Poeta contemporaneo di Epicarmo (VI - V secolo a.C.), e come lui autore e
continuatore in Sicilia del nuovo genere derivato dal dramma, e diverso dalla tragedia
già forma espressiva diffusa. Aristotele lo cita direttamente nella Poetica,
pur se dei critici ritengono si tratti, nel suo caso, di una glossa:
"Quanto alla composizione dei racconti (Epicarmo e Formide) essa venne in
principio dalla Sicilia; tra quelli in Atene Cratete fu il primo che, lasciando perdere la
forma del giambo, cominciò a comporre racconti e storie di valore generale"
(Poetica, BUR Rizzoli).
La commedia viene divisa, per le argomentazioni che le hanno dato spunto, in tre
periodi temporali; antico, con ispirazione filosofica e di satira politica; medio, con
tematiche anche legate al successivo periodo, nuovo, che illustra più realisticamente la
vita comune, satireggiandola. Formide fu amico di Gelone - riferisce la Suida - e precettore dei suoi figlioli; dalla stessa fonte
apprendiamo che introdusse a sua volte delle innovazioni, stavolta sceniche, nelle
rappresentazioni: la decorazione della scena con stoffe purpuree e un diverso
abbigliamento per gli attori, consistente in una più suggestiva lunga veste.
Non ci sono giunti frammenti delle sue opere, ma solo alcuni titoli:Admeto, Perseo,
Alcioneo, Alcinoo, La presa di Ilio, Il Cavallo. Possiamo immaginare il drammaturgo
ironizzare sugli aspetti grotteschi della vita vissuta dai semplici agricoltori,
allevatori, artigiani e pescatori siciliani; oppure cimentarsi colla tematica epica, ma
certa ci appare la sua devozione per il potere, rappresentato da un solo uomo, il tiranno,
che rimanda ad altre ere la possibilità di sceneggiare causticamente ogni aspetto della
vita sociale meritorio della democratica satira. |