Violante: seduta 46
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SEGUITO DELL'AUDIZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO, SENATORE NICOLA MANCINO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Seguito dell'audizione del ministro dell'interno, senatore Nicola Mancino: Violante Luciano, Presidente _____2071, 2072, 2073, 2075 2076, 2078, 2082 2083, 2084, 2089, 2090, 2091, 2092 Angelini Piero Mario __________________________________ 2086 Borghezio Mario _______________________________________ 2074 Brutti Massimo _______________________2073, 2077, 2085, 2090 Bargone Antonio _________________________________ 2082, 2083 Cabras Paolo ____________________________________ 2082, 2089 Cappuzzo Umberto ______________________________________ 2072 D'Amelio Saverio ________________________________ 2071, 2072 Ferrara Salute Giovanni _______________________________ 2084 Guerritore Antonio ____________________________________ 2087 Mancino Nicola, Ministro dell'interno ________2071, 2076 2077, 2078 2079. 2082, 2083, 2084, 2088, 2090, 2092 Matteoli Altero ____________________________2079, 2085, 2089 Olivo Rosario _________________________________________ 2088 Tripodi Girolamo _____________________2073, 2084, 2089, 2092 Pag.2070 Pag.2071 La seduta comincia alle 18,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Seguito dell'audizione del ministro dell'interno, senatore Nicola Mancino. PRESIDENTE. Ricordo che la seduta odierna è il seguito di quella del 20 maggio, interrotta per impegni di Governo del ministro e per nostri impegni parlamentari. Al termine della seduta il ministro Mancino svolgerà la replica, credo anche su alcune questioni da approfondire. Mi sono permesso di segnalargli che sono arrivate richieste di chiarimento sulla questione del soggiorno obbligato, su quella dell'ufficio interforze per la tutela dei pentiti (che non dovrebbe fare investigazione, per evitare di confondere la tutela con l'investigazione) e su alcune questioni relative al tribunale di Napoli emerse durante il sopralluogo della Commissione. Ricordo che erano iscritti a parlare i deputati Imposimato e Buttitta ed i senatori Boso e D'Amelio; poiché i primi tre commissari non sono presenti, s'intende che vi abbiano rinunciato. SAVERIO D'AMELIO. Signor presidente, innanzitutto rinnovo il ringraziamento al ministro per la sua consolidata e dimostrata sensibilità a rispondere al Parlamento in genere e a questa Commissione in particolare. Lo dico non in maniera formale, bensì convinto dalla prassi dei rapporti e dalla consolidata testimonianza di questo ministro. La prima domanda riguarda il mantenimento del soggiorno obbligato in aree dove non risponde alla direttiva che anche la Commissione antimafia alcuni anni fa diede e che fu accolta dai ministri competenti con l'impegno di sopprimere o comunque rivedere questo istituto. Mi pare invece che alcune notizie di stampa - che vanno ovviamente verificate - diano ancora segnali in direzione della continuazione del soggiorno obbligato al di fuori del territorio di provenienza del malvivente, o del mafioso in modo particolare. Se questo è, è chiaro che si ripropone il problema dell'esportazione della mafia nelle altre regioni, ammesso che vi siano ancora regioni che possano essere dichiarate esenti da questo fenomeno, nonostante il forte impegno delle forze dell'ordine e del ministro dell'interno. Credo che dopo la relazione che il ministro ha ilustrato il 20 maggio in Commissione si siano verificati altri fatti. Non so se il presidente ... PRESIDENTE. Abbiamo sentito i capi delle forze di polizia su quelle questioni. SAVERIO D'AMELIO. ... mi consente di fare qualche domanda in più. Ho letto che il ministro ha dichiarato che siamo vicini al raggiungimento della verità per quanto riguarda i due fatti ... NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Non il ministro, il titolo del giornale. SAVERIO D'AMELIO. Il giornalista non risponde dei titoli, figuriamoci se può risponderne il ministro. Pag.2072 PRESIDENTE. Questo è un problema: non si è mai capito chi risponde dei titoli ( Si ride) . Sono le cose più importanti e poi non ne risponde nessuno ... SAVERIO D'AMELIO. Comunque il problema resta. Non voglio assolutamente indurre il ministro a fare rivelazioni, anche perché siamo in seduta pubblica, ma mi auguro che il ministro voglia darci qualche elemento in più, sempre che non vada a discapito della ricerca della verità, augurando che si possa trovare la fonte. Personalmente, non sono troppo convinto - ma è un intuizione non suffragata dai fatti - che lo scoppio delle auto-bombe sia di matrice mafiosa o, come è stata definita, mafioso-terroristica. Vedrei più un accentuazione del terrorismo, a meno che non siano cambiate del tutto, in questi ultimi anni, le forme di presenza della mafia. Tuttavia, bisogna dare atto al ministro di essersi mosso con una tempestività notevole. Speriamo che non si verifichino altri fatti che inducano a temere per la tenuta democratica del nostro paese, che mi pare abbia risposto e stia rispondendo bene. UMBERTO CAPPUZZO. Signor presidente, innanzitutto vorrei esprimere un certo disappunto per la lettera che abbiamo ricevuto circa l'invio preventivo delle domande da porre al signor ministro dell'interno o al signor ministro di grazia e giustizia. Trovo che sia molto penalizzante per i parlamentari formulare in anticipo le loro richieste e che sia anche offensivo per il ministro interessato conoscere prima le domande alle quali deve rispondere. Quindi, vorrei essere rassicurato su questo aspetto, perché ritengo che il parlamentare debba liberamente manifestare il suo pensiero anche sulla base di un dibattito che si verifica in aula o in sede di Commissione. PRESIDENTE. Lei punta sull'effetto sorpresa delle domande. UMBERTO CAPPUZZO. Certo. Guai se ... PRESIDENTE. Senatore Cappuzzo, nella scorsa seduta un collega chiese se non fosse più utile proporre ai ministri dei temi di particolare interesse per consentire loro di preparare gli elementi: questo non vieta ai parlamentari di rivolgere altre domande. UMBERTO CAPPUZZO. Era un'osservazione di carattere generale. PRESIDENTE. Mi auguro che non lo ritenga offensivo il ministro ... UMBERTO CAPPUZZO. Ritengo però che anche il ministro si senta un po' sminuito. Un ministro brillante come il nostro amico Mancino non ha bisogno di ricevere prima le domande. Ieri sera mi è capitato di intravedere su RAI 1 un'intervista fatta in Russia nella quale si accennava, signor ministro, ai consolidati collegamenti con la mafia russa. Non so se questa videocassetta sia stata acquisita, perché è molto interessante apprendere anche un'ipotesi che ho più volte formulato, cioè che degli spezzoni del KGB, in libero movimento sul mercato mondiale, in questo momento stiano compiendo attività di informazione, di disinformazione e anche di terrore. Una valutazione di questa ipotesi sarebbe estremamente interessante da parte del signor ministro dell'interno, anche per sapere se i nostri servizi si occupano di queste cose e con quale risultato. Sembra assai strano che uno debba apprendere queste cose molto interessanti dagli altri, dalla televisione di Stato, da interviste del nostro dinamicissimo presidente Violante, che sa tante cose, dai giornali, piuttosto che svolgere qui un dibattito su fatti concreti che sembrano ormai accertati. Si parla addirittura della possibilità che armi nucleari del tipo tascabile possano essere messe in commercio e che ad un certo punto ce le troviamo impiegate magari sul territorio nazionale. La mia domanda è quindi molto semplice, è a completamento di quanto abbiamo appresso l'altra volta: vorrei sapere quali elementi risultino, Pag.2073 quali direttive siano state date ai nostri servizi di informazione e quali elementi consentano di formulare ipotesi sulle strategie in atto nel nostro paese per quanto riguarda sia il terrorismo sia la disinformazione. GIROLAMO TRIPODI. Poiché non ho partecipato alla seduta del 20 maggio, mi limito a rivolgere tre domande, sperando di non ripetere concetti già esposti da qualche collega. Signor ministro, in una dichiarazione rilasciata ieri a qualche giornale lei ha detto che in questo momento la mafia, con la strategia del terrorismo, tende a destabilizzare l'attuale assetto statale ed istituzionale. Mi sembra di aver capito che la mafia vorrebbe abbattere questo Stato. Se il concetto è stato espresso in questo modo, direi che occorrerebbe qualche correzione in quanto la mafia non vuole abbattere questo Stato, vuole stabilizzarlo. PRESIDENTE. Lo Stato si cambia, non si abbatte. GIROLAMO TRIPODI. Vi è stato chi, velleitariamente, ha pensato di poterlo abbattere, però sbagliava. Dicevo che la mafia non intende rinnovare questo Stato o destabilizzarlo perché ha tutto l'interesse di ritornare ad avere uno Stato che possa controllare, in cui possa penetrare e che possa utilizzare ai fini propri, come è avvenuto fino in questo momento. Semmai, in questo momento, se vi è da parte della mafia una strategia di questo tipo, tende appunto ad arrestare il processo di intervento dello Stato contro la mafia, intervento che ha ottenuto alcuni risultati importanti, mai raggiunti nell'epoca in cui lo Stato non aveva alcuna attenzione per l'azione di contrasto nei confronti della mafia. Vorremmo quindi, che si precisasse tale questione: stabilizzare che cosa? Lo Stato per molti aspetti è destabilizzato da altri fattori per responsabilità di chi ha voluto ed ha condotto una politica che ha prodotto questa situazione disastrosa per il paese e che ha favorito naturalmente il processo di crescita e di espansione mafiosa. Dopo gli attentati di Roma e di Firenze e dopo la scoperta dell'auto con il tritolo in prossimità di Palazzo Chigi e del Parlamento, si è detto che sarebbe stato sbagliato attribuire esclusivamente alla mafia queste azioni terroristiche. Anche in Parlamento si è sostenuto, pure da parte nostra, che sarebbe stata sbagliata un'affermazione così categorica, senza tener conto di altre complicità, di altre forze che potevano intervenire, così come i servizi deviati che altre volte sono stati presenti. In quell'occasione, lei ha affermato che per quanto riguarda i servizi segreti ci sono esigenze di riforma, di rinnovamento: cosa voleva dire con quell'affermazione? Voleva dire che sono state individuate responsabilità precise? Del resto, la vicenda di Contrada e di altri funzionari sotto accusa, dimostra che esponenti dei servizi segreti hanno deviato dalle loro funzioni. A questo proposito, signor ministro, vorrei aggiungere una domanda. Si dice adesso in giro che nelle fila dei servizi segreti - ancora non sappiamo come viene reclutato questo personale - vi siano molti parenti di prefetti o di ex prefetti, di questori in attività o in congedo. Vorremmo sapere se effettivamente questa notizia sia vera. Infine, le chiedo se ci siano novità più precise circa l'individuazione dei responsabili e soprattutto dei mandanti appartenenti alle organizzazioni che hanno partecipato e partecipano a questa strategia del terrore. MASSIMO BRUTTI. Vorrei fare una breve aggiunta ai quesiti che già avevo posto al ministro. In primo luogo, sulla centralità di Palermo, siamo in grado di dire che il potere mafioso si è spostato, come taluni dicono, fuori da questa città e dai suoi tradizionali quartieri generali oppure no? Perché se non siamo in grado di dirlo, credo sia un contributo alla chiarezza avere presente che il centro del potere mafioso continua ad essere là, che Pag.2074 l'organizzazione più temibile ha i suoi luoghi di direzione a Palermo e nella Sicilia occidentale. La seconda questione riguarda l'avvicendamento in alcuni posti, anche di rilievo, nell'ambito dei servizi. Si tratta, a suo giudizio, di un avvicendamento fisiologico oppure esso corrisponde alla necessità di fare un primo passo verso un cambiamento? Ho visto che tra coloro che sono stati nominati, anche in posti di responsabilità, vi sono elementi che vengono dall'esterno, anche se ve ne sono alcuni che vengono dall'interno dei servizi, penso per esempio a Fabbri: vorrei una valutazione su questo mutamento, sia pure parziale. Sottolineo poi l'esigenza, che avvertiamo, che il ministro dica qualcosa di più di quel che ha detto la volta scorsa sul suo giudizio e su quel che sa a proposito di Falange armata e delle sue rivendicazioni. Infine, quale giudizio oggi è in grado di dare il ministro dell'interno sul terzo attentato, quello che si è verificato a Roma, in via dei Sabini, e che per fortuna è stato sventato? Sappiamo che è stato sventato grazie all'intervento di un teste collaborante - così è stato definito -, di un confidente, immagino. Qual era lo scopo dell'attentato? Si può parlare di un depistaggio? Si può parlare di una mano diversa da quella della strage di Firenze, che interviene e si aggiunge in una strategia già avviata? Questo confidente era partecipe del gruppo che ha organizzato l'attentato oppure ne aveva notizia soltanto dall'esterno? Perché è evidente - di questo già abbiamo avuto occasione di parlare con i capi delle forze di polizia - che se il soggetto che ha collaborato, il confidente è stato in qualche modo partecipe del gruppo che organizzava l'attentato, questo significa che il gruppo è diverso da quello che ha organizzato la strage di Firenze, perché è impensabile che lo stesso elemento in contatto con le forze di polizia possa aver partecipato ad un'impresa che si è conclusa con quell'esito senza aver avvertito, senza aver reso noto quel che sapeva alle forze di polizia con le quali era in contatto. Il punto del testo collaborante è il punctum dolens della vicenda dell'attentato di via dei Sabini. Tutto quello che ci può essere fornito sul piano della conoscenza per fare chiarezza su tale punto è utile, anche tenendo conto delle esigenze relative alle indagini, che noi rispettiamo e di fronte alle quali possiamo comprendere la riservatezza. Ma, come ho già avuto occasione di dire ai capi delle forze di polizia e ripeto al ministro, tutto quel che sarà intentato per fare chiarezza e trasparenza su questo aspetto delle indagini sarà da noi accolto con favore. MARIO BORGHEZIO. Vorrei sapere se il ministro, attraverso gli organismi competenti, compresi naturalmente i servizi, abbia potuto approfondire un tema che si ripete costantemente, cioè la stranezza di un appuntamento con la storia che gli attentati di questa natura hanno avuto, purtroppo, con cronologica puntualità. Ancora una volta, in un momento decisivo della storia nazionale, nel momento in cui si va a votare con una nuova legge per una svolta politico-amministrativa di grande importanza (le elezioni amministrative come quelle di Milano e Torino hanno una valenza politica di carattere generale, direi di carattere straordinario), con straordinaria puntualità avvengono fatti di questa gravità, che hanno una conformazione, una struttura, una metodologia sicuramente di stampo mafioso e che però inducono a pensare alle motivazioni più lontane. Abbiamo riflettuto a lungo su tale questione ed abbiamo fatto una diagnosi immediata sulla base della vecchia regola del cui prodest e le nostre valutazioni sono note. Vorremmo sapere se gli elementi in possesso dell'amministrazione siano tali da escludere che vi possa essere una regìa occulta che abbia finalità squisitamente politiche, visto che ancora una volta puntualmente un attentato di simile gravità avviene in un momento così decisivo, un "gomito" della storia nazionale; così è avvenuto nel recente passato e così si è Pag.2075 puntualmente ripetuto con l'attentato di Roma e con quello, purtroppo molto più grave, di Firenze. Vorremmo anche sapere se i risultati delle indagini, a distanza non più ravvicinata dai gravi fatti, siano concreti, se quindi la macchina informativa dell' intelligence dei nostri servizi abbia ottenuto risultati. Essa, in fondo, era già stata allertata, perché segnali in questo senso erano stati reiterati e quindi qualche cosa doveva pur essere stata messa in opera per attivare quei canali. Abbiamo anche il supporto di tutta una rete di pentiti, per cui apparirebbe strano che a distanza non ravvicinata dai fatti si brancolasse ancora nel buio. Qualora ciò avvenisse, potrebbe essere letto da molti, fra cui noi, come la riprova della giustezza dell'analisi, cui facevo cenno, su una regìa strettamente politica. Chiedo alla cortesia del presidente e del ministro un momento di attenzione su un problema che verrà sottoposto domani al Capo dello Stato, che riceverà in delegazione ufficiale il comitato Andrea Cortellezzi. Mi associo alla richiesta di questi giovani perché l'appello dei parenti dei sequestrati di cui non si sa più niente venga accolto, perché venga data a queste persone l'assoluta garanzia - che vorrei fosse ribadita ufficialmente dal ministro - che le indagini comunque verranno proseguite, anche perché in ogni caso mi pare giusto che lo Stato garantisca a queste famiglie almeno il diritto di avere una tomba su cui piangere. PRESIDENTE. Vorrei porre un paio di questioni che sono emerse recentemente. Innanzitutto, come ci hanno segnalato, pare non sia arrivata la terza tranche dei trasferimenti a Bagheria. La seconda questione è di tipo generale: è emerso un problema sui controlli sugli atti degli amministratori straordinari. Il sistema dei controlli è lo stesso, cioè il controllo è eseguito dal CORECO. I componenti del CORECO sono stati designati dalle stesse forze politiche che con lo scioglimento sono state in qualche modo penalizzate, diciamo così. Non raramente accade che i CORECO svolgano una funzione di freno, se non di paralisi, rispetto ai provvedimenti presi dalle amministrazioni straordinarie. Questo meccanismo rischia, non sempre ma in qualche caso, di avvitarsi su se stesso, per come è costruito. Qui le questioni sono due. Credo che non sia possibile saltare direttamente i controlli, perché esiste una norma costituzionale che lo renderebbe impossibile. Non so se sia possibile ridurre nettamente i termini, superati i quali poi l'atto, in quanto proveniente da soggetti che sono amministratori un po' particolari, abbia comunque efficacia. Qualcosa bisogna pensare, perché evidentemente i CORECO rischiano di essere uno strumento di vanificazione, di svuotamento della stessa decisione relativa agli amministratori straordinari. Un'altra questione è quella della costituzione di un apposito ufficio interforze - per il quale non sarebbe necessario un provvedimento ad hoc - per la tutela dei pentiti e dei loro familiari; ufficio che non svolga funzioni investigative, per distinguere il problema della tutela da quello della investigazione, per le ragioni che tutti conosciamo. Il problema del soggiorno obbligato è stato già sollevato. Nel corso del sopralluogo della Commissione a Napoli, tra le tantissime, sono emerse in particolare due questioni. La prima è la vigilanza da parte dell'esercito dell'edificio del nuovo palazzo di giustizia, in corso di costruzione. Il ministro se n'è già interessato, anche con il generale Canino, e quindi chiedo se ritenga di informare i colleghi della situazione. La seconda questione può sembrare ridicola: uno degli ostacoli al funzionamento del nuovo palazzo di giustizia è determinato da un mercato che è ad esso adiacente. Nei pressi di questo mercato c'è un cosiddetto "scasso", un grande spazio nel quale, come si direbbe a Roma, si "taroccano" gli autoveicoli, cioè si cambiano i numeri di targa e di telaio delle auto rubate (teoricamente dovrebbero essere sfasciacarrozze, poi in realtà fanno anche altro). Il problema è di spostare Pag.2076 questi due mercati. Il comune ha individuato - naturalmente per il mercato legale non per quello illegale - uno spazio; credo che il prefetto - al quale mi sembra spetti decidere - debba stabilire a questo punto il trasferimento. E' una piccola cosa, una delle tante piccole cose che impedisce a Napoli di funzionare. Non so se il ministro possa prendere un breve appunto e, tramite i suoi funzionari, verificare se sia possibile eseguire questo spostamento, perché questa è una delle cause che impediscono al tribunale di funzionare. Chiedo scusa per la "piccolezza" delle questioni. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Partirei dalle questioni di carattere organizzativo per poi passare ai temi più generali. Per quanto riguarda Napoli, sono intervenuto sia sul ministro della difesa sia sul capo di stato maggiore per ottenere la disponibilità di almeno 100 uomini per la vigilanza attorno all'area del costruendo tribunale e degli uffici che sono in fase di sistemazione in quell'area del centro direzionale. PRESIDENTE. Vorrei sottolineare, per i colleghi che non lo ricordino, che una torre di questo tribunale è già stata incendiata. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Il problema che mi è stato posto è quello della qualifica di agente di pubblica sicurezza. La mia opinione è che non trovando sul piano parlamentare, per varie ragioni compreso il sospetto (che è sempre legittimo), la possibilità di attribuire una delega al Governo affinché ogni volta che occorre questo possa intervenire attraverso l'utilizzazione di militari per particolari scopi di vigilanza e di protezione, non vorrei andare in Parlamento soltanto per 100 uomini ma, se è possibile, integrare la presenza di forze dell'ordine con militari, in modo che la qualifica di agente di pubblica sicurezza possa essere conservata. Vi sono comunque dei problemi e il generale Cappuzzo sa molto meglio di me quante difficoltà si creino nell'armonizzazione di rapporti tra esercito, carabinieri e poliziotti, soprattutto in tema di coordinamento, che è poi un coordinamento gerarchico che implica una subordinazione nei confronti dei militari. Si tratta di un problema serio che ho posto e che dovremo risolvere a breve termine. Ho parlato anche con il prefetto di Napoli per quanto riguarda la sistemazione del mercato e delle officine attorno all'area in questione. Ho parlato inoltre con il sindaco di Napoli, il quale mi ha assicurato la propria totale disponibilità. Per quanto concerne il funzionamento degli uffici, la procura di Napoli ha chiesto all'amministrazione dell'interno la disponibilità a trasferire altrove gli uffici della polizia giudiziaria, affinché la procura della Repubblica disponga dell'intero edificio e non vi sia discontinuità (parte degli uffici presso Castel Capuano e parte nel nuovo centro direzionale). Ho fatto parlare alcuni magistrati di Napoli, che erano già stati dal ministro di grazia e giustizia, con il capo della polizia; poi essi hanno avuto incontri sul piano locale ed ho l'impressione che in poco tempo si riuscirà a conseguire anche questo risultato. Per quanto riguarda la questione, su cui è stato relatore il senatore Cabras, concernente le amministrazioni straordinarie, con particolare riferimento alla mobilitazione di pubblica opinione e di forze politiche a fini di risanamento ambientale, credo che le forze politiche andrebbero nuovamente sensibilizzate (lo sono già state da parte del presidente) rispetto a questo avvenimento che spesso traumatizza l'ambiente locale e "mette in archivio" anche la presenza delle forze politiche, ad eccezione di alcune che utilizzano lo scioglimento a fini di rafforzamento della propria posizione sul piano locale. Ma generalmente si tratta non di forze politiche monocolore ma di più partiti e coalizioni che vengono sciolte in questi comuni non piccoli ma almeno al di sopra, all'epoca, dei 10 mila abitanti. Le forze politiche colpite dal Pag.2077 provvedimento chiudono persino le sedi dei partiti e per lungo tempo si assiste ad una loro latitanza, il che naturalmente non apre, non dico il cuore, ma almeno la prospettiva di un risanamento dell'ambiente, perché poi ci si trova di fronte a problemi che si ripresentano. Accetto la sollecitazione relativa a Bagheria ma non sono a conoscenza della questione del pagamento. Per quanto riguarda il controllo, non so che cosa possiamo fare e se gli amministratori, che costituiscono sempre un collegio, riescano a collocare le prospettive ai sensi della legge n. 142; infatti, devono far approvare da se stessi l'indirizzo e dire che, quando agiscono in nome e per conto del consiglio comunale, approvano l'indirizzo e inviano tutti gli atti di indirizzo al CORECO. Si tratta di atti di carattere generale; l'attuazione degli indirizzi è affidata sempre allo stesso organo collegiale (appunto in termini di attuazione), e questi atti non dovrebbero essere sottoposti agli organi di controllo. Non so se tale differenza venga fatta dalle amministrazioni straordinarie che, nel caso specifico, sono sempre collegiali, indipendentemente dal numero degli abitanti, ma intendo effettuare una verifica, anche perché credo che sarà difficile differenziare il controllo a seconda che si tratti di amministrazioni ordinarie oppure straordinarie a seguito dello scioglimento operato ai sensi della legge antimafia. Effettuerò comunque un controllo. Per quanto riguarda la questione che mi è stata posta dal presidente concernente l'ufficio interforze per la tutela dei pentiti, sono in attesa di una riflessione da parte di un gruppo di lavoro che ho appositamente costituito, per valutare se sia possibile sottrarsi al rapporto uffici giudiziari-polizia giudiziaria, perché questa è una questione che esiste e se si pone un problema che permane e interferisce nei confronti di una tutela diversa del pentitismo, non affidata a coloro che esercitano attività di polizia giudiziaria, dovremmo andare, a mio avviso, dinanzi al Parlamento, sia pure con una modesta correzione, dicendo che il pentito è assoggettato non più al controllo della polizia giudiziaria ma a quello di un altro organo che non esercita quell'attività. Rivolgendomi al senatore D'Amelio, desidero sottolineare che sul soggiorno obbligato si pone una questione di carattere generale. Comprendo le difficoltà che sorgono ed il fatto che i giudici sollevano sempre delle questioni; se però potessimo abbandonare l'istituto abrogandolo completamente non troverei alcuna obiezione. MASSIMO BRUTTI. Lo stiamo facendo. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Poiché la questione è attualmente all'esame della II Commissione del Senato, mi auguro che, dopo che l'Assemblea del Senato avrà approvato quest'abrogazione, la Camera possa seguire questo stesso orientamento, anche perché in occasione della conversione del decreto-legge anticrimine n. 306, nell'agosto 1992, vi è stata una maggiore resistenza da parte dei deputati. Mi consentirete a questo punto una dispensa, visto che soprattutto il direttore del dipartimento che coordina l'attività delle forze dell'ordine, il prefetto Parisi, è già venuto in questa sede, ed ha parlato della Falange armata, fornendo documenti al riguardo. Da parte mia, non sono in condizione di dire più di quanto ho affermato nella precedente seduta, precisando però (non ho letto il resoconto) che non ho detto che si tratta degli uffici pubblici. Ho affermato che di norma la Falange armata si fa viva durante gli orari d'ufficio, che è cosa diversa dal dire che si tratta degli uffici pubblici. Vorrei che questa opinione venisse acquisita a verbale, perché altrimenti anche il senatore Gualtieri, neopresidente della Commissione d'inchiesta sulle stragi, mi dice che io ho sostenuto che si tratta degli uffici pubblici. Invece non è così perché non sono in grado di dire chi siano gli esponenti di questa Falange armata, che peraltro ha anche graduato le minacce, visto che al primo posto, per numero, si trova Nicolò Amato, Pag.2078 al secondo il Presidente Spadolini e al terzo il ministro dell'interno. PRESIDENTE. E' quasi offensivo! (Si ride). NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Sul piano più generale, nella tarda serata del 9 giugno scorso (appena sei giorni fa), sulla sponda del fiume Aniene i carabinieri hanno rinvenuto, all'interno di un frigorifero abbandonato, 2 chilogrammi di polvere da mina e 5 detonatori. Le indagini stanno comunque proseguendo. Ho citato questo fatto per sottolineare come sia ricorrente il tentativo di fare uso di polvere da mina, detonatori e materiale esplosivo. Si tratta di una questione all'ordine del giorno, visto che potrei indicarvi una serie di località e di date in cui si è avuto il rinvenimento e il sequestro di materiale esplosivo. Ciò è avvenuto, tra l'altro, a Fiumicino il 18 febbraio 1992, a Noci il 27 ottobre 1992, a Marina di Gioiosa Ionica il 28 ottobre 1992, a Taranto il 9 novembre 1992, mentre il 3 febbraio 1993 è stata sequestrata a Napoli della gelatina esplosiva. Altri rinvenimenti si sono avuti a Mestre, presso la stazione ferroviaria, il 1^ marzo 1993 e sempre nel marzo del 1993 sul treno Palermo-Milano. Il 5 aprile 1993 in provincia di Palermo, nella stazione ferroviaria di Pollina, sono stati rinvenuti 4 candelotti di esplosivo, mentre a Partinico, il 23 aprile 1993, è stato rinvenuto un rudimentale ordigno esplosivo composto da 7 cartucce da caccia collegate tra loro. A Lecce è stata rinvenuta, il 27 aprile 1993, una FIAT Uno nel cui portabagagli si trovava un recipiente contenente circa 8 chilogrammi di polvere da sparo collegata ad una miccia. Il 3 maggio 1993 a Luco dei Marsi, in provincia di L'Aquila, è stato rinvenuto dell'esplosivo all'interno di un'autorimessa privata, mentre il 9 maggio 1993 a Gonnesa, in provincia di Cagliari, un sovrintendente della polizia di Stato ha visto collocare un ordigno esplosivo sotto la sua autovettura ed ha sorpreso due malviventi. Vi è stato poi il rinvenimento in un'autovettura di un chilogrammo di esplosivo tipo gelatina (21 maggio 1993), mentre il 2 giugno 1993 a Roma militari dell'Arma hanno rinvenuto la FIAT 500 di colore blu di via dei Sabini. Inoltre, a Sassari militari dell'Arma hanno trovato un ordigno esplosivo costituito da 6 candelotti di dinamite gelatinizzata, completo di innesco e miccia. Ho citato questa elencazione, di cui lascio una copia alla Commissione, per sviluppare un ragionamento di carattere più generale. Ometto comunque di darvi un lunghissimo elenco di minacce di attentati che parte dal 1^ gennaio 1993 e lascio alla Commissione un'altra documentazione, relativa ad un'analisi comparata sugli esplosivi impiegati all'Addaura, a Capaci, a via D'Amelio, a via Fauro, a via dei Georgofili e a via dei Sabini. Nell'appunto vi è anche una precisazione relativa al tipo di esplosivo che può essere utilizzato (tipo artigianale, civile o militare). Vi è poi una classificazione, oltre all'indicazione della composizione degli esplosivi che sono stati utilizzati. All'Addaura sono stati impiegati ammonio nitrato, nitroglicerina, miscela di dinitrotoluene, sostanze inerti. A Capaci sono stati utilizzati esplosivo T4, tritolo, nitroglicerina ed EGDN, mentre il sistema di attivazione non è stato identificato. Quando avviene lo scoppio infatti il sistema di attivazione generalmente non viene identificato, perché risulta distrutto. Nell'attentato di via Fauro a Roma l'ordigno era composto da tritolo, T4 e pentrite, ed in quello di via dei Georgofili da tritolo, T4 e pentrite, senza escludere il semtex, che è una produzione cecoslovacca. Mi soffermerò tra poco sulla Cecoslovacchia e su alcuni paesi del centro-est europeo. Per via dei Sabini, abbiamo un T4 e una miscela di nitrato d'ammonio di olio combustibile: l'autobomba è rimasta inesplosa, perché vi è stata la possibilità dell'intercettazione e l'azione preventiva è stata utile, ma restano ancora incerti gli Pag.2079 autori e tutta la dinamica relativa alla collocazione. Dalle prime indagini sembrerebbe che quella di via dei Sabini sia un'autobomba diversa da quelle di via Fauro a Roma e di via dei Georgofili a Firenze. ALTERO MATTEOLI. Ci sono notizie su come la macchina è arrivata lì? NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. No; comunque, vi è un forte riserbo istruttorio che mi consentirete di conservare, perché posso dichiarare quanto è stato accertato prima, mentre su tutto quello che è in via di accertamento ho oggi il dovere del riserbo, anche per la serietà delle indagini che vengono svolte da parte della magistratura romana. Ho di proposito dato indicazioni anche sugli attentati sventati e sul reperimento di una serie di materiali che potevano essere utilizzati per attentati, perché spesso si è chiesto come mai io annunci la possibilità dell'utilizzo di bombe. E poi vi è l'ironia di qualche parlamentare quando si parla di stabilizzazione e destabilizzazione dell'esistente. Quando mi si pone la domanda se sia possibile il rischio di una bomba, non posso che rispondere, rispetto alle cose che conosco, che tale possibilità esiste; se poi il titolo del giornale, e non il contenuto della dichiarazione, è "Mancino afferma: sarà lanciata una bomba", devo precisare che non ho fatto questa affermazione. Pregherei i parlamentari di stare ai contenuti delle dichiarazioni e non ai titoli dei giornali, perché se è vero che il giornalista non risponde del titolo del suo articolo, figuratevi se ne può rispondere un ministro della Repubblica. Pregherei quindi quelli che fanno certe affermazioni di essere più attenti (considerando anche, giustamente, il tempo a disposizione, dato che gli impegni sul piano parlamentare sono tantissimi) quando si fanno affermazioni che attribuiscono al ministro quasi delle irresponsabilità o delle dichiarazioni alla Cassandra. Il ministro non rilascia dichiarazioni alla Cassandra, sta ai fatti e vi dice che tutto quanto è stato rinvenuto negli ultimi mesi sta ad indicare che vi è un'offensiva in atto, che fuoriesce anche dal territorio sede della criminalità organizzata, quindi da quello siciliano, napoletano e calabrese. Quando si è parlato di terrorismo mafioso, non si è trattato di un termine indistinto, tanto per dare una definizione nuova e diversa: se si guarda bene alle stragi di Capaci, di via D'Amelio ed alla composizione degli esplosivi sia di Firenze sia di via Fauro, vi è un'affinità. Ci può essere qualcosa di aggiunto, ma vi sono affinità per quanto riguarda la composizione degli esplosivi, che sta ad indicare che la mafia è presente, non solo sul territorio siciliano, dove resta in quanto sede propria dell'attività di tipo mafioso, come Napoli resta sede propria dell'attività di tipo camorristico. Tuttavia, oggi - mi rincresce di doverlo dire per l'ennesima volta - vi è una riconsiderazione di carattere generale. Le radici mafiose, soprattutto per quanto riguarda i movimenti di capitale, si sono ormai estese su tutto il territorio nazionale, che è stato aggredito con investimenti di capitale sporco riconvertito in società per azioni, in titoli di Stato, in società finanziarie e fiduciarie, in negozi ed alberghi. Vi è inoltre un collegamento di tipo internazionale, che ho da tempo denunciato, tant'è che anche la fretta di concludere accordi bilaterali con alcuni paesi del centro-est europeo risponde all'obiettivo di sensibilizzare prima e di ottenere risultati dalla collaborazione dopo. Abbiamo una serie di accordi bilaterali, alcuni lontani nel tempo, soprattutto con gli Stati occidentali. Cito quelli con USA, Spagna, Grecia, Turchia, Francia, Austria, Israele, Marocco, Venezuela, Tunisia, Egitto, Gran Bretagna e Bulgaria, che risalgono agli anni 1986-1989; poi ne abbiamo con Ungheria, Malta, Cipro, Messico, Albania e Perù del 1991, con Argentina e Cile del 1992, con Bielorussia, Croazia, Romania, Slovenia e Ucraina del 1993. Sono in corso trattative per stipulare accordi bilaterali anche con la Federazione russa, oltre che con altri paesi. Pag.2080 Non che l'organizzazione malavitosa non esistesse prima della caduta del muro di Berlino - la mafia russa era già nota -, ma dopo la caduta del muro vi sono state un'accentuazione ed una sorta di attrazione di capitale sporco. Lo Stato che oggi ha una situazione di massima esponenzialità dal punto di vista del riciclaggio è la Cecoslovacchia, che ha una legislazione permissiva al massimo e non effettua alcun controllo, né sul piano del commercio delle armi né su quello dei movimenti di capitale. Teniamo presente che, fra i paesi occidentali prima della caduta del muro, l'Austria ha conservato una legislazione permissiva ed anche la Germania ha tuttora una legislazione di tale natura, per cui, una volta crollato il muro, vi è stato come un dilagare verso i paesi del centro e dell'est d'Europa. Ho la preoccupazione che a distanza di pochissimi anni chi dominerà lo sviluppo di quei paesi sarà non lo Stato democratico ma la malavita organizzata e la criminalità finanziaria. Vi è, naturalmente, un problema da valutare: cosa avviene nell'intreccio fra la mafia russa e la mafia italiana? Cosa avviene fra la mafia cecoslovacca e la camorra napoletana? Spesso vi è anche un coinvolgimento simultaneo in strutture di tipo produttivo, sia di mafia e camorra, sia di mafia e 'ndrangheta, nei paesi del centro Europa (e mi riferisco anche alla Germania orientale). Lì vi è una legislazione formale che impedisce - come l'avrebbe impedito anche all'interno del nostro paese - un controllo immediato e si stanno apportando adeguamenti di tipo costituzionale. In Germania ed in Austria, per esempio, si stanno modificando le Carte costituzionali, anche per un maggiore controllo dei flussi finanziari. Se pensiamo che in Austria vi è una permissività a volte tripla ed a volte addirittura più che tripla rispetto al controllo che avviene all'interno del nostro paese, vi rendete conto che il capitale mafioso, che ha origine soprattutto nel narcotraffico ed ha bisogno di sbocchi permissivi, li trova proprio in quei paesi. Da noi, però, vi è un maggiore controllo, non possiamo sempre autoaffliggerci. Non tendo alla nostra esaltazione ma dico sempre che siamo alle ore della notte prima dell'alba, anche per esprimere un riconoscimento alla capacità di contrasto delle forze di polizia. Non possiamo soltanto farci dire dagli altri paesi - soprattutto dagli americani, che sono i più attenti al fenomeno - che abbiamo forze dell'ordine che sono in condizione di contrastare la criminalità organizzata; siamo ad un punto di rottura anche perché abbiamo una legislazione adeguata e stiamo conducendo un'offensiva che non si è potuta portare prima, per carenze legislative ed anche strutturali. Teniamo conto che il bilancio dello Stato subisce una serie di tagli, meno che per la giustizia e per l'interno (settori per i quali avremo bisogno di ancora più risorse) e questo indica un'attenzione diversa rispetto agli apparati, agli strumenti ed alle strutture. L'offensiva da parte delle forze dell'ordine è dunque notevole, ed abbiamo ottenuto considerevoli successi, che non vi elenco perché lascio la relativa documentazione agli atti della Commissione. Nel contempo vi sono alcune situazioni che lasciano l'amaro in bocca, come l'offensiva della criminalità organizzata nei confronti della magistratura, di uomini politici e delle forze dell'ordine, rispetto alla quale vi consegno un quadro riassuntivo. Tuttavia, non possiamo non tenere conto del fatto che abbiamo ottenuto dei grandi successi, i quali provocano - voglio dirlo all'onorevole Tripodi - una forte reazione da parte della criminalità organizzata: questi sono segnali in direzione di un abbassamento del livello di offensiva. Non escludo che vi possano essere altri collegamenti, ma quando siamo andati a Firenze per la riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui partecipava il procuratore generale Vigna, magistrato di grande serietà ed onestà intellettuale, abbiamo esaminato la situazione e se abbiamo qualificato un fenomeno come terrorismo Pag.2081 mafioso non l'abbiamo fatto per spavalderia. Abbiamo detto che l'origine dell'indagine è in quella direzione, anche se può darsi che vi siano pure altre forze, non ancora scoperte ed oggetto d'indagine da parte della magistratura. Quando, però, parlo di collegamenti con altri organismi, non possiamo dimenticare che vi è un'indagine della magistratura, soprattutto da parte del giudice Cordova, sulle logge occulte della massoneria. Le logge occulte significano non massoneria tout court ma deviazione: vi sono logge a Palermo, Trapani, Caltanissetta, dovunque in Calabria, che di volta in volta si sono anche collegate con la criminalità organizzata. Sto ancora aspettando qualche risultato dopo la denuncia del 15 agosto 1992. Non sono stato né ingenuo né pervaso dalla mania di sottrarre ad altri un'indagine che è propria della magistratura. Sono rispettoso dei confini, ma so che in Toscana vi è un movimento di capitale che merita una conclusione giudiziaria, ove si consideri che non si tratta di qualche centinaia di milioni ma di miliardi: è quindi un movimento di capitale che ha bisogno di essere attentamente letto dalla magistratura e di essere collegato a tutti i fenomeni di devianza che si sono manifestati nel nostro paese. Non escludo quindi tali collegamenti, ma la loro origine è quella che ho indicato. E' da tale valutazione che bisogna partire nella speranza di venire a capo del problema. Sotto questo profilo, mi auguro che la magistratura possa giungere all'identificazione. La magistratura, oltretutto, è attenta e responsabile; del resto, tutti avete potuto constatare come essa lavori in silenzio, così come è giusto che avvenga dovunque vi sia un'indagine giudiziaria riferita non soltanto a determinati settori ma a tutto lo scibile umano, dove un comportamento dell'uomo è sottoposto al giudizio della magistratura penale. L'origine, dunque, sembra essere proprio quella indicata, che considero verosimile come ho affermato al Senato. Alla Camera ho escluso che si possa trattare di un fenomeno di stabilizzazione o di destabilizzazione; ho qualificato come dietrologia tali ipotesi perché non credo che, rispetto ad una crisi del sistema politico, ad uno Stato zoppo, si possa stabilizzare qualcosa: qui non si stabilizza niente, se non in direzione di un movimento che è stato impresso dalla società e che mi auguro sia raccolto dalle forze politiche. Si tratta comunque di un movimento che avrà la sua conclusione e non ci sarà bomba che potrà arrestarlo. Vorrei dire all'onorevole Tripodi che io non credo alla bomba che stabilizza né a quella che destabilizza. Mi dispiace che l'onorevole Borghezio abbia soltanto annunciato, perché era curioso di sapere se si trattava di una risposta alle novità... Io dico che non vi è alcuna risposta alle novità: le novità si fanno valere per proprio conto; se sono interessanti, raccolgono successo, se non lo sono, possono anche subire degli arresti ma, ove ciò accadesse, si tratterebbe comunque di un dato che non potrebbe essere ricondotto agli effetti della bomba. Semmai, sarà riconducibile ad una situazione estremamente fluida che non ci fa vedere ancora chiaro in quale direzione questo movimento potrà segnare un traguardo. Lascio agli atti della Commissione alcuni documenti. Il primo di essi raffigura la distribuzione sul territorio, con riferimento al 1992, dei reati in danno di magistrati, operatori delle forze dell'ordine, pubblici amministratori, nonché delle relative strutture e mezzi, con riguardo anche ai conflitti a fuoco con le forze dell'ordine. Inoltre, lascio alla Commissione un documento dal quale risulta la distribuzione territoriale delle stesse ipotesi di reato, ma con riferimento ai primi quattro mesi del 1993. Ciò anche al fine di agevolare una eventuale indagine comparativa. Rassegno agli atti della Commissione un elenco delle associazioni di tipo mafioso, compilato per aree geografiche. In esso vengono indicate le associazioni di tipo mafioso perseguite nel primo semestre 1993, regione per regione. Ciò anche per consentirvi di constatare i colpi subiti da tali associazioni nelle varie regioni d'Italia. I relativi dati sono aggiornati Pag.2082 all'11 giugno 1993. Vi consegno inoltre un elenco (non nominativo ma numerico) delle persone indagate per associazione di tipo mafioso nel secondo semestre 1992 e fino all'11 giugno 1993 (per un totale di 1.201 persone indagate mentre erano 1.213 nel secondo semestre 1992). Le associazioni di tipo mafioso ammontavano a 104 nel secondo semestre 1992, a fronte delle 91 del primo semestre. Vi potrei anche consegnare una documentazione relativa a tutte le operazioni più rilevanti condotte nelle aree a maggior rischio (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e nelle altre regioni nel secondo semestre 1992 e nei primi sei mesi del 1993. Chi ha tempo, potrà così rilevare quante siano state le operazioni sviluppate da parte delle forze dell'ordine. Ho con me anche un elenco delle operazioni di maggiore rilievo effettuate dalla polizia di Stato insieme con i servizi: consegno anche questo documento, insieme ad un elenco nel quale sono indicati i summit interrotti dalle forze di polizia nel secondo semestre 1992. Si fa riferimento a summit svoltisi a Battipaglia, a Castellammare, ad Acerra e a Torre del Greco: non sono tantissimi, ma sono comunque significativi. PAOLO CABRAS. Si riferisce alla Campania? NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Sì, si tratta di dati riferiti alla Campania. Per quanto riguarda il settore della droga, posso consegnare alla Commissione una statistica relativa al secondo semestre 1992. Le operazioni effettuate sono state di tutto rilievo: i dati contenuti nello studio statistico sono differenziati per regione e da essi si può desumere anche il quantitativo complessivo che attraversa il territorio nazionale. Lascio agli atti anche una statistica relativa ai mesi gennaio-maggio 1993 con riferimento al traffico di droga nelle regioni italiane. Vi consegno inoltre una serie di dati riguardanti le operazioni di maggiore rilievo condotte nel settore del reato di riciclaggio e sviluppate nel secondo semestre del 1992 (Milano, Rosignano, Palermo, San Luca, Platì, Tropea, Trapani, Montegiorgio, Firenze, Genova), anche per dimostrare come queste operazioni comincino ad interessare non soltanto le regioni cosiddette a rischio ma l'intero territorio nazionale. Consegno anche una cartina geografica nella quale sono contenuti riferimenti ai latitanti più pericolosi arrestati nel 1992 (in numero di 67) e nel 1993 (in numero di 114). La cartina geografica è contraddistinta da diverse colorazioni per meglio evidenziare le diverse realtà territoriali. Per quanto riguarda le misure di prevenzione di carattere patrimoniale, vi consegno un elenco specificando che in questo settore occorre un aiuto che chiedo alla Commissione. Come è noto, dopo il sequestro dovrebbe intervenire la confisca. Sta di fatto che il periodo intercorrente tra il sequestro e la confisca è lunghissimo ed è spesso rapportato all'esito dei giudizi penali. A mio avviso, è necessario introdurre una novella sul piano della procedura civile, rendendo autonomo il processo di sequestro e di confisca. PRESIDENTE. Uno degli orientamenti maturati è nel senso di rendere autonome le misure di prevenzione patrimoniali da quelle personali, scindendo i due aspetti e prevedendo un procedimento ad hoc per le misure personali, perché, altrimenti, vi è sempre la necessità di irrogare la misura personale per arrivare a quella patrimoniale, nonostante molto spesso i presupposti siano diversi. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Si tratta di un rilievo interessante: è una riflessione che accolgo e per la quale ringrazio il presidente della Commissione. ANTONIO BARGONE. Il gruppo di lavoro della Commissione che si occupa delle misure di sequestro e di confisca aveva chiesto da tempo al ministro di avere un elenco, un quadro complessivo Pag.2083 della situazione. Sta di fatto che, fino ad oggi, non ci è pervenuto nulla, tanto che il gruppo di lavoro non è stato messo nella condizione di poter lavorare. Noi disponiamo di alcuni dati molto parziali relativi soltanto a determinate questure. Sarebbe opportuno che disponessimo di dati più completi e precisi, anche perché abbiamo in animo di proporre modifiche legislative in questo settore, dato che la questione della gestione dei beni confiscati è molto delicata. Abbiamo ascoltato alcuni commissari del napoletano e ci siamo resi conto che la situazione è davvero difficile. La sollecito pertanto a fornirci i dati che abbiamo richiesto, perché in tal modo ci aiuterebbe a concludere il nostro lavoro con una proposta precisa. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Deposito oggi stesso un elenco (che non so se dovrà essere integrato) di provvedimenti di sequestro di beni posti in essere in base alla legge Rognoni-La Torre ed al decreto dell'8 giugno 1992 (che, avendo invertito l'onere della prova, rende anche possibile lo scorporo dell'istituto rispetto all'andamento del processo penale). Mi limito a citare qualche dato: "6 luglio 1992, Palermo (Madonia): 400 miliardi; 6 luglio 1992, Palermo (Nunzio Milano): 500 miliardi". Oltre alle indicazioni delle persone e dei beni ad esse sequestrati, nel documento è contenuto un riferimento alle società nei cui confronti sono intervenuti provvedimenti di sequestro. Se questo non è sufficiente... ANTONIO BARGONE. No, non è sufficiente. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. ... vorrei sapere in che modo potrei essere d'aiuto alla Commissione. ANTONIO BARGONE. Ministro, noi vorremmo un quadro di tutti i beni sequestrati e confiscati, delle strutture societarie, delle caratteristiche di queste ultime e del numero dei dipendenti perché solo questi dati ci possono mettere nella condizione di capire in che modo ci si possa muovere sul piano propositivo. PRESIDENTE. In sostanza, il problema che abbiamo è il seguente: fino a quando si tratta di un bene immobile (per esempio, un palazzo o una villa) non vi sono problemi particolari; quando, invece, si tratta di un'azienda, si pone il problema enorme della gestione della stessa. Molto spesso il capitale va in malora perché è difficilissimo individuare un meccanismo di governo dell'azienda sia nella fase interinale sia in quella successiva. ANTONIO BARGONE. Per quanto riguarda, ad esempio, l'azienda Bitum-Beton, sono state presentate istanze di fallimento. Se queste ultime saranno accolte, praticamente si vanificherebbe l'obiettivo per il quale l'azienda stessa è stata sequestrata, giacché se ne perderebbe la disponibilità. Si pone quindi il problema di intervenire a livello legislativo ma, perché lo si possa fare in modo adeguato, abbiamo bisogno di avere un quadro più complessivo di dati e di informazioni. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Io ho sollevato il problema nel corso di due sedute del consiglio generale per la lotta contro la malavita organizzata, sottoponendolo all'attenzione di operatori ed esperti. Ciò nonostante, non ne siamo venuti a capo. Ciò perché, a parte una indicazione generica, non siamo riusciti... La questione è diversa: voi chiedete un quadro dei beni e delle attività sequestrate; io, invece, vorrei giungere alla soluzione del problema, soluzione alla quale non sono ancora pervenuto perché mi rendo conto della complessità della questione. Penso, per esempio, ad un'azienda (che può essere anche un'impresa di costruzioni), tolta dalle mani del camorrista o del mafioso, che deve continuare a svolgere la propria attività. Diventa estremamente difficile fare questo, nonostante la nomina dell'amministratore Pag.2084 straordinario. Noi dobbiamo venire a capo della questione sul piano legislativo. In sostanza, dobbiamo offrire al giudice (ripeto: dal punto di vista legislativo) lo strumento dell'intervento. GIROLAMO TRIPODI. Dobbiamo anche evitare di avere i lavoratori contro! PRESIDENTE. Certo. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Certo. Una volta, a Palermo, sfilarono con l'inno alla mafia... Lascio alla Commissione un elenco delle misure di prevenzione adottate sul piano generale, in modo che ne possiate prendere visione. Non so se possa interessarvi, ma ho con me un appunto relativo ai traffici di armi e di esplosivi, con riferimento ai rinvenimenti effettuati. Ciò anche per dimostrare che molti degli attentati che avrebbero potuto essere eseguiti sono stati sventati grazie all'azione di prevenzione. PRESIDENTE. Mi scusi, ministro, ma proprio il fatto che tutti gli attentati sventati e gran parte dei depositi noti siano riconducibili ad organizzazioni di carattere mafioso conduce alle riflessioni che lei ha fatto sulla matrice degli attentati stessi. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Vi dispenso dalla consegna dell'elenco relativo alle minacce di attentati. Il capo della polizia mi ha detto di aver depositato presso di voi tutta la documentazione relativa alle minacce della cosiddetta Falange armata. PRESIDENTE. Sì, abbiamo acquisito il relativo dossier . NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Credo di aver risposto a tutte le domande che mi sono state poste. Sulla questione della centralità, ritengo che sia ancora centrale Palermo, ancora centrale Napoli, ancora centrale Reggio Calabria, ancora centrale la Puglia. Tuttavia, va considerata questa fuoriuscita dal territorio, con ramificazioni non soltanto di tipo finanziario ma anche di carattere criminale. Non solo gli attentati, ma anche le estorsioni, il "pizzo" ed il racket che si diffondono in alcune aree del centro-nord del nostro paese sono indicativi di una ramificazione e di una serie di intrecci della malavita organizzata non soltanto nel nostro territorio ma anche al di fuori di esso. Non abbiamo difficoltà ad ammetterlo, però vi dico con estrema franchezza che trovo grandissime difficoltà nelle confessioni dei miei colleghi di altri paesi: sono tutti orgogliosamente nazionalisti. Diventiamo maestri - mi dispiace esserlo in questo campo -, nel senso che abbiamo una legislazione avanzata che ci viene richiesta. In una comunicazione telefonica, l'onorevole Palermo, di ritorno da Mosca, mi ha detto che desidera incontrarmi perché gli sono state rivolte alcune lamentele per nostre disattenzioni. Infatti, a Mosca, vorrebbero la firma immediata dell'accordo, ma io ho avuto qualche problema di carattere politico prima in occasione del ritiro del passaporto a Gorbaciov e poi a seguito del conflitto tra Eltsin e il Parlamento russo, per cui non ho avuto la possibilità di recarmi a Mosca. So, comunque, che sono interessati all'introduzione nel loro paese di una legislazione anticrimine come la nostra, che è ritenuta molto efficace. Sono a disposizione per eventuali altre domande. GIOVANNI FERRARA SALUTE. La mia non è una domanda ma un'osservazione che ha lo scopo di spiegare meglio il giusto punto di vista espresso dal ministro qui e in aula al Senato. Mi riferisco al fatto che le bombe non stabilizzano né destabilizzano; i processi di questo genere non sono soggetti all'influenza di simili iniziative. Mi pare che il nostro problema e quello del ministro sia costituito non dalla realtà storica ma dalle intenzioni. Intendo dire che il problema non è quello di sapere se le bombe stabilizzino o destabilizzino ma è quello di vedere se vi sia qualcuno che sia Pag.2085 convinto che mettendo delle bombe si stabilizza o si destabilizza. Sia nel mondo legale istituzionale sia in quello non legale esiste gente che, per mestiere, professione e mentalità è convinta che le bombe siano strumenti di azione, per cui ci si domanda non se l'Italia sarà o meno destabilizzata ma se in Italia vi sia chi crede che mettendo le bombe si ottengano dei risultati. Questa è la risposta che dobbiamo avere; dobbiamo sapere se in Italia vi siano organizzazioni, persone, ambienti di qualsiasi tipo che cretinamente, se vogliamo, antistoricamente e in modo incolto ritengono che ammazzando la gente e demolendo i palazzi si ottengono risultati politici o di altra natura. Mi pare che il problema rimanga intatto e che la domanda rimanga senza risposta per ora. Non lo chiedo a lei, perché so che è ancora molto difficile rispondere e che forse certe risposte non saranno mai date. La preoccupazione comunque è quella di sapere non se l'Italia riuscirà o meno a cavarsela ma se, nel frattempo, pur proseguendo la storia il suo sereno cammino e la sua dialettica naturale, la gente morirà e i palazzi saranno demoliti. MASSIMO BRUTTI. Vorrei un chiarimento sull'avvicendamento ai vertici dei servizi. ALTERO MATTEOLI. Il collega Ferrara ha in qualche modo anticipato la mia domanda perché - a parte il fatto che alcuni colleghi hanno sollevato il problema e poi sono andati via - non è una novità che le bombe siano state utilizzate o comunque si sia creduto di poterle utilizzare per ricompattare questo sistema. Ormai ciò appartiene, purtroppo, alla storia del paese fin dalle sue origini, subito dopo la caduta del fascismo (basti pensare a Portella delle Ginestre) e non dovrebbe scandalizzare più di tanto. Signor ministro, lei ha fatto un accenno alla Toscana e al riciclaggio di denaro sporco. Nei documenti che ci ha consegnato - per i quali la ringrazio - si parla di un piccolo comune della Toscana dove, solo per coincidenza, io abito: mi riferisco a Rosignano. Qui torna di nuovo in gioco il discorso delle forze di polizia: è inutile venire a dire belle parole nei confronti delle forze di polizia; certamente, non intendo, anche per convinzione ideologica, sprecare parole contro i carabinieri o coloro che servono lo Stato, me ne guarderei bene! Però, signor ministro, in un comune, fra l'altro frazionato come quello di Rosignano, che ha otto o nove frazioni fra le quali Castiglioncello, Nibbiaia e Vada, vi sono dei criminali - chi fa parte di questa Commissione fin dall'inizio sa quante volte ho detto queste cose - che, in pratica, occupano alcuni bar; non è possibile che le forze dell'ordine non si rendano conto che i cittadini per bene non possono entrare in alcuni bar di questo comune che è nel centro della Toscana. Vi è un commissariato che, lo scorso anno, il Ministero dell'interno voleva chiudere; anche le caserme dei carabinieri vengono chiuse a Rosignano. Non è possibile! I nomi indicati nel fascicolo che ci ha lasciato appartengono a persone che vivono indisturbate da anni commettendo ripetutamente crimini. Potremmo dire che la colpa è della magistratura, ma costoro non sono mai stati nemmeno processati. Vi è, quindi, un problema legato anche alla funzionalità delle forze dell'ordine. Sarà perché alcuni agenti di pubblica sicurezza sono in quel comune da troppi anni; non voglio fare un processo, me ne guarderei bene, ma vi è qualcosa che non funziona. Vorrei ora rivolgerle una domanda a proposito dei movimenti di capitali. Ieri, nel corso del sopralluogo a Venezia, ci è stato detto molto chiaramente che le banche non applicano la legge; una miriade di indagini ha messo in evidenza il fatto che le banche non rispettano la normativa approvata dal Parlamento. Sono convinto, anche se non ho prove, che in Toscana vi sono banche che non rispettano la legge, altrimenti non si potrebbe spiegare ciò che avviene. Sempre a Venezia, abbiamo saputo che alberghi del valore di 4 o 5 miliardi sono stati comprati con valigette piene di soldi Pag.2086 in contanti. Bisogna che la Guardia di finanza ed i carabinieri facciano rispettare la legge che il Parlamento ha approvato. Altro che 20 milioni: spesso sono superate cifre di centinaia di milioni o addirittura di miliardi! Non vorrei che fosse scelta la Toscana per i movimenti di capitali proprio perché vi è questa carenza da parte delle banche. Ricordo, ad esempio, la vicenda legata allo scandalo della Cassa di risparmio di Prato o della Cassa di risparmi di Livorno (unica cassa di risparmi anziché di risparmio). Vi sono stati problemi, per cui le domande che spesso vengono fatte non sono polemiche: noi che facciamo un mestiere diverso da quello del poliziotto o del carabiniere non ci diamo pace nel verificare che possiamo toccare con mano il crimine e non succede mai nulla. Il Ministero dell'interno deve fare qualcosa in queste regioni. La Toscana oggi è meno ricca di qualche anno fa, però è sempre una regione dove, almeno in alcune zone, il turismo è forte. Il comune di Rosignano non è stato scelto a caso, perché in esso vi è la località di Castiglioncello nella quale nel periodo estivo è facile il riciclaggio perché circola una grande massa di denaro. PIERO MARIO ANGELINI. Ringrazio il ministro e preciso che sono qui più per ascoltare che per dare opinioni. Tuttavia, vorrei esprimere una opinione e chiedere al ministro di non lasciare l'ipotesi non verificata. Intendo dire che nel dibattito sul consolidamento o non consolidamento e sulla battaglia contro il nuovo che gli attentati produrrebbero, coltivo un'ipotesi legata ai successi che la polizia, lo Stato sta ottenendo, soprattutto nel 1992 e nel 1993, in relazione ad una serie di latitanti. Evidentemente molte delle cose che succedono sono in funzione dell'organizzazione dello Stato, della sua iniziativa e dell'iniziativa delle forze di polizia, però, perlomeno rispetto ai personaggi più significativi, c'è l'impressione che vi sia (cito gli episodi di Totò Riina e Nitto Santapaola) una specie di consegna allo Stato; sembra che vi sia all'interno della malavita organizzata il tentativo di sbarazzarsi delle persone più compromesse, dei personaggi più esposti e più a rischio che sollecitano una risposta più decisa da parte dello Stato. Prendo atto della chiara matrice mafiosa degli attentati che vanno da quello di Palermo contro Falcone a quello di Firenze, che risulta anche dalla verifica degli esplosivi. Certamente questi attentati hanno un effetto devastante per tutta la società e le istituzioni, ma rappresentano anche un segnale preciso dell'organizzazione malavitosa, della mafia che, mentre consegna alcune delle persone più esposte e più a rischio, conferma la sua esistenza, con un segnale diretto alla mafia stessa e ai settori dello Stato e delle istituzioni più contigui e quindi più desiderosi di autonomia rispetto a questo fenomeno. Vorrei sapere se sia possibile una connessione tra alcuni successi, come la cattura di personaggi di grande rilievo, e gli attentati e se questo fenomeno possa essere interpretato come un processo di ristrutturazione e riorganizzazione a livelli più bassi ma anche più consolidati del fenomeno malavitoso ed in particolare della mafia. In secondo luogo, rispetto al dibattito sulla centralità di Palermo e della Sicilia, mi sembra chiaro che si tratti di una pseudo questione: è evidente che Palermo e la Sicilia rimangono centri importanti, però, sulla base di quanto hanno detto alcuni pentiti (Mutolo e Marchese), vi sono fenomeni sempre più palesi di connessione e d'integrazione della malavita (mafia, camorra e 'ndrangheta) e quindi vi sono processi di internazionalizzazione. E' evidente - ragiono in modo logico - che la mafia ha bisogno di "santuari" in alcune regioni del nostro paese, forse in zone insospettabili. Ritengo che la Toscana sia una delle regioni nelle quali, da tempo per motivazioni storiche ma anche recentemente, i radicamenti malavitosi hanno fatto presa e determinato la possibilità che, in posizione non solo marginale ma anche strategica fondamentale, ci Pag.2087 siano "santuari" nei quali la mafia si organizza e dirige i suoi traffici anche internazionali. Vorrei sapere se, anche in questo settore, si possa potenziare l'iniziativa dello Stato nei confronti di alcune regioni-cerniera (la Toscana è una di queste) per individuare fenomeni di riorganizzazione della mafia in termini nuovi rispetto a quelli tradizionali. ANTONIO GUERRITORE. Vorrei sottolineare al ministro Mancino che il fenomeno dei sempre più frequenti commissariamenti che si stanno verificando cozza con una carenza cronica del personale delle prefetture, per cui i commissari finiscono per agire presso i comuni commissariati in misura estremamente precaria ed aleatoria, non dando risposte ai bisogni di quelle città. In genere nei comuni sciolti, come la Commissione ha potuto rilevare, esiste un arretrato di opere da realizzare, di pratiche inevase rimbalzate da un'amministrazione all'altra, data la caducità di queste amministrazioni, che merita un approfondimento, ma soprattutto una risoluzione. Tre commissari che si alternano per poche ore nel corso della settimana finiscono per non dare le risposte che la gente si attende. Questo naturalmente deriva dal fatto che le prefetture non hanno personale sufficiente per rispondere ai sempre più numerosi compiti istituzionali di cui sono gravate. Desidero inoltre sottolineare all'attenzione del ministro, della Commissione e della presidenza come in alcune zone, a monte di un notevole numero di consigli comunali che vengono sciolti, non si è posta in essere nemmeno una misura di tipo cautelare nei riguardi di componenti della macchina burocratica comunale. Credo che un avvicendamento dei commissari, soprattutto di quelli delle zone che hanno dimostrato scarsissima capacità amministrativa, si imponga; pertanto, nel caso di un segretario comunale che non ha dato buone risposte - ed il segretario è il rappresentante del Ministero dell'interno - non credo sia il caso di proporre la decapitazione, ma penso che almeno il trasferimento in un altro comune sia una soluzione obbligatoria, intelligente ed anche produttiva. Sono stati riportati dalla cronaca, per lo più locale ma anche nazionale, episodi estremamente gravi connessi alla scarsa professionalità dei funzionari: per esempio, a proposito dello scioglimento dei consigli comunali di Scafati e di Pagani, viene citato il caso di due fratelli ingegneri che si scambiavano l'uno con l'altro le pratiche relative a quei due comuni per evitare il discorso dell'incompatibilità. Ciò nonostante essi continuano tranquillamente a svolgere le loro funzioni. Analogamente un impiegato, la cui moglie è addetta alla pubblica affissione, viene indicato come elemento mafioso, ma purtroppo continua a svolgere le sue mansioni in questo comune, come i parenti di mafiosi e di camorristi assunti dalla macchina comunale continuano a svolgere la loro pesante azione di condizionamento. Se realmente vogliamo che questa legge dia dei risultati ritengo che sia necessario puntare, con questo sistema straordinario, non soltanto a sospendere la funzione degli eletti, che comunque hanno ricevuto una legittimazione da parte degli elettori, ma anche ad elidere le presenze più o meno clamorose di determinate persone presso i comuni, anche attraverso una mobilità forzata verso zone diverse. Non mi riferisco al licenziamento, salvo nei casi gravi, ma ritengo che una mobilità intelligentemente proposta sul territorio potrebbe rappresentare una misura di carattere provvisorio ma importante. Allo stesso modo è necessario che soprattutto i commissari che si recano nei comuni vadano a realizzare quanto più rapidamente possibile le opere, considerato che in tutti i comuni commissariati, salvo alcuni, vi è un blocco sostanziale, sebbene il tempo non sia stato sufficientemente lungo, di tutte le opere pubbliche, con ulteriore aggravamento dei livelli di disoccupazione. Ciò a mio avviso alimenta, soprattutto a livello giovanile, il Pag.2088 pabulum ed il tessuto dal quale poi le attività malavitose traggono la manovalanza. E' allora necessario che vi siano commissari che lavorino a tempo pieno presso i comuni (un sindaco ed otto-nove assessori non possono essere soppiantati da tre commissari che, solo per conoscere i problemi, hanno bisogno di molto tempo e che poi lavorano soltanto in tempi molto limitati), che la macchina burocratica abbia una sostituzione dei propri vertici nei segretari comunali che vengono spostati da un comune all'altro e che, nei casi più evidenti di presenze di parenti di delinquenti, di mafiosi o di camorristi, i commissari vadano ad incidere in maniera concreta su questi elementi eliminandoli, in modo tale - e mi rifaccio a quanto affermava il ministro - che la classe politica, la politica in genere ed i partiti nei riguardi delle pubbliche amministrazioni riescano, attraverso queste iniziative estremamente concrete, a ritrovare un momento che le calamiti nella passione e nel discorso del sociale nelle proprie municipalità. Diversamente, quando il commissariamento sarà ultimato, vi sarà un deserto di iniziative e di presenze politiche e si presenteranno solo i desperados ed i "nuovisti" per amministrare questi comuni. ROSARIO OLIVO. Chiedo scusa alla presidenza della Commissione, alla Commissione stessa ed al ministro per essere arrivato in ritardo, ma mi trovavo in Assemblea, impegnato nelle votazioni delle misure a salvaguardia delle minoranze anche religiose, dove ho reso una dichiarazione di voto a nome del mio gruppo perché devo tutelare la mia minorità di protestante, la ricchezza della diversità. Vorrei semplicemente avere dal ministro Mancino un approfondimento sul tema del separatismo; mesi fa chiesi all'allora ministro di grazia e giustizia Martelli un approfondimento sul tema, del quale anche i pentiti hanno parlato, dell'interesse mafioso a soffiare sul fuoco del separatismo ed il ministro fu piuttosto rassicurante in proposito. Ho letto invece cose diverse da parte del ministro Mancino proprio nei giorni scorsi e quindi gradirei avere - non so se altri colleghi l'abbiano già sollecitato - un approfondimento su tale questione, che mi sembra di grande rilievo. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Assicuro all'onorevole Matteoli che, per quanto riguarda la situazione di Rosignano, farò un intervento e chiederò che vi sia almeno un potenziamento delle forze dell'ordine, anche se mi rendo conto che la questione non è semplice: il risultato non è garantito soltanto dalla quantità, ma soprattutto dalla possibilità e dalla qualità degli interventi in un settore che desta allarme sul piano generale. Per quanto riguarda i commissari, la riflessione è ancora aperta perché lo scioglimento travolge tutto, sia chi è stato condizionato sia chi non lo è stato, non avendo avuto alcun ruolo o potere; tuttavia vi sono dati oggettivi, che consistono nel riscontro sull'affidamento delle opere pubbliche e dei servizi. Quando non vi è competizione rispetto alle gare, che pure vengono indette, perché il condizionamento ambientale distoglie dalla nutrita partecipazione una serie di imprese, è condizionamento. Si può essere il migliore, il più limpido, il più trasparente degli amministratori, però di fronte alla regolarità della gara l'amministratore non risponde di collusione ma di un condizionamento ambientale che costituisce un dato oggettivo e non soggettivo. In secondo luogo vi è il condizionamento dell'autonomia decisionale del consiglio: una serie di intimidazioni, di minacce, di estorsioni e di "dichiarazioni di guerra" che sono preliminari rispetto all'atto. La fase preliminare rispetto all'atto avrebbe bisogno di un accertamento che è molto difficile (solo il magistrato potrà farlo), però il condizionamento esiste e l'amministratore anche in questa ipotesi non ne risponde: il dato è oggettivo e lo travolge perché questa è la situazione in certi comuni. Pag.2089 Vi è poi l'infiltrazione, che può avvenire indipendentemente dalla conoscenza dell'amministratore: arriva nelle strutture comunali le quali - ecco una prima risposta - spesso paralizzano anche l'attività dei commissari. PRESIDENTE. A questo proposito, signor ministro, non si può fare in modo che in alcuni casi particolarmente eclatanti questi funzionari siano mandati per lo meno in un altro comune? NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Dovremmo predisporre una norma sulla mobilità. ALTERO MATTEOLI. E' agli atti della Commissione la relazione dei commissari di un comune siciliano i quali affermano con chiarezza di non riuscire ad operare perché il segretario comunale ed i tecnici comunali, dei quali fanno nomi e cognomi... PRESIDENTE. Per il segretario forse è diverso... ALTERO MATTEOLI. Poiché hanno inviato una relazione alla Commissione immagino che ne avranno mandato copia anche al Ministero dell'interno. Dicevo che hanno fatto nomi e cognomi ma, ciò nonostante, quelli restano al loro posto impedendogli di operare: è agli atti della Commissione (mi ricordo perfettamente il nome del comune ma, trovandoci in seduta pubblica, preferisco non farlo). NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Come ho già affermato in una precedente seduta, vi è il problema di come lavorare sulla struttura, soprattutto sulla burocrazia, perché la stabilità di quest'ultima è garantita dall'ordinamento; se non vi è una sentenza penale, figuriamoci... Avevamo introdotto nella legge n. 386 una norma relativa alle forze dell'ordine e ad alcune défaillances al loro interno; la Corte costituzionale ha giustamente affermato che dopo il processo si deve svolgere il procedimento disciplinare e poiché siamo in una società garantista possiamo, sì, introdurre una novella, ma questa novella deve tener conto di determinati stati giuridici difficilmente rimuovibili. Dovremmo tuttavia consentire ai commissari di avvalersi di consulenze anche esterne, che oggi non sono possibili alla luce del nostro ordinamento, sostitutive anche della parte della burocrazia che non collabora. Trovo sorprendente che si contestino ai commissari incaricati di amministrare l'ordinario la loro alacrità, la loro solerzia, la loro capacità decisionistica; quando poi si va in quelle zone "non ci troviamo": dobbiamo valutare che cosa condiziona l'attività dei commissari, che non è sempre riferibile all'esterno. Si deve indagare in relazione alla burocrazia ma anche all'ambiente esterno, perché non escludo che i commissari subiscano le stesse pressioni che hanno subito gli amministratori, il cui comportamento ha poi dato vita ad una valutazione d'insieme ai fini dello scioglimento. A questo scopo mi servirei anche dei magistrati: spesso raccomando ai prefetti, nella loro autonomia di scelta, di fare ricorso anche ai magistrati in pensione. Vi sarebbero tanti bravi magistrati che sarebbero disponibili: ne ho messi alla prova alcuni e qualcuno ha anche accettato l'incarico di presiedere la commissione amministratrice di alcuni comuni che sono stati sciolti ai sensi della legislazione antimafia. Però è un problema... GIROLAMO TRIPODI. A Lamezia c'è un buon uomo... PAOLO CABRAS. Lamezia è un'eccezione e non la indicherei come modello. PRESIDENTE. Ma, essendo un'eccezione, conferma il principio posto dal ministro. Vi sono due eccezioni in Calabria, mi pare. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno . Per quanto riguarda i servizi siamo arrivati al completamento delle strutture che erano carenti. Erano vacanti i posti di Pag.2090 vicedirettore del SISDE e di vicedirettore del SISMI ed anche in alcuni reparti per effetto di alcuni movimenti; taluni funzionari sono andati via perché dovevano farlo. Circa i servizi vi è un problema e mantenere l'anonimato mi sembra non soltanto una necessità di carattere cautelare, ma anche un dovere istituzionale. Sono dell'avviso che occorra riflettere per valutare come modificare i servizi. Se i gruppi parlamentari sono in condizione di arrivare con sollecitudine ad un risultato, parliamo anche di modifica, ma se dobbiamo parlare di modifica per rinviare il tutto, come qualcuno ha detto, alla prossima legislatura - che poi è prossima davvero -, a mio avviso destabilizzando i servizi non rendiamo un servizio al paese (scusatemi il bisticcio di parole). Dobbiamo poterne discutere. Ne ho parlato anche con il neo presidente del Comitato parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza: sono dell'idea che ormai la caduta delle barriere pone i servizi in una condizione diversa. Immaginerei un cervello unificante con due bracci, uno interno e l'altro internazionale, però il cervello unificante dovrebbe essere in condizione di avere quello scambio di conoscenze e di informazioni che servono soprattutto all'interno. L'attività internazionale, infatti, è utile ma a fini interni, non a fini di studio. Se pensiamo a quanto sta avvenendo nei paesi del centro Europa e abbiamo informazioni valide, esatte, ce ne dobbiamo servire a fini interni, a fini di cautela e di precauzione, ma anche di difesa rispetto a possibili penetrazioni. Una volta la rotta balcanica era unica, oggi le rotte sono tantissime. Di fronte ad una miriade di piccole rotte, di piccole strade del narcotraffico, abbiamo dei passaggi inevitabili che non possono non allarmarci. I servizi sono stati adeguati al bisogno. Qualcuno mi chiede le origini: vi dico francamente che a me serve un servizio efficiente ed adeguato. Quando occorre, chiedo al direttore del servizio (perché il mio rapporto è soltanto con lui) di tentare di attuare una mobilità del personale in modo da rendere più snello il rapporto e quindi anche più efficace il risultato. Recentemente ho tenuto una riunione presso il SISDE con il direttore, i due vicedirettori e i capireparto dicendo che desidero che non vi sia alcuna differenziazione al loro interno e che vi sia armonia di rapporti, perché a me non interessa l'utilizzazione delle schegge interne, che pure ci sono state, ma ci sono state a fini di consolidamento, non di poteri esterni ma di poteri interni. Spesso è soltanto una ricerca di potere interno per poi farlo valere all'esterno, utilizzando, diciamo, la natura del servizio, che è sempre improntato a segretezza. Non so se questa risposta è soddisfacente. MASSINO BRUTTI. Non ho capito del tutto. Comunque, leggerò il resoconto. PRESIDENTE. Il ministro dice che eventuali attività di deviazione sono più determinate dall'acquisire potere all'interno dei servizi - se non ho capito male - da giocare poi sull'esterno piuttosto che diretto al servizio di soggetti esterni. Mi pare che fosse questa la sua ... MASSIMO BRUTTI. Che cosa vuol dire "da giocare all'esterno"? Che cosa vuol dire "utilizzazione all'esterno" di un potere? Se ho capito bene la sua analisi è questa: dentro al servizio una struttura, un segmento ... NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Io ho parlato della situazione storica. MASSIMO BRUTTI. D'accordo, sì, guardando al passato. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Non parlo di quella attuale perché per questa più di una mia dichiarazione ha corretto un'impressione: schegge dei servizi, deviazione dei servizi. A me sembra che questa analisi sia un po' dietrologica e anche un po' antica: non è corrispondente ai servizi così come sono stati organizzati e strutturati oggi, dopo la riforma. Che vi siano stati servizi Pag.2091 deviati per il passato non lo metto in discussione ma che questi servizi possano dare vita a manovre e che siano strumenti di destabilizzazione lo escludo nella maniera più assoluta. Ho detto prima che spesso qualcuno ha tentato di rafforzare il proprio potere interno per potersene servire sul piano più generale, ma questo è avvenuto prima della riforma, dopo no. Credo che i servizi abbiano qualche difetto diciamo di ingigantimento, abbiano bisogno di una riconsiderazione della quantità e della qualità della prestazione. Io al direttore e ai vertici del SISDE ho raccomandato di sfoltire, perché abbiamo bisogno più di un servizio qualitativamente apprezzabile che di uno quantitativamente oneroso. Vorrei rassicurarvi sul fatto che in questa direzione mi sono sempre mosso: non mi serve una parte del servizio, a me serve il servizio nel suo complesso, a fini di una utilità di carattere generale. Vi è poi la questione delle banche. A questo proposito, ho avuto un proficuo rapporto con il precedente governatore della Banca d'Italia, l'attuale Presidente del Consiglio. Esiste il noto decalogo. Non escludo resistenze, anzi ve ne sono ancora molte. Ho sempre lamentato che non vi è corrispondenza tra l'intento del legislatore e il comportamento attuato, ma questo avviene anche perché il modo in cui la legge pone degli oneri a carico dei funzionari delle banche è un po' troppo generico e affiderebbe al funzionario di banca compiti investigativi anziché di oggettiva conoscenza. Ma come si possa arrivare all'oggettiva conoscenza è tutto da valutare nell'insieme. Il problema è che in Italia abbiamo avuto un determinato fenomeno (riferisco di un'indagine compiuta dalla Banca d'Italia e a me esposta dall'allora governatore Ciampi): dopo l'introduzione di una legislazione di maggiore e più penetrante controllo, il risultato è stato che il movimento di capitali ha saltato l'Italia ed è andato direttamente negli altri paesi. Vi sono paesi largamente permissivi e paesi che, in forza della loro legislazione, consentono un movimento di capitali. Non escludete movimenti all'interno del nostro paese ma che non riguardano le nostro banche, c'è un movimento su San Marino che è straordinario. San Marino è una Repubblica autonoma, naturalmente. Anche questa è una preoccupazione che ho esposto più volte, ma adesso mi farò carico di avviare un nuovo rapporto con il nuovo governatore della Banca d'Italia per vedere se il decalogo, una volta comunicato agli istituti di credito (banche pubbliche e private), sia stato osservato. Onorevole Angelini, vorrei che i mafiosi e i camorristi si consegnassero, lo vorrei ma non è così, perché se così fosse assisteremmo alla capitolazione totale della malavita organizzata. Abbiamo catturato latitanti eccellenti con le armi; alcuni di questi sono stati catturati mentre ritenevano di avere il salvacondotto e camminavano per strada. Nella cosiddetta cupola non c'è ancora chi ha sostituito Riina, il quale rappresenta ancora un capo di quella organizzazione mafiosa; può darsi che vi sarà in futuro, può darsi che assisteremo a lotte interne anche sanguinarie, ma allo stato non c'è. Si verificano catture progressive di interi gruppi che risalgono anche ad affinità di sangue. Per esempio, i Santapaola sono stati quasi interamente sgominati, anzi interamente (dovremmo andare verso i collaterali), ma così non è stato per i collegamenti che quel latitante mafioso eccellente aveva con tutta la realtà del catanese e anche in direzione di Palermo. Quindi, non vi è una consegna di fatto da parte di coloro che sono subentrati: all'amministrazione dell'interno sfugge la conoscenza su altri capi che si siano sostituiti a coloro che sono stati ... PRESIDENTE. Scusi, signor ministro, ma se così fosse dovremmo avere un'intesa tra vertici di camorra, 'ndrangheta, Cosa nostra e Sacra corona unita dello stesso tipo, perché lo stesso tipo di efficienza è stato raggiunto da tutte e quattro le organizzazioni e questo francamente mi pare che non sia. Pag.2092 Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Credo di poter concludere ringraziandovi. La prossima volta dovremo fare qualche riflessione sugli istituti da modificare, ossia sui commissari straordinari in seguito allo scioglimento dei consigli comunali (dopo la relazione e la conclusione del senatore Cabras) e sul sequestro ai fini di confisca anche riguardo alla gestione provvisoria dei patrimoni e delle attività. Certo, sono d'accordo con voi nel ritenere che è più facile sequestrare un immobile piuttosto che un'attività, perché quest'ultima implica anche una prosecuzione, che diventa molto difficile perché il condizionamento ambientale può distrarre chiunque dall'assumere poteri straordinari di gestione. GIROLAMO TRIPODI. Poiché si dice che il numero dei collaboratori della giustizia aumenta di giorno in giorno, vorrei sapere quali risultati si registrino in Calabria. Mi pare che siano inferiori. PRESIDENTE. Lì esiste una struttura familistica, se uno parla deve tirarsi dietro tutti i parenti. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Si è ottenuto di meno, però le forze dell'ordine hanno colto successi enormi. GIROLAMO TRIPODI. Parlavo dei pentiti. NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Sono di meno rispetto alle altre aree. PRESIDENTE. Grazie, signor ministro. La seduta termina alle 20,30. |
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