da "Vagabondaggio" (1887)
L'agonia di un villaggio
«Bollettino dell'eruzione! Il fuoco a Nicolosi!» La folla accorreva dai
dintorni, a piedi, a cavallo, in carrozza, come poteva. Lungo la salita, fra il verde
delle vigne, un denso polverone disegnava il zig-zag della strada. Ad ogni passo
s'incontravano carri che scendevano dal villaggio minacciato, carichi di masserizie, di
derrate, di legnami, perfino d'imposte e di ringhiere di balconi, tutto lo sgombero di un
villaggio che sta per scomparire. E colla roba, sui carri, a piedi, uomini e donne
taciturni, recandosi in collo dei bambini sonnolenti, coi volti accesi dalla caldura e
dall'ambascia. Pei casolari, nelle borgate, lungo la via, gli abitanti affacciati per
vedere, colle mani sul ventre; qualche vecchierella che attaccava un'immagine miracolosa
allo stipite della porta o al cancello dell'orto; i monelli che ruzzavano per terra
festanti; e sulle porte spalancate delle chiesuole, la statua del santo patrono,
luccicante sotto il baldacchino, come un fantasma atterrito, colle candele spente, e i
fiori di carta dinanzi. A Torre del Grifo scaricavano carrate intere di assi e di tavole
sulla piazzetta, per le baracche dei fuggiaschi. Le pompe d'incendio tornavano indietro di
gran trotto, col fracasso di carri d'artiglieria; e in alto, dirimpetto, il vulcano
tenebroso, dietro un gran tendone di cenere, lanciava in aria, con un rombo sotterraneo,
getti di fiamme alti cinquecento metri.
All'ingresso del paesetto era un ingombro straordinario di carri, cavalli,
gente che gridava, e soldati col fucile ad armacollo, quasi l'avanguardia di un esercito
in rotta. Si camminava su di una sabbia nera, fra due file di case smantellate,
irregolari, cogli usci e le finestre divelte. La gente ancora affaccendata a portare via
roba. Dal balcone di una casa nuova calavano gridando - Largo! - un armadio monumentale.
Una vecchierella stava a custodia di alcune galline, seduta su di un cesto, in un cortile
ingombro di doghe e cerchi di botte. E qua e là, sulle porte senza uscio, vedevasi
qualche povero diavolo che voltava le spalle alle stanzucce nude, aspettando colle mani in
mano e il viso lungo, in silenzio, come nell'anticamera di un moribondo. Sul marciapiede
del casino di compagnia erano schierate su due file di sedie alcune signore venute a
vedere lo spettacolo, che si facevano vento, degli uomini che fumavano, un sorbettiere
portava in giro dell'acqua fresca, il baldacchino del Santissimo appoggiato al muro, colle
aste in fascio, e di faccia la chiesa spalancata, senza lumi, solo un luccichìo di santi
dorati in fondo all'altare in lutto. - Lassù dal campanile, sul chiacchierìo, sul
frastuono, sui boati del vulcano, la campana che sonava a processione, senza cessare un
istante.
Al Nord, verso l'Etna, lo stradone si allungava in mezzo a due file di
ginestre arboree, formicolante di curiosi che andavano a vedere, ridendo, schiamazzando,
chiamandosi da lontano, e gli strilli soffocati delle signore barcollanti sul basto
malfermo delle mule, e il vociare di quelli che vendevano gasosa, birra, uova e limoni,
sotto le baracche improvvisate. Via via che i più lontani giungevano sull'erta udivasi
gridare: - Ecco! ecco! - con un grido quasi giulivo; di faccia, a destra e a sinistra, fin
dove arrivava l'occhio, come il ciglione alto di una ripa scoscesa, nera, fumante, solcata
qua e là da screpolature incandescenti, dalle quali la corrente di lava rovinava con un
acciottolìo secco di mucchi immensi di cocci che franassero.
A due passi le ginestre in fiore si agitavano ancora alla brezza della sera;
delle signore si stringevano al braccio del loro compagno di viaggio, con un fremito
delizioso; altri si sbandavano per le vigne, lungo la linea della corrente minacciosa,
scavalcando muricciuoli, saltando fossatelli, le donne colle sottane in mano, con un
ondeggiare infinito di veli e d'ombrellini, mentre il crepuscolo moriva nell'occidente, e
la marina in fondo dileguava lontana, nel tempo istesso che l'immensa fiumana di lava
sembrava accendersi nell'orizzonte tetro. Dal paesetto perduto nell'oscurità giungeva
sempre il suono delle campane, e un mormorìo confuso e lamentevole, un formicolìo di
lumi che si avvicinavano, quasi delle lucciole in viaggio. Poi, dalle tenebre della via,
sbucò una processione strana, uomini e donne scalzi, picchiandosi il petto, salmodiando
sottovoce, con una nota insistente e lamentosa della quale non si sentiva altro che: -
Misericordia! misericordia! -
E sul brulicame nero e indistinto di quei penitenti, fra quattro torce a vento
fumose, un Cristo di legno, affumicato, rigido, quasi sinistro, barcollante sulle spalle
degli uomini che affondavano nella sabbia.
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