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Violante: seduta 59
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Pagina 2605
     AUDIZIONE DEI RESPONSABILI DEI SERVIZI SEGRETI
ALL'EPOCA DEL SEQUESTRO CIRILLO,PREFETTO VINCENZO PARISI E
                  GENERALE ABELARDO MEI
          PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                             indice
Audizione del prefetto Vincenzo Parisi, direttore vicario pro
tempore del SISDE:
Violante Luciano,  Presidente                    2607, 2616
        2617, 2618 2620, 2621, 2622, 2623, 2624, 2625, 2649
Bargone Antonio     2619, 2620, 2622, 2623, 2624, 2651 2653
Cappuzzo Umberto                           2616, 2617, 2625
D'Amato Carlo                              2621, 2622, 2625
D'Amelio Saverio                                       2651
Fausti Franco                                          2625
Frasca Salvatore                                 2617, 2618
Mastella Mario Clemente                                2618
Parisi Vincenzo, Direttore vicario  pro tempore  del SISDE
                                           2607, 2617, 2619
       2621, 2622, 2623, 2624, 2625, 2649, 2650, 2651, 2652
Audizione del generale Abelardo Mei, direttore
vicario pro tempore del SISMI:
Violante Luciano,  Presidente              2626, 2627, 2628
                                                       2629
       2630, 2631, 2632, 2633, 2634, 2635, 2636, 2637, 2638
             2639, 2641, 2642, 2643, 2644, 2645, 2646, 2647
                                                 2648, 2649
Bargone Antonio                                  2627, 2630
                                     2631, 2633, 2634, 2635
                         2637, 2638, 2639, 2640, 2641, 2642
Cafarelli Francesco                                    2647
Cappuzzo Umberto                                 2644, 2645
D'Amelio Saverio                           2645, 2646, 2647
Ferrara Salute Giovanni                    2639, 2647, 2648
Mei Abelardo, Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI                                            2626, 2627
        2628, 2629 2630, 2631, 2632, 2633, 2634, 2635, 2636
        2637, 2638, 2639 2640, 2641, 2642, 2643, 2644, 2645
                                     2646, 2647, 2648, 2649
Pagina 2606
Pagina 2607
La seduta comincia alle 9,20.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Audizione del prefetto Vincenzo Parisi, direttore
vicario pro tempore  del SISDE.
 PRESIDENTE.  Vorrei informare il prefetto Parisi
che la Commissione ha avviato un lavoro su strutture
e connessioni della camorra. In questo quadro, sulla
base di quello che è emerso dalla documentazione
raccolta dalla Commissione ed anche da quanto la
direzione distrettuale antimafia di Napoli ci ha
comunicato, la vicenda del rapimento dell'assessore
Cirillo acquista un peso particolarmente
significativo nell'evoluzione dei rapporti tra
camorra, imprenditoria e settori del mondo politico.
  Il prefetto Parisi era vicedirettore vicario del
SISDE all'epoca della vicenda e per questa ragione la
Commissione ha deliberato di ascoltare tanto lui
questa mattina quanto oggi pomeriggio, alle ore
14,30, il generale Mei, che nello stesso periodo era
vicedirettore del SISMI, per avere un quadro del
comportamento dei servizi su questa vicenda e per
ricevere il complesso delle informazioni di cui
questi alti funzionari dispongono.
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . La ringrazio, signor presidente, per
l'opportunità che mi è data di chiarire ancora una
volta i temi che sono in discussione...
 PRESIDENTE.  Mi scusi, prefetto; ricordo per i
colleghi che il rapimento Cirillo avvenne il 27
aprile 1981.
VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . ... e per la disponibilità che mostra
ancora una volta a chiarire questa vicenda, fatto di
cui le sono
immensamente riconoscente, poiché dal chiarimento
definitivo emergerà la piena congruità della linea
fin qui seguita che mi permetterò di illustrare
immediatamente.
  La relazione che mi accingo ad illustrare a lei,
signor presidente, ed agli onorevoli membri di questa
Commissione si snoda lungo linee direttrici che
tengono in assoluto conto sia le mie pregresse
escussioni testimoniali presso il giudice di Roma
Antonio Marini, che risalgono al 1982, e presso il
tribunale di Napoli il 19 aprile 1989, sia le mie
precedenti audizioni al Comitato dei servizi in anni
lontani (plurime audizioni) e alla Commissione
parlamentare stragi il 23 maggio 1989; sia infine il
compendio di atti e fatti che risalgono al mio agire
nell'interesse istituzionale al periodo 25 aprile
1981-24 luglio 1981, durante il quale ho svolto con
le specificazioni più avanti esposte le funzioni di
direttore del SISDE in sede vacante. Ero in effetti
vicario dell'organismo, unico vicedirettore...
 PRESIDENTE.  25 aprile...
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . 25 aprile-24 luglio 1981.
  Ritengo indispensabile questa premessa per
riconfermare e ribadire quanto da me negli anni
affermato in un contesto di linearità e
conseguenzialità fattive ed espositive già soggette a
riscontro istruttorio e dibattimentale in sede
giudiziaria, a sindacato di controllo in sede
parlamentare, ad esame di merito in sede
amministrativa.
                              Pagina 2608
  Vorrei altresì richiamare brevemente per un verso
i dati cronologici indispensabili in merito alle
responsabilità operative di titolare del SISDE da me
rivestite in quel periodo e per altro verso l'evento
criminoso per il quale le Brigate rosse di Senzani
addivennero al sequestro dell'assessore della regione
Campania Ciro Cirillo.
         In ordine al primo profilo, relativo alla scansione
temporale delle responsabilità operative di titolare
del SISDE, giova richiamare alla memoria come il
periodo vissuto in quel tempo dal paese venisse reso
ancor più delicato e difficile dalla generalizzata
offensiva terroristica, concretizzatasi nei primi
sette mesi del 1981 in ben 15 omicidi, in decine e
decine di ferimenti, in centinaia di attentati (561
in quel periodo).
  Erano in atto altresì ben tre sequestri di persona
compiuti dalle Brigate rosse (Sandrucci, Taliercio,
Peci, cui si sarebbe aggiunto di lì a pochi mesi
quello del generale americano James Lee Dozier),
mentre vivissima sarebbe stata l'eco del gravissimo
attentato al Sommo Pontefice (13 maggio 1981).
  In questa cornice di ansia e sofferenza
istituzionale si inserisce la vicenda della
diffusione dei nominativi degli appartenenti alla
loggia massonica P2. La lista degli affiliati,
pubblicata interamente e confermata ufficialmente
solo il 20 maggio 1981, aveva già dato luogo, da
circa un mese, a propalazioni di notizie allarmanti
sui nominativi in essa contenuti, facendo così
trapelare voci sempre più insistenti
sull'appartenenza ad essa di taluni personaggi di
rilevante spicco e di notevole pregnanza
istituzionale. Tra questi, era anche emerso il
nominativo del generale Giulio
Grassini, all'epoca direttore del SISDE, il quale,
proprio per tale evidenza, ritenne di affidarmi il 25
aprile la responsabilità operativa del servizio, nel
quale avevo assunto l'incarico di vicedirettore solo
poco più di otto mesi prima, il 31 luglio 1980.
               Successivamente, a seguito della citata
                          ufficializzazione
della lista, rivelatasi in effetti comprensiva del
nominativo del generale Grassini, lo stesso il 29
maggio venne posto in congedo ordinario, per poi
essere definitivamente sostituito nell'incarico dal
prefetto Emanuele De Francesco, che il 27 luglio gli
subentrò nelle funzioni di direttore del servizio.
Alla luce di quanto sopra esposto, ritengo pertanto
di
poter riattestare come risalente alla mia persona ed
alla mia responsabilità la direzione, in sede
vacante, dell'organismo nel periodo compreso tra il
25 aprile ed il 26 luglio 1981.
In tale quadro di riferimento, si colloca la vicenda
del
sequestro di persona perpetrato dalle Brigate rosse
in
pregiudizio dell'assessore alla regione Campania Ciro
Cirillo, consumato nella serata del 27 aprile con
l'omicidio di due appartenenti alla polizia di Stato,
Mario Cancello e Luigi Carbone, ed il ferimento del
segretario dell'uomo politico, Ciro Fiorillo.
  Il sequestro, destinato come è noto a concludersi
dopo novanta giorni, il 24 luglio successivo, con il
rilascio dell'ostaggio, arrecava notevole scompiglio
nelle istituzioni e nell'opinione pubblica, in una
prospettiva che vedeva: spostarsi decisamente anche
verso il Meridione d'Italia la fenomenologia
brigatista; ripetersi, con agghiacciante
determinazione, uccisioni e ferimenti di personale di
scorta appartenente alle forze dell'ordine;
concretizzarsi in una realtà sociale già fortemente
provata, quella napoletana, un ulteriore parametro di
alta criminosità e di elevata destabilizzazione.
  La legge istitutiva devolve, come è noto, al SISDE
tutti i compiti informativi e di sicurezza per la
difesa dello Stato democratico e delle istituzioni
poste dalla Costituzione a suo fondamento contro
chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione.
Non va però dimenticato che, al momento del
sequestro, il SISDE, istituito come nuovo organismo
istituzionale, si dibatteva ancora in pesanti pastoie
organizzative, con rilevanti riflessi costituiti da
fortissime carenze organiche ed infrastrutturali che,
tra loro collegandosi, davano vita ad ulteriori
disfunzioni, rese più che evidenti dall'assenza di
strumentazioni tecnologiche moderne,
                              Pagina 2609
dall'ammassamento dello scarso personale in pochi
locali, dalla disfunzionalità generale e logistica,
per forza di cose riverberantesi su quella operativa.
  Qualora ciò non bastasse, l'assoluta novità
dell'organismo aveva di per sé comportato da un lato
l'assenza di archivi pregressi e dall'altro
l'impossibilità fisica di acquisire, per mancanza di
spazi idonei, quelli che la normativa disponeva di
transitare, da altri uffici, alla competenza del
servizio.
  Questi in linea di larga massima i motivi che
avevano indotto il Presidente del Consiglio  pro
tempore  ad
emanare una direttiva con la quale, in attesa di
vedere conseguita dal SISDE la voluta funzionalità,
il SISMI veniva incaricato di prestare in via
temporanea assistenza ed ausilio al SISDE
supportandolo con tutta la propria organizzazione ed
anche sostituendolo sul territorio, in presenza di
evidenti necessità.
  L'attività del SISDE, pur tra tali difficoltà, si
sviluppava giorno dopo giorno in una precisa volontà
di fare, di far bene, di riuscire a ricostituire le
basi portanti di un'organizzazione efficiente ed
efficace, anche se i più avveduti non si nascondevano
l'onerosità dell'impegno e la consapevolezza che il
lavoro intrapreso avrebbe dovuto essere proseguito
nel tempo.
          La responsabilità del coordinamento operativo di
                              tutte le
attività svolte sul campo dal servizio era già stata
attribuita al dottor Giorgio Criscuolo, in ragione
del suo brillante passato di investigatore, nel quale
venivano annoverate (oltre alla collaborazione con il
generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nell'ambito del
nucleo speciale antiterrorismo) numerose, brillanti
operazioni, anche internazionali, tra cui anche
quelle relative alle indagini sul sequestro del
giudice D'Urso. Nell'ambito di questa ultima
operazione era emersa, tra l'altro e per la prima
volta, la pericolosità dell'allora sconosciuto
Giovanni Senzani.
          In tale contesto, nelle primissime ore successive
                                alla
notizia dell'eccidio e alla conferma del sequestro,
ho provveduto ad indire una riunione - protrattasi,
poi, nelle ore notturne - nel corso della quale si
profilavano, quasi subito, linee di intervento
sufficientemente circoscritte.
L'intelligenza operativa del SISDE, infatti, delinea
il
quadro d'insieme dell'evento criminoso. Sono certi la
paternità brigatista del delitto, la dislocazione
territoriale nell'area napoletana,
l'incontrovertibile realtà per la quale appare sin
dal primo momento difficile immaginare che il
sequestro, azione assai complessa nei suoi molteplici
aspetti organizzativi, operativi e logistici, possa
essere stato consumato e venire poi gestito senza che
i numerosi sensori delinquenziali, caratterizzati da
massicce e capillari infiltrazioni camorristiche,
possano averne avuto o averne almeno sentore.
  Incidono altresì, in tale contesto generale, da un
lato il ricordo che proprio a Napoli si era, anni
prima, determinato l'incontro attivo tra terroristi e
delinquenti comuni nell'area dei NAP, con connessioni
operative che ebbero poi significativi riscontri
nella stessa città, nei sequestri Moccia e Gargiulo
e, in altre sedi, nei sequestri Costa e Saronio.
  Dall'altro lato vi è la felice intuizione,
confermata e sancita poi, in verità, dagli esiti
processuali, per la quale il SISDE riesce per primo a
delineare un quadro analitico che fa risalire alla
colonna napoletana delle BR, capeggiata dal Senzani,
la responsabilità del sequestro Cirillo.
  Emerge pertanto la necessità di sviluppare
un'ampia azione informativa che tra le necessarie
proiezioni ad ampio spettro contempli, oltre alla
attivazione informativa del circuito carcerario,
anche lo sviluppo di contatti con gli ambienti della
camorra napoletana, caratterizzati a quel tempo dalla
leadership  pressoché incontrastata di Raffaele
Cutolo, allora detenuto ad Ascoli Piceno, e della sua
organizzazione criminale denominata Nuova camorra
organizzata.
          E' appena il caso di ricordare che la gravità del
                                fatto
delittuoso, per un verso, e la monolitica gerarchia
che contraddistingueva la consorteria malavitosa
campana,
Pagina 2610
 per altro verso, suggerisce fin dall'inizio di non
trascurare la possibilità di instaurare un contatto
con il vertice dell'organizzazione, verosimilmente il
solo a potersi determinare a formule collaborative
volte alla individuazione del covo-prigione e dei
brigatisti, per giungere così alla liberazione
dell'ostaggio e alla cattura dei responsabili.
Circostanza questa, del resto, poi ampiamente
confermata dalla infruttuosità degli altri contatti
coltivati dal SISDE, con personaggi di più basso
profilo della Nuova camorra organizzata e con altre
fonti d'ambiente.
         Sono questi, in linea di larga massima, i parametri
                                 che
caratterizzano gli albori dell'attività del servizio
nell'evento, in un crescendo sempre più consistente
di sviluppi sul campo e in una temporalità destinata
a concludersi - come più avanti specificato, dopo 15
giorni appena, a seguito del richiesto e concesso
subentro nell'operazione stessa da parte del SISMI.
  Fin dall'inizio il responsabile del coordinamento
operativo nel territorio nazionale, dottor Criscuolo,
si
attiva immediatamente su diversificate direttrici,
avvalendosi per tali esigenze della collaborazione
del centro SISDE di Napoli, diretto dal colonnello
dei carabinieri Tarallo, recandosi a Castellammare di
Stabia, contattando tra l'altro sia il dottor
Granata, segretario di Cirillo, sia Vincenzo Casillo,
esponente della camorra, in libertà, ritenuto uomo
vicino allo stesso Cutolo.
  Constatata l'insufficienza dei contatti con il
Casillo, il funzionario si convinceva della necessità
di avvicinare direttamente Cutolo, ristretto, come
dianzi detto, nella casa circondariale di Ascoli
Piceno.
  Messo a parte immediatamente di tale maturato
convincimento decidevo, nella mia responsabilità, di
rivolgere formale istanza nella tarda mattinata del
28 aprile al direttore generale degli istituti di
prevenzione e pena del Ministero di grazia e
giustizia, dottor Sisti, affinché venisse concessa al
dottor Criscuolo la prevista autorizzazione al
colloquio con il detenuto.
         Il funzionario vi si sarebbe recato con il capitano
                                 dei
carabinieri Salzano, effettivo al centro di Napoli e,
a sua volta, buon conoscitore della realtà campana
anche per avervi comandato la compagnia carabinieri
di Benevento.
        Le visite nel carcere di Ascoli Piceno - tre in tutto
                                - si
svolsero con le seguenti caratteristiche: in
occasione del primo colloquio, avvenuto nell'ufficio
del direttore del carcere, in presenza del dottor
Granata e del Casillo, venne svolta una ricerca
informativa finalizzata agli obiettivi indagatori
perseguiti. Tale ricerca si collocava al di fuori di
qualsiasi patteggiamento, promessa o lusinga che
potesse rappresentare gli estremi di un inammissibile
riconoscimento della camorra e dei suoi componenti da
parte dello Stato. E ciò avveniva sia per debito
morale dell'ufficio e di coloro che operavano sia in
ottemperanza a costanti, incontrovertibili direttive
del ministro dell'interno  pro tempore .
  Secondo la testimonianza di verità a me resa -
appena di ritorno da Ascoli Piceno - dai funzionari
Criscuolo e Salzano, in occasione dell'incontro
Raffaele Cutolo si dimostrò evasivo e disinformato,
pur palesando l'intendimento di collaborare per
cancellare l'onta subita, a suo dire, da Napoli ad
opera delle brigate rosse.
  Nella stessa circostanza il Cutolo, precedendo
qualsiasi profferta, ostentò rilevanti possibilità
economiche, manifestando propensioni per "iniziative
filantropiche e di sollievo dell'umana miseria". Tale
punto degno di rilievo tratteggia l'intendimento del
Cutolo di svuotare di ogni possibile contenuto
economico, per fini non noti ma certo a lui più
convenienti, il contatto con i funzionari del SISDE,
consapevole come era che di certo mai avrebbe potuto
attendersi, nel confronto dialettico, una proposta
compensativa, in quanto è solare l'evidenza per la
quale la fonte indica il prezzo delle proprie
informazioni mentre il servizio si riserva, di
contro, di valutare e decidere sull'accettazione o
meno della proposta.
                              Pagina 2611
  Durante la seconda visita al carcere di Ascoli
Piceno il dottor Criscuolo, senza incontrare il  boss
, giunse ad accertarne i collegamenti con gli
ambienti dell'eversione, individuando una rete
interessante di quanti intrattenevano rapporti di
corrispondenza con il Cutolo: Sante Notarnicola e
Antonio Marano, politicizzati; Nicola Pellecchia, dei
NAP; Fiorella Pigozzo, eversiva di sinistra; Giuseppe
Serra, politicizzato di prima linea.
           La terza ed ultima visita ad Ascoli consente di
                              assumere
definitivamente l'infruttuosità dei colloqui con il
Cutolo, verificando come lo stesso, dietro una
parvenza collaborativa, riferisse come notizie di
fonti proprie fatti riportati sulla stampa. Già da
qui si fa strada l'intendimento di abbandonare la
"pista Cutolo"; intendimento che due giorni dopo, in
occasione del mio incontro con il dottor Sisti e il
generale Musumeci, diverrà definitivo e provocherà la
diramazione delle necessarie direttive, nel senso
dell'abbandono, ai miei più diretti collaboratori e
anche specificamente al centro SISDE di Napoli.
  Le richieste di colloquio concesse con la
consueta, tempestiva sensibilità dal dottor Sisti si
estendevano anche al dottor Granata e al Casillo,
atteso che per un verso l'accompagnamento del primo
era suggerito dall'opportunità di avere
collaborazione dalla persona informata della sfera di
conoscenze del sequestrato e come tale in grado di
cogliere eventuali spunti informativi di interesse
per le indagini. Per altro verso, la presenza del
Casillo si presentava come indispensabile, in quanto
Cutolo senza una introduzione idonea ad accreditare i
visitatori non avrebbe di certo accettato di aprirsi
sul piano collaborativo. Alla prima richiesta ne
seguirono altre due rivolte al segretario particolare
del dottor Sisti, il dottor Vinci, nel corso delle
quali vennero nuovamente specificate per le vie brevi
le generalità dei funzionari del SISDE e indicati i
nomi degli accompagnatori.
Pertanto, riassumendo, la prima richiesta di
colloquio in
carcere con Cutolo è stata avanzata da me
personalmente e le successive dal dottor Criscuolo,
che naturalmente mi teneva costantemente informato
sugli sviluppi della situazione.
  Le motivazioni delle richieste rivolte ai suddetti
magistrati del competente ufficio del dicastero di
grazia e giustizia si posero ovviamente e sempre in
termini puntuali e argomentati. A distanza di tanti
anni, tengo a ribadire il mio grato riconoscimento e
apprezzamento per il grande senso di responsabilità
dimostrato dai magistrati di quell'ufficio in quella
e in altre circostanze similari, afferenti sia le
esigenze di sicurezza penitenziaria sia quelle di
giustizia.
In ordine alla collocazione temporale delle tre
visite,
ritengo che le stesse siano da collocarsi
rispettivamente nei giorni 28 aprile, 5 maggio e 9
maggio 1981. Nel senso è di conforto la
documentazione del servizio, predisposta alcuni mesi
dopo i fatti e su specifica richiesta, sulla scorta
della memoria mia personale e dei funzionari sopra
nominati, mentre sussiste a tale proposito una
parziale discordanza con le risultanze del Ministero
di grazia e giustizia (laddove le tre visite
risalirebbero rispettivamente ai giorni 29 aprile, 2
maggio e 5 maggio).
  In proposito, tenuto conto del tempo trascorso e
considerato il fatto che l'attività di un servizio di
informazione non è legata alle formalità tipiche
della polizia giudiziaria, non vi è imbarazzo da
parte mia a riconoscere che non sono in grado di
stabilire quali date siano esatte. Tale asserzione
apre la strada, però, a due considerazioni di
spessore. La prima riguarda l'ammaestramento derivato
dalla carenza di documentazione dedicata: non posso
non riconoscere al riguardo che proprio ad una
Commissione parlamentare, la Commissione stragi,
risale il merito di aver sottolineato, per la prima
volta e con grande forza, l'esigenza della tenuta in
atti di una memoria storica specifica. Lo stimolo che
ne è conseguito ha fatto sì che da quegli esordi si
passasse a testimonianze documentate dello sviluppo
delle operazioni, anche per evitare che comportamenti
di intrinseca,
                              Pagina 2612
adamantina liceità potessero appiattirsi nel tempo in
ricordi sfumati e quindi lacunosi.
        Sulla seconda considerazione tornerò tra pochissimo,
dovendo prima illustrare un parametro importantissimo
che la riguarda. Si tratta della mia convocazione,
l'11 maggio 1981, al Ministero di grazia e giustizia,
da parte del direttore generale degli istituti di
prevenzione e pena dottor Sisti, il quale, avendo
rilevato una richiesta di colloqui per dipendenti del
SISMI da parte del generale Musumeci, del medesimo
organismo, ritenne di invitarmi nel suo ufficio allo
scopo, più che condivisibile, di evitare
sovrapposizioni od interferenze tra servizi nelle
indagini. Nel corso dell'incontro, svoltosi in parte
alla presenza del dottor Sisti e in parte del dottor
Vinci, il generale Musumeci, che io ebbi occasione di
conoscere ed incontrare per la prima volta (su questo
punto vorrei essere molto preciso: io non avevo mai
visto il generale Musumeci, non sapevo nemmeno che
esistesse un generale Musumeci; quest'ultimo comparve
ai miei occhi per la prima volta quel giorno e mi fu
presentato da Sisti), fece presente l'individuazione
da parte del SISMI di un percorso informativo molto
promettente e comunque tale da fargli ritenere di
essere giunto assai vicino all'identificazione dei
brigatisti ed alla scoperta del covo, con conseguenti
evidenze di positiva soluzione del caso e di
liberazione dell'ostaggio.
  La prospettazione convincente e persuasiva di tale
possibilità mi ha indotto a condividere l'opinione
espressa, tenuto anche conto che sul piano
deontologico non desideravo affatto intralciare il
generale Musumeci. Ne scaturiva l'esigenza di
attendere il buon esito della sua azione e di
prendere atto dell'insuccesso del SISDE nel tentativo
esperito con il Cutolo.
  Ciò posto, la data dell'11 maggio 1981 segna il
discrimine operativo, nei confronti del detenuto
Cutolo, tra l'agire del SISDE e quello del SISMI. E'
un fattore importante, che da meramente temporale si
fa sostanziale, corroborando la cesura operativa tra
i due servizi e dando corpo, appunto, alla seconda
considerazione in argomento in un contesto di
conferma: del numero delle visite effettuate ad
Ascoli Piceno (tre per il SISDE e tre per il
Ministero di grazia e giustizia); della data
riguardante l'ultima di queste (comunque avvenuta
prima dell'11 maggio del 1981, giorno della suddetta
convocazione).
            La prioritaria esigenza di risolvere in modo
                            incruento il
sequestro Cirillo, giungendo all'identificazione ed
alla cattura dei terroristi ed alla scoperta del covo
brigatista, ha indubbiamente costituito fattore
essenziale nella mia decisione di aderire alla
pressante richiesta avanzata dal generale Musumeci.
Altri parametri di incidenza - come detto hanno
pesato sulla decisione finale. A questi vanno
aggiunti, altresì, quelli attinenti al dovere di
osservanza sia dell'articolo 7 della legge 24 ottobre
1977, n. 801 (che prescrive al SISMI ed al SISDE di
prestarsi reciproca collaborazione ed assistenza),
sia della richiamata direttiva emanata dal Presidente
del Consiglio al tempo dell'istituzione dei servizi,
che raccomandava al SISMI di sostenere il SISDE
nell'azione antiterroristica e ciò in rapporto
all'emergenza, in considerazione dell'incompletezza
organica e funzionale del SISDE.
  Inoltre, devo soggiungere che ha anche inciso
un'ulteriore valutazione di merito, per la quale
resta indubitato che le fonti sono quasi sempre
infungibili ed intrasmissibili, per cui sul piano del
riferimento fiduciario ciò che è possibile ad un
organismo può non esserlo ad un altro.
  Dall'11 maggio 1981 non ho più visto né sentito il
generale Musumeci. Telefonando al suo ufficio,
intorno al 25 dello stesso mese, per chiedere notizie
in merito agli sviluppi dei contatti con il Cutolo,
ho appreso da un suo collaboratore (forse il
colonnello Belmonte) che tale azione
non aveva avuto alcuno sviluppo positivo.
  Dall'ultimo incontro con il Cutolo, e comunque
dall'11 maggio 1981, il SISDE, pur impegnato da altre
terribili vicende (i citati sequestri Sandrucci,
Taliercio, Peci,
Pagina 2613
l'attentato al Papa, eccetera), prosegue nel proprio
sforzo informativo, praticando ogni altra pista che
lasci intravvedere utili acquisizioni e rispettando
l'impegno assunto con il SISMI e con i magistrati
della direzione generale di prevenzione e pena. Né,
d'altra parte, il SISDE, anche in data anteriore
all'11 maggio, ha mai inteso esaurire nel solo
"canale Cutolo" le proprie attività di ricerca,
neppure quelle orientate sul carcerario.
  In particolare, ricordo che il dottor Criscuolo
incontrò nel carcere di Paliano il terrorista Alfredo
Bonavita, ivi detenuto, dal quale ricevette
interessanti spunti valutativi. Ne sono significativa
conferma l'attivazione di proprie fonti informative,
presenti all'interno delle case circondariali, ed i
plurimi e ripetuti tentativi di stimolare la
dialettica all'interno e nei circuiti delle stesse.
In questo senso, un'occasione proprizia si presenta
allorché, il 14 maggio 1981, perviene alla direzione
del servizio la segnalazione di un grave pericolo di
vita per la persona dell'"ex comune-politicizzato"
Luigi Bosso, detenuto nel carcere di Nuoro,
penitenziario con significative presenze brigatiste.
Il Bosso non è una fonte del SISDE, né vi sono
elementi che lascino pensare che possa diventarlo (ed
infatti neppure in seguito lo è mai diventato) ma si
muove con disinvoltura nel magma di eversione e di
criminalità di quel tempo, facendo ben sperare in
possibili acquisizioni informative. Ne consegue
quindi la doverosa segnalazione del pericolo di vita
alle competenti autorità penitenziarie che, ove
recepita in autonoma determinazione, potrebbe
produrre anche l'ulteriore effetto di alimentare la
discussione in carcere sui tanti delitti terroristici
che incombono. La direzione generale degli istituti
di prevenzione e pena giunge alla determinazione di
trasferire il Bosso a Palmi con un transito per
Ascoli Piceno, mentre si fa massimo l'allertamento
delle fonti del servizio per cogliere ogni segnale di
interesse con risultati che non mancano, se è vero
che proprio tali canali consentono di acquisire, tra
l'altro, i telegrammi comprovanti le relazioni tra
camorra e BR, già inseriti agli atti dell'istruttoria
sul sequestro in argomento.
  E' certo comunque che, a partire dall'11 maggio,
per le suddette ragioni di correttezza e di lealtà,
il SISDE si astiene da qualsiasi iniziativa presso il
Ministero di grazia e giustizia anche in ordine al
Bosso ed anche dopo il suo trasferimento a Palmi,
sussistendo il timore di non voluti ma sempre
possibili intralci alla penetrazione informativa del
SISMI.
  Dopo l'11 maggio, quindi, il servizio si adopera
in diversificate direzioni purtroppo con scarse
risultanze informative ma dando prova ancora una
volta di notevolissime potenzialità di analisi. E'
infatti l'attento e approfondito esame dei comunicati
brigatisti pervenuti che consente di maturare più
consolidati convincimenti sulle responsabilità del
Senzani ed ancora di ipotizzare fondatamente che la
ricerca di soluzioni populiste attinenti alle
tematiche rivendicative del sottoproletariato
napoletano stia facendo premio negli intendimenti dei
terroristi su propositi di giustizia rivoluzionaria.
In particolare, sono due gli elementi di base che mi
inducono a far delineare da parte del SISDE scenari
non luttuosi per la conclusione del sequestro. Si
tratta, per un verso, delle richieste delle brigate
rosse riferite tra l'altro alla requisizione degli
alloggi sfitti nell'area napoletana, all'indennità
stabile per i disoccupati,
alla chiusura delle baraccopoli dei terremotati - e,
per altro verso, del proposito delle BR di pubblicare
"il materiale politico dell'interrogatorio Cirillo",
in un ampio confronto con i molteplici orientamenti
emersi nel tempo all'interno della galassia
brigatista. Considerazioni, queste, da me
personalmente esposte in sede di Comitato nazionale
per l'ordine e la sicurezza pubblica del 23 maggio e
rivelatesi poi fondate ed ulteriormente confermate
dalle successive dichiarazioni dei brigatisti
arrestati.
            Solo più tardi, precisamente il 18 giugno, si
                             comincia a
parlare di riscatto, ma il parametro è da
considerarsi verosimilmente di successivo inserimento
nel disegno terroristico originario, al punto
                              Pagina 2614
che il capo della colonna napoletana Chiocchi giunge
a dire che i brigatisti si erano vergognati del
denaro percepito, nel timore non infondato che nei
loro ambienti potesse essere considerato un atto di
corruzione, di deviazione e comunque certamente
contrario alla loro tradizione. Ciò che mi preme
sottolineare, tuttavia, sono la solerzia e
l'intensità dell'impegno profuso dal SISDE che, pur
abbandonata definitivamente la pista Cutolo l'11
maggio, ha continuato ad adoperarsi con generoso
slancio, così come confermato anche dal riscontro
analitico al quale si è fatto cenno. Il tutto in un
contesto di generalità e di alacrità che ha
caratterizzato la ricerca informativa nel tempo. Per
lo specifico periodo considerato, ci piace rammentare
l'azione dispiegata in occasione degli altri
sequestri, coordinata sul campo proprio dal dottor
Criscuolo, distintosi tra l'altro in un penetrazione
informativa all'interno dell'Alfa Romeo volta a
conseguire la liberazione di Sandrucci, ostaggio
dell'"ala rivendicazionista" del terrorismo.
  L'attività informativa condotta dal SISDE in
merito al sequestro Cirillo, svolta in piena sintonia
con la magistratura, le forze di polizia e gli altri
apparati di tutela, è compendiata in numerosi
rapporti informativi diretti agli organi di polizia
che ne sono stati tramite a beneficio dell'autorità
giudiziaria competente. Non meno tempestivo e
puntuale l'adempimento del debito di informazione nei
confronti dell'autorità politica, la quale è stata
formalmente e dettagliatamente ragguagliata di ogni
evidenza informativa di rilievo nonché di tutte le
determinazioni operative più pregnanti. Non ho fatto
altro, in verità, che rispettare una consuetudine di
vita da me sempre osservata. Nella mia carriera
infatti ho sempre informato le autorità politiche per
iscritto dei fatti aventi consistenza e con
prospettive di sviluppo; oralmente, circa le
iniziative insuscettibili di ulteriori esiti o
naufragati ovvero irrilevanti ai fini di un
riferimento ufficiale. L'ho fatto per una qual forma
di correttezza, poiché sulle tecniche operative di un
servizio e sul  modus operandi  della ricerca
informativa non si è soliti dare informazioni
scritte, anche per evidenti ragioni di riservatezza.
  Non interna al sequestro, ma certamente su piani
contigui se non addirittura intersecati, si è
sviluppata all'epoca un'ulteriore vicenda alla quale
è d'uopo far cenno: quella del noto falso documento
pubblicato dal quotidiana  l'Unità , nell'erroneo
convincimento della sua autenticità e nella buona
fede anche recentissimamente da me confermata in sede
giudiziaria. L'esame dei suoi contenuti, d'interesse
istituzionale per il servizio, prospettava una
sostanziale bipartizione. La prima parte era relativa
a visite che sarebbero state effettuate dagli
onorevoli Scotti e Patriarca in data 30 maggio ad
Ascoli Piceno, al fine di incontrarvi Raffaele
Cutolo. Che gli onorevoli Scotti e Patriarca si
fossero recati ad Ascoli Piceno per detta visita,
offrendo
altresì, sia pure indirettamente, garanzie di diverso
genere, per sollecitare presso il Cutolo la
liberazione di Cirillo, non risultava agli atti del
mio ufficio. Nulla risultava, altresì, in merito ad
un presunto intervento dell'onorevole Patriarca
presso il sottosegretario alla giustizia onorevole
Gargani, per evitare l'emanazione del provvedimento
di soggiorno obbligato al costruttore irpino Antonio
Sibilia.
Per quanto concerne, inoltre, le fonti del
finanziamento
del riscatto, posso dire che ad un esame informativo
specifico non corrispondevano riscontri di verità in
ordine alle singole agenzie ed agli enti cui veniva
attribuito il finanziamento stesso. Per quanto
attiene all'avvocato Madonna, pure citato nel falso
documento, lo stesso non ha mai intrattenuto rapporti
con il SISDE. Devo dire che anche Rotondi non aveva
mai intrattenuto rapporti di alcun genere con il
SISDE.
          Sul tema riscatto ho l'obbligo di chiarire che il
                               SISDE,
in pendenza di un'indagine giudiziaria  ad hoc , ha
tralasciato quelle iniziative che potessero
straripare in ambienti di competenza esclusiva
dell'autorità giudiziaria, cui necessariamente
incombeva il compito d'indagine nel quadro della
repressione di un grave reato. E'
                              Pagina 2615
noto, infatti, che il SISDE opera prevalentemente nel
settore della prevenzione e che si mobilita per
attività investigative solo quando ciò è compatibile
con il rispetto dovuto all'autorità giudiziaria,
nelle sue prioritarie funzioni di giustizia.
        La seconda parte del documento, nel confronto con la
prima, appariva formulata con maggiore proprietà
terminologica ed espositiva. Per ciò che attiene agli
aspetti formali del documento, desidero precisare che
sulla fotocopia del falso documento è stato eseguito,
all'epoca, apposito esame ricognitivo da parte del
centro tecnico scientifico del SISDE, compendiato
successivamente in una dedicata relazione.
          La falsità documentale, almeno per gli addetti ai
                               lavori,
emergeva con ogni evidenza, non trovandosi riscontri
nei numeri dei contrassegni, nella topografia dello
scritto, nella stessa formulazione tecnica dei
contenuti, né tampoco emergevano elementi da poter
far ritenere il compilatore e l'organizzatore
dell'elaborazione del testo quali specialisti del
ramo.
  In tutta coscienza devo purtuttavia una volta
ancora ribadire che, se per un verso il falso
appariva immediatamente tale ad esperti
dell'investigazione di polizia, per altro verso lo
stesso avrebbe potuto agevolmente carpire la buona
fede di persone non inserite negli ambienti della
polizia giudiziaria e dei servizi di sicurezza e non
in possesso, come tali, delle consuetudini
burocratiche di linguaggio e finanche
dell'aggiornamento di sigle, prefissi, eccetera. Si
trattava, a ben vedere, di riferimenti che non
possono sorprendere l'attenzione di chi è avvezzo a
compulsare documenti ministeriali dei quali conosce
la configurazione modulistica, così come le corrette
intestazioni e ancora lo stile, per certi versi
inconfondibile, ma che sfuggono certamente, per la
loro totale internità ad uno specifico mondo
professionale, alla possibilità di individuazione del
non addetto ai lavori, anche del più diligente. In
proposito, ed a mero titolo di esempio, la lettera
era intestata alla direzione generale della pubblica
sicurezza che, come è noto, aveva da poco mutato la
propria denominazione in dipartimento della pubblica
sicurezza, mentre apparivano invero desueti i
riscontri "AR", evidentemente indicativi della
sezione "affari riservati" di un tempo.
  Questi i parametri di verità a me noti e già più
volte ribaditi in sedi diversificate nel corso di
questi anni in un afflato di coerenza e di linearità
non scalfito a tutt'oggi da
dissonanza alcuna.
  Mi preme vivamente riaffermare la perfetta liceità
dei comportamenti assunti da me, dai miei
collaboratori, dai tantissimi appartenenti al mondo
delle istituzioni che per avventura ebbero l'onore e
l'onere di servire lo Stato in quei frangenti, dove
più semplici e certamente meno pericolosi si
sarebbero prospettati incarichi e destinazioni per
loro natura ben più defilati.
  Vorrei altresì ricordare - non certo e non tanto
per me quanto per coloro che ho dianzi citato - da un
lato la somma dei sacrifici e degli ostacoli
affrontati e superati, la lotta senza quartiere
portata al terrorismo, la capacità di analisi
prodotta dal SISDE con la conseguente produzione di
attività di contrasto mirato; dall'altro il pericolo
terribile corso dal nostro paese in quel quadriennio,
laddove l'anno 1981 si colloca, in definitiva, come
l'ultimo a serie completa del terrorismo e per molti
versi forse come il peggiore dopo il 1978. Non si
vede ancora, infatti, alcun albore, mentre eventi
vicinissimi, ma ovviamente ignoti, dovevano ancora
verificarsi. Tra questi: il sequestro e la successiva
liberazione del generale Dozier, con il determinante
apporto informativo del SISDE, con la perfetta
efficienza dimostrata nella contingenza dai NOCS e
dalla polizia di Stato; la cattura di moltissimi
brigatisti (Senzani, Moretti, eccetera); la scoperta
di innumerevoli covi; lo scompaginamento militare ma
soprattutto politico delle organizzazioni brigatiste.
         La Repubblica, forte delle sue libere istituzioni,
                                 del
consenso popolare, di tutti gli apparati di tutela,
del saggio operare
                              Pagina 2616
del legislativo, dell'esecutivo e della magistratura,
ha vinto contro il terrorismo la propria battaglia,
brandendo le armi della legge e della democrazia ed
avvalendosi, con ottimi risultati, dell'impegno
spasmodico dei sui migliori servitori.
Così avverrà anche contro la criminalità mafiosa, in
una
prospettiva che sin d'ora vede rischierate le forze
di un tempo ammaestrate e migliorate dalle tante
battaglie condotte sul campo, anche con alterna
fortuna, ma con la certezza e la forza che vengono
dal rispetto della legge e dal significativo apporto
che il Presidente della Repubblica, il Parlamento, il
Governo e la magistratura garantiscono.
  Le forze dell'ordine, conscie del proprio buon
diritto e scevre da condizionamenti di qualsiasi
natura, continueranno a perseguire fini istituzionali
con lo scopo preciso di contrastare e vincere la
mafia ovunque essa alligni e con l'intento di
eliminare definitivamente tale fenomenologia
criminale, altamente lesiva delle prerogative
irrinunziabili di ogni cittadino in tema di libertà,
dignità, democrazia.
UMBERTO CAPPUZZO.  Desidero esprimere un vivo
apprezzamento al prefetto Parisi. Ho vissuto quegli
avvenimenti in una posizione di vertice, come
comandante dell'Arma dei carabinieri, e devo dire che
il quadro delineato è quello a me noto, quindi ho
trovato una conferma di quanto avevo potuto conoscere
in quell'epoca. In effetti, il servizio si è
mobilitato con grandissimo impegno; il prefetto
Parisi è stato costantemente all'opera; in sede di
comitati di sicurezza non sono mai state date
direttive che non fossero quelle lecite e
istituzionali. Quindi, dal quadro che risulta a
livello ufficiale, devo dire che quanto è stato detto
è ciò
che io sapevo; non vi sono elementi nuovi.
  Quello che potrebbe sorprendere è il passaggio in
consegna dell'attività informativa da un servizio
all'altro, cosa che a me risulta nuova (l'ho letta ma
mi risulta nuova rispetto a quello che sapevo
all'epoca) perché nelle sedi istituzionali mi
riferisco sempre al comitato di sicurezza - mai era
stato detto che dovesse avvenire questo passaggio, né
tampoco il
titolare del Ministero dell'interno dell'epoca ha mai
espresso questo intendimento. Vorrei fare una
precisazione: così come si era verificato - non lo ha
detto il prefetto Parisi - per il SISDE, il cui capo
risultava nei famosi elenchi di Castiglion Fibocchi
della P2, anche il titolare del SISMI era nello
stesso elenco. Musumeci, all'epoca non generale ma
colonnello, non era il vice di Santovito, era un
ufficiale del servizio informazione che probabilmente
avrà avuto...
PRESIDENTE.  Era responsabile, non operativo,
dell'ufficio di controllo interno al SISMI.
            UMBERTO CAPPUZZO.  Il titolare, colui che era
                             subentrato
era Abelardo Mei.
  Sarebbe molto interessante sapere come mai
nell'ufficio del responsabile delle carceri, dottor
Sisti, si sia addivenuti a questo passaggio senza che
ufficialmente né noi né il comitato di sicurezza
avessimo mai appreso alcunché del genere e senza che
fosse trapelata qualche altra informazione
sull'opportunità dello stesso procedimento.
  Questa è l'unica domanda che vorrei porre, dando
atto, ancora una volta, al prefetto Parisi della
puntualità delle informazioni fornite e dell'opera
meritoria svolta in
quell'epoca. Bisogna dire che il SISDE attraversava
un periodo assai delicato - lo ha ricordato il
prefetto Parisi - in quanto era in una fase
organizzativa molto impegnativa, attuata con criteri
scientifici: il servizio dal nulla era sorto ed aveva
impostato l'attività di preparazione e quella
organizzativa con criteri apprezzabili e ammirevoli.
        Tutto ciò che è stato detto corrisponde a quanto è da
                                 me
conosciuto ma il passaggio delle consegne da un
servizio all'altro di un'attività informativa così
delicata mi risulta non chiaro. Mi chiedo come mai il
SISDE ne sia stato l'iniziatore, perché nel comitato
- lo ricorderà il prefetto Parisi -...
                              Pagina 2617
 PRESIDENTE.  Nei verbali non c'è traccia.
  Il prefetto Parisi chiede di rispondere domanda
per domanda. Credo che ciò sia più opportuno per
tutti.
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . Innanzitutto ringrazio per
l'apprezzamento ed il riconoscimento del lavoro
svolto a suo tempo dal SISDE.
Per quanto riguarda il passaggio delle competenze,
chiarisco che esso non doveva formare oggetto di
riferimento al comitato nazionale dell'ordine
pubblico, in quanto era un fatto che atteneva al
rapporto personale di chi rispondeva dell'organismo
con il ministro, che fu debitamente informato. Non è
nemmeno lontanamente immaginabile che il direttore
pro tempore , fatta la scelta, non ne informasse
l'autorità politica.
 PRESIDENTE.  Lei informò l'autorità politica del
passaggio?
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . Certo.
PRESIDENTE.  Quindi, il ministro Rognoni lo sapeva.
VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . Certo che lo informai. Non vorrei che ci
fossero equivoci. So che il ministro Rognoni...
SALVATORE FRASCA.  Sono emerse due o tre verità molto
importanti questa mattina.
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . Informai regolarmente. D'altra parte, il
passaggio di competenze avveniva tra due persone che
si incontravano per la prima volta. Quindi, non si
possono immaginare pregresse ragioni. Non vi erano
stati nemmeno telefonate, ricerche, avvicinamenti che
potessero predisporre a  quella decisione; vi fu
solo la rappresentazione da parte
del generale Musumeci che aveva una condizione più
favorevole
da un punto di vista operativo, che era vicino alla
meta, che stava per conseguire la liberazione del
sequestrato. Potrei qui aggiungere un aspetto mai
rivelato che è interessante: nel pour parler  che vi
fu in quell'occasione, il generale Musumeci mi
specificò che Cutolo aveva manifestato un profondo
disprezzo per la continuazione del rapporto con noi.
PRESIDENTE.  Ricorda l'espressione che usò?
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . Sì: "Vi ha schifato". Furono queste le
parole: "Cutolo vi ha schifato". Io che sapevo già
come fosse negativamente conclusa l'esperienza SISDE
e che quindi si trattava di un capitolo già
autonomamente chiuso, per quale motivo avrei dovuto
precludere la possibilità di esperire la stessa
ricerca al SISMI, che pareva avesse più successo, e
che forse aveva trovato il modo di farsi intendere
meglio, di comunicare attraverso canali più
qualificati e di predisporsi ad un successo? Non
avevo alcuna ragione; lo decisi autonomamente senza
compulsare alcuno immediatamente, ma è chiaro che ne
informai l'autorità politica. Sono molto corretto:
qualunque ministro abbia lavorato con me sa bene che
mi sono comportato sempre in maniera chiara e
corretta. Certamente non era il caso che il discorso
si aprisse in comitato, perché l'attività di ricerca
informativa dei servizi non aveva come referente il
comitato ma i ministri dell'uno e dell'altro ramo.
 UMBERTO CAPPUZZO.  Il CESIS in tutto questo è
rimasto assente, a quanto pare.
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . No.
 UMBERTO CAPPUZZO.  Peraltro, il sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio, che all'epoca era
l'onorevole Mazzola, non è stato forse neanche
informato di questo passaggio.
 VINCENZO PARISI,   Direttore Vicario  pro tempore
del SISDE . E' stato informato
                              Pagina 2618
ene ha dato atto in sede di commissione e in sede di
giudizio. Abbiamo due posizioni: quella del
sottosegretario, che ricorda di essere stato
informato, e quella del ministro che non ricorda di
essere stato informato. La mia parola certa è che
sono stati entrambi informati.
 SALVATORE FRASCA.  Signor presidente, poiché è
assente il collega Brutti, oggi posso permettermi il
lusso di parlare prima di lui.
  Se il presidente consente, vorrei rivolgere al
prefetto Parisi una domanda che forse esula dalla
materia che trattiamo questa mattina. Non so se in
questa Commissione o nella Commissione stragi, signor
prefetto, le posi il problema delle scorte e da parte
sua vi fu un impegno nel senso di una revisione di
tutta la struttura delle scorte.
           PRESIDENTE.  Questa domanda è relativa al caso
                              Cirillo?
 SALVATORE FRASCA.  No.
 PRESIDENTE.  Allora, la ponga successivamente.
SALVATORE FRASCA. Ho concluso. Avendo peraltro
rivolto un'interrogazione al ministro competente e
non avendo avuto risposta, mi domando se non sia il
caso di rivolgermi addirittura alla magistratura del
paese, dal momento che ritengo sia un peculato, se
non una truffa ai danni dello Stato, la scorta a
persone che non la meritano, anche perché molte
volte, stanti i loro precedenti, hanno agito non per
lo Stato ma contro lo Stato.
  Il prefetto Parisi, nell'esporci la sua relazione,
ha fatto riferimento anche al codicillo della
vertenza de l'Unità . Per quanto mi riguarda, non ho
nulla da
obiettare e ritengo che questo sia un episodio
giudiziario e quindi estraneo alla valutazione che
questa Commissione deve
effettuare.
  Per quanto concerne invece il caso Cirillo, penso
che questa mattina sia emersa qualche verità in più;
in realtà, qualcun'altra era già emersa nel lavoro
svolto nella precedente legislatura dalla Commissione
di inchiesta sulle stragi. Questa mattina, comunque,
mettendo insieme i vari tasselli del lavoro svolto
dal Parlamento, emerge una verità che si è nascosta
nel corso degli anni; la si è nascosta al Parlamento
e la si è nascosta all'opinione pubblica. La verità
che emerge è che lo Stato ha trattato, attraverso la
camorra, con le Brigate rosse per ottenere la
liberazione dell'ex assessore regionale Cirillo.
  Dal momento che lo Stato, a proposito del
sequestro Moro, aveva scelto la linea della fermezza
e della resistenza, in ciò assistito e corroborato
dalla maggioranza del Parlamento del tempo, vorrei
sapere chi, per conto dello Stato e al di fuori del
Parlamento, abbia modificato la linea precedente.
Sul piano politico, credo che molto probabilmente ci
darà
una risposta il collega Mastella nel prossimo
convegno di Ceppaloni, dove ci si dirà perché, per
esempio, la democrazia cristiana è stata contro la
trattativa...
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Ha esordito con una cosa
fuori posto e conclude con una cosa altrettanto fuori
posto!
SALVATORE FRASCA.  Non si è voluta la trattativa per
liberare l'onorevole Moro e la si è voluta invece per
liberare l'assessore Cirillo. Ma sul piano
istituzionale una risposta la dobbiamo avere perché
altrimenti questo Stato rischia di non essere uno
Stato serio e le verità che emergono finiscono per
rimanere fini a se stesse.
             Dal momento che il prefetto ha detto molto
                           chiaramente di
aver informato il ministro dell'interno del tempo e
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che
si interessava di questi problemi, allora, anche se
non ce lo dice il prefetto, dobbiamo trarre una
conclusione, ossia che vi è stata una modifica della
linea precedentemente sostenuta dallo Stato, che
prima non ha voluto trattare per Moro e
successivamente ha trattato. Come Commissione,
dobbiamo sciogliere questo
                              Pagina 2619
nodo politico relativo a chi ha autorizzato la
modifica della linea dello Stato.
  A proposito delle trattative che vi sono state,
lei ricorderà, signor presidente, che su sua
richiesta il pentito Galasso ha fatto l'elenco di
uomini politici che sarebbero andati nel carcere di
Ascoli Piceno a trattare con Cutolo a proposito della
liberazione di Cirillo. Al riguardo, vorremmo sapere
qualcosa di più; se ho capito bene e non mi sono
distratto, il prefetto ha detto di ignorare un fatto
di questo genere, che viene sempre più smentito dagli
interessati ma riconfermato da altri. Anche su questo
dovremmo cercare di fare giustizia.
  Concludo dicendo, signor presidente, che emerge in
tutto questo, nel lavoro che stiamo svolgendo noi
come in quello che sta portando avanti la Commissione
di inchiesta sulle stragi (faccio parte dell'una e
dell'altra, e quindi non pongo questioni di orgoglio
di Commissione), una certa mancanza di delimitazione
dei compiti: in quella Commissione la sensazione che
si ha è che questa Commissione si espanda, e se così
è dobbiamo cercare di avere anche qualche
preoccupazione perché, come giustamente diceva
Michele Pantaleone, "se tutto è mafia nulla è mafia".
Qui la mafia comincia ad entrarci relativamente e
vengono ad essere coinvolti il Governo, le forze di
polizia, i servizi segreti dello Stato e vi è un
certo debordamento dai compiti, per cui si pone anche
il problema di riprecisare i compiti del SISMI e del
SISDE facendo in modo che le forze di polizia operino
in una certa
direzione e queste altre forze si interessino di
altri compiti, rispetto ai quali mi pare vi siano
molte manchevolezze.
  E' stato detto, inoltre, che le brigate rosse
arrossivano quando prendevano il denaro; vorrei
sapere se chi ha disposto il cambiamento della linea
dello Stato abbia arrossito qualche volta.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Per quanto riguarda le scorte, vi è stata
una revisione consistente, tanto che sono state
recuperate mille unità ai servizi ordinari delle
forze dell'ordine e quindi a beneficio della
collettività, con una riduzione sensibile dei servizi
di protezione, riduzione in termini o di totale
eliminazione o di contrazione dei dispositivi. Alcuni
personaggi, ancorché inquisiti, continuano a formare
oggetto di protezione, non come  status symbol  ma
come protezione contro aggressioni, fatto, questo,
particolarmente temuto in quanto la situazione è
quella che è e sappiamo come vi siano molte tensioni
nella società e la disposizione della gente verso
alcune personalità sia estremamente negativa e
contraddistinta da note di animosità.
  Per quanto concerne le trattative nel sequestro
Cirillo, posso dire che nessuna parte ha avuto il
SISDE in queste trattative. La nostra fu un'attività
finalizzata esclusivamente alla ricerca di
informazioni; è di tutta evidenza che le trattative
vi sono state, ma non riguardano il SISDE.
  Mi auguro quindi e spero che dagli sviluppi dei
lavori di questa Commissione emerga la verità, che in
ogni caso troverà il SISDE completamente estraneo a
qualunque responsabilità e nella trattativa e in ogni
altro aspetto conseguente alla trattativa.
         Il mutamento della linea rispetto al caso Moro è un
                                fatto
politico da accertare in sede giudiziaria per vedere
chi veramente... Io non ho poteri di indagine. Per
quanto riguarda l'indagine Galasso, mi compiaccio che
lei sia più informato di me: io non so assolutamente
niente di quello che ha detto.
ANTONIO BARGONE.  Devo ringraziare anch'io il
prefetto
Parisi per la sua relazione molto puntuale. Desidero
tuttavia porgli alcune domande con riferimento
soprattutto a quanto è emerso dagli atti giudiziari e
quindi ad apparenti contraddizioni che emergono dai
fatti così come sono esposti.
Intanto, sempre con riferimento anche alle
valutazioni che
sono state fatte in questi provvedimenti di carattere
giudiziario, vorrei chiedere qual era la ragione per
cui è stato chiesto l'incontro con
                              Pagina 2620
Cutolo, se cioè questa fosse una pista. Si dice che
non poteva essere una pista, dal momento che le forze
di polizia non avevano alcuna idea di dove fosse il
sequestrato, tant'è vero che poi questi fatti sono
emersi a seguito di alcune dichiarazioni di pentiti e
che invece per iniziativa autonoma della polizia
questo non era ancora emerso. Vorrei quindi
sapere quali siano le ragioni di questo incontro con
Cutolo se non vi era quella di seguire una pista.
  Rispetto a questo, un altro elemento è
rappresentato dal rivolgersi all'avvocato Cangemi,
che appare dagli atti giudiziari come primo
intermediario di questa vicenda. L'avvocato Cangemi,
nel momento in cui è stato contattato, sostiene: "Non
è possibile, non credo che Cutolo sia disponibile a
collaborare perché i sequestratori vengano
individuati ed arrestati, ma può essere invece
disponibile ad una trattativa perché venga rilasciato
il sequestrato, però a fronte di alcune
contropartite".
PRESIDENTE.  Cangemi è di Napoli o di Reggio
Calabria? ANTONIO BARGONE.  E' di Napoli. L'avvocato
Cangemi
sostiene di essere stato contattato da un tal
Pasquale Mollica, componente - si dice - della
segreteria della democrazia cristiana, il quale gli
avrebbe preannunciato l'arrivo del vicequestore
Schiavone del SISDE per un incontro con Cutolo.
 PRESIDENTE.  Mi pare che Mollica non fosse
componente della DC ma della segreteria
dell'onorevole Zaccagnini, se non ricordo male.
 ANTONIO BARGONE.  Sì, della segreteria
dell'onorevole Zaccagnini.
  Sostiene inoltre di essersi incontrato
successivamente con Titta e Belmonte, i quali
sostenevano di essere stati inviati dal Presidente
del Consiglio, onorevole Forlani, che aveva molto
interesse alla liberazione del sequestrato.
  Dico questo perché vorrei da lei un chiarimento
rispetto al ruolo di Schiavone e dell'avvocato
Cangemi, che peraltro pare conforti la tesi che
questo incontro con Cutolo avvenisse in relazione non
di una pista da seguire ma invece ad una trattativa
da aprire con lo stesso Cutolo. Si tratta di un fatto
che mi preoccupa e credo che vi sia la necessità, in
questa sede, di chiarire tale contraddizione, dal
momento che -            lo ripeto - risulta da atti
giudiziari acquisiti dalle varie
Commissioni.
  Quanto al rapporto con il SISMI, si dice che vi è
stato questo passaggio di consegne tra il SISDE ed il
SISMI, fatto che appare abbastanza anomalo, tenuto
conto che il SISDE non poteva comunque sottrarsi ad
un ruolo in questa vicenda.
Dalle carte giudiziarie risulta peraltro che
successivamente al 10 maggio Sarzano avrebbe
accompagnato in carcere Granata perché Cutolo
smentisse una lettera apparsa su Il Mattino  con cui
si diffidavano le BR dal lasciare
vivo l'onorevole Cirillo.
  Questo episodio, che è successivo al 10 maggio,
conforterebbe la tesi secondo cui il SISDE comunque
poi si è occupato di tale questione. Vorrei pertanto
chiederle intanto se questa circostanza sia vera, in
che misura e in che modo si è occupato di tale
questione, e soprattutto poi del rapporto con il
SISMI; di questo parleremo poi con il generale Mei ed
è inutile rivolgere a lei queste domande, però il
SISMI è intervenuto non soltanto in maniera poco
istituzionale ma anche con personaggi che nulla
avevano a che fare con il ruolo e le funzioni
istituzionalmente attribuite, come per esempio
con l'attività abbastanza frenetica di Pazienza.
Vorrei sapere se di questo lei abbia notizia e se
abbia avuto conoscenza di questo ruolo e di questa
funzione in tale vicenda.
  Vorrei inoltre sapere se il SISDE abbia stanziato
delle somme per questa attività nella ricerca del
sequestrato.
Infine, anche se lei ha già detto che non lo sa,
vorrei
fare riferimento ad alcuni elementi emersi dagli atti
giudiziari:
                              Pagina 2621
 non solo il pentito Galasso ma, come risulta dagli
atti giudiziari, tutti (Sanfilippo, Ognibene,
camorristi e brigatisti) hanno parlato di un
interessamento di esponenti della democrazia
cristiana, in particolare dell'onorevole Gava per la
liberazione di Cirillo. Vorrei sapere se di questo
lei sappia qualcosa.
  Da ultimo, desidero infine chiederle se lei abbia
notizia che questa trattativa con Cutolo ha previsto
contropartite anche rispetto agli appalti del
terremoto in Irpinia.
VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . I motivi dell'incontro con Cutolo, come
ho spiegato, furono istituzionali, motivati dal
convincimento che in una città come Napoli, che in
quel momento era veramente in mano alla camorra, non
potesse essersi inserito un fatto come il sequestro
Cirillo senza che la camorra ne fosse a
conoscenza e senza che in qualche modo avesse
accettato di tollerarlo.
  E' da considerare che un evento di questo genere
reca all'ambiente uno scossone tale da mobilitare sul
territorio più forza pubblica, da determinare
migliaia e migliaia di perquisizioni, come in effetti
avvenne, e quindi una pressione che si sarebbe
rivelata di fortissimo disturbo. Si immaginava perciò
che, in mancanza di un'intesa con le Brigate rosse,
potesse sussistere un fortissimo interesse della
camorra a sganciarsi da questo problema delle brigate
e quindi a lasciarlo fuori dal proprio territorio,
per continuare a muoversi con tranquillità.
  L'incontro, per la parte SISDE, fu finalizzato
esclusivamente a ragioni informative. Il passaggio
dal SISDE al SISMI non era anomalo, perché, come ho
spiegato nella relazione che ho appena terminato di
leggere, a parte l'articolo 7 della legge n. 801 del
1977, che impone l'obbligo della reciproca
collaborazione, vi era una direttiva a quel tempo
ancora valida per cui era prevista una copertura
sostitutiva del SISMI al SISDE in tutti i casi di sua
insufficienza e di sua non piena adeguatezza alle
esigenze del momento.
 PRESIDENTE.  Esiste una direttiva di questo tipo?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . C'era una direttiva, che portava la firma
dell'onorevole Forlani, in virtù della quale era
previsto che finché non fosse giunto alla maggiore
età o all'emancipazione il SISDE, era normale che
fosse il SISMI ad assisterlo. In altre parole, quasi
una sorta di supremazia gerarchica nelle funzioni
quotidiane; un dato di fatto.
 CARLO D'AMATO.  Una tutela!
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Una tutela, perfetto. Forse era dovuta al
fatto che il sistema binario dei servizi non era
stato pienamente accettato e si voleva la
subalternità del servizio più giovane al fratello più
grande.
  Cangemi non ha mai avuto rapporti con il SISDE,
mai. Non ha mai incontrato alcuno del SISDE; glielo
garantisco. Così
anche per Pasquale Mollica: nessun input. Titta e
Belmonte non avevano nessun rapporto; Titta era uomo
che lavorava su un'altra sponda, un ex capitano
dell'aeronautica, che poi è morto, che era in
contatto con i colleghi del SISMI. Siamo
completamente sull'altro binario; semmai, queste cose
dimostrano la contestualità dei movimenti del SISDE
in una direzione forse più bersaglieresca, più
ingenua, più scoperta: queste lunghe riunioni con
Cutolo protrattesi per ore rivelavano la genuinità di
un'azione forse più contraddistinta da esperienze
proprie delle forze di polizia che non dalla
raffinatezza che in casi di questo genere, che sono
imbarazzanti, dovrebbero avere i servizi. Si vedeva,
in questa fase, che era un servizio giovane, che si è
esposto soltanto nella parte evidente, mentre nei
contenuti purtroppo non ha avuto buoni risultati.
  Quanto al fatto che Sarzano abbia incontrato
Granata dopo il 10 maggio, lo escludo in maniera
totale. Ritengo che questa sia una delle tante note
di disinformazione diramate per creare una sorta di
cortina fumogena e per far sempre
Pagina 2622
convergere verso il SISDE responsabilità che non gli
appartengono.
  Allo stesso modo per Pazienza. Personalmente non
l'ho conosciuto e nessun personaggio dell'organismo
ha mai avuto rapporti con lui, mai. Sono sicurissimo
che Pazienza ha operato fuori dal quadro SISDE e,
d'altra parte, è di un'evidenza solare anche questo;
è documentato.
          Quanto allo stanziamento di somme per raccogliere
informazioni, è chiaro che questo c'è stato. La somma
più consistente fu di 150 milioni, però purtroppo non
fu spesa. Si sperava di avere notizie decisive -
allora questa somma aveva un valore di gran lunga
superiore a quello attuale - e di trovare l'amatore;
non lo trovammo. Pertanto, questa busta con i    150
milioni accantonati fu da me personalmente consegnata
al
prefetto De Francesco all'atto del suo insediamento e
reincamerata dall'organismo. Era stata messa a
diretta disposizione degli operativi perché, in caso
di bisogno, potesse essere immediatamente spesa in
cambio della notizia sul covo di Cirillo. Nessun
contributo al pagamento del riscatto; non vi è una
probabilità su un miliardo di dimostrazione
contraria.
  Quanto alle testimonianze di Galasso ed altri, non
le ho viste. Non ho accesso a questi atti. Mi
dispiace deludere...
CARLO D'AMATO.  Sono state pubblicate.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Credo negli atti giudiziari quando li
vedo. Quanto alle pubblicazioni, non so fino a che
punto le notizie pubblicate siano vere.
 CARLO D'AMATO.  Sono atti della Commissione.
         PRESIDENTE.  Il riferimento è alle deposizioni rese
                                 da
Galasso dinanzi a questa Commissione.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Non le ho viste, non le ho ricevute.
ANTONIO BARGONE.  Il documento cui ho fatto
riferimento
per alcune deposizioni (di moltissimi boss, quali
Sanfilippo e Ognibene), è la sentenza di
proscioglimento e ordinanza di rinvio a giudizio nel
procedimento contro Cutolo ed altri del tribunale
penale di Napoli, ufficio istruzione.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Vorrei dire, a questo proposito, che è
fuori discussione che ci sia stata la trattativa. E'
anche fuori discussione che ci sia stato il
pagamento. Poi abbiamo visto dei riferimenti. Come
riuscire a personalizzare le responsabilità e dire
chi ha trattato, chi ha fatto la raccolta di fondi e
chi ha conferito il denaro, per quali vantaggi
(appalti ed altre cose) è cosa che potrà emergere
dalle indagini giudiziarie. Il presupposto di verità
è certo: non si può escludere quello che è avvenuto,
sarebbe il colmo. Grazie al cielo, si stanno
raccogliendo elementi di prova e mi auguro che il
chiarimento segua, perché sono certo che da questo
sarà esclusa qualunque responsabilità, sia pure
remota, non solo del SISDE ma anche dei suoi
appartenenti.
PRESIDENTE.  Vorrei alcuni chiarimenti. Il primo
riguarda
Casillo, l'uomo-tramite.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Diciamo l'uomo-spalla.
 PRESIDENTE.  Non solo uomo-spalla, anche uomo-
cerniera
tra Cutolo e la sua organizzazione e gli organismi
esterni, tanto che Casillo è presente al primo
colloquio e poi è l'uomo al quale Pazienza -
sentiremo forse oggi un chiarimento dal generale Mei
in proposito - si rivolge. Insomma, è l'uomo che dà
fiducia a Cutolo in ordine all'interlocutore, se non
ho compreso male.
  Casillo era ricercato?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE. . No.
 PRESIDENTE.  Aveva pendenze?
                         Pagina 2623
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . No, non aveva nessuna pendenza.
PRESIDENTE.  La seconda questione riguarda la data
del 28
aprile. Il 27 aprile avviene il sequestro, il 28 si
svolge la prima seduta del Comitato per l'ordine e la
sicurezza; poi, parallelamente, c'è la richiesta a
Sisti dell'autorizzazione
ad entrare e l'ingresso, per la prima volta sulla
base della collocazione di data che dà il SISDE, nel
carcere. Non so se sia possibile a distanza di tempo,
ma si dovrebbero chiarire gli orari. Non so se c'è
l'ora della prima seduta del Comitato; sì, alle ore
11.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE  . Le posso dire questo. La riunione c'è
stata immediatamente; come arrivò la notizia, ci fu
la riunione. Si decise la partenza immediata di
Criscuolo a Napoli; il mattino successivo ci fu
l'interessamento sul presidente Sisti per avere
l'autorizzazione. Alle 11 c'era il Comitato; si
lavorava  non stop , d'altra parte non era la prima
volta. Io ricordo bene, tutti i collaboratori
ricordano che era il 28. Il Ministero di grazia e
giustizia indica la data del 29.
 PRESIDENTE.  Lei andò personalmente da Sisti o gli
telefonò?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE  . Non ricordo, forse andai. Dato il tempo
trascorso, siamo a 12, 13 anni fa, con tutta la buona
volontà...
        Sicuramente mi rivolsi io la prima volta e lo trovai
                                molto
disponibile; fu molto comprensivo.
 PRESIDENTE.  Nel verbale del primo Comitato ad un
certo punto c'è scritto che l'onorevole Sansa,
all'epoca sottosegretario agli interni, "ricorda le
condizioni ambientali della zona di Torre del Greco,
segnate da un'eccezionale densità demografica, dalla
presenza continua della gente in strada, dal
controllo del territorio da parte della criminalità
comune. Questo contesto potrebbe favorire le
indagini". Poi c'è scritto: "L'onorevole ministro
condivide le opinioni dell'onorevole Sansa. La
camorra potrebbe avere interesse ad agevolare la
liberazione dell'assessore Cirillo. I  rapporti tra
la delinquenza organizzata ed il terrorismo a
volte si intrecciano a volte si divaricano. Devono
quindi essere attivati tutti i possibili canali".
  E' questo l' input  politico che porta a Cutolo?
          VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE  . C'eravamo già arrivati. Questa non era
altro per noi che una ratifica di comportamento.
PRESIDENTE.  Il ministro sapeva, quando compiva
questa
affermazioni, che avevate già deciso l'accesso a
Cutolo? VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro
tempore
del SISDE  . Non lo poteva sapere. Sapeva che ci
stavamo muovendo in direzione della camorra; è
evidente. D'altra parte, era la cosa più ovvia e lo
ricorderà bene l'onorevole Cappuzzo, che allora era
comandante generale dei carabinieri: era di
un'ovvietà tale che si partì tutti in quella
direzione. Del resto, anche sulla base di altri
canali si vede che anche la polizia si mosse in
quella direzione. Era talmente naturale, che andare a
Napoli ed occuparsi soltanto di fantasmi senza
occuparsi della camorra sarebbe stato incongruo!
 PRESIDENTE.  Onorevole Bargone, mi scusi, di
quand'è la dichiarazione dell'avvocato Cangemi
secondo la quale Cutolo avrebbe fatto la trattativa
ma non avrebbe liberato puramente e
semplicemente?
 ANTONIO BARGONE.  Appena contattato.
 PRESIDENTE.  E quando è stato contattato?
         ANTONIO BARGONE.  La data precisa non risulta dagli
                                atti.
 PRESIDENTE.  Lo verificheremo.
                              Pagina 2624
          Pertanto, quanto all'espressione "nell'ambito del
                                primo
Comitato", non so se ci fosse allora il...
         ANTONIO BARGONE.  La data non c'è; si dice che è il
                                primo
ad essere stato contattato.
 PRESIDENTE.  Contattato da chi? Dal SISDE?
 ANTONIO BARGONE.  Avrebbe ricevuto una telefonata
dal Mollica, che preannunciava l'arrivo di Schiavone.
VINCENZO PARISI,    Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Schiavone allora non era del SISDE; era
della polizia.
 PRESIDENTE.  E Titta era SISMI.
  No, non c'era in questa prima seduta. Il punto è
che l'espressione di cui ho parlato prima è intesa
per un verso come ratifica dell'operato che si stava
compiendo...
VINCENZO PARISI,    Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Per noi di fatto diventava ratifica,
perché già eravamo partiti nella notte in quella
direzione.
PRESIDENTE.  Ho capito. Per quanto riguarda poi la
questione dell'11, cioè della data di passaggio delle
consegne, in questa giornata c'è il suo colloquio,
prefetto Parisi, con Sisti e Musumeci. E' così?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sì.
 PRESIDENTE.  Poi, nella stessa giornata dell'11, un
aereo del SISMI si reca a Milano, prende il maggiore
Titta e lo
porta a Reggio Calabria. Il maggiore Titta, adesso
deceduto, è quello che poi seguirà i rapporti veri
con Cutolo. Quindi, tutto ciò avviene nello stesso
giorno: sia il colloquio sia il passaggio di
consegne. La mattina o il pomeriggio?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Al mattino sicuramente; credo proprio
alle 11 o     forse a mezzogiorno.
        PRESIDENTE.  Lei informò il ministro che c'era stato
                                 il
cambiamento di mano?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISD . Sì, sicuramente. Quel giorno si è usciti e
quel giorno stesso ho telefonato al centro di Napoli;
è
documentato, perché è stata presentata la memoria al
processo. Sono andato in ufficio, ho telefonato al
centro di Napoli, non ho trovato il capocentro
Tarallo, in quel momento assente, per cui ho parlato
con Musti, un altro colonnello dell'Arma, che era il
vice capocentro e gli ho detto: "La situazione è in
questi termini: stamani... ". Gli ho fatto prendere
nota di tutto tant'è vero che costui, da persona
precisa qual era, ha fatto una trascrizione: "C'è chi
esce di scena, sparisce di scena; niente più pista
Cutolo".
        Il mattino successivo vado con Criscuolo ad avvertire
                                  i
magistrati...
 PRESIDENTE.  Il mattino siamo al 12?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Il 12! Ritorno al Ministero di grazia e
giustizia perché della decisione presa con Sisti
fosse data conferma a tutto il personale del
Ministero di grazia e giustizia, Direzione degli
istituti di prevenzione e pena, agli altri
magistrati... "Noi siamo usciti di scena", perché non
ci fossero dubbi da quel momento.
  Vorrei dire che l'uscita di scena era un fatto
legato anche... C'è qualcuno che chiede: "Perché non
siete rimasti?". No, perché in queste cose o si
lavora da soli o non si sta insieme.
 PRESIDENTE.  Un'ultima cosa: Coronas nella prima
riunione dice che le forze di polizia sono
sufficienti a Napoli. Successivamente però vengono
mandate ingenti forze di polizia e, sulla base dei
dati statistici, questo porta al crollo dei delitti a
Napoli.
                              Pagina 2625
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Questo sì.
 PRESIDENTE.  Poi, il 4 giugno, tutte le forze di
polizia vengono ritirate. Ecco, la cosa è
significativa perché il 6
giugno c'è il sequestro e la gambizzazione di Siola
e, sempre con riferimento al 6 giugno,  Il Mattino
del 7 giugno
1981 scrive: "Si scatena la camorra: sei delitti in
24 ore". C'erano stati alcuni regolamenti di conti
interni, approfittando del fatto che a quel punto
s'era liberata...
Ecco, su questa questione, invio della polizia-ritiro
della polizia, lei è in grado di dire qualcosa?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . No, proprio no, perché io ricordo che
dopo fu deciso di spingere massicciamente in quella
direzione. La polizia sicuramente - questo lo dico
come dato storico acquisito nell'attuale funzione,  a
posteriori -  eseguì circa duemila perquisizioni. Poi
vi furono le numerosissime perquisizioni fatte dai
carabinieri, almeno altrettante, con un impegno
straordinario. Quello che poi è stato al tempo il
flusso o l'eventuale deflusso di forze di polizia dal
territorio a me sfugge completamente.
 PRESIDENTE.  In merito a quale autorità dovremmo
chiedere? Alla documentazione del dipartimento?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Potremmo cercare di fare una ricerca per
vedere a            livello di ordine pubblico ed a
livello di Criminalpol cosa
risulti in ordine all'eventuale invio e ritiro di
forze dell'ordine. In questo momento non sono in
grado di dirlo.
CARLO D'AMATO.  Sembra atipico il fatto che si possa
disporre l'invio di ingenti forze che determinano una
mobilitazione sul territorio con una forte
compressione, evidentemente, delle attività criminali
e che poi dopo poco tempo queste si ritirino e ciò
non rappresenti un dato che sia stato apprezzato o
valutato o comunque disposto in ragione di una
logica.
  C'era una logica prima, quando è stato mandato il
contingente di polizia, ci dovrebbe essere stata una
logica dopo, quando esso è stato ritirato.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . E' vero, certo!
         PRESIDENTE.  Bisogna acquisire tutti quanti i dati,
                                 non
c'è dubbio!
 UMBERTO CAPPUZZO.  Nel comitato non c'è?
           PRESIDENTE.  No, nel comitato non si discute di
                              questo. I
verbali sono a disposizione dei colleghi.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Non c'è alcun riferimento.
 PRESIDENTE.  Ho tratto questa informazione da atti
di stampa. Se i colleghi lo ritengono, possiamo
chiedere al Ministero...
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . Facciamo un riscontro ed io senz'altro
risponderò per scritto.
 FRANCO FAUSTI.  Nell'audizione di Galasso è
comparsa questa ipotesi a testimonianza dell'accordo.
Ne dà un'interpretazione piuttosto singolare.
 PRESIDENTE.  Sì però guardiamo ai dati e vediamo.
         La ringrazio, prefetto Parisi; le faremo pervenire
                               questa
richiesta...
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE . No, non ce n'è bisogno, la ritengo
acquisita. Può essere messo a verbale ed io provvedo
subito.
PRESIDENTE.  Va bene, la ringrazio.
  Sospendo la seduta fino alle 14,30, ora in cui
avrà inizio l'audizione del generale Mei. Ho fissato
questo orario per venire
                              Pagina 2626
incontro alle esigenze dei colleghi che devono
partire in serata.
La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle
14,40.
Audizione del generale Abelardo Mei, direttore
vicario pro tempore del SISMI.
 PRESIDENTE.  Informo il generale Mei che la
Commissione sta lavorando intorno alle connessioni e
strutture della
camorra, in ordine alle quali consegnerà alla fine di
ottobre una relazione al Parlamento. In questo quadro
è emerso con una certa nettezza il problema del
sequestro dell'assessore Cirillo, il rapporto avviato
con Cutolo ai fini della liberazione dell'assessore
Cirillo. Questa mattina abbiamo ascoltato il vicario
del SISDE all'epoca, prefetto Parisi, ed ora
ascoltiamo lei che all'epoca era vicario del SISMI.
Vorrei pregarla di riassumere alla Commissione il suo
itinerario professionale, dopo di che dovrebbe
riferire ciò che è a sua conoscenza in ordine a
questo fatto.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Si riferisce ai miei trascorsi nell'ambito
del servizio o anche prima?
 PRESIDENTE.  Complessivamente.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sono un ufficiale in servizio permanente
effettivo, quindi provengo dalle accademie, e
praticamente ho passato tutta la mia vita nell'ambito
delle trasmissioni, cioè parte telecomunicazioni ed
elettronica. Sono stato dieci anni alla difesa come
capo ufficio generale delle telecomunicazioni ed
elettronica e successivamente sono entrato nei
servizi di sicurezza.
PRESIDENTE.  Quando è entrato nei servizi di
sicurezza? ABELARDO MEI, Direttore vicario  pro
tempore  del
SISMI . Alla fine... Dunque, vediamo un po'... nel
1978, credo. Adesso il giorno esatto...
 PRESIDENTE.  Con quale compito?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Con il compito di vice direttore del servizio
addetto alla parte logistica e tecnica.
 PRESIDENTE.  Chi era direttore del servizio?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Il direttore del servizio in quell'epoca era
Santovito, mentre il ministro della difesa era
l'onorevole Ruffini.
 PRESIDENTE.  Sì.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Volevo chiarire una questione di fondo. Non
sentendomi eccessivamente, anzi per nulla preparato
in campo informativo, avevo subordinato la mia
adesione al servizio alla possibilità di trattare
esclusivamente problemi a mia conoscenza, e cioè la
parte infrastrutturale, delle telecomunicazioni,
elettronica e così via. Lo feci presente al ministro
Ruffini assieme al generale Santovito, i quali furono
d'accordo nel concordare con me che non mi sarei mai
occupato durante i miei trascorsi al servizio di
questioni di carattere operativo. Ciò effettivamente
è stato tranne il periodo in cui il generale
Santovito fu posto in licenza per 55 giorni, mi pare.
          PRESIDENTE.  Cioè nel periodo in cui, mi pare, la
                               vicenda
Cirillo...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ho avuto questo incarico di supplenza dopo 10-
15 giorni che era stato rapito Cirillo, mi pare.
PRESIDENTE.  Quindi i primi giorni di... maggio?
Pagina 2627
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì. Ho sostituito Santovito alla fine di
maggio e ho lasciato l'incarico di vicario alla fine
di luglio, quando il generale Santovito è rientrato
dalla licenza e ha riassunto la direzione del
servizio. Posso, diciamo così essere
interessato, per quanto riguarda la vicenda Cirillo,
a 35-40 giorni, credo.
 PRESIDENTE.  Sì fine maggio o fine aprile?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Fine maggio. Sono rimasto nei mesi di giugno
e luglio. Perché, non risulta?
 PRESIDENTE.  Forse ricordo male.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . In questi 50-55 giorni ho assunto il
vicariato e ho dovuto anche far fronte alle esigenze
di carattere operativo; praticamente significava
avere rapporti con le divisioni prima e
seconda, le vere operative del servizio, con le quali
non
avevo avuto alcun rapporto di alcun genere se non per
questioni di carattere tecnico-logistico. Ovviamente
tutto ciò che le divisioni hanno trattato in quel
periodo veniva coordinato da me.
 ANTONIO BARGONE.  Ventinove maggio?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì Santovito è andato via il 29 maggio ed è
rientrato il 27 luglio, mi pare.
 ANTONIO BARGONE.  Il 24 luglio.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Non il 27?
 ANTONIO BARGONE.  Ah, sì, il 27.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Il 27. Poi è tornato il generale Santovito,
il quale ha ripreso il servizio in mano ed è stato
sostituito dal generale Lugaresi il 15 agosto, mi
pare.
 ANTONIO BARGONE.  Il 5 agosto risulta.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ho capito. A me pare di no. Comunque non è
questione... L'importante è che poi il generale
Lugaresi abbia preso le consegne dal generale
Santovito, dopo di che Lugaresi ha continuato a fare
il direttore. Diciamo che non mi sono trovato troppo
bene con...
 PRESIDENTE.  Lugaresi?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . ...il generale Lugaresi, il quale chiaramente
dimostrava la volontà di sottrarmi continuamente
attribuzioni che avevo in precedenza. Non so per
quale motivo, non per incapacità, perché sarebbe
stato abbastanza grave, ma probabilmente perché
riteneva di articolare il servizio in maniera
diversa. Ciò mi portò a dare le dimissioni verso la
fine di ottobre, dimissioni che poi furono accettate.
Successivamente rientrai in forza armata e poi andai
in quiescenza.
 PRESIDENTE.  Quando andò in quiescenza?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Nel febbraio 1982.
           PRESIDENTE.  E' passato, per alcune funzioni, a
                              lavorare
per il ministro della giustizia?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì. Sono stato al ministero della giustizia
quando c'era l'onorevole Darida, successivamente
anche con il ministro Sarti e poi con il ministro
Martinazzoli. Il ministro Sarti rimase pochissimo
tempo. Nel periodo di Sarti ero ancora ai servizi di
sicurezza in quanto mi avevano inviato in supporto
alle esigenze connesse con la sicurezza degli edifici
giudiziari.
                              Pagina 2628
PRESIDENTE.  Lei si occupò di ciò quando andò al
ministero? ABELARDO MEI, Direttore vicario  pro
tempore  del
SISMI . Sì ho avuto anche una consulenza per 18 mesi
da parte del Ministero di grazia e giustizia proprio
per questa esigenza.
 PRESIDENTE.  Consulenza retribuita?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì.
 PRESIDENTE.  Con quanto?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Mi pare 35 milioni per tutto quanto.
PRESIDENTE.  Per 18 mesi?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì per 18 mesi.
PRESIDENTE.  Ciò avvenne dopo la vicenda Cirillo?
ABELARDO MEI, Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì direi di sì. Ero già uscito.
         PRESIDENTE.  Quando inizia il rapporto con Darida?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Il rapporto con Darida è iniziato quando
stavo
ancora ai servizi di sicurezza. C'era la questione
delle auto blindate, forse ricorderà, la necessità
di...
         PRESIDENTE.  Cosa hanno a che fare le auto blindate
                                 con
le telecomunicazioni?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Si trattava di sicurezza in generale. Avevo
competenza anche per quella divisione.
PRESIDENTE.  Ricorda il periodo? Sempre nel 1981?
ABELARDO MEI, Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì, anche nel1981.
PRESIDENTE.  Nel 1981 ci fu questo rapporto con
Darida? ABELARDO MEI,Direttore vicario  pro tempore
del
SISMI . Nel 1981 mi pare che Darida fosse già fuori.
Al ministero sono andato con Sarti che dalla difesa
passò al
Ministero di grazia e giustizia. Successivamente
Sarti andò via, subentrò Darida ed io continuai
questo rapporto.
PRESIDENTE.  Non ricorda quando è cominciato il
rapporto
con Sarti?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Nel... 1980. Quando Sarti era ministro della
giustizia.
 PRESIDENTE.  Fu Sarti a chiamarla?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Certo.
        PRESIDENTE.  Ho capito. Lei aveva già un rapporto di
conoscenza con Sarti?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Lo conoscevo in quanto ministro della difesa;
aveva visto che i servizi lavoravano in un certo modo
e quindi pensò di usufruire di questa mia conoscenza.
 PRESIDENTE.  Sulla vicenda Cirillo?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Nella vicenda Cirillo ci sono entrato in
maniera
molto marginale e molto fortunosa. Durante il primo
periodo del rapimento non ne sapevo nulla, o quanto
meno ne ero a conoscenza attraverso i giornali, ma
non certamente per notizie datemi dal personale del
servizio, in quanto non potevo trattare questioni
operative con la prima e la seconda divisione.
  Durante la gestione del rapimento, non sapevo
neppure se il SISDE era stato allertato, se era
andato ad Ascoli Piceno;
Pagina 2629
durante un pranzo conviviale per il quarantesimo anno
dell'istituto Feltrinelli, ebbi occasione...
 PRESIDENTE.  L'istituto tecnico?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . L'istituto tecnico di Milano. Stavo dicendo
che in quella circostanza ebbi occasione di
incontrare, tra gli
altri, dopo tanto tempo, un certo Adalberto Titta, il
quale al momento di salutarci, dal momento che
avevamo parlato del caso Cirillo e di tante altre
cose (c'erano parecchie cose in pentola come il caso
Taliercio, Peci, eccetera), mi disse che
se fosse stato di interesse avrebbe potuto trovare un
canale per giungere a Cutolo. Io chiesi perché
proprio Cutolo e lui rispose che il rapimento era
avvenuto a Napoli dove nulla si muove, se la cosa è
molto grossa, che Cutolo non ne sia a conoscenza. Lo
ringraziai per questa sua offerta dicendogli che non
potevo decidere nulla in quanto la parte operativa
non era di mia competenza, ma che comunque avrei
potuto avvertire il direttore del servizio. Rientrato
a Roma, parlando con il generale Santovito, gli feci
presente questa opportunità e gli dissi anche che
Titta non lo vedevo da 40 anni e quindi non sapevo
assolutamente cosa avesse combinato in quel periodo.
Quindi, secondo il mio parere, bisognava cercare di
capire bene quale fosse il curriculum di questo
individuo e verificare se fosse credibile (diciamo
così) sotto il profilo democratico.
  Il generale Santovito, d'accordo con me, avocò la
cosa e mi disse di non preoccuparmi. Dopo tre giorni,
e precisamente il 9 maggio, partii per gli Stati
Uniti per una visita al direttore della DIA e tornai
il 16 maggio. Dopo due-tre giorni dal mio rientro,
parlai ancora con il generale Santovito per
riferirgli ciò che avevo fatto in America; nel
contempo lui mi annunciò che praticamente la
questione Cirillo era andata a cattivo fine per la
mancanza di collaborazione da parte del Cutolo
stesso. Ciò significa che il canale era stato
attivato ma non proficuamente sfruttato, anche per
cattiva volontà, credo, da parte di Cutolo.
         Da quel momento la pratica si è anemizzata, perché
                                così
succede quando...
         PRESIDENTE.  In realtà dai dati risulta che non era
                                così
ma che i rapporti andavano avanti.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Bisogna vedere quali rapporti. Non certamente
con il SISMI. Dal momento in cui il 31 maggio presi
praticamente il servizio in mano al cento per cento
non ho mai avuto visione di alcuna pratica da parte
della prima divisione, quella interessata a questo
tipo di operazioni, né ho avuto dall'esterno
sollecitazioni per riaprire il caso. Quindi per me il
caso Cirillo si è esaurito dopo il colloquio con il
generale Santovito, il quale mi disse che il caso
veniva abbandonato. Ciò non significa che il SISDE
non abbia continuato ad indagare.
 PRESIDENTE.  Il SISMI?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Il SISDE, in quanto istituzionalmente
interessato.
PRESIDENTE.  Da dati oggettivi, da varie indagini
risulta
che l'11 maggio il SISMI è intervenuto per prendere
in mano la questione e che successivamente l'ha
condotta fino alla fine.
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Non è precisamente così. Ricordo che ero in
America; comunque, ricostruendo i fatti posso dire
che esisteva una lettera, una circolare del ministro
Andreotti, il quale diceva che i due servizi
avrebbero dovuto collaborare, sia in campo operativo
che infrastrutturale, per quanto riguarda il
personale, eccetera, con il coordinamento del SISMI,
che praticamente aveva affiliato il SISDE. La
circolare giustamente stava a sottolineare che almeno
fino a quando non fosse diventato maggiorenne il
SISDE, il SISMI avrebbe dovuto assisterlo.
                              Pagina 2630
  Credo che in questo quadro, d'accordo il capo del
SISDE, generale Grassini ed il capo del SISMI, avendo
la possibilità di un certo canale, emerse la volontà
di volerlo sfruttare. Non potendo andare in due, il
SISMI, nell'ambito di questa collaborazione, ha
cercato di venire a capo della vicenda. Come è noto
la vicenda, a quanto mi risulta, per quanto riguarda
la pista che il SISMI aveva in mano, è andata male e
tutto è finito lì.
         PRESIDENTE.  A me risultano cose diverse, comunque
                                 ora
vediamo.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Vediamo.
         ANTONIO BARGONE.  Dalle notizie in nostro possesso,
                                 sia
da quelle che provengono dagli atti giudiziari ma
anche dalla relazione parlamentare del Comitato sui
servizi ed inoltre anche dall'audizione di questa
mattina del prefetto Parisi, risulta che il SISMI si
è occupato prevalentemente di questa vicenda
soprattutto dal 10 maggio in poi. Vi sono però alcuni
fatti che non sono chiari anche all'avvio di questa
vicenda.
Innanzitutto negli atti giudiziari si dice che il
primo ad
essere contattato è l'avvocato Cangemi, legale di
Cutolo ed amico di Titta, e che all'avvocato Cangemi
viene chiesto un contatto con Cutolo affinché si
riesca ad individuare una pista ed a trovare i
sequestratori. La risposta è "non è possibile che
Cutolo collabori; Cutolo può semmai offrire una
possibilità di trattativa per rilasciare il
sequestrato, però con contropartite". In questo modo
viene avviata la vicenda. Si dice anche che
l'avvocato Cangemi - legale di Cutolo, lo ripeto, ed
amico di Titta - avrebbe ricevuto una telefonata da
un tale Pasquale Mollica della segreteria
dell'onorevole Zaccagnini di presentazione di un tale
Schiavone, vicequestore del SISDE, e si sarebbe
incontrato con Titta e Musumeci che si dice, sempre
negli atti giudiziari, erano stati mandati dal
Presidente del Consiglio Forlani il quale era
interessato alla liberazione del Cirillo. Su questo
credo che vi sia bisogno di un chiarimento per capire
come è stata avviata la trattativa per Cirillo ed a
quale fini, tenuto conto - io almeno ritengo così e
vorrei sapere cosa ne pensi lei - che era
assolutamente impensabile che la camorra potesse
collaborare col SISMI per colpire i sequestratori,
perché avrebbe aperto un fronte con le brigate rosse
che sicuramente non gli sarebbe convenuto aprire.
  Successivamente la gestione della vicenda è
abbastanza anomala; questo peraltro è già scritto
nella relazione del Comitato sui servizi, ma è molto
più approfondita negli atti giudiziari. Intanto non
sono chiari i rapporti all'interno del SISMI perché
il responsabile è Santovito, che poi viene messo in
ferie dal Presidente del Consiglio...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì, in licenza.
 ANTONIO BARGONE.  E' scritto così nell'atto ed io
l'ho ripetuto. Dicevo che poi lei è subentrato come
vicario; si dice anche che, a seguito di un attacco
di Pazienza, o meglio procurato da Pazienza su alcuni
giornali,  Tuttoroma  e l'agenzia  Repubblica , nei
suoi confronti, lei avrebbe preferito defilarsi tanto
che il colonnello Serappo dichiara al giudice
istruttore: "Ero scavalcato nelle mie funzioni non
solo dai miei superiori come Musumeci ma anche da
inferiori come Pazienza". Risulterebbe quindi che la
trattativa sarebbe addirittura stata condotta dal
Pazienza in posizione di preminenza anche rispetto ai
responsabili del SISMI. Che vi sia un'anomalia in
questo è confermato dal fatto che Musumeci avrebbe
avuto un ruolo di rilievo in questa vicenda, tant'è
vero che il prefetto Parisi questa mattina ci ha
riferito che all'incontro al Ministero di grazia e
giustizia presso il dottor Sisti in cui vi sarebbe
stato un presunto passaggio di consegne fra SISDE e
SISMI erano presenti il prefetto Parisi, che ne aveva
titolo in quanto vicario del SISDE, ed il colonnello
Musumeci, che invece non aveva nessun incarico
operativo ma
                              Pagina 2631
era responsabile del controllo all'interno del SISMI.
Questa è un'altra anomalia.
  Che vi fosse questo clima di intimidazione nei
suoi confronti - e mi riferisco sempre agli atti
giudiziari, non ho raccolto notizie qua e là - che le
consigliasse di defilarsi lo dimostra il fatto che
lei sarebbe intervenuto presso il generale
Notarnicola per evitare che vi fosse un'inchiesta
amministrativa nei confronti di Pazienza. Sto dicendo
tutte queste cose...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Dovrà ripetermele una per una perché ho già
perso il filo.
         ANTONIO BARGONE.  Le consideri domande. Se vuole mi
                                fermo
eriprendo dopo.
 PRESIDENTE.  Sono abbastanza...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . La prima cosa che lei ha detto è che trova
anomalo il fatto che Santovito abbia incaricato
Musumeci; poiché lei ha letto gli atti giudiziari e
li ho letti anch'io, vi sono nelle testimonianze...
 ANTONIO BARGONE.  Sono partito da come è nata
questa
trattativa: sono partito da Cangemi, dal rapporto con
Titta e da chi avrebbero ricevuto l'incarico di
iniziare questa trattativa e per quali obiettivi.
Questa è la prima domanda.
ABELARDO MEI,    Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Per quanto mi riguarda dissi al generale
Santovito che era possibile attivare un canale per
raggiungere Cutolo su questa questione attraverso una
persona di mia conoscenza che si chiamava Titta
Adalberto il quale, conoscendo Cangemi, lo avrebbe
messo in contatto, attraverso l'avvocato Madonna, con
Cutolo.
 ANTONIO BARGONE.  L'avvocato Madonna?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì l'avvocato di Cutolo è Madonna.
ANTONIO BARGONE.  Dagli atti risulta che fosse
Cangemi. ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro
tempore  del
SISMI . No, non credo.
 ANTONIO BARGONE.  Questo avvocato Madonna è la
prima volta...
             PRESIDENTE.  Credo che Cutolo avesse molti
                            procedimenti.
Un solo avvocato era insufficiente...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì certo, un solo avvocato non poteva
bastare. Per quanto mi riguarda il discorso finché
quando misi nelle mani del generale Santovito la
questione. Egli mi disse che la questione gli
sembrava interessante ed io mi raccomandai di
controllare cosa avesse fatto questo individuo nei
precedenti quarant'anni perché io l'avevo perso di
vista e lui mi disse "ci penso io". Dopo di che ho
tralasciato la questione perché è passata nelle mani
di Santovito, il quale ha allertato sulla faccenda
Musumeci; quindi il canale è Santovito, Mei,
presentazione di Titta (non accreditamento),
Santovito che chiama Musumeci e gli dà l'incarico di
indagare sulla possibilità di trovare un canale per
arrivare direttamente...
PRESIDENTE.  Era il 6?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Per quanto mi riguarda gli ho dato il 5
maggio la disponibilità, la presenza di questo canale
che poteva essere sfruttato o meno a seconda di cosa
ne avesse pensato il direttore del Servizio. Egli ha
incaricato Musumeci il quale insieme a Belmonte credo
abbia preso contatti con questo Titta dopo - spero -
aver verificato la credibilità dell'individuo; dopo
di che sono andati, con un aereo del servizio, come
risulta dagli atti, da Milano a
                              Pagina 2632
Reggio Calabria per controllare se questo Cangemi era
veramente conosciuto da Titta; credo che abbiano
constatato la disponibilità del Cangemi di arrivare
fino a Cirillo e,
tornando a Milano con una macchina del servizio, sono
andati ad Ascoli Piceno (Belmonte e Titta) per
cominciare la prima trattativa con il Cutolo.
PRESIDENTE.  A quale reparto apparteneva Belmonte?
ABELARDO MEI, Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Belmonte era praticamente il numero due
nell'ambito dell'ufficio controllo e sicurezza, era
il vice di Musumeci.
PRESIDENTE.  Quindi i reparti operativi furono
tagliati
fuori?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Quello è un reparto operativo perché doveva
controllare la credibilità sotto il profilo
democratico di tutto il personale del servizio.
 PRESIDENTE.  Musumeci era iscritto alla P2, no?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì.
          PRESIDENTE.  Ed era proprio lui a controllare il
                               profilo
democratico?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Signori miei, non è compito mio dirlo, ma
rimane il fatto che prima che scoppiasse il caso di
Castiglion Fibocchi tutta questa gente era
tranquillamente salutata e riverita; poi è scoppiato
quello scandalo e sono venute fuori certe cose.
 PRESIDENTE.  Lei ha affermato che la prima e la
seconda divisione erano quelle operative, le più
delicate; se non ho capito male la domanda
dell'onorevole Bargone, risulterebbe in qualche modo
anomalo che non fossero quelle più immediatamente
agguerrite sul piano operativo ad intervenire.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Diciamo leggermente anomalo, non
completamente anomalo, perché il direttore del
Servizio può disporre di qualsiasi elemento a sua
disposizione per esplicare certe attribuzioni
caratteristiche del Servizio stesso. In particolare,
se la prima divisione era oberata di lavoro, egli
avrà ritenuto opportuno alleggerirla di questa
vicenda, affidandola a Musumeci, perché, in
definitiva, si trattava soltanto di controllare la
possibilità di aprire un canale.
PRESIDENTE.  I direttori della prima e della seconda
divisione erano anch'essi iscritti alla P2?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . No, in tutto il SISMI (composto da 1.800,
quasi 2.000 persone), gli iscritti erano solo sette.
PRESIDENTE.  Volevo solo anticipare una malignità di
qualche collega che potrebbe osservare che per fare
questa operazione era stato scelto fra i vari
responsabili proprio quello iscritto alla P2.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Questo è vero. Per quanto mi riguarda non ho
premuto verso la scelta di Musumeci, tant'è che
credevo che lui avesse allertato Notarnicola. Vi era
una certa ruggine fra Notarnicola e Musumeci per i
soliti motivi di dipendenze o di spettanze, ma è
certo che non sarebbe stato anomalo se il generale
Santovito avesse affidato la questione a Notarnicola.
Non si può però dire che è completamente anomalo il
fatto che abbia chiamato Musumeci; se poi ci vogliamo
aggiungere la questione della P2... Man mano che si è
andati avanti tante cose sono state chiarite, ma
allora non si poteva essere così sicuri di quello
che... Il generale Santovito lo conosco bene, l'ho
                              Pagina 2633
sempre apprezzato ed è un eccellente ufficiale: credo
che nessuno lo possa negare. Il fatto che sia
incappato nella P2 è tutto un altro discorso.
        PRESIDENTE.  Più che incappato ci si è iscritto! Non
                                vi è
inciampato...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Può anche darsi che vi sia "inciampato". In
piena
coscienza debbo dire che molti ufficiali di basso
grado sono "inciampati" nella P2 solo perché il loro
superiore era un iscritto: questi ragazzi sono quelli
che hanno più sofferto per questa questione ed io
sono passato per un difensore di questi cinque che
poi sono usciti ma hanno avuto la carriera, la vita e
la famiglia rovinata.
        PRESIDENTE.  La seconda questione era quella relativa
                                  a
Pazienza.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Pazienza era un informatore personale del
direttore; il direttore può scegliersi gli
informatori che vuole, ma ne risponde egli stesso di
fronte al Presidente del Consiglio. Pertanto,
nell'ambito del Servizio, nessuno poteva criticare i
rapporti tra Pazienza ed il generale Santovito.
  Per quanto riguarda l'affermazione di Notarnicola
che dice che io gli ho impedito, è una balla grossa
come una casa. Gli dissi "sii prudente a fare questa
cosa" e lo dicevo per lui perché a me cosa
interessava? In quel momento, quando mi disse quelle
cose, mi pare - non mi ricordo quando l'abbia detto
che non fossi ancora vicario (mi pare, può darsi che
sbagli), ma anche se lo fossi stato era solamente un
avvertimento di essere prudente in queste cose. Da
chi aveva avuto lui l'ordine di "curare" Pazienza? Da
Santovito? Da chi aveva avuto l'ordine Notarnicola? O
lo faceva per conto suo, di sua iniziativa? Questo
sarebbe interessante conoscerlo.
        ANTONIO BARGONE.  Non lo può chiedere a me perché non
c'ero.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Poiché dice di aver letto gli atti...
          ANTONIO BARGONE.  Leggere gli atti non significa
                               sapere
come stanno le cose, tant'è vero che lei sta dicendo
cose diverse da quello che è scritto negli atti. Come
vede c'è la prova storica che questo non è
sufficiente.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ho qui nella borsa il testo delle
testimonianze rilasciate in occasione del processo
Cirillo da Santovito, Musumeci e Belmonte, dove le
cose scorrono come ho detto io; di Pazienza non si
parla o se ne parla più in là.
PRESIDENTE.  Pazienza era ai Servizi in quel momento?
ABELARDO MEI,    Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Pazienza è sempre stato accanto a Santovito.
Finché c'è stato Santovito, Pazienza è stato
nell'orbita dei Servizi, si vedeva al secondo piano
di via XX Settembre; sparito Santovito, o meglio
messo in licenza "cautelativa" il generale Santovito,
Pazienza è sparito dalla circolazione, cioè non si è
più visto presso i Servizi di sicurezza. Non l'ho più
visto dal quel momento.
         ANTONIO BARGONE.  Durante il sequestro Cirillo non
                                l'ha
più visto?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . No, mai più visto.
 PRESIDENTE.  Vi è un problema: il 10 luglio 1981
Pazienza andò ad Acerra nella casa di Oreste Lettieri
per incontrare Casillo, che era l'uomo
dell'intermediazione con Cutolo siamo già a luglio -
per trattare...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì ma non per ordine del servizio. Ognuno è
libero di fare ciò che vuole. Non so chi glielo abbia
detto, può darsi che qualcuno glielo abbia detto,
                              Pagina 2634
ma certamente non glielo ha detto il servizio. Qui
basta chiamare il generale Notarnicola e chiedere a
lui se aveva mandato Pazienza a fare questa
operazione.
        ANTONIO BARGONE.  Il generale Notarnicola insieme con
                                 il
colonnello Serappo è tra quelli che si lamentano del
fatto che Pazienza comandava il servizio.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Questo è tutto un altro discorso.
 ANTONIO BARGONE.  Questo è il discorso!
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . A me Pazienza non ha mai dato un ordine, per
esempio. Con me era molto rispettoso. L'ho visto
pochissime volte e quando veniva da me bussava ed
entrava. Parlavamo del più e del meno e mai di
servizio. Certo, stava vicino al generale Santovito.
Ma era potente anche Musumeci allora, era potente
anche Belmonte, che vuol dire? Perché stanno vicino
al capo sono potenti? E i direttori di divisione cosa
stavano a fare se si sentivano tanto defraudati? I
casi erano due: o dicevano al direttore del servizio
di cambiare modulo se no se ne sarebbero andati, o
accettavano le cose come erano. Dopo tre anni vengono
a dire queste cose, abbia pazienza! Ovviamente può
darsi che mi sbagli, intendiamoci. Secondo me era
giusto allora, quando le cose si stavano
manifestando, manifestarle a chi di dovere, in questo
caso al direttore del servizio. I capi delle
divisioni, anche Serappo che era segretario
particolare di Santovito, avevano libero accesso
all'ufficio del generale Santovito. Ritengo che il
Pazienza avesse una certa dimestichezza nel trattare
le cose, ma tra dire ciò e dire chi comandava il
servizio... a me ordini non ha mai dati, e ci mancava
altro!
 ANTONIO BARGONE.  Lei ha detto che non c'era più,
che era sparito. Dal dire che non comandava il
servizio a dire che era sparito mi sembra ce ne corra
molto.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Credo di no, perché lui comandava il
servizio, secondo ciò che dicono Serappo e
Notarnicola, alla luce del generale Santovito. Spenta
la luce del generale Santovito, lui è rimasto
nell'ombra e per quanto riguarda l'accesso a palazzo
Baracchini lui non è più venuto.
 PRESIDENTE.  Il collega Bargone faceva una domanda:
è
vero che Pazienza tentò un ricatto nei suoi confronti
facendo pubblicare sul giornale  Tutto Roma  un
articolo lesivo della sua correttezza professionale?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Mi è giunto all'orecchio qualcosa del genere
ma di queste cose non me ne curo perché se c'è
qualcosa ci sono i carabinieri ed i magistrati. Se
qualcuno vuol dire qualcosa sulla mia onorabilità si
rivolge ai carabinieri i quali fanno rapporto e lo
inviano al magistrato: tutto il resto sono balle. Se
uno dovesse leggere ciò che scrivono i giornali ed
arrovellarsi starebbe fresco. Mi ricordo vagamente
questa faccenda, ma non ne ho mai tenuto alcun conto.
Adesso lei me lo sta ricordando, adesso mi sovviene
questa faccenda che lui aveva pagato  Tutto Roma  che
poi era un giornalucolo da
50 lire o 100 lire.  Tutto Roma  era veramente una
cosa pietosa.
ANTONIO BARGONE.  Anche l'agenzia  Repubblica .
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Anche l'agenzia  Repubblica,  però io questi
pezzi di carta non li ho visti né li ho voluti vedere
perché non mi interessavano.
 PRESIDENTE.  Era un articolo nel quale si diceva
che lei aveva rapporti preferenziali con una ditta
svizzera di impianti tecnologici avanzati. Questo
articolo
                              Pagina 2635
 avrebbe dovuto essere pubblicato dietro pagamento di
2 milioni di lire. Ci fu un tale Magri, che lavorava
con Pazienza, che si presentò, se non ricordo male,
al direttore di questo settimanale chiedendogli di
pubblicare l'articolo e portandogli i 2 milioni.
Subito dopo un capitano, che faceva
parte del SISMI, andò dallo stesso direttore
offrendogli la stessa cifra per non pubblicare
l'articolo. Il direttore intascò i 2 milioni e non
pubblicò l'articolo, restituendo le bozze all'altro.
Si dice, da parte di persone che sono state
interrogate in questi anni, che sostanzialmente la
sua prudenza nei confronti di Pazienza era
determinata dal suo timore di essere ricattato da
lui.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Assolutamente no, lo posso garantire. Per
quanto riguarda la ditta svizzera, la Hagelin, essa è
l'unica al mondo che costruisce apparecchiature
crittofoniche di altissima tecnologia. Chi voleva
fare qualcosa di positivo doveva andare alla Hagelin
a Zug: questo è vero. Certo che ero amico, ci
trattavo, abbiamo cambiato tutto il parco macchine
che bisognava cambiare in quanto l'altro era vecchio.
Erano i Presidenti del Consiglio essenzialmente che
volevano questa cosa, questo aggiornamento
tecnologico per impedire che tante conversazioni
telefoniche potessero essere intercettate in maniera
accidentale.
 ANTONIO BARGONE.  Torniamo al sequestro Cirillo. Le
avevo già fatto questa domanda a proposito degli
obiettivi della trattativa su cui vorrei sapere di
più. Come si è sviluppata? Intanto dagli atti risulta
che Pazienza era al centro di questa trattativa,
anche se lei dice che era sparito.
ABELARDO MEI,    Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . La seconda o la prima?
           ANTONIO BARGONE.  Quella successiva, quella del
                               SISMI.
 PRESIDENTE.  Dopo l'11 maggio.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Pazienza non c'era dentro, che io sappia.
ANTONIO BARGONE.  Bene, prendo atto della sua
risposta. ABELARDO MEI,  Direttore vicario  pro
tempore  del
SISMI . Dal 9 al 16 maggio ero negli Stati Uniti,
quindi non potevo sapere cosa accadeva là dentro. Il
giorno 16,  grosso modo , è stata fatta la seconda
visita nella quale Belmonte disse a Musumeci che la
cosa non poteva andare avanti perché non vi era
collaborazione da parte di Cutolo. Poi fece una terza
riunione verso la fine del mese nella quale fu
confermata la tesi di Belmonte ed il direttore del
servizio disse di cancellare la cosa e di ciò
dovrebbe essere stato avvertito anche Parisi perché i
due servizi, checché se ne dica, lavoravano in
parallelo e qualsiasi documento di una certa
importanza usciva fuori da un servizio, andava per
conoscenza anche all'altro: questo è sicuro.
         PRESIDENTE.  Quindi Parisi doveva essere avvertito
                               che il
SISMI era uscito di scena.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Non che era uscito di scena, ma che non era
più conveniente andare avanti lungo quella pista che
si era interrotta per l'ostinazione di Cutolo il
quale non voleva
portare avanti la trattativa. Ad un certo momento
quando le cose non vanno avanti, si continuano? No,
si chiudono. E' stata anemizzata.
           PRESIDENTE.  Lei afferma che la trattativa, che
                              comunque
ci fu (perché risulta), non fu quindi condotta dal
SISMI, dice lei.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì dal SISMI sì perché l'ha condotta
Belmonte. La prima parte della trattativa; fino ai
giorni 8 o
                              Pagina 2636
9vi era Criscuolo del SISDE, poi ad un certo punto
si vide
che questo servizio non andava avanti, venne fuori...
PRESIDENTE.  Come facevate a sapere che non andava
avanti?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Perché vi era un continuo contatto di
informazioni
tra i due servizi. Vi era quella famosa
collaborazione imposta da quella circolare...
 PRESIDENTE.  Se vi era collaborazione non si
capisce perché ad un certo punto Sisti convoca Parisi
con Musumeci e dice al primo che è giunto il momento
di passare la mano. Se ci fosse stata quella famosa
collaborazione la questione si sarebbe risolta tra
servizi.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Se ci fosse stata collaborazione come dice
lei, io avrei preso il buon Titta e lo avrei passato
al SISDE, che se la vedesse lui visto che era suo
compito istituzionale...
PRESIDENTE.  Quindi non c'era collaborazione!
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . La collaborazione c'era, tant'è vero che
avendo il SISMI una struttura operativa più
consistente, si pensava che una maggiore conoscenza
nell'ambito di Napoli (perché bisogna pensare anche a
questo)... Il SISMI aveva pensato... Poi il
coordinamento, in base a quanto specificato dalla
circolare Andreotti, doveva essere fatto dal servizio
più forte che era il SISMI il quale doveva passare un
certo numero di carico...
PRESIDENTE.  La questione è questa: Santovito sa che
il
SISDE sta lavorando, ha le sue informazioni su Titta,
non passa questa informazione al SISDE ma la elabora
per conto suo.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì.
 PRESIDENTE.  Poi l'11 avviene una cosa un po'
strana: Parisi non sa da Santovito che è arrivato il
momento di passare la mano...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ma Parisi non doveva saperlo da Santovito, ma
da Grassini, che era il direttore del SISDE.
 PRESIDENTE.  Invece non lo sa da Grassini ma da
Sisti, che non c'entra niente in questa storia perché
dirige gli affari penitenziari. A questo personaggio
si è rivolto Musumeci per attuare questo passaggio.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Senta, presidente, se ad un certo momento un
vicedirettore dei servizi si fa convocare anche da un
personaggio come Sisti, allora dorme da piedi. Questi
non è certamente Parisi al quale riconosco una enorme
capacità sotto tutti i profili. Quindi certamente
Parisi è stato mandato al colloquio con Sisti con
l'autorizzazione del SISDE, ossia del generale
Grassini.
 PRESIDENTE.  Ci rivolgiamo alla sua competenza per
capire. Il passaggio non avviene tra servizio e
servizio, il passaggio avviene in un'altra maniera.
In realtà vi è un personaggio come Sisti (almeno
questo è quanto lei ha affermato poc'anzi e poi
spiegherà alla Commissione cosa intende dire)... In
pratica un funzionario del Ministero della giustizia
chiama Parisi per dirgli che è giunto il momento di
passare la mano. La cosa singolare è che in
operazioni di sicurezza intervenga un funzionario di
altro ministero a dire che è giunto il momento di
passare la mano.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sisti era nella catena perché essendo
direttore generale degli istituti di pena, era quello
che dava l'autorizzazione per entrare nelle carceri.
PRESIDENTE.  Esatto, ma chi decide chi entra nelle
carceri e fa la richiesta
                         Pagina 2637
non è Sisti: egli una volta avuta una richiesta dice
sì o no, ma deve esserci stato qualcuno da qualche
altra parte che ha deciso che...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Secondo me sono accordi tra i due capi dei
servizi
cioè tra Grassini e Santovito.
 PRESIDENTE.  A noi risulta che quando Parisi va da
Musumeci non sa cosa deve succedere e lì apprende che
è giunto il momento di...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ma Parisi, vicedirettore del SISDE, si fa
dire queste cose da Musumeci o da Sisti?
          PRESIDENTE.  Pare che in quella riunione Musumeci
                                abbia
detto (l'espressione non è delle più raffinate, ma la
materia non è raffinata): Cutolo vi ha schifato
(riferendosi al SISDE) per cui è il caso che
interveniamo noi. Questo presupporrebbe un contatto
già avviato tra SISMI e Cutolo.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Si dicono tante cose, non so se la parola
riferita da Musumeci sia vera. So solamente una cosa
e cioè che né Sisti né Musumeci né Parisi erano in
grado di stabilire questo passaggio di consegne, ma
lo erano solamente, a mio avviso, i due direttori,
che mi pare fossero in sede in quel periodo. Io poi
ero in America e non so niente di questa questione.
Lei giustamente dice che si meraviglia, ma mi
meraviglio anche io, in un certo senso. Se non ci
fosse stata concordanza tra i due direttori dei
servizi allora la questione era tutta da ridere! Ma
che si fa tutto quanto senza che i direttori sappiano
niente? Soprattutto quando si tratta di una cosa
delicata come questa?
 PRESIDENTE.  Lei poi ha detto che il 16, quando
torna dall'America, e Santovito le dice che la cosa è
finita, avrebbe dovuto essere informato Parisi.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Certo, dovrebbe essere così La collaborazione
tra i due servizi era abbastanza stretta; non vi era
un antagonismo feroce. L'antagonismo feroce era nel
fatto che il SISDE voleva il personale e il SISMI
faceva un po'...
 PRESIDENTE.  Voleva anche i documenti, in realtà.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . I carabinieri dovevano dare il personale e
non lo davano, la Guardia di finanza doveva dare il
personale e non lo dava, quindi questo povero SISDE
nasceva con molta fatica. Meno male che è arrivato
Parisi che ad un certo momento ha cominciato a
mettere le cose a posto; però era un grosso cervello
sopra un corpo rachitico che poi man mano si è andato
formando. Non è che i servizi si riformino o si
rifanno o si attivano in quattro e quattr'otto: chi
dice una cosa simile non conosce lo spirito dei
servizi. Sono cose molto delicate che per essere
attivate o mutate abbisognano di molto tempo, molta
pazienza e soprattutto molta capacità.
 ANTONIO BARGONE.  Pazienza c'era...
 ABELARDO MEI,   Direttore Vicario pro tempore del
SISMI . Non quel Pazienza, che avrebbe fatto più
"cagnara" che altro.
 PRESIDENTE.  Quanto alla questione Pazienza-
articolo ufficiale del SISMI che va dal giornalista a
offrirgli la stessa cifra che aveva offerto l'altro
per non pubblicare l'articolo, che non è
pubblicato... mentre precedentemente mi pare che
fosse stato pubblicato un altro critico nei suoi
confronti e nei confronti del sottosegretario,
onorevole Mazzola... Il dottor Cencelli è accusato di
rapporti impropri con la Mondialpol, un'agenzia di
vigilanza. In relazione a questa cosa - mi permetto
di chiarire il senso della domanda che le faccio -
poiché sembra che Pazienza ha sostanzialmente seguito
-
                              Pagina 2638
non so se in parte per i servizi, in parte per sua,
come dire, dedizione alla causa o in parte per altri
input ...
ANTONIO BARGONE.  Dagli atti risulta perché
incaricato
dall'onorevole Piccoli.
 PRESIDENTE.  Questo lo dice lui, bisogna vedere se
è vero, comunque gli  input  possono essere tanti. Il
sapere, come dire, se Pazienza è stato lasciato fare
perché aveva capacità ricattatorie nei confronti di
chi poteva impedirgli di fare, non è certamente cosa
di secondaria importanza.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Non certamente di Cutolo; non poteva mica
ricattare Cutolo, Pazienza.
PRESIDENTE.  Il problema non era Cutolo, era lei.
ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Ah, io. Beh, c'era poco da ricattare, perché
io non avevo fatto niente e stavo estremamente
tranquillo.
PRESIDENTE.  Lei ignorava che c'era stato questo
ufficiale del SISMI andato a pagare questo...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Ignoravo perfettamente.
PRESIDENTE.  E' la prima volta che lo sa? ABELARDO
MEI,          Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Come ho detto all'onorevole Bargone, a me sta
bene questo fatto, adesso completo il quadro. Sapevo
di questi articoli ma non me ne sono mai curato,
perché sono del parere che è inutile andare a far
cagnara quando si ha la coscienza a posto.
 PRESIDENTE.  Quindi, nessuno le ha mai detto che un
ufficiale del servizio di cui lei era vicario era
andato ad offrire una somma di denaro perché un
articolo per lei dannoso non fosse pubblicato?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Io ero vicario ma mi interessavo della parte
tecnico-logistica. Io non avevo alcun contatto con la
I e II divisione. Non sono mai venuti da me con una
pratica a discuterla quelli della I e della II
divisione.
PRESIDENTE.  Scusi la nostra ignoranza, non essendo
nessuno di noi pratico di servizi, ma l'impressione
che si ha è che se c'è da fare un'operazione che
salvaguardi un alto ufficiale - praticamente il
numero due del servizio quest'ultimo dovrebbe
saperlo: "Guarda che qui stiamo spendendo una somma
del servizio per proteggerti". Questo è avvenuto.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Io, ripeto, in questo momento... non
escludiamolo ma posso dire tranquillamente di non...
PRESIDENTE.  No, noi no, l'escluso è lei. ABELARDO
MEI,          Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Non ricordo assolutamente una cosa del
genere, che mi abbiano detto di aver dato dei soldi
per chiudere un mio articolo...
PRESIDENTE.  Non un suo articolo, un articolo su di
lei. ABELARDO MEI,       Direttore vicario pro
tempore del
SISMI . Sì sì appunto, un articolo che mi riguardava.
Quindi, non c'erano problemi.
 PRESIDENTE.  Quindi, aveva, come dire, degli
estimatori all'interno del servizio che si muovevano
a sua difesa senza dirglielo.
                              Pagina 2639
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Questo io non... Estimatori ne avevo ma avevo
anche...
 PRESIDENTE.  Detrattori?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Eh! Ha voglia lei! E può darsi pure che
questi articoli fossero un po' "pelosi" per quanto
riguardava, diciamo così l'attività mia.
GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Pelosi in che senso?
ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del
SISMI . No, no, pelosi nel senso di avere il pelo
(Si ride) . Con tutti questi nomi di gente coinvolta,
scappano
fuori sempre... Quindi, avevo anche dei nemici
nell'ambito del servizio, chiaramente. Può darsi pure
che queste cose siano venute fuori...
 PRESIDENTE.  Scusi, la catena Pazienza-Santovito-
Musumeci faceva parte, diciamo, di questi suoi nemici
o comunque critici o no?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Mah, io non me ne sono mai accorto. Santovito
con me è stato sempre di una lealtà notevolissima.
Musumeci non mi ha mai dato alcun fastidio, sino a
quando mi insabbiava le pratiche relative alle
informazioni di alcune persone, insomma.
 PRESIDENTE.  Che non è cosa di secondo piano.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . No, questa è solo una battuta. Con Pazienza,
ripeto, ho avuto ben poco da fare. Se lo gestiva
direttamente Santovito. Io l'avrò visto nel mio
ufficio tre volte.
PRESIDENTE.  Però, questa posizione "dominante" di
Pazienza a lei era nota?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Dominante, no, cioè che lui dominasse
Santovito, no. PRESIDENTE.  Diciamo, "condominante"?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Beh, diciamo così che lui per certe attività
si muoveva molto bene, questo sì. Ne posso render
conto perché aveva una conoscenza abbastanza
interessante al di fuori dei confini nazionali,
questo sì. Però non so se lui poteva incidere -
questo lo voglio dire - sull'attività della I
divisione. Con quel mastino di Notarnicola non ci
sarebbe
stato niente da fare, assolutamente, secondo me.
Però, ripeto, quando Santovito o il ministro dovevano
andare negli Stati Uniti, in Francia od in
Inghilterra, un buon ambasciatore era il Pazienza,
non so per quale motivo, per le conoscenze pregresse,
eccetera.
          ANTONIO BARGONE.  Infatti, risulta aver fatto 130
                               viaggi
con aerei del SISMI.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Questo non lo so perché l'aereo non dipendeva
da me ma dipendeva dal capo dell'ufficio del
direttore. Può darsi, intendiamoci.
 ANTONIO BARGONE.  Vorrei che ci chiarisse i termini
della trattativa ed il ruolo della camorra. Noi
questa mattina abbiamo saputo - lo sapevamo già ma ci
è stato confermato che furono trasferiti nel carcere
di Ascoli Piceno Sante Notarnicola, Bosso,
Attimonelli e Pellecchia, che dovevano essere poi il
tramite con le Brigate Rosse. Poi si è condotta una
trattativa. Si è detto - ripeto: negli atti
giudiziari ma anche nella deposizione del
collaboratore di giustizia Galasso -   che in questa
trattativa ci sono state delle interferenze e
delle presenze. Sanfilippo, Galati, Sanna, Fenzi,
Planzio, Ognibene, Biamonte, Franceschini, dicono
tutti che c'è stato un interessamento di una parte
della democrazia cristiana - in particolare
                              Pagina 2640
 dell'onorevole Gava ma non solo, anche di Piccoli -
per la liberazione, una trattativa che prevedeva
delle contropartite per la camorra, che dovevano
essere non soltanto quella di liberare il territorio
dalle forze dell'ordine - cosa peraltro, non so se
per una coincidenza o per altri motivi, successa
subito dopo, perché furono ritirate tutte le forze
dell'ordine che erano state mandate in soprannumero a
Napoli e che avevano fatto precipitare il numero dei
reati - ma anche quella degli appalti del dopo
terremoto. E questo era confermato anche dalla
presenza in carcere di alcuni di questi
esponenti.
  Vorrei sapere rispetto a questi elementi - che
ripeto risultano dagli atti - lei cosa ha da dire,
chi in particolare ha condotto questa trattativa, in
che termini e come si è conclusa.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Di tutti i nomi che lei mi ha detto non ne
conosco neanche uno. E' la prima volta che li sento
nominare, salvo l'onorevole Gava che è sempre sui
giornali, è una persona conosciuta, anche quando era
ministro delle poste, ma degli altri non so
assolutamente niente. Chi sia stato o non sia stato,
non lo so. Certo, non era il SISMI che faceva i
trasferimenti dei detenuti ma doveva essere,
probabilmente, il Ministero di grazia e giustizia,
cioè il direttore generale degli istituti di
prevenzione e pena. Quindi, bisognerebbe andare verso
quella parte là, cioè verso il SISDE. Il SISDE
dovrebbe sapere tutto quanto di queste cose e, per
riflesso, la I divisione. Ripeto, so che annoio, ma
ero fuori di tutto questo discorso.
 ANTONIO BARGONE.  Ma ci può dire almeno in che
termini è stata condotta la trattativa? Questo
dovrebbe saperlo.
ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Bisogna vedere quando.
            ANTONIO BARGONE.  Fino al rilascio, perché la
                             trattativa
c'è stata, indubbiamente, perché un riscatto è stato
pagato questo è ufficiale - ed è stato rilasciato il
sequestrato.
ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Ma non è l'attività dei servizi che ha
portato al rilascio, mi pare.
ANTONIO BARGONE.  Ma lei non sa niente di questo?
ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Non so niente di queste cose, perché nessuno
me le ha mai fatte presenti. Basta chiedere al
direttore della I divisione per sentire se lui mi ha
fatto presenti queste cose. Non è che nel servizio di
sicurezza di quel periodo c'era un solo fatto, il
caso Cirillo, ma ce ne erano tantissimi, molto più
importanti sotto il profilo operativo di quello di
Cirillo, che per noi era chiuso.
 ANTONIO BARGONE.  Titta, Musumeci, Belmonte che
ruolo hanno svolto? Non lo sa più?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . No, no, io lo so. Titta, Musumeci e Belmonte
hanno svolto la loro azione dal giorno 10, mi pare,
11 maggio, fino all'ultima visita che fecero così per
dire "facciamo un ultimo tentativo", che mi pare sia
stata il 28 maggio. Tre visite hanno fatto questi:
una verso l'11 o il 12; un'altra verso il 15 o il 16
o il 17 (doveva essere domenica, non lo so, anche
perché leggo anch'io)... Siccome sono stato testimone
a Napoli al processo Cirillo, lì la cosa era
abbastanza seria e quindi mi sono dovuto documentare
abbastanza. Ecco, anche in quel caso lì risulta
quello che ho detto e cioè che il giorno 29 la
questione riguardante Cutolo è stata anemizzata da
parte del servizio. Già avevano cominciato il giorno
17, alla seconda visita, dopo di che sarà passato in
mano a qualcun altro il discorso, perché non è che si
è esaurito lì perché se Cirillo è stato liberato
qualcuno poi si deve essere interessato della
bisogna. Chi
                              Pagina 2641
è stato? Io personalmente non lo so. L'archivio dei
servizi di sicurezza può dire qualche cosa, più il
SISDE che non il SISMI.
 ANTONIO BARGONE.  Pare che non ci sia più niente.
Non risulta che ci sia una memoria...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Come non c'è più niente? E allora vuol
dire... ANTONIO BARGONE.  E' la relazione dei servizi
che dice
che in pratica non esiste un documento su questa...
ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . No, lo dice Lugaresi su una richiesta da
parte del ministro Lagorio. Dice che sulle cose non
importanti non si facevano appunti, non si scriveva
niente; ma solamente nei fatti che dovevano essere
riportati all'esterno del servizio.
PRESIDENTE.  E questo è esatto?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . E' esatto. Se una cosa è molto importante,
cominciavamo a mandarla a Mazzola, ai carabinieri,
alla Guardia di finanza, alla polizia...
 PRESIDENTE.  Mi scusi, generale, per capire un
attimo. Questa questione comporta un contatto da
parte di ufficiali dei servizi con un capo camorra -
una vicenda che ha avuto due omicidi e un sequestro
di persona -, contatto che avviene passando
attraverso strutture legali come sono le carceri, in
cui comunque qualche traccia resta (si può cancellare
tutto ma è inutile perché prima o poi le cose vengono
fuori, quando passano attraverso questi canali).
Allora, è pensabile che in una cosa di questo genere
non fosse rimasta - anche per ragioni
ostruzionistiche, di autodifesa dell'istituto - una
traccia, perché se un domani fosse capitato un
qualcosa si potesse dire: "Guardate che le cose hanno
avuto questa dinamica". Non staremmo qui a chiederci,
a disturbare lei ed altri.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Per carità, non è un disturbo, è per cercare
di capire quel che è successo. Secondo me, le prime
tre visite non avevano bisogno di alcuna traccia
scritta, perché erano questioni di carattere verbale
in quanto niente si è praticamente configurato. Si è
solamente fatto dei colloqui dove si è accertato che
il Cutolo praticamente ignorava la possibilità di
risolvere il problema attraverso i servizi di
sicurezza. Forse lui cercava un altro canale più
importante? Bisognerebbe vedere quello che è successo
dopo quella data. Può darsi che lui abbia trovato un
altro canale, non lo so, oppure sia rimasto fuori da
tutta la parte decisionale, anche se è difficile
pensarlo perché, come ripeto, a Napoli in quel
momento Cutolo sapeva tutto.
 PRESIDENTE.  Che la trattativa era in corso risulta
anche da questo, che il 10 giugno 1981 un detenuto
originariamente comune e poi diventato politicizzato
in carcere, Sante Notarnicola, manda dal carcere di
Palmi un telegramma a Cutolo che suona così: "Pur
nell'impossibilità di fermare un processo avviato, ho
trovato la necessaria disponibilità al dialogo ed al
confronto. Importante è non cadere nelle trappole di
chi semina zizzania e mantenere rapporti che devono
essere impostati sul reciproco rispetto e fiducia".
Ora, Notarnicola era stato mandato a Palmi, dove
c'erano i grossi delle Brigate Rosse, e scrive a
Cutolo in questi termini, segno quindi che la
trattativa, come dire, andava. Ora, una delle domande
è questa. Lo scopo per cui Titta e Belmonte vanno da
Cangemi e poi da Cutolo qual è?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Questo è il 10 giugno, quindi è successivo al
momento in cui Santovito chiuse la trattativa per...
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PRESIDENTE.  Esatto, per questo l'ho citato. ABELARDO
MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Ritengo... dopo che il SISMI è uscito da
tutto il discorso, e credo che anche il SISDE sia
uscito dal discorso, ad un certo punto si è
riattivato qualche altra cosa che, attraverso
trattative varie, è arrivata alla liberazione di
Cutolo. Cutolo è stato liberato, non c'è niente da
fare, e non è stato liberato perché le Brigate Rosse
si sono decise: "Va bene, mandiamolo a casa che è
tardi". No!
        PRESIDENTE.  Cirillo, non Cutolo, potrebbe offendersi
qualcuno per la confusione.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . E' giusto, Cirillo. Quindi, Cirillo è stato
liberato, secondo me, in base a certe operazioni. Chi
le ha condotte? Beh, questo personalmente non lo so.
Certamente non da servizi di sicurezza, perché,
ripeto, era stata anemizzata l'operazione alla fine
di maggio.
 PRESIDENTE.  Se il 10 giugno 1981 un detenuto
scrive all'altro ed è stato trasferito pochi giorni
prima per questo, questi soggetti - comunque
contitolari della trattativa avevano rapporti per lo
meno con la direzione delle carceri, perché
altrimenti queste traduzioni non potevano esserci.
ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Certo, ma siccome mi sembra che questo
detenuto, Notarnicola, sia ancora vivo, perché non
chiederlo a lui? Lui è quello che dovrebbe chiarire
il senso, perché è abbastanza nebuloso il discorso di
quel messaggio, non si capisce bene cosa voglia dire
e dove voglia andare ad appendersi.
ANTONIO BARGONE.  Nella relazione del Comitato
parlamentare per i servizi di sicurezza del 10
ottobre 1984 si dice ad un certo punto:
"Dell'operazione Cirillo non v'è memoria perché non è
stata un'operazione ufficiale fatta dal SISMI come
tale ma da quello spezzone parallelo e segreto che si
era costituito all'interno del servizio e che aveva
collegamenti con altre parti, altri uomini
dell'amministrazione statale". Poi spiega anche
perché (lei probabilmente lo avrà letto). Lei
condivide questa valutazione?
 PRESIDENTE.  Sulla base della sua esperienza.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Ad un certo momento basta far dei nomi. C'è
stato un processo per il super SISMI, o no? Chi c'era
dentro? Santovito, Musumeci e il povero Belmonte.
Loro hanno condotto l'azione su Cutolo (non mi sono
sbagliato questa volta) e quindi è chiaro che ad un
certo momento, se è riconosciuto il fatto che il
super SISMI era composto da questi tre più Pazienza,
è chiaro che questi tre, avendo collaborato, possono
far pensare che il super SISMI, cioè una struttura
anomala, al di fuori dei canali ufficiali dei
servizi, ha potuto fare qualche cosa, questa cosa. Ma
questa è una mia supposizione, non la posso
suffragare con dei fatti.
 PRESIDENTE.  Perché Santovito le avrebbe detto una
cosa
non corrispondente al vero il 16 maggio, dicendole
che si era anemizzato tutto.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . Si era anemizzato, veramente si era
anemizzato. PRESIDENTE.  Ma a lei risultava che si
era anemizzato? ABELARDO MEI,Direttore vicario pro
tempore del
SISMI . Me lo ha detto.
        PRESIDENTE.  No, a parte il fatto che glielo diceva.
                         Pagina 2643
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario pro tempore del
SISMI . No, no, a me non risultava perché non ho
visto dei pezzi di carta. E' certo che non se ne è
più parlato e questo è indicativo. Non se n'è parlato
non solo dopo la fine di maggio ma anche nei mesi
successivi, giugno e luglio. Poi è rientrato
Santovito il 27 luglio, facendomi un grandissimo
favore...
        PRESIDENTE.  Mi scusi, generale, perché lei dice che
forse qualche traccia scritta è conservata presso gli
archivi SISDE?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Perché il SISDE istituzionalmente era quello
che si doveva preoccupare di questa cosa. E' quello
il servizio che si interessa della sicurezza
democratica.
 PRESIDENTE.  Ma se fu messo da parte?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Ma lui aveva già in precedenza fatto qualcosa
e
certamente se Musumeci avesse preso degli appunti e
li avesse presentati a Santovito, perché solo
quest'ultimo è autorizzato a farli "uscire" fuori,
sarebbero senz'altro arrivati a
Grassini. Questi li avrebbe passati alla divisione
competente e             li avrebbe messi in
archivio.
  Quindi i casi sono due. A mio avviso il più logico
è quello che non è stata lasciata memoria scritta di
alcun genere. L'altro, in percentuale molto piccola
secondo me, è che abbiano portato via i documenti. Ma
non credo. Per che cosa?
 PRESIDENTE.  La cosa che continua a non capirsi è
quali siano i soggetti: è uscito uno, è uscito
l'altro, quello è stato scarcerato, ma la trattativa
c'è stata. Chi l'ha fatta?
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Appunto. Io dico questo: una trattativa è
stata iniziata dai servizi di sicurezza (prima SISDE
e poi SISMI). La trattativa si è anemizzata, cioè non
ha portato ad alcun risultato, tant'è che il
Santovito, che era praticamente il primo responsabile
di questa operazione, ha detto: "Va bene, tagliamo il
discorso, anemizziamo tutto quanto". Certamente...
PRESIDENTE.  Le ha detto di aver fatto questo? Lei
non sa
se ciò è stato fatto?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Quando sono tornato dagli Stati Uniti a me ha
detto: "Guarda, per quanto riguarda la questione di
Cutolo, questa pista proprio non va; non si riesce a
fare niente; adesso vediamo un po' cosa possiamo
fare, ma certamente la chiudiamo". Questo mi disse,
grosso modo s'intende. Ciò poi è stato
successivamente riconfermato con la terza visita,
dove praticamente disse che non c'era più niente da
fare. Questo è tutto.
  Dopo di ciò, per ripetere ancora una volta la
questione, qualcosa deve essere successo perché, se
si è arrivati alla liberazione di Cirillo, qualcuno
ci deve aver pensato! Certamente non il SISMI.
PRESIDENTE.  Può essere che ci abbia ripensato il
SISDE? ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore
del
SISMI . Ma non credo. L'avrebbe detto al SISMI. C'è
una collaborazione con questa gente. Non è che
fossero due servizi...
 PRESIDENTE.  La collaborazione - mi scusi
l'ingenuità credo sia amplissima come al solito, ma
su questo fatto, visto come è avvenuto il passaggio
delle consegne, francamente...
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Non è un passaggio. Io sono convinto che i
due direttori del servizio si sono messi d'accordo
per stabilire che, visto e compreso che il
                              Pagina 2644
SISDE non andava avanti su questa pista, considerato
che ... io ho una pista nuova, falla gestire a me!
Forse è stato quello l'errore di Santovito. Doveva
passare il discorso a Criscuolo perché lo gestisse
lui, secondo me! Invece ha voluto gestirlo lui, non
so per quale motivo, forse perché riteneva che quei
suoi funzionari fossero più bravi, non lo so. Ma è
certo che è andato avanti con questa soluzione, la
quale poi, aperto il canale, è arrivata praticamente
a niente; e ha chiuso l'operazione.
 PRESIDENTE.  Comunque c'è qualcuno che si è
dimostrato
più bravo del SISDE e del SISMI a fare questa
operazione. UMBERTO CAPPUZZO.  Ritengo che qui si
faccia un po' di
confusione, usando indifferentemente due termini. Il
primo è l'attività informativa di partenza, che
inizia dal presupposto che in un ambiente come Napoli
nulla potesse essere fatto che
sfuggisse alla camorra, la quale quindi diventava
soggetto interessante per poter attingere dati
informativi...
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Senatore, ricordiamoci anche che a Napoli c'è
un
comando alleato, della cui sicurezza è responsabile
il SISMI. Ciò vuol dire che era ben introdotto sotto
questo profilo.
UMBERTO CAPPUZZO.  Il primo punto è dunque quello
dell'attività informativa. Successivamente si è
parlato di trattativa. Se noi confondiamo le cose,
evidentemente non ne veniamo fuori. Io ritengo che i
servizi di informazione giustamente siano stati
attivati alla luce di questa particolare
caratteristica dell'ambiente napoletano.
  Debbo dire peraltro, per la carica che rivestivo a
quell'epoca e per la mia presenza nel comitato di
sicurezza... In tale comitato - voglio ricordarlo -
erano presenti moltissimi di coloro che poi sono
risultati nell'elenco della P2 (l'unico non nella P2
sono stato io!): Torrisi, Santovito, Grassini,
Malfatti, Giannini, Semprini, Pelosi.
PRESIDENTE.  Era in pessima compagnia, generale!
ABELARDO MEI.   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Forse era fuori dall'elenco il capo della
polizia! UMBERTO CAPPUZZO.  No, era Coronas...
 PRESIDENTE.  Non c'era?  (Commenti) .
 UMBERTO CAPPUZZO.  No, non c'era. Non ho nulla
contro queste persone, nei cui confronti ancora
adesso ho sentimenti di grande considerazione.
  Debbo dire che in quell'ambiente mai nulla è
trapelato di direttive particolari sul piano politico
per privilegiare un filone piuttosto che l'altro
dell'indagine, lasciando ai responsabili
istituzionali le scelte da compiere. Questo è un
fatto che devo chiarire senza ombra di dubbio.
  Debbo dire che, per la carica rivestita, neanche
indirettamente dagli amici del SISMI (tra i quali c'è
l'amico Abelardo Mei) mi è stato mai detto che si
stava trattando debbo dirlo proprio onestamente - con
la camorra per venire ad una soluzione del caso
Cirillo. C'è un dato di fatto, che Cirillo ad un
certo punto è stato liberato, che evidentemente
qualcuno ha pagato e che in un qualche modo una
qualche organizzazione o agenzia (la si chiami come
si vuole) ha favorito Mei.
  Quindi ritengo che l'equivoco nasca dal fatto di
volere trovare, a livello istituzionale, l'anello tra
l'attività informativa di partenza e lo svolgimento
della trattativa. Se noi riuscissimo a separare le
due cose, vedere dove finisce l'attività informativa,
che poi, a quanto sembra, è fallita...
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sì, sì.
                              Pagina 2645
 UMBERTO CAPPUZZO.  ...è fallita, come abbiamo
appreso stamane dal prefetto Parisi, per quanto
riguarda la prima fase; sembra che sia fallita anche
la seconda fase, come apprendiamo adesso dal generale
Mei. Bisognerebbe allora trovare il punto di
giunzione per quello sviluppo: che siano stati i
servizi paralleli...
 SAVERIO D'AMELIO.  E chi!
        PRESIDENTE.  E' quando si è passati dall'informativa
                                alla
trattativa  (Commenti) .
 UMBERTO CAPPUZZO.  Naturalmente, e chi l'ha
passato! Debbo dire ad onor del vero - io non debbo
difendere i
politici - che in sede di comitati mai e poi mai è
trapelata l'idea che si potesse fare una trattativa.
Ad onore del vero debbo dire che mai e poi mai, anche
a livello privato, qualcuno ha detto al comandante
dell'Arma dell'epoca - che ero io, che ero e sono
molto curioso - che c'era qualcosa di questo genere.
           Sarebbe dunque molto interessante evidentemente
                              dirigere
verso altri elementi la nostra attività di ricerca
della verità. Perché sul piano istituzionale io posso
dichiarare, senza tema di essere smentito, che tutti
i responsabili politici dell'epoca naturalmente non
fecero alcuna pressione l'avrebbero potuta fare anche
indiretta, amichevolmente - sui responsabili delle
istituzioni, dei servizi e delle forze di polizia,
eccetera; né trapelò alcuna idea che ci fosse questo
sviluppo.
  Quindi, a chiusura di questa giornata, abbiamo la
sensazione che i servizi si siano fermati ad un certo
punto e che quello che è andato avanti - su questo
vorrei il conforto anche del generale Mei - vi è
andato anche con il contributo di qualcuno dei
servizi (questo è molto interessante!), che si è
sottratto, diciamo così alla catena istituzionale e
che ha fatto diventare l'attività informativa
attività vera e propria di trattativa.
            In sintesi, è questa la domanda che porrei al
                              generale
Mei.
 PRESIDENTE.  Vorrei soltanto dire che l'avvocato
Cangemi avverte immediatamente che il problema non è
l'informativa ma la trattativa. Egli dice infatti:
"Guardate che Cutolo non farà mai arrivare le cose
alle BR; magari lo fa liberare, ma non lo fanno
entrare in esito".
        UMBERTO CAPPUZZO.  Ma questo non fu mai detto in sede
                                 di
comitati! Non c'è alcun riferimento al riguardo.
 PRESIDENTE.  Ha perfettamente ragione.
 SAVERIO D'AMELIO.  Intervengo perché vorrei
comprendere un po' meglio la questione (non è una
deminutio  di
quanto ha detto già il senatore Cappuzzo) e per
completare il quadro, sempre ai fini della notizia.
Come giustamente è stato osservato dal senatore
Cappuzzo, bisogna distinguere l'informativa dalla
trattativa...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Certo!
 SAVERIO D'AMELIO.  Tutto il periodo
dell'informativa, malgrado quello che lei dica circa
la stretta collaborazione, credo che ancora una volta
- a meno che dobbiamo convincerci che le schegge
impazzite erano nell'ufficialità istituzionale -
l'informativa non ci sia o c'è, come sempre,
all'italiana.
Qui praticamente malgrado quanto anche in questa
Commissione sia stato sempre detto a proposito del
coordinamento delle forze dell'ordine, ognuno agisce
per conto suo, e sappiamo anche quali sono i motivi.
  Da ciò che ha detto il senatore Cappuzzo e cioè
che mai nel comitato per la sicurezza è trapelato
alcunché di tutto questo, dando fede ed atto
certamente all'onestà, alla correttezza del senatore,
devo dire che ciò conferma l'ipotesi - che è la mia
- secondo la quale tra SISMI e
                              Pagina 2646
SISDE non c'era la collaborazione che pure lei, in
buona fede anche in questo caso, ha ammesso che vi
sia. Se è così l'informativa in sede istituzionale
era legittima. Perché che razza di servizio sarebbe
stato quello che in presenza di un fatto certamente
eclatante qual è il sequestro di una persona -
comunque si chiami e a chiunque appartenesse - non si
rendesse conto di cosa stesse avvenendo in quel
momento. Quindi legittima l'informativa! Legittimo,
per l'informativa, qualsiasi canale, anche il
contatto con la camorra, sapendo che quest'ultima
aveva il dominio del territorio su Napoli quindi
nessuno scandalo sotto questo aspetto nella logica
dei servizi, ovviamente -...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Certo.
 SAVERIO D'AMELIO.  Altrimenti, l'informativa come
avviene? Si tratta di sapere se quanto è avvenuto
nella trattativa abbia impegnato una scheggia
impazzita di uno o di
tutte e due i servizi, che autonomamente si sono
mossi per chissà quale fine o per compiacere o per
avere dei vantaggi, o se invece la mancanza di
informazione all'interno dei servizi fa dire a lei -
in tutta buona fede, gliela riconosco, generale Mei,
conoscendo la sua serietà e il suo impegno - che in
effetti i servizi a quel punto si sono fermati.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Confermo quello che ho detto fino a questo
momento e cioè che il SISDE aveva inviato dei
personaggi (Criscuolo non so quale grado ricoprisse,
certamente non molto elevato) di fronte ad un Cutolo
non troppo credibile. Questo potrebbe essere un
motivo per cui ad un certo momento si è cambiato
cavallo. Ma ai fini pratici i due servizi hanno
lavorato assieme su questo argomento, solo che una
volta ci è andato Criscuolo, poi visto che
quest'ultimo non riusciva a sfondare perché secondo
me non aveva un grado molto elevato, hanno pensato di
mandare Musumeci il quale aveva appunto la
possibilità di gestire tale famosa fonte.
 PRESIDENTE.  Titta?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Titta. Ciò nonostante si è visto che,
malgrado gli sforzi - si vede che anche Musumeci per
il nostro Cutolo non era sufficientemente importante
- ha mollato tutto quanto. Si è chiusa, diciamo così,
definitivamente la questione alla fine di maggio, con
la terza visita di Belmonte e Titta ad Ascoli Piceno.
  Da quel momento silenzio assoluto sulla questione,
nell'ambito dei servizi. Io non ho più saputo
assolutamente niente di questo. Allora vuol dire che
quell'anellino famoso va ricercato da questo momento
a quello successivo. Chi potrebbe essere stato un
sostituto autorevole nei confronti di Cutolo se i
servizi non erano riusciti a fare questo?
SAVERIO D'AMELIO.  Non potrebbe essere avvenuto -
faccio
ovviamente la parte dell'avvocato del diavolo - che,
sia pure nell'ambito istituzionale della correttezza
nell'informazione, alcune notizie comunque i servizi
le avessero acquisite e che nel momento in cui i
servizi si sono tirati indietro, perché evidentemente
hanno compreso che avrebbero comunque invaso un
terreno non proprio, hanno passato le notizie a
qualcuno da individuare, il quale ovviamente se ne è
servito. Non mi si faccia credere che è stato tutto
un fallimento non la trattativa ma gli incontri che
ci sono stati! Alcuni elementi il Cutolo li ha pur
dovuti dare a qualcuno dei servizi! Può darsi che
quegli elementi fossero tali da dire: "Benissimo, noi
ci ritiriamo nell'alveo naturale...".
 PRESIDENTE.  E viene un altro!
 SAVERIO D'AMELIO.  Viene chi verrà, chi sarà:
vedremo un po' se sarà la scheggia impazzita o sarà
qualcuno che
Pagina 2647
comunque ha utilizzato le notizie, le informazioni
per me utili, che sarebbe riuscito a prendere dai
servizi.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Sarebbe stata un'eccellente uscita per
Belmonte, il quale avrebbe detto: "Mi hanno detto
così per questo, questo e questo motivo di mollare ed
io ho mollato". Invece il Belmonte ha detto secondo
me la verità, che a un certo punto il capo del
servizio ha detto: "E' inutile andare avanti perché
tu, Belmonte, mi dici che è inutile continuare".
Queste sono dichiarazioni che sono agli atti, quindi
si tratta di stabilire questo anello...
 SAVERIO D'AMELIO.  Lo sforzo che questa Commissione
meritevolmente sta facendo è quello di cercare di
capire: laddove si sono fermati, siccome la logica ci
porta a dire che...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Lei non ci crederà, ma io sto comprendendo
alcune
cose proprio adesso, perché piano piano ci si arriva
completando un po' questo mosaico che certamente è
estremamente complesso. Questo è verissimo. Però
ripeto: per quanto riguarda l'attività dei servizi
noi ci siamo fermati lì.
 PRESIDENTE.  Lei dice che senz'altro il SISDE è
stato informato che voi vi fermavate.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Dovrebbe essere stato informato perché questa
era la prassi: informato per iscritto o a voce.
Tant'è che Santovito, mi pare, nella sua deposizione
al tribunale (non so) dice che senz'altro il Parisi
dovrebbe aver avuto da Musumeci una specie di
comunicazione orale dicendo che tutto è... Ma insisto
sul concetto che non c'è stata cattiveria tra i due
servizi.
              FRANCESCO CAFARELLI.  Desidero completare
                           un'informazione
che è rimasta a metà. Si è parlato di Cutolo, si è
parlato di Pazienza, si è accennato anche a Casillo
Vincenzo per il ruolo svolto nella lotta tra le bande
della camorra, tra i cutoliani e  quelli di Alfieri.
Ha mai visto lei Casillo Vincenzo -
perché sembra che, quando saltò in aria, abbiano
trovato addosso un tesserino dei servizi segreti -
frequentare, come faceva Pazienza, il palazzo? Non ne
ha mai sentito parlare?
ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . No, assolutamente. Non ho conosciuto Casillo
né ho visto Cutolo. Non conosco nessuna di queste
persone perché era talmente fuori da tutti i miei
discorsi, per cui mi ci hanno costretto ad entrare
perché Santovito è stato messo in licenza
particolare, quindi ho dovuto affrontare quelle cose.
Ma nel periodo particolare non ho assolutamente visto
niente che potesse riferirsi al caso Cirillo.
 GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Mi scusi, generale,
rifacendomi alle cose che lei ha detto e ai suoi
accenni, volevo chiederle, tornando con la memoria a
quel periodo, quando lei era ancora...
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Mi sforzo di tornarci, è passato un po' di
tempo. GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Con particolare
riferimento a
questa vicenda della trattativa del rapimento Cirillo
e a ciò che accadeva anche nei servizi
(l'attivazione, la non attivazione), avevate allora
la sensazione di quello che lei stesso ha adesso
riconosciuto possibile, ossia che all'interno del
vostro organismo si stesse creando o si fosse creata
una specie di struttura parallela, che in sostanza
facesse cose non istituzionali o le facesse ad un
livello non istituzionale? In altre parole, tutto
quello che poi si è saputo o si è creduto di sapere -
in gran
                              Pagina 2648
parte si è saputo - era qualcosa che già aveva creato
disagi, problemi? Ritiene che certe cose che lei non
sa o che altri suoi colleghi possono non aver saputo
fossero invece conosciute da altri? Oggi, tornando
con la memoria, che cosa direbbe? C'era questa
sensazione?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Se dimentico tutto quello che è successo
dopo, le informazioni che sono uscite dopo, posso
dire che non ho avuto mai la sensazione che stesse
succedendo qualcosa di anomalo.
Vedevo questo Pazienza che effettivamente stava
sempre lì
con Musumeci, che parlavano, eccetera, e non capivo
bene questo rapporto molto stretto nei confronti di
Santovito, perché loro avevano accesso all'ufficio di
Santovito e tutto quanto.
 PRESIDENTE.  Aveva un ufficio lì?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . No, no.
         GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Mi scusi, generale, dato
                                 che
sta parlando di questo, volevo aggiungere: a
proposito di Pazienza, lei ha memoria di aver avuto -
o ha adesso l'impressione che questo Pazienza,
circostanza cui lei del resto ha alluso, avesse un
altro tipo di rapporti e rappresentasse anche altre
cose, per esempio straniere, diciamo così?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Altre cose straniere nel mondo degli affari?
GIOVANNI FERRARA SALUTE.  No, anche nel mondo dei
servizi.
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Nel mondo dei servizi so che lui era molto
ben inserito, nei servizi francesi e nei servizi
americani.
Infatti lui, come ho detto prima, era molto prezioso
sia per il ministro sia per il direttore del servizio
allorquando c'era da organizzare delle visite, perché
lui, conoscendo bene l'ambiente, riusciva a fare le
cose nel più breve tempo possibile e con il massimo
rendimento, questo sì.
              GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Sono personaggi
                            estremamente
diversi, però si sono molto incontrati: assimilerebbe
qualcuna delle funzioni svolte da Pazienza a quelle
che per esempio su altra scala o in altro modo ha
esercitato Licio Gelli? Questo tipo di presenza nei
servizi, questo lavoro internazionale, questo far
parte di una rete che c'è e non c'è?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Dico la mia impressione perché con questa
questione della P2 ho avuto ben poco a che fare!
        Ritengo che siano due personaggi diversi. Pazienza è
                                forse
più diplomatico, intelligente, una persona molto più
flessibile, un carattere molto estroverso, eccetera.
Riusciva a       fare queste cose in breve tempo
perché riusciva a far
apprezzare agli altri la sua personalità. Che poi
questa personalità dopo un po' di tempo sia venuta
fuori estremamente contorta, questo è tutto un altro
discorso che io in quel momento non potevo sapere.
Gelli invece era un tipo che aveva un piano molto
preciso, lo portava avanti con molta pazienza,
lentamente in maniera da non poter sbagliare, ma
certo che anche lui arrivava ai risultati in tempi
maggiori. Questa è la mia impressione.
 GIOVANNI FERRARA SALUTE.  Uno un tattico, l'altro
uno stratega, diciamo così!
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Questo bisogna chiederlo al senatore Cappuzzo
che in fatto di strategia è un maestro.
 PRESIDENTE.  Mi pare che, secondo il generale,
Pazienza aveva un carattere di poliedricità che forse
sfuggiva...
Pagina 2649
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Era troppo intelligente.
PRESIDENTE.  Che attività svolge adesso, generale?
ABELARDO MEI,    Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Adesso faccio un po' di consulenze in Alenia
Spazio, faccio consulenze nella BULL e faccio
consulenze alla Vitrociset: consulenze di carattere
tecnico, niente di particolare. Con il servizio io ho
"tagliato".
 PRESIDENTE.  Ma rimangono nell'ambito delle sue
competenze originarie?
 ABELARDO MEI,   Direttore vicario  pro tempore  del
SISMI . Di quella che è la mia preparazione
culturale; sono un "tecnico", tra virgolette, si
intende, non voglio darmi troppe arie perché questo
magari non è vero. Ma insomma posso essere utile,
visto e considerato che la gente mi chiama e mi paga.
 PRESIDENTE.  La ringrazio, generale; la prego di
attendere un momento fuori perché devo dare una
comunicazione ai colleghi.
(Il generale Mei viene accompagnato fuori dall'aula)
. PRESIDENTE.  Non essendovi obiezioni, procediamo in
seduta
segreta.
         Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo
interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle
16,25.
 PRESIDENTE.  Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito
audiovisivo interno.
Seguito dell'audizione del prefetto Vincenzo Parisi,
direttore vicario pro tempore  del SISDE.
 PRESIDENTE.  Poiché la Commis-sione ha deliberato
di riascoltare il prefetto Parisi, prego di
accompagnarlo in aula.
 (Il prefetto Parisi viene accompagnato in aula) .
PRESIDENTE.  Prefetto, ci scusiamo per averla
disturbata
nuovamente.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Per l'amor di Dio!
            PRESIDENTE.  Sulla base dei dati che abbiamo
                             acquisito,
c'è la necessità di un chiarimento su una cosa che
forse è puramente formale ma che è bene chiarire
subito per evitare che poi si ingenerino equivoci. La
questione è la seguente. L'11 maggio lei venne
informato prima da Grassini o da
qualcun'altro che quel giorno vi sarebbe stato il
passaggio di consegne oppure ne apprese notizia
direttamente nell'ufficio del dottor Sisti?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  No, io fui chiamato direttamente al
telefono
dal presidente Sisti, il quale mi disse di voler
chiarire una cosa con me perché c'era lì un
funzionario del SISMI del quale non mi disse il nome.
Mi chiese quindi se avevo possibilità di raggiungerlo
per chiarire immediatamente. Io andai immediatamente,
senza avvertire alcuno e senza essere stato
preavvertito da alcuno. Le cose stanno in questi
termini. Andai, ci fu il colloquio, tornai dal
colloquio; dopo di che, informai le autorità
politiche. Punto e basta. Nello stesso tempo,
informai il capo centro SISDE di Napoli e, per esso,
il vice capo centro, che in quel momento era presente
e ne fece memoria. Il giorno successivo, il 12, andai
con il dottor
Pagina 2650
Criscuolo alla direzione generale degli istituti di
prevenzione e pena per confermare che noi eravamo
usciti di scena: fatto definitivo.
            PRESIDENTE.  E' normale che a gestire questo
                              passaggio
sia il direttore generale degli istituti di pena? E'
questa è la domanda che è venuta fuori. Grassini era
in funzione?
VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Ho spiegato che si era completamente
sottratto ai compiti operativi e che me li aveva
ceduti dal 25 di aprile perché, nonostante non fosse
stata ancora pubblicata la lista degli appartenenti
alla P2, aveva ritenuto - per ragioni sue di
correttezza - di mettersi da parte. Mi disse: si
occupi lei di tutto; oltretutto, non ho nemmeno la
testa per seguire queste cose perché sono distratto
da altre...
PRESIDENTE.  Quindi, lei era nella pienezza delle sue
funzioni quando, avendo assunto questa informazione,
diceva: "Basta, vedete voi!".
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  E non detti nemmeno alcuna comunicazione
a Grassini, che in quel momento mi sembrava essere in
una posizione molto delicata.
 PRESIDENTE.  Seconda questione. Ci si dice che
verso il 16 maggio - se non ricordo male - il
generale Mator torna
dagli Stati Uniti e chiede al generale Santovito come
è andata la vicenda Cutolo. Santovito gli dice che la
cosa non ha avuto più alcun seguito. In base a quello
che dice Mei, a questo punto il SISDE avrebbe dovuto
essere informato che il SISMI aveva smesso di
occuparsi della vicenda.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Non arrivò alcuna comunicazione,
assolutamente! Non ci fu alcuna comunicazione, tanto
è vero che dopo una quindicina di giorni -
pressappoco - telefonai all'ufficio di Musumeci,
qualche giorno prima che la pubblicazione delle liste
ne determinasse la defezione...
PRESIDENTE.  L'allontanamento.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sì, l'allontanamento. Chiesi: non mi
rispose lui ma uno che era nel suo ufficio (forse
Belmonte, ma non vorrei sbagliarmi) e mi disse che in
realtà la pista si era
rivelata infruttuosa. A quel punto - vorrei chiarirlo
- l'aver esperito la pista Cutolo infruttuosamente (e
questo era un fatto che avevamo già autonomamente
valutato e constatato, indipendentemente dal subentro
del SISMI) non poteva in alcun modo suggerirci di
ritornare nella cella di Cutolo, nella direzione di
Ascoli Piceno, per riparlare con Cutolo con il quale
il discorso si era aperto e si era anche chiuso.
Quindi, poteva seguitare l'attività informativa - e
seguitò - e ci sono state tante informative che hanno
dimostrato che in direzione di quel sequestro, così
come in direzione di tutti gli altri sequestri,
l'attività non si era mai interrotta e anzi si era
sviluppata, anche con una certa proficuità. Non
vorrei dimenticare come nello stesso sequestro
Cirillo le responsabilità principali (Senzani,
Chiocchi) furono individuate immediatamente e come
molti altri tasselli fossero stati posti proprio in
virtù dell'attività informativa, ma al di fuori ormai
di qualunque raccordo specifico con la pista Cutolo,
con il carcere di Ascoli Piceno ed anche con il
carcere di Palmi (del quale si è parlato questa
mattina), dove nessuno elemento del SISDE è andato.
 PRSIDENTE.  Tuttavia, Cutolo continua ad avere un
ruolo, nel senso che poi la trattativa qualcuno la
conduce.
VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sul fatto che la trattativa ci sia stata
vorrei dire che si
                              Pagina 2651
tratta di un dato storico assolutamente
inequivocabile. Negare che vi sia stata una
trattativa è come negare l'evidenza della nostra
presenza in questa sede. Adesso il problema è di
vedere chi abbia sviluppato questo rapporto e che
ruolo abbiano avuto altri personaggi, che comunque
non erano e non potevano essere in rapporto, neppure
indiretto, con il SISDE. Allo stesso modo, tutto ciò
che si è verificato dopo ci ha visti completamente
fuori, totalmente fuori.
PRESIDENTE.  In sostanza, ad un certo punto il SISMI
- il
SISMI ufficiale, diciamo così - ed il SISDE si
ritirano ed interviene un altro soggetto. Bisogna
accertare di chi si tratti. Questo è il nodo della
questione.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Certo. Ricordo un'intervista che a suo
tempo, subito dopo la liberazione di Cirillo, fu
rilasciata dall'allora direttore del SISMI, generale
Santovito. Parlò anche di contatti in funzione di
promesse. Si potrebbe repertare quella cassetta alla
televisione.
         PRESIDENTE.  Si tratta di un'intervista televisiva?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sì lo ricordo perfettamente, anche perché
mi rimase impressa per l'estrema franchezza con la
quale parlò il generale Santovito. Parlava di
promesse fatte, di quali promesse si potessero fare:
la liberazione, un condono, uno
sconto di pena, il trasferimento in una sede più
favorevole ed altre cose di questo genere. La
cassetta dell'intervista potrebbe essere repertata, a
dimostrazione del fatto che egli ammise
l'effettuazione di colloqui e nello stesso tempo
anche l'apertura di un discorso. Poteva essere
tranquillamente un discorso finalizzato - anche
quello - esclusivamente alla raccolta di
informazioni; tuttavia, vi era stato un discorso più
avanzato del nostro, avendo noi soltanto una
disponibilità effettiva a compensare in denaro la
persona che ci fosse stata indicata come in grado di
dare informazioni risolutive del caso.
 SAVERIO D'AMELIO.  Il prefetto Parisi ha fatto
riferimento ad un particolare che può essere
importante. L'intervista televisiva al generale
Santovito, successiva alla liberazione di Cirillo, in
che data è stata rilasciata?
VINCENZO PARISI,    Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sarà stato agosto-settembre, tenuto conto
che la liberazione avvenne a fine luglio.
         SAVERIO D'AMELIO.  Ritengo importante visionare la
cassetta contenente l'intervista.
PRESIDENTE.  Certo, ora la richiediamo. VINCENZO
PARISI,             Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Può essere utile tale acquisizione.
L'intervista mi colpì senz'altro e dimostra per lo
meno come egli fosse informato di certi aspetti in
modo particolare.
ANTONIO BARGONE.  Vorrei porre una domanda rispetto
al
ruolo del dottor Sisti. La cosa che non si riesce a
capire è se lei riconosceva una legittimazione al
dottor Sisti per quell'incontro e per quel passaggio
di consegne (anche se è
improprio definirlo in questi termini). Inoltre,
vorrei sapere se vi sia qualche ragione perché ciò
sia accaduto e perché se ne sia occupato il dottor
Sisti.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Io la legittimazione la trovai piena
perché
il direttore aveva ricevuto da me una richiesta.
 PRESIDENTE.  Il direttore Sisti?
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Il direttore Sisti.
                              Pagina 2652
Ad un certo punto, per avere colloqui con lo stesso
detenuto, si manifestava una richiesta di provenienza
diversa, sia pure parallela e plausibile nella stessa
logica e nella stessa ottica della ricerca
informativa avviata da noi. Io trovai molto corretto
il comportamento del presidente Sisti perché, nel
chiamarmi, evitò di dare  tout court
un'autorizzazione e determinare una sovrapposizione
senza che io lo sapessi. Invece, mi pose di fronte
all'interlocutore Musumeci con il quale c'erano tre
strade da percorrere: la prima era quella di dire
"Non entri, perché continuiamo noi", cosa che non ero
abilitato a fare anche per quella posizione
particolare di cui ho parlato...
 PRESIDENTE.  Sì, la posizione del SISDE rispetto al
SISMI.
 VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISDE.  Sì. Inoltre, vi era un aspetto che non
era di
poco momento con riferimento a gerarchie militari: il
titolare del SISDE era un generale di divisione,
quello del SISMI era un generale di corpo d'armata.
Anche questo, nella gerarchia delle funzioni, ha un
peso enorme: magari non lo ha agli occhi delle gente
comune, però nell'ambiente dove le gerarchie hanno un
valore questo aspetto era rilevante. Pertanto, non
potevo farlo, non mi conveniva farlo e debbo anche
dire che non desideravo farlo perché non vedevo l'ora
di uscire da questa situazione (perché non
ammetterlo?). C'era anche una scomodità intrinseca e
devo ringraziare il Signore di essere stato
correttamente ispirato.
        La seconda strada che potevo percorrere era quella di
dire: "Fate voi" (cosa che feci); la terza era quella
di dire: "Lavoriamo insieme", ma questo non conveniva
intanto perché se si lavora in proprio è un conto, se
si lavora con altri c'è una parte che sfugge. Nello
stesso tempo, rischiavamo di turbare l'equilibrio di
una ricerca che poteva andare a buon fine, posto che
non eravamo minimamente desiderati. Il chiarimento e
il fatto che ci fosse addirittura la nausea del
contatto con noi stavano a significare che non vi era
stata un'attitudine ad improntare il rapporto alla
convenienza necessaria per un approccio di quel tipo.
Dicevo questa mattina che il fatto stesso di avere
agito in modo forse un po' troppo spontaneo, troppo
genuino... Vorrei ricordare che il dottor Criscuolo,
chiamato in causa troppe volte, a sproposito, come
presunto trattativista, è un uomo che in un libro
importante nel quale si parla di BR è trattato in
pendant  con il generale Dalla Chiesa. In questo
libro vi
è un capitolo nel quale si parla di "Giorgio
Criscuolo, lo sfondatore": era quello che entrava nei
covi facendo irruzione e con le spallate faceva
saltare le porte. In sostanza, un
uomo d'azione...
PRESIDENTE.  Anche perché il fisico glielo permette!
VINCENZO PARISI,   Direttore vicario  pro tempore
del SISD.  Sì glielo permette. Era un uomo d'azione,
non certamente la persona che andava lì per lavorare
in punta di forchetta. Avrà fatto un discorso da
poliziotto. Il caso di specie non richiedeva tanto
una condotta poliziesca, quanto una condotta più
avveduta, più prudente. La mia non è una critica
perché io ho grande stima del collega Criscuolo: è un
bravo professionista ed abbiamo tanti motivi di
gratitudine per tantissimi interventi effettuati
nell'antiterrorismo ed andati a buon fine per il suo
coraggio e la sua determinazione. In tanti interventi
egli ha autenticamente rischiato la vita.
Naturalmente in questo caso si è comportato con la
spontaneità tipica di chi lavora in polizia, di chi
ha il contatto semplificato e non si preoccupa tanto
di quello che può accadere, perché per penetrare
nello spirito dell'agente di un servizio di
informazione occorre del tempo. Probabilmente alcuni
danni sono venuti in passato proprio dal fatto che
pochissime persone hanno questa  forma mentis
speciale. Quella per lavorare in questo settore è
certamente
Pagina 2653
una  forma mentis  che porta a comportamenti
criptici, coperti, che non lascino tracce, che non
lascino vistosamente i   segni di condotte che poi,
sia pure nella loro trasparenza,
possono essere interpretate come irrituali od
eterodosse da altre persone.
 PRESIDENTE.  La ringraziamo per i suoi chiarimenti.
  Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri
lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
 PRESIDENTE.  Riprendiamo la seduta pubblica.
Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
        Nella prossima seduta della Commissione, che si terrà
martedì pomeriggio, informeremo i colleghi con una
sintesi delle questioni affrontate oggi. Delibereremo
poi sui passaggi successivi, che debbono essere
sintetici perché vi è molto materiale, per capire
bene quale sia l'altro soggetto intervenuto in questa
mediazione, visto che SISMI e SISDE lo hanno fatto e
che è pacifico che la trattativa c'è stata.
ANTONIO BARGONE.  Proposte di ulteriori audizioni le
avanzeremo martedì?
 PRESIDENTE.  Direi di sì. Sentiamo in proposito i
colleghi.
  Nel frattempo due delegazioni della Commissione si
recheranno in Sardegna e a Bovalino. Martedì
prossimo, alle 19, la Commissione è convocata per la
relazione del collega Robol sulla Puglia e per avere
una breve informativa su questa materia. Vi
ringrazio.
La seduta termina alle 16,45.

 


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