Mirror di ebook, audiolibri e file musicali tratti da Liber Liber


CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions TESI: CAPITOLO 2.3.2

2.3.2 Comunicazione e linguaggio

Gli studi sulla comunicazione umana si sono svolti inizialmente sotto l'influsso della distinzione tra uomo e animale, cioè della tradizione umanistica. Questa distinzione era intesa in modo gerarchico a favore dell'uomo: l'uomo è tale, si diceva, proprio perché è superiore all'animale. Ma superiore in base a che cosa? Alla capacità di parlare. Legata a questa c'era un'altra distinzione, quella tra ragione e emozione. Il senso originario della distinzione era: la ragione è dell'uomo, l'emozione dell'animale, la ragione è superiore, l'emozione è inferiore. Il possesso del linguaggio verbale (con la connessa facoltà di ragionare) costituiva perciò il criterio in base al quale si affermava la differenza tra uomo e animale e la superiorità del primo sul secondo (compresa la superiorità dell'uomo sulla donna, nelle versioni meno moderne di questa tradizione) [1] .

Parola e comunicazione erano inoltre intese come categorie coestensive, come la stessa cosa. Di conseguenza, gli studi sulla comunicazione si sono incentrati prima di tutto sul linguaggio verbale, poiché questo veniva considerato non solo l'unica forma di linguaggio, ma anche l'unica forma di comunicazione. Questo era probabilmente dovuto all'influenza combinata della tradizione retorica prima (che sviluppa al massimo grado le componenti linguistico-verbali e argomentative della comunicazione) e della stampa del libro poi (che elimina del tutto gli aspetti non verbali) sulla formazione e sulla prassi di lavoro dei linguisti. La comunicazione viene così riportata del tutto in ambito umano, linguistico e verbale: "solo l'uomo comunica, e lo fa col linguaggio verbale", era l'insegna di questa corrente di pensiero. Che non si tratti di una cosa scontata, noi lo sappiamo in particolare dall'antropologia culturale e dalle memorie che ci restano di altre varianti culturali occidentali.

Questa distinzione tra uomini e animali praticamente venne meno a partire da Darwin [1982]. Man mano, il tradizionale modo di intendere la comunicazione, che sopravvisse nei famosi tentativi di insegnare a parlare agli scimpanzé appunto per vedere se e quanto erano "capaci di comunicare" con gli uomini, ovverosia "intelligenti" [2] , venne considerato troppo limitativo, e si arrivò a includere nel concetto di comunicazione anche comportamenti diversi dalla produzione linguistica verbale in senso stretto: comportamenti umani prima, poi anche animali. Si ammise inoltre non solo che ci può essere una comunicazione non linguistica, ma anche che gli animali possono comunicare tra loro e persino con gli uomini, almeno gli animali più simili all'uomo [Celli 1983]. L'unica differenza ormai ammessa tra animali e uomini in quanto a capacità di comunicazione è solo di grado di competenza: in generale, si ammette, gli uomini sono (considerevolmente) più bravi degli animali a comunicare, almeno tra loro, magari meno con gli altri animali (ad esempio coi delfini). Ciò che rimane della tradizione umanistica nella teoria della comunicazione è quindi ormai solo questo:

  • gli uomini hanno sviluppato al massimo le possibilità della comunicazione;
  • la comunicazione tra conspecifici è di norma più semplice che tra specie diverse.

Comunicazione

Come conseguenza di ciò, gli studi contemporanei dividono la comunicazione umana in verbale e non verbale. La differenza consiste in questo: la comunicazione verbale (e si intende linguistica), poiché fa uso di un codice discreto (digitale), è particolarmente adatta a veicolare contenuti formali complessi (funzione referenziale), ma non relazioni; quella non verbale (e si intende non linguistica), poiché fa uso di un codice continuo (analogico), è adatta a veicolare relazioni, ma non contenuti (funzione relazionale) [Ricci Bitti e Zani 1983, 27 e 41]. Alla base c'è ancora la distinzione tra ragione e emozione, però simmetrizzata, perché le relazioni sono considerate importanti quanto i contenuti.

Ci si sforza in tal modo di allontanarsi dalla tradizione umanistica, ma così la distinzione resta ancora ambigua. L'ambiguità consiste nella confusione che spesso si fa tra codice (linguaggio) e canale (verbale o non verbale). Si intende infatti spesso per "verbale" la comunicazione basata su linguaggi e per "non verbale" la comunicazione non basata su linguaggi, ma allo stesso tempo altre volte si afferma che il linguaggio non è solo verbale (ad esempio non lo è il linguaggio dei segni dei sordomuti). Se la categoria del non verbale comprende sia linguaggi che comportamenti comunicativi non verbali non linguistici (ad esempio atteggiamenti posturali), ciò significa che la distinzione tra verbale e non verbale non corrisponde a quella tra "linguaggio" e "non linguaggio", cioè tra comportamento comunicativo linguistico e comportamento comunicativo non linguistico. Infatti la comunicazione non verbale comprende non solo codici analogici con funzioni di relazione, ma anche codici digitali con funzioni referenziali (il linguaggio dei sordomuti è non verbale ma digitale) [3] e la comunicazione verbale non solo codici digitali con funzioni di referenza, ma anche codici analogici con funzioni relazionali (il pianto di un bambino). In considerazione di tutto ciò, secondo noi è più preciso distinguere la comunicazione prima di tutto in linguistica e non linguistica. Sia la comunicazione linguistica che quella non linguistica possono poi essere verbali o non verbali (ad esempio possiamo avere linguaggio parlato, gestuale o scritto per la comunicazione linguistica e vocalizzazioni, posture e movimenti del corpo o azioni per la non linguistica). Così si rende più chiaro di quanto possa fare la distinzione verbale-non verbale, che ci può essere comunicazione anche senza linguaggio. In tal modo cioè si può far notare meglio la differenza tra comportamento comunicativo in genere e linguaggio, che consiste nel fatto che per "linguaggio" si intende un comportamento specializzato per la comunicazione.

Linguaggio

Abbiamo detto che la comunicazione consiste nell'imputazione di un atto del comunicare (comportamento comunicativo) a una sorgente. E che il linguaggio è un comportamento (verbale o non verbale) specializzato per la comunicazione. Aggiungiamo che è convenzionale.

"Specializzato per la comunicazione" vuol dire che rende facilmente riconoscibile che chi lo usa vuole proprio comunicare. "Convenzionale" vuol dire che genera aspettative di ulteriore comunicazione le quali sono più indipendenti ("generalizzate") dal contesto attuale in cui il linguaggio viene usato di quanto non possano esserlo le aspettative generate da comportamenti non specializzati per la comunicazione. Una totale indipendenza dai contesti è comunque impossibile. Infatti la comunicazione attuale è possibile solo se si è comunicato qualcosa prima, perché solo così si possono formare in generale aspettative di ulteriore comunicazione. In questo senso tutta la comunicazione è sempre "indessicale", cioè comprensibile solo a partire dal contesto. Il vantaggio del linguaggio però è quello di rendere la comunicazione meno dipendente dal contesto stretto di emissione, ovvero di far sì che ci si possa aspettare comunicazione in generale nei contesti più diversi (uguali in senso più astratto). A proposito di queste possibilità di astrazione, Slama-Cazacu [1973] afferma che ogni contesto locale (esplicito) è inglobato in contesti più generali (impliciti), fino ad arrivare al contesto "totale".

Dove sta quindi il vantaggio che un tale tipo di comportamento procura a se stesso? Nell'aumento della probabilità che il destinatario intenda come comunicazione un comportamento così inteso anche dalla sorgente, e di conseguenza faccia seguire ad esso un'altra comunicazione. Ciò aumenta le probabilità che vengano attese altre comunicazioni nel futuro e quindi che si generino sistemi della comunicazione notevolmente stabili [Luhmann e De Giorgi 1992, 68 ss.]. Una comunicazione non linguistica invece, cioè un comportamento qualsiasi inteso come comunicazione, è più difficile da distinguere da un comportamento non comunicativo ed è molto più legata, nella sua forma, al contesto immediato in cui viene percepito e attuato. E' più difficile, inoltre, che ad essa si possa rispondere con un'altra comunicazione non linguistica, appunto perché è più improbabile che un comportamento non linguistico inteso come comunicativo dalla sorgente venga inteso in modo conforme anche dal destinatario, cioè, in questo caso, come una risposta alla sua precedente comunicazione.

Tutto ciò si può scontrare con la difficoltà di spiegare come sia possibile che la comunicazione, in particolare linguistica, diventi da poco probabile a molto probabile. Infatti il comunicare linguisticamente deve comunque presupporre che prima qualcuno comunicasse senza linguaggio, perché solo dalla comunicazione può nascere il linguaggio, come sua forma specializzata. Ciò si può spiegare, a livello di specie, mediante la teoria dell'evoluzione, come effetto dell'acquisizione (tramite variazione) di caratteristiche vantaggiose per la riproduzione, che appaiono inizialmente con una frequenza scarsa, ma una volta selezionate si rendono più probabili (cioè "stabili", almeno finché qualche altra variazione non le elimina). Ma ci si può sostenere anche sulla stessa teoria dello sviluppo cognitivo del bambino. Secondo tale teoria, il bambino va pensato come un essere con una propria organizzazione endogena, capace di selezionare gli stimoli e di rispondervi apprendendo, capace cioè di interazione. In base a ciò, nelle sue interazioni col mondo in generale e in particolare con i genitori, il bambino sviluppa le sue varie competenze, tra cui la competenza comunicativa. Quest'ultima si sviluppa perché l'adulto si rivolge al bambino come se comunicasse, cioè si rivolge a comportamenti del bambino, non attuati intenzionalmente per comunicare, come se fossero comunicazioni e comportandosi di conseguenza. Il bambino allora, osservando le reazioni dell'adulto ai suoi comportamenti, impara che con certi suoi comportamenti può ottenere certe risposte [4] . Come conseguenza di ciò, già durante il primo anno di vita cominciano a riconoscersi turn taking, ruoli, convenzioni riconosciute tra adulto e bambino e così via. La fase prelinguistica della vita infantile non è dunque una fase precomunicativa, ma anzi in essa si prepara l'infrastruttura su cui poi si incardinerà il linguaggio [Ricci Bitti e Zani 1983, 201 ss.].

Come si può formare dunque il linguaggio, inteso come sistema convenzionale di simboli? In tale processo giocano un ruolo fondamentale le aspettative, in particolare quelle che consentono di attribuire la competenza comunicativa. Già a livello dei comportamenti comunicativi non specializzati, si formano attese di questo tipo se entrambi i comunicanti possono osservare reciprocamente l'altrui comportamento come comunicativo. Questo è possibile se ego si accorge che alter si orienta a un qualsiasi suo comportamento (lo sta osservando) e reagisce orientandosi a (osservando) questo comportamento di alter: a questo punto, se alter si accorge che anche ego si orienta al suo comportamento, ma non a un comportamento qualsiasi bensì proprio al comportamento col quale prima alter si era orientato a ego, allora è possibile che si formi un sistema coordinato di attese tra alter e ego, ripetibile in condizioni simili. Le azioni e reazioni reciproche nate da questa prima interazione possono venire cioè ricordate, riutilizzate in altri contesti e sulla loro base ne possono essere costruite di più complesse. Perciò, se si forma una connessione sufficientemente stabile (aspettativa) tra comportamenti attuati reciprocamente in interazione e le informazioni che se ne desumono, si ha già in nuce la formazione di simboli (che non sono altro che la specificazione, nei media della percezione più diversi, della distinzione generale tra atti del comunicare e informazione). A questo punto è solo una questione di grado: ogni livello di generalizzazione simbolica (astrazione della distinzione tra atti e informazioni) può costituire la rampa di lancio per successivi livelli di generalizzazione. Si può passare da connessioni tra comportamenti e informazioni molto strette, cioè con una forte componente analogica, a connessioni via via più larghe. Alla fine, col linguaggio, si giunge a una connessione dell'informazione a comportamenti così specializzati per la comunicazione (il linguaggio stesso, appunto), che non è più praticamente possibile non accorgersi (o negare) che chi usa tali comportamenti vuole senz'altro comunicare. Quando si parla in presenza di altri e rivolti a loro si può star certi che gli altri capiranno che vogliamo comunicare [5] , e ciò ci incoraggia a tentare. Il linguaggio può infondere una tale fiducia nella possibilità di comunicare, che quando si parla, perfino se si viene ignorati, non si può quasi fare a meno di ritenere che, ignorandoci, gli altri ci abbiano voluto comunicare qualcosa. Lo stesso vale quando otteniamo il silenzio come risposta. Solo dopo la comparsa del linguaggio, anche il silenzio può diventare comunicazione.

Tutto ciò a nostro parere spiega anche perché Watzlawick e altri [1967], come abbiamo ricordato sopra, si siano spinti fino ad affermare che in ogni sistema di interazione tra presenti non esiste la possibilità di non comunicare. Questa affermazione va ricondotta proprio all'estrema facilitazione della comunicazione fra uomini consentita dal linguaggio, che genera aspettative di comunicazione tali da rendere probabile che persone compresenti si orientino al comportamento altrui attendendosi una comunicazione, e in particolare osservando il comportamento dell'altro alla ricerca di quei segnali che normalmente danno inizio a un atto comunicativo (voltarsi e fissare l'interlocutore, schiarirsi la voce ecc.) o ostentano la volontà di evitarlo (distogliere lo sguardo, voltare le spalle ecc.). Non è sufficiente invece la giustificazione data da Watzlawick, secondo la quale la comunicazione in tali casi avviene in quanto i compresenti desumono ("si scambiano") informazione tramite l'osservazione del comportamento altrui, perché questa attività è pura esperienza e non ancora comunicazione. Perché ci sia comunicazione (almeno una comunicazione con qualche speranza di continuare per un po' e in modo coordinato, se non proprio fruttuoso) è necessario infatti che i comportamenti vengano prodotti e osservati come atti del comunicare, cioè che da una parte ci sia un'intenzione comunicativa e dall'altra la si imputi correttamente, e che si distingua l'intenzione (l'atto) dalle informazioni che se ne ricavano (se no si ricadrebbe nell'esperienza).

 


[1] Tre sono le tappe principali attraverso cui si è evoluto il modo di intendere il rapporto tra ragione e emozione. La prima ha radici in filoni del pensiero premoderno, per il quale la ragione coincideva con l'ordine del mondo (che aveva anche un significato morale), a cui era contrapposta l'incapacità di controllare le proprie passioni (corruzione). La seconda nel pensiero moderno, per il quale la ragione, soggettivizzata e non più ordine del mondo, serve come guida sicura in un mondo visto come contingente, e l'emozione è vista come un disturbo di questa funzione. La terza discende dalla recente scepsi della ragione (XIX sec.), per la quale essa non può affatto garantire, al di là di certi limiti, una certezza di guida tra le contingenze, anche quando sia stata applicata correttamente (razionalità limitata). Ciò fa cadere le pretese di superiorità nei confronti dell'emozione. Oggi ragione ed emozione sono considerate alla pari e proprie sia dell'uomo che dell'animale. Le due facoltà sono infatti entrambe di solito ricomprese, ad esempio dalla psicologia, nella categoria del cognitivo. Quest'ultima era una volta riservata solo alla ragione (uomo), ma ora è estesa a rappresentare il carattere comune di entrambe, quello di essere guide (incerte) per la selezione di senso nel mondo. Alle argomentazioni basate sulla certezza della guida (proprie della" prima cibernetica" ad esempio), si tende a sostituire quelle della teoria dell'evoluzione, che non servono a garantire a priori il percorso ma solo a spiegare ex-post come le cose possono essere diventate così come sono. Torna Su
[2] Gli esperimenti si conclusero, come è noto, con un verdetto di fallimento, il che è ironico, se si pensa alla grande quantità di comunicazione non linguistica che scimpanzé e sperimentatori si erano scambiati! Torna Su
[3] Per maggiore correttezza e per portare maggiore sostegno alla nostra argomentazione, occorre dire anzi che i sordomuti dispongono di due linguaggi gestuali, uno digitale (riproduzione delle singole lettere di una parola con movimenti delle dita) e uno analogico (riproduzione di singoli concetti mediante segni, ad esempio toccarsi le labbra per dire" il colore rosso"). Torna Su
[4] Questo non è altro che un caso particolare (nel senso che avviene nel dominio sociale, che è un sottodominio del più generale dominio di interazioni di un individuo) della più generale modalità di apprendimento tramite interazione, ovvero osservazione degli effetti del proprio comportamento sull'ambiente (e poi anche di quello altrui, quando la distinzione psichica tra sé e non sé nella forma di alter-ego giunge a un grado di operatività sufficiente a permetterci di generalizzare, a noi e/o ad altri, la validità dell'esperienza o della decisione di un altro che abbiamo osservato o che ci sono state comunicate). Torna Su
[5] E questo anche quando poi si scopre che gli eventuali interlocutori non capiscono la nostra lingua. Certo la comunicazione difficilmente potrà continuare se non si possiede una lingua in comune. Ma il fatto che persino chi non capisce la lingua, capisce che si tratta di una comunicazione, conferma quanto detto sopra sia circa il valore che linguaggio e comunicazione hanno l'uno per l'altra sia circa il fatto che comunicazione e linguaggio non sono categorie coestensive, ma che la prima, più ampia, include il secondo. Torna Su

 




Static Wikipedia 2008 (no images)


aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh