LA GENTE NUOVA
O Cirno, la città è ancora la stessa, ma altro è il popolo:
quelli che prima non conoscevano né usanze né leggi, ma
intorno ai fianchi logoravano pelli di capra, quelli che fuori
della città pascolavano come cervi, ora son essi i capi, o
Polipaide; e quelli che prima erano nobili ora non contano
più. Chi resisterebbe a tal vista?
S'ingannano e si deridono l'un l'altro, e dei beni e dei mali
coscienza non hanno.
IMPOSSIBILE EDUCAZIONE
Generare e allevare un uomo è più facile che educarne la mente.
Nessuno è mai riuscito in questo, a far saggio lo stolto e buono
il cattivo. Se agli Asclepiadi il dio concedesse di guarire dalla
malvagità, e rischiarare le cieche menti degli uomini, molti e
grandi profitti essi ne trarrebbero. Se fosse possibile fabbrica-
re il senno e infonderlo nell'uomo, nessun padre buono avrebbe
figli cattivi, ché l'educherebbe coi suoi saggi consigli. Ma gli
insegnamenti non renderanno mai buono il cattivo.
LA ROVINA IMMINENTE
Cirno, pregna è questa città; vedrai che il nascituro ci farà
pentire delle nostre male colpe. Saggi sono ancora i cittadini,
ma i capi in grande sciagura stanno per farci cadere. Nessuna
città, o Cirno, mai rovinarono i buoni, ma quando i malvagi
soverchiano e corrompono il popolo e per gli iniqui parteggiano
mossi da cupidigia di danaro e di potere, quando con danno pub-
blico ricercano guadagno, non sperare che a lungo resti in pace
quella città, anche se ora pare tranquilla. Perché allora nascono
discordie e lotte intestine e tiranni.
Oh, che questo mai avvenga in questa città!
IL CONSIGLIO PIU' GRANDE
Perché ti voglio bene, o Cirno, quello che io stesso da fanciullo
appresi, t'insegnerò. Sii saggio e non cercare onori o lodi o
ricchezze con opere turpi od inique. Tienilo bene in mente: coi
malvagi non t'accompagnare, va' sempre coi buoni: con quelli bevi
e mangia, con quelli siedi, a quelli sii amico, che hanno gran
cuore, perché dai buoni cose buone apprenderai: se invece ti
unisci ai malvagi, perderai anche il senno.
Dunque coi buoni accompagnati, e un giorno dirai ch'io so ben
consigliare gli amici.
IL SIGILLO
O Cirno, a questi miei versi un sigillo sia posto, sì che nessuno
mai se li appropri, e ne muti il buono in cattivo.
Ognuno dirà: "Di Teognide Megarese sono questi versi, di Teognide
a tutti ben noto".
Certo a tutti i cittadini esser gradito non posso; né è strano,
o figlio di Polipao: neppure Zeus, quando manda o non manda la
pioggia, fa cosa a tutti gradita.
(Maddalena, La letteratura greca, Laterza, Bari, 1960)
FORZA D'ANIMO
Sopporta, anche se mali patissi insoffribili, o cuore:
s'addice impazienza solo dei vili al cuore.
Non crescere il tuo cruccio pei mali che scampo non hanno,
non farne gran cura, non dar cruccio agli amici,
agli inimici gioia: schivar ciò che inviano i Numi
non è facile impresa per l'uomo a morte nato,
neppur se fra gli abissi del mare purpurei s'immerge,
né quando il nubiloso Tartaro l'ha ghermito.
SPERGIURI
Fra questi cittadini non muovere passo, fidando
nell'amicizia loro, nei giuramenti sacri.
Neppur se Zeus un re fra i più grandi volesse proporti
mallevadore, e offrire dei Celesti la fede.
SPES ULTIMA DEA
La sola dea rimasta quaggiù fra i mortali, è Speranza:
ci hanno lasciati gli altri, sono ascesi all'Olimpo.
Partì la Buona Fede, gran Diva: partì la Saggezza
il Giuramento fido fra gli uomini più non si trova,
né più venera alcuno gl'immortali celesti.
Spenta è la razza degli uomini pii: né più alcuno rispetta
né le leggi degli uomini, né i decreti divini.
Ma sinché vive, sinché vede ognuno la luce del sole,
verso gli dei si mostri poi, la Speranza onori,
e, preci offrendo ai numi, bruciando a lor femori pingui,
sacrifichi a Speranza, prima ed ultima Diva.
E dagli obliqui discorsi degli uomini iniqui si guardi,
che, senza avere mai riguardo agli Immortali,
ai beni l'un dell'altro rivolgono sempre le brame,
coprendo opere turpi con apparenza bella.
(I poeti della Antologia Palatina, Romagnoli, Zanichelli, Bo, 1962)
RICCHEZZE E VERI GUADAGNI
La ricchezza che vien da Zeus, pulita e giusta,
per gli uomini è una cosa che resiste.
Ma se,rapace, l'uomo intempestivamente
l'acquista, o spergiurando la carpisce,
il guadagno l'illude un attimo: ché tutto
torna in pianto, alla fine; il dio prevale.
Chi ritiene il suo prossimo privo di comprendonio
e si crede furbissimo lui solo,
è uno sciocco che ha perso il ben dell'intelletto.
Oh, le furbizie le conosciamo tutti!
Ma, mentre c'è chi gode degl'intrighi fraudolenti,
c'è chi non cerca sordidi profitti.
Per l'uomo non c'è limite preciso alla ricchezza:
quelli di noi ch'hanno sostanze immense
smaniano il doppio. E chi li sazia tutti? Una follia
divengono per gli uomini, i quattrini.
Spunta rovina: Zeus la manda a loro che si struggono:
ora l'uno ora l'altro se la tiene.
(I lirici greci, trad. F.M.Pontani, Einaudi, Torino, 1969)
UOMINI E DEI
Noi uomini, che a cose vane pensiamo, nulla sappiamo
mentre gli dei agiscono seguendo solo la loro mente.
LA PAROLA DEL POVERO
Colui che sottomesso viene dalla povertà non può dir e far
nulla: la sua lingua è legata.
AMAREZZA
Tanto può aver l'uomo, ma la migliore cosa è non aver avuto la vita
colla nascita, non aver veduto i vivi raggi del sole; per chi già vive
miglior sorte non c'è che varcare in fretta i cancelli dell'Ade, ben
riposando sotto abbondante terra.
CARA PATRIA
Arrivai alla terra di Sicilia ed alla pianura di Eubea, coi suoi vigneti,
e a Sparta giunsi, la splendida città sull'Eurota ricco di canne.
Tutti mi accolsero con affetto, ma non ne ebbi gioia nel cuore
poiché niente mi è cara più della patria.
AMARO ESILIO
Non trova compagni ed amici fidati l'esule, questo è più amaro
dello stesso esilio.
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