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Violante: seduta 75
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Pagina  3181
      PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
  Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente .............. 3183, 3184, 3185
                                                   3187,3188
Bargone Antonio ....................................... 3185
D'Amelio Saverio .......................... 3183, 3184, 3187
Fausti Franco ......................................... 3184
Sorice Vincenzo ....................................... 3185
Tripodi Girolamo ...................................... 3186
Discussione della relazione sulla camorra:
Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 3188, 3191
                                                  3192, 3193
D'Amelio Saverio ...................................... 3193
Montini Walter .................................. 3191, 3192
Pagina  3182
Pagina  3183
La seduta comincia alle 17.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Il senatore D'Amelio ha chiesto di parlare
sui lavori della Commissione.
  SAVERIO D'AMELIO. Signor presidente, colleghi, chiedo
scusa per quella che può sembrare un'irruenza ma non lo è,
certamente non lo è nei sentimenti e nelle intenzioni.
   Vorrei porre innanzitutto una domanda. La Commissione
antimafia oggi viene chiamata ad esaminare una bozza di
relazione sulla camorra. Comprendo l'importanza e sono pronto
a dare il mio contributo, perché credo che ognuno di noi, per
il fatto stesso di essere presente in questa Commissione, sia
animato dai più alti intendimenti, che sono quelli di
concorrere alla lotta alla mafia genericamente intesa. La mia
domanda può essere di metodo ma, per me, riveste anche aspetti
di costume.
   Da un paio di giorni assistiamo ad un battage
pubblicitario che vede impegnati tutti i mass media, dai
telegiornali ai giornali, che danno ampi stralci della
relazione. Pertanto, si è spinti a chiedere: i commissari sono
gli ultimi ad esprimere la propria opinione, visto che ormai,
non solo per dovere di mestiere, che apprezzo, i giornalisti
dicono la loro ma anche il paese è ovviamente già orientato,
ha già le verità tutte intere e si è formato comunque un
concetto?
   Questa Commissione, a più riprese, ha stigmatizzato
comportamenti anche di magistrati nel momento in cui fughe di
notizie dai diversi tribunali anticipavano audizioni di
magistrati che pure dovevano avvenire lo stesso giorno o il
giorno dopo in Commissione antimafia. Ricordo che non un
commissario né un gruppo soltanto, ma i gruppi della
Commissione unanimemente hanno sempre denunciato siffatto
comportamento, cioè la fuga di notizie quando riguardavano
magistrati o altri.
   Questa volta, credo che le responsabilità non possano
essere addebitate ad altri, ovviamente se responsabilità ci
sono. Certamente io, personalmente, mi sento limitato nel mio
ruolo di componente di questa Commissione dal momento che,
dopo due giorni di battage pubblicitario e di
orientamento dell'opinione pubblica su una relazione che
certamente ha visto, meritoriamente, l'impegno di tanti
componenti della Commissione, la relazione stessa risulta di
per sé svuotata.
   Il secondo problema, sotto certi aspetti, è un corollario
del primo; qui userò alcune espressioni con un po' di pudore.
Avevo sempre sentito dire, e la Commissione era stata
unanimemente d'accordo con tale impostazione, che con
l'approssimarsi di una campagna elettorale si sarebbero
sospese le sedute e non si sarebbero compiute visite
soprattutto in quei comuni ed in quelle regioni dove si
sarebbero svolte le consultazioni elettorali. Sarà un caso, ma
siamo chiamati a discutere della relazione sulla camorra a
pochi giorni dalle elezioni in quel di Napoli. Questo
savoir faire, questo fair play, in nome di quale
logica vienemeno? Perché - come io ritengo - sono preminenti
Pagina  3184
gli interessi della ricerca della verità o invece perché vi
sono anche altre logiche che presiedono a questo fatto? Mi
auguro che a questi due interrogativi verrà data una risposta
che mi metta in condizione di sentire il mio ruolo di
componente di un'importante Commissione non viziato, se non
addirittura svilito, dalle notizie che non sono semplicemente
trapelate, ma sono state addirittura oggetto di una
battage pubblicitario (uso volutamente questa
espressione a più riprese).
   Vorrei sapere anche se, nel frattempo, siano intervenute
altre logiche rispetto ai comportamenti che meritoriamente,
senza nulla togliere alla ricerca della verità, questa
Commissione ha sempre perseguito.
  PRESIDENTE. Ringrazio il senatore D'Amelio, anche per il
garbo con cui ha posto una questione di grande delicatezza. Se
non vi sono obiezioni, rimane stabilito che sulla questione
potrà intervenire un'oratore per gruppo, dopo di che la
Commissione potrà pronunziarsi.
(Così rimane stabilito).
  Per quanto riguarda i due giorni di tempo, mi consta che
solo i giornali di oggi hanno pubblicato stralci della
relazione, non quelli di ieri; del resto, avantieri la
relazione non era ancora stata completata.
  SAVERIO D'AMELIO. Ne hanno parlato tutti i telegiornali
di ieri sera.
  PRESIDENTE. Il problema non è di secondaria importanza,
per due motivi. In primo luogo, con riferimento alla
diffusione del testo, ricordo che la relazione è stata
consegnata a partire dalle ore 18 di ieri. In secondo luogo,
vorrei far presente che già ci siamo trovati di fronte ad un
problema analogo, quando un collega ha ritenuto di esprimere
attraverso un'emittente televisiva un'anticipazione
sull'audizione di un pentito.
  FRANCO FAUSTI. Si trattava del pentito Galasso.
  PRESIDENTE. Esattamente. Tale comportamento non era in
sé vietato, ma ci si rese conto che poteva dare adito a
strumentalizzazioni di parte delle deposizioni, soprattutto in
mancanza del testo integrale. Fu perciò assunto concordemente
un impegno a non rendere dichiarazioni prima che la stampa
ricevesse il resoconto delle sedute pubbliche. Su questa linea
abbiamo proceduto da allora e non sono sorti problemi.
   Per la vicenda oggi in questione, credo che debba essere
assunto un orientamento del genere, cioè un impegno a non
divulgare il testo. Una seconda possibilità, che ritengo più
seria, è quella di assumere un diverso orientamento e cioè che
il testo venga divulgato, distribuito ai colleghi, il giorno
stesso in cui deve essere discusso; questo è l'unico modo per
evitare l'inconveniente lamentato.
   Il senatore D'Amelio non ha partecipato alla seduta di
giovedì scorso - credo che fosse impegnato -, nel corso della
quale ho più volte chiesto alla Commissione se il testo
dovesse essere presentato la sera prima della discussione o la
mattina stessa, sapendo che siamo in un sistema in cui i mezzi
di informazione hanno un peso rilevante e che è difficile
porre un freno quando il testo è nelle mani di più persone. Il
problema che il senatore D'Amelio pone è comunque reale: dal
punto di vista di un "preorientamento", sarebbe opportuno
decidere, come in quell'occasione, che non debbano essere rese
anticipazioni di testi prima che la Commissione ne abbia preso
atto nella sua collegialità.
   Quanto alla concomitanza con la campagna elettorale,
desidero segnalare che ho più volte chiesto ai colleghi quando
intendessero discutere la relazione. La Commissione ha deciso
all'unanimità una data, che è slittata più volte in base a
richieste di alcuni colleghi; siamo arrivati ad oggi. Desidero
perciò rilevare che né la parte politica alla quale appartiene
il senatore D'Amelio, né altre parti politiche hanno sollevato
Pagina  3185
obiezioni; dai resoconti delle discussioni è possibile
verificare che la data non è stata decisa da una sola persona,
bensì all'unanimità dalla Commissione. Ricordo inoltre che non
è stata avanzata alcuna segnalazione scritta da parte di
colleghi che non potevano intervenire alle sedute. In questa
sede si decise che la discussione della relazione doveva
avvenire tra il primo ed il secondo turno elettorale; dissi
che per me non cambiava nulla tra il primo, il secondo turno o
un'altra data. Un'attivazione da parte di qualcuno che si
fosse fatto parte diligente, o nelle sedute di Commissione o
segnalando per iscritto oppure telefonando al presidente per
far presente un'esigenza politica, credo che sarebbe stata
senz'altro possibile. Se avessi assunto un orientamento che
avesse prevaricato un orientamento unanime della Commissione
credo che altri colleghi, o lei stesso, avrebbero potuto
muovermi un'obiezione uguale e contraria. Le cose stanno in
questi termini.
   Credo quindi - sentirò ora i colleghi che cosa ne pensano
- che sarebbe utile assumere come orientamento quanto ho detto
al fine di evitare pubblicizzazioni o comunque che i documenti
vengano consegnati prima di essere stati formalmente
presentati; ritengo inoltre che, laddove vi siano
preoccupazioni di coincidenze politiche, ciascuno si possa
fare parte diligente - anche attraverso l'uso del telefono,
che è un mezzo comodo da usare - per segnalare l'esistenza di
una questione.
   Debbo dire anche a lei, senatore D'Amelio, che nessuno mi
ha segnalato questo problema, pur essendo da tempo noto che si
sarebbe votato in questi giorni e che vi sarebbe stata questa
discussione.
  VINCENZO SORICE. Vorrei fare una precisazione. Il
senatore D'Amelio - lo dico perché rimanga agli atti di questa
Commissione - deve sapere che su questo argomento vi fu una
votazione con la quale il calendario dei lavori fu approvato a
maggioranza. L'osservazione fatta dal senatore D'Amelio fu
sollevata dal sottoscritto in sede di ufficio di presidenza
allargato ai capigruppo e vi fu la richiesta di rinviare a
dopo le elezioni questa discussione.
  ANTONIO BARGONE. Fra il primo ed il secondo turno.
  VINCENZO SORICE. Si votò su questa mia richiesta ed
andai in minoranza; a maggioranza dalla Commissione si decise
dunque di discuterla. Che poi non si sia discusso il 17
novembre a causa di altri impegni questo è un altro discorso,
ma la democrazia cristiana, o perlomeno il sottoscritto, in
quella occasione, chiesi di rinviare la discussione della
relazione a dopo le elezioni. Ripeto, la richiesta fu messa ai
voti e andai in minoranza.
  PRESIDENTE. Come riporta il resoconto sommario,
l'onorevole Sorice ha dichiarato che "la relazione sulla
camorra dovrebbe essere sottoposta alla Commissione dopo il 21
novembre". Non si disse "dopo i due turni", tant'è - se mi
permette, onorevole Sorice - che quando vi fu la discussione
fra il primo e il secondo turno nessuno ha sollevato
obiezioni. I dati sono a disposizione dei colleghi.
  VINCENZO SORICE. Vi fu una votazione.
  PRESIDENTE. Sì, vi fu una votazione che non riguardava
il problema del primo o del secondo turno.
  ANTONIO BARGONE. Molte delle cose che intendevo dire
sono state già dette dal presidente. Vorrei far riferimento
alle decisioni che sono state assunte anche a seguito della
precisazione dell'onorevole Sorice. Ho partecipato a tutte
queste discussioni e ricordo che si decise di svolgere la
relazione sulla camorra a prescindere dalle elezioni; infatti
vi era stata una richiesta di rinvio in quanto al Senato era
in discussione la legge finanziaria e, nonostante questo
facesse slittare di moltissimo tempo la discussione, la
Commissione aderì a tale
Pagina  3186
richiesta, che sostanzialmente
proveniva dalla democrazia cristiana. Nel momento in cui
questa relazione sarebbe dovuta essere discussa, si è preso
atto anche della richiesta di non trattare gli argomenti
specifici che riguardavano i comuni in cui si sarebbe dovuto
votare. Infatti, oltre alla relazione sulla camorra, Vi sono
anche quelle su Napoli, Caserta, Benevento e Avellino che
attendono di essere esaminate dalla Commissione perché vi è
stata una richiesta specifica in questo senso, essendo in
corso la campagna elettorale prima del voto del 21 novembre e
del 5 dicembre.
   Ricordo che avevamo deciso insieme di discutere la
relazione sulla camorra perché non aveva un riflesso diretto
nei confronti dei comuni in cui si sarebbe votato e che su
questo vi è stata una decisione di tutta la Commissione. Vi fu
una richiesta dell'onorevole Sorice, ma prima del 21 novembre:
ricordo che si doveva stabilire se svolgere la relazione prima
del 21 novembre e la discussione successivamente e che si
decise di farla il 16. Tale decisione poi rientrò e la
Commissione decise di ascoltare il collaboratore della
giustizia Migliorino.
   Si è svolta poi un'altra riunione dell'ufficio di
presidenza nella quale si è decisa all'unanimità la data della
seduta in cui svolgere la relazione sulla camorra. Mi pare
dunque che tutte le esigenze connesse alla campagna elettorale
siano state rispettate; pertanto giudico assolutamente tardiva
e contraddittoria rispetto alle decisioni assunte l'obiezione
che è stata mossa.
   Per quanto riguarda le altre questioni vi è una specie di
ritornello: ricordo che si svolse una discussione - il
presidente l'ha testé ricordato - e che fui io a proporre che
la relazione venisse consegnata il giorno stesso in cui
sarebbe stata esaminata. Infatti vi è sempre il rischio
concreto che la stampa se ne impadronisca e la pubblichi:
questo è sempre successo - sfido un collega a dirmi che
qualche volta non è stato così - con tutte le relazioni poiché
è naturale che, nel momento in cui se ne distribuiscono oltre
50 copie, il giorno dopo il contenuto appaia sulla stampa.
Credo che questo sia assolutamente inevitabile.
   Per evitare ciò avevo proposto che la distribuzione
avvenisse il giorno stesso della discussione, ma da più parti
fu detto che non era possibile ricevere la relazione a ridosso
della seduta perché non si sarebbe avuta la possibilità di
valutarla. Inoltre nessuno ha proposto che fosse ritenuta
segreta e quindi parlare di fuga di notizie o fare unparagone
con quanto avviene nei tribunali è abbastanza improprio. Si
tratta, infatti, di una relazione che deve essere sviluppata
in maniera pubblica e che comunque oggi sarebbe stata resa
pubblica; quindi si è trattato soltanto di un'anticipazione
rispetto alla discussione che vi è stata.
   Ritengo che l'obiezione che oggi è stata sollevata possa
essere superata soltanto accogliendo le proposte che ha fatto
il presidente, altrimenti ci troveremo nuovamente, a seconda
delle circostanze e degli stati d'animo, ad ascoltare
obiezioni di questa natura. Per come stanno le cose, tuttavia,
mi pare che nessun appunto si possa muovere: i fatti si sono
svolti in maniera assolutamente lineare, anzi credo che la
Commissione abbia tenuto conto, in maniera anche eccessiva,
delle successive richieste di rinvio che sono pervenute a
proposito di questa relazione, che in sostanza è stata
rinviata di circa un mese e mezzo rispetto ai tempi previsti
del programma che la stessa Commissione si era data.
  GIROLAMO TRIPODI. Concordo sulle affermazioni che sono
state fatte perché, avendo partecipato alle riunioni
dell'ufficio di presidenza, posso confermare che è stato
effettivamente stabilito il calendario che oggi è stato
ricordato e cioè che su questa relazione si discutesse dopo il
21 novembre. Mi pare dunque che su questo non vi siano
problemi perché si è trattato di una decisione assunta
democraticamente.
   Per quanto riguarda invece la questione della
pubblicizzazione della relazione con un giorno di anticipo, si
Pagina  3187
tratta di valutare le responsabilità personali di chi ha
utilizzato questa relazione ai fini della diffusione
anticipata del testo o di alcune parti; ricordo tuttavia che
ciò è avvenuto anche in altre occasioni. Sono d'accordo, per
quanto riguarda il futuro, a che non venga più anticipato
l'invio delle relazioni e che esse vengano distribuite
successivamente all'illustrazione da parte del relatore; in
questo caso si dovrà dare il tempo ai commissari di esaminarne
il testo in modo da poter successivamente intervenire.
   L'episodio di ieri dimostra che vanno modificate le
procedure alle quali ci siamo finora attenuti e, per quanto mi
riguarda, sono dell'avviso che la relazione venga distribuita
successivamente alla comunicazione. Procediamo dunque
all'illustrazione della relazione, dopodiché ognuno avrà modo
di esprimersi sui contenuti perché la sostanza è quella e su
di essa dobbiamo pronunciarci; in quella sede ognuno avrà il
diritto di dire la sua prima di pervenire ad una conclusione.
Questo è l'iter più democratico.
  PRESIDENTE. Ringrazio coloro i quali sono intervenuti.
   Se i colleghi sono d'accordo, nella seduta di domani si
potrebbe presentare un ordine del giorno sulla questione
dell'impegno alla non pubblicizzazione. Il secondo aspetto -
possiamo metterlo o meno per iscritto - riguarda la non
presentazione dei documenti prima della discussione in aula.
Tutto il resto - lo sappiamo per esperienza - rischia di
essere un'ipocrisia che possiamo anche stabilire pattiziamente
tra di noi, ma che purtroppo impegna in limiti relativi.
  SAVERIO D'AMELIO. Do atto al presidente di avere avuto
la bontà di apprezzare lo stile ed il tono delle mie
osservazioni. Per quanto riguarda la discussione di questa
relazione nel corso della settimana fra un turno elettorale e
l'altro, non ho fatto eccezioni di sorta ed ho solo constatato
come vi fosse una prassi consolidata. Ignoravo che si fosse,
di volta in volta, andati a deliberare e comunque ciò è in
contraddizione con la mia memoria storica, che risale al 1983
(tranne una breve parentesi nella quale non ho fatto parte di
questa Commissione). Esisteva una prassi consolidata che
riguardava comportamenti, credo, di civiltà che la Commissione
si era data autonomamente. Prendo comunque atto che si è
votato in proposito e quindi non ho nulla da obiettare in
merito.
   Aggiungo, tra l'altro, che non mi impressiona il fatto che
si discuta oggi della camorra; rilevavo soltanto una sorta di
cambiamento nei comportamenti rispetto alla mia memoria
storica. Restano valide, invece, a mio avviso - scusate la mia
insistenza - tutte le perplessità espresse in ordine alla
questione principale, cioè al fatto di essere stati chiamati a
discutere di questa relazione dopo ventiquattr'ore di
battage pubblicitario. Non ho motivo di mettere in
dubbio quello che dice il presidente, cioè che la relazione è
stata distribuita ieri pomeriggio alle 18 ...
  PRESIDENTE. No, a partire dalle 18, ho detto.
  SAVERIO D'AMELIO. A partire dalle 18. Ma io sono in
grado di dimostrarle che alle ore 17 - poi, non sto davanti
alla televisione permanentemente - le notizie venivano
divulgate.
   Però non è questo il problema. Dico subito all'onorevole
Bargone che io non ho rivolto neppure un appunto in merito:
non c'è da fare appunti al presidente o alla presidenza,
perché sarebbero appunti a noi stessi. Io ho voluto soltanto,
nel denunciare questo fatto (e ripeto che la mia denuncia è in
linea con tante altre denunce che colleghi di diversi gruppi,
di volta in volta, hanno fatto quando si lamentavano fughe di
notizie)... A me sta bene che la stampa dibatta su queste
questioni, ci mancherebbe altro che non dibattesse: siamo in
un paese libero e la stampa concorra a questa libertà. Non mi
sta bene che si discuta nel paese prima che la Commissione
abbia delibato il problema.
Pagina  3188
   La mia è stata quindi una constatazione per difendere il
ruolo della Commissione e dei singoli commissari. Quindi, caro
Bargone, nessun appunto, nessuna eccezione né, tanto meno, una
proposta: rilevo un dato. E se il dato è questo, qui mi
permetterà il presidente di osservare che la sua intenzione di
innovare nella prassi, quando dice che distribuiremo le
relazioni lo stesso giorno in cui la Commissione sarà chiamata
a discutere, può essere uno strumento che eviterà la fuga
delle notizie, ma non è il solo. Certamente, è uno strumento
che metterà i singoli commissari nelle condizioni di non
distribuire e di non dare notizie fuori, ammesso che i
commissari o qualcuno di essi possano avere un interesse del
genere. Ma credo che l'interesse da difendere sia complessivo:
è tutta la Commissione che deve tutelare il suo diritto-dovere
e quindi il suo ruolo di esaminare gli atti e di dibatterli a
seduta aperta. Ci mancherebbe: io non chiedo stasera che si
oscurino le telecamere... No, io voglio dire a seduta aperta -
naturalmente prenderò atto... - ma da oggi, da questo momento,
che nello stesso momento in cui il commissario viene a
conoscenza della relazione e su di essa dibatte, dibatta con
la Commissione e il paese, e quindi la stampa aiuti il paese a
conoscere la verità. Ma se questo avviene prima, da qualunque
parte ci sia la fuga, questo non mi sta bene - ripeto - per il
ruolo istituzionale che compete alla Commissione e ai singoli
commissari.
  PRESIDENTE. La ringrazio, senatore D'Amelio. Se mi
permette voglio fare solo un accertamento, perché a me risulta
l'ANSA alle 20 e qualcosa (ho visto adesso), però mi
hanno detto che il telegiornale di Raitre alle 19 aveva
trasmesso questa cosa. Alle 17 francamente non lo so, perché
stavo finendo di lavorare. La cosa non è di scarsa importanza,
evidentemente. Ora faremo un rapido accertamento per vedere se
prima delle 19 o delle 18 vi sia stato qualcosa.
                       Discussione
              della relazione sulla camorra.
  PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda la relazione -
voi ne avete il testo - innanzi tutto voglio dire che ci sono
anche state naturalmente, come in genere capita, anche delle
ingiustizie nell'informazione, cioè delle manipolazioni, delle
alterazioni e così via: quindi, questa esposizione ha anche il
compito di ristabilire degli elementi di verità attorno ad
alcune cose dette.
   Innanzitutto c'è una difficoltà relativamente ad un
rapporto sulla camorra, determinata dal fatto che non vi è mai
stato un rapporto di questo genere in passato, in quanto
nessuna Commissione ha mai presentato una relazione sulla
camorra in quanto tale. E anche gli approfondimenti sono stati
molto settoriali e parziali, quando ci sono stati. Quindi c'è
stata una difficoltà complessiva di valutare e acquisire
elementi e tanto più importante è il peso della discussione
perché può darsi che alcuni aspetti andranno integrati sulla
base delle valutazioni, delle analisi e dei contributi dei
singoli commissari.
   La relazione si divide in tre parti: la prima riguarda la
struttura delle organizzazioni; la seconda riguarda i
principali punti di crisi della Campania; la terza lo sviluppo
dell'attuale camorra.
   Quello relativo ai punti di crisi è un problema trattato
mi pare per la prima volta così approfonditamente. Questo
perché mi è sembrato, lavorando a questo tema, che ci sia una
differenza di fondo tra mafia e camorra, nel senso che, mentre
la mafia è un organismo compatto, ma che non si mescola, non
si disperde nella società, la camorra ha invece questa sua
grande abilità, questa sua grande capacità di mescolarsi con
la società civile. Già il fatto che ci siano più di cento
bande camorristiche in tutta quanta la Campania dà la misura.
Il fatto che di volta in volta queste bande si compongano e si
Pagina  3189
scompongano... (interruzione del deputato Fausti). Ma
non c'è oggi quel voto; se è questo che la preoccupa, si vota
domani.
   Dicevo che c'è questa grande capacità di mescolarsi con la
società civile; soprattutto c'è un tale livello di illegalità
nella realtà di Napoli e di molte aree della Campania da
esservi un mescolamento continuo tra camorra, intesa come
criminalità organizzata, e delinquenza comune, gangsterismo,
banditismo, microbanditismo.
   Anche questa capacità di reclutamento dei giovani nella
camorra, per cui è possibile che un ragazzo di 25 o 26 anni
diventi un capo di un gruppo camorristico, cosa che è
impossibile per Cosa nostra, è qualcosa che ci deve
preoccupare molto come persone che hanno responsabilità
politica, perché mi pare - questo è uno dei sensi della
relazione - che senza un intervento sociale di fondo, senza
una ridiscussione della questione meridionale ed, all'interno
di essa, della questione campana sia difficile venirne a capo.
   Mentre, al limite, con un'attività distruttiva della
struttura militare di Cosa nostra un qualche risultato di
cambiamento si può avviare, anche se questo non basta, per la
camorra il dato della necessità di avere il pedale della
repressione ma insieme quello della riforma sociale è
assolutamente inestricabile. Senza una riforma sociale non c'è
possibilità di vincere questa battaglia.
   Per questa ragione è stato dato un ampio spazio alle
questioni casa, scuola, lavoro, urbanizzazione di Napoli. Vi è
un'enorme conurbazione: ci sono a Napoli delle aree che hanno
la densità abitativa più alta del mondo. Portici è la realtà
che ha la densità urbana più alta del mondo (più alta di
quella giapponese). In una realtà di tal genere pensare di
intervenire soltanto con i poteri repressivi credo sia davvero
una grande illusione e una grande ipocrisia.
   Quindi si è dato spazio a queste questioni ed all'interno
di esse sono segnalati i punti di crisi non solo sociali, ma
anche istituzionali. Tra questi c'è un capitolo oggettivamente
pesante - me ne rendo conto: i colleghi, se riterranno,
potranno poi con fatti correggerlo - che è quello
sull'amministrazione della giustizia a Napoli.
   E' indicata una serie di episodi concreti di malcostume,
di collusione, di cedimento, di mancanza di senso pubblico, di
senso dello Stato che francamente sono molto gravi e fanno
capire per quali motivi c'è questa situazione. Abbiamo notato
che il più alto numero di magistrati che sono sotto processo
penale sono campani. Credo che questo sia un segnale di
allarme per la tenuta della legalità, che purtroppo
corrisponde a tanti altri segnali: la quantità enorme di
consiglieri comunali, provinciali e regionali sotto processo;
il numero più alto di comuni sciolti per mafia in Campania;
una situazione della scuola di altissimo degrado; la fragilità
del sistema bancario, che è un'altra delle grandi questioni,
perché con un sistema bancario fragile è difficile che ci sia
una ripresa economica. In questo capitolo sono messe insieme
tutte queste cose ed alla fine mi sono permesso di dire su
questa materia che, poiché bisogna cominciare da una cosa, si
cominci dai minori, si cominci dagli investimenti su questo
terreno, perché lì c'è probabilmente da fare un investimento
sul futuro.
   Poi vedremo cos'altro; credo sarebbe illusorio pensare di
risolvere insieme i problemi della casa, dell'occupazione,
dell'urbanizzazione, eccetera. Si può prendere una questione
e, anche in base ai lavori che abbiamo fatto in passato, è
sembrato opportuno giudicare quella come una questione da
indicare tra le priorità. Ciò anche perché il livello di
criminalità minorile, di devianza minorile di Napoli è
altissimo; il livello di utilizzazione dei minori come
"foderi" (questo è il termine che usa la camorra), cioè come
porta-armi da un posto all'altro, è altissimo; il tipo di
trattamento penale dei minori è giustamente molto più
attenuato e questo consente di servirsene come manodopera,
eccetera.
Pagina  3190
   C'è però un altro punto: la capacità della camorra di
coinvolgere interi gruppi familiari, che sono nello smercio
minuto di sostanze stupefacenti, nel contrabbando, nella
fabbrica dei falsi (i doppi: le false borse firmate e altre
cose). Tutto ciò innesca un processo economico, dà salario, dà
una possibilità di vita. E credo che si tratti di un qualcosa
di assolutamente specifico di questa realtà, che sarebbe stato
sbagliato - mi è sembrato - non indicare, perché dentro questo
intreccio tra illegalità tradizionale, crisi sociale, mancanza
di salario, mancanza di possibilità di lavoro legale esiste un
grande spazio davanti alla camorra.
   La terza questione riguarda lo sviluppo e le connessioni
della camorra moderna. Sulla base di un lavoro effettuato, si
è colto nel sequestro Cirillo e nell'assassinio di Casillo lo
snodo nei confronti della camorra moderna. Nel passato noi
abbiamo avuto prima... Negli anni quaranta o cinquanta non c'è
camorra, ma c'è Cosa nostra che va in Campania e comincia ad
organizzare il traffico di tabacchi. Lentamente ci sono
contatti con alcune famiglie illegali della provincia (in
particolare Nuvoletta che sta a Marano, e così via) e queste
si federano a Cosa nostra; lentamente ne acquisiscono anche la
mentalità e la cultura; cominciano a dominare, in modo
abbastanza spietato, il mercato dei tabacchi, anche uccidendo
i cosiddetti indipendenti, che sono ragazzi o adulti di Napoli
(in genere ragazzi) che fanno in modo autonomo rispetto ai
siciliani il contrabbando e lo scarico di sigarette e che
vengono uccisi dai siciliani perché essi non vogliono
autonomia sul territorio.
   Cutolo nasce così, nasce come una forma di rivendicazione
di massa nei confronti di questi che vanno ad ammazzare i
contrabbandieri locali.
   Una cosa assai singolare di Cutolo è la seguente: Cutolo è
stato sempre in carcere, tranne che per un periodo di un anno
e qualcosa, essendo evaso. Ora, bisogna chiedersi come si
possa dall'interno del carcere, di un carcere di uno Stato
moderno, organizzare un gruppo giunto a contare fino a 7 mila
elementi, stando sempre in carcere e facendo di esso il luogo
di arruolamento, reclutamento, affiliazione, potenza di questa
organizzazione. Ebbene, una domanda su come il carcere sia
stato gestito in tutti quegli anni è, a mio parere,
necessaria.
   Vi è tra l'altro un fatto drammatico: nel 1983 disponevano
addirittura di armi automatiche nel carcere di Poggioreale e
le sparatorie si susseguivano ed addirittura si sono dovuti
sospendere processi perché le bande avverse impedivano che
venissero tradotti i detenuti perché essi dovevano
attraversare alcuni raggi dominati da altri.
   Il problema non riguarda tanto la denuncia del fatto
specifico, ma il tipo di gestione che si è fatto di questo
settore. Come è stato possibile che in uno Stato moderno
crescesse questo tipo di potere e dal carcere partisse per
organizzare fuori dal carcere? Per fortuna che è dentro,
figuriamoci cosa avrebbe combinato Cutolo se fosse stato
fuori.
   Successivamente contro Cutolo sorge un'aggregazione
derivante da una famiglia di bande, legate ed ispirate da Cosa
nostra e che vincono lo scontro, ma lo vincono attorno alla
vicenda Cutolo-Cirillo (secondo la ricostruzione che qui è
stata fatta).
   Ormai, tutti ammettono che vi è stata negoziazione: l'ha
ammesso il capo della polizia, l'hanno ammesso altri in questa
sede. Ormai è chiaro, perché l'hanno detto anche loro in varie
sedi, che Cutolo non voleva soldi ed anzi dice subito, sin dal
primo incontro, che lui non vuole soldi. E qui c'è il problema
dei favori giudiziari o altro tipo di favori che vi sono
stati. Favori che Cutolo non guadagna.
   Qui ci sono due questioni abbastanza delicate: dopo la
liberazione ci sono due perizie psichiatriche favorevoli a due
uomini di Cutolo; una a lui stesso, perché la Cassazione gli
riconosce la seminfermità mentale; una per un certo Catapano,
killer delle carceri, che si vede riconosciuta
l'infermità mentale.
Pagina  3191
   In questo quadro, un episodio che mi è sembrato
particolarmente drammatico, e che ho citato, è quello di un
detenuto che, poco dopo essere stato accoltellato in carcere
dalla nuova camorra organizzata, viene mandato al centro
clinico di Pisa: al centro clinico di Pisa viene trasferito
anche Catapano (che è uno dei boia delle carceri, perché
Cutolo impone la sua legge in carcere mandando i suoi
killer) e lì questi ammazza Gatti. Anche in questo caso
bisognerebbe cercare di capire se si tratta di un caso, di un
accidente, di un peso che avevano anche sulla direzione.
Colleghi, vi prego di sfogliare, se ne avete il tempo, i
fascicoli personali di Cutolo che abbiamo ricevuto dalla
direzione generale delle carceri: c'è persino la lettera di
una persona che si rivolge a Cutolo chiedendo il trasferimento
di un agente di pubblica sicurezza da un posto all'altro.
Certamente si è trattato di una richiesta esorbitante, ma la
cosa preoccupante è che un cittadino italiano abbia pensato di
rivolgersi a Cutolo per chiedere il trasferimento di un agente
di pubblica sicurezza. Su questo bisogna riflettere. Risulta,
poi, che Cutolo ha speso in carcere in un anno circa 20
milioni - 20 milioni degli anni ottanta - cioè gli è stato
consentito di spendere e di ricevere tale somma; e i vaglia
che erano mandati ai singoli aderenti alla nuova camorra erano
un meccanismo di coinvolgimento e di costrizione del gruppo.
Vi è stata, quindi, un'enorme mancanza di controllo sul
carcere, il che ha prodotto la crescita di questa
organizzazione.
   All'interno di tale mancanza di controllo si riconnettono,
poi, tutte le vicende delle trattative e negoziazioni per
Cutolo. Ripeto: gli unici dati che risultano accertati - e non
sappiamo se come contropartita, sembra che sia così ma non vi
è alcuna certezza in proposito - sono le due perizie
psichiatriche ed alcuni appalti dati dopo il terremoto ai
Sorrentino e ad altri del giro delle imprese legate a Cutolo.
   Poi Cutolo viene trasferito all'Asinara. Anche a questo
riguardo c'è una specie di giallo, perché abbiamo trovato
negli atti relativi a Cutolo una lettera del SISDE che segnala
alla direzione generale degli istituti di prevenzione e di
pena la necessità che Cutolo, avendo ricevuto quella sentenza
positiva che riconosce la seminfermità di mente, se mandato in
ospedale psichiatrico giudiziario venga sottoposto a rigorosa
vigilanza. Se mi consentite, ricordo che si tratta dello
stesso servizio che un anno prima aveva trattato con Cutolo;
un anno dopo esso afferma, invece, che deve esservi la più
rigorosa vigilanza. Cutolo, però, non viene mandato in
ospedale psichiatrico giudiziario perché vi sono alcuni
mandati di cattura che pendono nei suoi confronti e quando vi
è un mandato di cattura non scatta la misura del ricovero in
ospedale psichiatrico. Poco dopo, invece, vi è un indirizzo
del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
tenutosi a Napoli: il ministro Rognoni - se non ricordo male -
segnala al ministro della giustizia l'opportunità che Cutolo
sia mandato all'Asinara. Questa richiesta resta ferma venti
giorni, fino al 17 marzo 1982, giorno in cui l'Unità
pubblica il falso documento, quello che accusa falsamente
alcuni esponenti democristiani: quella stessa mattina viene
emesso l'ordine di trasferimento di Cutolo all'Asinara e il
giorno dopo c'è la revoca di quest'ordine.
  WALTER MONTINI. Chi l'ha fatta?
  PRESIDENTE. Darida, il ministro Darida: di suo pugno è
l'ordine di trasferimento e di suo pugno, il giorno dopo, la
revoca dell'ordine, con l'invito al direttore del carcere di
Ascoli Piceno di mandare indietro l'ordine di trasferimento.
   Poi accade quello che accade, lo ricorderete. Vi sono
prese di posizione anche molto autorevoli e Cutolo è
trasferito all'Asinara.
   Dall'Asinara egli chiede la contropartita ed abbiamo
acquisito (è sempre in quegli atti) la sintesi delle
conversazioni che Cutolo ha con i suoi familiari; si tratta
infatti di conversazioni fatte alla presenza di agenti di
Pagina  3192
custodia, che poi riferiscono. In occasione di queste visite
Cutolo esige che ci sia qualcosa per lui.
  WALTER MONTINI. Dai familiari?
  PRESIDENTE. Sì, sempre dai familiari. Esige che ci sia
qualcosa per lui, cosa che fa pensare - è questa una
riflessione da farsi ed i colleghi potranno anche concludere
con opinioni diverse - che qualche promessa debba averla
avuta, altrimenti non si comprende perché si agiti in questo
modo.
   Il 17 marzo la pubblicazione della notizia su
l'Unità fa scattare un doppio problema. Innanzitutto,
coloro che hanno trattato a questo punto sono preoccupati,
perché è vero che la notizia è falsa però potrebbe venir fuori
quella vera. Secondo quello che ci dicono i collaboratori
della giustizia, accade quindi che viene rivolto alla banda di
Alfieri, cioè alla banda opposta, l'invito a cercare di
mettere a posto Cutolo.
   I fatti sono questi: dopo poche settimane da quella data
viene ammazzato in ospedale Alfonso Rosanova, che è la mente
economica di Cutolo, ed alcuni mesi dopo a Roma viene
ammazzato Casillo, che è il braccio militare di Cutolo. Ma
viene ammazzato con una tecnica particolare: i colleghi
ricorderanno che mentre Galasso avrebbe voluto ucciderlo con
un colpo di pistola, anzi sparandogli in bocca perché aveva
ammazzato personalmente il fratello, viene chiesto un
attentato che abbia una carica simbolica, un'esplosione;
infatti vanno a Torino a prendere l'innesco e l'esplosivo, lo
mettono sotto la macchina e fanno saltare in aria Casillo.
   A questo punto c'è il ridimensionamento di Cutolo e le
imprese passano da Sorrentino ed altri nell'orbita di Alfieri,
che diventa poi quella potenza che conosciamo. Tenete presente
che Alfieri è il boss al quale sono stati sequestrati
beni per il più alto valore rispetto a qualsiasi altro
boss, mafioso, camorristico o di 'ndrangheta; questo è
indicativo della sua ricchezza.
   In questo quadro si collocano alcune questioni. La camorra
si sviluppa - così è scritto nella relazione - grazie ad un
rapporto privilegiato con le imprese e con alcuni settori
della politica. C'è un problema delle imprese e qui è citato
anche l'episodio particolarmente sgradevole e grave di quel
rappresentante della lega delle cooperative che prende
contatto - come voi sapete - con Galasso. Quella che viene
fuori, nel complesso, è una permeabilità, una disponibilità
delle imprese e sono poche quelle nei confronti delle quali si
va armi in pugno: ci sono anche queste ma sono poche.
   Vi è, poi, una tecnica di conquista delle imprese. Ricordo
il caso di un'impresa molto importante in Campania, l'impresa
Messere, la quale, ad un certo punto, ha bisogno di liquidi e
non riesce a far fronte agli impegni. Le si presenta la Romano
Agizza che fa il finanziamento, e lentamente la ditta viene
svuotata; resta il nome Messere ma la ditta passa nelle mani
di Agizza e Romano. Questo è uno degli svuotamenti che si sono
verificati; in genere, però, devo dire che, purtroppo, vi è
stato consenso, anche perché viene fuori che ci guadagnavano
tutti, a spese della spesa pubblica.
   Passiamo alla questione del blocco politico-camorrista,
come è detto qui. Ci sono certamente fatti gravi. Nella
relazione sono stati citati fatti oggettivi, riconosciuti
dagli stessi protagonisti. In sostanza, Granata, cinque altri
sindaci di comuni dei quali ora non ricordo il nome, il
generale De Sena, riconoscono tutti di avere rapporti con la
camorra. I cinque sindaci riconoscono di aver partecipato ad
una riunione in casa di Francesco Alfieri, il cugino di
Carmine Alfieri, che tratta i voti e che è imprenditore
camorrista, proprio per un problema di voti ed ammettono di
essere al corrente di quanto riguarda il senatore Gava. Il
generale De Sena ammette la stessa cosa: ammette di essere
andato per ragioni elettorali da Francesco Alfieri.
Successivamente questi ottiene una serie di subappalti
relativi ad imprese curate dal generale De Sena. C'è poi la
questione di Sant'Antonio Abate: in questo paese vi sono due
Pagina  3193
leader, che fanno entrambi capo al senatore Gava, uno è
addirittura il suo segretario particolare; l'onorevole Vito
dice, tra l'altro, di aver segnalato la questione al senatore
Gava e che questi risponde di saper bene che entrambi i gruppi
fanno capo a bande delinquenziali e che, più o meno, come
persona l'uno vale l'altro. Questo è il quadro: si tratta di
uomini che sono punti di riferimento di un importante
esponente politico e, allo stesso tempo, sono legati alla
camorra.
   La cosa da dire - che non è detta dai giornali ed è grave
che sia così - è che Galasso ha riferito che il boss
D'Alessandro gli avrebbe detto in carcere che il senatore Gava
l'avrebbe fatto uscire. E Galasso queste cose le dice prima
che D'Alessandro esca, le annuncia. In realtà, D'Alessandro
esce dal carcere sulla base di una artificiosissima
interpretazione della corte d'appello di Napoli, che va contro
altri suoi precedenti e contro decisioni della Cassazione.
  SAVERIO D'AMELIO. In che anno questo?
  PRESIDENTE. Adesso, nel 1992. Agosto 1992, mi pare.
   In realtà, non è emerso alcun elemento che in questa
vicenda conduca a Gava e questo è detto con chiarezza. Come
sono dette altre cose, che purtroppo sono quelle che sono.
   Per quanto riguarda la questione della responsabilità
politica, è stato indicato lo stesso tipo di espressione usata
nella precedente relazione sui rapporti tra mafia e politica.
   Nella conclusione si segnala il problema della crisi
sociale e dell'intervento sociale come assolutamente
indispensabile accanto alla repressione.
   La relazione segnala che vi è una svolta positiva
nell'azione repressiva della camorra, perché finalmente si sta
facendo quello che non si è fatto prima. Lo si segnala
positivamente e lo si riconduce ad una certa gestione; mi pare
infatti che da quando è procuratore della Repubblica il dottor
Sbordone vi sia stato, per così dire, un cambio. Come un
cambio positivo, da questo punto di vista, vi è anche a
Salerno e non soltanto a Napoli, e queste cose sono segnalate.
   Questo è il quadro complessivo, molto sintetico, della
proposta di relazione. Un terreno sul quale sarebbe utile,
oltre tutto quello che i colleghi segnaleranno, approfondire
la riflessione è, a mio avviso, quello della questione
meridionale. Se riuscissimo ad arricchire questa relazione con
una riflessione, se pur breve, che riguardi tale aspetto -
specie oggi particolarmente attuale - sarebbe positivo al fine
di legare meglio insieme la questione criminale e la questione
sociale in quest'area del paese.
   L'intesa, colleghi, era quella di procedere oggi alla sola
relazione dando inizio domani alle 15, alla discussione
generale. Se, dunque, non vi sono colleghi che intendano
intervenire, la discussione è rinviata a domani, mercoledì 1^
dicembre alle 15.
La seduta termina alle 18,05.

 


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