da "Racconti e bozzetti" (1880-1922) Nel carrozzone dei profughi (frammento III) Nel carrozzone dei profughi, due povere donne sedute accanto, col fagotto
della roba che avevano avuto al Municipio sulle ginocchia, si narravano i loro guai. Anzi
una non parlava più; guardava nella folla con certi occhi stralunati, quasi cercando la
figlia che le avevano detto fosse stata salvata da un giovanotto quando trassero anche lei
dalle fiamme e dalle macerie. Una ragazza bella come il sole, che chi l'aveva vista una
volta l'avrebbe riconosciuta fra mille. L'avevano vista rifugiata sotto un portone - tra i
feriti del Savoja - alla stazione. Tutti l'avevano vista, fuori che lei! Dalla
stazione aveva visto soltanto la sua casa che bruciava, per due ore, sinché il treno
stette lì. E ora, mentre cercava la sua creatura fra la gente, da otto giorni, e pensava
a lei che forse la cercava e chiamava aiuto, vedeva ancora quella distruzione e
quell'incendio come un rifugio, una disperata certezza. |
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