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Violante: seduta 31
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                        Pag. 1471
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Votazione per l'elezione di un segretario:
Violante Luciano, Presidente .......................... 1473
Esame della relazione sulla visita a Barcellona Pozzo di
Gotto:
Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 1473, 1474
        1476, 1477, 1480, 1481, 1484, 1485, 1486, 1487, 1488
Cabras Paolo ........................ 1477, 1483, 1486, 1487
Calvi Maurizio ........................................ 1479
Cutrera Achille ....................................... 1484
Folena Pietro ......................................... 1477
Grasso Gaetano ............................ 1482, 1485, 1487
Matteoli Altero ..................... 1476, 1477, 1482, 1485
Rapisarda Santi ................................. 1480, 1481
Riggio Vito ........................................... 1481
Scotti Vincenzo ..................... 1475, 1476, 1485, 1487
Smuraglia Carlo ................................. 1474, 1480
Tripodi Girolamo .......................... 1478, 1487, 1488
                        Pag. 1472
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente .............. 1488, 1489, 1490
Florino Michele ........................... 1488, 1489, 1490
Grasso Gaetano ........................................ 1488
Scotti Vincenzo ....................................... 1488
Proclamazione dei risultati della votazione per l'elezione
di un segretario:
Violante Luciano, Presidente .......................... 1490
                        Pag. 1473
La seduta comincia alle 19.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
        Votazione per l'elezione di un segretario.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per
l'elezione di un segretario in sostituzione dell'onorevole
Cafarelli, che si è dimesso.
   Chiamo a fungere da segretario provvisorio, accanto
all'onorevole Tripodi, il parlamentare più giovane per età,
cioè l'onorevole Gaetano Grasso.
   Indìco la votazione per schede avvertendo che, per
consentire che essa si svolga con maggiore ordine, farò
procedere alla chiama dei componenti la Commissione.
(Segue la votazione).
  Propongo di mantenere aperto il seggio e di procedere al
successivo punto all'ordine del giorno, per poi proclamare, al
termine della seduta, i risultati della votazione. Se non vi
sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Esame della relazione sulla visita a Barcellona Pozzo di
                          Gotto.
  PRESIDENTE. Do lettura della relazione, che tra poco
sarà distribuita a tutti i componenti la Commissione: "Una
delegazione della Commissione parlamentare antimafia ha
effettuato il 23 gennaio 1993 una visita nella città di
Barcellona Pozzo di Gotto, dopo l'omicidio di Giuseppe Alfano,
insegnante e corrispondente del quotidiano La Sicilia,
autore di molti articoli in cui denunciava chiaramente le
forme di illegalità operanti nel territorio di Barcellona.
   La matrice mafiosa dell'omicidio non è stata ancora
accertata. In un primo momento l'utilizzazione per il delitto
di un'arma di piccolo calibro ha fatto sorgere alcuni dubbi.
Ma l'argomento di per sé è facilmente superabile. Un'arma di
questo tipo, infatti, è stata usata in altri attentati mafiosi
ed è stata trovata, munita di silenziatore, in un covo della
malavita messinese, nei giorni successivi all'omicidio. Dalle
dichiarazioni rese alla Commissione dal collaboratore di
giustizia Gaspare Mutolo, risulta infine che non esiste per
Cosa nostra una preferenza "ideologica" per una determinata
arma. Se si deve sparare a pochi passi dalla vittima, come è
avvenuto per Giuseppe Alfano, si può ben usare un'arma di
piccolo calibro.
   Nel corso dell'audizione è risultato che nel territorio di
Barcellona opera una criminalità mafiosa, stabilmente
collegata con organizzazioni analoghe della Calabria e di
altre zone della Sicilia, attiva nei settori tradizionali
dell'illecito (estorsioni generalizzate, traffico di
stupefacenti eccetera) e dell'attività di riciclaggio del
denaro sporco. Il fenomeno presenta allo stato una
impenetrabilità pressoché assoluta, determinata da una
pluriennale sottovalutazione del fenomeno, da una altrettanto
prolungata nel tempo impunità, dall'inadeguatezza della
risposta istituzionale. Solo da pochissimo tempo si
manifestano segnali di un'azione di contrasto.
                        Pag. 1474
   La Commissione ha ascoltato per primo il dottor Nicola
Bosa, prefetto di Messina da oltre tre anni, il quale ha posto
in luce che il messinese è una zona caratterizzata dalla
presenza preponderante della criminalità organizzata, ma non
da un verticismo di famiglie mafiose tradizionali, quale si
riscontra nel palermitano e nel catanese. Ha fatto risalire la
matrice dei 44 omicidi verificatisi nel barcellonese negli
anni dal 1990 al 1992 inizialmente alla lotta tra due clan, il
primo facente capo a tale Chiofalo, collegato con
l'organizzazione dei Cursoti catanesi, con il clan Bontempo di
Tortorici, con i calabresi, con la camorra. Il secondo,
facente capo a tale Milone, collegato con la famiglia mafiosa
dei Santapaola. Il gruppo Chiofalo è stato messo fuori gioco,
sia perché gli affiliati sono stati quasi tutti assassinati
sia perché il capo è stato condannato all'ergastolo".
  CARLO SMURAGLIA. Signor presidente, poiché la relazione
ci è stata distribuita, potrebbe riassumerla.
  PRESIDENTE. Sta bene, senatore Smuraglia, poiché i
componenti la Commissione sono in possesso della relazione, mi
limiterò a riassumerla per brevi tratti e successivamente
passeremo alla discussione.
   Barcellona è stata una zona per molto tempo trascurata dal
punto di vista dei rapporti criminali. E' cresciuta nel tempo
una criminalità di un certo peso, determinata tra l'altro
dall'esecuzione dei lavori per il raddoppio della ferrovia, da
altri lavori pubblici, dallo sviluppo turistico, in
particolare sul mare (l'isola di Vulcano e le Eolie sono
fortemente turisticizzate). Tutto questo ha sorpreso le
autorità istituzionali e quelle giudiziarie, per cui solo da
poco tempo si manifesta una reazione appena adeguata.
   Ci è stato segnalato che la procura distrettuale di
Messina ha la metà degli organici di cui dovrebbe disporre ed
è quindi priva dei mezzi per intervenire. Il procuratore di
Messina ci ha detto che intervengono su Barcellona solo quando
da quella città segnalano qualcosa. La carenza di mezzi è
pressoché totale: non hanno microspie né altri mezzi per le
intercettazioni ambientali. Uno dei magistrati ci ha
raccontato che per un'indagine in cui serviva un registratore
un poliziotto è dovuto andare a casa a prendere il suo.
   Questo è il quadro della non azione sul territorio: solo
da poco tempo si manifesta una qualche reazione. Il sostituto
procuratore della Repubblica Canali ha segnalato un insieme di
pericoli rilevanti, determinati dalla massiccia presenza di
gruppi mafiosi negli investimenti di tipo turistico. Sono
stati indicati anche cinque casi di pesanti minacce nei
confronti dello stesso Canali, del commissario, della moglie
del capitano dei carabinieri e di altre persone appartenenti
all'ambito giudiziario: il clima è questo.
   Per quanto riguarda l'amministrazione, il punto più
rilevante è che essa ha dato l'appalto per i lavori di
nettezza urbana ad una cooperativa la quale, a sua volta, si
avvale di mezzi forniti da un'impresa che fa capo ad una
persona legata alla criminalità. Il sindaco ci aveva detto che
i rapporti di questo tipo sarebbero cessati a partire dal 1^
gennaio 1993 ma in realtà non è stato così perché il
segretario comunale, interpellato dal dottor Stevanin,
funzionario della Commissione, ha risposto: "Confermo a
tutt'oggi - marzo 1993 - che la cooperativa Libertà e lavoro è
affidataria del servizio di nettezza urbana del comune di
Barcellona Pozzo di Gotto, giusta convenzione a trattativa
privata deliberata dal consiglio comunale nel 1991, in
scadenza dopo tre anni". Dal momento che la suddetta
convenzione scadrà nel 1994, il rapporto permane ancora.
   Devo aggiungere che il prefetto, da me sentito, ha
affermato che è in corso un'ispezione (sulla base dei poteri
che erano dell'Alto commissariato e che sono stati delegati ai
prefetti) con accesso sui luoghi; egli ha assicurato che
successivamente ci avrebbe fatto pervenire la relazione
risultato di questo accesso.
                        Pag. 1475
   Questo è il quadro della situazione, contraddistinta da
una criminalità crescente, da un'inazione storica in quella
zona (soltanto ora vediamo i primi accenni) e da un certo
silenzio dell'amministrazione; in particolare, ci aveva
colpito il fatto che il sindaco non avesse dichiarato il lutto
cittadino né si fosse recato con la fascia tricolore ai
funerali. Sono state addotte, al riguardo, alcune
giustificazioni, di cui i colleghi potranno valutare la
fondatezza.
   Dal punto di vista delle cose da fare, si segnala al
Consiglio superiore della magistratura la necessità di coprire
i posti vacanti nella procura distrettuale antimafia di
Messina, al ministro di grazia e giustizia l'opportunità di
creare un nuovo posto di sostituto procuratore a Barcellona
(esistono infatti soltanto un capo ed un sostituto, in un
territorio che presenta tutta una serie di problemi), al
ministro delle finanze l'opportunità di rinforzare gli
organici della Guardia di finanza nel territorio di
Barcellona, al Ministero dell'interno l'opportunità di
aumentare la consistenza degli organici delle forze
dell'ordine e soprattutto di dotarli di mezzi adeguati al
lavoro da svolgere. In merito, esiste comunque una differenza
di valutazioni tra quanto sostiene la magistratura e quello
che dicono i rappresentanti delle forze dell'ordine: la
magistratura lamenta l'inadeguatezza degli organici, mentre
tutte le forze dell'ordine insistono sul fatto che gli
organici sono sufficienti. La magistratura sostiene inoltre
che gli organici esistono ma molto spesso sono distratti per
altri tipi di operazioni e trasferiti in altre parti del
territorio, per cui, pur essendo assegnati a quella zona, non
vi operano.
   La situazione della criminalità a Barcellona viene
unanimemente riconosciuta come più grave rispetto sia a
Messina sia a tutte le altre zone della provincia di Messina.
   Per quanto riguarda l'omicidio Alfano, la matrice mafiosa
non è ancora chiara; so che le indagini sono in corso e credo
si stia lavorando anche per rinvenire l'arma che ha esploso i
colpi.
   Un fatto molto grave che è emerso è quello relativo
all'AIAS, che ha a Messina oltre 600 dipendenti (caso unico in
Italia), effettua investimenti per miliardi, con un giro
d'affari francamente incredibile, ed è sottoposta a
procedimento giudiziario.
  VINCENZO SCOTTI. Signor presidente, desidero
ringraziarla per la relazione svolta; senza inoltrarmi
nell'analisi compiuta che, in base alle conoscenze che avevo,
mi sembra abbastanza rispondente alla realtà e penetrante, mi
preoccupo delle conclusioni tratte dal punto 17 in poi, in
particolare con riferimento all'efficacia del lavoro della
Commissione antimafia. Sono preoccupato per il fatto di
frammentare le raccomandazioni in tante direzioni diverse. Se
il presidente lo ritiene opportuno, potremmo rivolgere al
ministro dell'interno (ed anche ai ministri della giustizia e
delle finanze, nonché al Consiglio superiore della
magistratura) l'unica raccomandazione di affrontare l'intera
questione nella sede propria del Comitato dell'ordine e della
sicurezza pubblica. Come lei ha rilevato, la questione non
riguarda soltanto Barcellona Pozzo di Gotto, ma l'intera area
e deriva dalla sottovalutazione della situazione fatta nella
provincia di Messina negli ultimi dieci anni. Propongo altresì
di chiedere al ministro dell'interno di riferire in
Commissione sull'insieme dei provvedimenti assunti e delle
decisioni prese.
   Ritengo inoltre che dovremmo rendere più stringenti ed
operative le nostre conclusioni, indicando la strada da
percorrere, perché credo che, a questo punto, le
amministrazioni non possano continuare nella politica dello
"scaricabarile". Temo che, nonostante lo spessore e
l'incisività della relazione del presidente, si corra il
rischio di frammentare la responsabilità dei soggetti, che la
scaricheranno sugli altri, senza assumersi il dovere di
provvedere.
                        Pag. 1476
   Da alcuni anni, ma soprattutto in questo momento, la
provincia di Messina è probabilmente quella più esposta alla
penetrazione mafiosa, come dimostrano in modo esemplare gli
elementi che il presidente ci ha fornito sulla situazione
dell'amministrazione comunale fino alle più alte
responsabilità dei vari organi dello Stato.
   Nel concludere, ribadisco l'opportunità di riassumere la
relazione dal punto 17, avanzare una richiesta puntuale,
chiedendo poi di riferire alla Commissione sui provvedimenti
adottati in questa direzione, senza escludere la nomina di
eventuali commissari per accertare l'andamento delle
amministrazioni locali.
  ALTERO MATTEOLI. Non vi è dubbio che la relazione
illustra ampiamente quello che abbiamo visto e sentito a
Barcellona Pozzo di Gotto durante la missione della
Commissione; da questo punto di vista non ho nulla da
obiettare, ma vi sono altri aspetti che vorrei sottolineare.
Chi non è stato a Barcellona nel leggere la relazione potrebbe
avere l'impressione - si tratta di una sensazione avvertita
anche da alcuni colleghi - che il problema sia dovuto alla
carenza degli organici, alla mancanza di supporti tecnici,
all'assenza di strutture, quando, in realtà, quello che
abbiamo visto e sentito ha motivazioni diverse.
   Vorrei ricordare che la relazione del prefetto è stata
assolutamente inadeguata, ed è stata riconosciuta come tale -
è scritto nella relazione del presidente - anche dal
magistrato Canali. Tuttavia, a pagina 18, punto 18, della
relazione troviamo quasi un encomio al prefetto, poiché si
afferma: "E' assai apprezzabile l'iniziativa del prefetto di
Messina". E' vero che l'aggettivo apprezzabile riguarda uno
specifico aspetto, però nel leggere la relazione si ha
l'impressione che esso si riferisca all'opera del prefetto nel
suo complesso, che a me è parsa inadeguata (secondo alcuni
colleghi egli era anche poco informato). Queste circostanze
non emergono dalla relazione.
   Infine, vorrei sottolineare che il presidente ha
dimenticato - non è per altro importante - di indicare il
colore politico del giornalista Alfano. Infatti, nel testo non
viene precisato che egli era un dirigente ed un attivista del
MSI-destra nazionale, un'appartenenza che comunque non
rivendico. Mi interessa invece informarvi che mercoledì
scorso, quando mi sono recato a Palermo per una manifestazione
del mio partito, il figlio di Alfano, che aveva appreso della
mia visita dai manifesti murali, è venuto a trovarmi per dirmi
che la sua famiglia non può più continuare a vivere a
Barcellona. Sicuramente l'onorevole Grasso conosce la sua
situazione: ora tutta la famiglia si è trasferita a Palermo
con grandissime difficoltà, perché non ha mezzi.
  PRESIDENTE. Perché?
  ALTERO MATTEOLI. Per il modo in cui viene guardata la
famiglia ed un certo clima che si è creato con la gente del
paese; quindi, oltre alla perdita del proprio caro, questa
famiglia ha dovuto abbandonare il luogo in cui è sempre
vissuta.
   Dalla relazione risulta che sono stati compiuti 44
omicidi, ma soltanto due arresti, come è stato opportunamente
sottolineato; a tale riguardo avrei preferito che anche il
comportamento della magistratura fosse meglio evidenziato.
  VINCENZO SCOTTI. Gli omicidi sono stati 60.
  ALTERO MATTEOLI. Resta il fatto, come risulta a pagina 2
della relazione, che solo in due casi si è avuto il rinvio a
giudizio degli imputati.
   Posso anche sbagliare, visto che ho letto soltanto
sommariamente la relazione; comunque non è questo il problema.
  PRESIDENTE. Vi riferite a periodi diversi.
                        Pag. 1477
  PAOLO CABRAS. Il vero problema è che gli autori sono
rimasti ignoti!
  ALTERO MATTEOLI. Ritengo - ripeto - che la relazione
debba contenere un accenno anche sull'operato dei magistrati,
perché il mancato potenziamento degli organici non basta a
spiegare la situazione; del resto non dobbiamo esprimere un
giudizio, ma far capire, a chi legge la relazione, che i
magistrati che avevamo di fronte erano assolutamente
inadeguati ad affrontare il problema.
  PRESIDENTE. Non tutti.
  ALTERO MATTEOLI. Non tutti, certo. Per esempio, mi ha
fatto un'ottima impressione il giovane magistrato trasferito
da Monza, ma di altri - non voglio fare nomi - ho avuto
un'altra considerazione. Ribadisco, quindi, che anche questo
aspetto deve emergere dalla relazione, magari in forma velata:
ritengo che il presidente debba inserirlo, perché è una
verità.
   E' vero che non si diventa sindaci di un paese per
combattere la mafia ma per amministrare un comune, però
l'incontro (peraltro non previsto nel programma) con il
sindaco di Barcellona mi ha veramente sorpreso. Mi riferisco
innanzitutto al modo in cui è stata accolta la Commissione:
non era presente né un assessore né un consigliere comunale.
Il sindaco poi sembrava che fosse capitato in quei corridoi
per caso e non invece per ricevere una Commissione
parlamentare, ossia un'istituzione dello Stato: sembrava di
passaggio e, dopo averci salutato, se ne è andato. Ricordo che
abbiamo deciso di ascoltarlo al termine di una giornata
faticosissima di lavoro, e ci siamo trovati di fronte una
persona - in quello che affermo non vi è nulla di ideologico -
che ci ha lasciato sorpresi. Come si può affidare
l'amministrazione di un paese disgraziato come Barcellona ad
un sindaco che ha negato persino l'evidenza? Era così
reticente che non ha ammesso praticamente nulla e ci ha
fornito spiegazioni addirittura puerili sul fatto che dopo
l'omicidio non si è ritenuto opportuno indire una giornata di
lutto cittadino. Tutto questo non emerge dal testo della
relazione, anche se essa descrive fedelmente l'attività
compiuta dalla Commissione. A mio avviso, occorre più
"cattiveria" nel commentare questi due o tre aspetti: anche se
il termine che ho usato non è probabilmente corretto, è più
efficace di tanti discorsi.
   Chi leggesse la relazione, non essendo stato con noi a
Barcellona, la troverebbe "pasquale", perché non rispecchia
ciò che abbiamo visto e sentito e le impressioni che abbiamo
tratto dopo aver incontrato alcuni personaggi.
  PIETRO FOLENA. Considero buona la relazione del
presidente, anche se condivido quello che ha affermato poco fa
l'onorevole Scotti in merito ad uno scarso equilibrio tra la
parte che documenta le audizioni svolte e la parte
propositiva, essendo sbilanciata a vantaggio della prima.
Potrebbe essere utile non tanto accorpare le varie proposte
quanto premettere all'inizio della parte propositiva una
valutazione politica conclusiva della prima parte, che
potrebbe accogliere le indicazioni dell'onorevole Matteoli. In
particolare mi riferisco alla sensazione, avvertita da tutti,
di trovarci di fronte ad una sostanziale inadeguatezza e
scarsa conoscenza del fenomeno mafioso da parte dei
responsabili istituzionali, soprattutto del prefetto. Tale
inadeguatezza è tanto più forte in quanto ci pone, a mio
giudizio, un altro problema, emerso nel colloquio con il
sindaco, che dovrebbe essere esplicitato nel testo della
relazione.
   Quando abbiamo avanzato obiezioni sul comportamento
singolare del sindaco (e dell'amministrazione comunale) in
merito ai funerali di Alfano, egli ci ha riferito della
vicenda del commissario di polizia che avrebbe sconsigliato di
parteciparvi anche alcuni parlamentari nazionali. Ricordo che
a un certo punto il sindaco, incalzato dalle nostre domande,
ha affermato testualmente: "Il discorso è che chi rappresenta
la città a livello parlamentare può aver avuto in passato il
                        Pag. 1478
problema di non dare alla città" - poi viene interrotto -
"una cattiva impressione"; con queste parole egli ha dato
un'impressione su Barcellona Pozzo di Gotto di tipo
"pasquale".
   Quando il sindaco chiede come mai "...solo oggi lo Stato
si mostrava così interessato ai problemi di Barcellona, che
aveva invece trascurato negli anni precedenti", il riferimento
non è allo Stato in generale, ma ai parlamentari della città,
a chi rappresenta il potere politico, a chi, fuori Barcellona,
per esempio a Roma, non ha interesse, per mille ragioni,
nell'attività parlamentare di ogni giorno, a dare
l'impressione che esistano la mafia ed un grave fenomeno di
criminalità.
   Ho richiamato questo episodio perché l'immagine che la
provincia di Messina si è portata dietro per un lungo periodo,
oggi, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione, ad una
maggiore attenzione verso quella realtà, all'intervento
dell'associazione antiracket dopo l'omicidio Alfano, comincia
ad essere messa in discussione. Tra l'altro di questa immagine
portano la responsabilità coloro che hanno svolto un ruolo
istituzionale nella provincia di Messina, perché abbiamo
verificato che le autorità locali, ma anche i rappresentati
politici nazionali, hanno una conoscenza molto limitata del
fenomeno mafioso.
   Un richiamo assai netto da parte nostra alla
responsabilità della politica si rende, quindi, necessario. Il
fatto che, pur essendo intervenuta, dopo un omicidio, la
Commissione antimafia a richiamare le autorità competenti e a
dare suggerimenti ai ministri, i rappresentanti del popolo
diano ogni giorno un'altra immagine della situazione
costituisce un grave problema. La Commissione antimafia deve
mettere in luce questa realtà; occorre quindi citare
esplicitamente nella relazione, pur senza formulare accuse
generiche ad alcuno, il contenuto del dialogo con il sindaco,
in modo di affermare che esiste un grande problema di
responsabilità della politica, dei parlamentari nazionali e di
chi rappresenta i cittadini nel consiglio comunale.
   Il giudizio dato poc'anzi dall'onorevole Matteoli
sull'impressione offerta dall'amministrazione comunale di
Barcellona mi sembra essere ampiamente riportato nella
relazione. Non spetta a noi dire se si debba intervenire o
meno nei confronti di un comune: il prefetto ha già disposto
l'accesso agli atti. Tuttavia, l'impressione che abbiamo
tratto da quella visita è stata veramente assai negativa.
   La vicenda dei fratelli Ofria, relativa al trasporto dei
rifiuti, rappresenta non l'unico ma uno dei più specifici
problemi sollevati nel corso della visita. Ritengo, pertanto,
che sia importante rilevare nella relazione che i fratelli
Ofria, collegati ai gruppi criminali della zona, sono
intervenuti a svolgere il servizio in oggetto dopo che
l'impresa che vi provvedeva precedentemente aveva subito
pesanti attentati. Poiché questi elementi sono contenuti nel
resoconto stenografico, ne farei menzione nella relazione. E'
grave che il sindaco abbia affermato che il consiglio comunale
non sapeva, quando si era verificato un attentato e l'impresa
Riz era stata costretta a ritirarsi, consentendo alla
cooperativa "Libertà e lavoro" di affidare la raccolta dei
rifiuti all'impresa dei fratelli Ofria. Si era quindi già
verificato un fenomeno criminale assolutamente evidente, con
un'indubbio rapporto di causa-effetto.
  GIROLAMO TRIPODI. Esprimo anch'io apprezzamento per la
relazione del presidente, che corrisponde con precisione a
quanto abbiamo appurato nel corso della visita a Barcellona.
Essa manifesta preoccupazione per la gravità di una situazione
che non riguarda soltanto questa città ma anche il territorio
circostante.
   Nonostante la presenza delle organizzazioni mafiose fosse
nota da tempo, purtroppo nella zona non sono stati compiuti
interventi dalle autorità preposte al fine di contrastare la
presenza delle organizzazioni criminali, che sono giunte a
compiere l'assassinio di un giornalista che le attaccava.
                        Pag. 1479
   Ritengo che occorra aggiungere nella relazione un unico
elemento, relativo al comportamento del consiglio comunale.
Come altri colleghi hanno rilevato, infatti, il comportamento
tenuto dal sindaco in occasione dell'ultimo omicidio
verificatosi e nel colloquio avuto con la Commissione merita
un chiaro giudizio. Ritengo insufficiente apprezzare
l'intervento del prefetto in relazione ad alcune indagini
avviate sull'attività dell'amministrazione comunale.
   Dobbiamo essere più chiari e decisi nell'avanzare
richieste al riguardo. L'atteggiamento assunto dal sindaco e
dal consiglio comunale in occasione dell'omicidio e le
dichiarazioni raccolte rispecchiano una situazione molto
allarmante e denunciano, a mio giudizio, una compromissione
dell'amministrazione comunale con le organizzazioni mafiose.
Per queste ragioni sono del parere che si debba proporre lo
scioglimento del consiglio comunale. Se non si attua tale
misura in questa circostanza, non vedo in quale altro caso vi
si possa far ricorso. Non esistono ragioni più gravi per
chiedere lo scioglimento di un consiglio comunale. Ritengo
quindi che occorra chiedere al ministro dell'interno di
applicare la legge in tal senso.
   Un provvedimento di tal genere rappresenterebbe inoltre un
segnale dell'impegno della nostra Commissione che, recatasi
sul posto e constatata una situazione, ha proposto di
sciogliere un'amministrazione comunale compromessa e la cui
azione danneggia la lotta contro la mafia; altrimenti la
Commissione antimafia rischierebbe di vedere vanificato lo
sforzo compiuto andando ad operare sul posto una verifica
della grave situazione esistente a Barcellona.
  MAURIZIO CALVI. Desidero affrontare gli aspetti della
relazione più specificamente relativi al quadro politico. Essa
conferma ancora una volta il dato che il sistema delle
autonomie locali rappresenta il punto più debole delle realtà
a rischio, dove più forte è la pressione criminale. Su tale
elemento di natura politica la Commissione deve formulare
qualche valutazione in più, per il manifestarsi di problemi
sempre più gravi. La realtà messinese, stando anche ai dati
statistici, conferma anche che un anello debole del sistema
risiede sempre e comunque nelle prefetture. I due punti deboli
rappresentati dal sistema delle autonomie locali e dalle
prefetture, con riferimento alla responsabilità dei prefetti,
assumono un rilievo politico che richiede iniziative della
Commissione.
   Ritengo che una prima misura dovrebbe consistere in un
incontro con tutti i sindaci della provincia di Messina, che
dovrebbero essere chiamati ad un confronto aperto con la
nostra Commissione, perché sia chiaro il nostro interesse
affinché le realtà in oggetto siano sottoposte ad una
vigilanza attentissima sotto il profilo istituzionale.
   La relazione al nostro esame, per il suo spessore, per i
dati drammatici che contiene, per la gravità della situazione
cui si riferisce, necessita di un ulteriore passaggio di
carattere istituzionale. Sono del parere, quindi, che i gruppi
parlamentari di Camera e Senato debbono presentare
interpellanze o mozioni per indicare in sede parlamentare
l'esatta portata della gravità della situazione esistente a
Barcellona e nella provincia di Messina. Occorre infatti che
il problema venga affrontato con la dovuta attenzione sul
piano istituzionale.
   Credo sia utile che i lavori della Commissione diano luogo
ad atti parlamentari specifici, capaci di determinare
implicazioni conseguenti.
   Ritengo inoltre, presidente, che la realtà al nostro esame
debba essere messa sotto lente di ingrandimento. Concordando
con l'onorevole Scotti, propongo pertanto che un apposito
comitato, composto da tre o quattro membri della Commissione,
segua attentamente l'evoluzione della situazione di
Barcellona, in relazione ai dati acquisiti, anche al fine di
far comprendere alle popolazioni locali che la Commissione
riserva loro un'interesse costante. Altrimenti, vi è il
rischio che la sua relazione, presidente, che è
                        Pag. 1480
certamente importante, esaurisca i suoi effetti nell'arco di
poche battute, dopo le quali tutti si dimenticheranno di
Barcellona.
   Ribadisco pertanto che un'apposito comitato dovrebbe
seguire attentamente l'applicazione delle misure richieste da
questa relazione, per comprendere se i giudizi in essa
contenuti possano essere modificati nel tempo, grazie ad una
attenta azione di vigilanza politica e parlamentare.
  CARLO SMURAGLIA. Nonostante consideri ottime la
relazione e le proposte in essa contenute, vorrei proporre di
specificare e di rafforzare un aspetto. La situazione di
Barcellona Pozzo di Gotto non rappresenta in assoluto una
novità: è infatti emersa da alcuni anni, dopo un lungo periodo
di silenzio, ed è stata più volte denunciata. Ciononostante,
non è stato fatto assolutamente nulla. Riscontriamo pertanto
un atteggiamento di inerzia che a mio avviso dovrebbe essere
indicato con particolare energia nella relazione, anche per
evitare il pericolo che il documento al nostro esame segua la
sorte delle relazioni precedenti.
   Vorrei ricordare che nel marzo 1988 il Consiglio superiore
della magistratura decise di pubblicare in specifiche
relazioni le risultanze delle visite effettuate in Sicilia dal
suo comitato antimafia. Tali risultanze furono raccolte in una
piccola pubblicazione, stampata con colori bianco e celeste,
che fu inviata a tutti gli organi dello Stato (parlamentari,
autorità, forze di polizia, eccetera). In essa, con
riferimento ad una visita effettuata nel febbraio del 1988, si
descrive la situazione dell'isola e, tra le altre
considerazioni, si rileva testualmente: "Ai punti
tradizionalmente di maggior concentrazione e densità mafiosa
(Palermo, Catania, Trapani ed Agrigento) se ne aggiungono via
via altri in relazione a trasformazioni economiche (ad
esempio, Siracusa e Gela) oppure in relazione a cospicue
prospettive di guadagno (Barcellona Pozzo di Gotto)". Nelle
pagine successive si osserva che "il caso di Messina presenta
alcune peculiarità, anche perché da un lato appare in atto un
processo di assestamento nell'ambito delle strutture mafiose
locali, che potrebbe essere fonte di altre guerre e di altri
omicidi" - così come si è puntualmente verificato - "e,
dall'altro, è bastato il profilarsi di alcuni importanti
appalti di opere pubbliche a Barcellona Pozzo di Gotto per far
riscontrare un forte incremento della criminalità organizzata,
compresa quella di tipico stampo mafioso". Si fa quindi
riferimento all'intreccio tra attività lecite ed illecite,
alla diffusione di droga, alle estorsioni ed alla complessità
dell'attività giudiziaria e di polizia. A tale riguardo si
osserva: "In entrambi i casi le strutture appaiono
insufficienti ad assicurare un'effettiva presenza dello Stato
e ad impedire collegamenti tra le organizzazioni mafiose del
distretto di Messina con quelle calabresi da un lato e con
quelle di Catania e Palermo dall'altro". La relazione
prospetta quindi una serie di proposte, con particolare
riguardo alla necessità di prevedere un aumento degli organici
della polizia e della magistratura.
  PRESIDENTE. Da quali pagine della relazione ha tratto i
passi dei quali ha dato testé lettura?
  CARLO SMURAGLIA. Si tratta delle pagine 16, 28 e 36.
   Ho voluto richiamare i contenuti salienti della relazione
del CSM per dimostrare come, nonostante le segnalazioni e le
denunce, nessun organo dello Stato si sia attivato di
conseguenza. Va quindi segnalata l'indifferenza e l'inerzia
affermatesi negli ultimi anni, anche per evitare - ripeto -
che la relazione della nostra Commissione finisca per avere lo
stesso esito.
  SANTI RAPISARDA. Presidente, poiché facevo parte della
delegazione della Commissione che ha effettuato il sopralluogo
a Barcellona Pozzo di Gotto, posso dire con maggiore
convinzione che la proposta di relazione da lei redatta è
abbastanza chiara, puntuale e molto realistica.
                        Pag. 1481
   Ho ascoltato l'intervento del collega Folena, che
condivido in tutte le sue parti; mi limito pertanto ad
aggiungere alcune brevi considerazioni. Anzitutto, ricordo che
il sindaco di Barcellona si era impegnato ad inviarci alcuni
documenti che, tuttavia, non sono mai pervenuti a questa
Commissione.
  PRESIDENTE. In verità, i documenti ci sono pervenuti,
anche se va considerato che si tratta di atti irrilevanti,
quali gli ordini del giorno relativi all'assassinio del
giornalista Alfano...
  SANTI RAPISARDA. Presidente, io avevo chiesto al sindaco
di inviarci la delibera relativa al contratto di appalto della
nettezza urbana e tale documento non ci è stato trasmesso. Se
non ricordo male, avevo contestato il fatto che la
deliberazione fosse non corretta. Abbiamo constatato che la
cooperativa "Libertà e lavoro" non era autorizzata ad affidare
interventi in subappalto; del resto, la cooperativa si era
impegnata contrattualmente ad eseguire la raccolta ed il
trasporto dei rifiuti solidi urbani senza ricorrere al sistema
del subappalto ad altre ditte. E' grave che il segretario
comunale abbia riferito che questa situazione persiste ancora
oggi e che l'amministrazione comunale non abbia provveduto a
rescindere il contratto, così come invece potrebbe fare senza
alcun problema. Infatti, nonostante il contratto abbia una
validità triennale, nessuno vieta ad un'amministrazione
comunale che si accorga di fatti illeciti di interrompere il
rapporto contrattuale. Alla luce di tale situazione, invito la
Commissione a riproporre con forza le originarie richieste.
   Un ulteriore aspetto che vorrei porre in evidenza si
riferisce alle dichiarazioni rese dal sindaco quando ha
motivato l'impossibilità di svolgere uno specifico dibattito
consiliare in considerazione delle annunciate dimissioni di un
consigliere. Si tratta di una giustificazione assurda - che
noi gli abbiamo puntualmente contestato - perché non trova
fondamento in alcun valido motivo. Anche a tale proposito,
nonostante il sindaco si fosse impegnato ad inviarci la
relativa deliberazione, fino ad oggi non vi ha ancora
provveduto. Chiedo che la Commissione antimafia intervenga in
modo pesante affinché il sindaco di Barcellona venga rimosso
dalla sua carica.
  VITO RIGGIO. Non ho partecipato al sopralluogo
effettuato da una delegazione della Commissione a Barcellona
Pozzo di Gotto e, pertanto, ritengo di potermi esprimere sui
problemi riscontrati in quella realtà con un distacco maggiore
rispetto agli altri colleghi. Mi pare che dalla relazione
emerga un dato fondamentale: la situazione di quella città,
caratterizzata da un forte indice di criminalità, non avrebbe
dovuto e potuto essere ignorata. Tuttavia, da alcuni passi
della relazione sembrerebbe che la mafia si sia sviluppata a
Barcellona in seguito ai lavori del raddoppio dell'autostrada.
  PRESIDENTE. In verità la mafia già esisteva, ma a quel
punto si è modernizzata.
  VITO RIGGIO. Il dato di fondo è che a Barcellona Pozzo
di Gotto esisteva da anni un'enclave di carattere
criminale, disponibile ad effettuare un salto di qualità nel
momento in cui fossero intervenute possibilità di
investimenti. Del resto, un'analisi in questo senso è già
stata svolta dal CSM. Il problema fondamentale è quindi di
individuare le ragioni per le quali per molto tempo il
problema sia stato sottovalutato e quelle per cui - riferisco
una mia impressione - continui ad esserlo anche oggi.
   Le risposte fornite nel corso del sopralluogo sono state
assolutamente insufficienti: in particolare, quelle del
sindaco mi sembrano essere tipiche di una persona non
attrezzata culturalmente. D'altro canto, considero le risposte
dell'apparato dello Stato assolutamente insufficienti, così
come del resto viene sottolineato nella relazione. In
definitiva - mi riallaccio alle considerazioni svolte dal
                        Pag. 1482
collega Scotti - piuttosto che ribadire le stesse proposte
avanzate in numerose circostanze, probabilmente sarebbe più
opportuno fare il punto della situazione e configurare una
responsabilità unificante rispetto ai ritardi registratisi.
  GAETANO GRASSO. Vorrei anzitutto ricordare che il
pentito Mutolo, nel corso della sua audizione, ha fatto
riferimento a Barcellona ed ai clan barcellonesi. Sarebbe
quindi opportuno considerare questo aspetto nella relazione.
   La relazione è estremamente importante perché rappresenta
la risposta politica fornita dalla Commissione ad una
situazione molto allarmante. Non vi nascondo le mie
preoccupazioni sia in ordine ad eventuali problemi di
sicurezza per alcuni operatori che vivono in quella realtà sia
con riferimento ad una situazione di ulteriore intimidazione
che in quella stessa realtà potrebbe riscontrarsi. Risale ad
alcuni giorni fa la notizia di una grave intimidazione
perpetrata nei confronti di un dirigente del PDS e di una
dirigente della Rete, insegnanti a Barcellona, le cui
autovetture sono state incendiate. Del resto, non è un caso
che, successivamente all'omicidio Alfano, la reazione più
significativa della società civile barcellonese sia partita
dal mondo della scuola.
   Non so se sia opportuno richiamare la responsabilità
politica del ministro dell'interno in merito ad una
particolare situazione: mi riferisco al fatto che la Camera, a
distanza di oltre due mesi dalla loro presentazione, non ha
ancora affrontato la discussione sugli atti di sindacato
ispettivo riguardanti l'omicidio Alfano.
  ALTERO MATTEOLI. In verità, la discussione alla Camera
si è già svolta, nonostante sia stata collocata in un orario
impossibile!
  GAETANO GRASSO. Ne prendo atto e ritiro l'osservazione.
   Il richiamo alle responsabilità politiche è a mio avviso
estremamente importante e addirittura decisivo nell'analisi
del fenomeno mafioso a Barcellona. A fronte di una capacità
significativa delle forze dell'ordine e degli operatori di
giustizia, il limite di fondo riguarda infatti le
responsabilità della classe politica che ha amministrato quel
paese. Non si tratta di stabilire se si possa essere accettati
o non accettati sotto il profilo culturale: il punto è che in
quella realtà si è teorizzato il cosiddetto "velo", cioè un
atteggiamento finalizzato a non parlare dei fatti di mafia. In
tale contesto il richiamo alle responsabilità politiche
diventa un aspetto centrale nell'analisi che stiamo
conducendo. In fondo, il problema è che, a fronte del salto di
qualità iniziato a manifestarsi intorno alla metà degli anni
ottanta, non si è registrata alcuna reazione e, anzi, è stato
assunto un atteggiamento di assoluta indifferenza. Ricorderete
che il prefetto ci informò del fatto che il consiglio comunale
non avesse approvato nemmeno un ordine del giorno per
denunciare l'esistenza ed il permanere di fenomeni mafiosi in
quella città.
   Penso che nella relazione, sia pure per inciso, debba
essere inserito un riferimento alla terribile scelta della
famiglia Alfano di abbandonare Barcellona. Si tratta, infatti,
di un episodio veramente emblematico del clima di pesantezza
che si vive in quella città. Ritengo, pertanto, che la
Commissione debba dare un segno esplicito di solidarietà
rispetto al coraggio ed all'intelligenza di tutti i componenti
della famiglia Alfano.
   Il prefetto ci aveva informato di aver disposto l'accesso
al comune di Barcellona e che analoga misura era già stata
adottata nei confronti di altri cinque comuni della provincia
di Messina. Mi chiedo: quando, a fine dicembre, fu disposto
l'accesso nei cinque comuni della provincia di Messina, perché
non fu presa in considerazione anche Barcellona? Perché si è
ricorsi a tale misura solo dopo l'omicidio Alfano e la visita
della nostra Commissione?
   Un'ulteriore correzione dovrebbe riguardare
un'osservazione del sindaco finalizzata a ribaltare una
specifica domanda
                        Pag. 1483
 posta dai membri della Commissione. Tra l'altro, sembra che
il sindaco, nel corso di un'intervista resa successivamente ad
un'emittente televisiva, abbia ritrattato la giustificazione
secondo la quale sarebbe stato il commissariato di polizia a
sconsigliare la partecipazione ai funerali di Alfano. Da
questo punto di vista, ci troviamo quindi di fronte a
spiegazioni assai oscillanti, che ovviamente aggravano le
responsabilità politiche.
  PAOLO CABRAS. Signor presidente, giudico positivamente
la sua relazione, anche in considerazione del fatto che, a
prescindere dai problemi di Barcellona Pozzo di Gotto, per
molto tempo, fino ad anni recenti, non solo da osservatori
esterni o in qualche modo neutrali ma anche da chi aveva
responsabilità istituzionali, Messina è stata considerata come
una specie di isola felice rispetto al fenomeno della mafia.
   Credo sia importante sottolineare quest'aspetto perché
rispetto ai gravi fenomeni estorsivi verificatisi, quali
quelli che hanno visto l'impegno e la testimonianza del
collega Grasso, dell'associazione dei commercianti e dei
rappresentanti politici ed istituzionali locali, a Barcellona
Pozzo di Gotto sono maggiori gli episodi mafiosi di guerra fra
bande, di rivalità e di occupazione del territorio e
soprattutto di intervento nella gestione degli appalti.
Quindi, preoccupano i rapporti tra mafia ed attività
economiche ed imprenditoriali poiché essi sono indicativi del
salto di qualità della mafia e del suo modo di operare.
   Da questo punto di vista, credo che debba essere
sottolineato quanto altri colleghi hanno già evidenziato, cioè
una sorta di sottovalutazione del fenomeno da parte delle
istituzioni, a prescindere dal fatto se tale sottovalutazione
sia imputabile al prefetto o al questore (quest'ultimo,
peraltro, era giunto a Barcellona da appena quindici giorni).
Preme evidenziare il fatto che complessivamente vi è stata
inadeguatezza, tanto che il collega Smuraglia, ricordando la
sua passata esperienza al Consiglio superiore della
magistratura, lamentava che le indicazioni rese al CSM dal
comitato antimafia, che aveva compiuto un sopralluogo ed
avanzato proposte specifiche, risultano finora disattese, come
dimostrano le deposizioni dei magistrati dinanzi a questa
Commissione.
   A me sembra che tutto ciò sia più rilevante dei
comportamenti, che anche a me appaiono inadeguati, del sindaco
e degli amministratori comunali perché, a prescindere dal
fatto che l'episodio sia vero o meno, sarebbe inaudito il
comportamento di un commissario di pubblica sicurezza che in
occasione dei funerali di una presunta vittima della mafia si
preoccupasse dell'ordine pubblico al punto tale da consigliare
ad un sottosegretario di Stato per l'interno, deputato di
quella circoscrizione, di non parteciparvi. Ripeto, si
tratterebbe di un comportamento inaudito, perché una simile
preoccupazione non vi è stata nemmeno per situazioni molto più
calde e dove vi erano reali problemi di ordine pubblico.
   Non intendo fare sconti agli amministratori locali ma
rispetto a questa sordità istituzionale che fa da cornice alla
vicenda vorrei che tenessimo presente il quadro complessivo
delle responsabilità.
   Per quanto riguarda la vicenda, che giudico grave, degli
appalti della nettezza urbana, una volta approvata la
relazione, che da questo punto di vista contiene rilievi
sufficienti ed opportunamente motivati, proporrei di inviare
al prefetto non solo copia della relazione stessa ma anche una
particolare menzione affinché egli intervenga su quella che
appare essere una inadempienza del sindaco e
dell'amministrazione comunale rispetto all'impegno, assunto di
fronte alla Commissione antimafia, di revocare questa assurda
forma di subappalto a favore di un'impresa mafiosa.
   Per rispondere alle osservazioni espresse sulla situazione
di Barcellona Pozzo di Gotto e per rifarmi anche
all'esperienza dei commissari straordinari preposti ai
consigli comunali disciolti, credo che non in singole
situazioni ma in
                        Pag. 1484
alcune province anche noi dovremmo ipotizzare un'azione di
task force da parte di un gruppo della Commissione
antimafia, in modo da esercitare un'azione mirata non tanto ai
fini di un dibattito quanto di un controllo più puntuale su
come funzionano certe realtà amministrative locali in
relazione al problema della mafia.
   Anticipando ciò che dirò il giorno 30, quando ci
incontreremo con il ministro dell'interno, credo che se ci
recassimo nei comuni disciolti con gli ultimi decreti senza
attendere, come abbiamo fatto finora, di prendere conoscenza
di ciò che ha prodotto il commissariamento straordinario in un
arco di tempo di 12 o di 18 mesi, forse potremmo fornire,
sulla base della nostra esperienza, un contributo di
sollecitazione agli ex amministratori straordinari e alle
forze politiche generalmente - non solo a Barcellona -
disattente o inadeguate. Il contributo di una operatività
nuova, non limitato alle sole attività di indagini, potrebbe
essere utile al compito che ci prefiggiamo, proprio perché
credo nell'effetto stimolante e sollecitatorio che le visite
della Commissione antimafia possono produrre sui poteri locali
ed istituzionali. Dunque, giudico positivi interventi brevi e
mirati, soprattutto se attuati in modo tale da richiedere
visite non lunghe ma limitate ad una giornata.
  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, a me sembra che sulla
mia relazione sia stato espresso un consenso di massima con
una serie di proposte di integrazione e di correzione che
cercherò di ricapitolare rispettando l'ordine dei rispettivi
proponenti.
   Giudico molto efficace la proposta del collega Scotti, in
quanto ci consente non solo di sintetizzare ma anche di
invitare il ministro dell'interno ad operare nel modo indicato
e di venirci a riferire sull'esito del medesimo
responsabilizzando attorno ad un tavolo unico le varie
autorità nazionali.
   Per quanto riguarda la sua osservazione, onorevole
Matteoli, voglio dire che il non avere indicato l'appartenenza
politica di Giuseppe Alfano non deve essere inteso come una
forma di discriminazione perché non è indicata neanche la
qualità politica dell'amministrazione. Non ho nulla in
contrario ad accedere alla sua richiesta ed aggiungo, per
esprimere un'opinione, che vi è stata una forma di razzismo
nei confronti di questo delitto, nel senso che all'inizio non
gli si è voluta dare una connotazione politica. Giudico molto
grave che ciò sia avvenuto.
  ACHILLE CUTRERA. Poiché non faccio parte dell'ufficio di
presidenza è probabile che sia poco informato, però mi chiedo
quale metodo di lavoro la Commissione ritenga di adottare in
casi di questo genere, che effettivamente sembrano esemplari.
Riteniamo che per essi debba istituirsi un osservatorio
permanente? In caso affermativo, credo che dovremmo
opportunamente attrezzarci.
   Concordo con l'onorevole Cabras perché anch'io credo al
caso esemplare, al rapporto esemplare non alla superficialità
e alla frammentarietà delle valutazioni. Dobbiamo infatti
considerare che la nostra è una Commissione d'inchiesta e che
ciò comporta, in taluni casi, un approfondimento tale da
condurre ad una proposta che eventualmente coinvolga
responsabilità.
   Chi, come me, non ha partecipato alla trasferta della
Commissione a Barcellona Pozzo di Gotto, credo sia grato al
presidente per avere formulato una relazione che nel giro di
poche ore ci ha permesso di entrare in una realtà che non
conosciamo.
   A proposito di quanto detto a pagina 3, dove viene
sottolineato che il decreto del ministro dell'interno, che ha
delegato al prefetto i poteri di controllo che in passato
erano stati dell'alto commissario per la lotta alla mafia,
risaliva ad appena 8 giorni prima, vorrei che il riferimento
fosse esteso non solo al caso di specie ma anche ad altre
situazioni. Non vorrei infatti che la delega alle prefetture,
tramite un decreto del ministro dell'interno, di poteri di
controllo che prima spettavano
                        Pag. 1485
 all'alto commissario, in alcuni casi trovi le prefetture
stesse del tutto impreparate. Credo sia necessaria, quindi,
una valutazione sia sulla situazione antecedente al decreto di
scioglimento dei consigli comunali sia su eventuali nostre
corresponsabilità a proposito dell'idoneità dei soggetti a cui
sono stati trasferiti poteri di tale ampiezza. Mi pongo quindi
sullo stesso versante del collega Cabras allorché sottolineava
l'opportunità di svolgere una sorta di inchiesta da parte
della nostra Commissione.
   Un'ultima osservazione in merito sia all'assenza di
coordinamento, che risulta ben evidenziata nella relazione,
sia all'opportunità di valutare quanto la Commissione
antimafia possa costruire per divenire tavolo di
coordinamento. Al riguardo, non ho ben compreso la proposta
avanzata dal presidente rispetto alle osservazioni
assolutamente fondate dell'onorevole Scotti. Vorrei capire,
con maggiore esattezza, cosa potremmo essere nei confronti del
lavoro di coordinamento, avendo visto a Reggio Calabria cosa
esso abbia significato, almeno a giudicare da quanto ci è
stato detto.
  VINCENZO SCOTTI. Poiché a pagina 3 della relazione è
sottolineato anche l'esercizio dei poteri riconosciuti ai
prefetti sulla base della normativa esistente, ricordo che
alla Camera fu presentato un emendamento per ampliare tali
poteri anche in tema di appalti, nel senso di riconoscere ai
prefetti la possibilità di sospendere gli interventi
amministrativi in materia. Credo che per i prefetti esista il
problema relativo all'utilizzo di tutti questi strumenti, nel
senso che non possono attendere che arrivi il trasferimento
dei poteri...
  PRESIDENTE. Certo...
  GAETANO GRASSO. La storia degli otto giorni non
funziona... Erano stati deliberati i poteri di accesso su
quattro comuni, l'indomani del decreto del ministro
Martelli...
  PRESIDENTE. Comunque, se non ho inteso male, la proposta
dell'onorevole Scotti era quella di invitare il ministro
dell'interno ad indire una riunione del Comitato nazionale per
l'ordine e la sicurezza invitando i ministri della giustizia e
delle finanze ad elaborare assieme le proposte relative a
questa zona e successivamente a riferire in Commissione. E'
un'idea che giudico eccellente.
   Concordo sull'opportunità, sottolineata dal collega
Matteoli, di un giudizio più critico sulla magistratura che
non ha operato. Credo anche sia giusta la valutazione, ripresa
dal collega Grasso, sulla famiglia del giornalista Alfano, che
si è dovuta trasferire a seguito delle difficoltà incontrate.
   Una delle questioni poste dall'onorevole Folena è relativa
al fatto che il sindaco per due volte ha fatto riferimento
alle responsabilità dei parlamentari della città dicendo, tra
l'altro, che sostanzialmente sono stati essi a frenare, in
qualche modo, l'attenzione sulla città per evitare che
quest'ultima apparisse criminalizzata. Credo fosse questo il
suo ragionamento. Devo dire che si tratta di un errore grave
che viene compiuto con molta frequenza e che poi conduce su
uno scivolo difficile da risalire. Non ho difficoltà ad
inserire nella relazione un passaggio su questa questione.
L'esperienza di Barcellona ci conferma l'esigenza di non
considerare il silenzio un vantaggio. E' meglio dire le cose
come stanno, perché ciò facilita gli interventi immediati.
Infatti, se si fosse intervenuti sei o otto anni fa, quando il
Consiglio superiore della magistratura ha deciso di farlo, non
ci saremmo trovati in una situazione così...
  ALTERO MATTEOLI. Volevo sottolineare che non è vero che
i parlamentari della città non hanno partecipato ai funerali:
lo ha fatto, per esempio, l'onorevole Nania assieme al
segretario del partito. I parlamentari della città sono due,
non c'è soltanto Santalco...
  PRESIDENTE. Sì ma il riferimento del sindaco era ad
entrambi i parlamentari,
                        Pag. 1486
 cioè a Santalco e a Nania. Egli ha detto che entrambi
avevano cercato di frenare la situazione. E' questa la
dichiarazione che il sindaco ha reso e che riguarda anche
l'onorevole Nania.
   Credo che il punto da sottolineare, e che i fatti di
Barcellona riconfermano, sia relativo al fatto che quando si
ritiene che il silenzio sia più vantaggioso per le comunità si
commette un errore grave.
   L'onorevole Folena ricordava un aspetto importante, cioè
che il subappalto agli Ofria viene assegnato dopo l'attentato
ai soggetti cui era stato precedentemente concesso, quindi con
una connessione che in quell'ambiente ha un suo preciso
significato.
   Circa lo scioglimento del consiglio comunale - questione
posta dall'onorevole Tripodi - riterrei opportuno un attimo di
riflessione, almeno fino al momento in cui non avremo
acquisito dal prefetto la relazione che gli abbiamo chiesto.
Su questo sarei un po' cauto. Aspettiamo di vedere gli
elementi, perché lo scioglimento si può disporre in presenza
di un condizionamento mafioso sul consiglio comunale, che per
ora non è emerso. E' emerso che un sindaco non ha fatto il suo
mestiere ...
  PAOLO CABRAS. Neanche i magistrati e le forze
dell'ordine parlano di relazioni mafia-politica. Ci sono
sospetti ...
  PRESIDENTE. Anche il dottor Canali afferma che non c'è
nulla di provato. Dico questo perché, nel momento in cui si
dovesse proporre uno scioglimento, tale proposta sia fondata e
si abbia la forza di sostenerla fino in fondo. Per questa
ragione su tale tema sarei un po' cauto.
   Mi pare invece del tutto giusto il richiamo dell'onorevole
Tripodi al fatto che il prefetto non abbia agito
immediatamente come avrebbe dovuto fare.
   Il senatore Calvi proponeva un confronto con tutti i
sindaci della provincia di Messina. Qui siamo su un altro
versante; è un'altra questione della quale possiamo discutere
in un altro contesto. Credo che un suggerimento molto
importante del senatore Calvi sia quello di cercare di avere
un rapporto con le autonomie locali; ritengo che ciò sia
giusto. Ed è vero che le autonomie locali sono un punto
debole, non per una debolezza intrinseca ma per lo scarto tra
strumenti e necessità, tra risorse ed esigenze, divaricazione
nel cui ambito molto spesso si inseriscono le pretese mafiose
(in aggiunta alla storica debolezza strutturale delle
autonomie locali nel Mezzogiorno).
   Per quanto riguarda il dibattito parlamentare, se i
colleghi lo ritengono, una volta depositato il documento
possiamo prendere gli opportuni contatti con i Presidenti
della Camera e del Senato. Tuttavia, se i colleghi sono
d'accordo, mi pare che la sede più opportuna per il dibattito
sia questa, qualora decidessimo di chiedere al ministro di
venire a riferire. Il punto politico che poneva il senatore
Calvi è di evitare che la relazione rimanga fine a se stessa
ma ritengo che il meccanismo suggerito dall'onorevole Scotti
ci consentirebbe di evitare tale pericolo.
   Condivido l'opportunità di richiamare l'intervento
effettuato dal CSM nel 1988.
   Per quanto riguarda la questione posta dal senatore
Rapisarda, relativa agli appalti e alla rimozione del sindaco,
riterrei opportuno attendere l'acquisizione di tutti gli
elementi. Eviterei di dare l'impressione di una reazione che
va al di là del segno rispetto ai fatti accertati: se
riscontreremo l'esistenza degli elementi che la giustificano,
chiederemo la rimozione del sindaco.
   Condivido il richiamo alle dichiarazioni rese dal
collaboratore Mutolo.
   Mi sembra giusto sottolineare, come proponeva l'onorevole
Grasso, la differenza tra i poteri di accesso cui faceva
riferimento il prefetto e gli altri poteri che comunque egli
avrebbe dovuto esercitare e che non ha esercitato, con
riferimento alla questione specifica degli appalti. Tra
l'altro, il fatto che - come ha detto l'onorevole Grasso - il
prefetto abbia disposto dopo la nostra visita un
                        Pag. 1487
ulteriore accesso, oltre ai quattro stabiliti in precedenza,
costituisce un elemento in più.
   Giustamente il senatore Cabras suggeriva di sottolineare
la sottovalutazione istituzionale ed il dato relativo al
subappalto agli Ofria, che in una comunità di quel tipo
costituisce un punto molto delicato sul quale è necessario
insistere con durezza.
   A questo punto, se i colleghi sono d'accordo, a me pare
che potremmo considerare la situazione di Barcellona come una
di quelle da tenere sotto osservazione (non potranno essere
più di cinque o sei realtà, altrimenti non si conclude nulla).
A questo proposito, un gruppo di lavoro (per esempio, lo
stesso che si è recato a Barcellona, che ha già una certa
conoscenza dei problemi) - la cui composizione sarà decisa
dall'ufficio di presidenza allargato, in modo che sia
assicurata la rappresentanza di tutti i gruppi - potrebbe
seguire le vicende di quella città (facendosi inviare gli atti
sugli appalti, i verbali del consiglio comunale e tutta la
documentazione) per svolgere un'azione di verifica, da
intendersi anche come una forma di sostegno
all'amministrazione: non deve essere interpretata come una
sorta di tribunale nazionale ma come qualcosa che dia
all'amministrazione i mezzi per lavorare meglio, anche con le
spalle più coperte, in relazione ad alcuni problemi.
   Infine, se i colleghi sono d'accordo, possiamo decidere di
integrare la relazione sulla base dei suggerimenti formulati,
dopo aver acquisito gli ulteriori dati richiesti e dopo aver
sollecitato il prefetto ad inviare rapidamente la relazione
sull'accesso. Successivamente, il testo definitivo della
relazione verrà sottoposto alla Commissione per la sua
approvazione.
   Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  GIROLAMO TRIPODI. In una situazione di quel tipo, mi
sembra che esistano i motivi per lo scioglimento del consiglio
comunale. Comunque, se non si ritiene di proporre lo
scioglimento, potremmo però chiedere al ministro di valutare
attentamente anche questa eventualità.
  GAETANO GRASSO. L'accesso è stato disposto proprio per
questo motivo.
  PRESIDENTE. L'onorevole Tripodi propone che sulla base
dei risultati dell'accesso si valuti se ci sono o meno gli
estremi per lo scioglimento. Dobbiamo acquisire i risultati
dell'accesso.
  GIROLAMO TRIPODI. Non ho detto questo: ho chiesto di
svolgere un'indagine per accertare se esistano le condizioni
per lo scioglimento.
  PRESIDENTE. L'indagine è in corso, perché è stato
disposto l'accesso da parte del prefetto.
  VINCENZO SCOTTI. Quando ascolteremo il ministro
dell'interno si porrà anche il problema della verifica della
sussistenza o meno delle condizioni per lo scioglimento,
nell'ambito dei poteri del ministro. Nel momento in cui
chiediamo lo scioglimento dobbiamo avere gli elementi che lo
giustificano; non ha senso un'indicazione generica.
  PRESIDENTE. L'onorevole Scotti propone di chiedere al
ministro dell'interno, nell'ambito delle sue funzioni, di
valutare se esistano le condizioni per lo scioglimento, senza
affermare che esistono.
  PAOLO CABRAS. Valuteremo i risultati dell'accesso. Nella
relazione non possiamo scrivere che la Commissione antimafia
chiede lo scioglimento del consiglio comunale.
  PRESIDENTE. L'importante è che assumiamo iniziative che
abbiano un dato di serietà: dire al ministro di valutare se
esistano le condizioni per lo scioglimento equivale a dire che
la Commissione ritiene che esse esistano (altrimenti dovremmo
formulare analoga richiesta per tutti i comuni). Siccome il
problema
                        Pag. 1488
esiste, valutiamo i risultati dell'accesso e poi, sulla base
di essi, potremo sostenere che, a nostro avviso, il ministro
dell'interno dovrebbe disporre lo scioglimento del consiglio
comunale.
  GIROLAMO TRIPODI. Esprimo una riserva su questo punto.
  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito
di procedere nel modo descritto.
(Così rimane stabilito).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Grasso per una
breve comunicazione.
  GAETANO GRASSO. Sono stato delegato dal senatore Calvi,
che presiede il comitato che si occupa dello stato di
attuazione della normativa antimafia, a rendere una breve
comunicazione. L'altro giorno abbiamo iniziato ad occuparci
dello stato di applicazione della legge antiracket. Se ho
chiesto la parola è per denunciare una situazione gravissima
rispetto alla quale occorre, a mio giudizio, intervenire in
maniera assolutamente rapida, anche perché questa Commissione
- per fortuna - è un autorevolissimo interlocutore di tutte le
realtà antiracket che stanno nascendo nel nostro paese.
   Il presidente del fondo di solidarietà ha denunciato i
seguenti fatti: il comitato si trova completamente sprovvisto
di attrezzature di natura tecnica, non c'è una macchina da
scrivere, mancano persino i soldi per i francobolli; ad oggi,
non è stata conclusa, neanche in fase istruttoria, una sola
pratica di indennizzo per le vittime delle estorsioni; c'è un
ritardo di sensibilità politica da parte del ministro
dell'industria, che non ha ancora autorizzato l'INA ad
effettuare un'anticipazione di appena 50 milioni per le
attrezzature; il personale è in numero assolutamente carente.
   Voi capite, per il ruolo e il valore che questa legge ha
avuto ed ha, quanto ritardi di questo tipo possono
pregiudicare tutto il lavoro che la Commissione antimafia ha
svolto finora.
  PRESIDENTE. Propongo che la Commissione segnali al
Presidente del Consiglio questa situazione e gli chieda di
intervenire immediatamente. Se non vi sono obiezioni, rimane
così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  VINCENZO SCOTTI. Concordo con quanto ha detto
l'onorevole Grasso perché si tratta di una questione molto
delicata e importante. Vorrei aggiungere una richiesta in
riferimento al medesimo tema. Chiedo alla Commissione
antimafia un'inchiesta sulla situazione dell'impresa già
appartenente a Libero Grassi a Palermo. L'azienda sta
fallendo; c'è un segno di irresponsabilità delle istituzioni e
della società civile palermitana, imprenditori compresi,
rispetto a questo problema. E' un caso emblematico: se
lasciassimo andare le cose come stanno, tacendo, ci
assumeremmo una gravissima responsabilità. Siamo una
Commissione di inchiesta e, se possiamo assumere qualche
iniziativa, dovremmo farlo in riferimento a questo che è un
caso emblematico nell'ambito dei problemi più generali della
lotta al racket.
  PRESIDENTE. Ho incontrato la vedova di Libero Grassi e
mi sono attivato per sbloccare certi passaggi. Poiché
condivido la richiesta dell'onorevole Scotti, propongo di
chiedere una relazione sullo stato della questione al
presidente del tribunale di Palermo, sulla base della quale
decidere quali iniziative assumere.
  VINCENZO SCOTTI. Anche al prefetto.
  PRESIDENTE. D'accordo, anche al prefetto. Se non vi sono
obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  MICHELE FLORINO. Presidente, mi consenta una premessa
che si collega alla
                        Pag. 1489
mia tesi che si materializza nei fatti che accadono nel
paese: dal disimpegno nella lotta alla mafia negli ultimi
tempi, alle scarcerazioni - cui lei stesso ha fatto
riferimento - consentite anche dal cosiddetto emendamento
Longo.
  PRESIDENTE. Perché parla di "emendamento Longo"?
  MICHELE FLORINO. I giornali hanno riportato che esso era
collegato alla scarcerazione dell'ex deputato Longo. Fu una
norma inserita all'ultimo momento. Quasi sempre per favorire
nostri vecchi colleghi si approvano norme che consentono alla
criminalità di avvalersi di tali benefici.
   C'è stato il caso emblematico di D'Alessandro. Non si può
girare come fa la Commissione antimafia per tutto il
meridione, puntando il dito su situazioni di criminalità
organizzata, con padrini che la fanno da padroni, se poi
succedono certe cose. In questo caso l'ha fatta da padrone il
D'Alessandro. Le giustificazioni della polizia sono a dir poco
ridicole: non si doveva parlare di scorta ma di sorveglianza
dell'abitazione del D'Alessandro. Però, guarda caso, dopo due
giorni abbiamo l'uccisione dell'Imparato. Chissà che tutto non
rientri - lei, presidente, conosce la mia tesi - nella logica
di una vecchia mafia sostituita da una nuova mafia, di un
sistema politico vecchio in connivenza con la tradizionale
mafia sostituito da un nuovo potere politico che cerca
equilibri.
   Tralasciando altri aspetti che pure sono eclatanti, vengo
all'oggetto della mia comunicazione.
   Lei ricorderà che presentai alla Commissione un documento
dell'unità sanitaria locale  46 di Napoli, la quale si trovava
nell'impossibilità di assicurare la presenza di un sanitario
nei giorni in cui doveva tenersi il processo contro Nuvoletta
Lorenzo, pur avendo la stessa USL un'utenza di oltre 300 mila
cittadini. Mi riferisco, in particolare, al processo Nuvoletta
Lorenzo più 11 in cui, oltre allo stesso Nuvoletta, venivano
giudicati gli Agizza e i Romano, nonché il feroce assassino
Scotti Pasquale. Il presidente della corte d'appello di
Napoli, in riferimento alla richiesta contenuta nella nota
indicata, ha risposto: "Le comunico che il processo in oggetto
non è stato rinviato per la mancanca del personale sanitario
appartenente alla USL 46". Egli non dice che il comportamento
di quest'ultima è disdicevole ma afferma che il rinvio è stato
disposto con l'ordinanza del 7 gennaio 1993, in accoglimento
della richiesta del difensore dell'imputato Nuvoletta,
onorevole avvocato Alfonso Martucci, impegnato fino al 15
gennaio 1993 quale vicepresidente vicario della Commissione
giustizia della Camera dei deputati per la delibazione di
importanti provvedimenti.
   Consultando i resoconti stenografici della Commissione
giustizia (faccio un po' il poliziotto della situazione), ho
constatato che nei giorni 7, 8, 9, 10 e 11 non si sono svolte
sedute, mentre nei giorni 12 e 13 la stessa Commissione si è
riunita per un'ora. Ciò dimostra chiaramente (questa è la mia
tesi) che in tale contesto, soprattutto meridionale, esistono
a dir poco (in base a quanto vi sto presentando in questo
momento) delle connivenze: infatti, nell'ordinanza finale
della corte d'appello di Napoli si decide di "rinviare la
causa a nuovo ruolo dichiarando sospesi i termini di custodia
cautelare". Si arriva così alla sospensione cautelare dei
termini.
  PRESIDENTE. Ciò significa che i termini non decorrono;
si tratta di un provvedimento che va contro l'imputato.
  MICHELE FLORINO. Lo so; oltretutto, Lorenzo Nuvoletta è
detenuto anche per altri fatti. Ciò tuttavia dimostra che
sussistono dubbi sulla correttezza del rinvio a maggio del
1993 di un processo di tale portata, almeno per quanto
riguarda l'impatto con la cittadinanza ed i personaggi
presenti nel processo stesso.
  PRESIDENTE. Che cosa propone al riguardo, senatore
Florino?
  MICHELE FLORINO. La proposta l'affido alla Commissione,
soprattutto per
                        Pag. 1490
quanto riguarda un'indagine sul comportamento dell'onorevole
Martucci nella sua veste di parlamentare e di avvocato.
   Lei certamente sa che ho presentato, insieme al collega
Rastrelli, la proposta di legge "Integrazioni alla legge 13
febbraio 1953, n. 60, sulle incompatibilità parlamentari". A
mio avviso, infatti, gli avvocati che siano anche parlamentari
non possono difendere delinquenti imputati ai sensi
dell'articolo 416-bis del codice penale. Quello che ho
citato è uno degli esempi che rientrano in tale situazione;
sembra un fatto anticostituzionale ma in realtà non lo è.
Comunque, ho qui i resoconti stenografici della Commissione
giustizia e li affido a lei, che certamente sa quanto costi
organizzare un processo, allestirlo e poi doverlo ripetere.
  PRESIDENTE. Prendo atto della sua denuncia. Dal momento
che il presidente del tribunale aveva risposto in quel modo,
riprendendo la sua sollecitazione si può replicare chiarendo
come siano andate le cose.
  MICHELE FLORINO. Chiedo anche che il magistrato adotti
gli opportuni provvedimenti. La nostra è una Commissione
d'inchiesta, come ha sottolineato il collega Cutrera; di
fronte ad un fenomeno mafioso che aggredisce il territorio
nazionale, e soprattutto quello meridionale, laddove ci
troviamo di fronte a fatti che non corrispondono ad un
corretto comportamento professionale, dobbiamo indagare, pur
senza porci in conflitto con la magistratura.
  PRESIDENTE. Possiamo comunque informare il presidente
del tribunale, in merito alla sua risposta, della situazione
determinatasi in quei giorni.
Proclamazione dei risultati della votazione per
               l'elezione di un segretario.
  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
   A norma del regolamento, procederò, coadiuvato dagli
onorevoli segretari, allo spoglio delle schede.
(Segue lo spoglio delle schede).
Comunico il risultato della votazione per l'elezione di
un segretario:
     Presenti: 30
     Votanti: 28
     Astenuti: 2
   Hanno ottenuto voti: Sorice 14; Acciaro 5.
     Schede bianche: 5.
     Voti dispersi: 4.
Proclamo eletto segretario della Commissione l'onorevole
Vincenzo Sorice.
   Comunico che l'ufficio di presidenza è convocato per
mercoledì 17 marzo 1993 alle ore 18.
La seduta termina alle 21,5.

 


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