ERACLE E IL SOLE
Entrava il Sole nella grande coppa d'oro:
partiva per il cupo fondo, oltre i varchi d'Oceano,
della notte divina, verso la madre e la sua sposa e i figli.
(trad. di F.M. Pontani, in I lirici greci, Einaudi, 1969, Torino)
dal Ciclo di ERACLE
La quarta fatica di Eracle, forse Stesicoro le cantò tutte in una
larga e completa narrazione lirica, ci racconta della cattura del cinghiale Erimanzio.
L'eroe doveva liberare la campagna di Erimanto dal furioso animale; durante il suo
viaggio verso la zona fu ospitato dal centauro Pholus (Folo) ed ebbe offerto dell'arrosto
- mentre i centauri si nutrono di carne cruda - ma non del vino. Eracle ricordò al suo
ospite il suo dovere, essendoci nella grotta che li ospitava una botte dono dello stesso
Dionisio. Folo aprì la botte, pur se questa apparteneva a tutti i centauri; e l'odore
della bevanda quindi li attirò e si scatenò una feroce battaglia tra Eracle e tutti
loro. Ma per puro caso, mentre esaminava una delle frecce avvelenate che usava Eracle, si
ferì al piede e morì anche Folo; Eracle desistette dall'inseguire il cinghiale per dare
degna sepoltura al gentile ospite. La caccia riprese, quindi, ed Eracle riuscì a prendere
vivo l'animale spingendolo con urla verso la neve alta, per poi assalirlo e legarlo. Lo
abbandonò poi nella piazza del mercato di Micene, senza consegnarlo a chi gli aveva
affidato l'incarico - Euristeo - per la fretta di unirsi alla spedizione degli Argonauti,
poiché aveva appreso sul momento della imminente loro partenza. Si pronuncia Ateneo.
"E Stesicoro nomina la coppa usata nella caverna del centauro Pholus come
skyphion depas, cioè 'simile a skyphos'; di Eracle egli dice:
'E afferrando la coppa simile a skyphos, di misura uguale
a tre lagynos, egli l'avvicinò alle sue labbra, e bevve.
La stessa coppa che Pholus ha miscelato e preparato dinnanzi
a lui'.
Perciò, si dice che lagynos (caraffa) è il nome di una unità di misura in uso tra i
Greci (il lagynos equivale al kotylai, cioè circa tre litri; n.d.A.). Così sono il chous
ed il kotylé. Il lagynos equivale a dodici kotylai Attici".
(Ateneo, 499; a, op. cit.).
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