dietro iniziative dalle
apparenze, oltre che lecite, anche del tutto prive di elementi
di pericolo. Gli ambiti sono dei più vari, a cominciare dalla
tutela dei prodotti ad alta tecnologia, che rappresentano
fonte di ricchezza nazionale e motivo di interesse da parte di
gruppi e soggetti non sempre in sintonia con l'interesse
pubblico.
   Eguale discorso può farsi per la difesa dai tentativi,
palesi o meno, di turbativa finanziaria o di contrasto alle
linee di politica economica stabilite dall'esecutivo.
Pensiamo, ad esempio, ai recenti episodi che hanno interessato
i mercati con l'artefatta diffusione di voci capaci di
indebolire la divisa nazionale. I mutamenti in atto
nell'economia stanno inoltre determinando modifiche sensibili
nel ruolo dello Stato, che tende a ritirarsi da molti campi
nei quali ritiene la sua presenza non più essenziale,
valorizzando la libertà e l'autonomia dell'impresa privata. Ne
consegue che, a breve, settori importanti dell'economia
nazionale (energia, telecomunicazioni, trasporti, credito)
potranno essere gestiti da privati.
   Risulterà quindi essenziale poter disporre di un
aggiornato quadro informativo che consenta di conoscere per
tempo e prevenire la presenza di entità economiche le cui
finalità potrebbero essere non in linea con gli interessi
generali, o addirittura coincidere con quelle di gruppi
criminali o dalla dubbia fedeltà alle istituzioni.
   Si tratta, a ben vedere, di competenze che non possono
interessare gli organi di polizia giudiziaria, mancando del
tutto non solo l'elemento-reato, ma anche la situazione di
pericolo. E' questo, quindi, un precipuo campo di azione degli
organismi di intelligence, che devono poter fornire in
ogni momento all'autorità di Governo informazioni attendibili
sulle dinamiche economiche e sui flussi finanziari quando
ritengono che determinate iniziative o situazioni siano
potenzialmente in grado di costituire un elemento di
destabilizzazione.
   Come accennato, i nuovi tempi che stiamo vivendo, la fine
di un mondo legato agli schemi e alle scansioni della guerra
fredda, hanno ridisegnato le caratteristiche di tutela del
corpo sociale. L'azione di intelligence non può
trascurare il fatto che il mezzo multimediale è oggi in grado
di influenzare o, addirittura, condizionare i comportamenti di
massa, servendo alle finalità più diverse, anche a valenza
destabilizzante.
   Il settore economico, come detto, costituisce esempio
emblematico, ove si consideri l'efficacia propositiva delle
campagne di stampa che nel mondo moderno mirano ad indurre
innovativi standard di consumo o nuovi modelli
comportamentali e culturali. E' un settore, questo, che vede
oggi attive diverse lobby imprenditoriali straniere che,
in modo del tutto lecito, ma sicuramente condizionante,
operano sui mercati internazionali più affluenti (si veda, ad
esempio, l'attivismo dei cartelli giapponesi). Questo concetto
- trasposto dall'economia a forme di aggressione perpetrate da
gruppi criminali in grado di disporre di un livello di
sofisticazione davvero preoccupante - apre scenari che
difficilmente possono essere controllati tramite la sola
attività di polizia giudiziaria.
   Un'opera condizionante svolta attraverso i mass
media agirebbe, infatti, in una zona neutra, ai confini tra
lecito ed illecito, ad alta capacità penetrativa,
differenziandosi dallo strumento terroristico in quanto
rispetto ad esso sarebbe più sofisticata, infida e penetrante.
Lo stesso discorso, riportato al tema della criminalità
mafiosa, può trovare esemplificazione nei tentativi di
limitare la portata dell'articolo 41-bis. Finora la
mafia ha manifestato il suo timore per l'efficacia di questo
importante strumento giuridico in forme violente e
spettacolari ma in futuro esse potrebbero assumere aspetti
Pagina 284
più subdoli, proprio ricorrendo alla manipolazione
dell'immaginario collettivo.
   Dall'altro lato, non si possono neppure escludere
strumentalizzazioni di iniziative intese, in perfetta buona
fede, ad una diversa riconsiderazione giuridica del problema.
Il discorso, come si vede, è in fondo speculare a quello
relativo all'affidabilità dei pentiti ed alle modalità di
controllo o di filtro dei loro contributi. Anche in questo
caso il dibattito, in astratto asettico, presenta,
oggettivamente ed al di là della buona fede dei singoli, degli
spazi di manovra che non possono risultare indifferenti alla
mafia. Non a caso strategie sistematiche di discredito dei
pentiti, o addirittura tentativi di infiltrazione di falsi
pentiti, appartengono ormai alle varianti di risposta che la
criminalità adotta per fermare la pressione dello Stato. Per
questo motivo il servizio sta approfondendo il suo impegno nel
settore dell'analisi delle fonti aperte, nello studio cioè del
flusso dei messaggi che attraverso il circuito multimediale
possono raggiungere l'opinione pubblica anche allo scopo di
disinformarla o di alterarne la percezione degli eventi.
   In questo quadro il servizio, pur dovendosi confrontare
con notevolissime difficoltà a carattere
tecnico-organizzativo, ha adottato e sta adottando una serie
di iniziative per conseguire un più efficiente livello
funzionale dei suoi apparati, nonché il miglioramento della
professionalità del personale.
   A livello centrale è stata già costituita la Divisione
eversione criminale, articolata in due settori, criminalità
organizzata e criminalità economica, con compiti di
osservazione, studio e coordinamento dell'azione di contrasto
nei confronti dell'universo mafioso e delle sue
manifestazioni. In sede periferica occorre rinforzare
ulteriormente - sono in corso iniziative in questo senso - le
strutture dei centri, specie dell'Italia meridionale,
attraverso un'accurata selezione del personale
professionalmente più incline all'adempimento dei nuovi
compiti. E' un salto di qualità che dobbiamo effettuare:
passare da compiti di polizia giudiziaria a compiti di diversa
natura, strategici, nel settore economico-finanziario. Al
riguardo, tuttavia, sono già state costituite agenzie al
precipuo scopo di estendere il più possibile, in ambiti
territoriali di per sé molto vasti, l'attività di ricerca
informativa.
   Per quanto concerne il problema della qualificazione
professionale del personale impiegato, sono stati e saranno
organizzati corsi di aggiornamento su argomenti di specifico
interesse e con docenti di adeguato spessore professionale. Il
servizio ha già avviato alcune iniziative in tale direzione,
con tavole rotonde e stage a livello universitario, da
ultimo a Bologna e alla Bocconi; continueremo peraltro a
sfruttare ogni occasione offerta dagli istituti universitari
per qualificare il personale ed allargare le nostre competenze
specifiche. Sul piano della funzionalità operativa, si cerca
di arricchire la rete informativa, curando in particolare i
soggetti più vicini agli ambienti d'interesse in un rapporto
di collaborazione continuativa.
   Il fenomeno criminale è stato poi seguito nel suo
espandersi anche in dimensione transnazionale. A tal proposito
sono stati intensificati i rapporti di collaborazione con i
servizi di paesi amici (Francia, Spagna, Germania,
Inghilterra, eccetera) attraverso meeting su questioni
di fondo nonché mediante gli scambi immediati di notizie di
urgente attuazione operativa.
   L'impegno informativo posto in essere nel triennio in
argomento ha consentito il raggiungimento di promettenti
risultati sul fronte dell'azione antimafia. Passando ad alcuni
dati, mi sembra interessante citare talune operazioni portate
a termine nell'ultimo triennio con l'apporto concreto, a volte
determinante, del servizio: l'apporto informativo che fra il
1992 e il 1993 ha permesso l'individuazione di un vasto
sodalizio facente capo alle famiglie dei Cursoti, dei Madonia
e dei Corleonesi, con base operativa nel noto autoparco
milanese di via Salomone; l'azione di intelligence che
nel 1993 ha consentito il sequestro a Palermo di beni
patrimoniali, quote azionarie e conti correnti riconducibili a
società di comodo appartenenti ai boss Riina e Provenzano; la
collaborazione con la DEA statunitense nell'operazione
Green
Pagina 285
ice, che ha consentito di sgominare una banda
internazionale di trafficanti di droga; la disarticolazione,
nell'agosto 1994, di un sodalizio criminale internazionale
dedito al traffico degli stupefacenti, composto da elementi
della malavita pugliese, romana e di Santo Domingo; il
ritrovamento nel settembre scorso di 23 candelotti di
nitroglicerina, polvere da sparo e detonatori, detenuti
illegalmente da personaggi sospettati di contatti con la
grande criminalità. Anche nei settori della droga e della
cattura dei latitanti l'impegno non è stato minore: i
riferimenti numerici sono compendiati nella scheda allegata
alla documentazione che ho consegnato alla Commissione. Per
esigenze di brevità, non li citerò a meno che siano di
specifico interesse. Potrò comunque rispondere ad eventuali
domande in proposito.
   Di rilievo appare inoltre la considerazione mostrata dalla
magistratura nei confronti dell'apparato tecnico-scientifico
del servizio. Sono, difatti, sempre più numerose le richieste
di supporto per il controllo di persone, di ambienti, di
automezzi, e per la conduzione di operazioni che, proprio
grazie all'intervento tecnico del SISDE, addivengono a felice
conclusione.
   Questo, in estrema sintesi, il contributo del SISDE nella
lotta alla criminalità organizzata. Si tratta di un impegno
complesso ed articolato, considerato che, non per la prima
volta, l'approccio alle tematiche della fenomenologia
criminale viene affrontato su basi squisitamente conoscitive e
preventive. Rispetto alla nuova emergenza, il servizio ha
dovuto adattare la sua struttura ed adeguare la stessa
mentalità dei quadri dirigenti, la maggior parte dei quali
proviene dalle forze di polizia ed è quindi in possesso di un
particolare bagaglio professionale e culturale.
   Alla luce delle recenti esperienze, peraltro coronate da
significativi successi, non si può tuttavia non sottolineare
come l'intelligence nazionale, quantomeno per quanto
riguarda la lotta alla macrocriminalità ed al terrorismo, si
trovi ancora in una fase di ricerca di modelli operativi
adeguati alla portata della minaccia. Si è ricordato
all'inizio come, allorquando fu deciso normativamente che al
personale dei servizi non fosse riconosciuta la qualifica di
agenti o ufficiali di polizia giudiziaria, gli organismi
abbiano acquisito una maggiore libertà di azione nella ricerca
informativa, perdendo però, nel contempo, un chiaro quadro di
garanzie funzionali, indispensabili per muoversi con la
sicurezza di non violare la legge.
   Il problema nasce dal fatto che l'attività di
intelligence, pur indirizzandosi verso obiettivi diversi
da quelli delle forze di polizia - ma con percorsi molto
simili nel perseguimento delle comuni finalità di sicurezza -
non gode però dell'ombrello giuridico offerto a queste ultime
dalle norme del codice di procedura penale. A maggior ragione,
poi, qualora si consideri che l'azione di intelligence è
rivolta non solo a fatti necessariamente o apertamente
illegali, ma anche all'acquisizione di notizie utili alla
tutela della sicurezza dello Stato ed alla più efficace
formulazione del processo decisionale dell'esecutivo, in un
contesto operativo che si sviluppa in zone grigie tra il
lecito e l'illecito, o anche in contesti di piena legittimità
(come ad esempio nel campo economico-finanziario).
   Occorre perfezionare, in tal senso, l'attuale normativa in
modo che, come in altri paesi del mondo occidentale,
l'attività di intelligence- cioè l'azione basata sulla
esigenza di conoscere in ogni settore di contingente e
potenziale interesse, ai fini sia della sicurezza dello Stato
sia del supporto alle capacità propositive e decisionali
dell'esecutivo e dei suoi apparati di difesa - venga
adeguatamente riconosciuta e garantita.
   Servizi di sicurezza di paesi amici, infatti, dispongono
da tempo di strumenti normativi in grado di garantire loro la
necessaria autonomia ed agilità in un contesto di sicurezza
giuridica. Al riguardo va osservato che proprio recentemente
l'Intelligence service britannico è stato disciplinato da una
nuova legge sui servizi; ricordo inoltre che sia i servizi
inglesi sia quelli statunitensi possono contare su una
legislazione ad hoc per le operazioni di
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  intelligence. Si tratta di una sicurezza, è bene
sottolineare, che non riguarda soltanto l'azione dei servizi,
ma che è rivolta anche e principalmente alla difesa della
comunità da qualsiasi comportamento dei servizi stessi che non
rientri in un quadro di legalità.
   L'integrazione della legge n. 801 del 1977 con norme che
migliorino la capacità di penetrazione dei servizi -
contestualmente ad un proporzionale incremento dell'opera di
controllo a livello istituzionale e parlamentare -
aumenterebbe sensibilmente il grado di affidabilità e di
adesione agli indirizzi di politica di sicurezza stabiliti
dall'esecutivo. L'adozione di più incisivi interventi
nell'attività di controllo, d'altronde, rappresenta, per i
servizi stessi, la garanzia che il loro operato risulti sempre
in sintonia con gli obiettivi stabiliti a livello
politico-parlamentare e si svolga nel pieno rispetto delle
regole democratiche, un aspetto quest'ultimo sul quale è bene
non si nutrano dubbi o incertezze di alcun genere.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Signor
presidente, desidero innanzitutto ringraziare i membri della
Commissione per la possibilità che mi viene offerta di
illustrare l'attività del SISMI in generale ed in particolare
con riferimento all'argomento di maggiore interesse in questa
sede, quello della criminalità organizzata.
   Farò un brevissimo accenno agli sviluppi storici del
servizio per passare poi ad illustrare i suoi compiti
istituzionali e la sua attività nel campo della criminalità
organizzata, facendo anche riferimento ai risultati raggiunti.
Nel 1863 nasce il primo organo informativo dell'esercito
italiano, denominato Servizio I. Tale ufficio si trasforma in
un ufficio intelligence del corpo di stato maggiore ed
affronta in tale veste il primo conflitto mondiale.
   L'inizio del secondo conflitto vede una graduale
ristrutturazione dell'organo intelligence, che si
articola in tre branche, una per ciascuna forza armata. Dopo
l'8 settembre 1943, il servizio riassume la denominazione di
SIM (Servizio di informazioni militari), che ben presto si
trasforma in ufficio informazioni dello stato maggiore
generale. Nel 1949 vengono costituiti il SIFAR e i tre SIOS di
forza armata. Nel 1966 il SIFAR si trasforma in SID ed infine
il SID viene sciolto e sostituito dal SISMI nel 1977.
   I compiti del SISMI discendono dalla legge n. 801 del
1977, che attribuisce al servizio tutti i compiti informativi
e di sicurezza per la difesa sul piano militare
dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni
pericolo, minaccia o aggressione. Il SISMI svolge, oltre ai
fini suddetti, anche i compiti di controspionaggio.
   Inoltre, la legge n. 410 del 1991 ha sancito che spetta al
SISDE e al SISMI - rispettivamente, per l'area interna e
quella esterna - di svolgere attività informative e di
sicurezza da ogni pericolo o forma di eversione di gruppi
criminali organizzati che minaccino le istituzioni e lo
sviluppo della civile convivenza.
   Oltre a tali compiti, il SISMI è tributario nei confronti
delle autorità di Governo del supporto informativo necessario
ai fini del processo decisionale, attraverso aggiornamenti su
paesi, situazioni ed eventi di rilievo per gli interessi
nazionali.
   Il SISMI, infine, costituisce il maggior supporto
informativo della difesa e, sulla base del disposto
dell'articolo 5 della legge n. 801, svolge attività di
coordinamento nei riguardi dei SIOS di forza armata, i quali
hanno compiti esclusivamente di carattere tecnico-militare e
di polizia militare limitatamente alla singola forza
armata.
   Al momento attuale, la struttura del SISMI ha una forza
effettiva che è di circa il 23 per cento al di sotto degli
organici stabiliti. Il succitato decadimento delle risorse
nell'ambito del servizio è coinciso con i profondi mutamenti
susseguenti al crollo dell'ex Unione Sovietica, che hanno sì
ridotto la minaccia militare proveniente dall'est europeo ma
l'hanno sostituita con rischi diffusi generati dall'esplosione
di una vasta conflittualità di origine religiosa, etnica,
economica e sociale, precedentemente soffocata dalla logica
della contrapposizione dei blocchi. Non sembra superfluo
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ripetere quanto più volte affermato e cioè che da quando
è scoppiata la pace rischi di diversa e pericolosa natura si
aggiungono a quelli tradizionali militari - di terrorismo di
varia natura, di sovversione, in campo economico - e attentano
alla pace stessa o quanto meno alla stabilità regionale. La
caratteristica fondamentale di tali rischi è che essi sono
imprevedibili e subdoli. Quali sono questi rischi? La
proliferazione delle armi di distruzione di massa, i traffici
illeciti, l'espansione del fenomeno mafioso, l'emigrazione di
massa, lo spionaggio e la penetrazione in campo economico.
Tali rischi attentano alla sicurezza dello Stato ed impegnano
in prima linea i servizi di sicurezza, che fondamentalmente
effettuano azioni di prevenzione.
   Inoltre, si è manifestato un incremento di attività per il
SISMI in altri settori operativi del servizio, quali quelli
connessi con la sicurezza militare relativa all'impegno delle
forze armate fuori area. In particolare, ricordo che tale
esigenza ha riguardato un oneroso supporto intelligence
quale quadro di sicurezza ai contingenti delle forze armate
impegnati in Somalia, in Mozambico, nel Golfo Persico,
eccetera.
   Vengo ora alla legge n. 410. Essa ha conferito al SISMI
ulteriori compiti, precedentemente non previsti, di contrasto
alla criminalità organizzata e in particolare - come detto -
quello di svolgere all'estero attività informative e di
sicurezza da ogni pericolo o forma di eversione.
   Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del
30 novembre 1991 stabilisce in particolare che i servizi
forniscano, per quanto di rispettiva competenza, notizie sulla
individuazione, sulle connotazioni strutturali, sugli
obiettivi, sulle modalità operative, sulle articolazioni e i
collegamenti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso,
nonché su ogni altra forma di manifestazione riconducibile a
tali organizzazioni. Le informazioni trasmesse dai servizi di
informazione e sicurezza costituiscono, di norma, solo indizi,
che necessitano di riscontri e conferme da parte della polizia
giudiziaria prima di essere utilizzate ai fini di
giustizia.
   Con lo stesso decreto veniva previsto un adeguamento degli
organici delle strutture dei servizi, al fine di far fronte ai
compiti aggiuntivi. In realtà, non solo la dotazione organica
di personale del SISMI non ha ricevuto alcun incremento ma un
esito consistente di personale effettivo verificatosi nel 1993
ha portato - come dicevo - la situazione a livelli organici
ben più ridotti rispetto a quanto previsto.
   Vediamo adesso i campi di attività del SISMI nel contrasto
alla criminalità organizzata. Il SISMI è un organismo di
informazioni a spiccata vocazione verso l'estero, pienamente
coinvolto in questa lotta di marcata caratterizzazione
internazionale. Si tratta di un problema che richiede una
risposta globale, tenendo anche presente che la criminalità
organizzata e in particolare i traffici di droga sono stati
veicolo di crisi internazionale, causa di instabilità
nazionali e - al minimo - principali fonti di finanziamento
per formazioni terroristiche.
   Anche in questo campo il SISMI svolge attività
esclusivamente di intelligence. E' stato un argomento
già toccato dal direttore del SISDE ma sul quale mi piace
ritornare. Per "investigazione" si intende l'azione condotta
dalle forze di polizia allo scopo di accertare e ricercare le
prove di un reato. L'intelligence è invece l'attività
tipica svolta dai servizi di informazione per la raccolta,
l'analisi, l'elaborazione di notizie, al fine di produrre
informazioni di interesse. In sostanza, l'investigazione è la
ricerca di fatti e di prove per capire un evento già accaduto;
l'intelligence costituisce la ricerca e l'analisi di
informazioni per una loro prevedibile utilizzazione nel
futuro. Quindi, la polizia giudiziaria investiga sul fatto
accaduto in se stesso per ricercarne gli autori, le
responsabilità, eccetera. Il SISMI prende spunto dal fatto che
costituisce l'informazione per analizzare e collegare il fatto
stesso al fenomeno nel suo complesso.
   L'attenzione del servizio, nella lotta alla criminalità
organizzata, è rivolta in generale allo studio e all'analisi
delle linee di tendenza del fenomeno, dei flussi di
penetrazione in campo internazionale, dello
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sviluppo di attività illecite compiute dalle organizzazioni
criminali, nonché all'individuazione delle matrici della
criminalità e dei collegamenti con la criminalità organizzata
nazionale; tutto questo sul piano internazionale e per i
connessi riflessi sulla nostra situazione.
   L'attenzione è stata perciò indirizzata sia nei confronti
dei paesi dell'Europa dell'est e della Comunità degli Stati
indipendenti (che sono da considerare la nuova frontiera del
crimine organizzato mondiale), sia verso i cosiddetti paradisi
giuridici e fiscali, sia nei confronti di quei paesi che sono
al centro delle rotte internazionali della droga e che offrono
le migliori opportunità per il riciclaggio.
   La collaborazione fra il SISMI e il SISDE nel campo della
criminalità organizzata come in altri settori può essere
giudicata soddisfacente. Non si nascondono problemi nati
dall'impossibilità di osservare strettamente la norma che
assegna al SISMI l'area esterna e al SISDE quella interna e
che crea una certa fascia di contrapposizione nelle due
attività. Tuttavia, va considerato che è preferibile avere un
limitato margine di sovrapposizione da dirimere con il
coordinamento piuttosto che, a fronte della pericolosità del
fenomeno della criminalità organizzata, regalare a
organizzazioni criminali degli spazi vuoti in cui
inserirsi.
   L'impegno è notevole anche in questo settore ed uno sforzo
così prolungato e di così elevato profilo non può essere
esercitato con piena efficacia nelle attuali condizioni, pena
il decadimento di risultati. E' necessario pertanto che si
pongano allo studio provvedimenti che tendano ad un incremento
delle risorse, specialmente in fatto di riapertura del
reclutamento del personale.
   L'addestramento del personale è curato da elementi scelti
tra quelli già in possesso di spiccate attitudini e specifiche
e concrete esperienze operative. Esso proviene nella sua
totalità dalle forze di polizia. E' stato un addestramento
intenso, mirato, ed i cui risultati sono stati molto positivi.
Gli aspetti principali previsti dal programma hanno riguardato
il quadro complessivo della minaccia, e le possibili
evoluzioni e interconnessioni sia nell'ambito nazionale sia in
quello internazionale. Si è fatto anche largo ricorso a
collaboratori esterni di provata competenza. Particolare cura
è stata posta nel costruire la mentalità di intelligence
in operatori che, per pregresse attività professionali, erano
orientati verso una specifica attività investigativa. Ricordo
in proposito quanto già precedentemente indicato circa le
differenze fra i concetti di intelligence e di
investigazione.
   Nel contrasto alla criminalità organizzata il SISMI si
avvale di una struttura caratterizzata da un'organizzazione
centrale di analisi e da un organismo di ricerca basato sulla
rete dei centri polifunzionali costituiti in Italia e
all'estero. Tali centri, in quanto polifunzionali, esercitano
sia le funzioni tradizionali previste dalla legge n. 801 sia
quelle rivolte al contrasto alla criminalità organizzata.
   In campo nazionale, in ottemperanza al dispositivo di
legge, la collaborazione è ottima non solo con il SISDE ma
anche con gli organi di polizia. Tengo a sottolineare che non
potrebbe essere altrimenti, sia perché istituzionalmente il
SISMI effettua solo attività di intelligence sia perché
esso si occupa prevalentemente di attività criminose originate
al di fuori del territorio nazionale. Ritengo opportuno
sottolineare ancora che è sempre più frequente la
collaborazione richiesta dall'autorità giudiziaria e sempre
fornita dal servizio.
   Per quanto riguarda la collaborazione all'estero, di
estrema importanza ed insostituibile valore, va sottolineato
che il SISMI è in ottimi rapporti con moltissimi servizi
stranieri, oltre che nei settori del controspionaggio, del
terrorismo internazionale, del contrasto ai traffici di armi e
alla proliferazione nucleare ora anche in quelli della
collaborazione nell'area della criminalità organizzata.
   Vediamo ora alcuni dei più significativi tra i risultati
ottenuti. Con il dispositivo sopra delineato, il SISMI ha già
raggiunto risultati informativi di buon livello, in taluni
casi confortati da positivi riscontri in sede investigativa
nazionale ed estera. In
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particolare, esemplificando, hanno avuto riscontri concreti
elementi informativi indicanti: penetrazioni di organizzazioni
criminali endogene - cioè italiane - nei paesi dell'est
europeo, quali la Repubblica ceca, la Romania, la Repubblica
slovacca; localizzazione all'estero di personaggi facenti
parte di sodalizi criminali, anche latitanti, impegnati in
attività economico-finanziarie funzionali al riciclaggio di
capitali; presenza di connazionali nell'area latino-americana
in contatto con società finanziarie e di navigazione
utilizzate da narcotrafficanti di quei paesi con la duplice
finalità di effettuare trasferimenti di droga nonché
operazioni di riciclaggio.
   Un indice di valutazione dell'attività del SISMI nella
lotta contro la criminalità organizzata può essere il numero
delle informative inviate a tutt'oggi ad enti e
amministrazioni incaricati dello sviluppo operativo, vale a
dire gli organi di polizia giudiziaria. Fino al settembre del
1994 le informative inviate sono complessivamente 690. Sebbene
non contengano elementi di prova ma solo indizi - come
indicato dall'articolo 6 del citato decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri del novembre 1991 -, esse rappresentano
un quadro informativo particolarmente utile per la polizia
giudiziaria. Le informative, per grandi linee, riguardano:
narcotraffico, altri traffici illeciti, attentati e minacce,
armi ed esplosivi, associazioni criminali e riciclaggio.
   Per quanto attiene a quest'ultima tematica, l'impegno del
servizio nel contrasto informativo del fenomeno è andato via
via crescendo nel tempo, atteso l'effetto destabilizzante e
distorsivo che il fenomeno stesso può avere nei sistemi
economici nazionali ed internazionali.
   Oltre al supporto informativo, come ho già avuto modo di
asserire, gli organi di polizia hanno richiesto ed ottenuto,
con l'autorizzazione della magistratura, il supporto tecnico
del SISMI, che è valso a portare a termine operazioni che
hanno avuto grande risonanza nell'opinione pubblica nazionale
ed internazionale. In particolare, tale supporto ha consentito
l'arresto di 116 malavitosi, alcuni dei quali elementi di
spicco della mafia siciliana (tra cui ricordo quello recente
di Tinnirello ed Ercolano) e della camorra campana. Ha
permesso, altresì, di sventare un traffico internazionale di
materiale militare, di recuperare sofisticati apparati per uso
bellico e di arrestare tre persone coinvolte nell'illecita
attività. Ha reso possibile l'individuazione di
un'organizzazione dedita allo spaccio di carta moneta estera
ed italiana contraffatta, la denuncia di diverse persone per
truffa internazionale e il sequestro di 2,6 miliardi di
banconote false nel giugno di quest'anno, e la denuncia di
altre persone nonché il sequestro di 350 milioni di banconote
estere false, anche questo nel giugno di quest'anno. Ed è di
ieri la notizia, riportata dall'ANSA e da tutti gli organi di
stampa, della conclusione, con il recupero di 800 milioni di
dollari in carte valori degli Stati Uniti, di un'operazione
annunciata dalla magistratura torinese ed avviata per
esplicita informazione del SISMI.
   In conclusione, il SISMI è relativamente giovane nello
specifico settore della lotta alla criminalità organizzata; ma
tengo a sottolineare che tale compito non è considerato dal
servizio stesso di livello ancillare o subordinato. Attenzione
ed impegno costante vengono dedicati a questo fenomeno che,
per diverse ragioni, costituisce una piaga nazionale ed
internazionale.
   Desidero infine attirare l'attenzione sul fatto che il
SISMI opera soprattutto in attività di prevenzione, quindi
evita la pubblicità allo scopo di non vanificare operazioni in
atto o allo studio. In buona sostanza, desidero affermare che
i dipendenti del SISMI operano silenziosamente, con impegno e
professionalità, al servizio e nell'interesse delle
istituzioni.
  PRESIDENTE. Ringrazio il generale Marino ed il generale
Siracusa per le loro relazioni e do la parola ai colleghi che
desiderino intervenire.
  GIUSEPPE SCOZZARI. Ringrazio il presidente e saluto il
generale Marino ed il generale Siracusa. Devo dare un giudizio
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non positivo sulle relazioni perché mi sono sembrate
burocratiche, per usare un termine molto tenue. Infatti, nulla
è stato detto sulle reali strategie, più o meno terroristiche,
delle organizzazioni mafiose e camorristiche e su quello che
realmente sta avvenendo nel nostro paese. In questi giorni,
dopo le audizioni del ministro dell'interno e del capo della
polizia, bisogna rilevare che estremamente inquietante è stata
la dichiarazione riguardo ad una possibile ripresa della
strategia del terrore da parte delle organizzazioni mafiose. A
questo proposito, dunque, desidero avere informazioni,
naturalmente quelle che possiamo conoscere, e sapere se esista
una vera ripresa della strategia del terrore da parte delle
organizzazioni mafiose.
   In secondo luogo, vorrei tornare sul quesito che era stato
posto dallo stesso Falcone dopo la vicenda dell'Addaura,
vicenda che ha certamente rappresentato uno dei momenti più
tristi della storia della Repubblica italiana. Si è parlato di
falso attentato, tutti siamo convinti - e ne era convinto lo
stesso Falcone - che si sia trattato di un falso e non di un
fallito attentato. Falcone pose un quesito molto preciso
riguardo al fatto che ad organizzare questo falso attentato
fossero state delle menti raffinate. In questa direzione come
si sono mossi i servizi segreti? Abbiamo notizie più precise
su quali siano le menti raffinate di cui parlava il giudice
Falcone?
   Altro quesito: risulta da notizie di stampa, e di altra
fonte, che esiste una differenziazione all'interno del SISMI e
del SISDE, come se esistessero due SISMI e due SISDE; per
quanto riguarda il SISMI, peraltro, ne esisterebbe uno
filoamericano ed uno filoisraeliano. Cosa possono dirci al
riguardo il generale Marino ed il generale Siracusa?
   Si è parlato anche di usura. Purtroppo oggi registriamo
una battuta d'arresto nell'esame del relativo provvedimento di
legge (in Commissione giustizia le cose sono andate
decisamente male) ma, di fronte a questo gravissimo e
terribile problema che sta mettendo in ginocchio l'Italia,
domando in che termini si stia adoperando il SISDE, quanto
meno per creare le condizioni di conoscibilità di un'eventuale
mappa delle società finanziarie, più o meno vere o più o meno
false.
   L'ultima domanda riguarda la massoneria. Cosa stanno
facendo i servizi segreti in merito? Sono state scoperte
numerose logge, coperte e scoperte, mentre il personaggio di
punta della peggiore massoneria italiana, Licio Gelli, vive
tranquillamente a villa Wanda. In che termini i servizi
segreti controllano l'attività di uno dei personaggi più
pericolosi per la stabilità della democrazia nel nostro paese
ed in che termini si stanno adoperando per definire una mappa
della massoneria deviata e per combatterla?
  RAFFAELE BERTONI. Rivolgo la mia domanda al generale
Siracusa. In occasione dei recenti lavori eseguiti a Napoli
per la conferenza del G7, come il generale sa, sono stati
commessi appalti a varie ditte, tra le quali la società per
azioni Angiolini-Bortolotti, la quale ha realizzato, tra
l'altro, opera di restauro nella zona adiacente villa Rosbery
che, come è noto, è la residenza napoletana del Capo dello
Stato. Recentemente, il procuratore della Repubblica di Napoli
ha arrestato come camorrista Antonino Apreda, amministratore
di questa società, ed il prefetto di Napoli Improta, che aveva
affidato, per sorteggio, questo appalto ad Apreda, interrogato
dal procuratore della Repubblica ha detto che ciò era avvenuto
a seguito della delibera di una commissione della quale
facevano parte organismi di polizia, che nessuno aveva detto
nulla al riguardo e, per di più (a questo si riferisce la
domanda), che Apreda risultava fornito della cosiddetta
autorizzazione NOS (nullaosta segretezza). Tale
autorizzazione, che è di particolare rilievo, secondo il
prefetto Improta sarebbe stata concessa dal SISMI. Domando: è
stata concessa dal SISMI? Il SISMI da cosa deriva la
competenza a concedere autorizzazioni del genere? Come mai
tale autorizzazione è stata concessa ad una ditta risultata
camorrista. E da quale persona nell'ambito del SISMI
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è stata concessa, ammesso che sia stato il SISMI a
concederla?
   Chiedo, poi, se il generale Siracusa possa darci qualche
informazione sull'esistenza del fantomatico ufficio UCSI, che
avrebbe o si arrogherebbe competenze in questa materia.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Ringrazio il generale Marino ed
il generale Siracusa per le relazioni. Vorrei subito chiedere
al generale Marino, il quale ha trattato diversi argomenti che
riguardano il problema dell'infiltrazione della mafia
nell'ambito dei pentiti, qualche chiarimento sul problema
delle strategie di discredito dei pentiti, sul problema della
penetrazione della mafia nell'economia e su altri ancora,
nonché di soffermarsi in particolare sul problema relativo
alla gestione dei fondi dei servizi segreti.
   La legge n. 801 del 1977 - che lei ha citato, generale
Marino - secondo noi dovrebbe essere modificata in diversi
punti, ma soprattutto per la parte che riguarda le spese
riservate perché, a differenza di quanto accade negli
ordinamenti che disciplinano i servizi segreti di diversi
paesi del mondo, per una parte di tali spese non esiste alcun
obbligo di rendiconto. Quanto è accaduto negli ultimi anni - e
di cui lei non può che essere soltanto testimone per averne
avuto notizia dalla stampa - è noto a tutti, ma il problema è
che il rischio di un uso non corretto di questi fondi
permanga. Le domando, dunque, se lei non ritenga che questa
legge - a parte altri punti che riguardano il potere di
nomina, l'eventuale controllo da parte del comitato di
controllo dei servizi sulla scelta dei capi dei servizi ed
altri ancora, rispetto ai quali abbiamo presentato una
proposta di legge - debba essere modificata anche nel senso di
prevedere un obbligo di rendiconto delle spese riservate
almeno successivo, così come è previsto ad esempio negli
ordinamenti americano ed inglese.
   Un'altra domanda che desidero rivolgerle riguarda in
particolare i pentiti. Lei ha parlato di una strategia, che
certamente esiste, di discredito dei pentiti e di
infiltrazione dei pentiti. Su questo punto sarebbe opportuno
che fossero forniti dati più concreti e, se possibile,
indicati alcuni episodi; le chiedo inoltre di dare una
valutazione dell'importanza che fino a questo momento hanno
avuto le collaborazioni dei pentiti per quanto riguarda
l'individuazione dei responsabili di gravi fatti delittuosi.
Lei ha parlato anche di importanti operazioni, come ad esempio
quella dell'autoparco milanese; le domando allora se in queste
operazioni, per le quali il SISDE avrebbe avuto meriti
particolari, vi siano state collaborazioni da parte di
pentiti.
   Una terza domanda riguarda il ruolo che viene rivestito da
alcuni esponenti dei servizi. Nel corso dell'ultima
legislatura, in sede di Commissione antimafia abbiamo sentito
alcuni collaboratori della giustizia - cito per tutti Leonardo
Messina - parlare di rapporti che essi avevano prima della
conversione, prima di passare alla collaborazione, con
esponenti dei servizi e, addirittura, della possibilità che
alcuni pericolosi latitanti che partecipavano a dei
summit potessero essere arrestati per le informazioni
che alcuni mafiosi avevano dato ad agenti dei servizi segreti.
A proposito di queste notizie - che affiorano in istruttorie
varie, ultima delle quali quella che riguarda la banda della
Magliana - va preliminarmente rilevato che è vero che gli
agenti dei servizi non possono essere soggetti a regole
rigorose, altrimenti non potrebbero svolgere il loro mestiere,
anche se a volte c'è il problema che alcuni di questi passino,
purtroppo, dall'altra parte, come del resto può succedere per
i magistrati, per i carabinieri e per chiunque altro. Le
chiedo se nell'opera di rinnovamento dei servizi una
particolare attenzione sia dedicata proprio alla liberazione
dei servizi da soggetti che possono essere stati individuati
come collusi con le organizzazioni criminali.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Si è realizzata di recente di vasta
operazione di rinnovamento del personale dei servizi di
sicurezza. Vorrei sapere qual è il numero dei soggetti
avvicendati o allontanati dal servizio e quanti di essi
facevano parte
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dell'organizzazione fin dai tempi precedenti la riforma del
1977.
   La seconda domanda riguarda il direttore del SISDE. Vorrei
sapere se è stata avviata un'inchiesta sul caso Citanna, il
responsabile del centro periferico di Genova del SISDE,
coinvolto nella vicenda della bomba rinvenuta sul treno in
partenza da Napoli ed inoltre, se l'inchiesta è stata avviata,
a quali conclusioni è giunta.
  NICHI VENDOLA. Capisco che la natura medesima dei
servizi segreti favorisca il fiorire di letture di tipo
dietrologico e, a volte, rappresentazioni che possono apparire
fumettistiche. Non vi è dubbio, però, che ormai vi è una
letteratura scientifica abbastanza ampia sui servizi segreti
che dimostra come, dalle ultime vicende risalendo indietro
fino a quelle storiche, si siano verificati più volte fenomeni
di corruzione. Mi rendo conto che l'argomento può apparire
sgradevole, ma è una questione che ha turbato profondamente
l'opinione pubblica e tutti noi.
   Voi avete fornito un quadro descrittivo di quelli che,
nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere gli orientamenti dei
servizi di intelligence, ma l'esperienza dei servizi
segreti del passato, per esempio durante la guerra fredda,
testimonia un uso di parte di questo strumento sia nella lotta
interna fra i poteri dello Stato sia nei confronti di alcune
parti politiche. Penso, per esempio, alle schedature alla FIAT
ai tempi del SIFAR. Inoltre, tutte le vicende da voi citate
relativamente ai fenomeni eversivi, dalle Brigate rosse alla
organizzazione mafiosa, propongono il tema di una presenza non
limpida, anzi a volte inquinata, dei servizi segreti:
dall'affare Moro, con tutte le ombre e i dubbi ancora aperti,
fino al falso attentato dell'Addaura e alla strage di
Capaci.
   Non ne traggo in questa sede un giudizio su come porzioni
dei servizi segreti possano essere state strumento non di
contrasto ma di supporto dell'azione eversiva nella vicenda
italiana; sicuramente, però abbiamo assistito a fenomeni forti
di deviazione dei servizi segreti dai loro compiti
istituzionali e a fenomeni di corruzione e di inquinamento.
   Che garanzie vi sono, al di là di un atto di fede, che
oggi si stia procedendo ad una reale, profonda bonifica, che
consenta ai servizi di intelligence di tornare a
svolgere il loro compito istituzionale? La domanda che nasce
dal senso comune della gente, cioè, non è da chi mi difende il
servizio segreto, ma chi mi difende dal servizio segreto. Le
vicende raccontate dai giornali o di cui si sono occupate le
inchieste giudiziarie negli ultimi anni, infatti, aprono il
cuore non alla speranza ma all'angoscia.
   Qual è il vostro livello di allarme rispetto alla
situazione che avete ereditato, caratterizzata da luci ed
ombre, e qual è l'opera concreta di bonifica che vi proponete
rispetto a questi rischi?
  ALESSANDRA BONSANTI. Purtroppo, per chi ha cominciato a
fare il giornalista nel 1969, sarebbe facile porre una domanda
sulle deviazioni; però domande di questo tenore vi sono già
state poste in maniera così insistente che non vorrei pensaste
che da parte nostra vi è un'assoluta sfiducia nei confronti
dei servizi, perché così non è. Vorrei però chiedervi come, a
vostro parere, sia possibile vigilare per evitare che si
ripetano le deviazioni del passato. Più in particolare vorrei
sapere se siano consentiti all'interno del servizio giuramenti
diversi oltre a quello prestato nei confronti delle
istituzioni. Vorrei inoltre sapere quanti funzionari sono
rimasti di quelli che erano in servizio prima del 1981, cioè
prima della scoperta della loggia P2.
   Passando ad altro argomento, quali informazioni avete
sulla Falange armata, alla quale si dice appartengano
personaggi legati ai servizi? E più in particolare, cosa
potete dirci sulla inchiesta Mannucci Benincasa sul centro di
controspionaggio fiorentino?
   Pongo infine una domanda derivante da un'osservazione che
ho sentito relativamente ad una possibile campagna di
disinformazione, che potrebbe colpire profondamente
l'immaginario collettivo, a proposito di aspetti molto
importanti della lotta
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alla mafia. Vorrei un esempio concreto di fenomeni di questo
tipo.
  MICHELE FLORINO. La prima domanda riguarda il generale
Siracusa. Vorrei conoscere le attuali zone di espansione delle
associazioni mafiose italiane all'estero. Le chiedo altresì se
siate in grado di segnalare il livello di presenza e di
infiltrazione di mafiosi italiani nei paesi dell'est e se
questi rappresentino oggi una nuova zona di insediamento dei
traffici criminali.
   L'altra domanda è rivolta ad entrambi i generali. La
malavita è cresciuta con il paese e convive con esso. Credete
che gli illeciti arricchimenti e guadagni delle attività
commerciali ed imprenditoriali siano gestite dalla sola
criminalità o che ci sia una criminalità d'élite,
composta da persone insospettabili che controllano gran parte
di questi mezzi finanziari che, lo ripeto, a mio modesto
parere non possono derivare dalla sola attività criminale?
  GIUSEPPE AYALA. Rivolgo le mie domande senza distinguere
tra i due interlocutori. Il generale Marino ha fatto
riferimento alla necessità di un adeguamento normativo, ed è
questa la parte della sua relazione che più mi interessa,
anche perché attiene più direttamente ai compiti istituzionali
della Commissione antimafia che, come è noto, consistono anche
nella verifica dell'idoneità dell'apparato normativo oltre che
nel suggerimento delle modifiche necessarie, naturalmente con
la collaborazione di chi si occupa della lotta alla mafia sul
piano operativo.
   Non intendo affermare che lei sia stato evasivo; vorrei
però pregarla di fornirci indicazioni più precise
relativamente alla necessità di un miglioramento normativo con
riferimento all'attività di intelligence. Le perdono poi
con piacere il ricorso all'espressione "nuova emergenza",
perché mi rendo conto che con ciò lei non intende affermare
che la criminalità organizzata sia un'emergenza del paese -
poiché se così fosse, trattandosi di una questione più vecchia
dello Stato italiano, non avremmo capito nulla -, ma vuole
riferirsi alla legge n. 410 del 1991 ed ai maggiori compiti da
essa attribuiti al suo servizio. In questo quadro, alla luce
dell'esperienza che lei, seppure in breve tempo, mostra di
aver maturato, le chiedo di fornirci indicazioni più precise
in modo che la Commissione possa muoversi nella direzione da
lei suggerita.
   Sul piano generale vorrei conoscere la vostra opinione su
una mia vecchia idea in tema di controllo del territorio, più
esattamente in relazione a tutto quello che attiene ad un
miglioramento della qualità del controllo del territorio,
dalla cattura dei latitanti alle estorsioni. Quest'ultimo
fenomeno, infatti, assume dimensioni rilevanti poiché lo Stato
non è in condizioni di garantire, come dovrebbe, la sicurezza
dell'attività commerciale e professionale e viene quindi
sostituito dal mafioso: la vittima dell'estorsione, quindi,
paga il suo potenziale carnefice per impedire che diventi
carnefice effettivo. Si tratta di una questione estremamente
complessa, a mio giudizio non meno centrale del traffico di
stupefacenti o di armi.
   Senza voler assolutamente polemizzare con l'invio
dell'esercito in Sicilia, che tutto sommato non ha
rappresentato un'esperienza negativa, vorrei ricordare che
tutti coloro che si sono occupati di questi problemi hanno
sempre sostenuto che la strada giusta per migliorare la
qualità del controllo del territorio è l'attività di
intelligence. Forse questi aspetti riguardano meno
l'attività istituzionale del SISMI, che guarda soprattutto
oltre confine; vorrei però sapere dal generale Marino se nelle
strategie del SISDE è previsto un potenziamento ed un
affinamento di questa attività che, lo ripeto, ritengo
decisiva per migliorare la qualità della risposta dello
Stato.
  PRESIDENTE. Visto che tutti ormai si interessano della
criminalità organizzata, come si pone il servizio rispetto
alle altre forze di polizia? Quale spazio e quali referenti in
particolare ha nelle altre forze di polizia? E quali sono, in
sottofondo, i rapporti con l'autorità giudiziaria?
   Il sistema di intelligence, in Sicilia come nelle
altre regioni a rischio, è concretamente
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possibile considerata la struttura chiusa della mafia,
della 'ndrangheta e così via, oppure è la raccolta di notizie
già raccolte da altri?
  GIANVITTORIO CAMPUS. Abbiamo ascoltato accenni alla
cosiddetta azione eversiva e alle deviazioni dei servizi.
Credo che nessuno, nemmeno voi, possa negare l'esistenza di
tali fenomeni, che però sono dovuti alla corruzione e
all'inefficienza insita nei servizi, quindi non dei servizi.
Questo è un dato che la cronaca ormai ci ha offerto. Voi
stessi, come nuovi dirigenti di una struttura che avete
ereditato da un vecchio regime, parlate di costruire nel nuovo
e nel meglio.
   Riprendendo quindi quanto opportunamente ha detto il
collega Ayala sull'adeguamento normativo, vi rivolgo l'invito
a liberarvi del vecchio cacciando via i padroni degli armadi
al cui interno possano esservi scheletri, ma soprattutto ad
indicarci i mezzi che possiamo offrirvi - visto che
temporaneamente formiamo il corpo legislativo del paese - per
migliorare la qualità e l'efficienza dell'azione di
intelligence verso la criminalità sia economica, che
avete ben rimarcato, sia politica, che rappresenta ugualmente,
purtroppo, un'emergenza che adesso può finalmente venire a
galla. Credo sia stata la criminalità politica, o meglio la
criminalità collusa con la politica, la causa dei freni finora
esistiti nella lotta contro la criminalità organizzata.
  ANTONIO DEL PRETE. Sono state poste tante
interessantissime domande, per cui avevo pensato di non
formularne nessuna; però, mentre i colleghi parlavano mi è
sorta una curiosità. Chiedo quindi se la collaborazione della
magistratura sia piena o se in qualche caso si siano
verificati disservizi o disfunzioni per possibili contrasti o
incomprensioni.
  GIUSEPPE AYALA. Speriamo di no.
  LUIGI RAMPONI. Come è stato ricordato, vi è
disponibilità nei confronti della magistratura. Personalmente,
ricordo richieste della magistratura, nonché disponibilità
offerte al magistrato per determinati tipi di attività. Se la
magistratura interviene, lo fa perché ha avuto segnalazioni di
notitia criminis: in questo caso, interviene la polizia
giudiziaria. Però, nel corso di determinate attività, la
magistratura può benissimo aver bisogno di controllare
determinate operazioni della polizia giudiziaria, per le quali
può essere anche necessario l'aiuto di certe strutture dei
servizi. D'altra parte, sono sempre stato molto tranquillo nel
fare ciò che la magistratura mi ha chiesto.
   Sono intervenuto perché mi è parso di aver colto qualche
sorpresa sul rapporto magistratura-servizi. Questo esiste;
inoltre, date certe capacità tecniche del servizio, si
fornisce questo tipo di supporto.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Inizio col
rispondere all'onorevole Scozzari, al quale dico subito che
non mi è dispiaciuta l'abbondanza delle sue domande.
   Esiste una ripresa del terrorismo mafioso? Credo che in
materia si sia detto molto in termini di analisi: se ci
fossero risultanze concrete le diremmo qui ma le avremmo già
comunicate all'autorità giudiziaria. Più volte ho fatto cenno
alla necessità per i servizi di conoscere, elaborare,
analizzare. In questa fase, noi abbiamo analizzato e lo stesso
hanno fatto coloro che ci hanno preceduto. Sono pertanto qui a
riferire a seguito di analisi. Adesso, la mafia si trova in
una posizione di stallo che comporta due vie di scelta:
attaccare e delegittimare lo Stato con azioni violente oppure
ritirarsi, "calare le brache" (scusate il termine).
Tecnicamente diciamo che adesso questa mentalità non è nella
mafia, considerati gli impegni che ha nei vari settori,
soprattutto in quelli del riciclaggio e della penetrazione
economico-finanziaria.
   In termini di previsione, quindi, abbiamo fondati motivi
per ritenere che effettivamente si possano avere nuove
manifestazioni, ma non sono frutto di notizie. Noi svolgiamo
intelligence, nel senso che a coloro che debbono operare
diciamo: attenzione, tiriamo giù dei fumogeni, come
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fanno gli aerei quando atterrano per vedere la direzione del
vento. Non facciamo altro che questo. Spero di aver risposto
alla prima domanda.
   Esistono menti raffinate dietro al fallito attentato a
Falcone? Mi piacerebbe tanto rispondere, ma lei sa meglio di
me, onorevole Scozzari, che al riguardo vi è un processo in
corso, al termine del quale è indubbio che si apriranno
squarci di luce in relazione alle decisioni dell'autorità
giudicante. Quindi, mi consenta, non è che io non voglia
rispondere: il fatto è che, sinceramente e onestamente, mi
mancano gli elementi per farlo, ma anche se li avessi, chiedo
venia, ma non potrei farlo ...
  GIUSEPPE ARLACCHI. Scusi, ma il processo non è
sull'attentato dell'Addaura ...
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Beh, mi pare
che sia stata tirata in ballo anche la posizione di
Contrada...
  GIUSEPPE ARLACCHI. Non c'e relazione.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Chiedo scusa
se sto facendo confusione...
  GIUSEPPE ARLACCHI. Ha istituito lei volontariamente una
relazione...
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non
volontariamente, onorevole Arlacchi, non mi attribuisca una
volontà che in questo momento non c'è! (Si ride).
  PRESIDENTE. L'onorevole Scozzari potrebbe ripetere la
domanda per consentirle di spiegarsi meglio.
  GIUSEPPE SCOZZARI. Il quesito Falcone era che dietro il
falso attentato - quindi non il fallito attentato -
dell'Addaura vi fossero delle menti raffinatissime, per usare
il termine testuale. In tale direzione il SISDE ritengo avesse
il compito istituzionale di capire, di indagare, di verificare
sia le condizioni di quel momento storico sia quali potevano
essere le menti raffinate presenti anche all'interno di alcuni
organi istituzionali, che tutto facevano tranne che svolgere
correttamente il compito loro affidato.
  PRESIDENTE. Adesso la domanda è chiara.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Adesso è
chiara, però mi consenta di dirle che mi trova impreparato
...
  GIANVITTORIO CAMPUS. Erano messe al servizio o no?
Questa era la domanda... (Si ride - Commenti del deputato
Ayala).
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. In questo
caso, chiedo... ricorro alla riserva!
  GIUSEPPE SCOZZARI. Al servizio no, però ...
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Penso di aver
capito... Non siamo molto intelligenti, ma cerchiamo di
esserlo! Comunque, se mi consente, mi riservo di dare una
risposta al riguardo.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Onorevole
Scozzari, la sua terza domanda era: è vero che nel SISMI
esistono un'anima filoamericana ed un'anima filoisraeliana?
Desidero respingere questa etichetta, perché non esiste un
SISMI filoamericano, né un SISMI filoisraeliano. Lavoriamo con
gli americani e con gli israeliani, ma non per gli americani e
per gli israeliani. Certo, sono i servizi più efficienti ed è
chiaro che ci vogliamo... inserire in questi sistemi, perché
dobbiamo ricordarci che i servizi vivono in una rete di
collegamento internazionale essenziale per fornire i nostri
prodotti a tutti i clienti che hanno bisogno di
intelligence. Tali prodotti vengono dalla nostra ricerca
diretta e dallo scambio con i servizi con cui siamo collegati.
E' chiaro che sono i servizi più efficienti ad offrirci il
prodotto migliore. In questa "comitiva" anche noi cerchiamo di
fare del nostro meglio, e devo dire che ci difendiamo
abbastanza bene. Altrimenti, non ci sarebbero gli scambi, come
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può confermare il senatore Ramponi, mio illustre
predecessore. Ripeto, non esistono un'anima filoamericana e
un'anima filoisraeliana. Il SISMI lavora per le istituzioni ed
è pienamente inserito in questa rete di servizi collegati.
  ALESSANDRA BONSANTI. Cerco di interpretare la domanda
del collega: a suo avviso, è possibile che i servizi collegati
americani abbiano in qualche modo consentito o aiutato la
manipolazione di alcuni pentiti, che avrebbero parlato contro
un uomo politico italiano, cioè contro Andreotti? Questo
circola molto ...
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. E' una
domanda alla quale non è possibile rispondere. Credo che non
potrebbe mai avere una risposta, neanche se la chiedesse al
capo della CIA, perché non gliela darebbe. Si tratta di
attività che non sono certo materie di scambio o di
informazione. Comunque, posso dirle che come SISMI non ne sono
in possesso. Non ho assolutamente la possibilità di darle una
risposta in questo senso.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'onorevole
Scozzari ha anche parlato di mappatura dell'usura e della
massoneria. Si tratta di due aspetti completamente diversi.
Credo di essermi soffermato in maniera sufficiente - anche se
non quanto avrei voluto - sull'impegno del mio servizio nella
lotta alla criminalità economica. Volutamente (per esigenze di
tempo), non mi sono soffermato su tutti gli aspetti della
lotta alla criminalità organizzata. Ho fatto cenno all'aspetto
ultimo, quello più pericoloso, della penetrazione nei grandi
mercati, nonché alle turbative della divisa italiana,
eccetera. Ma sul terreno della lotta all'usura, mi sembra che
la mobilitazione in atto sia tale che il SISDE non possa
restarvi estraneo. Ritengo, anzi, che esso offra grossi
apporti alle forze di polizia.
   Per rispondere alla domanda del presidente, devo dire che
i servizi si pongono in termini di collaborazione assoluta, di
sostegno di notizie informative. Consentitemi di soffermarmi
su un dato di procedura: quando dalla periferia le notizie
arrivano al centro raggiungono il tavolo del direttore; per
cui, in tale momento rivendico la mia responsabilità nel
settore operativo; risponderò anche a chi mi chiedeva in che
modo è possibile prevenire per il futuro ciò che è successo in
passato. Dicevo che nel settore operativo, per quanto riguarda
il mio servizio, le notizie giungono tutte sul mio tavolo, per
cui sono io a decidere come, quando e a chi fornirle. In
relazione al tipo di notizia si sceglie poi il partner:
se si tratta di notizie di natura economica, rispetto alle
quali operano normalmente le Fiamme gialle, le passiamo alla
Guardia di finanza, oppure, sulla base dei diversi settori,
alla polizia o ai carabinieri.
   Nel campo dell'usura ci comportiamo nella stessa maniera:
la mappatura esiste e collaboriamo con la Guardia di finanza,
che indubbiamente nel settore opera con maggiore competenza e
con maggiori possibilità di penetrazione.
   In ordine alla massoneria, mi pare che l'essenza della
domanda fosse la seguente: chi controlla i massoni? Noi
svolgiamo un'attività informativa, non di sicurezza o di
controllo. Mi pare che anche da notizie divulgate sulla stampa
sia emerso che davanti alla villa di Gelli, ad Arezzo, si
svolgesse una certa attività di controllo su persone,
annotando chi entrava e chi usciva. Certo, questo non lo
facciamo noi, perché istituzionalmente non siamo tenuti a fare
un controllo di questo tipo: guai se facessimo una cosa del
genere! Se svolgessimo questo tipo di attività, sareste
proprio voi, in questo momento - anche se potrebbe far comodo
sapere certe cose -, a richiamarci ai nostri compiti
istituzionali. Indubbiamente, però, se l'attività della
massoneria dovesse assumere connotati di pericolo per la
sicurezza nazionale e per le istituzioni democratiche,
credetemi non rimarremmo inermi e impassibili. E' questo uno
degli obiettivi che perseguiamo. Mi pare che oggi vi siano
massonerie palesi e massonerie meno palesi; ma su questo ci
regoliamo, lasciate a noi la possibilità di giudicare
nell'ambito della nostra capacità operativa. Ricordate che il
nostro compito
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è quello di garantire la sicurezza interna del paese.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Il senatore
Bertoni ha posto un quesito specifico riguardante l'appalto
alla ditta Angiolini-Bortolotti che ha operato nell'ambito del
G7 effettuando taluni lavori anche nei pressi della residenza
napoletana del Capo dello Stato. Il prefetto Improta ha
dichiarato - e su questo è stata data ampia risonanza sulla
stampa - che il SISMI ha rilasciato il nullaosta di segretezza
a quella ditta. Desidero chiarire che il SISMI non rilascia
nullaosta di segretezza a chicchessia perché non è l'organo
istituzionale deputato allo scopo. Tale organo è l'autorità
nazionale di sicurezza, che promana dal Presidente del
Consiglio dei ministri, cioè in questo momento il prefetto
Pierantoni, segretario generale del CESIS, che si avvale di un
ufficio centrale di sicurezza. Il SISMI, quindi, non
c'entra.
  MICHELE FLORINO. Allora il prefetto di Napoli ha
dichiarato il falso! E' importante questo aspetto.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Direi che
forse era male informato, ma c'è una spiegazione e desidero
darla perché un professionista come il prefetto Improta non
può prendere un abbaglio. L'equivoco deriva dal fatto che
negli anni scorsi l'autorità nazionale di sicurezza delegata
dal Presidente del Consiglio dei ministri era rappresentata,
anziché dal segretario generale del CESIS, dal direttore del
SISMI dell'epoca, da cui dipendeva l'ufficio centrale di
sicurezza (è il fenomeno piuttosto diffuso del "doppio
cappello"). Il SISMI - ripeto - non c'entra nulla. In questo
senso ho anche fatto fare una rettifica perché il SISMI è
stato coinvolto in una questione nella quale non c'entrava
assolutamente nulla e della notizia è stata data ampia
diffusione sulla stampa (come, ahimé, succede
frequentemente).
   Per chiarezza posso dire che la ditta era stata
autorizzata con NOS preventivo per partecipare alla gara e che
il suo nuovo titolare, Antonino Apreda, non aveva ricevuto il
NOS. Dico questo per completezza di informazione, ribadendo
però che il SISMI in questa questione non c'entra nulla.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Desidero
rispondere alla prima delle domande rivolte dal senatore
Imposimato. Mi pare di aver capito - la domanda era piuttosto
serrata - che egli si riferisse alla pericolosità della
penetrazione della mafia nell'ambito dei pentiti. In materia
di pentiti possiamo dire molto circa l'attività di
intelligence, ma poco o quasi nulla in termini
gestionali perché, come si sa, i pentiti non vengono neppure
avvicinati dagli operatori di intelligence,
ufficialmente. Secondo le prassi esistenti - che attualmente
formano oggetto di progetti di revisione, di dialettica - non
gestiamo i pentiti. Analiticamente, come attività di
intelligence ci risulta, ma non è una novità, che nella
strategia della mafia rientrano anche il progetto della
disinformazione ma soprattutto l'inquinamento del mondo dei
pentiti.
   Non so quanto lei, senatore Imposimato, si aspettasse
dalla mia risposta, se ritiene mi può sollecitare ulteriori
informazioni...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Le chiedo se ci siano stati casi
concreti.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Casi concreti
non ci sono stati, ma, come lei mi insegna, il caso concreto
lo rileva chi gestisce il pentito, chi ha la sensibilità di
avvertire, di capire (illustri magistrati hanno ormai
acquisito una grande maestria in questo senso) quando il
pentito è al limite del vero o del falso o quando mette il
bastone tra le ruote. Non svolgiamo questa attività; certo, in
tema di intelligence abbiamo lanciato un avvertimento
che è per certi versi a conferma di quanto tutti affermano,
compreso il mondo della magistratura (sono stati lanciati
allarmi in materia).
   Un altro argomento di grande attualità concerne le spese
riservate. Indubbiamente fino ad ora queste si sono sottratte
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ad ogni rendicontazione e in realtà, teoricamente, ancora si
sottraggono a tale principio. In pratica, a seguito di una
recente direttiva, non si sottraggono più e le spiego il
perché: mentre prima la rendicontazione delle spese riservate
(al riguardo il generale Siracusa potrà aggiungere ulteriori
informazioni) doveva essere distrutta con i passaggi di
consegna dei direttori o comunque entro il 31 dicembre, adesso
vige una direttiva in base alla quale la rendicontazione viene
conservata in busta chiusa, controfirmata dal direttore del
servizio, per dieci anni. Diciamo, quindi, che per ora si è
già raggiunto un obiettivo...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Non per legge!
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non per
legge. Lei, senatore Imposimato, mi chiedeva un parere
tecnico, da addetto ai lavori; personalmente sarei favorevole
alla procedura seguita in altri paesi che hanno affrontato ed
hanno avuto analoghi dispiaceri, anche se meno pubblicizzati,
i quali hanno previsto una scadenza. Riterrei infatti
opportuno lasciare un periodo di tempo per consentire un
raffreddamento di interessi: verificare come sono stati spesi
i soldi a distanza di cinque, sei o dieci anni è cosa ben
diversa dal verificarlo nell'imminenza perché vi potrebbe
essere un interesse a sapere non tanto come viene speso il
denaro pubblico, il che è legittimo e doveroso da parte degli
organi di controllo, quanto in tasca a chi è andato, e
soprattutto se esso sia stato impiegato per fini istituzionali
ed operativi.
   Il mio parere è dunque favorevole ad un controllo, diluito
però nel tempo, facendo riferimento, cioè, a quello che può
essere l'excursus di un interesse sia di indagine sia
operativo, di polizia giudiziaria, sia di altra natura.
Lasciamo, quindi, che il tempo consenta un raffreddamento di
interessi.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Vorrei fare
una puntualizzazione. Concordo, intanto, con quanto affermato
dal generale Marino. Le spese riservate nell'ambito di servizi
sono connaturate alla natura dei servizi stessi perché se
fossero tutte comprese nel bilancio ordinario, quindi
verificabili, non potrebbero essere svolte delazioni e pagate
fonti che naturalmente verrebbero immediatamente rese prive di
efficacia: vi sarebbe, cioè, il crollo dell'attività di
intelligence dei servizi.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Ma negli altri paesi il controllo
successivo è possibile.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Successivo
sì, concordo.
   Vorrei poi ricordare che gran parte dei capitoli
riservati, di cui ogni tanto si sottolinea la grande valenza
rispetto al bilancio ordinario, subisce le sorti di
rendicontazione aperta, mentre solamente una quota, che nel
SISMI ho stabilito intorno al 15-20 per cento, rimane
effettivamente in busta sigillata per dieci anni. Non è vero,
quindi, che tutti i capitoli riservati non sono controllati;
la grandissima parte, direi l'80 per cento, è controllata
dagli organi ispettivi, come se fosse un capitolo ordinario,
mentre una parte deve rimanere segreta, pena il decadimento
dell'attività. La documentazione relativa a questa parte -
ripeto - rimane conservata per dieci anni affinché
successivamente possa essere sottoposta a verifica.
  LUIGI RAMPONI. Per maggiore chiarezza, vorrei fare
un'ulteriore puntualizzazione: quando si parla di
rendicontazione o di riservatezza, si fa riferimento, secondo
quanto stabilisce la legge, alla rendicontazione alla Corte
dei conti. Non è che le risorse del SISMI e del SISDE non
avessero e non abbiano controllori, semplicemente non sono
sottoposte a controllo da parte della Corte dei conti.
   Inoltre, la distruzione è un fatto vero. Mi pare che nel
SISDE la distruzione avveniva ogni tre mesi e nel SISMI invece
a fine anno o con il cambio del direttore, e sempre sotto il
controllo del ministro controllore.
  GIUSEPPE AYALA. Chi controllava il controllore?
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   LUIGI RAMPONI. No, a questo punto si potrebbe dire chi
controlla la Corte dei conti! Ma, attenzione, non si deve
avere l'impressione che questi fondi - non essendo tra quelli
sottoposti a rendicontazione alla Corte dei conti - non
fossero sottoposti a controllo da parte di altri organi. Il
direttore del servizio, quindi, non era e non è il
responsabile ultimo dell'impiego delle risorse, perché sopra
di lui vi sono ulteriori controlli.
   In secondo luogo, non ho mai capito perché non si dovesse
mantenere la conservazione, tanto è vero che in materia ho
proposto l'approvazione di un'apposita legge. I dati delle
operazioni svolte sono conservati negli archivi; pertanto
sappiamo che determinati soldi servono per determinate
operazioni, generali o anche specifiche...
  GIUSEPPE AYALA. Finocchiaro la pensava diversamente, e
Broccoletti...
  LUIGI RAMPONI. Non mi parlare di Broccoletti il quale,
tra l'altro, viene dipinto come un agente mentre era un
amministratore! Parliamo invece delle responsabilità di chi fa
le operazioni: se poi non c'è il controllo, osservo che anche
la donna di servizio può imbrogliare sulla spesa, ma questo
non vuol dire che non vi siano il diritto e la responsabilità
di controllare.
  GIUSEPPE AYALA. Qui si tratta di decine di miliardi.
  LUIGI RAMPONI. Nel momento in cui si conserva negli
archivi tutto ciò che riguarda un'operazione segreta
(naturalmente la magistratura può sempre effettuare
controlli), non vedo quale problema ci sia ad avere, assieme
ai dati dell'operazione, anche quelli relativi a ciò che è
servito per l'operazione medesima. Per il resto, si tratta di
attività più o meno di routine che consistono nel dare
una certa disponibilità a chi deve svolgere un'attività
informativa, sempre documentata. Attenzione, però, perché non
si deve mai sapere chi siano i destinatari: anche nelle buste
tenute per un anno non c'era scritto che ad una certa persona
erano stati dati 10 milioni perché dicesse qualcosa.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'ultima
domanda del senatore Imposimato riguarda il ruolo rivestito da
alcuni rappresentanti del servizio per quanto attiene ai
collaboratori: le sono grato di questa domanda, perché troppo
spesso sulla stampa si parla di agenti dei servizi in maniera
impropria.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Di collaboratori esterni.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Mi consenta
di chiarire questo aspetto. Anche in casi molto gravi si è
attribuita la veste di agente 007 a persone che con i servizi
molte volte non avevano nulla a che vedere, che erano dei
mistificatori della peggior specie. Se un rapporto avevano con
i servizi era di informazione; forse è il caso di precisare in
questa sede che gli informatori dei servizi non sono
certamente gente perbene, ma il più delle volte gente che
guazza nella melma e che si presta ad una certa attività di
informazione proprio per quello che può servire a leggere,
analizzare e capire certi fenomeni. Non deve quindi
scandalizzare se un soggetto è legato ai servizi da un
rapporto di collaborazione, che di collaborazione poi non è,
perché il collaboratore è ben altra cosa, molto più
rispettabile a livello concettuale; l'informatore è un
delatore di cui i servizi si servono per acquisire notizie.
   Direi quindi che, al di là dei fatti ancora all'esame
della magistratura, di agenti del mio servizio che hanno
deviato... è tutto da dimostrare. Lasciamo il dubbio all'esame
della magistratura.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. La ringrazio.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'onorevole
Arlacchi mi ha chiesto quanti appartenenti al servizio siano
stati allontanati di recente e se ci siano ancora "soci
fondatori". Le rispondo in termini numerici perché penso che
questo dato sia molto significativo: nell'ultimo anno sono
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stati allontanati dal servizio oltre 250 elementi e
recentemente hanno lasciato il servizio - non dico sono stati
allontanati - sei funzionari. Quando si parla di "soci
fondatori" si fa riferimento, in termini buoni e con tutto il
rispetto loro dovuto, a coloro i quali hanno dato vita al
servizio - mi si consenta di spezzare una lancia - tanto
vituperato per le recenti vicende, che tuttavia è composto da
onesti lavoratori, che ho trovato depressi, i quali hanno
soltanto bisogno di trovare una motivazione. Mi creda, avrei
motivo di nascondermi dietro uno sfascio completo, ma non è
così. Non so chi di loro abbia fatto riferimento ad un atto di
fede: certo, in questo momento chiedo un atto di fede perché
il servizio non si sta riorganizzando, ma sta studiando come
darsi una nuova struttura. Pertanto in una prossima occasione
sarò in condizione di dare notizie relative ad un nuovo
organigramma della direzione, finalizzato a rendere la
struttura più aderente alle esigenze di intelligence.
   Sicuramente posso dire che ai fini del controllo (e con
questo spero di rispondere anche ad un'altra domanda) mi sono
riservato personalmente - ed in questo momento affermo tutta
la mia responsabilità - il settore operativo, il settore
amministrativo e quello del personale, che penso siano i
settori intorno ai quali un servizio ruoti e debba ruotare.
  GIUSEPPE ARLACCHI. In pratica lei sta dicendo che il
servizio è rimasto sostanzialmente come prima, perché sei
funzionari su un organico...
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Ho fatto
riferimento agli ultimi tempi; potrò fornirle dati precisi,
non ci sono problemi, essendo dati pubblici.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Sì, desidero avere dati più precisi
per poter misurare la credibilità e la profondità di questo
rinnovamento ed avvicendamento.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non ci sono
problemi.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Alla fine
dell'anno scorso ed agli inizi di quest'anno il servizio ha
registrato un certo rinnovamento, nel senso che si sono
allontanate circa 300 unità per i motivi più vari, e si
trattava di persone anche di una certa anzianità. C'è quindi
un rinnovamento obiettivo del servizio.
   Per quel che riguarda i "residui" - chiamiamoli così - ho
qui dati precisi, che mi ero portato immaginando una domanda
di questo tenore: attualmente, dei tempi del SIFAR (che, come
ho ricordato all'inizio, vanno dal 1949 al 1966), sono rimaste
in tutto tre persone, le quali all'epoca portavano, per così
dire, i pantaloni corti, e quindi avevano incarichi talmente
secondari da non poter certamente essere accusati di esser
residuati di allora. Per quel che riguarda i "residui" del
SID, sono il 13 per cento, anch'essi a quei tempi impegnati in
attività marginali e molti con incarichi di supporto
logistico; il numero stesso tradisce la loro effettiva
importanza. Posso affermare, se questo può essere motivo di
tranquillità, che il SISMI è totalmente rinnovato; abbiamo
introdotto negli ultimi tempi nuova linfa traendola
dall'università, quindi da laureati, e ciò costituirà il
trend anche per il futuro, unitamente ai tecnici, che
non possono che essere tratti dalle forze armate (per esempio
gli esperti di comunicazioni ed i tecnici elettronici con
specializzazioni particolari). Il servizio è quindi rinnovato
e per me funziona. Non ho un'esperienza del servizio di soli
due mesi, ma anche precedente, in qualità di capo del secondo
reparto: già allora avevo tratto questa conclusione di alta
professionalità e dedizione che mi permetto di riconfermare.
Anche con i "residui" del 3 per cento del SIFAR e del 13 per
cento del SID.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Onorevole
Arlacchi, mi riservo di fornire questi dati non per difetto di
intelligence, ma perché non immaginavo di ricevere
questa domanda, che mi sarei atteso più in sede di Comitato di
controllo sui servizi. Si tratta comunque di dati che le
fornirò con grande piacere.
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   Per quanto riguarda l'inchiesta Citanna non posso che
rispondere che il tutto è ancora all'esame della magistratura;
non è un paravento dietro al quale mi nascondo in questo
momento, lei lo sa perfettamente. Citanna è ancora sub
iudice della magistratura, per cui qualsiasi cosa io venga
a dire qui...
  GIUSEPPE ARLACCHI. Mi riferivo all'inchiesta interna.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'inchiesta
interna è stata aperta, ma non va avanti perché, come lei mi
insegna, se è in corso un'inchiesta della magistratura
andrebbe inevitabilmente ad incidere sull'inchiesta
dell'autorità giudiziaria. Ciò sarebbe quanto mai inopportuno,
perché la nostra attività potrebbe anche essere presa come
attività di... Abbiamo invece lasciato lo scenario, poiché
ritengo, come direttore, che in questo momento il servizio si
debba astenere; dopo le decisioni dell'autorità giudiziaria
l'inchiesta proseguirà. Inizialmente sono stati compiuti
accertamenti, ma allo stato attuale non è stato più fatto
niente da quando l'autorità giudiziaria ha preso in mano la
questione.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Un servizio di sicurezza, come
qualunque amministrazione dello Stato ed anche privata che
funzioni, deve disporre innanzitutto di propri strumenti di
accertamento sull'operato dei propri dipendenti. D'accordo,
quindi, sul fatto che l'inchiesta della magistratura accerterà
le responsabilità penali, ma esistono anche responsabilità
professionali, di corretta conduzione di certe operazioni, che
un servizio deve assolutamente saper monitorare e giudicare,
altrimenti bisogna essere un po' preoccupati.
  GIUSEPPE AYALA. Citanna è ancora al suo posto?
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. No, no. Non
per spirito di polemica, ma desidero precisare una cosa, non
tanto come direttore del servizio, ma come funzionario con
quaranta anni di servizio alle spalle: in ogni amministrazione
questo si fa, onorevole Arlacchi, quando gli accertamenti non
vanno a collidere con quelli dell'attività giudiziaria. Vale
un principio ben preciso: non creare un qualsiasi precedente
che possa essere invocato sia dalla parte lesa sia dall'altra
parte come esimente o aggravante. Parlo per l'esperienza
specifica che ho maturato nell'Arma dei carabinieri, dove ci
siamo sempre regolati in questa maniera: l'individuo
ovviamente non continua a fare il mestiere che faceva, e non
ci sono sbavature di quelle che nell'Arma si chiamano
responsabilità autonome. Posso dire che nel caso Citanna non
ci sono responsabilità autonome e tutte, in un modo o
nell'altro, sono connesse col fatto, che rimane quello che è.
Non possiamo dire se si sia comportato bene o male sotto il
profilo operativo, perché questo incide sulla responsabilità;
non possiamo dire se abbia fatto bene o male a prendere un
impegno con l'informatore - stiamo facendo delle ipotesi,
nessun caso specifico, anche se vi possono essere dei
riferimenti -, dando maggiore o minore valenza all'informatore
stesso, perché questo potrebbe incidere sulla credibilità come
operatore dei servizi. Questo verrà dopo, quando l'autorità
giudiziaria avrà fatto chiarezza.
   Oggi come oggi, nell'inchiesta interna, non sono state
ravvisate responsabilità autonome: autonome, non
responsabilità in generale, perché di queste ultime ce ne
sono, e sono tantissime, ma in qualche maniera vanno tutte a
collidere con responsabilità di carattere penale, o comunque
sono un aspetto del comportamento di rilevanza penale.
   L'onorevole Vendola mi ha fatto una domanda sulla
corruzione: se si riferiva al mio servizio, sono tutti episodi
all'esame dell'autorità giudiziaria. Mi dispiace che
l'onorevole Vendola non sia presente.
  PRESIDENTE. Si è dovuto allontanare.
  ALESSANDRA BONSANTI. La depressione esistente
all'interno dei servizi, alla quale lei ha fatto riferimento
prima e che riteniamo un fatto molto negativo che speriamo
Pagina 302
venga superato al più presto, può derivare anche dalla
coscienza di aver lavorato insieme a persone che tradivano?
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Le sono grato
per questa domanda, perché lei ha colto nel segno. Non
parlerei comunque di depressione ma di demotivazione: certo,
l'ho detto e lo confermo, è stata un'impressione immediata, ma
con grande convinzione le dico che si tratta di personale che
si aspettava di ritrovare una leadership- termine che
dice tutto e niente - che li rimettesse in moto. Indubbiamente
hanno patito - diciamo così - per le vicende che hanno portato
il servizio sulla bocca di tutti. L'immagine del servizio in
questo momento non è certo delle migliori. Non è mia
intenzione svolgere una difesa d'ufficio dei miei dipendenti,
ma non posso fare a meno di considerare come vi siano state
conseguenze che non tutti hanno meritato di subire. Come
giustamente è stato sottolineato, si tratta di operatori che
accusano una gestione che ha distrutto tutto quello che era
stato costruito in termini di operosità, di impegno e di
sacrificio. Fatte le dovute eccezioni (che, come ho già avuto
modo di dire in particolari sedi, saranno perseguite dal
sottoscritto con un rigore addirittura superiore, se
possibile, a quello della magistratura) ritengo - non lo dico
per atto di fede - che, oggi come oggi, l'ambiente sia stato
sufficientemente (dico sufficientemente perché l'assoluto non
esiste)... Credo nell'attività e nell'azione di
riorganizzazione del servizio. L'aspetto che continua a creare
un certo disagio è rappresentato dalla tendenza ad accomunare
la vecchia gestione del servizio con la nuova. Pur
proponendomi di avere il numero minore di rapporti possibile
con la stampa, pregherei - per quanto possibile - di parlare
di "nuovo SISDE", con riferimento non alla coincidenza del
processo di rinnovamento con l'acquisizione della direzione da
parte mia, ma ad un nuovo modo di vedere e di concepire la
gestione del servizio stesso, al di là della mia persona.
Credo che in questa direzione ci si muoverà anche dopo di me,
mi auguro in maniera ancora migliore. Sotto questo profilo, le
do ragione perché ha colto nel segno.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. L'onorevole
Vendola ha parlato di presenza inquinata nei servizi ed ha
fatto riferimento alle garanzie che gli stessi offrono sotto
il profilo della fedeltà alle istituzioni. Facendo eco a
quanto ha testé detto il generale Marino, vorrei sottolineare
che il SISMI soffre di un accomunamento con il vecchio SISDE,
che sicuramente non gli porta lustro (ciò, ovviamente, fatta
salva la nuova riorganizzazione). Mi trovo continuamente
citato come direttore di servizi deviati e truffaldini: si
tratta di un'annotazione che certamente non può rinsaldare gli
animi e conferire slancio ed entusiasmo ai componenti del
servizio, i quali sono professionisti di prima qualità. La
fedeltà dei servizi alle istituzioni è garantita dalla scelta
degli uomini, dai controlli, dalle verifiche, dall'entusiasmo
e dalla gratificazione che derivano dalla coscienza di
svolgere un lavoro veramente importante. Oggi sento di poter
dire che il servizio offre queste garanzie. Naturalmente - si
tratta di un dato fisiologico - in qualsiasi organismo vi può
essere qualcuno che commette degli errori, di limitata
portata, ma ciò non può compromettere l'immagine di un
servizio che vuole davvero servire le istituzioni.
  CORRADO STAJANO. Considero oltremodo interessante
l'ultima fase della discussione, nonostante la stessa abbia
assunto le caratteristiche di una discussione psicologica
sulla condizione umana. Del resto, è giusto svolgere anche
questo tipo di considerazioni ove si tenga presente che esse
riguardano uomini impegnati in posizioni molto delicate che
operano - o dovrebbero operare - a tutela della Repubblica.
Vorrei dire ad entrambi i responsabili dei servizi che noi
siamo coscienti del fatto che essi rappresentano il nuovo (mi
vengono in mente i giornali che, dopo il 1945, fecero apparire
sulle rispettive testate la parola "nuovo"). Tuttavia, signori
generali, credo che voi non possiate minimizzare
Pagina 303
il termine "deviazione". Generale Marino, ho notato
che lei è stato assai controllato per tutta la seduta ma si è
emozionato - anzi, se posso dirlo, arrabbiato, quasi
inalberato sottilmente - quando ha dovuto pronunciare la
parola "deviazione". Poiché voi rappresentate il nuovo, viene
da chiedersi se per caso i deviati siano gli onesti, ove si
consideri tutto quello che è accaduto nell'ambito dei servizi
segreti dal 1969, da piazza Fontana ad oggi. Naturalmente, il
generale Marino ha richiamato in modo ineccepibile le
inchieste della magistratura attualmente in corso. Ci viene
però il sospetto di essere qui per nulla, perché anche noi
potremmo aspettare l'esito delle inchieste e, a quel punto,
chiedervi ulteriori delucidazioni. Lei ha usato una bella
espressione quando ha parlato, se non ricordo male, di
"conquista di fede".
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Esatto.
  CORRADO STAJANO. Guardi, però, che la "conquista di
fede" deve riguardare anche l'opinione pubblica!
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Concordo
pienamente con tutti i punti da lei trattati, in particolare
con uno di essi. Dobbiamo parlare di inchieste in corso
perché, purtroppo, non possiamo rispondere in altra maniera.
Con la speranza che i processi abbiano uno svolgimento rapido
e sempre che io rimanga ad occupare l'attuale incarico, sarò
ben felice di discutere a posteriori di aspetti
eventualmente non chiariti dalla magistratura. E' in quel
momento che si può fare davvero chiarezza, perché non è detto
che in sede operativa rilevi solo ciò che abbia una rilevanza
sotto il profilo penale. Con questo, credo di averle fornito
una risposta.
   L'onorevole Bonsanti ha posto una serie di domande ad
alcune delle quali penso di aver già replicato. In
particolare, è stato posto il problema di come si vigili per
evitare che certe cose non si verifichino più. Ho già fatto
riferimento a quelle che sono le mie responsabilità ed ho
illustrato la precedente articolazione del servizio. In una
prospettiva che, sia pure futuristica, considero comunque
immediata, sottoporrò all'approvazione del ministro
dell'interno il testo di una nuova articolazione della
direzione che comporterà una mia responsabilità diretta nei
settori operativo, amministrativo (quello che - ahimè! - ha
più degli altri esposto il servizio) e del personale, un
settore anch'esso molto delicato visto che tra gli addebiti -
non parliamo di accuse - mossi al servizio vi è stato anche
quello di aver posto in essere una politica clientelare nel
campo delle assunzioni. Anche di questo settore prenderò in
mano il timone e me ne assumerò la responsabilità.
   Per quanto riguarda la possibilità che siano stati
prestati altri giuramenti, rispondo in termini assolutamente
negativi. Dico questo con grande convinzione, a meno che non
vi sia qualcuno che vada nei sotterranei dell'Excelsior a
prestare giuramenti di altro genere per i quali, ovviamente,
non può che renderne conto l'eventuale protagonista, non certo
io, sia di fronte alla magistratura sia, probabilmente, di
fronte a qualcun altro più importante di me. Posso dire che
due giuramenti sicuramente non ci sono. Mi pare un fatto
nuovo... Mi piacerebbe saperne di più sui motivi per i quali è
nata questa domanda.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Mi associo
al generale Marino nel rassicurare l'onorevole Bonsanti: non
esistono altre forme di giuramento oppure diversi protocolli o
procedure che possano richiamare fatti di questo genere. Oltre
tutto, il SISMI è composto in buona parte da personale di
estrazione militare che non conosce altri giuramenti se non
quello di fedeltà alla Repubblica prestato all'epoca
dell'assunzione nelle forze armate. Sotto questo profilo,
pertanto, l'onorevole Bonsanti può stare tranquilla.
   Ho già risposto per quanto riguarda il numero di
funzionari il cui rapporto con il servizio risale ad antica
data.
   Quanto alla Falange armata, al momento attuale la
magistratura ha reperito
Pagina 304
il signor Scalone Carmelo. Non abbiamo altre evidenze: le
telefonate continuano, ma noi non disponiamo di elementi che
possano andare ad aggiungersi a quelli acquisiti
dall'inchiesta giudiziaria. Come SISMI, non ci risulta
alcunché.
   Infine, per quanto riguarda Mannucci Benincasa, il suo
nome è legato ai processi per i fatti di Bologna condotti dal
pubblico ministero Mancuso. Egli è inquisito per falsa
testimonianza ed era capo centro a Firenze. Tempo fa è stato
sostituito ed ora la cosa va avanti ... Ferma restando
l'esigenza di procedere alle inchieste finalizzate a venire a
capo di eventi tanto tragici per la nostra Repubblica, vorrei
che si parlasse anche di un SISMI successivo a quegli eventi,
di un servizio cioè che ha avuto vita nuova dopo la gestione
del generale Santovito e che da quel momento in poi ha
conseguito ulteriori traguardi, rinnovandosi.
  ALESSANDRA BONSANTI. Se non sbaglio, Mannucci Benincasa
è rimasto capo del centro di controspionaggio fino al 1991,
per ben vent'anni. Ritenete che una situazione del genere sia
possibile e normale?
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. A mio
avviso, si tratta di una situazione non normale, dal momento
che considero necessario un avvicendamento ed un rinnovamento
dei quadri che conferisca un nuovo slancio. Io provengo dalle
forze armate, laddove non si permane nello stesso incarico per
più di due-tre anni. Tale forma di avvicendamento ha una
giustificazione fisiologica: il nuovo arrivato pagherà - per
così dire - una "gavetta" giacché dovrà impratichirsi, ma nel
contempo apporterà nuove idee e slancio rinnovato; in
particolare, egli non subirà condizionamenti dall'ambiente
locale che nel caso specifico, come tutti sappiamo, sono stati
molto forti. Le posso garantire che il rinnovamento dei centri
in tutta Italia è stato consistente ed ha consentito
l'immissione di nuova linfa mediante l'impiego di elementi più
giovani.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. All'onorevole
Ayala, a proposito dell'apparato normativo, dico subito che ho
sollecitato una serie di innovazioni soprattutto sotto il
profilo della copertura legislativa relativa alla nostra
attività.
   Quanto ai casi particolari, ne citerò soltanto uno. Nella
mia relazione ho chiarito che noi operiamo nel campo del
lecito anche se molte volte ci portiamo ai limiti del lecito e
dell'illecito. Tutto ciò - attenzione! - per acquisire
informazioni istituzionali. Non voglio ripetermi, ma deve
essere chiaro che quando parliamo di acquisizione nel lecito e
nell'illecito la finalità è sempre la stessa, escludendo
pertanto operazioni che non siano istituzionali ed
istituzionalizzate. Lei sa perfettamente che in quel settore
non possiamo operare e che dobbiamo chiedere l'apporto della
polizia giudiziaria. Non possiamo rivolgerci al magistrato
direttamente. Per quanto riguarda, ad esempio, le
intercettazioni (è un termine che spaventa ma che in realtà
individua uno strumento che consente alla polizia giudiziaria
comune di svolgere le migliori operazioni), se siamo noi a
ricorrervi si parla di intrusioni nella vita privata mentre
invece se vi ricorre la polizia giudiziaria si tratta di uno
strumento valido sotto il profilo operativo. Molte volte
incontriamo difficoltà in questo tipo di operazioni. In
sostanza, il problema è questo: o si dà fiducia all'operatore
del servizio oppure è meglio sciogliere quest'ultimo. Se si dà
fiducia all'operatore dei servizi, occorre comunque dotarlo di
strumenti. E ho parlato solo di un aspetto.
   Quanto alla nuova emergenza, ho voluto sottolineare
l'individuazione di un nuovo fronte nella criminalità
economica. E' questa quella che - con un termine forse
inesatto - rappresenta appunto la nuova emergenza.
   Per quanto riguarda il controllo del territorio, concordo
con le sue considerazioni, onorevole Ayala. Siamo impegnati, a
fianco alle forze dell'ordine, nell'acquisizione di notizie,
proprio per cercare di coprire i varchi che poi vengono
utilizzati dalla criminalità organizzata. Mi dispiace di dover
sorvolare su alcuni aspetti, anche
Pagina 305
perché preferirei parlare in termini concreti, ma non credo
che l'ora sia la più opportuna.
   Per quanto riguarda l'aggiornamento della professionalità,
vi sono programmi ambiziosi. Il collega Siracusa ha già
parlato di acquisizioni nel mondo dei tecnici, ed io parlo di
acquisizioni in un mondo altamente qualificato: occorre
attingere non tra gli operatori esecutivi (chiedo scusa se il
termine può sembrare riduttivo), dal momento che puntiamo ai
cervelli. Oggi, infatti, l'attività di intelligence
viene svolta - lo ribadisco - attraverso l'acquisizione e
l'elaborazione dei dati, per cui la relativa analisi deve
essere condotta da gente che comprenda i fenomeni, che sappia
vedere oltre. Noi lavoriamo molto a monte dell'attività
repressiva.
   Quanto ai mass media fonti aperte, si tratta di un
argomento che ho citato e che mi appassiona; purtroppo però
non posso trattarlo né posso dire che tornerò a tal fine.
Qualcuno mi chiedeva di citare un caso. Ne cito uno che ha
scarsa attinenza, ma siamo partiti da questo. Il mio servizio
ha elaborato uno studio molto interessante al riguardo (e do
atto a coloro che hanno operato nel settore), ma mi ha colpito
un fatto: ad un certo punto si è cominciato a parlare di dieta
mediterranea, che tutti abbiamo cominciato a seguire
abbandonando qualsiasi altra dieta; in realtà dietro vi era un
grosso battage di pilotaggio dell'opinione pubblica
verso un certo modo di alimentarsi anche in vista
dell'incentivazione di un certo mercato.
   Se avessi saputo che questo argomento avrebbe destato
tanto interesse, gli avrei forse dedicato maggiore spazio.
  GIUSEPPE AYALA. Di questo argomento potremmo parlare a
lungo, perché il discorso non riguarda soltanto
l'alimentazione.
  ALESSANDRA BONSANTI. Per quanto riguarda la criminalità
organizzata...
  GIUSEPPE ARLACCHI. Probabilmente c'è anche chi è
interessato alle diete...(Si ride).
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. E' stata una
grossa operazione. Posso dire che dall'esame delle fonti
aperte si nota che si parla ogni giorno attraverso la stampa:
sappiamo quali messaggi ha mandato Riina, sappiamo come
parlano i mafiosi e come certi messaggi partono dai pentiti.
Vengo sollecitato giustamente, perché l'audizione sta andando
avanti dal momento che evidentemente risulta interessante.
Spero però che mi si dia la possibilità di ritornare su questo
argomento, che va conosciuto ed approfondito. Gli studiosi del
settore lo conoscono bene, ma anche in questa sede si possono
approfondire alcuni aspetti.
   Il senatore Florino ha chiesto se gli illeciti
arricchimenti siano gestiti da criminali o se vi sia un terzo
livello. Rispondo in modo molto secco: noi operiamo per
comprendere questo aspetto; se l'avessimo già capito e fossi
in condizione di risponderle, potremmo già chiudere un certo
settore della nostra attività. Le rispondo quindi che adesso
non lo sappiamo, ma le dico anche che lavoreremo per capire se
dietro vi sia un terzo livello, perché è questo, se esiste, ad
essere altamente inquinante. Ognuno ha le sue opinioni, ma noi
non possiamo averne, dal momento che dobbiamo avere dei
riscontri, ossia acquisire dati, elaborarli e analizzarli.
Dobbiamo infatti dare a chi ne ha bisogno dati convincenti.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Il senatore
Florino ha posto un'altra domanda, relativa ad infiltrazioni
mafiose verso i paesi dell'est. Posso confermare che tali
infiltrazioni esistono, in particolare verso la Repubblica
ceca, la Slovacchia e la Romania.
   Si tratta di un fenomeno di collegamento tra mafie che
evidentemente sfrutta l'assenza molto consistente di un quadro
normativo e legislativo in Russia, che conosciamo molto bene.
Si assiste peraltro ad un fenomeno di inversione di tendenza:
la mafia russa si è irrobustita dopo un'apprendistato molto
cospicuo ed efficace e si registra la presenza di boss mafiosi
russi
Pagina 306
anche in Ungheria e in Romania (si stanno avvicinando, man
mano, verso il sud).
  GIUSEPPE ARLACCHI. Generale, vorrei chiederle se il suo
servizio abbia elaborato una mappa della presenza dei gruppi
criminali italiani nei paesi dell'est e nell'ex Unione
Sovietica.
  MICHELE FLORINO. Questa era l'ultima parte della mia
domanda.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Non sono in
grado di rispondere ora nel dettaglio, ma le farò avere una
risposta più particolareggiata, che riguardi l'inserimento di
gruppi mafiosi italiani verso l'estero secondo quanto risulta
dai nostri dati.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Questo è uno dei temi importanti di
cui la Commissione dovrà occuparsi. Finora brancoliamo
abbastanza nel buio, perché riceviamo le notizie più strane:
sui giornali si legge che alcuni mafiosi calabresi hanno
acquistato buona parte della città di Mosca. Vorremmo capire
quale sia la consistenza di queste fonti.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Noi formiamo
sempre un quadro di intelligence, quindi di previsioni e
di processi deduttivi e induttivi, ma non abbiamo il conforto
delle investigazioni e dei riscontri di prova (questo va
sempre tenuto presente). Le farò comunque pervenire il quadro
di intelligence che lei mi ha richiesto.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Lei, signor
presidente, ha chiesto come si pongano i servizi rispetto alle
altre forze di polizia: posso rispondere che si pongono
magnificamente bene, in termini di completa e totale
collaborazione. Come ho già avuto modo di dire, acquisiamo le
notizie e le trasmettiamo alle forze dell'ordine, che poi le
sviluppano e portano a termine le operazioni.
   Quanto ai rapporti con l'autorità giudiziaria, non vi è
alcun problema. Per quanto riguarda, in particolare, i
supporti tecnici, siamo subissati da richieste, proprio perché
(ritengo di poter parlare anche a nome del collega Siracusa)
disponiamo di personale tecnico di primissimo ordine, che ha
risolto e risolve gravissimi problemi all'autorità giudiziaria
ed alle forze che svolgono attività di polizia giudiziaria.
  SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Mi associo a
quanto affermato dal collega e sottolineo che i rapporti con
la magistratura sono molto migliori di quanto si potrebbe
immaginare o desumere da ciò che appare sulla stampa. La
nostra collaborazione è piena: ho ricevuto e ricevo lettere di
apprezzamento da parte di magistrati per la totale
disponibilità in fatto di intelligence e di
documentazione.
   Per quanto riguarda il supporto tecnico, condivido
pienamente quanto affermava il collega: noi abbiamo (forse il
SISMI, per anzianità di servizio, in misura maggiore) una
capacità di supporto tecnico che è quella alla quale si
riferiscono le segnalazioni di stampa quando si parla di
cattura di esponenti della malavita; ciò significa che il
nostro servizio vi ha partecipato, naturalmente su richiesta
della magistratura (perché altrimenti non ci muoviamo), con
un'efficacia che è stata fonte di grandissima soddisfazione
per tutti.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Devo ora
rispondere alla domanda dell'onorevole Campus circa le
deviazioni dei servizi.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Dicevo che sentiamo parlare anche
troppo di deviazioni; mi riferivo comunque alle deviazioni non
"dei" ma "dentro" i servizi.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Ha ragione,
lei ha parlato di deviazioni dentro i servizi ed ha fatto bene
a precisarlo; sono stato io ad esprimermi in modo impreciso,
ma avevo annotato correttamente la sua affermazione. Lei ha
detto: via i padroni dagli armadi!
Pagina 307
   GIANVITTORIO CAMPUS. Mi riferivo ai padroni degli
scheletri.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. I padroni
degli armadi che contengono gli scheletri.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Ha già risposto.
  GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Circa il modo
in cui la Commissione può operare per agevolare l'attività di
intelligence, ho già risposto.
   Mi pare che all'onorevole Del Prete sia già stata data
ampiamente risposta circa la questione se agiamo in piena
collaborazione con la magistratura. Al riguardo, non vi sono
problemi di alcun genere.
  ANTONIO DEL PRETE. La ringrazio e ne esco
rasserenato.
  PRESIDENTE. Possiamo considerare conclusa l'audizione e
ringraziare il generale Marino e il generale Siracusa. Le loro
relazioni saranno naturalmente acquisite agli atti della
Commissione.
   La Commissione è convocata per domani alle ore 17 con
all'ordine del giorno le proposte di modifica al regolamento
interno provvisorio. Al termine della seduta è convocato
l'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei
gruppi.
   La seduta termina alle 20,20.

 


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