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Violante: seduta 51

Violante: seduta 51
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CAMERA DEI DEPUTATI        SENATO DELLA REPUBBLICA
                   XI LEGISLATURA
   COMMISSIONE  PARLAMENTARE   DI INCHIESTA
         SUL FENOMENO DELLA MAFIA
    E SULLE ASSOCIAZIONI CRIMINALI SIMILARI
                   51
    SEDUTA DI MARTEDI' 13 LUGLIO 1993
Pagina 2217
                              (AUDIZIONE DEL
COLLABORATORE DI GIUSTIZIA PASQUALE GALASSO)
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                               INDICE
                         pag.
Audizione del collaboratore di giustizia Pasquale
Galasso:
Violante Luciano, Presidente              2223, 2224, 2225
2226, 2227, 2228, 2229, 2230, 2231, 2232, 2233, 2234, 2235
2236, 2237, 2238, 2239, 2240, 2241, 2242, 2243, 2244, 2245
2246, 2247, 2248, 2249, 2250, 2251, 2252, 2253, 2254
2255, 2256, 2257, 2258, 2259, 2260, 2261, 2262, 2263
2264, 2265, 2266, 2267, 2268, 2269, 2270, 2271, 2272
2273, 2274, 2275, 2276, 2277, 2278, 2279, 2280, 2281
2282, 2283, 2284, 2285, 2286, 2287, 2288, 2289, 2290
2291, 2292, 2293, 2294, 2295, 2296, 2297, 2298, 2299
2300, 2301, 2302, 2303, 2304, 2305, 2306, 2307, 2308
2309, 2310, 2311, 2312, 2313, 2314, 2315, 2316, 2317
2318, 2319, 2320, 2321, 2322, 2323, 2324, 2325, 2326
2327
2328, 2330, 2331, 2332, 2333, 2334, 2335, 2340, 2343
2344, 2347, 2350, 2351, 2352
Bargone Antonio                           2244, 2333
                                          2334, 2335
Boso Erminio Enzo                         2342, 2343
Borghezio Mario               2248, 2343, 2344, 2345
Brutti Massimo                            2329, 2330
Butini Ivo                                      2330
Cabras Paolo                        2229, 2239, 2243
                                          2244, 2261
2265, 2269, 2293, 2297, 2299, 2300, 2309, 2310, 2312
2314, 2318, 2321, 2327, 2328, 2329, 2345, 2346, 2347
Cafarelli Francesco                       2335, 2336
Calvi Maurizio                2298, 2329, 2350, 2351
Florino Michele                     2332, 2348, 2349
Frasca Salvatore              2307, 2311, 2315, 2331
Galasso Alfredo                           2248, 2281
Galasso Pasquale                    2223, 2224, 2225
2226, 2227, 2228, 2229, 2230, 2231, 2232, 2233, 2234
2235, 2236, 2237, 2238, 2239, 2240, 2241, 2242, 2243
2244, 2245, 2246, 2247, 2248, 2249, 2250, 2251, 2252
2253, 2254, 2255, 2256, 2257, 2258, 2259, 2260, 2261
2262, 2263, 2264, 2265, 2266, 2267, 2268, 2269, 2270
2271, 2272, 2273, 2274, 2275, 2276, 2277, 2278, 2279
2280, 2281, 2282, 2283, 2284, 2285, 2286, 2287, 2288
2289, 2290, 2291, 2292, 2293, 2294, 2295, 2296, 2297
2298, 2299, 2300, 2301, 2302, 2303, 2304, 2305, 2306
2307, 2308, 2309, 2310, 2311, 2312, 2313, 2314, 2315
2316, 2317, 2318, 2319, 2320, 2321, 2322, 2323, 2324
2325, 2326, 2327, 2328, 2330, 2331, 2332, 2333, 2334
2335, 2336, 2337, 2338, 2339, 2340, 2341, 2342, 2343
2344, 2345, 2346, 2347, 2348, 2349, 2350, 2351, 2352
Pagina 2218
Guerritore Antonio                   2337 2338, 2339
Imposimato Ferdinando                     2331, 2332
Mastella Mario Clemente                   2232, 2243
 2244, 2275, 2285, 2286, 2291 2299, 2310, 2311, 2313
                                                2328
Matteoli Altero                           2285, 2302
                   2324, 2329 2339, 2340, 2341, 2342
Ricciuti Romeo                            2248, 2269
Robol Alberto                             2336, 2337
Tripodi Girolamo                          2275, 2305
                                    2306, 2332, 2333
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano,  Presidente                   2219
                                     2220 2222, 2223
Brutti Massimo                                  2220
Cafarelli Francesco                             2219
Florino Michele                                 2222
Galasso Alfredo                           2221, 2222
Imposimato Ferdinando                           2220
Mastella Mario                            2221, 2222
Ricciuti Romeo                            2219, 2223
Sorice Vincenzo                                 2219
Tripodi Girolamo                                2220
Pagina 2219
La seduta comincia alle 9,30.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
             Sui lavori della Commissione.
 PRESIDENTE.  Credo sia arrivato a tutti l'elenco
delle domande predisposto anche sulla base delle
proposte dei colleghi. Ci sono osservazioni,
integrazioni, correzioni?
VINCENZO SORICE.  Presidente, vorrei chiedere, se
fosse
possibile, di sospendere l'audizione dopo aver posto
queste domande.
 PRESIDENTE.  Credo che non sia possibile. Capisco
che possono esserci dei problemi ma cerchiamo di fare
quanto prima. Cerchiamo di far presto. Voi capite che
c'è un problema per queste persone che non possono
essere spostate secondo le nostre esigenze. Hanno
anche problemi di sicurezza, di contatto con
l'autorità giudiziaria. Magari, cerchiamo di finire
quanto prima possibile per venire incontro alle
esigenze dei colleghi.
 VINCENZO SORICE.  Non è questo il problema. Il
problema è che, alla luce della documentazione che
lei gentilmente ci ha inviato, alla luce di queste
domande, il gruppo della DC avrebbe bisogno di una
riflessione per passare alle domande nei confronti
del pentito. Non è soltanto una questione di tempo,
perché possiamo stare qui anche tutta la giornata, ma
è anche una questione procedurale, perché si tratta
di una situazione molto delicata.
 PRESIDENTE.  Questo è un altro problema. Intanto,
sentiamo le risposte che ci dà; dopo di che
valuteremo queste cose. Il problema dipende dal tipo
di risposte che dà questa persona. Il problema
dell'interruzione è delicato. Se i colleghi
ritengono, potremmo fare un'altra cosa: potremmo
chiudere l'audizione e riservarci di farne una
seconda.
  A questo punto, si pone un altro problema. Un
collega ha presentato una lista di domande per il
secondo turno. Se c'è una richiesta di chiudere
comunque l'audizione dopo questo giro di domande, ho
l'impressione che il collega Cafarelli, che ha
presentato quella lista, debba chiedere di porre le
domande in questa seduta insieme a quelle già
predisposte. E' così o no?
 FRANCESCO CAFARELLI.  Non ci sono problemi.
 ROMEO RICCIUTI.  Signor presidente, vorrei
pregarla, insieme all'ufficio di presidenza, di
riconsiderare la modalità con cui si svolgono gli
interrogatori. Bisognerebbe
lasciare liberi tutti i componenti della Commissione
antimafia di porre domande, magari coordinandosi. Ma
in questa maniera si ha l'impressione che si
costruisca un qualcosa di già preordinato.
Bisognerebbe invece, secondo me, ridare maggiore
libertà ai nostri lavori. Non ho mai fatto domande
per iscritto proprio perché, personalmente, non sono
d'accordo che si proceda in questa maniera.
            In più, nel caso di oggi, poiché anche lei ha
                             richiamato
giustamente la necessità
Pagina 2220
di lasciare il più possibile il collaboratore a
disposizione della magistratura e poiché la
magistratura sta ancora operando, mi chiedo se non
sia il caso di secretare la seduta di oggi, perché
potrebbe andare direttamente ad influenzare il
processo che si sta svolgendo. E' una mia
preoccupazione che volevo affidarle ma sulla quale
vorrei si riflettesse adeguatamente.
 PRESIDENTE.  Ci sono altre questioni?
 MASSIMO BRUTTI.  Intervengo subito sulle cose dette
dal collega Ricciuti, perché rischiamo di affrontare
ogni volta problemi che già abbiamo discusso. Sulla
questione pubblicità o   non pubblicità, credo che
non sia il caso di imbarcarci
nuovamente in una discussione all'inizio, prima cioè
di aver sentito che cosa dice il collaboratore di
giustizia. Potremmo decidere, dopo averlo ascoltato,
se rendere pubbliche le sue dichiarazioni, quanto
renderle pubbliche, cosa mantenere riservato; ora, un
discorso astratto mi pare inutile.
Secondo punto: le modalità con cui le domande gli
vengono
poste, il rapporto tra noi e lui. Dobbiamo avere
chiaro che non si tratta di un interlocutore
istituzionale ma che - lo voglio dire senza enfasi -
si tratta di un nemico, il quale ha deciso di
collaborare con la giustizia, si è arreso; ditelo
come volete, ma si tratta di un nemico. Quindi, la
Commissione antimafia deve presentarsi a lui in modo
sobrio, netto, con alcune domande, con alcune parole
che sono concordate tra tutti, non deve dare
un'immagine di diversità di linguaggi. Quindi,
ciascuno di noi, pur avendo molto cose da dire, deve
fare questa opera di  self-restraint , predisponendo
tutte le domande che intenda predisporre, anche per
un secondo giro, anche sulla base di quel che ha
ascoltato, ma delegando ad una sola voce il compito
di interloquire con il collaboratore di giustizia.
Vedrei come penoso il fatto che qualcuno di noi si
lasci indurre a discorsi e valutazioni che non siano
strettamente funzionali alla posizione di domande.
Naturalmente, se c'è una critica o un dissenso sul
modo in
cui le domande sono predisposte dalla presidenza,
questo deve emergere ma allora il discorso è un
altro. Ma se si tratta soltanto di una modalità di
approccio al collaboratore di giustizia, credo che la
migliore sia quella di fare domande secche, di farle
porre dal presidente, riservando ad una seduta
nostra, non alla presenza del collaboratore, ogni
discussione, ogni diversità di punti di vista ed
anche integrazioni delle domande.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  Mi associo a quel che ha
detto il senatore Brutti. Desidero osservare che non
credo che possiamo
regolarci in maniera diversa da come ci siamo
regolati con altri collaboratori della giustizia.
Capisco la richiesta dell'onorevole Ricciuti, perché
un desiderio di porre direttamente domande nasce
anche in relazione alle risposte che dà il Galasso.
Però, questo significherebbe introdurre una regola
nuova rispetto a quella osservata per tutti gli altri
collaboratori, il che non mi sembra si possa
giustificare, perché comporterebbe una serie di
interventi e di interruzioni e     renderebbe
impossibile l'audizione. Quindi, secondo me,
bisogna osservare la regola di porre domande
attraverso il presidente.
 GIROLAMO TRIPODI.  Concordo con il senatore Brutti
sulla procedura che abbiamo adottato fino a questo
momento e che dovremmo mantenere. Credo che abbiamo
ottenuto risultati importanti nelle audizioni dei
collaboratori di giustizia che abbiamo svolto
precedentemente: ritengo pertanto che modificare una
procedura (per la quale è affidato al presidente il
compito di rivolgere le domande) che ha dato i suoi
frutti possa farci rischiare di ottenere risultati
meno significativi. Abbiamo comunque la possibilità
di esprimere successivamente il nostro pensiero e di
porre ulteriori domande, come abbiamo fatto nelle
precedenti occasioni, sulle questioni che riteniamo
opportuno affrontare.
Pagina 2221
  Per quanto riguarda la pubblicità dei lavori,
analogamente, abbiamo potuto constatare che è stata
seguita una procedura utile, decidendo alla fine
dell'audizione se fosse opportuno renderla pubblica e
se vi fossero le condizioni per farlo. Ritengo
pertanto che anche oggi si possa mantenere invariata
tale tipo di decisione.
 ALFREDO GALASSO.  Signor presidente, intervengo
soltanto per dire che non ho nulla da obiettare, e
che anzi sono soddisfatto, per come sono andate
finora le cose: mi pare, dunque, che sia una buona
norma di esperienza quella di non modificare
l'andamento stabilito quando funziona. Per quanto
riguarda la pubblicità, abbiamo sempre deciso al
termine dell'audizione e successivamente ci siamo
sempre resi conto che non vi sono stati problemi, e
questo è stato un bene per tutti.
  Per quanto concerne le domande da rivolgere, sono
molto concreto: se avessi avuto problemi al riguardo,
lo avrei già detto; siccome, però, il presidente non
solo ha svolto un utile lavoro di sintesi ma non ha
mai negato la parola a nessuno nel momento in cui
dovevano porsi le domande, potremmo procedere
rapidamente come nei casi precedenti e non vedo quali
difficoltà vi siano in tal senso dopo aver
sperimentato un modello che funziona.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Capisco che chi arriva
come nuovo membro di una Commissione ha il dovere di
adeguarsi ad alcune regole, ma vi è anche il dovere
di esprimere perplessità in ordine ad alcune regole
quando non si condividono. Personalmente, pur avendo
il dovere democratico di accettare le regole, non le
condivido. Mi sembrerebbe più opportuno procedere in
altro senso, ed avanzo una richiesta al riguardo.
  In primo luogo, collegandomi alle osservazioni
dell'onorevole Sorice a nome del gruppo della DC,
desidero proporre un'interruzione dopo aver ascoltato
le risposte alla prima  tranche  di domande poste dal
presidente; vi
saranno, evidentemente, valutazioni e giudizi, per
cui sarà opportuno un attimo di indugio, non di
ripensamento da parte nostra, da questo punto di
vista. Per la verità, mi sembrerebbe molto più
congruo procedere in tal modo, anche se nessuno pone
in discussione la regolarità del criterio, più o meno
avveduto, che è stato seguito precedentemente e che
ha fornito determinati risultati. Avendo tutti
manifestato
apprezzamento nei confronti del presidente e
dichiarato che attraverso la sua intermediazione vi è
la possibilità di rivolgere le domande in una prima
fase, anch'io concordo al riguardo, ma ritengo che
sia necessario determinare un criterio per la seconda
fase delle domande: ogni gruppo, per esempio,
potrebbe condensare le domande nell'intervento di un
proprio rappresentante, se non vogliamo affastellare
gli interventi.
         Mi sembra giusto, comunque, che nella seconda parte
                                delle
audizioni, dopo aver ascoltato le prime risposte del
collaboratore, ogni gruppo rivolga ulteriori domande;
altrimenti, devo dire con molta onestà che resterò
qui fino ad un certo punto e poi andrò via, in quanto
potrò leggere gli atti, segreti o meno, ma non vedo
quale potrebbe essere il significato della mia
presenza in questa sede come membro della
Commissione.
  Io voglio accertare la verità, ma per rendermi
conto di quale essa sia e se tutto quanto viene detto
corrisponde al vero deve essermi consentito di
interloquire, qualche volta anche in maniera diretta;
se si vuole utilizzare, anche in una seconda fase,
una forma non diretta e non immediata attraverso un
rappresentante dei gruppi, posso concordare. Qualora
si decida in senso contrario, ne prenderò atto, in
quanto lo ritengo doveroso, come ho detto all'inizio,
ma non concorderò assolutamente su tale procedura.
        Per quanto riguarda la pubblicità, devo osservare che
                                 non
si può decidere su di essa a seconda di quello che
viene detto: occorre fissare una regola. Dato che
ogni fatto ha in questo caso un rilievo di
Pagina 2222
natura politica (è inutile che ce lo nascondiamo), si
deve stabilire dall'inizio se rendere o meno pubblica
l'audizione. Decidere sulla pubblicità secondo le
convenienze, non so evidentemente di chi, di parte o
di maggioranza...
          ALFREDO GALASSO.  Non sono convenienze! Si decide
rispetto a quello che dice!
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Questa è la mia opinione;
vorrei che l'onorevole Galasso me la lasciasse
esprimere. Posso interloquire e dialogare con tutti
ma vorrei poter
esprimere le mie valutazioni. A mio avviso, è giusto
decidere in fase preventiva sulla pubblicità e non in
virtù di quanto viene detto durante l'audizione,
poiché in questo secondo caso la pubblicità potrebbe
interessare a qualcuno e ad altri no.
MICHELE FLORINO.  Signor presidente, a mio avviso, le
eccezioni qui sollevate dovevano essere evidenziate
in sede di riunione dell'ufficio di presidenza
allargato ai rappresentanti dei gruppi e non è
opportuno avanzarle ora, quando stiamo per procedere
all'audizione di un collaboratore di giustizia. Ora,
infatti, una o più eccezioni finiscono per
allontanare il problema che dobbiamo esaminare. Vi è
un ufficio di presidenza ed è in quella sede che i
gruppi dovevano muovere le osservazioni che stanno
ora svolgendo, anche perché questo metodo è stato
utilizzato, come qualcuno accennava, per gli altri
collaboratori di giustizia. Non ritengo che tale
metodo possa essere cambiato, anche perché lo stesso
presidente ha chiaramente indicato un'eventuale
ulteriore possibilità di rivolgere domande.
        Per quanto riguarda l'aspetto della pubblicità, a mio
avviso, si tratta di un atto dovuto nei confronti
dell'opinione pubblica, non per strumentalizzazioni
politiche, perché qui non appare nulla di politico.
Abbiamo il compito di ascoltare il collaboratore di
giustizia per accertare se, come si constata dagli
atti, nel paese le associazioni criminali prendono
possesso del territorio e di ambienti che fino a
qualche tempo fa erano da considerare immuni da tale
pericolo. Abbiamo proprio questo compito, come
Commissione antimafia.
Fare delle eccezioni significa voler precludere la
strada all'accertamento della verità; ritengo perciò
che si debba proseguire con questa serie di domande
sia perché la sede dove porre obiezioni è l'ufficio
di presidenza allargato ai gruppi sia perché la
pubblicità è quella prevista dal regolamento, come è
avvenuto in analoghe audizioni di collaboratori di
giustizia.
 PRESIDENTE.  Ricordo ai colleghi che le modalità in
base alle quali procedere alle audizioni sono state
decise all'unanimità nella riunione dell'ufficio di
presidenza allargato ai gruppi del 27 ottobre 1992.
Evidentemente è possibile in qualunque momento
modificare le decisioni assunte, purché ciò avvenga
nelle stesse forme e nella stessa sede in cui sono
state assunte. Se taluni colleghi ritengono che tali
modalità debbano essere riviste, nella prossima
riunione della Commissione si deciderà al riguardo.
        Circa la richiesta di un secondo turno di domande, i
colleghi ricorderanno che già nelle ultime audizioni
alcune domande sono state poste direttamente poiché
c'è un problema di interazione. E' importante però
che venga definito un quadro complessivo e che non si
svolga una conversazione con persone come quella che
avremo di fronte perché potrebbe attivarsi da parte
sua un meccanismo per così dire inquinante. Al
riguardo possiamo decidere nella seduta odierna.
  Per quanto concerne invece l'opportunità di
mantenere il segreto sulla seduta, è una decisione
che in genere viene assunta al termine
dell'audizione, deliberando in base ad un'analisi di
eventuali motivi che impongano di mantenere la seduta
segreta. Se non ricordo male, una sola volta a
maggioranza e nelle altre occasioni all'unanimità
abbiamo deciso che non c'erano motivi per mantenere
la
Pagina 2223
seduta segreta. Ritengo che anche questo problema
possa essere rinviato al termine dell'audizione.
  Accolgo la richiesta di un gruppo di riservarsi di
chiedere un'altra audizione, tuttavia se qualche
collega ha interesse a rivolgere qualche domanda non
è mia intenzione limitare tale suo diritto ed
impedirgli di farlo. Pertanto propongo che al momento
si segua il seguente orientamento: chi ritenga di
porre in questa sede ulteriori domande potrà farlo,
mentre il gruppo di maggioranza relativa si riserva
di chiedere una successiva audizione di questa
persona per porre un'altra serie di domande.
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
 ROMEO RICCIUTI.  Signor presidente, la ringrazio
per aver messo in discussione la richiesta da me
avanzata, tuttavia rimango insoddisfatto. Non ritengo
che si debba seguire un altro metodo in questa
occasione, perché le regole già stabilite devono oggi
essere rispettate, ma le chiedo che in futuro si
proceda alla loro modifica, naturalmente nella sede
opportuna.
           PRESIDENTE.  Le assicuro che la questione verrà
                              discussa
in una delle prossime sedute della Commissione.
  Possiamo far entrare il signor Galasso.
 (Pasquale Galasso è accompagnato in aula).
*Audizione del collaboratore di giustizia Pasquale
Galasso.
 PRESIDENTE.  Signor Galasso, la Commissione le
rivolgerà
mio tramite una serie di domande che cominciano da
quelle di carattere biografico e proseguono sui temi
della camorra. -------------
        * I nominativi sostituiti con la parola OMISSIS sono
coperti da segreto istruttorio.
         La invito a dire alla Commissione il suo nome e la
sua data di nascita.
        PASQUALE GALASSO.  Mi chiamo Galasso Pasquale e sono
                                nato
il 17 maggio 1955.
 PRESIDENTE.  Quali scuole ha frequentato?
         PASQUALE GALASSO.  Ho fatto fino al secondo anno di
medicina a Napoli.
 PRESIDENTE.  Quale diploma aveva?
 PASQUALE GALASSO.  Ho studiato presso le scuole dei
fratelli cristiani di San Giovanni Battista de La
Salle in
Benevento; ho preso la maturità tecnica e poi mi sono
iscritto alla facoltà di medicina dell'università di
Napoli.
PRESIDENTE.  E ha frequentato per due anni?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Quale attività lavorativa ha svolto
fino a quello che possiamo definire il suo arresto
finale?
 PASQUALE GALASSO.  Mi sono occupato dell'impresa
familiare.
 PRESIDENTE.  Che impresa era?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo industriale, di
trasformazione degli autocarri FIAT, impresa creata
da mio padre nel dopoguerra e fino al momento della
mia collaborazione; oggi è chiusa.
 PRESIDENTE.  Si è occupato anche di altri tipi di
attività legali, oltre che dell'impresa di suo padre?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Cioè?
            PASQUALE GALASSO.  Talvolta, contestualmente
                            all'attività
principale di
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mio padre, abbiamo fatto investimenti immobiliari
(costruzioni, società di commercializzazione).
PRESIDENTE.  Quando lei è diventato camorrista?
PASQUALE GALASSO.  Dovrei premettere un fatto. Nel
1975,
mentre frequentavo l'università, fui oggetto di un
tentativo di sequestro nel corso del quale ammazzai
due dei miei sequestratori.
 PRESIDENTE.  Lei girava armato?
 PASQUALE GALASSO.  No, disarmai uno di loro, sparai
e ne ammazzai due; dopo una settimana mi sono
costituito nelle mani dei giudici, sono stato portato
al carcere di Poggioreale dove ho fatto giusto un
anno di detenzione e dal quale sono uscito per
eccesso di legittima difesa. Nel corso di questa
detenzione ho conosciuto tutto il  gotha  criminale
campano di quell'epoca, dal signor Cutolo ai maggiori
referenti mafiosi che in Campania in quel momento
gestivano tutti i traffici illeciti dei mafiosi.
Questi signori sono: Michele Zaza, il fratello
Salvatore, Nuvoletta, Sciorio, i Maisto.
            PRESIDENTE.  Allora erano tutti in carcere a
                            Poggioreale?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo quasi tutti.
 PRESIDENTE.  Quindi?
        PASQUALE GALASSO.  Questi erano i maggiori esponenti
criminali.
 PRESIDENTE.  Lei dunque ha conosciuto questi
esponenti criminali durante il suo anno di detenzione
a Poggioreale?
PASQUALE GALASSO.  Sì, per il mio episodio mi trovai
in
un contesto di giungla dove c'era una sola legge,
quella della prepotenza e della violenza. In quel
momento ho cominciato ad avere in me la metamorfosi,
anche se, più che altro, lo facevo per difendermi
perché comunque avevo ammazzato due di questi.
PRESIDENTE.  I suoi sequestratori appartenevano a
qualcuna di queste bande camorristiche?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, alle bande dell' hinterland
napoletano.
 PRESIDENTE.  A quale gruppo?
           PASQUALE GALASSO.  Per la maggior parte del mio
                              paese, un
paio di gruppi camorristici dell'epoca.
PRESIDENTE.  Vive a Poggiomarino? PASQUALE GALASSO.
Sì.
 PRESIDENTE.  Quindi, se non ho capito male, lei
dice: c'è stato un tentativo di sequestro; ha
disarmato ed ha ucciso due di coloro che volevano
sequestrarla; si è costituito dopo una settimana; ha
fatto un anno di carcere a Poggioreale, dove sono
detenuti i capi, o comunque i loro referenti...
PASQUALE GALASSO.  Ho conosciuto tutte queste persone
(diciamo i capi dell'allora  gotha  criminale
campano),
come tanti altri malavitosi. I maggiori esponenti di
questi clan, che all'epoca facevano capo alle
famiglie mafiose, erano Zaza, Nuvoletta, Sciorio,
Maisto e tanti altri. Erano queste le maggiori
famiglie referenti campane dei mafiosi. Ma poi c'era
tutto il  gotha  criminale campano.
 PRESIDENTE.  Qual era la situazione di Poggioreale,
allora? Cioè, un detenuto come lei, che arrivava, di
fronte a quale situazione si trovava?
        PASQUALE GALASSO.  O subire, o eventualmente reagire
                                 ed
accollarsi tutte le responsabilità.
 PRESIDENTE.  Subire che cosa?
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 PASQUALE GALASSO.  Subire tutto, tutti gli abusi
che si possono subire in un contesto d'ignoranza e di
violenza.
PRESIDENTE.  Lei con chi era in cella?
 PASQUALE GALASSO.  A Poggioreale, i primi due mesi
sono stato in cella d'isolamento. Poi, fui trasferito
al padiglione Milano, dove c'erano tutti quelli
condannati per fatti di sangue. Poi, fui trasferito
al centro clinico di Poggioreale. In un primo
momento, fui messo in cella con elementi mafiosi: mi
ricordo, all'epoca, Stefano Giaconia, appartenente ad
una delle famiglie mafiose. Subito dopo, fui messo in
una cella a fianco di quella di Cutolo Raffaele.
 PRESIDENTE.  Il padiglione Milano era occupato da
un gruppo camorristico in particolare o c'erano...
        PASQUALE GALASSO.  No, Poggioreale è diviso in tanti
padiglioni. Nel padiglione Milano diciamo che c'erano
tutti quelli che si erano macchiati di delitti di
sangue.
PRESIDENTE.  Indipendentemente dal gruppo cui
appartenevano?
 PASQUALE GALASSO.  Indipendentemente dal gruppo cui
appartenevano ed anche indipendentemente dallo strato
sociale di provenienza. Badate bene, io ero studente
universitario, avevo ammazzato due delinquenti
dell'epoca, quindi fui messo in quello stesso
padiglione dov'erano omicidi più diversi. In quel
contesto, ho incominciato a reagire. Per non subire,
è venuta fuori quella mia pessima personalità
criminale.
PRESIDENTE.  Quindi, lei diceva che praticamente in
carcere ha conosciuto questi capi di varie famiglie
camorristiche e che è stato vicino a Cutolo. Ma
torniamo alla domanda di prima: come è diventato
camorrista?
 PASQUALE GALASSO.  In questo contesto, dopo un anno
che sono uscito per eccesso di legittima difesa, sono
tornato a Poggiomarino, presso i miei familiari.
Subito dopo, sono venuto a conoscenza che mio padre
da tanti anni subiva estorsioni dai vari gruppi
camorristici della zona. Il mio povero papà cercava
di barcamenarsi tra l'accettare una volta ed il
rifiutare un'altra volta queste piccole estorsioni.
Eravamo una famiglia numerosa. Papà teneva più a
difendere noi figli piccoli, e con enormi sforzi ha
cercato sempre di darci un'altra vita. Purtroppo,
debbo dire, perché oggi me ne sono accorto, che mio
padre desiderava fare di me un laureato. Purtroppo,
sono diventato un criminale.
  Una volta uscito, tornai a Poggiomarino. Diciamo
che questi delinquenti della zona continuavano a dare
fastidio ai miei familiari e a me particolarmente
(hanno cercato di fare di tutto per ammazzarmi). Mio
fratello Nino, buonanima, era
una persona perbene, un imprenditore serio, amato da
tutti. Hanno sempre cercato di invitarmi ad andarmene
da Poggiomarino, da Napoli. Hanno sempre cercato di
allontanarmi da loro, ma era più forte di me, perché
papà e la mia famiglia per me erano tutto.
  In quel contesto, ho cercato di stare attento. Nel
giro di un paio d'anni, ho subito diversi attentati,
e man mano, per difendermi, per non lasciare il mio
paese e la mia zona, per non allontanarmi ho stretto
rapporti inizialmente amicali con qualche grosso
personaggio malavitoso della zona cui facevo
riferimento. Cercavo di spiegarmi dicendo: non è
possibile che io debba subire ancora da questa
gentaglia. In particolare, ho stretto rapporti con
Salvatore Alfieri, fratello di Carmine Alfieri, una
persona squisita, dico squisita e perbene
malavitosamente.
 PRESIDENTE.  Carmine Alfieri era insediato a
Poggiomarino?
 PASQUALE GALASSO.  Anche Carmine Alfieri l'ho
conosciuto in carcere, nel 1976, quando ero detenuto
per il duplice
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omicidio. Ma la persona che ho più frequentato, una
volta uscito dal carcere, è Salvatore Alfieri, che
all'epoca era uno dei capicamorra della zona.
 PRESIDENTE.  Quindi, lei non diventa camorrista in
carcere?
 PASQUALE GALASSO.  No.
 PRESIDENTE.  Fuori del carcere?
 PASQUALE GALASSO.  Durante il mio trascorso a
Poggioreale, Cutolo, Michele Zaza ed un po' tutti mi
corteggiavano. Più di una volta mi hanno invitato a
legarmi a loro, ma io ho sempre riferito, a Cutolo
anche in prima persona, che l'unica cosa cui tenevo
era mio padre e la mia famiglia. Non cercavo altre
famiglie. Quindi, in quell'anno di detenzione con
Cutolo, rapporti normali. Ma se di tanto in tanto
litigavo con altri detenuti, era Cutolo ad
intervenire in mio favore.
 PRESIDENTE.  Ci fu una cerimonia particolare di
affiliazione alla camorra?
 PASQUALE GALASSO.  No. Volevo spiegarvi, appunto,
come mi sono poi trovato in questo ambiente
criminale. Se volete, posso anche essere breve...
 PRESIDENTE.  No, dica.
 PASQUALE GALASSO.  Una volta uscito, una volta che
continuavano queste questioni ai danni miei e dei
miei familiari, ho stretto amicizia con Salvatore
Alfieri, cercando di farmi capire da lui, in qualità
della sua personalità camorristica, dicendogli anche
che non potevo andarmene da Poggiomarino, che io ed i
miei familiari non ce ne andavamo e che,
eventualmente, avrei preferito essere ammazzato.
         In quegli anni in cui Salvatore Alfieri mi ha dato
                                 una
mano a chiarirmi con questi altri elementi
malavitosi, ho subìto alcuni attentati. Ma nel 1978
attentarono alla vita di mio padre e lo ferirono alla
testa.
 PRESIDENTE.  In che periodo del 1978?
         PASQUALE GALASSO.  Dovrebbe essere il 1978-1979, se
ricordo bene.
          PRESIDENTE.  Fra la fine del 1978 ed i primi del
                                1979?
 PASQUALE GALASSO.  1978-1979.
 PRESIDENTE.  Spararono a suo padre?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, sotto casa attentarono alla
vita di mio padre. In questo contesto, ho frequentato
Salvatore
Alfieri, e tramite lui all'epoca ho conosciuto quasi
tutti (in parte li avevo già conosciuti in carcere).
Quindi, ho cercato di difendermi.
  In questo rapporto di amicizia con Salvatore
Alfieri, nel 1978-1979 esce dal carcere Carmine
Alfieri. Ci rivediamo, ne
parliamo, stringiamo amicizia. Nel 1980-1981 gli
Alfieri erano legati a Lorenzo Nuvoletta, ma non da
rapporti di affiliazione ma amicali, rapporti
stretti. Il Nuvoletta avrebbe preferito che io e gli
Alfieri ci legalizzassimo mafiosi, appartenenti alla
sua... ai Nuvoletta, i Nuvoletta-corleonesi. Noi
prendevamo tempo perché non vedevamo chiaro i
Nuvoletta nella posizione contro Cutolo. Siamo negli
anni 1980-1981. Gli Alfieri erano aggiornati che i
Nuvoletta hanno sempre fatto una politica criminale
doppiogiochista, cioè per sopravvivere a     tutti
gli eventi, alle epoche criminali, semmai si erano
macchiati di tradimento nei confronti dei loro più
stretti uomini di fiducia. Quindi, queste erano
macchie che a noi principalmente agli Alfieri, a
Carmine Alfieri - risultava e quindi al loro invito
di legalizzarci mafiosi noi abbiamo preso sempre
tempo.
 Nel 1981 nasce la vicenda Cirillo, dove per me c'è
il ... PRESIDENTE.  Aspetti un attimo, prima di
Cirillo una cosa
che ci interessava
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capire è se c'è una cerimonia di sua affiliazione
alla camorra o avviene così?
 PASQUALE GALASSO.  No, nel mio gruppo non c'è stata
cerimonia. Il gruppo di Carmine Alfieri nasce con
Pasquale Galasso, Enzo Moccia, principalmente. Enzo
Moccia è un'altra persona che ho conosciuto nel
carcere.
PRESIDENTE.  Poi il nome forse non è Enzo. PASQUALE
GALASSO.  E' Angelo, Angelo Moccia. E' un
giovane come me; diciamo che ha avuto la sventura...
quasi la mia stessa storia. Gli ammazzano il padre
mentre sta nel carcere (io l'ho conosciuto nel
carcere di Poggioreale). Una persona che credo, se
sceglierà la mia stessa strada, un domani potrebbe
ricrearsi una vita per bene, nonostante si è
macchiato, come me, di tanti delitti orrendi.
        PRESIDENTE.  Lei stava dicendo che nel 1981 ci fu ...
 PASQUALE GALASSO.  No, per portarvi da quando è
nata questa organizzazione con Carmine Alfieri.
Diciamo che è
incominciata a nascere con l'avvento di Cutolo. Nel
1980-1981 gli Alfieri principalmente erano
preoccupati di questa prepotenza di Cutolo. Cercavamo
di difenderci, avevamo quei rapporti con Lorenzo
Nuvoletta, che ancora una volta speculavano su queste
tensioni che creava Cutolo. Alla fine, dopo riunioni
diverse riunioni presso i Nuvoletta, riunioni di
tregua, di pace, che Cutolo doveva lasciare
tranquilli un po' tutti gli ambienti, tutti i gruppi
camorristici campani... i Nuvoletta, che facevano da
intermediari, da mediatori, però dopo si è scoperto
che loro facevano ancora una volta il doppio gioco. A
fine 1981 muore Salvatore Alfieri ammazzato dai
cutoliani. Il 15 gennaio 1982 mi ammazzano, per
vendetta trasversale, mio fratello Nino; come le
dicevo, una persona per bene, invalido. Io da quel
momento giurai su mio fratello Nino che l'avrei
vendicato e da quel momento ho incominciato a
stringere un rapporto di fedeltà tra me e gli
Alfieri, Enzo Moccia, inizialmente, e poi altri
nostri aggregati, senza affiliazione, questo volevo
portare, senza cerimonia: è un rapporto amicale
stretto sul sentimento dell'amicizia.
PRESIDENTE.  Questo a differenza di quel che
succedeva
con Cutolo, perché Cutolo faceva le cerimonie.
 PASQUALE GALASSO.  Cutolo e un po' tutti i gruppi
camorristici, quasi tutti, fanno iniziazione, non so
come, noi li abbiamo sempre derisi, io e vi parlo di
Enzo Moccia.
PRESIDENTE.  Lei è stato mai affiliato a Cosa nostra?
PASQUALE GALASSO.  No, seppure ho avuto diverse
proposte,
come le dicevo, dai vari esponenti mafiosi campani.
PRESIDENTE.  Quando era in carcere o anche dopo?
          PASQUALE GALASSO.  Quando ero nel carcere e pure
                               fuori.
Mi ricordo che Zaza da Napoli, quando avevo problemi
a
Poggiomarino, nella mia zona, lui era aggiornato
tramite il suo referente... Mario Fabbrocino e
Pasquale Russo, i suoi referenti nell' hinterland ,
sono venuti più di una volta a     Poggiomarino ad
offrirmi la loro solidarietà, però, mi
invitavano, mi dicevano che mi dovevo legalizzare ma
io come vi ho detto ...
 PRESIDENTE.  Legalizzare che vuol dire?
 PASQUALE GALASSO.  Vuol dire associarsi al loro
gruppo che è un gruppo mafioso. Zaza fa parte della
famiglia dei Greco di Ciaculli.
         PRESIDENTE.  Ho capito. Lei che tipo di automobili
                                usava
quando era in libertà?
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 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che noi come attività
facevamo
la trasformazione di autocarri e poi la vendita di
automobili, quindi avevamo una concessionaria, un
autosalone.
PRESIDENTE.  No, voglio dire questo, dagli
interrogatori
che abbiamo visto ...
 PASQUALE GALASSO.  Papà non mi ha fatto mai mancare
niente. Da quando avevo 20 anni ho usato Ferrari,
Porsche e macchine di piccola cilindrata.
        PRESIDENTE.  Cosa le dava questa ricchezza? Soltanto
                                 il
commercio di autoveicoli oppure anche altro?
 PASQUALE GALASSO.  Non ho capito.
 PRESIDENTE.  Cosa le dava questa ricchezza?
Soltanto il commercio di autoveicoli o anche altre
attività?
PASQUALE GALASSO.  Vorrei capire bene, signor
presidente. PRESIDENTE.  Credo che non tutti
possiedano Ferrari,
Porsche, eccetera. Possedere questo tipo di macchine
è in genere segno di una particolare ricchezza.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Ecco, le ragioni di questa ricchezza
erano soltanto il lavoro che facevate sui veicoli
industriali e sulle macchine oppure anche altro?
 PASQUALE GALASSO.  Solo quello. Dal dopoguerra mio
padre... Inizialmente era commerciante di cereali,
negli anni subito dopo la guerra. Poi, con il proprio
lavoro e con le speculazioni, con investimenti
immobiliari, si è creato una ricchezza che poi ci ha
fatto vivere agiatamente.
PRESIDENTE.  Lei aveva una villa bunker?
 PASQUALE GALASSO.  No, noi tenevamo la nostra
attuale abitazione in Poggiomarino, che poi è nel
comune di Scafati, dove c'è un muro recintato.
Inizialmente, papà l'ha sempre avuto per la custodia
degli autocarri. Mi ricordo che 20, 30 anni fa mio
padre ha subìto diversi furti di autocarri. Quindi,
era un muro. Certamente, dopo l'omicidio di mio
fratello Nino, devo dire il vero, su questo muro
abbiamo messo un'inferriata alta circa un metro.
Questo è tutto.
PRESIDENTE.  Ci sono telecamere, cose di questo
genere o
no?
         PASQUALE GALASSO.  Ha la telecamera all'ingresso ma
                                come
un po' tutte le aziende. Certamente, le dico, dopo
l'omicidio di mio fratello Nino, il cancello... se
veniva un cliente, il portiere, se lo conosceva, lo
faceva entrare o eventualmente gli chiedeva
documenti.
             PRESIDENTE.  Lei si è mai occupato di lotto
                            clandestino?
 PASQUALE GALASSO.  No, mai.
 PRESIDENTE.  Lei si è mai occupato di traffico di
stupefacenti?
 PASQUALE GALASSO.  No, non ci siamo mai occupati di
traffico di stupefacenti e credo neanche Alfieri,
almeno come lui sempre mi ha detto.
          PRESIDENTE.  Quando dice "non ci siamo" che vuol
                                dire?
 PASQUALE GALASSO.  Io e il mio gruppo.
 PRESIDENTE.  Come mai, se tutti se ne occupavano,
voi proprio no?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che principalmente dopo
l'omicidio Casillo non era importante trafficare in
stupefacenti, c'era ben altro da occuparsi.
PRESIDENTE.  Cosa è il ben altro?
Pagina 2229
 PASQUALE GALASSO.  Gli appalti.
PRESIDENTE.  E rendevano quanto gli stupefacenti?
PASQUALE GALASSO.  Credo pure maggiormente. PAOLO
CABRAS.  Non ha mai fatto contrabbando di
sigarette?
            PASQUALE GALASSO.  Credo che Alfieri in prima
                              persona,
almeno quello che lui...
        PAOLO CABRAS.  Qual era la ragione sociale del gruppo
Alfieri?
         PASQUALE GALASSO.  Diciamo, gli appalti e poi tutti
                                 gli
altri traffici, tutti gli altri interessi...
           PAOLO CABRAS.  Gli appalti, dopo l'uccisione di
                              Casillo,
io dico prima.
 PASQUALE GALASSO.  Prima non lo so. Non so cosa
abbia fatto, perché poi certamente non ha la mia
stessa età.
PRESIDENTE.  Comunque, le domande riguardavano lei.
Lei
dice: "non ho mai fatto lotto clandestino, non ho mai
fatto traffico di stupefacenti". Non ha mai fatto
traffico di stupefacenti perché le altre attività
rendevano già sufficientemente. E' questo il tipo di
ragionamento?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
        PRESIDENTE.  L'omicidio di suo fratello Nino fu il 15
                                  o
il 21 gennaio 1982?
 PASQUALE GALASSO.  21 gennaio 1982.
            PRESIDENTE.  Perché lei ha detto il 15 prima.
PASQUALE GALASSO.  Ho sbagliato, mi scusi.
PRESIDENTE.  Fu una ritorsione dei cutoliani?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  A che cosa?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo, all'omicidio di
Salvatore Alfieri, il 26 dicembre 1981, segue
l'omicidio di Alfonso Catapano, in Poggiomarino,
responsabile dell'omicidio Alfieri. Dopo l'omicidio
Catapano, dei primi giorni - credo il 6 - del gennaio
1982, segue l'omicidio di mio fratello Nino.
PRESIDENTE.  Praticamente, c'è uno scontro tra il
gruppo
Alfieri ed il gruppo di Cutolo, è così?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Il gruppo Cutolo uccide Salvatore
Alfieri; voi uccidete Catapano e quelli uccidono suo
fratello. E' questa la dinamica?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Perché c'era questo scontro tra voi e
Cutolo? Aspetti, magari ci arriviamo tra un attimo.
Lei si è mai occupato di un consorzio PRO.CAL per il
mercato del calcestruzzo?
 PASQUALE GALASSO.  No, ma lo conosco.
 PRESIDENTE.  Di cosa si tratta?
 PASQUALE GALASSO.  E' un consorzio di calcestruzzi,
dove vi è l'intreccio, come al solito, tra politici,
camorra e imprenditori.
 PRESIDENTE.  Può spiegarlo bene?
 PASQUALE GALASSO.  Sì; per quanto mi risulta, il
consorzio PRO.CAL è stato
Pagina 2230
costituito con appoggi politici. Il consorzio sborsa
la tangente prima ai politici e poi...
         PRESIDENTE.  Andiamo con ordine: in che epoca siamo
all'incirca?
PASQUALE GALASSO.  Se non erro, nel 1988-1989.
PRESIDENTE.  Per quale ragione si costituisce questo
consorzio?
 PASQUALE GALASSO.  Si costituisce perché c'è un
marasma totale nel settore del calcestruzzo, per
quanto riguarda i prezzi, le modalità e tante altre
cose, ed anche perché i calcestruzzi erano sotto il
tiro della Guardia di finanza, dei carabinieri e dei
giudici inquirenti. Il consorzio, quindi, doveva
mostrare quella facciata apparentemente legale,
superiore a ogni intrigo, intreccio, interesse,
collusione fra camorra e imprenditori; si pensò bene,
quindi, di fare questo consorzio PRO.CAL. Così come
doveva nascere anche un altro consorzio: inizialmente
il PRO.CAL doveva essere unico per Salerno e Napoli
ma successivamente si doveva dividere. Oltre al
consorzio di Napoli, doveva nascere un consorzio a
Salerno.
PRESIDENTE.  E nasce poi il consorzio a Salerno?
 PASQUALE GALASSO.  No, non nasce.
 PRESIDENTE.  Lei ha fatto riferimento ad una
situazione
di confusione nel mercato del calcestruzzo:
l'onorevole Ricciuti chiede se l'importazione di
cemento era clandestina o legale.
 PASQUALE GALASSO.  Era apparentemente legale, ma vi
erano dietro interessi camorristici. Mi spiego
meglio: per quanto mi risulta, vi erano dei greci
collusi con la camorra e con qualche politico che
portavano le forniture di cemento a Napoli.
 PRESIDENTE.  Erano forniture clandestine?
 PASQUALE GALASSO.  No, apparentemente erano legali;
venivano sdoganate, credo, nei porti di Napoli e di
Salerno.
PRESIDENTE.  Era solo il disordine che vi indusse a
creare questo consorzio, o vi furono occasioni
particolari? PASQUALE GALASSO.  No, principalmente il
disordine ed
anche perché si vedeva che le forze dell'ordine
stavano addosso ai vari piccoli calcestruzzai.
PRESIDENTE.  Che erano già legati alla camorra?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
         PRESIDENTE.  Lei ha parlato di protezioni politiche
dietro al consorzio: quali sono?
 PASQUALE GALASSO.  Io di questo consorzio non mi
sono occupato, ma per quanto mi risulta sono quasi
sempre gli stessi.
 PRESIDENTE.  Cioè?
        PASQUALE GALASSO.  Maggiormente la corrente dorotea,
facente capo a Gava.
         PRESIDENTE.  Cosa aveva fatto in relazione a questo
consorzio?
 PASQUALE GALASSO.  Dietro al consorzio era
principalmente l'onorevole Boffa, uno dei principali
politici che dava protezione ed assistenza politica.
 PRESIDENTE.  Spieghi bene cosa faceva Boffa.
 PASQUALE GALASSO.  Le ripeto che non ho vissuto in
prima persona le vicende del consorzio PRO.CAL ma,
per quanto mi
risulta dalla mia organizzazione, da Carmine Alfieri,
da Mimmo e    Luigi Romano, imprenditori nostri
associati,
Pagina 2231
era per volontà di questi politici che nasceva il
consorzio PRO.CAL.
 PRESIDENTE.  Che utilità avevano questi politici?
         PASQUALE GALASSO.  Avevano i loro interessi, sia di
                                voto,
sia di arricchimento personale e talvolta di partito,
come eventualmente potrebbero far passare questi
finanziamenti. Una volta superata questa prima fase
con i politici, il consorzio PRO.CAL contattava quasi
tutti i gruppi camorristici, concedendo 2 mila lire
al metro cubo sulle forniture. Nacque una guerra,
principalmente fra il consorzio ed il gruppo
camorristico napoletano di Contini, Licciardi,
Mallardo, in quanto pretendevano 5 mila lire al metro
cubo, invece di 2 mila lire. Questo fatto fece pure
incrinare un po' i rapporti fra il nostro gruppo,
capeggiato da Carmine Alfieri, e lo
stesso clan Contini, Licciardi, Mallardo...
PRESIDENTE.  Che erano quelli che stavano a Napoli.
PASQUALE GALASSO.  Sì, tant'è vero che inizialmente
tutta
la cifra della tangente del consorzio PRO.CAL veniva
portata nelle mani di un imprenditore nostro
associato...
PRESIDENTE.  Chi era?
 PASQUALE GALASSO.  Luigi Romano; poi Alfieri
pensava a dividerla fra i gruppi camorristici a noi
associati. Da quel
momento, si sciolse questa intesa: quindi il gruppo
Licciardi, Contini, Mallardo proseguì per la sua
strada nei riguardi del consorzio PRO.CAL ed invece
al gruppo Alfieri stavano bene le solite 2 mila lire
al metro cubo.
 PRESIDENTE.  Lei ha detto: superata la prima fase,
come
se dapprima si fossero acquietati i politici e poi si
fosse passati a pagare la camorra.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  Come si acquietavano i politici?
PASQUALE GALASSO.  Diciamo con l'intesa: una volta
soddisfatti i propri interessi....
PRESIDENTE.  Come si soddisfacevano questi interessi?
PASQUALE GALASSO.  Io credo con una tangente
prefissata,
ma non vi so dire i particolari.
 PRESIDENTE.  Quali vantaggi vi offrivano i politici
in cambio del pagamento da parte vostra di una
tangente?
PASQUALE GALASSO.  Essenzialmente un vantaggio in
termini
di voti.
        PRESIDENTE.  Questo era per i politici, ma a voi cosa
davano?
 PASQUALE GALASSO.  Vi era, diciamo, l'intreccio, la
commistione, la simbiosi, l'accordo di tranquillità
tra noi e i   politici.
 PRESIDENTE.  Nel PRO.CAL, per quanto lei sa - visto
che dice di non essersi direttamente interessato - i
politici che funzione avevano? Che ruolo svolgevano?
Perché voi dovevate dare loro una tangente e fare
avere i voti? In cambio cosa vi davano?
           PASQUALE GALASSO.  La protezione, almeno quella
                              politica,
la solidarietà per ogni problema, per quanto riguarda
sia noi gruppo camorristico, sia gli imprenditori
facenti capo al PRO.CAL.
        PRESIDENTE.  Cosa vuol dire protezione politica agli
imprenditori?
          PASQUALE GALASSO.  Loro sovrintendevano un po' a
                               tutto:
se domani mattina il PRO.CAL o il singolo
imprenditore ha un problema, si rivolge al politico
che sta dietro al PRO.CAL e che cerca di risolvere il
problema.
Pagina 2232
 PRESIDENTE.  Quale può essere il problema?
 PASQUALE GALASSO.  Un favore qualsiasi: per
esempio, non so, un certificato antimafia per un
imprenditore facente capo al PRO.CAL, oppure ben
altro favore. Quindi, un rapporto, un'intesa, una
copertura politica.
        PRESIDENTE.  Quindi, se comprendo bene, non vi era un
aspetto specifico?
 PASQUALE GALASSO.  Essenzialmente, se manca la
protezione politica, il consorzio PRO.CAL non nasce,
come non è nato, almeno per quanto mi risulta, un
analogo consorzio nel salernitano, dove è mancata la
volontà specifica di qualche politico a livello
nazionale.
        MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Vorrei sapere da chi abbia
ricevuto queste notizie su PRO.CAL.
PRESIDENTE.  La invito a rispondere a questa domanda.
PASQUALE GALASSO.  Dalla mia associazione sempre
facente
capo a Carmine Alfieri e di cui io ero un capo
storico perché, insieme ad Alfieri, appartenevo al
direttivo. Nel 1988 sono stato socio di Terracciano
Francesco della Calcestruzzi
vesuviana, quindi interessato a questa società
insieme ad altri imprenditori calcestruzzai.
         PRESIDENTE.  La Calcestruzzi vesuviana faceva parte
                                 del
consorzio?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ultimamente è entrata
anch'essa mentre io sono uscito dalla società. Erano
due calcestruzzi, quindi tutto quello che mi risulta
è direttamente in virtù del mio interessamento in
qualità di socio della Calcestruzzi vesuviana e in
qualità di amico di altri grossi calcestruzzai della
zona di Napoli.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Vorrei sapere se Boffa è
un politico locale e perché il consorzio non sia nato
nella provincia di Salerno. Forse perché è mancato il
riferimento a politici nazionali?
 PASQUALE GALASSO.  Vorrei fare a meno di rispondere
a questa domanda perché sono in corso indagini
coperte dal segreto istruttorio. Preferirei non
rispondere.
 PRESIDENTE.  Poiché lei ha parlato di un signor
Boffa
come di colui che teneva le fila, l'onorevole
Mastella le chiedeva chi fosse dietro questo
consorzio.
 PASQUALE GALASSO.  Boffa è uno dei politici che ha
organizzato il PRO.CAL, ha dato la copertura,
l'assistenza politica, almeno iniziale, per la
nascita di questo consorzio.
PRESIDENTE.  Lei poi ha aggiunto che a Salerno
quest'associazione non è nata perché nessun politico
nazionale ha dato la copertura, se non ho capito
male.
           PASQUALE GALASSO.  Non è che non abbia dato la
                             copertura,
non si è arrivati a certi accordi o a certe volontà
politiche, particolarmente di un grosso politico a
livello nazionale del salernitano.
 PRESIDENTE.  Chi era?
 PASQUALE GALASSO.  Preferirei non rispondere, se
possibile, perché vi è il segreto istruttorio.
        PRESIDENTE.  Questa Commissione ha interesse a capire
bene quali siano le caratteristiche delle
organizzazioni camorristiche. Abbiamo studiato in
modo abbastanza approfondito quelle di Cosa nostra,
della mafia siciliana, organizzazioni che conosciamo
meglio rispetto alla camorra; ora invece abbiamo
bisogno di capire bene come siano organizzati i
gruppi camorristici. C'è un comando unico per tutte
le organizzazioni della
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camorra o ciascuna si muove per conto proprio? Ovvero
dipende da momento a momento?
 PASQUALE GALASSO.  Dopo la scomparsa di Bardellino
Antonio...
 PRESIDENTE.  Può dire quando?
 PASQUALE GALASSO.  Maggio-giugno 1988. Dopo la
scomparsa di quest'ultimo c'era l'intenzione di
creare una cupola
camorristica di tutti i clan vincenti, quelli più
feroci della Campania, fra questi il nostro gruppo,
quello di Licciardi, Mallardo, Contini e il clan
cosiddetto dei Casalesi, quello che prima faceva capo
a Bardellino. A questa intesa però non si è arrivati,
anche per le tensioni che creavano altri gruppi che
sentivano di rimanere esclusi. Ogni gruppo
camorristico campano, a differenza di altri gruppi
delinquenziali, è autonomo.
        PRESIDENTE.  Quindi l'unico tentativo è stato quello
                                 ma
non si è riusciti.
 PASQUALE GALASSO.  Non è riuscito, se pure c'era
una
forte intesa tra noi, il gruppo Licciardi, Mallardo,
Contini, che sono maggiormente presenti a Napoli
città e nella provincia (Marano, Giuliano).
          PRESIDENTE.  Perché la scomparsa di Bardellino vi
                               indusse
acercare questa strada?
         PASQUALE GALASSO.  Perché secondo me Bardellino era
                                 un
punto di riferimento per tutti i clan camorristici
campani, eventualmente pure per quelli che non lo
sopportavano; riusciva a mantenere con il suo carisma
un certo equilibrio campano. Morto Bardellino...
 PRESIDENTE.  Morto o scomparso?
 PASQUALE GALASSO.  A me risulta che sia scomparso,
ma è morto. Morto Bardellino, vi sono state diverse
altre guerre di clan con centinaia di morti. Si stava
eccedendo e quindi si è ritenuto opportuno creare una
coalizione dei gruppi più feroci, quelli che erano
più presenti sul territorio affinché tutte queste
piccole faide, piccole guerre finissero, per arrivare
ad una tranquillità, a quello che fa comodo ai gruppi
camorristici di un certo rilievo e ai loro intrecci e
raccordi con altri ambienti politici istituzionali.
La tranquillità è una cosa importante, signor
presidente; se manca è tutto difficile, almeno per il
gruppo camorristico, per il camorrista e anche per
tutto l'intero ambiente di zona.
PRESIDENTE.  Cosa vuol dire la tranquillità?
             PASQUALE GALASSO.  Quando c'è la serenità.
PRESIDENTE.  Quando non ci sono guerre?
PASQUALE GALASSO.  Quando non c'è guerra, quando non
c'è
niente si può lavorare tranquillamente, certi
rapporti si possono curare meglio e si possono fare
tutti i vari traffici serenamente, le forze
dell'ordine non premono, non c'è esigenza, non ci
sono preoccupazioni diverse.
         PRESIDENTE.  Com'è composto un gruppo camorristico?
                                 C'è
un vertice, un gruppo che consiglia il vertice? Come
si crea il vertice? Com'è organizzato?
        PASQUALE GALASSO.  In ogni gruppo camorristico c'è un
capo, attorno al quale ci sono le sue persone più di
fiducia, quelle che si distinguono nei momenti di
tempesta, di guerra, vuoi per la loro ferocia vuoi
per il loro saper fare, per la loro managerialità,
per il loro dialogo oltre che con il settore
delinquenziale anche con i vari altri strati sociali.
Queste figure emergono, attorniano il capo, si crea
un direttivo con il capo. In questo direttivo si
decide tutto: i rapporti con questa o quell'altra
persona...
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 PRESIDENTE.  Ci sono gruppi di fuoco, come esistono
in analoghe organizzazioni, cioè persone che fanno
soltanto azioni di violenza?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Nel nostro gruppo all'inizio
eravamo in pochissimi; dico inizialmente perché mi
riferisco al periodo della guerra contro Cutolo che
io e pochi altri miei amici mi sono sposato
(volgarmente parlando). A questo punto, signor
presidente, devo confessare una cosa: dopo la morte
di mio fratello Nino cercavo la morte per liberarmi
di ogni cosa; volevo morire, ma prima di morire
volevo ammazzare chi aveva ammazzato mio fratello.
Come me c'era qualche altro amico mio.
        PRESIDENTE.  Lei quindi faceva parte di questo gruppo
particolarmente violento?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, fino agli ultimi anni;
invece
altri gruppi camorristici hanno gruppi di fuoco,
talvolta si servono di persone estranee,
tossicodipendenti; diciamo che si va nella volgarità
più assoluta, a seconda degli elementi che servono.
Per esempio, mi risulta che per compiere omicidi
altri gruppi camorristici si siano serviti di
poveretti, di tossicodipendenti, che sono poi stati a
loro volta uccisi.
PRESIDENTE.  Quali gruppi, per esempio?
        PASQUALE GALASSO.  Ma... Gionta, lo stesso Nuvoletta.
 Un po' tutti. Principalmente Licciardi...
PRESIDENTE.  Voi no, voi facevate direttamente...
PASQUALE GALASSO.  No, noi no. I fatti, se non
venivano
fuori con la mia collaborazione, può darsi che
morissero eternamente.
 PRESIDENTE.  Quindi, il capo del gruppo
camorristico non è scelto da un gruppo di persone. In
Cosa nostra avviene che...
 PASQUALE GALASSO.  Nella mia organizzazione, il
capo,
Carmine Alfieri, viene fuori dalla nomea degli
Alfieri, dalla loro grossa fama di malavitosi da
sempre: la famiglia degli Alfieri è presente nella
nostra zona dal dopoguerra. Quindi, io ed i nostri
amici, abbiamo sempre riversato aspetto ed ossequio
verso questa persona appartenente ad una nota
famiglia camorristica.
         Diciamo pure che nel frattempo Alfieri ha speculato
                                 sul
nostro coraggio e sulle nostre figure.
 PRESIDENTE.  C'è una divisione del territorio per
competenza dei singoli gruppi camorristici?
         PASQUALE GALASSO.  Sì, tutto il territorio campano.
                                E' un
po' - se posso permettermi - come fanno i politici:
ci sono le varie correnti (questa è una cosa chiara,
non sto dicendo menzogne)... Signor presidente, io
vorrei essere il più chiaro possibile, perché voglio
chiedere solo una cosa, principalmente a voi ed allo
Stato italiano: di darmi la possibilità di rinascere,
di riabilitarmi e di dimostrare allo Stato la mia
valenza sociale.
 PRESIDENTE.  La Commissione è qui che l'ascolta.
 PASQUALE GALASSO.  Voglio parlare con la massima
chiarezza, senza sotterfugi o ipocrisie.
  Negli ultimi tempi, la camorra campana aveva
suddiviso tutto il territorio della regione, un po'
come fanno i politici, i quali sono presenti in tutte
le zone: in una determinata zona, contestualmente
alla presenza politica vi è quella del capocamorra o
del referente camorrista. La Campania è suddivisa fra
tanti gruppi malavitosi.
Pagina 2235
PRESIDENTE.  E quali sono i gruppi per territorio?
PASQUALE GALASSO.  Nel casertano prevalentemente
opera il
clan dei casalesi, oggi con a capo Schiavone,
Bisognetti e qualcun altro.
 PRESIDENTE.  Questo a Caserta. Poi?
         PASQUALE GALASSO.  Sì, a Caserta il cosiddetto clan
                                 dei
casalesi.
  A Napoli città (parlo delle figure prevalentemente
presenti), Licciardi, Mallardo e Contini, fino ad
arrivare nel giulianese, con un'intesa, equivoca ed
ambigua tra di loro, con il clan Nuvoletta (Lorenzo
Nuvoletta) e, contestualmente, tramite Giuseppe
Mallardo, con il clan dei casalesi.
        Poi, ad Afragola, Casoria, Caivano, Frattamaggiore e
Frattaminore il clan Moccia, miei amici. A Nola e ad
Acerra vi sono altri gruppi che fanno capo a Mario
Fabbrocino, ma è inutile specificare i nomi, perché
si tratta di piccole famiglie malavitose (comunque,
principalmente c'è l'antica famiglia dei Nuzzo). Nel
nolano e nel vesuviano ci siamo noi, arriviamo nel
salernitano, fino a giungere in Calabria. Ad Avellino
c'è un altro gruppo facente capo a noi, quello di
Sepe Marzio. Contestualmente, vi sono altri due
gruppi, che sono in guerra oggi e da diversi anni,
quello dei Graziano e quello dei Gava. Ciò vuol dire,
per esempio, che una ditta che va a lavorare ad
Avellino, se non intreccia rapporti con questi clan
non può lavorare, anche se ha la protezione politica.
 PRESIDENTE.  Quest'ultima non basta?
 PASQUALE GALASSO.  Non basta.
 PRESIDENTE.  Lei ha detto che la vostra influenza
si estende fino in Calabria. Può spiegarci che
intende dire?
PASQUALE GALASSO.  Tutto il salernitano è coperto dai
nostri clan che, principalmente, fanno capo al clan
Maiale ed al clan Pecoraro, i quali sono legati ad
Alfieri.
PRESIDENTE.  Ed ora che Alfieri è arrestato, chi è il
capo di questo clan?
         PASQUALE GALASSO.  C'è un gruppo che oggi fa capo a
                                Sepe
Marzio.
PRESIDENTE.  Quindi, è lui che ha preso il posto...
PASQUALE GALASSO.  Sepe Marzio, Autorino, i fratelli
Russo, D'Avino e qualche altra persona.
        PRESIDENTE.  Quando un capo come Alfieri è arrestato,
continua a comandare e a dirigere o no?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, continua a comandare.
 PRESIDENTE.  Quindi, Sepe sarebbe una specie di
rappresentante...
PASQUALE GALASSO.  Certamente, Sepe con il direttivo.
PRESIDENTE.  Ma il direttivo è una cosa formalizzata
oppure nasce di fatto? Non so se ho formulato
chiaramente la domanda.
          PASQUALE GALASSO.  No, nasce appositamente, sono
                               scelte
persone...
 PRESIDENTE.  Li sceglie il capo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, il capo. Sono persone che
già nel campo di guerra, durante le tempeste hanno
dimostrato di saperci fare, vuoi per la ferocia, vuoi
per altri requisiti.
PRESIDENTE.  Quindi, c'è il capo che chiama attorno a
sé
quelli più capaci. Ma questo gruppo di persone più
vicino al
capo è una struttura in qualche modo formale o è di
fatto? E' chiara la domanda?
Pagina 2236
 PASQUALE GALASSO.  No, è di fatto. Mi spiego: se
altri accoliti o associati lo sanno? Sì, lo sanno,
sono a conoscenza, sanno la valenza criminale di
tutto il direttivo.
PRESIDENTE.  Quando si decide un omicidio, chi lo
decide? PASQUALE GALASSO.  Il capo con il direttivo.
Ci sono
persone che sono già state designate a morire: si
aspetta il momento propizio, nel senso che queste
persone potrebbero essere in carcere, non presenti in
zona o non ben esposte; quando i fatti sono propizi,
il capo e il direttivo decide come fare; si
organizzano e scelgono anche i killer.
PRESIDENTE.  Come si è andato organizzando attorno ad
Alfieri il gruppo dirigente?
        PASQUALE GALASSO.  Inizialmente eravamo Alfieri, io,
                                Enzo
Moccia...
           PRESIDENTE.  Veniva chiamato Enzo ma il nome di
                              battesimo
è Angelo? E' così?
        PASQUALE GALASSO.  E' di famiglia che viene chiamato
così.
  C'era Giuseppe Olivieri, dell'agro nocerino-
sarnese, del
salernitano; poi, dopo sono venuti Giuseppe Ruocco,
Ferdinando Cesarana (Sepe Marzio già esisteva prima,
insieme a me e a Enzo Moccia, ma si trovava in
carcere) e Giuseppe Autorino.
Questo era il nostro gruppo direttivo. Poi, dopo,
negli
anni 1985-1986, si aggiungono a noi altri elementi
mafiosi provenienti dal gruppo Zaza.
          PRESIDENTE.  Quanti erano, sostanzialmente, tutti
                               quelli
che giravano attorno ad Alfieri?
PASQUALE GALASSO.  Qualche centinaio di persone.
PRESIDENTE.  Ma quelli che facevano parte del
direttivo
erano anche killer?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Quindi, facevano una cosa e l'altra,
non c'era una distinzione...
           PASQUALE GALASSO.  No, al di fuori di Alfieri,
                               eravamo
tutti killer.
 PRESIDENTE.  Che rapporti ci sono stati e ci sono
con
Cosa nostra?
 PASQUALE GALASSO.  Già dagli anni settanta, come le
dicevo prima, Cosa nostra era presente principalmente
a Napoli e    in tutta la Campania con la famiglia
Nuvoletta, che faceva
capo a Liggio e poi dopo a Riina, Provenzano e
Bagarella, con Zaza, che faceva capo ai Greco, poi
con le famiglie Sciorio e Maisto.
PRESIDENTE.  Che erano con Nuvoletta, Sciorio e
Maisto? PASQUALE GALASSO.  I Maisto imparentati con i
Nuvoletta.
Sarebbe Enrico Maisto, che si è sposato la figlia di
Antonio Orlando, zio di Lorenzo Nuvoletta.
  Queste erano le quattro famiglie mafiose che
speculavano e sfruttavano... speculavano, con la
forza dei mafiosi dietro le spalle, un po' tutta la
criminalità campana. Cioè, voglio dire, Nuvoletta
sfruttava questa forza...
 PRESIDENTE.  Può spiegare alla Commissione che vuol
dire che sfruttava questa forza del gruppo dei
corleonesi?
PASQUALE GALASSO.  All'epoca i corleonesi - diciamo
la
mafia, Cosa nostra - era un gruppo affermato, faceva
paura. Quindi, quando si sapeva che Nuvoletta o Zaza
erano mafiosi, erano collegati a Cosa nostra, nessuno
si permetteva di dargli fastidio e di aggredirli,
finché non venne fuori Cutolo.
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 PRESIDENTE.  Spieghi bene questa cosa.
           PASQUALE GALASSO.  Nel 1978-1979 evade Cutolo e
                              comincia
acreare un marasma a Napoli, incomincia ad imporre
finanche a
queste famiglie legate ai mafiosi le tangenti sui
loro traffici illeciti.
 PRESIDENTE.  Cioè lui chiedeva un tot a cassa di
sigarette, mi pare?
 PASQUALE GALASSO.  Non solo sulle casse di
sigarette ma anche altri interessi. Cutolo mirava un
po' a tutto. Quindi, in tutto questo contesto, si
arriva che... dopo le rimostranze un po' di tutti i
gruppi si arriva a quell'epoca che dicevo prima, nel
1980-1981, nella quale ci sono state numerose
riunioni presso l'abitazione di Lorenzo Nuvoletta,
dei Nuvoletta, in Marano, dove si discuteva, appunto,
tra tutti questi gruppi criminali campani di dire a
Cutolo, di imporre a Cutolo la tranquillità, di
lasciarli perdere. I Nuvoletta si impegnarono loro a
fare da mediatori ancora una volta per restare sulla
scena criminale campana, per acquisire ancora
importanza sulla scena criminale. Quindi, si arriva
prima ad un'intesa di tregua, poi di pace, che Cutolo
non mantiene. Prima ancora, a fine 1980, con
l'omicidio di Francesco Fabbrocino, fratello di Mario
Fabbrocino, e poi dopo...
PRESIDENTE.  Commesso dai cutoliani?
 PASQUALE GALASSO.  Da Cutolo, come pure il
ferimento, sempre in quell'epoca, dopo l'omicidio di
Francesco Fabbrocino, di Mario Fabbrocino.
 PRESIDENTE.  Se non ho capito male, c'erano queste
quattro famiglie, Nuvoletta, Sciorio, Maisto,
Orlando, che facevano riferimento al gruppo dei
corleonesi?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Dalla fine degli anni
sessanta fino all'epoca di Cutolo hanno un po'
sfruttato questa loro affiliazione con i mafiosi.
 PRESIDENTE.  Cutolo, invece, cercava di avere lui
il comando su tutta la Campania, su tutti gli affari?
PASQUALE GALASSO.  No, Cutolo voleva spazio ma
sempre,
poi l'ho capito, con l'appoggio sottobanco dei
mafiosi. PRESIDENTE.  Anche Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E di quali mafiosi?
 PASQUALE GALASSO.  Credo principalmente i
corleonesi, facendo capo a Liggio, lui Cutolo credo
che nel carcere che era ben presente...
 PRESIDENTE.  I corleonesi quindi appoggiavano tanto
Nuvoletta quanto Cutolo?
        PASQUALE GALASSO.  Sì, come pure Cutolo... Si arriva
                                 ad
un certo punto che i referenti politici di Nuvoletta
sono pure di Cutolo, come poi i referenti politici di
Cutolo diventano
di Alfieri, subito dopo. Signor presidente, ci sono
politici e malavitosi, come Nuvoletta, che pur di
rimanere sulla scena cambiano amico da un momento
all'altro, da un'epoca all'altra.
PRESIDENTE.  Ora arriveremo a questo. La cosa che non
ho
molto chiara è che queste quattro famiglie si
appoggiano ai corleonesi ed essendo appoggiate dai
corleonesi...
          PASQUALE GALASSO.  Mah, corleonesi diciamo a Cosa
                               nostra,
Greco, Bontate...
 PRESIDENTE.  Anche a Bontate, a tutti, insomma?.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, a Cosa nostra.
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           PRESIDENTE.  Poi Cosa nostra ad un certo punto
                            appoggerebbe
non solo questi quattro ma anche Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Lo dimostra il fatto che ho
avuto contezza, durante le riunioni fatte da tutti i
gruppi criminali campani presso l'abitazione dei
Nuvoletta in Marano...
 PRESIDENTE.  Quella del 1981?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, del 1981, dove Nuvoletta
prese una posizione che non era netta come quella del
suo braccio armato, di Bardellino, che rimproverava a
Cutolo, a Pasquale Cutolo, a Casillo, che non
dovevano fare abusi, che dovevano lasciare in pace
gli altri gruppi malavitosi. Ma glielo diceva con
schiettezza, con franchezza. Invece Nuvoletta, quello
che hanno fatto sempre, con la loro ambiguità,
facevano il doppio gioco. Alla fine, si capì e questo
si è capito con l'omicidio di Salvatore Alfieri e con
quello di mio fratello, dove i Nuvoletta si
staccarono definitivamente da Alfieri e, diciamo, da
me. Normalmente si danno le condoglianze quando muore
un familiare, invece Nuvoletta non venne né da
Alfieri né da me, da nessuno, non ci mandò
condoglianze.
 PRESIDENTE.  Era un segnale?
 PASQUALE GALASSO.  Benissimo. Dimostrò che lui
condivideva, stava più con Cutolo che con noi, perché
in quel momento Nuvoletta ci vedeva perdenti. E' un
po' la mentalità dei politici, di alcuni politici
campani: se vedono uno perdente lo scaricano e vanno
a creare l'amicizia con il camorrista vincente della
zona, rapporti pure normali, formali, ma comunque un
rapporto tra un camorrista ed un politico. Questa è
la figura di Nuvoletta, perché i Nuvoletta nascono
ambigui. Forse non so se contattando qualche politico
hanno preso questa mentalità oppure ce l'hanno in
loro stessi.
PRESIDENTE.  Nuvoletta quindi faceva capo a queste
persone, che lei ha detto, di Cosa nostra.
Bardellino, che lei dice uomo più rigoroso, più
rigido, nel confronto con Cutolo?
PASQUALE GALASSO.  Bardellino era un malavitoso che
apprezzavo molto perché era franco, non amava
sotterfugi, ambiguità.
 PRESIDENTE.  Faceva riferimento anche lui a gruppi
mafiosi?
 PASQUALE GALASSO.  Bardellino negli anni settanta
era il braccio armato di Nuvoletta. I Nuvoletta hanno
sfruttato molto la ferocia di Bardellino, grosso
killer, e quindi sono andati avanti per dieci anni.
           PRESIDENTE.  Bardellino faceva riferimento agli
                               stessi
mafiosi cui faceva riferimento Nuvoletta?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, so principalmente a Cosa
nostra. Bardellino conosceva, so per bocca sua,
Buscetta e tutti gli altri di Cosa nostra.
 PRESIDENTE.  Conosceva anche Bontate?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E gli altri?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che Bontate aveva uno
stretto legame pure con Peppino Sciorio, della
famiglia Sciorio.
PRESIDENTE.  Una delle quattro famiglie di cui
parlava
prima.
  I rapporti con la 'ndrangheta?
        PASQUALE GALASSO.  Sono rapporti episodici, di tanto
                                 in
tanto. Ci sono rapporti.
 PRESIDENTE.  Legati a traffici specifici?
Pagina 2239
          PASQUALE GALASSO.  No, diciamo all'amicizia, allo
                               scambio
di favori e al traffico di armi, principalmente.
PRESIDENTE.  Può spiegare?
        PASQUALE GALASSO.  Almeno nel nostro gruppo tenevamo
rapporti con un certo Muto.
 PRESIDENTE.  Il quale?
 PASQUALE GALASSO.  Con il quale avevamo rapporti di
amicizia, io non lo conosco ma aveva rapporti di
amicizia con Alfieri e con altri nostri associati,
quali Maiale, della zona salernitana, Mario Pepe...
 PRESIDENTE.  Anche Mario Pepe era di Salerno?
        PASQUALE GALASSO.  Sì, dell'agro nocerino-sarnese ma
                                  è
uno che viene dopo che si è formata la nostra
organizzazione. PRESIDENTE.  Può spiegare questa
questione del traffico
delle armi come affare attorno al quale c'è un
rapporto con questo gruppo di 'ndrangheta?
 PASQUALE GALASSO.  Almeno con questo Muto c'era un
rapporto di amicizia, di reciproci favori. Muto è un
altro che si interessa di appalti, almeno in quella
zona iniziale, scendendo giù, della Calabria. Quindi,
per questi rapporti di appalti, con un altro
imprenditore nostro associato lui si conosceva...
 PRESIDENTE.  Chi è questo imprenditore?
 PASQUALE GALASSO.  Luigi Romano.
 PRESIDENTE.  Sempre quello che ha detto prima?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Aveva intessuto rapporti
inerenti agli appalti pubblici e quindi si crea
questo rafforzamento di amicizia tra Muto e la nostra
organizzazione. Ma diciamo che è un rapporto che poi
mantengono nostri associati, quale Visciano Angelo,
Maiale, Pecoraro.
PRESIDENTE.  Lei conosce il Maisto di Praia a mare?
PASQUALE GALASSO.  No.
        PRESIDENTE.  Mi pare, quindi, che mentre il rapporto
                                 con
Cosa nostra è più fisso quello con la 'ndrangheta è
diverso. PASQUALE GALASSO.  Sì, si andava a creare un
rapporto
sporadico, non con una certa intesa, una certa
frequentazione: era un rapporto più lieve.
        PRESIDENTE.  Può indicare alcuni affari fatti insieme
                                 con
la 'ndrangheta?
            PASQUALE GALASSO.  C'era il traffico di armi:
                             talvolta ci
fornivano le armi.
PAOLO CABRAS.  Vi rifornivate di armi dalla
'ndrangheta? PASQUALE GALASSO.  Sì; fornivano armi a
questi gruppi
camorristici e a noi associati.
PRESIDENTE.  Dove prendeva le armi la 'ndrangheta?
PASQUALE GALASSO.  Non so.
 PRESIDENTE.  Che tipo di armi erano?
 PASQUALE GALASSO.  Un po' di tutto.
 PRESIDENTE.  Anche esplosivo?
PASQUALE GALASSO.  Sì, pure esplosivo. PRESIDENTE.
Armi corte e lunghe? PASQUALE GALASSO.  Sì.
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         PRESIDENTE.  Vi erano rapporti anche con esponenti
                                della
Sacra corona unita?
        PASQUALE GALASSO.  Per la Sacra corona unita, fino a
quando Cutolo non evade dal carcere, in Puglia di
delinquenza organizzata non ce n'è; Cutolo è quello
che da latitante si porta in Puglia e comincia a
creare i primi associati malavitosi pugliesi alla
NCO. Dopo Cutolo si va a creare questa associazione
di gruppi delinquenziali pugliesi e ci
sono rapporti fra questa associazione e le nostre
associazioni campane.
 PRESIDENTE.  Può farci un po' di nomi?
 PASQUALE GALASSO.  Sì; dall'inizio degli anni
ottanta
fino agli ultimi tempi c'è un rapporto di traffico e
contrabbando di sigarette e droga fra Gionta, i
gruppi camorristici e i gruppi delinquenziali
pugliesi. C'è il rapporto di un nostro gruppo
camorristico, quello che fa capo a Visciano, a Di
Martino e a Falanga Felice, sempre per
traffici di contrabbando. C'è un rapporto di
D'Alessandro Michele, del gruppo D'Alessandro di
Castellammare, con altri associati pugliesi.
 PRESIDENTE.  Con quali?
 PASQUALE GALASSO.  Non so i nomi, ma so che
D'Alessandro è ben presente in Puglia, dove hanno
diverse abitazioni.
PRESIDENTE.  In quale area della Puglia: nel Salento
o
nel foggiano?
 PASQUALE GALASSO.  Credo sia nel foggiano sia nel
Salento.
 PRESIDENTE.  Lei non parla mai, per quanto riguarda
gli affari, di traffico di stupefacenti: come mai,
neanche le altre famiglie lo facevano?
 PASQUALE GALASSO.  Penso che, o meglio certamente,
quasi tutti i gruppi camorristici campani si occupano
di stupefacenti, ma diciamo che lo fanno di più quei
gruppi camorristici che non sono presenti negli
affari degli appalti pubblici.
 PRESIDENTE.  Quindi, quelli che non si occupano di
appalti si occupano di stupefacenti?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, invece principalmente il
gruppo Contini, Mallardo, Licciardi si è interessato
ultimamente, dopo la morte di Bardellino, degli
appalti pubblici ma contestualmente ha sempre fatto
traffico di stupefacenti. A noi ci risulta perché da
un decennio abbiamo rapporti con Licciardi.
PRESIDENTE.  Per stupefacenti intende eroina o
cocaina? PASQUALE GALASSO.  Tutt'e due, ma pure le
droghe leggere. PRESIDENTE.  Come avviene questo
traffico: loro curano
l'importazione di grosse quantità oppure lo smercio
sul territorio?
        PASQUALE GALASSO.  Diciamo tutt'e due le cose: curano
l'importazione e pure lo smercio al minuto.
           PRESIDENTE.  Sa come e da dove si riforniscono?
 PASQUALE GALASSO.  No, le fonti non le conosco, ma
diciamo con i loro referenti esteri, elementi
camorristici che si sono trasferiti all'estero e si
sono messi in contatto con altri elementi malavitosi
esteri, creando questo traffico.
PRESIDENTE.  Lei dice che il gruppo Alfieri si occupa
di
appalti a partire dal 1980, in sostanza dalla
ricostruzione dopo il terremoto; è così?
          PASQUALE GALASSO.  Diciamo che il gruppo Alfieri
                               cresce
nel tempo dopo
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l'omicidio Casillo ed è presente fino ad arrivare
totalmente a  tutti gli appalti pubblici.
 PRESIDENTE.  Prima di occuparsi degli appalti, di
che
cosa si occupava?
 PASQUALE GALASSO.  Di altri traffici illeciti, come
principalmente l'usura.
 PRESIDENTE.  Faceva estorsioni?
          PASQUALE GALASSO.  Estorsioni di meno, ma diciamo
                               rapine
etraffici di importazione.
 PRESIDENTE.  Importazione di che cosa?
PASQUALE GALASSO.  Principalmente carni. PRESIDENTE.
Cioè?
        PASQUALE GALASSO.  Importavano carne dall'estero e la
vendevano nelle zone vesuviana e nolana. PRESIDENTE.
E questo non era lecito?
PASQUALE GALASSO.  Era apparentemente legale ma si
trattava di un reinvestimento dei profitti illeciti.
PRESIDENTE.  Si occupava anche di contrabbando di
sigarette e di tabacchi?
PASQUALE GALASSO.  Forse negli anni settanta.
PRESIDENTE.  Cosa nostra e quelli della mafia sono
mai
intervenuti per favorire la cessazione della guerra
fra
diverse organizzazioni della camorra? Sono mai
intervenuti per cercare di mettere un po' di ordine
in Campania?
 PASQUALE GALASSO.  Cosa nostra? L'intervento
principale è durante le tensioni fra Cutolo e tutti i
gruppi camorristici campani.
 PRESIDENTE.  Interviene Cosa nostra?
 PASQUALE GALASSO.  Interviene Cosa nostra dietro
Nuvoletta e, diciamo, i loro rappresentanti mafiosi
ma, ad un certo momento, a Cosa nostra interessava -
credo certamente pure Cutolo, che nel 1981,
specialmente dopo la vicenda Cirillo, nelle carceri
era presente in un modo strepitoso e alto.
         PRESIDENTE.  Può spiegare alla Commissione qualcosa
                                sulla
riunione a Vallesana nel 1982?
           PASQUALE GALASSO.  Sì; allora evade Cutolo dal
                              manicomio
di Aversa...
 PRESIDENTE.  In che epoca siamo?
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1978-79. Comincia quindi a
creare tensioni un po' a tutti i gruppi camorristici
campani e c'è una rivolta generale. Di queste
lamentele si fanno carico i Nuvoletta, con a capo
Lorenzo Nuvoletta, che riferisce tutto ai suoi capi
mafiosi: ricordo che nel 1981 si facevano queste
riunioni a Vallesana dove, per esplicita richiesta di
Lorenzo Nuvoletta e Bardellino, io e Alfieri eravamo
presenti (e talvolta qualche altro nostro associato).
Su queste lamentele e    su questa situazione i
Nuvoletta volevano speculare ancora
una volta e far capire a tutti i gruppi malavitosi
campani che loro, comunque, erano i più forti, quelli
che incidevano sulla pace, sulla tregua,
sull'equilibrio criminale campano.
         Sono stato presente a diverse riunioni; ricordo che
                                 ad
alcune di queste eravamo circa un centinaio, i
rappresentanti di tutte le famiglie campane.
 PRESIDENTE.  Un centinaio di persone?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  E nessuno si era accorto che eravate là?
Pagina 2242
 PASQUALE GALASSO.  No; in quel momento venni a
sapere da Alfieri e Alfieri dallo stesso Nuvoletta
che non c'erano problemi, neanche per quanto
riguardava le forze dell'ordine che lui riusciva a
controllare, riusciva a darci tranquillità. La nostra
perplessità derivava dal pericolo che durante le
nostre riunioni potessero intervenire i carabinieri
facendo accadere un marasma. Nuvoletta invece ci ha
sempre tranquillizzati e talvolta io e Alfieri
abbiamo visto, scendendo da Vallesana, la masseria
dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena
fuori dell'abitazione di Nuvoletta. Quella per noi
era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto.
Ricordo che all'epoca Nuvoletta era in stretto
rapporto con un politico nazionale di grosso rilievo.
PRESIDENTE.  Chi era?
 PASQUALE GALASSO.  Gava. Questo perché se ne
parlava durante le riunioni; talvolta io, Alfieri e
qualche altro componente della sua organizzazione
abbiamo pranzato con Lorenzo Nuvoletta su esplicita
sua richiesta. Quindi se ne parlava perché vedevamo
un'ostentata tranquillità a casa di Lorenzo Nuvoletta
mentre a quell'epoca anche l'abitazione dell'ultimo
malavitoso era soggetta a perquisizione.
PRESIDENTE.  Nuvoletta non subiva perquisizioni?
PASQUALE GALASSO.  No, almeno per quanto mi consta;
quegli appuntamenti, quelle riunioni così
sfacciate... PRESIDENTE.  Con quale mezzo vi
andavate? Con le vostre
auto?
PASQUALE GALASSO.  Sì, con le nostre auto.
PRESIDENTE.  Si trattava, dunque, di 70-80
automobili! PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Dove le mettevate?
 PASQUALE GALASSO.  La masseria di Nuvoletta ha un
piazzale molto grande, quindi le automobili potevano
essere messe sia nella strada che portava alla
masseria sia all'interno della masseria stessa, nel
grande piazzale dove potevano essere parcheggiate
benissimo 50-100 automobili.
PRESIDENTE.  Quante riunioni di questo tipo ci sono
state?
 PASQUALE GALASSO.  Ricordo particolarmente una
delle ultime riunioni dell'estate 1981 nel corso
della quale dovevamo decidere di chiarirci una volta
per sempre le
tensioni che ci venivano create dai cutoliani.
Ricordo che in quel momento erano presenti nella
masseria di Nuvoletta Riina, Provenzano e Bagarella.
Erano questi i nomi.
PRESIDENTE.  Erano con voi o in un altro posto?
PASQUALE GALASSO.  Erano a circa 50-100 metri da noi,
in
un villino in un castagneto poco lontano da noi.
PRESIDENTE.  Sempre nella proprietà di Nuvoletta?
PASQUALE GALASSO.  Sì, perché durante queste riunioni
si
creavano tensioni tra alcuni componenti della
riunione; maggiormente si creò una tensione
particolare tra Antonio Spavone, il famoso o'
malommo, e gli Zaza e ci fu un
battibecco tra di loro. Spavone venne sparato nel
1976 dagli Zaza; Spavone ritenne opportuno in quella
riunione far presente che non c'era solo il pazzo
Cutolo che dava fastidio a    tutti gli altri gruppi
camorristi ma anche altre famiglie
camorriste, come gli Zaza.
 PRESIDENTE.  Spavone era rimasto solo ferito?
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         PASQUALE GALASSO.  Sì. Era il 1976 e Spavone sapeva
                                 che
erano stati gli Zaza.
         PRESIDENTE.  Come facevano ad influire Riina e gli
                                altri
siciliani che stavano separati?
 PASQUALE GALASSO.  Durante queste ed altre tensioni
ci siamo accorti, io e qualche altro mio amico, che
Lorenzo Nuvoletta, Michele Zaza e qualche altro
partecipante a queste riunioni chiedevano il permesso
di allontanarsi un momento e ritornavano dopo
mezz'ora o un'ora portando nuove notizie. A volte
Lorenzo Nuvoletta diceva come bisognava fare, che
cosa lo invitava a fare; silenziosamente vedevamo che
anche i
componenti cutoliani assimilavano quello che diceva
Nuvoletta. D'altronde si sapeva già, per esplicita
ammissione di Lorenzo Nuvoletta, che i siciliani
erano nella sua proprietà.
         MARIO CLEMENTE MASTELLA.  La protezione cui lei ha
                                fatto
cenno era di Gava o di uomini di Gava?
 PRESIDENTE.  Si tratta di un aspetto molto delicato
che interessa molto la Commissione e su cui in
seguito le verranno rivolte domande specifiche.
L'onorevole Mastella le chiede se tale protezione
venisse direttamente dal senatore Gava o se fosse di
uomini di Gava. Quali sono gli elementi che Nuvoletta
vi dava per farvi intendere questo?
             PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi consta, la
                            protezione...
Ame consta il rapporto tra Gava e Nuvoletta.
 PRESIDENTE.  Da cosa le consta tale rapporto?
 PASQUALE GALASSO.  Sia dall'ammissione di Lorenzo
Nuvoletta sia da quanto durante i pranzi che eravamo
soliti fare nell'abitazione di Lorenzo Nuvoletta
veniva detto da
altri suoi associati e persone di fiducia che
appartenevano al
suo direttivo, come Salvatore Normale, il quale
all'epoca ci faceva ben presente che giorni prima si
erano visti con Gava. Questo è il rapporto tra
Nuvoletta e Gava e certamente i Nuvoletta godevano
degli appoggi dei referenti di Gava in zona, come
d'altronde ho toccato con mano, Alfieri ed io
godevamo dei favori dei referenti di Gava nella
nostra zona.
PRESIDENTE.  Con quali personalità politiche ha
parlato
direttamente?
 PASQUALE GALASSO.  Noi? Io?
 PRESIDENTE.  Sì, lei.
 PASQUALE GALASSO.  Ho parlato con i maggiori
referenti di Gava nella nostra zona, per esempio
Riccio, presidente della USL e sindaco di San Paolo
Belsito, il senatore Meo, Giuseppe D'Antuono,
Pasquale Catapano, presidente della USL e fedelissimo
di Gava da sempre, fin dalle mani di suo padre Ciccio
Catapano. Ci sono Ciccio Liguori, Achille Marciano...
PRESIDENTE.  Di dov'è Ciccio Liguori?
 PASQUALE GALASSO.  Di Poggiomarino.
        PAOLO CABRAS.  Era il sindaco di Poggiomarino, era la
                                 sua
città.
 PASQUALE GALASSO.  Ha fatto il sindaco per un
ventennio. Poi Achille Marciano e tutti gli altri; a
Pompei Maghetti e Tucci e tanti altri ancora.
PRESIDENTE.  Gli altri con chi avevano rapporti?
PASQUALE GALASSO.  Quali altri?
 PRESIDENTE.  Quelli del clan Alfieri o del clan
Nuvoletta con quali uomini politici avevano rapporti,
che lei sappia?
Pagina 2244
        PASQUALE GALASSO.  Posso parlarvi della zona nolana,
vesuviana e sorrentina...
 PRESIDENTE.  Quella che lei conosce.
 PASQUALE GALASSO.  Ma della zona a nord di Napoli
non posso darvi spiegazioni o fare nomi perché non ho
avuto contatti.
 PRESIDENTE.  Lei ha fatto un elenco di persone
aventi
responsabilità politiche che lei ha contattato
direttamente. A questo punto la domanda è la
seguente: gli altri, cioè Nuvoletta o Alfieri, con
quali uomini politici avevano rapporti in quella
zona?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi consta, il
politico con il quale tutti questi grossi malavitosi,
quali Nuvoletta, Alfieri, Cutolo e pochi altri, hanno
avuto sempre contatti vuoi direttamente o vuoi per
suoi referenti è sempre stato Antonio Gava, diciamo
la corrente dorotea facente capo a Gava.
PRESIDENTE.  Facciamo un passo indietro: nelle
riunioni a
Vallesana chi erano i rappresentanti di Cutolo?
Cutolo veniva direttamente o mandava qualcuno?
             PASQUALE GALASSO.  No, Cutolo era già stato
                             arrestato;
veniva Pasquale Cutolo...
 PRESIDENTE.  Che è il fratello.
        PASQUALE GALASSO.  Vincenzo Casillo e il direttivo di
Cutolo; in tutto 10-15 persone.
           PRESIDENTE.  Casillo era un uomo molto vicino a
                               Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E' quello che sarà ucciso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  Circa le strutture, avete rapporti...
MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Vorrei rivolgere un'altra
domanda.
        ANTONIO BARGONE.  Tutti dobbiamo rivolgere domande ma
possiamo farlo dopo.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Se ci sono connivenze,
vuol dire che anche polizia e carabinieri
partecipavano alle riunioni?
 PRESIDENTE.  E' la prima volta che lei, onorevole
Mastella, partecipa ad un'audizione di un
collaboratore di
giustizia. Se lei prende appunti, onorevole Mastella,
dopo potrà porre tutte le questioni che riterrà
opportune.
Chiedevo, dunque, se le risultino rapporti con le
organizzazioni straniere.
 PASQUALE GALASSO.  Prima vorrei rispondere ancora
all'altra domanda. Un'altra persona di fiducia, nelle
mani sia di Antonio Gava, della corrente dorotea e di
Alfieri, è il generale De Sena.
  Signor presidente, questo è ormai così sfacciato,
chiaro e trasparente, che mi chiedo come voi - dico
"voi" per dire lo Stato italiano - facciate a non
accorgervi di certi rapporti.
PAOLO CABRAS.  Quali rapporti?
 PASQUALE GALASSO.  Dei rapporti tra questi
amministratori collusi sia con l'ambiente malavitoso,
sia con i loro capi referenti politici. E' una cosa
che ormai sanno tutti, almeno i    cittadini miei
compaesani.
         PRESIDENTE.  Va bene. Quindi, lei dice che un altro
                                 dei
nomi...
 PASQUALE GALASSO.  I cittadini nolani e vesuviani
lo
sanno tutti. Hanno
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sempre saputo di un rapporto tra Alfieri ed il
generale De Sena, sindaco di Nola.
 PRESIDENTE.  Sempre seguendo il filo logico
fondamentale della struttura della camorra, anche se
ogni tanto andiamo da qualche altra parte, che può
dirci a proposito della presenza delle organizzazioni
camorristiche sul territorio nazionale? Per esempio,
sono presenti nel Lazio ed a Roma?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, dopo l'omicidio Casillo a
Roma tenevamo i nostri referenti. Sono rimasti i
coniugi Cillari e maggiormente Ciro Maresca,
Nicoletti e, ultimamente, Sepe Marzio e Cesarano. Ma
principalmente i coniugi Cillari, Ciro Maresca e
Nicoletti.
  Dopo l'omicidio Casillo, Ciro Maresca si
trasferisce a Roma, dove vive da 10 anni. Qui fa i
traffici illeciti più svariati. Di qualsiasi cosa la
nostra organizzazione aveva bisogno malavitosamente,
faceva riferimento a Ciro Maresca.
PRESIDENTE.  In altre parti del Lazio è presente?
         PASQUALE GALASSO.  Sono presenti in altre zone del
                               Lazio.
 PRESIDENTE.  Nella zona di Latina, per esempio? Al
Sud? Può spiegare con quali persone?
 PASQUALE GALASSO.  Inizialmente c'erano i Maiulo, i
Moccia, i Bardellino. Fino al 1988 c'erano i
Bardellino e il
clan casalese, che si espandeva fino a Latina.
Quindi, quando avevamo bisogno di qualcosa, ci
rivolgevamo a Bardellino, il quale sistemava tutto o
ci metteva in contatto con le persone con le quali
dovevamo...
 PRESIDENTE.  E dopo il 1988?
 PASQUALE GALASSO.  Dopo ci sono rimasti i casalesi,
mentre i Maiulo sono un po' scomparsi, perché nel
frattempo è morto uno dei fratelli. Principalmente, i
casalesi.
PRESIDENTE.  E in altre aree del Lazio?
 PASQUALE GALASSO.  Signor presidente, ci sono
elementi camorristici che fanno riferimento alla
nostra organizzazione e  ad altre organizzazioni
camorristiche, ma non sono di una
certa rilevanza. Anche perché sono zone tranquille,
ci si va per fare un traffico o un reinvestimento
apparentemente legale. Quindi, si sta abbastanza
tranquilli.
        PRESIDENTE.  Quali sono gli interessi di Alfieri e di
Ruocco a Latina?
 PASQUALE GALASSO.  Durante la guerra di Cutolo e
dopo l'omicidio Casillo, Peppino Ruocco, che
apparteneva ad una famiglia di commercianti
ortofrutticoli (da sempre presente sul territorio di
Latina per il commercio di questi prodotti, ma in
maniera modesta), divenuto figura emergente porta la
famiglia ad estendere il suo potere, su tutti i
prodotti
ortofrutticoli, in quasi tutta la zona di Latina. Da
sempre c'è una presenza malavitosa, per un certo
periodo collegata a Cutolo da rapporti amicali, che
poi passa nelle mani di Alfieri e di Pasquale
Ambrosino. Quest'ultimo ha un'industria in zona per
l'importazione e l'esportazione di prodotti orticoli
esotici e no, perfino dalla Cina.
  Quindi, nel mercato ortofrutticolo c'è la presenza
della malavita. Ultimamente, quasi tutto era nelle
mani di Peppino Ruocco, ma ci sono sempre state
influenze siciliane. Talvolta Peppino Ruocco riesce
pure a mortificare elementi appartenenti a   Cosa
nostra.
 PRESIDENTE.  E' molto forte questo Ruocco!
 PASQUALE GALASSO.  E' morto. Lo abbiamo ammazzato
noi stessi.
 PRESIDENTE.  E nella zona di Fondi?
 PASQUALE GALASSO.  C'è la presenza di elementi
della 'ndrangheta, c'è l'influenza
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dei casalesi (principalmente, un periodo è stato dei
Maiulo
edei Moccia). A Fondi sono presenti i figli di Mico
Tripodo,
ammazzato nel carcere di Poggioreale da Cutolo,
dietro compenso di Paolo De Stefano.
 PRESIDENTE.  Cioè?
 PASQUALE GALASSO.  Paolo De Stefano era calabrese,
aveva una faida con i Tripodo. Il capo dei Tripodo
era don Mico. Mi
sono trovato là quando Cutolo l'ha fatto ammazzare in
carcere, nel 1976. L'ho soccorso io don Mico Tripodo.
Cutolo mi riferì dei suoi rapporti con De Stefano e
che era stato lui a ordinare quell'omicidio.
PRESIDENTE.  E come avvenne questo omicidio in
carcere? PASQUALE GALASSO.  Lo compì Agrippino
Effice, un
associato NCO, un affiliato di Cutolo. Ricordo bene
che Cutolo, che stava a Poggioreale, organizzò il
tutto. Ricordo che un mese prima si fece trasferire
in un padiglione (credo fosse il padiglione Milano),
dove vi rimase. Furono Agrippino Effice e, mi sembra,
Domenico Morelli, di Sant'Antimo, quelli che
materialmente hanno ammazzato don Mico Tripodo, che
si trovava di fronte alla mia cella.
 PRESIDENTE.  Ma come l'ammazzarono?
           PASQUALE GALASSO.  A coltellate. Ricordo che lo
                              soccorsi
io don Mico Tripodo.
PRESIDENTE.  L'omicidio del Ruocco da cosa fu
provocato? PASQUALE GALASSO.  A Fondi ci sono i figli
di Tripodo... PRESIDENTE.  Ah, sì, stava dicendo dei
figli di Tripodo. PASQUALE GALASSO.  Ci sono i figli
di Tripodo ma con
l'influenza dei Casalesi.
        PRESIDENTE.  Diceva prima che Ruocco è stato ucciso.
                                 Per
quale ragione ciò è accaduto?
 PASQUALE GALASSO.  Giuseppe Ruocco è di Piazzola di
Nola, il paese di Carmine Alfieri. Ultimamente,
Giuseppe Ruocco gestiva un po' tutti gli affari di
Carmine Alfieri e quasi tutti i suoi rapporti
politici ed istituzionali. Da diversi anni, Carmine
Alfieri temeva Giuseppe Ruocco per la sua ferocia di
grosso killer. Quasi tutti i morti, nella guerra
contro Cutolo e altri gruppi camorristici,
storicamente contro gli Alfieri... è stato Giuseppe
Ruocco quello che, materialmente, ha vendicato la
morte di Salvatore Alfieri. Quindi, diviene una
figura emergente; era un giovane che amava la bella
vita e che aveva un buon dialogo con tutti gli
ambienti sociali delle zone del nolano e del
vesuviano. Questo accrebbe la tensione e la paura in
Carmine Alfieri, il quale temeva di fare la stessa
fine di Bardellino.
 PRESIDENTE.  Quindi, fu Carmine Alfieri a ordinare
l'omicidio...
          PASQUALE GALASSO.  Sì. Carmine Alfieri porta sul
                               tavolo
del nostro direttivo, una prima volta un paio d'anni
prima, le
lamentele contro Giuseppe Ruocco e la sua decisione
di ammazzarlo. Soprattutto io, e poi qualche altro
componente del nostro direttivo, facemmo leva
affinché non succedesse questa atrocità. Questo è un
episodio che mi ha fatto toccare con mano le belve e
la melma di questa mia vita criminale. Forse pure
questo ha inciso a farmi cambiare vita.
 PRESIDENTE.  Lei si oppose, però?
 PASQUALE GALASSO.  Mi opposi, io e qualche altro
componente e quindi Alfieri non decise.
Pagina 2247
 PRESIDENTE.  In che periodo?
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1989.
PRESIDENTE.  Quindi, Alfieri non decise l'omicidio?
PASQUALE GALASSO.  No, perché noi dicemmo apertamente
che
se si incominciava ad ammazzare, se ammazzavamo
Giuseppe Ruocco, che per noi era un capo storico,
certamente si sarebbero create tensioni in tutti gli
altri gruppi nostri associati e pure in noi stessi.
Quindi, era una cosa non giusta, non fatta per bene.
Ci si poteva parlare con Peppino Ruocco ed
eventualmente farlo correggere sul suo carattere, sul
suo comportamento ma Carmine Alfieri ritenne
opportuno di
non parlarne proprio. Noi lo invitammo a creare un
dialogo con lo stesso Giuseppe Ruocco, che poi era
suo figlioccio, cresimato pure, Carmine Alfieri
l'aveva pure cresimato. In quel momento si superò
questa ...
PRESIDENTE.  Poi dopo come si arriva all'omicidio?
PASQUALE GALASSO.  Poi dopo... Carmine Alfieri ha
avuto
sempre questa idea, perché si sentiva esposto, dato
che Giuseppe Ruocco era del suo stesso paese, della
sua stessa zona. Vedeva che Giuseppe Ruocco cresceva
sempre di più, aveva rapporti con varie autorità
istituzionali, nostri complici, nostri collusi e
quindi alla fine, per l'ennesima volta, Carmine
Alfieri riportò sul tavolo questa decisione. Credo,
almeno da parte mia, mio malgrado e forse pure per
qualche altro componente del direttivo, aderimmo a
questa decisione atroce.
 PRESIDENTE.  Come mai aderiste, vi convinceste?
 PASQUALE GALASSO.  Perché non si poteva fare
altrimenti. Signor presidente, almeno io non riuscivo
a trovare un altro... Pensai pure bene eventualmente
di avvertire lo stesso Giuseppe Ruocco ma alla fine
poteva solamente soccombere: né Giuseppe Ruocco mi
credeva né eventualmente tra Giuseppe Ruocco e
Carmine Alfieri si andava ad un chiarimento. Poteva
solamente soccombere. Questa è la legge, purtroppo,
della malavita, atroce ed immonda.
         PRESIDENTE.  In quali altre regioni siete presenti?
                                 In
Toscana?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  In quali zone?
        PASQUALE GALASSO.  Diciamo in quasi tutta la Toscana.
 PRESIDENTE.  Umbria?
         PASQUALE GALASSO.  Poco, almeno per quanto riguarda
                                 la
nostra organizzazione, no.
 PRESIDENTE.  Emilia Romagna?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
        PRESIDENTE.  In Romagna o in Emilia, cioè sulla costa
                                  o
nell'interno?
 PASQUALE GALASSO.  Sulla costa.
 PRESIDENTE.  Che attività si svolgono?
 PASQUALE GALASSO.  Ci sono associati di nostri
gruppi camorristici che sono presenti in zona e si
investe, si specula su diversi canali.
 PRESIDENTE.  Veneto?
 PASQUALE GALASSO.  No.
 PRESIDENTE.  Lombardia?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Liguria?
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          PASQUALE GALASSO.  Sì, principalmente a Genova ci
                               sono i
mafiosi con Gionta-Nuvoletta.
 PRESIDENTE.  Piemonte?
 PASQUALE GALASSO.  Poco, almeno dalla nostra
organizzazione. C'era...
 PRESIDENTE.  Abruzzo?
            PASQUALE GALASSO.  No. C'era in Piemonte quel
                              rapporto
nostro con elementi mafiosi.
PRESIDENTE.  Quello per il congegno per Casillo?
PASQUALE GALASSO.  Benissimo. Quelli che poi ci
fornirono
il congegno ma credo che oggi sono scomparsi.
 PRESIDENTE.  Era un mafioso?
 PASQUALE GALASSO.  Era un mafioso. Quindi, rapporti
tra noi associazione camorristica e questi elementi
mafiosi.
PRESIDENTE.  In Abruzzo invece non ci sono vostre
presenze?
 PASQUALE GALASSO.  No.
         ROMEO RICCIUTI.  Maisto si è rifugiato lì per tanti
                                anni.
        PASQUALE GALASSO.  Ho capito ma non fa parte del mio
gruppo.
 PRESIDENTE.  La domanda che la Commissione le fa
non
riguarda soltanto il suo gruppo, riguarda, per quello
che lei sa, anche altri gruppi.
         PASQUALE GALASSO.  Posso dire in linea generale che
                                 in
quasi tutta Italia ci sono elementi camorristici
presenti, poi bisogna vedere la rilevanza o
l'importanza di questi e quindi le difficoltà sociali
che possono creare. Se è un piccolo malavitoso non
può portare grossi problemi, quale può succedere...
           ALFREDO GALASSO.  Potrebbe approfondire questa
                              domanda,
chiedere quali sono gli affari...
 PRESIDENTE.  Sì, ora spieghiamo. Noi stiamo
lavorando sulla presenza delle varie organizzazioni
mafiose nelle diverse regioni italiane, anche quelle,
come dire, non tradizionali, dove c'è un insediamento
nuovo. Allora, alla Commissione interessa sapere,
oltre quello che lei ci ha detto, anche, se
possibile, nelle singole aree, per quello che lei sa,
che tipo di affari si fanno: si fa traffico di
stupefacenti o si investe in affari legali, se si
investe in affari legali in che tipo di affari.
Questo perché abbiamo bisogno di capire bene come
sono presenti le diverse organizzazioni mafiose su
tutto il territorio nazionale e che tipo di affari
fanno. Questa è la nostra esigenza. Ora, sulla base
di quel che lei sa e può dire, ci risponda.
 MARIO BORGHEZIO.  Può precisare in Lombardia in
quali zone?
 PRESIDENTE.  Può rispondere?
 PASQUALE GALASSO.  Almeno per quanto mi consta, in
Lombardia, a Varese, poi Milano e tutto il
circondario di Milano, principalmente.
PRESIDENTE.  Si parla del gruppo Alfieri o in
generale? PASQUALE GALASSO.  Principalmente, forse
parlo in linea
generale. Per il gruppo Alfieri, Milano, Varese,
queste sono le zone.
          PRESIDENTE.  Può dire per cortesia nelle singole
                              aree, se
lo sa, che tipo di affari specifici si fanno?
 PASQUALE GALASSO.  Sono i soliti affari. Oltre a
quello del traffico di stupefacenti - sono ben
individuati i
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gruppi che fanno questo traffico - sono quegli affari
dovunque si può investire, si può trafficare, non so:
dalle discoteche alle situazioni fallimentari.
PRESIDENTE.  Cioè, acquistare aziende in fallimento?
PASQUALE GALASSO.  Sì. Non ultimo, per volontà di
Alfieri, io, Alfieri ed altri nostri associati
abbiamo fatto un investimento a Forlì, in Romagna.
Rilevammo da una situazione fallimentare...
 PRESIDENTE.  Può spiegare meglio?
           PASQUALE GALASSO.  Sì. Rilevammo tre o quattro
                              industrie
che poi abbiamo venduto.
 PRESIDENTE.  Si ricorda quali industrie?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Le può dire?
 PASQUALE GALASSO.  I nomi non li ricordo ma sono
industrie di avicoltura, polli e galline. Ci sono due
o tre
industrie grosse. Noi le rilevammo per fare una
cortesia ad un amico di Alfieri. Ci siamo preoccupati
di gestire un po' tutta questa situazione
fallimentare per poi portarla a termine e alla fine,
pure con i profitti, le abbiamo cedute allo stesso
amico di Alfieri, che si trovava in una situazione
fallimentare. Questo amico lo aveva aiutato a trovare
un'amicizia con i giurati durante il processo per la
strage di Torre Annunziata .
 PRESIDENTE.  Questo amico?
        PASQUALE GALASSO.  Di Alfieri. Quindi, quello per noi
                                  è
stato un intervento isolato.
        PRESIDENTE.  Come si chiama questa persona di Forlì?
 PASQUALE GALASSO.  Silvio Balletta.
 PRESIDENTE.  Che aveva aiutato Alfieri ad avere un
contatto con i giurati del processo per la strage di
Torre Annunziata?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Alfieri, per riconoscenza,
per
sdebitarsi, mi interpellò, per quanto è di mia
conoscenza, per la mia managerialità imprenditoriale,
per aiutare questo signore.
 PRESIDENTE.  Quindi, compraste queste aziende?
 PASQUALE GALASSO.  No, sistemammo, intervenimmo con
soldi, con circa 1 miliardo e mezzo, due miliardi di
lire. Sistemammo tutte la situazione prefallimentare
di queste aziende e poi dopo le abbiamo cedute allo
stesso Silvio Balletta, dandoci soldi e regolamento
per quel che avevamo sborsato, con utili pure.
        PRESIDENTE.  Come faceste? Interveniste attraverso un
commercialista, o direttamente?
 PASQUALE GALASSO.  Sempre in Romagna, a Forlì, era
presente il gruppo di Mario Pepe per quanto riguarda
l'usura principalmente, le situazioni prefallimentari
e i supermercati.
         PRESIDENTE.  Avete rapporti per quanto riguarda le
                                aste
giudiziarie? Cercate di controllarle?
 PASQUALE GALASSO.  Questo è un altro punto
importante: da sempre, forse già dagli anni settanta,
i vari rapporti politico-camorristici consistevano in
scambi di favori, in consulenze e aiuti politici per
avvicinare talvolta il curatore, o il giudice, e
mettere a disposizione del rappresentante camorrista
della zona a loro referente questo
tipo di favore. Mi ricordo che quello delle aste
fallimentari è stato sempre uno dei profitti
illeciti.
Pagina 2250
 PRESIDENTE.  Spieghi meglio alla Commissione quanto
avviene. Innanzitutto, in quali città succede?
        PASQUALE GALASSO.  A Napoli e a Roma, principalmente.
                                 Già
negli anni settanta, sia a Napoli sia a Roma, il
gruppo di Alfonso Rosanova, il padre spirituale di
Cutolo, grosso camorrista anche lui legato alla
corrente dorotea, curava tutte le aste fallimentari
del tribunale di Napoli e di Roma.
PRESIDENTE.  In che modo?
 PASQUALE GALASSO.  Non so ... Loro erano aggiornati
dalle loro amicizie dei vari immobili prefallimentari
o riferibili a fallimenti già dichiarati: se era una
cosa che interessava,
perché potevano speculare, cominciavano a tessere
tutto un piano e quindi si arrivava, o con le
compiacenze di qualche avvocato, o con i loro
referenti politici, al curatore e poi al giudice
fallimentare. Si curava, nel tempo di qualche anno,
tutta la vicenda delle aste pubbliche, finché non si
portava quel bene ad un determinato prezzo e poi lo
acquisivano.
PRESIDENTE.  Ad un prezzo basso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Quindi, la tecnica era questa: si
seguiva la cosa, si cercava di ottenere il prezzo più
basso possibile e poi si comprava?
             PASQUALE GALASSO.  Sì, oppure si mettevano
                            direttamente
in contatto con i falliti, tramite il curatore, e
concordavano con tutti i creditori un prezzo misero,
basso: rilevavano quindi il tutto, facendo talvolta
qualche regalo, oppure dando una percentuale, ai
falliti. Poi da tutti questi meccanismi possono
uscire tante altre soluzioni strada facendo.
PRESIDENTE.  Questo controllo a Napoli e a Roma
continua
adesso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, continua adesso; almeno i
nostri associati su Roma hanno ultimamente fatto dei
grossi business  con le proprietà di Caltagirone,
principalmente
in via Cortina d'Ampezzo e in via Courmayer: hanno
rilevato interi palazzi del fallimento Caltagirone.
Questo l'hanno gestito principalmente i coniugi
Cillari su miei finanziamenti, dovuti sempre ...
PRESIDENTE.  Caltagirone è partecipe? Sa di questo?
PASQUALE GALASSO.  Non mi risulta. Io solamente per
un
fattore di riconoscenza verso i Cillari, che hanno
partecipato all'omicidio, perché ci hanno consentito
di prendere Casillo e di dare una botta finale a
Cutolo, li ho aiutati.
PRESIDENTE.  Ci sono a Roma magistrati collusi che
sono
d'accordo con Cillari?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Chi sono?
 PASQUALE GALASSO.  Questo è coperto dal segreto
istruttorio e preferirei non rispondere. Ne ho già
parlato con i giudici competenti.
          PRESIDENTE.  Quali sono i giudici competenti per
                               questa
materia?
 PASQUALE GALASSO.  Oltre ai giudici della procura
di Napoli e Salerno, quelli di Roma.
 PRESIDENTE.  Quanti sono? Questo lo può dire.
         PASQUALE GALASSO.  Cillari mi presentò direttamente
                                 una
di queste persone.
 PRESIDENTE.  Ce ne sono anche altri?
         PASQUALE GALASSO.  Io credo, per quanto mi risulta
                                 dal
1970 in poi, e da
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tutte le vicende fallimentari di cui sono a
conoscenza, principalmente di Rosanova, Cillari,
Maresca, che c'è una intesa con diversi elementi.
 PRESIDENTE.  Con diversi magistrati?
        PASQUALE GALASSO.  Oltre che magistrati, credo anche
                                 una
cerchia di professionisti.
        PRESIDENTE.  Per esempio, cancellieri e tutto un giro
                                 nei
tribunali?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, qualche cancelliere
compiacente e avvocati che vivono di questo. A Roma
c'è un forte condizionamento ed un grosso intreccio,
almeno per le aste giudiziarie.
 PRESIDENTE.  E a Napoli?
 PASQUALE GALASSO.  A Napoli è da sempre, almeno per
quanto mi risulta: quando interessa una proprietà, ci
mette sopra gli occhi il camorrista, che talvolta si
scontra pure
con qualche elemento politico, e poi si arriva ad un
patto, o
aun accordo.
        PRESIDENTE.  E può fare i nomi dei magistrati collusi
                                  a
Napoli, o indicare la dimensione del fenomeno?
 PASQUALE GALASSO.  Per le aste fallimentari, non li
so. Non ho mai frequentato le aste fallimentari per
esplicito consiglio di mio padre.
 PRESIDENTE.  Però, a Roma sì?
 PASQUALE GALASSO.  Per Roma ho saputo queste cose
tramite Cillari, come ho saputo quando Pino Cillari
era socio di Rosanova, già negli anni settanta, e
seguivano le aste: hanno fatto più di un
investimento, rilevando opifici ed interi stabili, in
via Veneto ed anche nella zona di Latina.
PRESIDENTE.  Proprio a Latina o in paesi vicini?
          PASQUALE GALASSO.  Credo in provincia di Latina.
                               Questi
erano rapporti fra Cillari e Rosanova: all'epoca,
negli anni settanta, Rosanova seguiva principalmente
le aste fallimentari.
 PRESIDENTE.  Voi avete rapporti con organizzazioni
criminali di altri paesi, o ci sono vostre
diramazioni, per esempio, in Germania, Francia,
Inghilterra?
 PASQUALE GALASSO.  Qualche gruppo camorristico
facente capo alla nostra organizzazione ha rapporti
all'estero.
PRESIDENTE.  Con quali paesi?
 PASQUALE GALASSO.  Con l'Olanda.
 PRESIDENTE.  Con la Germania?
 PASQUALE GALASSO.  In Germania c'è già il gruppo
Licciardi, Contini, Mallardo che, dopo la caduta del
muro di Berlino, è presente a Berlino città,
maggiormente con negozi di elettrodomestici,
abbigliamento e un po' con i supermercati. Questo
vuol dire che se domani voglio andare a Berlino non
posso andare ...
 PRESIDENTE.  Perché? Per rispetto delle zone?
        PASQUALE GALASSO.  Per rispetto verso Licciardi: loro
hanno la precedenza assoluta, perché sono già
presenti nella zona. Così, se vanno altri elementi
camorristici che non sono graditi a Licciardi, devono
cambiare zona.
 PRESIDENTE.  Le risulta che siano presenti soltanto
a Berlino, o anche in altri posti della Germania?
           PASQUALE GALASSO.  Anche in altri posti, ed in
                              Romania,
dove pure il nostro gruppo è presente.
Pagina 2252
 PRESIDENTE.  Come mai proprio in Romania?
 PASQUALE GALASSO.  E' presente un nostro affiliato
che è da sempre in stretti e buoni rapporti con
Alfieri, già dal
periodo della dittatura rumena, per l'importazione di
legnami. Hanno fatto poi diversi altri investimenti.
          PRESIDENTE.  Questo soggetto è ancora li adesso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Come si chiama?
 PASQUALE GALASSO.  Nusco Mario.
PRESIDENTE.  In altre città della Germania? PASQUALE
GALASSO.  Diciamo che in Germania ci sono
diversi gruppi camorristici, ma ultimamente chi fa da
padrone è il gruppo Licciardi, Mallardo, Contini.
 PRESIDENTE.  In Francia?
 PASQUALE GALASSO.  In Francia ci sono da sempre
rapporti camorristici francesi-Cosa nostra;
principalmente c'è il gruppo di Michele Zaza.
 PRESIDENTE.  Nella Francia del sud?
                 PASQUALE GALASSO.  Anche a Parigi.
PRESIDENTE.  Per quale tipo di affari?
PASQUALE GALASSO.  Tutti i diversi affari, almeno per
quanto mi risulta: una volta, c'era principalmente il
contrabbando di sigarette e negli ultimi anni sono
presenti un po' in tutti gli altri affari, come
possono essere il gioco d'azzardo, il  racket ,
l'usura eccetera.
 PRESIDENTE.  E in Spagna?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi risulta, in Spagna
e in Portogallo c'è stato Bardellino mentre oggi ci
sono i Casalesi. In questi paesi Bardellino aveva
cointeressenze, aveva creato un impero.
 PRESIDENTE.  Dove?
 PASQUALE GALASSO.  A Barcellona, Madrid e in altre
località spagnole e portoghesi. Oggi sono presenti i
Casalesi.
PRESIDENTE.  E come si procura le armi la camorra?
Lei ha
fatto cenno ai rapporti con la 'ndrangheta; solo così
o anche per altri canali?
 PASQUALE GALASSO.  Anche per altri canali, talvolta
tramite elementi mafiosi e dall'estero.
 PRESIDENTE.  Da quali paesi?
PASQUALE GALASSO.  Dalla Germania, Francia e Olanda.
PRESIDENTE.  Anche dall'Olanda?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  A Santo Domingo ci sono vostre presenze?
PASQUALE GALASSO.  Dal 1984 in poi a Santo Domingo è
presente Bardellino.
 PRESIDENTE.  Racconti alla Commissione.
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1984 andai a trascorrere una
vacanza a Santo Domingo e vidi una tranquillità
assoluta, anche se lì vi sono quei problemi sociali
che ci sono. Al ritorno mi incontrai con Bardellino.
 PRESIDENTE.  Con quale Bardellino?
 PASQUALE GALASSO.  Antonio. Gli parlai di questa
tranquillità assoluta, così come ne parlai anche con
Antonio Malvento
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il quale, dopo che gliene parlai, insieme con Antonio
Ammaturo, fratello di Umberto, si recò a Santo
Domingo dove cominciarono a fare vari investimenti e
ad occupare quella zona. Una volta venuto a
conoscenza di questa occupazione, Bardellino, il
quale non stimava tanto Malvento e Ammaturo, andò a
Santo Domingo, li espropriò di tutti i loro beni,
comprese le abitazioni, li cacciò via e da quel
momento è stato presente il gruppo di Bardellino.
PRESIDENTE.  Bardellino ha cacciato gli altri?
PASQUALE GALASSO.  Fino alla sua morte Bardellino è
rimasto a Santo Domingo. Il giorno prima che
scomparisse è partito da Santo Domingo per arrivare
in Brasile e lì lo ammazzarono.
 PRESIDENTE.  In Brasile?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  Insieme con chi andò a Santo Domingo?
PASQUALE GALASSO.  Andai io, l'ultimo sindaco di
Poggiomarino, fino a quando non è stato sciolto il
comune. PRESIDENTE.  Chi era?
 PASQUALE GALASSO.  Salvatore Lettieri, che fa capo
a Pomicino; c'erano anche un altro consigliere
comunale di Poggiomarino, Parisi e un mio nipote.
PRESIDENTE.  Come mai andaste a fare quel giro?
PASQUALE GALASSO.  Salvatore Lettieri aveva un amico,
che
conoscevo anch'io, e ne approfittammo per andare lì.
Salvatore Lettieri, però, mi presentò un gruppo di
ingegneri svizzeri i quali mi prospettarono un
investimento su Santo Domingo per costruire un grande
residence . Dopo aver chiarito che
nel caso non avrei comprato soltanto un lotto ma che
ero interessato all'affare, concordammo di andare lì
per vedere da vicino questa zona ed eventualmente
entrare in società per questa speculazione
immobiliare.
 PRESIDENTE.  Con gli svizzeri o con Lettieri?
         PASQUALE GALASSO.  Con gli svizzeri e con Lettieri.
PRESIDENTE.  Anche con l'altro consigliere comunale?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  Quindi non fu soltanto una vacanza!
PASQUALE GALASSO.  No, è stata l'uno e l'altro.
PRESIDENTE.  Come è finito questo investimento?
PASQUALE GALASSO.  Finì che ritornai da Santo
Domingo,
ebbi l'ennesimo problema giudiziario e mi allontanai
da questo investimento immobiliare ma feci presente
alla mia organizzazione, a Carmine Alfieri, Antonio
Malvento e poi a Bardellino della tranquillità di
quella zona dove si poteva investire.
 PRESIDENTE.  Bardellino poi andò e investì lui?
         PASQUALE GALASSO.  Prima Malvento e Ammaturo poi ci
                                andò
Bardellino e, dato che non sopportava né Ammaturo né
Malvento, li espropriò totalmente dei loro
investimenti prendendosi anche le loro abitazioni e
li cacciò via.
          PRESIDENTE.  Li comprò e li cacciò in malo modo?
 PASQUALE GALASSO.  In malo modo, visto che
giustamente
era un latitante di un certo livello e aveva bisogno
di quelle Pagina 2254
zone, doveva stare tranquillo e non poteva essere
disturbato. PRESIDENTE.  Quelli cedettero tutto e se
ne andarono
tranquillamente?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, perché conoscevano bene
Bardellino e  si conoscevano loro stessi che sono
stati speculatori e
pessimi elementi malavitosi napoletani.
PRESIDENTE.  Non avrebbero resistito a Bardellino?
PASQUALE GALASSO.  Bardellino conosceva i Malvento di
razza, di famiglia, pure imparentati con gli Alfieri,
ma sapeva tutti i loro difetti.
        PRESIDENTE.  Perché lei ha sempre respinto le offerte
                                 di
Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Ho visto Cutolo sempre come un
delinquente nato; dico questo per dire di uno che fa
il delinquente dal mattino alla sera, che pratica
quei modi antisociali, asociali, quei modi di
approfittare del miserabile, dell'ignorante per scopi
suoi. Non l'ho mai apprezzato come uomo; è uno
sceneggiatore, l'ho ritenuto sempre pericoloso.
         PRESIDENTE.  Cosa vuol dire "è uno sceneggiatore",
                                 uno
che finge?
 PASQUALE GALASSO.  No, sceneggiatore, intrigante,
ambiguo, traditore, un uomo che si serve
dell'ignorante e eventualmente poi lo ammazza. Questi
sentimenti, almeno in me e    in qualche altro
elemento mio amico... Abbiamo conosciuto
Cutolo fin dal 1975-76 e lo definimmo una pessima
figura. PRESIDENTE.  Cutolo ha ordinato in carcere
omicidi, oltre
quello di don Mico Tripodo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ha fatto ammazzare colui che
ha creato Cutolo, la sua struttura, quello che ha
contribuito alla creazione della NCO, Antonino Cuomo,
che nel 1975-76 per diversi mesi è stato nella mia
stessa cella. Era un ragazzo nato per strada, Cutolo
lo ha levato da lì, gli ha dato qualche migliaio di
lire e quindi ha sfruttato il coraggio di questo
ragazzo e il suo carisma verso gli altri carcerati.
Questo giovane riuscì a fuggire dal carcere di Santa
Maria Capua Vetere e dopo qualche mese fece evadere
Cutolo dal carcere. Antonino Cuomo si accorse che
Cutolo era una pessima figura e mi risulta che nel
carcere speciale di Poggioreale Antonino Cuomo
sfidava ogni giorno Cutolo, facendo il passeggio, e
dandogli dei chiarimenti, perfino il chiarimento
sull'arresto di Antonino Cuomo.
 PRESIDENTE.  Sul suo stesso arresto?
 PASQUALE GALASSO.  Antonino Cuomo diceva che era
stato arrestato, che l'aveva fatto arrestare Cutolo
per non far arrestare la sorella.
 PRESIDENTE.  Rosetta?
         PASQUALE GALASSO.  Antonino Cuomo diceva che Cutolo
                                se lo
era venduto in cambio di Rosetta Cutolo (siamo nel
1979-80 e c'erano delle indagini).
 PRESIDENTE.  Cutolo era destinato alla polizia o ai
carabinieri dove c'era Antonino Cuomo, avendo in
cambio la salvaguardia della sorella? E' così?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, tant'è vero che Cutolo,
nonostante tutto quello che Antonino Cuomo gli ha
fatto, lo fece ammazzare nel carcere di Poggioreale.
Ma questo non basta: dopo pochi giorni fece ammazzare
sulla strada che va da Sant'Antimo a Castel Capuano
la moglie di Antonino Cuomo che doveva andare a
testimoniare dai giudici a Napoli. Era una giovane
ragazza che aveva in braccio il figlio di pochi mesi
di Antonino Cuomo. E poi tante altre cose.
        Vorrei parlare di Cutolo. Non so se voi vi siate resi
conto della ferocia di Cutolo,
Pagina 2255
particolarmente come soggetto che si pone contro lo
Stato, che rappresenta l'antistato.
             In sintensi, dopo il sequestro Cirillo, che
                             rappresenta
una data importante...
 PRESIDENTE.  Poi ci arriviamo ...
 PASQUALE GALASSO.  Ad un certo punto, Cutolo ha
tutto l'apparato dello Stato al suo fianco, diciamo
sotto la sua protezione e amicizia, e si permette di
attaccare lo Stato frontalmente, tentando di
ammazzare, oltre che i poliziotti, il direttore del
carcere di Poggioreale, sette, otto o dieci guardie,
carabinieri ed anche due magistrati. Questi ultimi
non sono morti, altrimenti oggi li compiacevate, e
uno di essi è Lamberti. Dopo il sequestro Cirillo,
Cutolo ha attentato alla vita di Lamberti e di
Gagliardi. Questo deve farvi capire la ferocia di
Cutolo, che, se per un attimo fosse andato avanti il
rapporto che aveva intessuto con una parte delle
istituzioni e con certi politici, quella che è oggi
la realtà di Palermo, in Campania l'avremmo avuta già
dieci anni fa. Questo almeno in base alle mie
riflessioni di quell'epoca, quando ho vissuto i fatti
in prima persona, tanto che ho desiderato la morte
per liberarmi, quando ogni mattina leggevo sui
giornali quello che riusciva a fare Cutolo. A gennaio
mi è morto mio fratello, e a gennaio o marzo Cutolo
ammazzò un piccolo pregiudicato, solo perché non
condivideva le sue idee, a    Roccarainola, assieme
al figlio di otto anni...
 PRESIDENTE.  Ammazzò padre e figlio?
 PASQUALE GALASSO.  Padre e figlio, un bambino di
otto anni! Prendete i rapporti dell'epoca. Quando la
mattina uno si sveglia e legge che è morta Simonetta
Lamberti, figlia di un magistrato ... Sono cose che
fanno inorridire! Quando a settembre ho letto che ad
Avellino era stato compiuto un attentato alla vita di
Gagliardi, solo perché egli era già arrivato a ciò
cui voi state arrivando oggi, cioè all'intreccio tra
politica, affari, imprenditori e camorra ... Voglio
farvi capire la ferocia di Cutolo, il quale aveva
sposato la mentalità mafiosa, cioè di andare contro
lo Stato.
Signor presidente, nella mia vita criminale, né io né
Enzo
Moccia ci siamo mai sognati di sparare addosso ad un
carabiniere, ad un poliziotto. Ho rischiato mille
volte di essere arrestato, ma ho abbandonato le armi
per non farmi tentare di rispondere al fuoco.
 PRESIDENTE.  Perché in Campania non sono mai stati
ammazzati magistrati ma alcuni poliziotti e molti
carabinieri?
PASQUALE GALASSO.  Questo si deve principalmente alla
sconfitta di Cutolo, a quello che io le dicevo: se
Cutolo andava avanti ...
PRESIDENTE.  Ammaturo è stato ammazzato da Cutolo?
PASQUALE GALASSO.  Secondo me sì, da Cutolo con la
complicità di apparati istituzionali. Per me è una
cosa vergognosa, perché io quell'epoca l'ho vissuta
in prima
persona.
  Voglio dirle che se andava avanti questa mentalità
di mafia di Cutolo e di Nuvoletta, Napoli sarebbe
diventata
uguale a Palermo. Non faccio riferimento a
chiacchiere ma agli attentati che ci sono stati:
Salvi, il direttore del carcere di Poggioreale, è
morto solo perché probabilmente ha avuto un alterco
con Cutolo. Si può mai condividere una cosa del
genere? Sette, otto, dieci, quindici guardie
carcerarie muoiono soltanto perché non fanno una
cortesia a Cutolo o non portano armi a Poggioreale!
Un maresciallo dei carabinieri muore dopo aver
consegnato un'arma nel tribunale di Napoli!
PRESIDENTE.  Questo maresciallo consegnava un'arma a
Cutolo?
          PASQUALE GALASSO.  A un associato di Cutolo, che
                               ammazzò
un affiliato,
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diciamo un grosso pregiudicato di Napoli, e attentò
alla vita di Gennaro Licciardi, a Castel Capuano...
 PRESIDENTE.  Quindi, in tribunale?
            PASQUALE GALASSO.  Sì, in tribunale, a Castel
                              Capuano.
Siamo nel 1982...
 PRESIDENTE.  Poi fu ucciso questo maresciallo?
         PASQUALE GALASSO.  Sì. Dovete sapere che Cutolo si
serviva di queste persone e poi le ammazzava.
PRESIDENTE.  Poi arriveremo alla vicenda Cutolo.
Quando
lei parla di apparati istituzionali dei quali si è
avvalso Cutolo, a quali fa riferimento?
         PASQUALE GALASSO.  Dovete partire, comunque, dalla
vicenda Cirillo, da tutti quegli apparati che vanno
da Cutolo etramano contro gli interessi dello Stato
per la liberazione
di Cirillo. Dovete partire da quegli appoggi ...
PRESIDENTE.  Allora, visto che ci siamo e che è
inutile
girarci attorno, racconti questa vicenda.
 PASQUALE GALASSO.  E' l'aprile 1981. Sequestrano
Cirillo.
Certi politici, principalmente la corrente dorotea,
andavano in cerca di vari appoggi camorristici e
delinquenziali per trovare la loro disponibilità
affinché si salvasse la vita di Ciro Cirillo.
          PRESIDENTE.  Per cortesia, faccia nomi e cognomi,
                                così
capiamo bene.
 PASQUALE GALASSO.  In tutto questo contesto, il
professore Boccia, di Poggiomarino, all'epoca
presidente della USL 33 della provincia di Napoli,
referente di Gava, in ottimi rapporti con Gava, mi
chiese se io e Alfieri potevamo intervenire, se
potevamo dare una mano per la liberazione di Cirillo.
Questo, oltre che per fare una cortesia lui a Gava,
anche perché consentisse al professor Boccia di avere
l'appoggio di Gava alle prossime elezioni, in quanto
voleva candidarsi alla Camera. Io ne parlai con
Alfieri ed egli mi disse: "Non ci immischiamo in
questa cosa". Nel contempo sapemmo che Gava, in prima
persona, elementi della corrente dorotea, altri
onorevoli, in prima persona Patriarca (almeno
all'epoca ci risultava) si erano messi in contatto
con Cutolo nel carcere di Ascoli Piceno per trattare
la liberazione di Cirillo. Questo avviene ed accresce
in noi il timore, la paura che Cutolo potesse
facilmente aggredirci.
 PRESIDENTE.  Perché diventava più forte?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Siamo in quell'anno dove
Cutolo ancora non si permetteva, eventualmente, di
scagliarsi in una guerra contro tutti i gruppi
camorristici. Siamo nell'epoca in cui Nuvoletta e gli
elementi di Cosa nostra mediavano, trattavano per una
tregua, per una pace con Cutolo. Quindi, da questo
accordo tra Cutolo, quei politici, i servizi segreti
e tutti gli apparati dello Stato che hanno concordato
la liberazione di Cirillo, Cutolo prende il potere
assoluto. Secondo lui, Cutolo è il più forte. Quindi,
ci aggredisce
ammazzando Salvatore Alfieri, perché pensava che lui
potesse tutto. Nella stessa epoca della morte di
Salvatore Alfieri, Cutolo aggredisce mio fratello, i
vari elementi che rappresentavano degnamente lo
Stato, tra i quali Lamberti, Gagliardi, Ammaturo,
Salvi e carabinieri e poliziotti. Ci dimostra la sua
ferocia e la sua teoria mafiosa, secondo la quale se
uno dà fastidio bisogna eliminarlo; è inutile che...
non ci sono... E poi da tutto questo nasce la guerra
nostra, insieme a Bardellino, contro Cutolo, fino
alla sconfitta di questo. Diciamo, tutti quegli
appoggi, tutti quei politici che si erano serviti sia
Cutolo sia Nuvoletta passano nelle mani di Alfieri.
 PRESIDENTE.  Come passano?
 PASQUALE GALASSO.  Ritornano nelle mani di Alfieri,
perché la loro
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mentalità è quella che a loro non interessa di avere
rapporto, fedeltà con un camorrista, a loro interessa
solamente il camorrista del momento, perché sanno
prima o poi, sanno la mentalità, i politici, almeno
questi politici, sanno la mentalità dei camorristi:
oggi c'è un camorrista in una zona, domani non c'è
più, quindi si associano all'altro camorrista,
intrecciano rapporti con l'altro camorrista.
PRESIDENTE.  Come si spiega il passaggio di questi
uomini
politici da Cutolo ad Alfieri?
 PASQUALE GALASSO.  Durante la guerra con Cutolo,
nel
1982, noi eravamo aggiornati all'interno della nostra
organizzazione e pure perché Cutolo in prima persona
ce lo faceva sapere, lo mandava a dire. Eravamo a
conoscenza e sapevamo di una certa tensione tra
Cutolo e tutti quegli apparati dello Stato, compresi
i politici, con a capo Gava, che non avevano
mantenuti quei patti, quel patto o quei patti per la
liberazione di Cirillo.
 PRESIDENTE.  E quali erano?
 PASQUALE GALASSO.  Noi sapevamo principalmente la
liberazione dello stesso Cutolo e altri benefici che
Cutolo aveva chiesto per la liberazione di Cirillo.
Questi non si avverarono, non vennero mantenuti e
Cutolo minacciava tutti questi apparati, un po'
ricattava ma principalmente, esternamente, lo faceva
Casillo, che nel frattempo si era trasferito a Roma,
con una certa protezione, principalmente dei servizi
segreti. Io sapevo con sicurezza, da parte di
Cillari, mio infiltrato nei cutoliani, che Casillo
girava per Roma, lui e tutto lo staff, il direttivo
dei cutoliani, con una tessera dei servizi segreti e
quindi lui... a Roma loro si sentivano sicuri, tant'è
vero che Casillo veniva nel napoletano, faceva delle
riunioni ma la sera ritornava a Roma.
PRESIDENTE.  Era più sicuro a Roma che a Napoli.
        PASQUALE GALASSO.  Sì. Queste informazioni le so per
certo perché me le trasferiva Pino Cillari che
stava... PRESIDENTE.  Che era un suo infiltrato
dentro al gruppo? PASQUALE GALASSO.  Sì, che poi è
quello che mi dava... PRESIDENTE.  Come avviene
poi...
 PASQUALE GALASSO.  Nell'epoca Cirillo, dopo
terremoto, epoca dopo Cirillo, quei contatti per la
liberazione di Cirillo, Cutolo trattò pure il
controllo degli appalti pubblici che dovevano
avvenire e già c'era una commistione, una simbiosi,
un intreccio, un accordo tra i politici,
imprenditori vicini a Cutolo e ai politici e lo
stesso Cutolo; questo sia nella zona nostra, nel
napoletano, sia anche nell'avellinese, che all'epoca
Avellino ancora era una città non con problemi
camorristici. Questo interessamento su Avellino di
Cutolo e degli imprenditori facenti capo a Cutolo
venne a capo del dottor Gagliardi, almeno a quello
che a me mi risulta e mi consta in prima persona,
tanto da far cominciare afare delle indagini e
perciò Cutolo subito pensò di
ammazzarlo. Dopo l'omicidio Casillo.
 PRESIDENTE.  Ho capito. Spieghi bene l'omicidio
Casillo, perché avviene. Cirillo è liberato a luglio
del 1981, no?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Poi c'è Cutolo che a questo punto fa
uccidere delle persone.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Poi c'è l'omicidio di Casillo, cioè
dell'uomo di Cutolo. Come avviene questo omicidio,
chi lo decide e perché? Perché lei dice sempre "dopo
l'omicidio Casillo, Alfieri diviene forte". Spieghi
bene.
Pagina 2258
           PASQUALE GALASSO.  A gennaio 1982 mi muore mio
                              fratello
Nino.
 PRESIDENTE.  Nel gennaio?
          PASQUALE GALASSO.  Sì, nel gennaio del 1982. Dopo
                                circa
un mese...
 PRESIDENTE.  Che è ammazzato dai cutoliani?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Sempre in questa...
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Mi trasferisco a Roma,
compro una villa a Castelgandolfo. Io e tutti i miei
familiari ci trasferiamo a Roma. Io all'epoca ero
latitante, quindi questa villa mi serviva sia per me
ma principalmente per proteggere i miei familiari. In
quell'epoca, io incontrai Pino Cillari e poi ho
conosciuto, tramite Pino Cillari, la moglie,
l'attuale moglie, Matilde Ciarlante. Frequentavo Pino
Cillari in quell'epoca. Pino Cillari un giorno mi
disse che a Roma lui si era incontrato con Vincenzo
Casillo e tutto lo staff cutoliano. Al che io invitai
Pino Cillari ad una serenità nei miei riguardi e
esplicitamente gli dissi: "Pino, non vorrei morire
per le mani di questa gente. Se ciò mi accade, mi
accadde perché tu mi vendi". Lui mi giurò fedeltà e,
una volta avuto questo, io gli dissi apertamente la
mia intenzione di ammazzare a Casillo e, diciamo,
questo gruppo, che era responsabile della morte di
mio fratello. Cillari mi promise fedeltà e in più mi
disse: "Incominciamo a studiare come fare per
individuare Casillo e tutti quanti". Cillari riuscì a
mettersi in contatto con Casillo e gli altri e man
mano mi incominciò a delucidare tutti gli appoggi di
Casillo, gli appoggi delle persone su Roma, che erano
i fratelli Rizzo (che avevano una tenuta sulla via
Cassia e un negozio a Piazza di Spagna a Roma,
trafficavano principalmente per le scommesse
clandestine su Tor di Valle e altri traffici),
c'erano i fratelli Casella di Salerno, Mario Casella,
Doganieri e altri, c'era Rolando Tortora, convivente
della madre dei fratelli Rizzo, la signora Di Maio.
Quindi, mi localizzò un po' tutti i vari appoggi di
Casillo, i suoi uomini di fiducia. Io in quell'epoca
mi organizzai per attentarli.
 PRESIDENTE.  Parlò con Alfieri dell'attentato?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, poi, subito - mi organizzai
per attentarli, per ammazzarli - ne parlai con
Alfieri in una riunione, con Alfieri e gli altri miei
amici, all'epoca erano pochissimi. Dopo una
decisione... Alfieri era un po' incredulo che Pino
Cillari era stato capace, era capace di individuarci
Casillo, perché gli davamo la caccia in tutta la
Campania. Ma insieme agli uomini fidati pure di
Alfieri, ci portammo su Roma, contattammo Cillari,
Cillari ci dimostrò la realtà di tutto. Appresa pure
loro la fedeltà di Cillari nei riguardi miei e di
Alfieri, ci incominciammo ad organizzare per
attentare Casillo per la strada o nei suoi vari
appoggi. Per circa 5, 6, 7 mesi ci è scappato in più
di un attentato. Figuratevi, come in quell'epoca ero
imbestialito, che io e il mio amico Enzo Moccia
andammo a studiare a Piazza di Spagna a fare una
strage là in mezzo, pur sapendo eventualmente che
potevamo morire ammazzati, perché Pino Rizzo aveva
questo
negozio, questo appoggio, dove Casillo, mi diceva
Cillari, era solito andare, lui con altri cinque, sei
elementi. A Piazza di Spagna vicino a degli istituti
bancari, quindi stavano guardie giurate e poi Piazza
di Spagna è sempre piena di carabinieri, poliziotti.
Mi ricordo che io e Enzo Moccia ci studiammo la via
della fuga, ce ne andavamo per la metropolitana. Poi,
fatto sta, andammo a fare questi appostamenti ma
furono infruttuosi.
  Poi, alla fine, nell'anno 1982, estate o autunno,
il capitano Niglio, il capitano della compagnia di
Nocera Inferiore venne su Roma e arrestò Salvatore Di
Maio che era scappato dal carcere di Salerno. Quindi,
Casillo e gli altri suoi
Pagina 2259
associati temettero che il capitano Niglio avesse
scoperto tutti i loro appoggi e chiesero a Cillari
dei nuovi appoggi, non quelli che loro avevano
sfruttato fino a quel tempo. Cillari mi riferì tutto.
Mi organizzai insieme a Cillari, dandogli pure dei
soldi, 100-120 milioni di lire, per comprare un
appartamento a Primavalle e un altro appartamento a
via Boccea, dietro via Boccea, poco distante da
Primavalle, affinché noi potessimo agire
contemporaneamente sia su Casillo sia sugli altri
affiliati. Questa storia, questo fatto, lo riferì ad
Alfieri: siamo nell'estate 1982, quando i cutoliani,
ancora una volta, tramite Nuvoletta e con i loro
appoggi mafiosi, invitarono noi e Bardellino ad una
tregua, ad una pace. Si riandò di nuovo a fare quelle
riunioni dai Nuvoletta - siamo nell'estate 1982 - ma
Bardellino fu molto esplicito
nei confronti dei cutoliani nel dire ...
 PRESIDENTE.  I cutoliani vennero lì?
 PASQUALE GALASSO.  Si fece di nuovo un'altra
riunione come quella del 1981, promotore sempre il
Nuvoletta, dove
Bardellino e noi, principalmente, chiedemmo che a
capotavola non si sedesse più Lorenzo Nuvoletta,
proprio in virtù della sua personalità viscida,
melmosa, ma alla fine si condivise ...
PRESIDENTE.  Chi volevate che si sedesse a
capotavola? PASQUALE GALASSO.  Volevamo eventualmente
qualche altro
personaggio malavitoso campano, ma alla fine si
condivise che al posto di Lorenzo Nuvoletta si
sedesse un suo fratello: ma questo, credo, sempre per
volontà del doppio gioco dei Nuvoletta con dietro i
mafiosi. Bardellino e alla fine lo stesso Alfieri
accettarono questa riunione, alla quale io non andai;
in quella stessa giornata organizzammo di attentare
Casillo e tutti i cutoliani ma ci sfuggirono. Non
andai anche perché avevo giurato vendetta nei
riguardi di Nuvoletta, in virtù della loro pessima
personalità: lo sapevano Alfieri, pochi altri miei
associati e dopo pure lo stesso Bardellino.
PRESIDENTE.  La riunione, quindi, finisce con un
niente
di fatto?
 PASQUALE GALASSO.  Finisce così, con Bardellino che
dice che non è possibile perché, per avere una pace
con i
cutoliani, lui pretende che muoiano i responsabili
delle morti dei nostri cari. Quindi, non se ne fece
niente.
         PRESIDENTE.  La condizione era che morissero quelli
                                 che
avevano assassinato i vostri cari?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E quelli non erano d'accordo?
 PASQUALE GALASSO.  Per forza maggiore: erano
responsabili Casillo, Cuomo, Giappone, diciamo un po'
i capi e la dirigenza di Cutolo. Non se ne fece
niente e ritornando a Roma... In quell'epoca, nel
1982, Alfieri già veniva fuori come uno dei nuovi
capi camorristici campani; Cutolo già stava in
difficoltà nonostante che minacciasse e ricattasse
tutti gli apparati dello Stato. Era quella l'epoca...
         PRESIDENTE.  Lei come fa a sapere che ricattava gli
apparati dello Stato?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che principalmente era
lo stesso Cutolo che lo spifferava e lo diceva, ma
pure perché nel frattempo noi avevamo già sequestrato
qualche elemento cutoliano, avevamo ammazzato qualche
persona, sequestrandola
ed interrogandola. Questo lo facevamo noi come,
d'altro canto, Bardellino.
PRESIDENTE.  Quindi sapevate le notizie in questo
modo? PASQUALE GALASSO.  Sì; ne avevamo noi e ci
arrivavano da
Bardellino; inoltre, i fatti lo dimostravano per i
vari Pagina 2260
attentati mortali che Cutolo faceva. Ricordo
l'omicidio del commissario Ammaturo, mi sembra vice
questore, di cui nel nostro gruppo, all'epoca,
parlavamo un po', perché, per quanto mi risulta,
l'Ammaturo non aveva fatto nulla di grave per
meritarsi quella morte, che era per noi inspiegabile.
Quindi, quello era un messaggio importante che Cutolo
mandava a noi altri, per mostrare che non aveva
limiti e frontiere. Come questo, posso dire di tanti
altri casi.
  Quella era l'epoca in cui Cutolo ricattava anche
questi politici e in cui Alfieri - forse già da quel
momento - aveva cominciato a riprendere i contatti
politici che aveva una volta, principalmente con il
senatore Patriarca...
PRESIDENTE.  Contatti che si erano interrotti?
         PASQUALE GALASSO.  Contatti che si erano interrotti
durante la vicenda Cirillo, in quel paio di anni.
PRESIDENTE.  Come fa a riprendere i contatti?
PASQUALE GALASSO.  Credo principalmente attraverso
sue
persone e poi con i referenti della corrente dorotea
nella zona nolana-vesuviana.
  Pensate che Alfieri conosce Ciccio Catapano, un
fedelissimo della corrente dorotea, particolarmente
di Gava, sin dagli anni settanta, quando aveva un
mobilificio sotto l'abitazione di Ciccio Catapano;
conosce Meo già da diversi anni; conosce Riccio che è
nato malavitosamente (Riccio e il fratello hanno pure
dei precedenti penali) e che ultimamente doveva
candidarsi alla Camera; conosce gli altri referenti
politici della corrente dorotea. Già in quell'epoca,
quindi, Alfieri riprende questi rapporti, perché
Cutolo aveva già
subìto diverse morti e già non era presente nella
nostra zona, dopo cinque o sei mesi di guerra
cruenta.
 PRESIDENTE.  Quindi, vi è questa guerra, Cutolo si
indebolisce, Alfieri riprende i suoi rapporti:
torniamo ora a Casillo.
 PASQUALE GALASSO.  Voglio aggiungere che per
quell'epoca, con un po' di attenzione, voi potreste
capire come anche lo Stato - parlo principalmente
delle forze dell'ordine - era impreparato ad una
ferocia così inaudita: chi mai avrebbe pensato che
nel 1982 ci sarebbero stati cinque-seicento morti,
come ci sono stati? Vi siete mai spiegati come mai
all'improvviso capiti tutto questo? La spiegazione
più importante è il caso Cirillo ed il dopo
terremoto, gli appalti, l'affare: altrimenti, una
guerra così cruenta non può succedere, se non c'è a
monte un accordo tra referenti politici, camorra e
imprenditori.
  Voglio portarvi ad una riflessione chiara,
elementare scusatemi -: non è possibile che vi siano
1.500 morti in dieci anni, che nel solo 1982, dopo il
caso Cirillo, vi siano 500 morti, se a monte non c'è
un'intesa, una simbiosi, una commistione, un accordo
fra parti che devono dividersi la torta del dopo
terremoto.
  Cutolo non può uscire pazzo, ammazzare, aggredire
50-100 gruppi malavitosi, se non c'è una finalità,
uno scopo: lo scopo è l'arricchimento. Il politico
non può scendere a patti con il camorrista se alla
fine non ha l'interesse suo: non è l'interesse dei
partiti, almeno secondo me. Io l'ho toccato
con mano: capisco che per voi sia difficile
comprendermi, ma riflettete, approfondite questo
fenomeno.
 PRESIDENTE.  Passiamo alla vicenda Casillo: come
lei ha detto, ad un certo punto Alfieri riprende i
vecchi contatti.
PASQUALE GALASSO.  Credo già nell'estate, all'epoca
delle
riunioni di Nuvoletta, che era invischiato pure lui
nell'accordo politico-imprenditoriale per gli affari
del dopo terremoto ed aveva forse già, diciamo, tutta
la torta: a lui, quindi, interessava la pace, la
tranquillità, perché se c'era la guerra anche il
politico, l'amministratore locale, il tecnico di
un'opera, l'impresa che veniva dal nord non si
sentivano sicuri, sereni, e questo è importante. Una
ditta del nord che viene
Pagina 2261
in Campania e vede fermare i suoi cantieri per dieci
volte, oppure riceve fastidi, alla fine non sa...
           PAOLO CABRAS.  Con tutti quegli omicidi non si
                              garantiva
molto la pace...
          PASQUALE GALASSO.  E' questo che dico: Nuvoletta,
                               quindi,
capisce, dato che ha quel rapporto...
 PAOLO CABRAS.  Vorrei approfondire un punto: lei
dice che gli omicidi si facevano in vista degli
appalti da conseguire, della torta del terremoto, ma
poi dice che una situazione di conflittualità
impediva di fatto gli affari della camorra. Non
capisco questa contraddizione.
        PASQUALE GALASSO.  Ho detto "l'esplosione improvvisa
                                 di
una ferocia così inaudita". Quindi, dopo Cirillo
nasce questa esplosione inaudita che anche quei
poveretti che rappresentano lo Stato, il semplice
carabiniere o il semplice poliziotto... Lui si è
svegliato una mattina e si è trovato dieci morti
davanti, caso mai in un paese dove la caserma era
tranquilla!
Queste esplosioni portano sì che, principalmente
Nuvoletta
e, dopo il caso Cirillo, Cutolo avevano la promessa,
avevano già la fetta degli appalti e degli affari
connessi, portano che alla fine il nostro gruppo -
principalmente il gruppo di Alfieri e Bardellino - si
difende dall'aggressione di Cutolo.
PRESIDENTE.  Questo che ha detto è chiaro ma c'è un
punto
sul quale vorremmo una precisazione: una situazione
di tranquillità non avrebbe giovato allo stesso
Cutolo? Una volta che Cutolo e i suoi imprenditori
avevano avuto la promessa degli appalti, che
interesse aveva a scatenare questa guerra contro di
voi, visto che una situazione di pace, tutto sommato,
gli avrebbe reso di più?
          PASQUALE GALASSO.  Dovremmo domandarlo a Cutolo.
                               Poiché
un poco lo conosco, posso dire che Cutolo ha
solamente sete di potere.
 PRESIDENTE.  Oppure Cutolo intendeva approfittare
di questa situazione?
 PASQUALE GALASSO.  Cutolo ha scatenato questa
guerra pensando che ammazzando Salvatore Alfieri,
Fabbrocini e qualche altro elemento sarebbe diventato
il padrone assoluto di tutto perché Cutolo nel 1981
(lo ricorderete) era presente in tutta la Campania,
in Puglia. Cutolo aveva capizona ad Avellino,
Salerno, Napoli, Caserta, dappertutto.
        PRESIDENTE.  Erano solo dei piccoli pezzi quelli che
                                 gli
sfuggivano?
PASQUALE GALASSO.  Era Bardellino, erano pochi
elementi. PRESIDENTE.  In questa guerra Cutolo cerca
di conquistare
il massimo del potere, approfittando della sua forza
in quel momento?
 PASQUALE GALASSO.  Voi volete da me una risposta
sul cervello di Cutolo, su un cervello contorto,
almeno così credo; non posso essere responsabile dei
pensieri e dei programmi di Cutolo, ma rimane il
fatto ...
 PRESIDENTE.  C'erano i morti.
 PASQUALE GALASSO.  Io racconto la storia basata sui
fatti. Cutolo forse non si aspettava che pochi
elementi... PRESIDENTE.  Gli avrebbero scatenato la
guerra.
 PASQUALE GALASSO.  ...gli avrebbero scatenato la
guerra,
si sarebbero difesi e lo avrebbero portato alla
distruzione.
Pensava che la guerra sarebbe potuta durare due o tre
mesi; se ammazzava Bardellino, Alfieri, Mario
Fabbrocino... non mi metto neanche io nella lista.
 PRESIDENTE.  Eravamo a Casillo.
Pagina 2262
 PASQUALE GALASSO.  Quella è l'epoca in cui, almeno
nella zona vesuviana e nolana, ci si libera già da
questo strapotere di Cutolo, si respira un'altra
aria, l'aria che vede rimanere sulla scena
Fabbrocino, Alfieri, Bardellino. Credo che a
quell'epoca i vari referenti politici locali compiano
di nuovo il salto nelle mani di Alfieri e di altri
esponenti politici, come nel casertano è avvenuto
nelle mani di Bardellino.
Ritorniamo a Roma più avanti per questi appostamenti
(ne
ho fatti a decine con altri miei associati, sette,
otto, a volte dieci persone) fino a quando arriviamo
a tenere nelle mani Casillo e gli altri. A
quell'epoca aspettavamo solamente il momento di
agire, di organizzarci e eventualmente di assaltare
sia l'abitazione di Casillo sia quella dove si
trovavano altri quattro o cinque elementi e
ammazzarli. Invece, dopo un certo rilassamento durato
un certo periodo, alla fine Alfieri ci dice in una
riunione che Casillo deve fare un'altra morte si
capisce che bisogna mettere questa bomba.
         PRESIDENTE.  Cosa vuol dire "rilassamento"? Alfieri
                                ad un
certo momento aveva frenato?
          PASQUALE GALASSO.  Diciamo che Alfieri si sentiva
                               sicuro,
vedeva Casillo tranquillo nelle nostre mani.
PRESIDENTE.  D'accordo, ma cosa vuol dire
rilassamento? PASQUALE GALASSO.  Alcuni giorni,
quando Alfieri non
sapeva come fare, escluse di ammazzare Casillo
normalmente, perché ammazzarlo era un gioco da
ragazzi: gli si poteva sparare mentre scendeva dalla
sua abitazione. Casillo non pensava che Cillari fosse
un mio infiltrato, quindi si sentiva sicuro; a Roma
si sentiva ancora più sicuro, soprattutto a
Primavalle: ha conosciuto la zona, ha individuato
tutte quelle situazioni di incolumità necessarie per
ognuno di noi. Quindi Alfieri ci espone come
ammazzare Casillo.
           PRESIDENTE.  Alfieri vi dice di usare la bomba,
                               mentre
voi pensavate di ucciderlo con le pistole?
 PASQUALE GALASSO.  Era quello che pensavamo di
fare, perché era la cosa più facile; all'epoca non
pensavamo proprio che Casillo potesse fare quella
morte. Era impensabile da parte nostra che già a
quell'epoca avevamo fatto già decine e decine di
omicidi, almeno il nostro piccolo gruppo.
PRESIDENTE.  Era più facile ammazzarlo normalmente?
PASQUALE GALASSO.  Sì; invece arrivò questa decisione
che
si concretò quando Alfieri ebbe nelle mani questo
congegno. PRESIDENTE.  Come vi procuraste questo
congegno?
          PASQUALE GALASSO.  So per certo, e ho dato nome e
                               cognome
di chi ce lo ha fornito, che Alfieri mandò Cesarano e
Ruocco, che nel frattempo erano stati da lui
cresimati (si stava già in un periodo di rilassamento
e di serenità, non era più in atto una guerra così
feroce), a Torino presso questo siciliano
appartenente a Cosa nostra.
 PRESIDENTE.  Come si chiama?
PASQUALE GALASSO.  Non ricordo il nome. PRESIDENTE.
Lo sa o non l'ha mai saputo?
PASQUALE GALASSO.  Preferirei non rispondere, perché
c'è
il segreto...
         PRESIDENTE.  Forse non mi sono spiegato; ho chiesto
                                 se
lei sa il nome e non intende dirlo.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
Pagina 2263
 PRESIDENTE.  Ma questa persona non è morta?
 PASQUALE GALASSO.  Credo di sì.
 PRESIDENTE.  E allora?
        PASQUALE GALASSO.  Non lo ricordo in questo momento;
                                 poi
eventualmente ve lo farò sapere.
 PRESIDENTE.  Era un uomo di Cosa nostra?
 PASQUALE GALASSO.  Alfieri ebbe questo congegno ma
c'era il problema che all'epoca il nostro gruppo
ristretto operava senza implicare familiari o altra
gente estranea al nostro gruppo. Si può dire che noi
facevamo tutto, provvedevamo a tutto, killer
compresi. Si pose il problema di come creare questa
bomba, si escogitarono tante persone, tanti fatti ma
bisognava implicare persone estranee, mentre Alfieri
teneva all'assoluta riservatezza, che cioè questo
fatto non venisse mai saputo. Ecco da dove vengono
tutte le mie sensazioni che poi diventano fatti
quando, dopo l'omicidio Casillo, ho toccato con mano
certi rapporti tra Alfieri e politici. Alla fine
Alfieri mi invita a studiare questo congegno e a
creare io stesso la bomba; me lo presi e ricordo che
me lo studiai insieme ad un mio affiliato che era un
appassionato di
congegni elettronici. Fino alla fine lo provammo
solamente con idetonatori e senza esplosivo e, quando
avemmo la certezza
che funzionava al cento per cento, provvidi.
Conoscevo l'auto di Casillo perché Cillari gliela
aveva comprata con i miei soldi, quando Casillo gli
chiese un'auto. Vidi anche il certificato di
residenza. Cillari mi disse anche a chi era intestato
il certificato di residenza, cioè ad una sorella di
un altro onorevole.
 PRESIDENTE.  Come si chiama questo deputato la cui
sorella ...?
 PASQUALE GALASSO.  Scarlato.
             PRESIDENTE.  Lo sapeva la sorella di essere
                            intestataria
di questa macchina?
 PASQUALE GALASSO.  Noi sapevamo di questi rapporti
anche perché il convivente della sorella di Scarlato
era un associato di Casillo. Quindi, Casillo
frequentava la casa della signora Scarlato e di
questo convivente, Franco Papa.
PRESIDENTE.  Quindi, lei stava dicendo che sapeva
qual
era la macchina, che era intestata ...
 PASQUALE GALASSO.  Avevamo la macchina ... vedemmo
dove piazzare eventualmente questa scatola di ferro
con dentro l'esplosivo. Una volta che ebbi preparato
tutto, mi presentai ad Alfieri (glielo mandai prima a
dire). Tutti quanti noi facemmo l'ennesima riunione e
la sera partì il nostro commando. Decidemmo anche chi
doveva andare, e Giuseppe Ruocco disse: "Mi prenderò
io l'impegno di radiocomandare la bomba".
PRESIDENTE.  E chi andò?
 PASQUALE GALASSO.  Andarono cinque elementi della
nostra ... Andò un mio affiliato, quello che aveva
costruito materialmente la bomba per piazzarla sotto
l'auto, andò l'imprenditore camorrista nostro
associato, Gino Citarella, con la propria auto (una
5000 Mercedes), andarono Peppe Ruocco, Cesarano,
Autorino e Miranda Ettore. Quest'ultimo era il mio
affiliato, quello che materialmente doveva
posizionare ...
 PRESIDENTE.  Era quello appassionato di congegni?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, era quello che,
materialmente, doveva mettere la bomba sotto l'auto.
  Ricordo che lo stesso giorno parlai con Cillari e
con la moglie Matilde. Io ero contrario a questa
bomba, perché ero cosciente che poteva succedere una
strage, che potevano morire degli innocenti.
Pagina 2264
 PRESIDENTE.  E perché Alfieri invece insisteva per
la bomba?
 PASQUALE GALASSO.  Certamente per dimostrare a
Cutolo, in primis , che era finito, che, una volta
per sempre, la doveva finire anche di ricattare i
politici o gli apparati istituzionali che avevano
avuto a che fare con lui per la
vicenda Cirillo. E anche perché sicuramente Alfieri
compiendo quell'atto voleva dimostrare ai politici, e
principalmente alla corrente dorotea - e forse, in
assoluto, a Gava - che lui doveva meditare
sull'importanza... Quindi, l'atto esplosivo doveva
dimostrare la reale importanza di Alfieri.
PRESIDENTE.  Quindi, la notte andate...
 PASQUALE GALASSO.  Avevo paura che potesse
succedere una strage. Parlai con Cillari e Matilde.
Dissi loro di escogitare un modo per salvare la
convivente di Casillo, una ragazza giovane. Matilde
Cillari mi disse: "Va bene, la scusa la troviamo noi:
la mattina, prima che scenda Casillo, noi
saliamo...". Dato che i Cillari avevano una
pellicceria a Via Boccea, trovarono la scusa che
erano arrivate le pellicce nuove, per cui la
invitarono a seguirli, prima che scendesse Casillo,
per misurarsi queste pellicce. Così accadde: scesero
prima i coniugi Cillari e questa convivente di
Casillo; quando erano ad un centinaio di metri, Peppe
Ruocco entrò in azione. Mi ricordo che il congegno
non partì subito ad una distanza di 200 o 300 metri,
per cui Peppino Ruocco dovette portarsi ad una
distanza di 20, 30 metri, e fu scaraventato
dall'esplosione.
  Contemporaneamente, noi ci trovavamo in un rifugio
di Alfieri. Sentimmo dalla radio che era esplosa
un'auto mentre i due occupanti trasportavano la
bomba. Ci preoccupammo che fossero morti Ettore
Miranda e Giuseppe Ruocco. Invece, dopo un'ora,
un'ora e mezza, arrivarono al rifugio dove eravamo
noi e                    dove avevamo fissato
l'appuntamento. Ci aggiornarono
dicendoci che Casillo era saltato in aria.
 PRESIDENTE.  Dov'era il rifugio?
          PASQUALE GALASSO.  In una masseria di Alfieri, a
                              Piazzola
di Nola.
  Ricordo che fu la prima volta che commentammo un
delitto. Commentando quell'episodio, tutti eravamo
d'accordo nel ritenere che Cutolo fosse finito.
 PRESIDENTE.  Quindi, voi prima pensate di uccidere
Casillo, per cui lo fate seguire, lo individuate, e
lei inserisce questo Cillari e così via. Quando lo
avete individuato, ne parlate ad Alfieri. Viene anche
Alfieri a vedere per capire se effettivamente
avevate...
 PASQUALE GALASSO.  Sì, Alfieri...
 PRESIDENTE.  Aspetti, mi faccia finire. Poi,
Alfieri vede tutto ciò. Ma ad un certo punto rallenta
o dice "Sì, fate"?
PASQUALE GALASSO.  No, appunto, e fu quella la mia
meraviglia, perché sin dal primo momento che tramite
Cillari avevamo localizzato Casillo...
 PRESIDENTE.  ...potevate ucciderlo subito.
 PASQUALE GALASSO.  No, per alcuni mesi noi abbiamo
compiuto vari appostamenti a Roma, in merito ai quali
ai giudici ho dato tutti i riscontri possibili e
immaginabili. Quindi, mi meravigliai, perché, avendo
Casillo nelle nostre mani, sapendo che la sera andava
a dormire in quell'appartamento, per cui potevamo
agire di notte o la mattina dopo... Se voi avete
letto le mie dichiarazioni, avrete appreso che
abbiamo compiuto reati in tutti i modi, cioè anche
entrando in abitazioni bunker, prelevando il
malavitoso e ammazzandolo. Quindi, non temevamo di
entrare in una abitazione e di ammazzare Casillo nel
sonno. Invece, e da qui la mia meraviglia, nonostante
per alcuni mesi avessimo rischiato la vita a Roma per
trovare il momento giusto per colpire Casillo,
all'improvviso questa direttiva fu rallentata da
Alfieri. Quando ho
Pagina 2265
parlato di "rilassamento", intendevo dire che in quel
momento Alfieri aveva già dei contatti con questi
referenti politici, i    quali lo aggiornavano su
tutte le soverchierie ed i ricatti
di Cutolo. Giustamente,  in primis , loro davano la
solidarietà ad Alfieri, il quale capì al volo che
quello era il momento. Quindi, con l'esplosione ai
danni di Casillo ha voluto dimostrare soprattutto la
sua importanza e che era capace di determinate
azioni. Ha voluto anche far capire ai referenti
politici che Cutolo non era nessuno, non era mai
stato nessuno.
 PRESIDENTE.  Quindi, l'esplosione aveva questo
messaggio, cioè quello di far capire la forza di
Alfieri. Il semplice omicidio non avrebbe avuto lo
stesso messaggio. E' così?
PASQUALE GALASSO.  Benissimo.
 PRESIDENTE.  Rientra nella vostra cultura criminale
il fatto che la bomba e l'esplosione abbiano un
messaggio?
PASQUALE GALASSO.  Sì, è capitato con Casillo, ma in
quell'epoca a noi non importava dimostrare
all'opinione pubblica, ai politici o a chi aveva con
noi rapporti amicali, come ammazzavamo qualcuno. A
noi bastava soltanto ammazzare e via.
 PRESIDENTE.  Invece, questa volta no.
 PASQUALE GALASSO.  Questa volta no. E' l'episodio
che segna una svolta definitiva dei rapporti
imprenditoriali,
delle imprese, dei politici, principalmente. E' un
segnale per dire sono io qua, dovete avere a che fare
con me, non mi mettete più con gente come, in quel
caso, era Cutolo.
PRESIDENTE.  Casillo collaborava con i servizi
segreti? PASQUALE GALASSO.  Sì, a noi risultava.
 PRESIDENTE.  Con quali servizi? A voi cosa
risultava specificamente?
 PASQUALE GALASSO.  Principalmente, quei personaggi
dei servizi segreti che si erano interessati per la
liberazione di Cirillo.
PRESIDENTE.  Conosce qualche nome di queste persone?
PASQUALE GALASSO.  No, che a me risulti.
           PAOLO CABRAS.  I nomi di quelli che andarono in
                              carcere.
No?
 PRESIDENTE.  Sì, adesso ci arriviamo. I nomi di
quelli
che andavano in carcere a parlare con Cutolo, lei li
sapeva? PASQUALE GALASSO.  All'epoca, sapevamo che
c'erano andati
Patriarca, Scotti, Silvio Gava, in prima persona (lo
aveva preteso Cutolo)...
 PRESIDENTE.  Il Silvio Gava padre...
           PASQUALE GALASSO.  Sì, il padre: all'epoca era
                              anziano,
se non erro era ancora senatore. Cutolo aveva
preteso, tramite Alfonso Rosanova, che voleva Silvio
Gava da lui, che glielo chiedesse in prima persona
Silvio Gava. Questo ci risulta pure perché, vi
ripeto, Cutolo è uno sceneggiatore, è uno che gli
piace il teatro; quindi, godeva a farci sapere a noi
nemici o far capire, far sapere pure ai suoi
associati la sua importanza. Quello era il perno
principale che lui ha strumentalizzato. Ha
strumentalizzato tutti quei poveretti ignoranti che
gli sono andati dietro.
PRESIDENTE.  E chi altro c'è andato che voi sapete?
PASQUALE GALASSO.  Questi, almeno quelli là che io...
poi
gli altri nomi, sì, il sindaco di Giugliano, Granato,
amico intimo - parente, almeno sapevamo noi -
Pagina 2266
di Iacolare e poi con Iacolare e Casillo. Poi, almeno
in quell'epoca, sapevamo che nel carcere di Ascoli
Piceno ci si poteva entrare, i cutoliani potevano
entrare e uscire facilmente, pure perché in
quell'epoca, un po' prima, nel carcere di Ascoli
Piceno ammazzarono un figlioccio di Carmine Alfieri,
un grosso pregiudicato del salernitano: Serra
Salvatore detto "Cartuccia", fu impiccato.
 PRESIDENTE.  Da Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Da Cutolo, da associati di
Cutolo, uno dei quali era un amico antico di Alfieri,
che dopo è stato seppellito di quel gesto, mandò le
scuse ad Alfieri e alla fine Cutolo lo scoprì e
ammazzarono prima a lui in carcere e poi l'intera sua
famiglia a Sant'Antimo, la mamma, la sorella, la
moglie e mi sembra due altri fratelli.
PRESIDENTE.  Di questo che si era scusato con
Alfieri? PASQUALE GALASSO.  Benissimo, quello là che
materialmente
aveva impiccato nel carcere, con la complicità delle
guardie, "Cartuccia", nel carcere di Ascoli Piceno.
 PRESIDENTE.  Questo prima?
PASQUALE GALASSO.  Un po' prima. PRESIDENTE.  Come si
chiama questa persona?
PASQUALE GALASSO.  Serra Salvatore detto "Cartuccia".
E'
quell'epoca, prima o un po' dopo il sequestro
Cirillo. PRESIDENTE.  Lei sa nulla dell'omicidio
Semerari? PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Cosa sa?
 PASQUALE GALASSO.  L'omicido Semerari già a noi ci
risultava all'epoca che fu commesso da Ammaturo,
perché anche Semerari...
        PRESIDENTE.  Ammaturo con chi stava, che ho perso il
conto?
 PASQUALE GALASSO.  Ammaturo in quell'epoca stava
con Bardellino e ufficialmente, nelle riunioni del
1981... Bardellino in quelle riunioni - Ammaturo
all'epoca mi sembra, senz'altro, stava in carcere o
era latitante e si trovava all'estero - chiarì bene
che Ammaturo stava con lui. Quindi, in quell'epoca
Semerari stava curando, non so, almeno quello che a
noi ci risulta, presidente, che a me mi risulta,
stava seguendo pure Cutolo, come perizia e in tante
altre cose. Ma questo forse in virtù sempre ai
rapporti di Cutolo con i politici. E Semerari, che
seguiva Ammaturo già da diversi anni, fu sequestrato
da Ammaturo e da uomini suoi e all'epoca
c'era pure qualche elemento di Bardellino; fu
sequestrato, gli tagliarono la testa e lo portarono
con la testa mozzata vicino alla casa di Cutolo, per
far capire a Cutolo che Semerari era morto per colpa
sua. Questo episodio, ultimamente, nel 1992, quando
sono stato nel carcere speciale di Spoleto, stavo
nella cella accanto a Pasquale Mercurio, fedelissimo
di Ammaturo e facevo il passeggio insieme a lui.
Pasquale Mercurio mi disse i  particolari, come
avevano ammazzato Semerari. Semerari è
stato ammazzato a Poggiomarino, presso una famiglia,
presso associati di Ammaturo, due fratelli, che hanno
fatto da sempre stupefacenti ma non in Poggiomarino,
nelle mani di Ammaturo e in altre zone limitrofe al
territorio nostro. Mi disse che fu proprio uno di
questi fratelli, che era un ex macellaio, a
tagliargli la testa.
PRESIDENTE.  Perché si fece questa cosa così atroce?
PASQUALE GALASSO.  Ammaturo riteneva che Semerari
stesse
seguendo Cutolo,
Pagina 2267
sempre in quel contesto, per trovare un  escamotage
per farlo uscire dal carcere e quindi lo ammazzarono
per dimostrare a Cutolo che...
           PRESIDENTE.  Gli fecero fare qualcosa prima di
                             ucciderlo?
Scrivere qualcosa?
 PASQUALE GALASSO.  Non so niente.
 PRESIDENTE.  Nella vicenda Cirillo, lei ha saputo
qualcosa sul tipo di scambio che si fece? Ha parlato
a un certo punto, incidentalmente, di appalti che
sarebbero stati dati per la ricostruzione. Ha saputo,
allora, quale fu l'oggetto dello scambio o no?
 PASQUALE GALASSO.  Inerente agli appalti?
           PRESIDENTE.  No, in genere. Ci furono solo gli
                              appalti o
anche altro?
 PASQUALE GALASSO.  No, per quanto mi risulta
almeno, solamente gli appalti e, diciamo, l'amicizia
con questi personaggi che si erano preoccupati per la
liberazione di Cirillo.
PRESIDENTE.  Dopo l'omicidio di Casillo che successe?
PASQUALE GALASSO.  Poi abbiamo constatato con mano,
io,
Alfieri, Malvento, che Cutolo entrò negli appalti
pubblici tramite i politici.
 PRESIDENTE.  Spieghi questa cosa.
        PASQUALE GALASSO.  I politici fecero in modo di dare
spazio a Cutolo negli appalti pubblici.
PRESIDENTE.  Dovrebbe spiegare bene quali appalti.
PASQUALE GALASSO.  Ora le spiego. Diciamo un po' in
tutti
gli appalti di quell'epoca. Non posso certamente
ricordare gli appalti, però mi ricordo le zone. Cioè,
i politici mettevano in contatto queste ditte
appaltatrici, tramite o loro referenti politici o
loro imprenditori amici, nelle mani di Cutolo e
invitavano queste ditte appaltatrici, una volta nelle
mani di Cutolo, a stabilire una tangente per il
gruppo cutoliano. Di questi episodi mi ricordo
maggiormente, almeno nella nostra zona, era l'epoca
che si stava costruendo il megacomplesso commerciale,
il CIS, a Nola, dove all'epoca Alfieri non prendeva
una lira, forse neanche a Piazzola di Nola. Quindi,
Alfieri in casa sua, dove si stava facendo un
investimento per centinaia, migliaia di miliardi di
lire, non prendeva una lira. In più, Alfieri sapeva,
tramite Malvento, che era figlioccio di Matteo
Sorrentino - una delle più grosse ditte colluse con i
politici, con magistrati e nelle piene disponibilità
di Cutolo - che proprio Matteo Sorrentino era quello
che finanziava, che stabiliva le tangenti di queste
ditte appaltatrici, maggiormente settentrionali.
Quindi, sotto il naso di Alfieri passavano queste
tangenti per miliardi di lire. Come il CIS di Nola,
c'era Monteruscello, all'epoca, e c'era l'avellinese.
Maggiormente, dove veniva fuori il grosso business
era nell'avellinese e Cutolo pensò bene subito, già
aveva dei suoi affiliati camorristici, a rafforzare
bene la struttura e con i fratelli Marinelli e con la
direzione di Casillo entrarono in Avellino,
incominciarono ad avere a che fare con queste ditte
appaltatrici.
          PRESIDENTE.  Quali erano le ditte legate a questo
                               giro di
soldi? Se le ricorda?
 PASQUALE GALASSO.  Principalmente, era Matteo
Sorrentino, era lui il gestore imprenditoriale
totalmente nelle mani di Cutolo. Matteo Sorrentino,
non so, aveva i contatti con tutte le ditte
appaltatrici, ditte a livello nazionale: Pizzarotti,
Grassetto, un po' tutte. Tramite Cutolo, esternamente
c'era Casillo, Matteo stabiliva le percentuali e dava
i soldi delle tangenti, versando i soldi delle
tangenti nelle mani di Casillo, Cutolo.
Pagina 2268
 PRESIDENTE.  Quindi, praticamente, se non ho capito
male, lei dice che guardando, per esempio,
all'impresa Sorrentino si può capire come vanno gli
appalti. E' così?
 PASQUALE GALASSO.  Sì: infatti, dopo l'omicidio
Casillo, l'impresa Matteo Sorrentino corre subito al
riparo, perché il titolare si sente in pericolo, pure
di vita, in quanto sa qual è ormai la ferocia del
nuovo gruppo di Alfieri. Bardellino corre subito ai
ripari, va dai Malvento (il padre di Antonio Malvento
era un suo ex amico malavitoso)... Va da Antonio
Malvento il suo figlioccio, si comincia a
giustificare e si dona totalmente nelle mani di
Alfieri, mettendo a disposizione tutte le sue
amicizie istituzionali e facendo rilevare il suo
rapporto politico, che poi è con gli stessi politici
che hanno già a che fare con Alfieri.
 PRESIDENTE.  Con cui Alfieri aveva già ripreso i
rapporti?
 PASQUALE GALASSO.  Sì; quindi ad Alfieri già va nel
sangue il potere e la sete del vil denaro. Si
dimentica la nostra promessa, di vendicare i nostri
fratelli e poi
andarcene: a me, e a qualche altro componente del mio
gruppo, non sono mai interessati i soldi, perché io,
signor presidente, sono nato ricco e papà mi ha
lasciato in eredità miliardi di lire. Ora dicano
quello che vogliono, ma io non mi sono mai occupato
di questo: ho toccato con mano la melma di questi
rapporti, per episodi e fatti specifici. Quindi, ad
Alfieri va nel sangue il potere e la sete di denaro,
e supera Matteo Sorrentino, cutoliani di ferro,
quelli che materialmente finanziavano Cutolo,
facendogli arrivare miliardi di lire; supera pure
questo sgarbo, questo sgarro di Matteo Sorrentino,
perché se lo vede nelle sue mani e tramite Matteo
Sorrentino e i Malvento comincia ad interessarsi e ad
entrare materialmente negli appalti...
 PRESIDENTE.  Ma Alfieri non aveva sue imprese?
 PASQUALE GALASSO.  Successivamente, dal 1983 in
poi, una volta capito il meccanismo... Questo voglio
dirvi: non è che vi fu un salto all'improvviso, per
cui tutto lo staff cutoliano e tutti gli imprenditori
passarono nelle mani di Alfieri. Fu una cosa
graduata, che nel tempo di un paio d'anni condusse
Alfieri a diventare padrone assoluto di tutti gli
appalti, e non c'è appalto pubblico in Campania che
non venga trattato sia dai politici, una volta
stabilite le loro spettanze, sia dal gruppo
camorristico, dal quale deve poi passare. Se manca
una di queste cose - ma dico di più, se manca quella
della camorra - il lavoro non si inizia mai.
PRESIDENTE.  Alfieri non aveva, prima dell'omicidio
Casillo, suoi imprenditori?
 PASQUALE GALASSO.  No.
PRESIDENTE.  Quindi, Sorrentino passa ad Alfieri?
PASQUALE GALASSO.  Passa ad Alfieri e si affaccia
sulla
scena un altro grosso imprenditore, che ha capito già
da qualche mese, tramite altri associati di Alfieri,
e passa nelle mani di Alfieri.
 PRESIDENTE.  Chi è?
 PASQUALE GALASSO.  Preferirei non nominarlo e
rispettare il segreto istruttorio, dato che vi è
un'indagine in corso.
PRESIDENTE.  Qual è la sua importanza?
 PASQUALE GALASSO.  Ha una grossa importanza la
presenza
sulla scena di questi nuovi imprenditori: sono tre o
quattro, che passano ad Alfieri, o meglio già stavano
in contatto con Alfieri e nel frattempo stavano in
contatto con Nuvoletta.
PRESIDENTE.  Uno di questi imprenditori è Romano di
cognome?
 Pagina 2269
         PASQUALE GALASSO.  Sono imprenditori vesuviani: uno
                               di loro
è Luigi Romano.
 PRESIDENTE.  Ci spieghi qualcosa di più.
 PASQUALE GALASSO.  Dopo l'omicidio Casillo, per
quanto riguarda gli appalti, principalmente corrono
al riparo Sorrentino Matteo e i figli, che vanno dai
loro compari Malvento, chiedono scusa, si dichiarano
a disposizione, fanno presenti le amicizie politiche
che univano Alfieri con loro, ed alla fine si supera
questa fase e si perdona.
PRESIDENTE.  Quali erano le amicizie politiche?
 PASQUALE GALASSO.  Di Matteo Sorrentino?
 PRESIDENTE.  Sì.
 PASQUALE GALASSO.  Sempre principalmente la
corrente dorotea, pure perché Matteo Sorrentino è
nativo di Gragnano, e quindi conosce da sempre
Patriarca, Russo, Gava, e tanti altri.
        Matteo Sorrentino, quindi, dona la sua disponibilità
                                 di
imprenditore, dona quello che ha fatto per Cutolo
principalmente ad Alfieri e Bardellino nella zona
casertana, ma sulla scena si affacciano, con la loro
voracità negli appalti pubblici, Luigi Romano e i
cognati Agizza, con i fratelli Napolitano come
sovrintendenti.
        PRESIDENTE.  Quindi, i fratelli Napolitano, Agizza e
Romano?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, paesani e amici da sempre di
Alfieri, perché sono cresciuti insieme: quindi, nel
giro di uno o due anni, facendo sempre presente ad
Alfieri la pessima personalità di Sorrentino,
riescono a togliere dalle mani di quest'ultimo tutte
le ditte appaltatrici dei grossi lavori pubblici.
Talvolta il Malvento, che era figlioccio di
Sorrentino, rimprovera ad Alfieri questo
comportamento sgarbato di Romano Luigi, Agizza e dei
Napolitano. Alfieri, però, seppure accondiscende a
quello che dice Malvento, dice
in sostanza: "Sono questioni di imprenditori, a noi
fa comodo, perché Romano ha i suoi referenti
politici".
PRESIDENTE.  Quali erano i referenti politici di
Romano? PASQUALE GALASSO.  Principalmente Boffa,
Scotti e, oltre
alla corrente dorotea, non disdegnavano onorevoli di
altri partiti.
 PRESIDENTE.  Cioè?
 PASQUALE GALASSO.  I nomi dei politici di altri
partiti preferirei non dirveli, se possibile, perché
sono sotto segreto istruttorio.
 ROMEO RICCIUTI.  Deve essere più preciso!
PAOLO CABRAS.  Non può fare alcuni nomi ed altri no!
PRESIDENTE.  Vi è una richiesta da parte dei membri
della
Commissione di essere più preciso sui nomi, anche se
è vero che, sulla base di atti resi pubblici, come le
richieste di autorizzazione a procedere, eccetera,
alcuni di questi nomi sono già pubblici, ed altri no.
Mi sembra che lei stia ora facendo i nomi di quelli
che sono già noti, ma vi è la richiesta da parte dei
parlamentari di avere anche il quadro degli altri
nomi. Ora, anche la posizione del collaborante è
delicata: forse può indicarci i partiti politici.
 PASQUALE GALASSO.  Il partito socialista.
 PRESIDENTE.  Altri partiti?
 PASQUALE GALASSO.  No; principalmente, almeno in
questa iniziale fase degli appalti, era il partito
socialista insieme ad elementi della DC.
Pagina 2270
 PRESIDENTE.  Ci stava dicendo che Romano e Agizza
portano via il lavoro a Sorrentino: è questo che
accade?
             PASQUALE GALASSO.  Fino a far scomparire il
                             Sorrentino,
perché poi, nel frattempo, uno dei figli del
Sorrentino viene ammazzato.
 PRESIDENTE.  Da chi?
 PASQUALE GALASSO.  Dalla camorra.
PRESIDENTE.  Ma non sappiamo da chi o da quale
gruppo? PASQUALE GALASSO.  No, ma credo che
l'omicidio sia sempre
inerente alla loro associazione con Cutolo ed ai loro
interessi negli appalti. I Sorrentino, quindi,
scompaiono dalla scena ed escono fuori questi nuovi
imprenditori legatissimi ad Alfieri, ed altri nuovi
imprenditori.
PRESIDENTE.  Chi sono gli altri?
 PASQUALE GALASSO.  Esce fuori un'altra figura
emergente di OMISSIS camorrista, l'OMISSIS OMISSIS,
che nel giro di qualche anno diviene un fedelissimo
di Alfieri, almeno come ditta. Poi i fratelli
Ambrosino, i cugini di Carmine Alfieri, Francesco
Alfieri ed il fratello, Carfora.
           PRESIDENTE.  Questi prendono gli appalti della
ricostruzione? Sorrentino è fatto fuori.
PASQUALE GALASSO.  OMISSIS, Gino Citarella, del
salernitano e tanti altri. E' uno staff composto da
una decina di imprese, i fratelli Iossa, che la fanno
da padroni nei
subappalti di questi grandi lavori pubblici.
 PRESIDENTE.  Quando lei ha parlato dei lavori
pubblici ha usato un'espressione particolare,
"gestire gli appalti"; cosa vuol dire?
  Mi comunicano in questo momento che per ragioni
organizzative devo sospendere l'audizione per
mezz'ora.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 14.
PRESIDENTE.  Nella prima parte dell'audizione abbiamo
affrontato alcuni aspetti relativi alla sua vita,
alla struttura dell'organizzazione camorristica, alla
vicenda Cirillo ed all'assassinio di Casillo.
Vorremmo ora trattare la gestione degli appalti. In
particolare, oltre a sapere cosa significhi gestire
gli appalti, vorremmo conoscere tutti i nomi a lei
noti. Le chiediamo di essere il più preciso possibile
su fatti particolari, in modo tale da consentirci di
comprendere meglio il discorso sul ruolo dei politici
locali, di quelli nazionali e dei referenti. Vuole
spiegare alla Commissione cosa vuol dire gestire gli
appalti? E' chiara la domanda?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, gestire gli appalti vuol
dire che, oltre alla gestione materiale dei politici
del posto - diciamo quelli locali -, con referenti
nazionali, contestualmente essi vengono gestiti dal
gruppo camorristico.
 PRESIDENTE.  Può far riferimento ad un appalto
specifico
espiegare i meccanismi che ne hanno caratterizzato
la
gestione?
 PASQUALE GALASSO.  Nell'intreccio tra i due gruppi,
tra i politici e i camorristi ci sono i vari
imprenditori che fanno capo sia, talvolta, al gruppo
camorristico sia al politico locale o nazionale, da
cui sono sponsorizzati. Mi spiego meglio, facendo
riferimento agli ultimi anni, non al 1983-1984,
quando cominciammo a interessarci di appalti, ma a
quelli successivi. Nel momento in cui un appalto si
metteva in cantiere a livello di progetto - scusatemi
questa volgarità -, il mio gruppo camorristico, la
mia associazione, era già aggiornato...
Pagina 2271
 PRESIDENTE.  In sostanza, voi eravate già informati
che si sarebbe dovuto eseguire un lavoro in un certo
posto.
PASQUALE GALASSO.  Eravamo informati dai politici che
era
in atto questo progetto e che i progettisti, i
politici locali e        quelli nazionali si stavano
dando da fare per portarlo a
compimento. Quando parlo di "portarlo a compimento",
mi riferisco al momento in cui la concessione ed i
finanziamenti erano già attuati, cioè all'inizio dei
lavori.
 PRESIDENTE.  Insomma, questa "partita" spettava ai
politici, i quali vi informavano.
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Una volta ottenuta la
concessione, tutte le concessioni - talvolta anche
ministeriali - ed i relativi finanziamenti, dopo che
i politici avevano già, eventualmente durante il
progetto, la concessione ed il finanziamento, essi
già lo avevano ufficiosamente appaltato ad una certa
ditta...
 PRESIDENTE.  Avevano già assicurato una ditta...
          PASQUALE GALASSO.  Sì, avevano già assicurato una
                                ditta
(per loro rapporti precedenti), una volta avuti i
finanziamenti, ad inizio lavori (concessione,
finanziamenti) e la tangente della ditta appaltante
verso il gruppo politico nazionale o talvolta locale
(che poi fa capo a quello nazionale). Dopo questi
procedimenti, ad inizio lavori, il gruppo
camorristico, che era già informato...
 PRESIDENTE.  Chi vi informava?
 PASQUALE GALASSO.  Quasi sempre si trattava di
intermediari e, ultimamente, anche di imprenditori
che parlavano con i politici locali...
 PRESIDENTE.  E vi venivano a dire...
 PASQUALE GALASSO.  ... e ci informavano sull'esito
dell'appalto. Quindi, oltre che dai referenti locali
politici, il nostro gruppo camorristico aveva la
conferma anche dagli imprenditori collusi con noi.
Una volta realizzatosi questo procedimento, il
politico locale, o quello nazionale che dà mandato al
politico locale, presenta la ditta appaltante al
nostro gruppo e fa in modo da mettere in contatto la
ditta appaltante con il nostro gruppo camorristico
della zona, per stabilire le tangenti e per definire
determinate nostre modalità.
 PRESIDENTE.  Tangenti per voi?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, per noi camorristi. Le
modalità riguardano la formalizzazione del modo in
cui va gestito un appalto. Il gruppo camorristico,
oltre a stabilire la tangente, si assicura anche che
i subappaltanti siano di suo gradimento. Tutto ciò
può venire meno solo in un caso, quando cioè una
ditta subappaltatrice abbia referenze politiche
locali o nazionali. In sostanza, se la ditta
subappaltatrice ha già contatti politici, è il
politico nazionale o quello locale che fa presente al
capo camorristico: "questa è una ditta nostra; vi
viene riconosciuta la vostra percentuale (un'ennesima
percentuale per il subappalto), però fatela lavorare
perché ci fa piacere".
 PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che questo è tutto
l'intreccio.
 PRESIDENTE.  Il meccanismo.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, il meccanismo. Ho fatto una
premessa generale cercando di collaborare al fine di
farvi comprendere meglio il fenomeno. Poi, ci sono
tutti gli altri... Come possiamo chiamarli?
 PRESIDENTE.  Passaggi?
        PASQUALE GALASSO.  Sì, passaggi o interessamenti per
altri subappalti. Io vi sto parlando di un appalto
riferito ad una ditta nazionale.
                              Pagina 2272
           PRESIDENTE.  Come faceva questa ditta a vincere
                             l'appalto?
Intervenivate voi?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi consta, la prima
fase è sotto il diretto controllo dei politici e
quindi le ditte appaltatrici, nella maggior parte dei
casi a livello nazionale... Io vi voglio parlare di
appalti grossi, per centinaia di miliardi di lire. Se
poi voi mi date un po' della vostra disponibilità, vi
parlerò anche di qualche fatto piccolo.
 PRESIDENTE.  Noi siamo qui.
 PASQUALE GALASSO.  Ripeto: vi sto portando esempi
relativi ad appalti grossi. Nella prima fase, vi sono
prettamente accordi tra politici e ditte nazionali.
PRESIDENTE.  Quindi, sono i politici che stabiliscono
in
che modo una ditta debba vincere l'appalto.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Voi non intervenite?
 PASQUALE GALASSO.  No, almeno a livello di grosse
ditte appaltatrici di carattere nazionale. Gli ultimi
lavori eseguiti nella nostra zona sono stati quasi
tutti appaltati a grandi ditte nazionali.
 PRESIDENTE.  Qual è la vostra zona?
 PASQUALE GALASSO.  Principalmente, si tratta della
zona nolana-vesuviana. Poi c'è la zona salernitana...
PRESIDENTE.  Può indicare specificamente di quali
lavori
si tratta (quali strade, edifici od opere)?
 PASQUALE GALASSO.  Ricordo le opere per la
realizzazione della seconda tratta ferroviaria che va
da Nocera a Monte del Vesuvio, Monte Somma, Nola,
fino a giungere nel casertano. Si tratta di un
appalto di centinaia di miliardi di lire. Fu
creato il consorzio Movefer costituito da diverse
ditte a livello nazionale, quali la Pizzarotti, la
Grassetto, la Cambogi, il gruppo Ferruzzi ed altre:
in tutto, 7-10 ditte. I primi contatti con il
consorzio si ebbero nel momento in cui si doveva
mettere in atto il lavoro. Prima lavorano i loro
referenti politici, in prevalenza locali;
successivamente (almeno da quello che ho constatato
in prima persona), una volta che tutto è perfezionato
(concessione, finanziamenti, accordi tra le ditte
appaltatrici, finanziamenti ai politici)... Negli
ultimi tempi ho letto sui giornali che si parla di
finanziamenti ai partiti. Per quanto mi consta, in
Campania non esistono finanziamenti ai partiti;
esistono invece politici interessati
all'arricchimento personale: ecco perché scendono in
collusione con noialtri perché, altrimenti,
potrebbero prendere da noi una distanza di mille
chilometri. Invece ho constatato che questo non è.
        Su questo appalto grosso di centinaia di miliardi di
                                lire
eravamo già aggiornati (vi parlo del periodo 1985-
1986), eravamo aggiornati di questo grosso lavoro ma
si aspettava il via dai politici, i nostri referenti.
 PRESIDENTE.  Quali erano i vostri referenti in
questo appalto specifico? Con chi parlavate?
        PASQUALE GALASSO.  Almeno per questo appalto, era la
                                 DC,
il gruppo doroteo.
 PRESIDENTE.  Quali persone fisiche?
 PASQUALE GALASSO.  Sono stati interessati anche
altri partiti.
 PRESIDENTE.  Quali persone?
          PASQUALE GALASSO.  Una è l'onorevole Demitry del
                               partito
socialista.
 PRESIDENTE.  E poi?
 PASQUALE GALASSO.  Poi la corrente dorotea.
                              Pagina 2273
 PRESIDENTE.  Sì, ma quali persone?
 PASQUALE GALASSO.  Il senatore Patriarca, tramite
Gino Citarella (nostro associato), e tutta la
corrente dorotea.
PRESIDENTE.  A noi interessa conoscere i nomi!
        PASQUALE GALASSO.  Gino Citarella, Patriarca, Russo,
Gava; poi, Demitry, del partito socialista, ed il
senatore Meo.
 PRESIDENTE.  Russo chi?
 PASQUALE GALASSO.  Il senatore Meo per noi
rappresentava il collettore, il raccoglitore di tutte
le tangenti versate nel nolano e nel vesuviano per
quanto riguarda la corrente dorotea che fa capo a
Gava.
 PRESIDENTE.  Meo o Patriarca?
 PASQUALE GALASSO.  Meo.
 PRESIDENTE.  E Patriarca?
 PASQUALE GALASSO.  Meo per noi dell'associazione
era il fedelissimo di Gava ed era quello che
intratteneva i rapporti con noi per quanto riguarda
la spartizione dei lavori e degli appalti.
            PRESIDENTE.  A lei è mai capitato di parlare
                            direttamente
con Meo?
 PASQUALE GALASSO.  L'ho incontrato diverse volte
per un'altra speculazione edilizia fatta da me e
Alfieri, dalla nostra organizzazione, e Meo.
 PRESIDENTE.  Vuol spiegare alla Commissione in cosa
consistesse questa speculazione?
 PASQUALE GALASSO.  Era l'anno 1987, c'erano quasi
al centro di Nola 24 mila metri di terreno, erano
agricoli, di un professionista nolano, che esercita a
Nola da diversi anni, il quale per 20-30 anni non è
mai riuscito a prendere una concessione.
  Alfieri mi parlò di questo affare. Io me ne sono
occupato in prima persona; ho contattato il dottor
D'Avanzo, e la
moglie, la signora Napolitano. Dopo aver acquistato
questo terreno per quattro soldi... Mi ricordo che
durante la trattativa il dottor D'Avanzo e la signora
Napolitano mi dicevano spesso: "Ma cosa dovete fare
di questo terreno? Sono 20-30 anni che noi non
riusciamo a prendere la concessione per una casa
agricola". Io, giustamente, presentato da un altro
tecnico, amico di Alfieri...
 PRESIDENTE.  Come si chiamava questo tecnico?
         PASQUALE GALASSO.  Franzese, il geometra Franzese.
  Quindi, dopo aver comprato questo terreno Alfieri
mi concordò questo appuntamento con Meo...
 PRESIDENTE.  Allora Meo era già parlamentare?
 PASQUALE GALASSO.  No, no. Era segretario
provinciale, mi sembra. Io già lo conoscevo di nome,
ma fu quella l'occasione in cui lo conobbi. E Alfieri
ci tenne molto a precisarmi che era persona di Gava,
in prima persona Gava, del gruppo doroteo, quella che
la nostra organizzazione contattava.
PRESIDENTE.  Quindi lei parlò con Meo, e cosa gli
disse? PASQUALE GALASSO.  No, con Meo... tutto
insieme... Meo
trovò il modo per...
 PRESIDENTE.  Lei cosa chiese a Meo?
            PASQUALE GALASSO.  Meo già sapeva tutto. Era
                             aggiornato
di tutto da Alfieri. Quello è stato l'unico momento
della mia
vita in cui sono stato libero, poi, vuoi per stare
attento dai gruppi camorristici, quindi latitanze
volontarie,
                              Pagina 2274
vuoi per sette-otto anni di latitanza che ho fatto...
Quello è stato l'unico momento in cui sono stato
libero e Alfieri mi disse: "Voi siete libero,
mettetevi in contatto con me perché questa è la
persona, è lui l'uomo nostro...
 PRESIDENTE.  Quindi lei andò da Meo...
 PASQUALE GALASSO.  Andai da Meo. Parlai con Meo in
un rifugio con Alfieri, in un rifugio di Alfieri,
presso la casa di un parente di Alfieri, Luigi
Alfieri, e prendemmo appuntamento con Meo per
risolvere questo problema. Meo era disponibile.
 PRESIDENTE.  Di cosa parlaste?
 PASQUALE GALASSO.  Lui era già aggiornato. Disse
solamente di metterlo eventualmente in contatto con
qualche tecnico. Io l'ho accompagnato, cioè presi un
appuntamento al suo studio e ci siamo visti tante
altre volte, finché lo misi in contatto con un nostro
tecnico, insieme al quale portarono a   compimento la
licenza su questi terreni.
 PRESIDENTE.  Avete una licenza?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, una concessione.
 PRESIDENTE.  Qual è il comune, Nola?
 PASQUALE GALASSO.  Nola.
 PRESIDENTE.  Chi era il sindaco di Nola?
 PASQUALE GALASSO.  L'ampliamento di altre
concessioni già avute nelle mani dell'altro sindaco,
che non ricordo, l'ampliamento di tutta questa
speculazione edilizia l'abbiamo avuto quando era
sindaco di Nola il generale De Sena.
PRESIDENTE.  Quindi, prima avete avuto una licenza,
poi
l'ampliamento. E' così?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Una concessione e poi
l'ampliamento.
 PRESIDENTE.  E quando avete avuto l'ampliamento era
sindaco il generale De Sena?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Lui firmò il rilascio delle
concessioni.
 PRESIDENTE.  Ricorda per quanti metri?
PASQUALE GALASSO.  Sì, mi pare 15 mila metri cubi.
PRESIDENTE.  Dopo l'ampliamento o prima?
 PASQUALE GALASSO.  In tutto erano 15 mila metri
cubi. Ma inizialmente Meo ci fece avere subito circa
7-8 mila metri cubi di concessione.
PRESIDENTE.  Poi raddoppiati, in pratica. PASQUALE
GALASSO.  Poi mi sembra che si è avuto
l'ampliamento e le concessioni sono state
materialmente ritirate nelle mani del generale De
Sena.
 PRESIDENTE.  Poi è stato costruito?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Poi l'abbiamo venduto, io e
Alfieri, ad un imprenditore. Diciamo che io, Alfieri
e tutto il direttivo nostro l'abbiamo venduto...
        PRESIDENTE.  Cioè non avete costruito ma avete ceduto
                                 la
concessione.
          PASQUALE GALASSO.  L'abbiamo venduta ad un'altra
                               ditta,
la quale sta in contatto con Alfieri.
 PRESIDENTE.  E questa ha costruito?
                              Pagina 2275
 PASQUALE GALASSO.  Sta costruendo. Ha costruito e
sta costruendo.
  Vorrei completare quel ragionamento sull'appalto,
per spiegarvi come si gestisce un appalto. L'esempio
è sulla nuova tratta ferroviaria Nocera-Caserta. Una
volta che questo consorzio di ditte settentrionali ha
avuto materialmente tutte le concessioni, i
finanziamenti, e si è accordato con i politici, poi è
passato nelle nostre mani. Prima di posare la prima
pietra si è stabilita la nostra percentuale (loro
come consorzio) e che tutte le ditte appaltatrici
devono essere di gradimento della nostra
organizzazione. Voglio dire pure questo, per farvi
comprendere: se in Campania (questa è la realtà
sociale che voi dovete approfondire) dei giovani
laureati in ingegneria fanno una cooperativa e poi si
portano presso una ditta appaltante o un consorzio di
queste dimensioni per lavorare, non lavoreranno mai
se non hanno principalmente, credo, anzi è certo,
l'appoggio camorristico o l'appoggio politico. Per
cui i giovani ingegneri a Napoli devono solamente
cambiare mestiere.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
 GIROLAMO TRIPODI.  Vorrei chiedere se è stata fatta
dal consiglio comunale una variante al piano di
fabbricazione per quanto riguarda la costruzione di
quei 15 mila metri cubi.
PRESIDENTE.  Ha compreso la domanda?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ho capito molto bene e
rispondo. Questo è il rapporto con Meo: a noi non
interessa sapere il piano di fabbricazione, questo o
quell'altro; a noi interessa che Carmine Alfieri,
Pasquale Galasso dicono vicino a Meo "devo costruire,
risolvi tu". Io non sono aggiornato, glielo giuro in
onor del vero.
          Io so solamente che l'ordine è quello. Se bisogna
                              fare una
speculazione, un cambiamento d'uso, uno dice
solamente "mettimi in condizione di poter sfruttare
questa zona", punto e    basta. Poi è Meo che deve
sapere tutto, deve portare a
compimento l'operazione e deve dire vicino a noi
associati "vi ho favorito". Questo è il rapporto
nostro con i politici.
MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Nella sequenza dell'appalto
i
politici si mettono d'accordo con gli imprenditori.
Non c'era accordo con voi. Invece tendevate a far
pagare il pizzo agli imprenditori, è così?
 PASQUALE GALASSO.  No, qui ci sta tutta la
commistione politica, imprenditori e camorra. Quando
si è stabilita quella prima fase, cioè che il
progetto va in porto con l'ultima fase del
finanziamento, in quel momento gli imprenditori
locali o già sono in contatto con i politici e i capi
camorra o ci si devono mettere: certamente vedono
tramite altri imprenditori o altre amicizie politiche
di arrivare al capo camorra per avere l'OK di
lavorare come subappaltanti, o arrivano al politico.
Una volta stabilito questo, questo subappaltante paga
al capo camorra la sua percentuale, che varia da 3 al
5 per cento: è una seconda tangente che si paga. Ma
principalmente, quello che noi sapevamo è che quella
fascia di politici interessati
all'arricchimento personale e a gestire questi
appalti perché ci sono, poi, altri politici,
interessati solamente ad uno scambio di favori contro
il voto ma che non si sono mai interessati di
appalti, pure perché non hanno la possibilità, non
hanno la forza di entrare, non so, a
contrastare...( Commenti ).
 PRESIDENTE.  Andiamo avanti.
 PASQUALE GALASSO.  Quindi, questo è l'esempio. Lei
prima
mi chiedeva un esempio ed io lo sto facendo. Una
volta che si sono perfezionati tutti questi accordi
al politico, i politici... nel frattempo già gli
imprenditori... In quel particolare caso c'era già un
nostro affiliato, l'imprenditore Gino Citarella,
quello che accompagnò il commando per l'esplosione
                              Pagina 2276
di Casillo, e lui gestì tutti questi accordi, insieme
ai nostri referenti. Mi ricordo che ci andarono a
parlare Cesarano Ferdinando e Ruocco Giuseppe per
arrivare ad un accordo con questo consorzio Movefer,
presso gli uffici di Gino Citarella in Nocera
Inferiore. Gino Citarella gestì per conto nostro
tutti i subappaltanti, cominciando dagli scavi e dal
movimento terra a finire, ad esempio, con la
fornitura di ferro.
 PRESIDENTE.  Vediamo se ho capito: si decide di
fare un lavoro in una zona e - lei dice - i politici
si mettono d'accordo con i grandi imprenditori e
decidono anche chi debba vincere, eccetera. Ma i
politici...
           PASQUALE GALASSO.  Parliamo di quella fascia di
                              politici
che hanno il potere.
 PRESIDENTE.  Quando entra in contatto con voi il
politico che ha deciso l'accordo, se entra in
contatto con voi?
PASQUALE GALASSO.  Il politico già dall'inizio del
perfezionamento delle concessioni...
 PRESIDENTE.  E perché entra in contatto con voi?
         PASQUALE GALASSO.  Già c'è in atto questo accordo,
                               questo
intreccio...
 PRESIDENTE.  Già da prima?
 PASQUALE GALASSO.  ...questa commistione, questa
simbiosi
tra noi e loro.
 PRESIDENTE.  Ma questa simbiosi da cosa nasce?
             PASQUALE GALASSO.  Nasce, come vi dicevo...
PRESIDENTE.  C'è la questione del voto, anche?
PASQUALE GALASSO.  Certamente.
 PRESIDENTE.  Ci spieghi.
PASQUALE GALASSO.  Io parlavo prima degli appalti.
PRESIDENTE.  Prego, prego.
        PASQUALE GALASSO.  Questo accordo, questa simbiosi si
                                 va
acreare già dopo l'omicidio Casillo e si perfeziona,
diciamo,
per tutto l'anno1984. Si perfeziona totalmente,
cosicché dal
1984 in poi se è in atto un grosso lavoro - ad
esempio risanamento del fiume Sarno, seconda tratta
della ferrovia, risanamento del canale Contesarno,
che è un altro investimento di 100-200 miliardi e
tanti altri appalti di questa importanza -   la
nostra organizzazione è aggiornata sin dall'inizio di
questa pratica per arrivare alla concessione con i
relativi finanziamenti. Quindi, questo è il punto
fisso: la simbiosi nasce, si instaura dopo l'omicidio
Casillo, almeno per la nostra organizzazione.
         PRESIDENTE.  Dunque, la chiave di lettura è questa.
                                 Non
c'è un accordo appalto per appalto, c'è questo quadro
che lei chiama di simbiosi, che nasce dopo l'omicidio
Casillo. Dentro questo quadro rientrano la questione
degli appalti, la questione del voto, la questione
delle tangenti e così via. E' questo che lei dice?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Le potrei portare mille
esempi, ma ne faccio uno, quello relativo alla
seconda tratta della
ferrovia. Nel 1988-1989, durante le nostre riunioni,
alle quali intervenivano nostri associati OMISSIS
camorristi, quali Gino Citarella e OMISSIS (grosso
OMISSIS), si era già aggiornati di un appalto che
doveva completarsi come concessione e come
finanziamento sulla costiera sorrentina e già questi
nostri associati imprenditori chiedevano a Carmine
Alfieri che dopo questo, diciamo, chiarimento tra il
gruppo doroteo e il partito socialista con questo
appalto, potessero gestire loro in prima persona,
come affiliati nostri imprenditori,
                              Pagina 2277
 tutti i subappalti. Quello, però, è in atto, signor
presidente. Per quanto mi risulta quell'appalto non è
ancora partito e, guarda un po', Alfieri mi diceva
che lo stesso OMISSIS, lo stesso Luigi Romano ed
altri imprenditori a lui collusi già gli avevano
parlato di questo appalto. Giustamente, a volte si
parlava e io gli dicevo "Questi sono avvoltoi; questo
appalto ancora non nasce, ancora non nasce la
progettazione, la concessione e già vogliono
gestire". Io che nella mia vita ho rischiato mille
volte la vita, pistola a pistola con il mio nemico a
spararmi dicevo: "E' mai possibile! Questi sono
avvoltoi, sciacalli". E Alfieri poi mi spiegò di
quell'appalto e mi disse: "Questi sono gli
imprenditori, dovresti vedere i politici che già... .
Ci sta una storia in atto tra il gruppo doroteo e il
partito socialista per la divisione, che già si sono
presi un anticipo della tangente di questa ditta che
dovrebbe venire a fare i lavori a Sorrento" (che era
una ditta del settentrione).
PRESIDENTE.  Come si chiama questa ditta?
            PASQUALE GALASSO.  Non lo ricordo, ma ho dato
                             indicazioni
ai giudici, che possono riprendere... Dove c'era una
lotta tra il gruppo doroteo e il partito socialista.
 PRESIDENTE.  Quali erano le persone fisiche?
        PASQUALE GALASSO.  Questa concessione per sbloccarla,
                                 ad
un certo punto, io so che la doveva chiarire
solamente Antonio Gava in prima persona e Craxi.
 PRESIDENTE.  Chi le disse ciò?
        PASQUALE GALASSO.  Carmine Alfieri. Se i giudici sono
stati così bravi a trovare questo riscontro credo che
ancora non ci hanno messo la prima pietra.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Perché il partito socialista già
si
era preso una tangente promettendo a questa ditta
appaltante che quel lavoro, qualora fosse iniziato a
Sorrento (la superstrada che collega la costiera
amalfitana), lo doveva prendere questa ditta
sponsorizzata dal partito socialista.
PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Ma il gruppo doroteo dice: ma
come Sorrento! La nostra zona! Raffaele Russo, Gava,
Patriarca dicono: questa è la nostra zona, viene la
ditta appaltante sponsorizzata dal partito
socialista! Quindi, nacque questa storia, della quale
erano al corrente la mia organizzazione e i  vari
OMISSIS a noi legati: Gino Citarella, OMISSIS, Luigi
Romano, Agizza, Napolitano, OMISSIS, Iossa, che
giustamente volevano accaparrarsi il lavoro di
subappalto, la commessa. Questi sono gli avvoltoi,
signor presidente.
 PRESIDENTE.  In questa simbiosi, come lei dice, può
spiegare quali erano i vantaggi di ciascuna delle
parti?
PASQUALE GALASSO.  Il vantaggio per quanto riguarda
gli
imprenditori a noi collusi o altri imprenditori è
solamente quello di lavorare e di arricchirsi
personalmente. Per quanto riguarda i politici a
livello nazionale e onorevoli, a quanto mi risulta,
oltre che per l'arricchimento personale, il vantaggio
è quello di rimanere, come si suol dire, nel mazzo
delle carte e quando si presentano le elezioni, di
far presente al gruppo camorristico, a Carmine
Alfieri, di aver
passato quelle notizie, di essersi messo a
disposizione per quell'appalto e quindi poter
chiedere di essere votato. Poi le elezioni sono
tutt'altra cosa. Quando si arriva sotto le elezioni
cinque o sei mesi prima c'è un andirivieni di tutti
questi politici che hanno avuto contatti con il
nostro gruppo camorristico e si fanno avanti per
accaparrarsi i voti. Quindi, fanno presente
                              Pagina 2278
         la loro ennesima disponibilità e in quel momento si
                              verifica
un mercato.
 PRESIDENTE.  Spieghi bene.
 PASQUALE GALASSO.  Alla fine Alfieri e noi
dell'organizzazione andiamo a quantificare cosa può
offrire in cambio quell'onorevole, se serve come
potere politico, se può esserci utile in qualche
amicizia con i rapporti istituzionali, maggiormente
con i magistrati e tante altre cose. Alla fine si
mette in bilancio se l'onorevole tal dei tali
politicamente ha una determinata forza. E' un po'
come nel gruppo nostro camorristico. Se parla
Pasquale Galasso ha una forza, se parla un altro sono
parole buttate al vento. E' la stessa cosa.
  Signor presidente, ho toccato con mano questa
realtà sociale, credetemi, almeno questo gruppo di
politici che ho nominato e che sono pronto ad andare
avanti e a dichiarare altre mille volte, a confermare
questi fatti di cui ho parlato, che sono fatti
concreti, almeno credo, con riscontri, sono un po'
coalizzati, organizzati un po' come il nostro gruppo.
Solamente talvolta nel nostro gruppo quasi tutti noi
rischiamo la vita in mezzo alla strada. Domani
mattina succede una guerra di camorra si deve stare
in prima linea, invece questi stanno dietro le
scrivanie, dietro le poltrone.
PRESIDENTE.  La questione del voto come avviene,
perché
questa è un'altra cosa importante. Lei ha fatto dei
nomi di uomini politici, Patriarca, Meo, Demitry.
Come avviene la questione del voto? Vengono da voi e
cosa dicono? Quando c'è stato il problema delle
preferenze...
 PASQUALE GALASSO.  Per la maggior parte di costoro,
per i più importanti dal punto di vista degli
interessi per il nostro gruppo camorristico i
rapporti sono già instaurati. Un onorevole che già si
è messo a disposizione e ha trovato la strada per
risolverci un problema giudiziario... già per lui è
una forza tutto ciò. Durante le elezioni si va avanti
e fa pesare che lui ha dato la sua disponibilità per
risolvere quel caso. Oppure un altro onorevole che ha
risolto un fatto con la polizia, con altri apparati
istituzionali, in quel momento lo fa pesare. Oltre
questa fascia di politici che hanno avuto a che fare
con il nostro gruppo, con rapporti già instaurati,
già duraturi, già da diversi anni... Badate bene che
Alfieri conosce Patriarca, quindi la corrente di Gava
con i suoi segretari...
 PRESIDENTE.  Ma Patriarca si presentava come se
stesso o come emissario di qualcuno, come
rappresentante di qualcuno?
PASQUALE GALASSO.  Si presentava come se stesso, però
faceva sempre riferimento e dava peso agli altri
componenti della sua corrente; quando c'era la
possibilità di votare più onorevoli alla Camera,
all'epoca camminavano a braccetto sempre i soliti. Se
voi vedete le ultime elezioni nei nostri paesi sono
sempre quelli là. Il mio paese, Poggiomarino è un
paese retrogrado, un paese maltrattato da questi
politici, da questo Governo. Sta lì, non c'è
un'industria, non c'è una fabbrichetta di dieci
operai.
  Gava al mio paese da quarant'anni ha duemila voti
assicurati, almeno fino a quando si è messo alla
Camera e non glieli ha tolti mai nessuno, Russo ha i
suoi 1.700 voti, Pomicino, per finire a Patriarca.
Sono sempre gli stessi.
PRESIDENTE.  Se è così, questi voti c'erano anche
prima
del vostro intervento. Se c'erano da quarant'anni!
 PASQUALE GALASSO.  All'epoca c'erano altri
raggruppamenti delinquenziali, i cosiddetti guappi.
Al mio paese, ad esempio, c'era il guappo principale
e poi due-tre gruppi che facevano capo a lui. Questo
guappo era associato. Ecco perciò la metamorfosi.
Prima negli anni settanta vicino ai politici
referenti c'erano i cosiddetti guappi; dopo il caso
Cirillo vicino ai politici si aggregano le
associazioni
                              Pagina 2279
camorristiche con il capo, i cinquanta, i cento e i
duecento uomini.
 PRESIDENTE.  Come fate a controllare i voti? A fare
in modo che i voti vadano davvero a queste persone?
        PASQUALE GALASSO.  Si controlla in parte. Durante le
elezioni, tutte le amicizie di imprenditori, di tutte
le fasce, discutono in quel momento, ma
principalmente in determinati piccoli centri la gente
è sopraffatta. Basta che un referente camorristico,
che io dica ad una persona di votare tizio, questo lo
vota con la sua famiglia e me lo dimostra in piazza.
 PRESIDENTE.  Come fa a dimostrarlo?
 PASQUALE GALASSO.  Voglio capire meglio.
 PRESIDENTE.  Lei può dire di votare tizio, la
persona
dice di sì, però il voto è segreto. Come fa a
dimostrarlo? PASQUALE GALASSO.  Voi potete constatare
con mano se
quella persona e tutta la sua famiglia hanno votato
quel nome. PRESIDENTE.  Come fate a controllare ciò?
 PASQUALE GALASSO.  Voi date al capo famiglia un
nome,
quel capo famiglia lo controllate, se a un altro
parente, un altro capo famiglia ha dato lo stesso
nome e alla fine i seggi quelli sono.
 PRESIDENTE.  I voti si trovano.
 PASQUALE GALASSO.  Nella nostra zona la maggior
parte della gente è fedele a noialtri, a me ex
camorrista.
PRESIDENTE.  Siete mai riusciti ad imporre vostri
candidati o votate soltanto quelli che vengono
proposti? Parlo di consigli comunali oltre che di
elezioni politiche.
PASQUALE GALASSO.  Talvolta si è sfruttata questa
possibilità con qualche onorevole, ma per la maggior
parte questi politici si votano dove già da anni c'è
un rapporto duraturo. Quindi non si può fare lo
sgarbo ad un politico che domani mattina va da un
referente locale a dire che magari Pasquale Galasso
ha portato un altro.
  Antonio Gava mi ha sempre controllato e mi ha
mandato sempre a dire, quando ne ha avuto la
possibilità, che i Galasso non gli erano fedeli.
 PRESIDENTE.  Tramite chi?
 PASQUALE GALASSO.  Ultimamente me lo ha mandato a
dire tramite il fratello Roberto Gava, tramite miei
soci, l'ingegnere Cordasco Marco, il dottor Antonio
Bifolco. In un momento che feci società con questi
per la compravendita di certi immobili in Toscana e a
Baronissi avevamo bisogno di una copertura politica,
almeno così mi dissero i miei soci, una consulenza.
Tramite il ragionier Capozzi andarono da Roberto
Gava, gli spiegarono che in questa società c'era
Pasquale Galasso, lui disse che ci conosceva di nome
e i miei soci gli dissero che io stavo agli arresti
domiciliari. Mi disse che io avevo bisogno di un
aiuto giudiziario e si riservò di parlare con il
fratello che, se non erro, all'epoca era ministro
degli interni. Successivamente i miei soci andarono
là per avere la conferma della sua consulenza ed
eventualmente dell'interessamento nei miei riguardi.
Quando andarono a prendere la conferma Antonio
Bifolco, che adesso sta in carcere, e l'ingegner
Marco Cordasco, Roberto Gava ci tenne a precisare che
il fratello mi mandava a dire che io non gli avevo
dimostrato fedeltà, in virtù di un episodio
specifico.
 PRESIDENTE.  Quale?
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1985, dopo la mia vita
criminale contro Cutolo e la vendetta che ho fatto in
onore di mio fratello Nino, io non mi interessavo
perché
                              Pagina 2280
 - lo dico sinceramente - non era una realtà che mi
interessava. Io ho studiato, ho avuto un'altra
educazione, di gente profondamente per bene, ma
questa mia vita criminale mi ha trasformato anche nel
linguaggio. A volte mi sono trovato davanti allo
specchio e non mi riconoscevo più. Nella mia gioventù
avevo un'altra perfezione, altri ideali di vita
sociale. Quando nel 1985 fecero le politiche a
Poggiomarino...
PRESIDENTE.  Le amministrative.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, le amministrative, capitò un
episodio che mi colpì molto per quanto riguarda la
violenza sociale. Durante il perfezionamento della
lista della democrazia cristiana a Poggiomarino si
verificarono delle controversie di democristiani
paesani miei. Alla fine il signor Riccio, presidente
dell'USL, sindaco di San Paolo Belsito, fedelissimo
di Gava da sempre, venne a Poggiomarino su mandato di
Antonio Gava, per decidere chi dei vecchi
rappresentanti della democrazia poggiomarinese doveva
restare nella lista e chi doveva uscirne, con una
prepotenza guappesca. Di questo episodio ne fui
aggiornato (all'epoca ero latitante) e quindi toccai
la melma con le mie mani.
PRESIDENTE.  Quindi, si fece questa lista e poi?
        PASQUALE GALASSO.  In questa lista rientrò dopo anni
                                 di
fuoriuscita dalla democrazia cristiana di
Poggiomarino una persona che io ritengo per bene,
valida socialmente, ma non perché è amico mio ed era
amico intimo della buonanima di mio fratello Nino,
Mario Sangiovanni. Mario Sangiovanni ebbe una
conferma totale e fu il primo degli eletti nella
lista della democrazia cristiana di Poggiomarino.
 PRESIDENTE.  Questa è una persona per bene.
 PASQUALE GALASSO.  Almeno io lo reputo tale. Mario
Sangiovanni aveva avuto in passato un contrasto con
Antonio Gava, che gli fece abbandonare la vita
politica poggiomarinese. Lui era stato il primo degli
eletti e dovendo nominare il consiglio amministrativo
si andava alla ricerca di questo personaggio per fare
il sindaco. Mario Sangiovanni stava per scegliere
un'altra corrente democristiana, stava organizzando
tutto, ma alla fine io fui chiamato da Patriarca il
quale mi disse che Antonio Gava desiderava che io
parlassi con Mario Sangiovanni per farlo rientrare
nella corrente dorotea, altrimenti si sarebbe potuto
dimenticare di fare il sindaco.
          Io questo non lo pensai proprio, anche perché non
                               vedevo
Mario Sangiovanni da cinque-sei anni, da prima che io
diventassi latitante. Passò un altro po' di tempo,
Mario Sangiovanni a Poggiomarino stava cercando di
organizzarsi come consiglio comunale, di vedere un
po' tra i consiglieri come fare l'amministrazione.
Quindi questo faceva un po' di marasma. Alfieri mi
disse (mi chiamava compare, ma io non ho mai tenuto a
questo gergo): "Chi state aspettando? Avete capito
chi velo manda a dire che dovete chiamare Mario
Sangiovanni?" Io dissi ad Alfieri: "Voi sapete la
stima che io porto verso Mario Sangiovanni, era amico
intimo di mio fratello Nino, una persona per bene.
Non posso intimare con la mia forza camorristica a
Mario Sangiovanni di andare ai piedi di Antonio Gava,
dopo che io so per la realtà poggiomarinese che è
stato maltrattato dalla corrente dorotea negli anni
passati". Alla fine Alfieri mi convinse e disse: "Voi
non potete fare guerra ad Antonio Gava!".
  Alla fine mi decisi e mandai a chiamare da
latitante Mario Sangiovanni; dopo aver commentato la
morte di mio fratello Nino, dopo aver pianto, lui
capì, perché è una persona
intelligente, e mi disse: "Pasquale, che mi devi
chiedere?". Sapeva che non gli avrei mai dato
fastidio, visto che durante la mia latitanza non ho
mai dato fastidio a persone perbene in Poggiomarino.
                              Pagina 2281
  Alla fine lui capì; io gli dissi: "Tu già sai, hai
capito già; però ti dico una cosa, Mario: non tenermi
presente come camorrista, perché io ti amo, ti voglio
bene, farei uno sgarbo a mio fratello Nino; regolati
tu: se ci tieni a fare il
sindaco, purtroppo...".
          Mario Sangiovanni mi disse: "Pasquale, conosco la
                              realtà".
 PRESIDENTE.  Lei gli disse: "Se ci tieni a fare il
sindaco...", e poi?
 PASQUALE GALASSO.  Io gli dissi: "Tu lo sai, se
vuoi fare il sindaco a Poggiomarino...". Lui ci
teneva, perché diceva: "O io faccio il sindaco oppure
mi ritiro di nuovo dalla vita politica".
  Alla fine io gli dissi solo: "Regolati tu; a me
farebbe piacere, perché sono stato chiamato anche da
Patriarca; eventualmente tu sai come rintracciare
Gava". Diciamo che forzai un poco, ma nell'ambito di
un parlare tranquillo e sereno, però lui capì che
eventualmente faceva piacere anche a me, perché forse
in quel momento avrà pensato che da quella richiesta
io potessi avere dei vantaggi dall'onorevole Gava, in
rapporto alle mie vicende giudiziarie.
  Alla fine, lui decise e andò da Antonio Gava; poi
mi fece sapere che si era incontrato con Antonio
Gava, non so se a Poggiomarino o a San Giuseppe
Vesuviano; lo presentarono i fedelissimi della mia
zona (Liguori, Achille Marciano, Ciccio Catapano,
Meo, tutti). Dissero: "C'è qui Mario Sangiovanni".
Antonio Gava disse: "Era una pecorella smarrita che
adesso ritorna insieme a noi".
  Quando seppi di questo mi offesi tremendamente,
perché considero un simile modo di parlare asociale,
un parlare consono alle associazioni criminali.
Questo è un riscontro; chiamate questa persona
perbene...
 PRESIDENTE.  Credo che Sangiovanni abbia già
confermato tutto. Dopo le vicende di Poggiomarino,
com'è andata?
PASQUALE GALASSO.  Questo è l'evento che ho toccato
con
mano nel 1985.
  Signor presidente, le voglio dire un'altra cosa:
dopo la sconfitta di Cutolo, dopo questa mia tremenda
ferocia me ne volevo andare da Poggiomarino, anche
perché nel frattempo avevo assaporato la gioia di
avere qualche figlio, ero maturato, mi vedevo già
cambiato e pensavo già ai miei bambini; volevo
andarmene.
                  PRESIDENTE.  Lei quanti figli ha?
PASQUALE GALASSO.  Oggi ne ho quattro. PRESIDENTE.
Allora quanti ne aveva?
PASQUALE GALASSO.  Allora ne avevo, mi sembra, uno
(Nino), e mia moglie aspettava il secondo bambino
(Ciro). Comunque, ho toccato con mano questo
episodio. Da
criminale, queste cose mi hanno toccato; credo che
queste cose tocchino tutti voi perché vi fanno capire
che cosa sia il potere politico su una realtà
sociale.
             PRESIDENTE.  Quali sono le altre vicende di
                            Poggiomarino?
Che cosa è accaduto successivamente?
 ALFREDO GALASSO.  Presidente, però non ho ben
capito: la vicenda dell'acquisto dell'immobile in
Toscana è il favore fatto...
        PRESIDENTE.  No, sono due cose completamente diverse,
                                 se
non ho capito male: lui chiese una copertura politica
per fare questa operazione...
 PASQUALE GALASSO.  I miei soci.
 PRESIDENTE.  Sì, i suoi soci. Dice il signor
Galasso che il fratello dell'onorevole...  (Commenti
del deputato
Galasso) . Allora spieghi bene: perché aveva bisogno
di una copertura politica per questa operazione?
        Facciamo un passo indietro e torniamo alla questione
dell'immobile.
                              Pagina 2282
 PASQUALE GALASSO.  I miei soci avevano stabilito la
sede sociale di tutte le nostre società in Roma,
quindi avevamo bisogno di consulenti su Roma. In
mezzo a tanti consulenti, dato che Cordasco e Antonio
Bifolco conoscevano già la potenza di Gava in qualità
di politico e anche dal punto di vista dalla
copertura imprenditoriale, si scelse di andare nello
studio di Roberto Gava, su consiglio del nostro
ragioniere Capozzi, che operava a Roma. Si andò
quindi da questo Roberto Gava, commercialista e
consulente, e i miei soci molto onestamente gli
fecero presente che nella società c'era anche il
gruppo Galasso, per queste nostre iniziative
economiche. Gli dissero anche che io mi trovavo agli
arresti domiciliari.
In particolare il dottor Bifolco, che mi è molto
amico, ci
teneva a vedermi eventualmente realizzato
socialmente, ma non sapeva quanti peccati avessi
commesso. Ci teneva che io risolvessi i miei problemi
giudiziari e ne approfittò per dire a   Roberto Gava
se eventualmente poteva influire, poteva darmi
una mano per risolvere i problemi giudiziari, perché
secondo me il dottor Bifolco conosce la realtà
giudiziaria di Napoli e sa anche che Gava, se vuole,
può aiutare un determinato pregiudicato con i suoi
rapporti.
 PRESIDENTE.  Poi lei è stato aiutato o no?
 PASQUALE GALASSO.  Si sono interessati, Riccio in
prima persona ed altri, ma alla fine sono rimasto
deluso.
PRESIDENTE.  Insomma, non è servito.
 PASQUALE GALASSO.  No, non è servito. In primo
grado mi condannarono e condannarono anche quel
poveretto di mio padre, che era innocente e poi in
appello fu assolto completamente.
PRESIDENTE.  Torniamo alla questione di Poggiomarino.
Come si chiamava questo sindaco?
 PASQUALE GALASSO.  Mario Sangiovanni.
        PRESIDENTE.  Sangiovanni quindi è diventato sindaco;
                                 poi
che cosa è accaduto?
 PASQUALE GALASSO.  Mario Sangiovanni diventa
sindaco nel 1985; io ad aprile del 1986 mi libero,
dopo tanti anni di latitanza, e ritorno a
Poggiomarino. Com'è mio costume, ho sempre fatto vita
sociale, ho sempre rispettato le persone perbene ed
anzi - credetemi - quando ho trovato una persona
perbene, pulita, sono rimasto sempre affascinato,
perché mi faceva piacere soltanto il rapporto
amicale, forse sempre in virtù dell'educazione che ho
ricevuto nella mia prima giovinezza.
 PRESIDENTE.  Poi che cosa accadde?
 PASQUALE GALASSO.  Poi Mario Sangiovanni ha fatto
il sindaco per cinque anni, mentre vicesindaco era
Salvatore
Lettieri, della corrente di Pomicino e abbastanza
spesso c'era una guerra intestina tra il gruppo
doroteo e quello di Pomicino. Lettieri voleva che
Mario Sangiovanni gli passasse la mano.
 PRESIDENTE.  Che si dimettesse?
 PASQUALE GALASSO.  Che gli desse la possibilità di
diventare sindaco. Alla fine, nell'ambito di tutte
queste complicazioni, anche in virtù dell'amicizia
paesana (siamo cresciuti là, in un piccolo centro),
sono sempre stato interessato e poi mi sono stufato e
riferivo loro: "Per queste vostre beghe andate a
Napoli, alla direzione della DC e risolvete là".
Mario Sangiovanni e Lettieri mi aggiornavano; in
particolare, Salvatore Lettieri diceva che lui poteva
fare il sindaco solo se lo volevo io; questo glielo
diceva anche l'onorevole Pomicino.
         PRESIDENTE.  Questo Lettieri è quello che venne con
                                lei a
Santo Domingo?
                              Pagina 2283
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
        PRESIDENTE.  Quindi, sia Sangiovanni sia Lettieri si
rivolgevano a lei?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, perché c'era un rapporto di
amicizia paesana ma anche per la mia influenza
camorristica: loro mi vedevano in questa chiave,
oltre che come amico, perché gli veniva riferito dai
loro referenti politici che a Poggiomarino un
passaggio di sindaco o vicesindaco si poteva
risolvere se c'era il gradimento del camorrista del
momento. Io all'epoca ero appunto il camorrista del
momento.
PRESIDENTE.  Lei che cosa ha fatto?
 PASQUALE GALASSO.  Ho sempre cercato di superare
quelle
beghe; Salvatore Lettieri diede più di una volta le
dimissioni per poi farle rientrare, finché mi stufai.
  Ricordo che nel 1988 mi trovavo nel carcere di
Torino e coinvolsero addirittura in queste beghe un
mio fratello, che non si è mai interessato né di
rapporti politici né di niente. Mi venne a trovare
per il colloquio e gli dissi: "Mandali a quel paese,
mi hanno stufato!".
  Salvatore Lettieri mi mandava i saluti e chiedeva
se io potessi mandare a dire a Mario Sangiovanni che
lui gli avrebbe dato il cambio come sindaco. Poi,
alla fine del 1990 si sono tenute le nuove elezioni
amministrative e vi fu la nuova riconferma di Mario
Sangiovanni come primo, ma Salvatore Lettieri non
gliela dette per vinta. Alla fine mi ero stufato e
mi allontanai da una realtà amministrativa che non mi
soddisfaceva: se si parla di Nola, di Torre
Annunziata o di Castellammare, in cui vi sono
business  per miliardi di lire, potevo eventualmente
farci un pensierino, ma Poggiomarino è un piccolo
centro.
 PRESIDENTE.  Lì non c'erano soldi.
 PASQUALE GALASSO.  Io mi allontanai e Salvatore
Lettieri formò un'amministrazione con il PDS, il
partito socialista e la sua corrente di Pomicino
(quattro elementi, più altri due o tre elementi
dorotei). Da questa situazione nacque di nuovo un
grosso putiferio a Poggiomarino, perché dopo tanti
anni i comunisti e i socialisti, ma specialmente i
comunisti, avevano la possibilità di gestire... Si
tratta tra l'altro di bravi professionisti, che io ho
sempre stimato. Con alcuni di questi qualche volta
andavamo insieme all'università.
             E' successo quindi un putiferio; per queste
                            controversie,
ricordo che cacciarono materialmente fuori
dall'amministrazione il signor Leopoldo Levi,
referente e fedelissimo di Scotti. Levi venne da me
(all'epoca non ero ancora latitante per l'ennesima
volta ma mi trovavo agli arresti domiciliari) presso
i miei uffici, presso la concessionaria, dando
fastidio ai miei fratelli e dicendo che mi voleva
incontrare. Una volta lo incontrai (ricordo che con
lui avevo avuto soltanto rapporti paesani, visto che
era cresciuto a 500 metri da casa mia) e mi disse:
"Pasquale, mi hanno cacciato materialmente fuori e
voi mi dovete far rientrare nell'amministrazione".
Gli risposi: "Non ci penso neanche per sogno, a
Poggiomarino possono arrivare a gestire anche i
pecorai delle montagne ma la cosa non mi tange
proprio". Gli dissi inoltre apertamente: "Perché non
lo fai presente a Scotti, il quale poi chiama
Pomicino e si mettono d'accordo loro?".
        Queste sono le beghe paesane che ho vissuto in prima
persona.
  Egli mi rispose: "Se volete voi... Che cosa può
farmi Scotti? Non può certo parlare con Pomicino,
perché questi gli risponderebbe che si tratta di una
situazione paesana". Gli dissi: "Leopoldo, lasciatemi
stare".
        Altre volte egli è venuto a casa mia ma non l'abbiamo
                                 mai
fatto entrare.
  Pochi mesi dopo mi resi latitante per l'ennesima
volta e alla fine, nel settembre del 1991, il
ministro Scotti sciolse quell'amministrazione.
                              Pagina 2284
PRESIDENTE.  Quella con Lettieri, il PDS e così via?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Su quell'amministrazione c'erano però
influenze camorristiche?
        PASQUALE GALASSO.  Certamente, c'era la mia. Però non
                                 so
che cosa sia successo dopo.
           PRESIDENTE.  Può parlare alla Commissione della
                               vicenda
di Sant'Antonio Abate? Il suo nucleo familiare è
originario di quella località?
          PASQUALE GALASSO.  Mio nonno era di Sant'Antonio
                               Abate,
così come mio padre; mio fratello Nino è rimasto
nella nostra cappella di Sant'Antonio Abate per
diversi anni.
  Signor presidente, fin dagli anni settanta a
Sant'Antonio Abate vi era il capo camorra Alfonso
Rosanova, capo spirituale di Cutolo.
 PRESIDENTE.  Può spiegarci la figura di Alfonso
Rosanova, che mi pare lei abbia citato più volte
anche in precedenza?
PASQUALE GALASSO.  Si tratta di un grosso malavitoso
che
si colloca a cavallo tra i guappi (è stato forse uno
degli unici a resistere all'era dei guappi)...
 PRESIDENTE.  ... ed è passato a quella della
camorra.
 PASQUALE GALASSO.  Ha superato quell'epoca e si è
aggiornato nella managerialità. E' diventato un
grosso manager  dei traffici illeciti, dal
contrabbando fino, soprattutto, alle aste
giudiziarie.
  Conoscevo Rosanova il quale mi aiutò; mio padre si
rivolse alui quando vissi quella tragedia nel 1975...
PRESIDENTE.  Quando uccise i due sequestratori?
PASQUALE GALASSO.  Sì. Mio padre si rivolse a lui per
darmi un po' di copertura in carcere, perché mi
vedeva in pericolo a Poggioreale e inoltre credeva
che potessi andare incontro a qualche altro guaio.
PRESIDENTE.  Così suo padre si rivolse a Rosanova?
PASQUALE GALASSO.  Sì, si rivolse a Rosanova, il
quale a
sua volta si rivolse a Cutolo e un po' a tutti.
PRESIDENTE.  Rosanova era in buoni rapporti con
Cutolo? PASQUALE GALASSO.  Sì, già all'epoca.
PRESIDENTE.  Con chi aveva rapporti politici
Rosanova? PASQUALE GALASSO.  Ricordo che già negli
anni settanta
Rosanova aveva a che fare con Leone, Patriarca, Gava
(il padre epoi il figlio), Raffaele Russo. Diciamo
che Rosanova aveva
rapporti maggiormente con i dorotei: vi era un
rapporto sottostante di patti, di rispetto, almeno
secondo quanto mi risulta, di rispetto di sue
operazioni, le più varie.
PRESIDENTE.  Di che partito era Rosanova?
 PASQUALE GALASSO.  Rosanova era un astuto, uno che
domani mattina poteva mettersi anche con il partito
comunista italiano, l'importante era vedere le sue
finalità, perseguire i   suoi scopi. Nella realtà di
Sant'Antonio Abate, stabiese e
sorrentina erano forti i dorotei, quindi privilegiava
quella corrente, ma non disdegnava altri politici.
PRESIDENTE.  Era iscritto a qualche partito Rosanova?
PASQUALE GALASSO.  Non lo so, so solamente di
rapporti
perché l'ho contattato, quindi, sotto l'egida
camorristica di Pagina 2285
Rosanova nasce a Sant'Antonio Abate l'attuale sindaco
D'Antuono Giuseppe, doroteo, in ottimi rapporti con
Patriarca, con l'onorevole Russo, con Gava.
 PRESIDENTE.  Questo Antonio D'Auria chi è?
            PASQUALE GALASSO.  Era il consigliere che fu
                             ammazzato.
 PRESIDENTE.  Consigliere di dove?
PASQUALE GALASSO.  Di Sant'Antonio Abate. PRESIDENTE.
Consigliere comunale?
PASQUALE GALASSO.  Sì, parente e cugino di Ciro
D'Auria,
un nostro associato, uno che fa parte della nostra
organizzazione che venne ammazzato..
           PRESIDENTE E ra importante a Sant'Antonio Abate
                               questo
D'Auria?
          PASQUALE GALASSO.  Aveva rapporti con questo suo
                               parente
econ i nostri referenti a Sant'Antonio Abate, ma non
poteva
interessarsi di niente perché c'era D'Antuono che
faceva capo prima ad Alfonso Sanova fin dagli anni
settanta, dopo la morte di quest'ultimo faceva capo
ai suoi eredi e ad un suo parente, Geppino Abbagnale,
morto anche lui ammazzato.
 ALTERO MATTEOLI.  Di che partito era D'Auria?
         MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Antonio D'Auria non è il
consigliere comunale.
 PASQUALE GALASSO.  Tonino D'Auria, scusate, a volte
faccio confusione con i signori giudici che mi stanno
seguendo. Tonino D'Auria è il segretario di... è
cresciuto nelle mani di Gava, referente di Rosanova e
poi dopo
l'omicidio Casillo passa materialmente nelle mani
nostre, di Carmine Alfieri che già lo conosceva
all'epoca quando nel 1973... all'epoca ero
giovanissimo, frequentavo le scuole medie superiori e
già Tonino D'Auria stava dietro la corrente dorotea.
            PRESIDENTE.  Vi sono stati rapporti tra voi e
                              D'Auria?
 PASQUALE GALASSO.  Da sempre.
PRESIDENTE.  Di che tipo? Ci sono dei fatti
oggettivi? PASQUALE GALASSO.  Sia per quanto riguarda
la spartizione
degli appalti sia gli altri problemi. Noi avevamo per
esempio bisogno di un rinnovo di un documento, di un
passaporto e Tonino D'Auria è uno che sta nelle
nostre fila.
         PRESIDENTE.  Può dare delle indicazioni di qualche
                                fatto
oggettivo verificabile di questo vostro rapporto con
D'Auria o no?
 PASQUALE GALASSO.  Dopo la morte di Alfonso Sanova,
D'Auria, come un po' tutti i politici, era
preoccupato. Stiamo nel 1982.
 PRESIDENTE.  Rosanova lo ammazzaste voi?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Perché lo ammazzaste?
 PASQUALE GALASSO.  Perché ritenevamo che era il
primo responsabile della ferocia di Cutolo ed era lui
che gestiva un po' tutti gli interessi della NCO con
i vari intrecci. Sapevamo che era responsabile di
avere seguito pure la vicenda Cirillo.
           PRESIDENTE.  Faccio una parentesi. Rosanova, da
                               quello
che dice lei, aveva anche rapporti con Gava. Per
quale motivo gli uomini di Gava si rivolgono a voi,
ad Alfieri, per intervenire sulla liberazione di
Cirillo e non vanno direttamente da Cutolo?
                              Pagina 2286
 PASQUALE GALASSO.  Nei primi giorni del sequestro
Cirillo era un vociario in tutto il napoletano. Tutti
i malavitosi sapevano che i politici cercavano un
aiuto per liberare Cirillo, quindi come hanno
domandato a tante persone...
PRESIDENTE.  Hanno domandato in giro, ho capito.
         PASQUALE GALASSO.  Ricordo all'epoca Iavarone, che
                                poi è
scomparso, e tant'altra gente, così pure mandarono
un'ambasciata a noi. Certamente hanno trovato la
disponibilità di Cutolo e quindi hanno tralasciato...
 PRESIDENTE.  E' chiaro, chiudiamo quindi la
parentesi. Stava spiegando la questione di questo
D'Auria.
             PASQUALE GALASSO.  Volevo dire che Alfieri,
                            mentalmente,
non è il tipo che si fa gestire facilmente dal
politico. Alfieri per sua mentalità è stato sempre...
 PRESIDENTE.  Si tiene forse un po' separato?
 PASQUALE GALASSO.  Oltre che separato, Alfieri
voleva il contatto con i politici, ma amava gestire,
fare sempre lui il direttore. Non era un uomo che si
faceva facilmente gestire.
PRESIDENTE.  Quando Rosanova è ucciso, questo D'Auria
cosa fa?
 PASQUALE GALASSO.  Come tanti politici del momento
che si sentivano in colpa del rapporto con Cutolo,
anche Rosanova si preoccupò e mi ricordo che in
quell'epoca lui dava molta disponibilità nel rapporto
con i miei parenti in Sant'Antonio Abate. Fa
addirittura da compare ad un mio cugino, quindi
stringe questi rapporti e manda i saluti anche a me.
PRESIDENTE.  Chi è questo suo cugino che era suo
compare? PASQUALE GALASSO.  Domenico Galasso.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  E' incensurato?
 PASQUALE GALASSO.  Ha un lieve precedente di tanti
anni fa, di tredici, quattordici anni fa. E' giovane,
oggi è imprenditore.
           PRESIDENTE.  E' un imprenditore di Sant'Antonio
                               Abate?
 PASQUALE GALASSO .  Sì.
           PRESIDENTE.  Quali erano i suoi riferimenti nel
                              comune di
Scafati?
 PASQUALE GALASSO.  Nel comune di Scafati c'è un
nostro gruppo camorristico a se stante che fa capo
alla nostra
organizzazione e loro hanno gestito per tanti anni il
comune. Seppure conosco alcuni elementi politici, non
ho avuto rapporti con loro.
 PRESIDENTE.  A Torre Annunziata?
        PASQUALE GALASSO.  Neanche, almeno personalmente non
                                 ho
avuto rapporti.
 PRESIDENTE.  Castellammare di Stabia?
            PASQUALE GALASSO.  Castellammare di Stabia è
                             territorio
di D'Alessandro (poi di Imparato e D'Alessandro).
PRESIDENTE.  Quindi non metteva piede.
 PASQUALE GALASSO.  No.
 PRESIDENTE.  Gragnano?
             PASQUALE GALASSO.  Ho saputo altre cose di
                            D'Alessandro
con l'onorevole Gava.
 PRESIDENTE.  Cioè?
                              Pagina 2287
 PASQUALE GALASSO.  Nel luglio dello scorso anno mi
trovavo nel carcere speciale di Spoleto e
D'Alessandro mi parlava spesso dell'onorevole Gava,
di tutto quello che gli stava combinando il suo
nemico Imparato. Apostrofava Imparato con dei
nomignoli volgari.
 PRESIDENTE P erché?
 PASQUALE GALASSO.  Diceva che Imparato dava
fastidio
anche a dei familiari di Gava.
 PRESIDENTE.  In che senso dava fastidio?
 PASQUALE GALASSO.  Mi sembra con rapine, con  raid,
ma principalmente ricordo che egli mi disse,
riferendosi ad Imparato con un nomignolo napoletano,
che lui aveva mandato a fare una rapina alla sorella
di Gava a Castellammare. Imparato, ex braccio destro
di D'Alessandro, sapeva i rapporti tra lui e Gava. Io
gli dissi: ma a voi che ve ne importa di questi
politici? Lui mi rispose che Gava stava sempre in
contatto con lui, che si era incontrato da latitante
con lui. D'Alessandro era sereno in carcere e mi
disse che, tramite la sorella, la moglie di
D'Alessandro ed i suoi familiari, gli mandò dire
(all'epoca erano in atto le nuove leggi speciali
penitenziarie, quindi l'articolo 41- bis)  che doveva
passare questa bufera e che dopo due, tre mesi si
sarebbe interessato per farlo uscire. Quando me lo
disse D'Alessandro, che so essere responsabile di
almeno cinquanta omicidi di gente innocente, di
salumieri, di simpatizzanti di Imparato, so che a
Castellammare c'è stata una guerra che ha coinvolto
vittime innocenti...
PRESIDENTE.  Hanno ammazzato tanta gente innocente?
PASQUALE GALASSO.  Sì, solo perché erano
simpatizzanti
del gruppo D'Alessandro o del gruppo Imparato. Dentro
di me pensai: come fa ad uscire dal carcere se è
responsabile di tanti delitti? Questo lo riferii ai
magistrati che un po'
scettici non mi credettero. Poi dopo seppi che a
dicembre o a gennaio D'Alessandro è uscito dal
carcere.
         PRESIDENTE.  Grazie ad una ardita interpretazione.
PASQUALE GALASSO.  Ciò però rafforza una mia idea.
PRESIDENTE.  Lei riferì questo ai magistrati prima
che
D'Alessandro uscisse dal carcere?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ad agosto. Conoscendo questa
realtà sociale e politica ho maturato un
convincimento personale: l'uscita dal carcere
speciale di Pianosa di D'Alessandro mi ha...
PRESIDENTE.  Qual è questa sua interpretazione?
PASQUALE GALASSO.  Per me c'è stato un intervento.
PRESIDENTE.  Ho capito. Rosanova che ruolo ha avuto
nella
trattativa per la liberazione di Cirillo?
 PASQUALE GALASSO.  So che principalmente lui ha
gestito tutto. Casillo, per quanta importanza potesse
avere nel gruppo della NCO, faceva capo al Rosanova
per determinate decisioni. So inoltre che Rosanova
tramite Patriarca, Russo e gli altri componenti di
questa trattativa per la liberazione di Cirillo, ha
influito molto. Sapevamo che addirittura all'interno
della nostra organizzazione giravano tante voci, però
sono voci e non so se riferirle perché vorrei parlare
su fatti sui quali posso darvi dei riscontri. Se poi
volete sapere queste voci...
PRESIDENTE.  Se è una voce, poi ne faremo il conto
che
vorremo.
        PASQUALE GALASSO.  Sapevamo che all'epoca Silvio Gava
                                 da
Cutolo glielo portò Alfonso Rosanova.
                              Pagina 2288
 PRESIDENTE.  Ha mai incontrato Rosetta Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, la conosco fin dal 1975,
durante i colloqui che intrattenevamo nel carcere di
Poggioreale, io con i    miei familiari e lei con
Cutolo. Una volta uscito dal
carcere lei sovente veniva presso la nostra
concessionaria di Poggiomarino.
 PRESIDENTE.  Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Per portarmi imbasciate di
Raffaele Cutolo il quale voleva che mi mettessi con
lui, nella sua organizzazione. Ho sempre rifiutato,
come vi dicevo prima, poi capitò un episodio.
Raffaele Cutolo si trovava nel manicomio di Aversa;
Rosetta Cutolo venne a casa mia dicendomi che il
fratello voleva che io andassi al manicomio. Io per
quieto vivere (mi sembra fosse il 1977) andai,
ricordo che non esibii i documenti e Raffaele Cutolo
mi venne incontro quasi vicino
al cancello d'uscita e mi fece nuovamente la proposta
se volessi entrare insieme a lui e se volessi
interessarmi del sequestro del padre dell'onorevole
Amabile avvenuto pochi giorni prima. Diceva che ce
l'aveva in mano, però lo stavano gestendo suoi
accoliti che erano ignoranti. Gli dissi che era
meglio che non me l'avesse detto e gli dissi per
l'ennesima volta che avevo una famiglia, una
educazione sociale particolare e amavo mio padre ed i
miei fratelli sopra ogni cosa. Lui se la prese un
po', ma alla fine disse: pensateci (mi dava del voi)
e roba varia.
        PRESIDENTE.  Lei dava del voi a Cutolo? Vi davate del
                                 voi
reciprocamente?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Lei non è mai intervenuto sulla
vicenda Amabile?
          PASQUALE GALASSO,  No, non sono intervenuto. Una
                                volta
che era scappato dall'ospedale psichiatrico di
Aversa, venne a
casa mia, insieme ad altri 10-15 di loro, compreso
Casillo, era sera tardi, e voleva che io abbandonassi
i miei familiari. Diceva apertamente che se avessi
scelto quella strada dovevo considerare lui come un
padre.
 PRESIDENTE.  Lei disse di no anche quella volta?
 PASQUALE GALASSO.  Quella sera mi mandò a prendere
latitante. Io non volevo andarci ed ero preoccupato.
La buonanima di mio fratello Nino quando scorse
Pasquale Cutolo, il fratello di Raffaele, nella
nostra concessionaria, mi vide preoccupato e mi
disse: cos'hai? Figuratevi che a quell'epoca mio
fratello Nino, che capì, mi disse: "Diamogli un po'
di soldi, un centinaio di milioni di lire, purché
questo ci lasci in pace". Gli risposi che non si
trattava di soldi ma che quelle persone volevano ben
altro. Dopo qualche ora, Pasquale Cutolo, con altri
accoliti, mi disse che dovevo andare a parlare con il
fratello che mi cercava e ci andai. L'ultima volta
l'ho visto ad Albanella.
 PRESIDENTE.  Lei rispose a suo fratello che quelle
persone non volevano 100 milioni ma "ben altro". Cosa
voleva Cutolo da lei?
 PASQUALE GALASSO.  Voleva la mia persona...
        PRESIDENTE.  Insomma, volevano arruolarla. Perché ci
tenevano tanto?
 PASQUALE GALASSO.  Cutolo diceva che io gli
servivo, che ero intelligente, che potevo dargli
tanto. Mi disse che
avrebbe potuto arricchirmi. Disse, in particolare:
"Voi, nelle mie mani, diventerete miliardario". Gli
risposi che i miliardi già li avevo. Questa e tante
altre ipocrisie...
 PRESIDENTE.  In sostanza, Cutolo aveva una massa di
manovra abbastanza vasta ma non aveva quadri
dirigenti nella
Pagina 2289
sua organizzazione. E' questo il motivo per il quale
richiedeva uno come lei?
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. Lui, del resto,
andava sempre alla ricerca di qualcuno. Ne prendeva
di tutti i colori però, quando cercava qualche
personalità delinquenziale che lui pensava di poter
sfruttare, gli si metteva addosso e cercava di
convincerla.
 PRESIDENTE.  La seconda guerra di camorra (quella
tra Alfieri e Bardellino da una parte e Nuvoletta,
Gionta e D'Alessandro dall'altra), l'ha presente?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  In che periodo si svolse e perché ci
fu questa guerra?
 PASQUALE GALASSO.  Durante le riunioni presso la
proprietà di Nuvoletta, alla fine convenimmo che i
Nuvoletta facevano un gioco ambiguo. Dicevamo spesso
che i Nuvoletta erano la copia dei siciliani, con
tutti i loro marchingegni e sotterfugi, perché non
erano onesti verso il proprio amico. Una volta
ammazzati Salvatore Alfieri e mio fratello, i
Nuvoletta ci abbandonarono. In quel momento erano
legalizzati come mafiosi, sia pure in forma non
ufficiale. Il rapporto tra noi, Bardellino (il
braccio armato di Nuvoletta) e Nuvoletta stesso...
Noi ci sentimmo traditi ed in quel momento arrivammo
alla deduzione che i Nuvoletta si buttavano sempre
dalla parte del più forte (in quel momento il più
forte era Cutolo). Pertanto, giurammo....
 PRESIDENTE.  ... di chiudere i conti con Nuvoletta!
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Diciamo che li considerammo
traditori e giurammo vendetta qualora vi fosse stata
la possibilità di eseguirla. Questa è la premessa.
Dopo la sconfitta di Cutolo, i Nuvoletta hanno
cercato, sempre con la loro astuzia, di rimanere
sulla scena criminale campana; pertanto, hanno
cominciato a tessere diversi rapporti malavitosi con
vari gruppi criminali minori, proprio per rimanere
presenti nella zona. In quel periodo strinsero
un'alleanza con Gionta (alleanza, tra l'altro, che
già esisteva negli anni precedenti), con Michele
D'Alessandro ed il suo gruppo, con Limelli (un altro
grosso pregiudicato che aveva da sempre grandi
rapporti politici), con Egizio, con Nuzzo, ad
Acerra,e tanti altri. Questo nuovo raggruppamento
formatosi intorno a Nuvoletta per realizzare la sua
strategia sfociò nell'omicidio del cugino di Cesarano
Ferdinando, nostro associato e figlioccio
privilegiato di Alfieri, un altro uomo astuto.
Nuvoletta, Gionta, D'Alessandro e Limelli lo
ammazzano a              Torre Annunziata nella
primavera del 1984. A quell'epoca -
lo dico con molta spensieratezza, signor presidente -
la mia missione di vendicare mio fratello era finita
e avrei potuto anche andarmene. Solamente che ero
latitante ed avevo problemi giudiziari, oltre al
problema di stare sempre attento ai miei familiari,
ai miei fratelli che lavoravano, a mio padre, che
fino a quando è morto ha fatto sempre vita sociale ed
è stato benvoluto. Da quel momento, dopo la morte di
Del Gaudio, si pensò ad una ritorsione nei confronti
del nuovo raggruppamento formatosi intorno a
Nuvoletta e attentammo a Limelli a Torre Annunziata.
Non partecipai a questo fatto perché già mi defilavo
dalla nuova guerra. Avevo conosciuto tanta gente
malavitosa, infida, viscida e melmosa ed avevo quindi
un enorme esperienza. Non volevo affrontare questa
nuova guerra perché - lo dicevo anche ad Alfieri - si
trattava di una guerra senza fine, sicuramente
peggiore di quella combattuta contro Cutolo; in
quest'ultima i nemici erano ben individuati; invece,
con la strategia mafiosa di Nuvoletta, le guerre non
finiscono mai. Questo pensavamo io ed Enzo Moccia ed
alcune volte lo dicevo ad Alfieri ma quest'ultimo
rispondeva: "Ma quello è cugino di Ferdinando, il mio
compariello, il mio figlioccio, come facciamo? Io lo
so, voi avete ragione, ma ...". Alla fine
cominciarono le ritorsioni
                              Pagina 2290
per vendicare l'omicidio. Io, Enzo Moccia e qualcun
altro invitavamo sempre Alfieri a non andare oltre
nella guerra, a non ammazzare gente con
responsabilità minori, altrimenti la guerra non
sarebbe mai finita. Proprio per questo, attentammo
alla vita di Limelli, perché era un responsabile, era
un capo camorra. Poi non vi furono altri attentati.
Volevamo colpire o Gionta o i Nuvoletta; ritornò alla
mente il giuramento che avevo fatto anni prima
secondo il quale dopo Cutolo, qualora fosse venuta la
possibilità di colpire i Nuvoletta - glielo dico con
molta spensieratezza, sinceramente - anche se mi
fossi trovato in capo al mondo volevo far parte...
PRESIDENTE.  Per questo fu ammazzato Ciro Nuvoletta?
PASQUALE GALASSO.  Ora ne parlerò. Avevo già promesso
a
me stesso - per una vendetta nei riguardi di mio
fratello Nino -          che qualora fossero
maturate le condizioni per ammazzare i
Nuvoletta (dico i Nuvoletta e non i loro associati),
anche se mi fossi trovato in capo al mondo, avrei
voluto far parte del commando dei killer. Parlando
con Alfieri e cercando di evitare che nella nostra
zona (Torre Annunziata e area vesuviana e nolana)
scoppiasse un'altra guerra senza fine, colpendo anche
persone con minori responsabilità, in questa
strategia Alfieri... Noi avevamo un rapporto solido
con Bardellino Antonio, il quale si trovava in
Brasile. Ci mettemmo in contatto con lui. Bardellino,
poiché era stato 10-15 anni braccio armato di
Nuvoletta, sapeva quanto fossero viscidi e ambigui i
suoi rapporti, anche politici. Bardellino venne
dall'estero e ci dette dimostrazione, da grande
personaggio malavitoso, di come rispettasse le
regole. Disse: "E' venuto il momento: ci andiamo a
suicidare sopra dai Nuvoletta". Ricordo che stavo in
vacanza e che dissi ad Alfieri di farmi sapere quando
avrebbero organizzato l'attentato. Bardellino
organizzò il raid contro Nuvoletta. Ci vedemmo una
mattina presto presso un'appoggio di Bardellino e
verso le undici-mezzogiorno assaltammo Vallesana,
dove ammazzammo Ciro Nuvoletta.
 PRESIDENTE.  Andaste proprio a Vallesana?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, nel loro territorio.
 PRESIDENTE.  Lui era lì?
 PASQUALE GALASSO.  Avevo stima di Bardellino,
almeno come uomo malavitoso. Gli dissi che avremmo
dovuto ammazzare solo il Nuvoletta e non anche il suo
braccio destro od i fiduciari o    persone per bene.
A Vallesana trovammo decine e decine di
persone armate: le disarmammo tutte ma non ammazzammo
nessuno. Ammazzammo solo Ciro Nuvoletta e poi ce ne
andammo. Eravamo consapevoli che in quell'occasione
quattro o cinque di noi avrebbero potuto essere
ammazzati.
           PRESIDENTE.  Bardellino intervenne anche perché
                               avevano
ammazzato qualche suo uomo?
 PASQUALE GALASSO.  Arrivammo alla decisione di
ammazzare Nuvoletta perché - come vi dicevo -
Bardellino gli era stato vicino per dieci-quindici
anni. Bardellino era solito trascorrere le sue
latitanze all'estero. I Nuvoletta, con il loro solito
modo ambiguo e viscido di creare tragedie,
provocarono la morte di un fedelissimo di Bardellino,
Raffaele Ferrara, un grosso personaggio malavitoso.
 PRESIDENTE.  Di dove era Ferrara?
 PASQUALE GALASSO.  Di Villaricca ed era mafioso
come Bardellino, al quale era fedelissimo. Conosceva
anche Alfonso Rosanova, il quale era stato detenuto
presso il manicomio di Aversa quando in
quell'istituto vi erano molti esponenti mafiosi. A
quell'epoca vi era Stefano Giaconia, che io conobbi
nel 1975 a Poggioreale. Quando uscii, Rosanova mi
confermò che era andato a trovare Stefano
                              Pagina 2291
 Giaconia e aveva trovato Raffaele Ferrara. Gli
episodi di Ferrara, di Del Gaudio ed altri portarono
alla decisione...
PRESIDENTE.  Fu ucciso anche un certo Vastarella?
PASQUALE GALASSO.  Sì, dopo. Vastarella ammazzò
Ferrara.
Egli era un malavitoso ignorante. I Nuvoletta
crearono la
strategia, la tragedia, e Vastarella ammazzò
materialmente... PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  La decisione di Bardellino
scaturì anche dal fatto di questa morte.
 PRESIDENTE.  Cosa può dirci sulla strage di Torre
Annunziata?
          PASQUALE GALASSO.  Io non ho partecipato a quella
                               strage.
Si è trattato del secondo atto ripetuto in egual
misura, non a livello di importanza ma come
dimostrazione di forza camorristica verso gli altri
gruppi: somiglia un po', nonostante abbia avuto uno
spessore minore, alla vicenda Casillo. Dopo che noi
ammazzammo Ciro Nuvoletta, Nuvoletta e Gionta
realizzarono ritorsioni nei nostri confronti,
ammazzarono qualche altro familiare di nostri
associati, tra Torre Annunziata e Boscoreale. Tutto
questo portò, alla fine, alla strage di Torre
Annunziata nel corso della quale si sarebbero dovuti
ammazzare Gionta ed i suoi accoliti. Da questa cosa
restai fuori perché stavo già attraversando il
periodo nel quale avevo toccato la melma della
criminalità...
PRESIDENTE.  Siamo nell'agosto 1984?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Chi andò a effettuare la strage di
Torre Annunziata?
 PASQUALE GALASSO.  Fu organizzata da Alfieri e dal
nostro direttivo. Io ero aggiornato, ma preferii
andarmene all'estero.
 PRESIDENTE.  "Aggiornato" significa informato?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Sono stato per molti anni in
Francia, fin dall'epoca della vicenda dei due
omicidi, quando un giudice del tribunale di Napoli
sollevò un conflitto di
competenza presso la Corte di cassazione, per cui
rischiavo di essere nuovamente arrestato. Consigliato
dai miei avvocati (all'epoca erano Siniscalchi e
Giuliano Vassalli), per evitare di essere nuovamente
arrestato per lo stesso fatto, alla fine degli anni
settanta ero solito recarmi in Francia.
PRESIDENTE.  Pertanto, lei non partecipò alla strage.
PASQUALE GALASSO.  No.
 PRESIDENTE.  In pratica, la strage rappresentò una
vendetta di Alfieri e Bardellino contro Gionta.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, contro Gionta, Nuvoletta e
D'Alessandro.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
          MARIO CLEMENTE MASTELLA.  C'è un collegamento tra
                               camorra
epresenze in Francia, oppure lei si recò in quel
paese senza
alcuna garanzia?
 PASQUALE GALASSO.  No, quando io andavo in Francia
lo facevo per rilassarmi e stare tranquillo e non per
esportare camorra.
 PRESIDENTE.  L'onorevole Mastella chiede se in
Francia voi trovavate un'ambiente camorristico che vi
proteggeva oppure no.
 PASQUALE GALASSO.  No.
                              Pagina 2292
PRESIDENTE.  Quindi, lei non andava lì per questo.
PASQUALE GALASSO.  No. Ero fidanzato in Francia e mi
recavo dalla mia fidanzata.
 PRESIDENTE.  Lei è stato latitante per molto tempo
e mi
sembra che per molto tempo abbia vissuto a casa sua.
Nessuno veniva a cercarla?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E come è stato possibile...?
 PASQUALE GALASSO.  Già all'epoca a casa mia avevo
dei rifugi. Probabilmente sono stato uno dei primi a
costruirli. Qualche volta vi è stata l'irruzione dei
carabinieri ma mi sono salvato grazie al rifugio
costruito a casa mia.
PRESIDENTE.  Aveva documenti falsi?
 PASQUALE GALASSO.  Avevo tessere false. Originali,
solamente cambiavo la fotografia.
 PRESIDENTE.  Chi le dava questi documenti?
PASQUALE GALASSO.  Da miei rapporti amministrativi.
PRESIDENTE.  Cioè?
 PASQUALE GALASSO.  Amicizie a Poggiomarino e in
qualche altro paese. Talvolta me le sono fatte fare
pure a Napoli. Da Malvento, una volta.
 PRESIDENTE.  Quindi erano suoi amici che stavano
nell'amministrazione comunale; ma amici consiglieri
comunali o dipendenti, burocrati?
 PASQUALE GALASSO.  Dipendenti.
 PRESIDENTE.  Che le facevano queste tessere.
 PASQUALE GALASSO.  No, loro si andavano a fare la
tessera e     poi la davano a me. Non la
celofanavano, io la mandavo a
Napoli, ci facevo cambiare la fotografia e poi la
celofanavo. PRESIDENTE.  C'è stata un'altra guerra di
clan, più
recente, tra gli Alfieri da un lato, Egizio e Nuzzo
dall'altro. Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Sempre per la vicenda degli
appalti. Quando nel 1984-85 Alfieri diviene padrone
assoluto di questo rapporto con i politici negli
appalti, Fabbrocini e gli altri gruppi non ne
capivano proprio niente. Diciamo che dopo Nuvoletta
Alfieri è stato lui che ha picchiato subito su quella
grande torta d'affari. Pomigliano e Casalnuovo
confinano con Nola: è territorio di Egizio, che è un
ex
affiliato di Mario Fabbrocini, in guerra contro
Cutolo, quindi alla fine pretese che la zona fosse
sua e fosse gestita da lui. Alfieri gestiva appalti
di Pomigliano, Acerra, fino ad arrivare, in virtù del
nostro associato Enzo Moccia, ad
Afragola, Casoria, dappertutto: per questo interesse
nasce la guerra tra Alfieri, Egizio e Nuzzo, guerra
che ha portato diversi morti. E quella è un'altra
guerra che io dicevo ad Alfieri che non sarebbe
finita mai; infatti dopo 5-6 anni Alfieri ha fatto
pace con Egizio, per dare quella tranquillità
assoluta alle ditte che lavorano sul posto e,
diciamo, per creare quella quiete necessaria per i
traffici.
          PRESIDENTE.  E' Bardellino che per primo investe,
                               lavora
negli appalti?
 PASQUALE GALASSO.  Bardellino era interessato, se
pure con minor spessore, perché Bardellino era un
uomo che viaggiava molto e che in Brasile - per
quanto io ne so, per
bocca sua - aveva creato con il suo saper fare, e
credo anche con appoggi delinquenziali e, all'epoca,
mafiosi, un impero economico basato sull'importazione
                              Pagina 2293
 ed esportazione, principalmente sull'esportazione in
Italia, in Europa del pesce. La stessa cosa la fece
anche in Spagna. La storia di Bardellino, in sintesi,
è questa: man mano lui porta con sé questi elementi
suoi di Casal di Principe, che lui apostrofava spesso
come dei grandi pecorai; gli ha fatto conoscere
determinate situazioni a livello internazionale e
poi, alla fine, vuoi per l'invidia vuoi per un'altra
cosa, l'hanno ammazzato. Ma Bardellino gestiva questi
appalti principalmente tramite il fratello Ernesto
Bardellino, almeno nel napoletano.
        PRESIDENTE.  Quindi, Bardellino gestiva appalti prima
                                 che
arrivasse Alfieri?
            PASQUALE GALASSO.  Sì, diciamo che Bardellino
                              conosceva
molto bene la realtà dei Nuvoletta.
        PRESIDENTE.  Ernesto Bardellino è quello che è stato
sindaco?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Di quale comune?
 PASQUALE GALASSO.  San Cipriano d'Aversa.
            PRESIDENTE.  Bardellino e Nuvoletta hanno mai
                             trafficato
insieme in stupefacenti?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto io ne so i Nuvoletta
hanno fatto sempre droga. Credo che quando Bardellino
era associato a     loro aveva anche lui la sua
porzione...
           PRESIDENTE.  Il rapporto con la mafia siciliana
                               serviva
anche a questo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Principalmente; poi negli
anni settanta (ecco i rapporti politici) per quanto
mi consta i Nuvoletta sempre con lo stesso
personaggio doroteo della DC, Gava, gestivano tutte
le forniture per gli ospedali dei precotti, tutte le
forniture...
 PRESIDENTE.  Nuvoletta?
 PASQUALE GALASSO.  Nuvoletta, sì. Credo che
potreste trovare pure i riscontri là. Hanno gestito
sempre con la complicità... e maggiormente... Già
all'epoca, quando una volta io ed Alfieri mangiammo a
casa di Lorenzo Nuvoletta, parlavamo dello stesso
personaggio che Alfieri conosceva,
Ciccio Catapano, fedelissimo di Gava, che era
presidente degli ospedali di Napoli: e Ciccio
Catapano era disponibile presso i Nuvoletta, tant'è
vero che Nuvoletta diceva vicino ad Alfieri: "Se
incontrate don Ciccio salutatemelo". Quindi negli
anni settanta, i Nuvoletta, diciamo queste bande
camorristiche associate ai mafiosi, oltre a fare
sigarette e altri traffici, stupefacenti, hanno avuto
sempre la fornitura di prodotti agricoli ed altri
agli enti pubblici, principalmente agli ospedali di
Napoli.
         PAOLO CABRAS.  Ospedali della provincia di Napoli o
                                 di
Napoli città?
 PASQUALE GALASSO.  Napoli città, vi parlo del
Cardarelli. Dovreste trovare i riscontri, là. Del
Cardarelli e di altri
ospedali.
PRESIDENTE.  Chi era e perché fu ucciso Antonio
Malvento? PASQUALE GALASSO.  Antonio Malvento era
figlio di Felice
Malvento, grosso pregiudicato, grosso guappo della
zona, amico di Patriarca fino a quando è morto, degli
stessi politici che finora vi ho nominato centinaia
di volte, "incomparato" con Matteo Sorrentino,
quell'imprenditore...
           PRESIDENTE.  Quello che si sposta con voi dopo
                             l'omicidio
Casillo.
 PASQUALE GALASSO.  Sì. "Incomparato" e fraterno
amico, tanto che Matteo Sorrentino fa da compare al
figlio Antonio Malvento. Felice Malvento era
cresciuto nel dopoguerra nella abitazione di
                              Pagina 2294
un parente di Alfieri; poi, circa trent'anni fa, si
era trasferito a Napoli, a Fuorigrotta.
  Antonio Malvento io l'ho conosciuto tramite gli
Alfieri verso la fine degli anni settanta, a Napoli.
E durante la guerra di Cutolo lui era, alla pari di
Alfieri, un altro nostro capo carismatico, in virtù
del fatto che era figlio di guappo, era figlio di
Felice, noto personaggio criminale. Quindi, ha avuto
con noi questi rapporti durante la guerra con Cutolo.
 PRESIDENTE.  Vi sosteneva?
          PASQUALE GALASSO.  Sì, alla pari con Alfieri. Ma
                              Malvento
era uno molto intelligente, furbo ed era dedito
particolarmente alle amicizie con varie parti
istituzionali e gestiva alcuni rapporti con alcuni
magistrati.
 PRESIDENTE.  Con quali magistrati?
 PASQUALE GALASSO.  All'epoca io mi ricordo quelli
da cui poi ho avuto anch'io un beneficio. Con il
magistrato Boccassini.
 PRESIDENTE.  Di Napoli o di Salerno?
 PASQUALE GALASSO.  Di Napoli.
 PRESIDENTE.  Quello che è morto?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  E con altri?
         PASQUALE GALASSO.  Un altro era Lancuba. Poi aveva
                                tante
altre amicizie istituzionali.
PRESIDENTE.  Cosa vuol dire amicizie istituzionali?
PASQUALE GALASSO.  Con le forze dell'ordine.
PRESIDENTE.  Polizia o carabinieri?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo polizia. Per quanto mi
risulta con riscontri con elementi della polizia. E
aveva tanti altri rapporti. Era una persona molto
riservata...
 PRESIDENTE.  Che professione faceva?
 PASQUALE GALASSO.  Nel nostro gruppo?
 PRESIDENTE.  No, all'esterno.
 PASQUALE GALASSO.  Insieme al padre ed al fratello
Aniello aveva le concessioni dell'Algida, della
Findus e di tutte queste società di surgelati a
Fuorigrotta, ad Agnano. Avevano uno stabilimento da
alcuni anni.
           PRESIDENTE.  Lei ha mai conosciuto Pippo Calò?
 PASQUALE GALASSO.  Pippo Calò l'ho conosciuto
l'anno scorso, nel carcere speciale di Spoleto.
 PRESIDENTE.  Ha avuto dei rapporti con lui?
 PASQUALE GALASSO.  No, facevamo il passeggio
insieme. Lui era molto rispettato, maggiormente
riverito da Gionta, che era un suo affiliato.
 PRESIDENTE.  Gionta è uomo d'onore?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, Gionta appartiene ai
Nuvoletta. I Nuvoletta appartengono ai corleonesi. E
mi ricordo che durante il passeggio con Gionta,
D'Alessandro, a volte ci incontravamo, parlavamo...
 PRESIDENTE.  Tutti là stavate?
        PASQUALE GALASSO.  Sì, l'errore che ha fatto lo Stato
                                  è
stato quello di portarci tutti là. Credo che in quel
momento Pippo Calò - c'era pure Spataro - sia
intervenuto
                              Pagina 2295
            affinché tutte le guerre intestine dei gruppi
                            camorristici
si appianassero.
PRESIDENTE.  Con quale autorità Pippo Calò faceva
questo? PASQUALE GALASSO.  Perché quando siamo
arrivati a
Spoleto... pensate che sono arrivati là tutti i
grossi pregiudicati della Campania, 5-600 di noi,
quindi c'erano molte faide in atto. Ad esempio,
Gionta stava di fronte alla cella di Pasquale
Cavaliere, prima suo associato e poi...
PRESIDENTE.  Passato dall'altra parte.
 PASQUALE GALASSO.  No, faida. Solo faida. Altri
gruppi
camorristici napoletani... potevano succedere diversi
omicidi. Invece si fa questa pace generale con il
beneplacito di Gionta e  di altri elementi che
avevano a che fare con i siciliani.
L'unica cosa era quella di aspettare voi, voi
appartenenti allo Stato e alla società onesta, con le
vostre leggi e poi dopo eventualmente agire e colpire
obiettivi napoletani ed istituzionali.
 PRESIDENTE.  Questo avveniva l'anno scorso?
PASQUALE GALASSO.  Sì, l'anno scorso, nel luglio
1992. PRESIDENTE.  Quindi, nel luglio 1992 voi siete
a Spoleto,
dove, se ho ben capito, vi sono alcune centinaia di
camorristi, compresi alcuni capi. E c'è anche Calò.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Calò era l'unico...
 PASQUALE GALASSO.  Calò e Spataro erano gli unici
mafiosi che facevano il passeggio dove lo facevo pure
io. Stavano insieme a noi.
        PRESIDENTE.  E Calò, se così si può dire, si impegna
                                 un
poco per fare pace?
 PASQUALE GALASSO.  Vorrei spiegarle un po', per
farle capire. Ricordo che una volta facevamo il
passeggio: ci stava un po' di gente a parlare, poi mi
chiamò D'Alessandro, Gionta, e     parlavamo di
queste leggi che voi stavate emanando, leggi
terribili. C'erano lamentele, perché dopo 10-20
giorni ci aprirono i blindati; eravamo chiusi con i
blindati, con tutto, quindi ognuno si lamentava,
ognuno diceva la sua. D'Alessandro diceva: "Stasera
vengono in cella due guardie, mi impiccano,
m'ammazzano e devo morire come un topo". Un altro
diceva la sua. E in più c'erano le controversie con i
loro nemici: D'Alessandro aveva... io avevo il mio
nemico là, che era...
PRESIDENTE.  Gionta?
 PASQUALE GALASSO.  No, Raffaele Catapano. Tutti
cutoliani. I cutoliani ebbero l'accortezza di
metterli in un piano superiore, di dividerli da noi;
però già c'erano minacce tra noi e loro. Quindi c'era
questa tensione tra tutti noi gruppi criminali. Alla
fine, Gionta, D'Alessandro, tutti quanti dicevano:
"In questo momento dobbiamo fronteggiare queste leggi
dello Stato e ci ammazziamo tra di noi". Alla fine,
mi ricordo un episodio durante il passeggio: Gionta
si allontanò da noi - Pippo Calò era un po' distante
- e andò come un verme, come un viscido; ne parlai
con D'Alessandro e D'Alessandro, che odiava Gionta -
era un suo ex amico, però lo odiava - disse: "Quello
è così". Andò da Pippo Calò, parlarono un quarto
d'ora-mezzora, poi tornarono e Gionta confermò che
pure l'idea di Pippo Calò era quella di stare calmi,
di fare una pace generale, di superare ogni
contrarietà con i nemici, di aspettare l'emanazione
della vostra legge dell'8 agosto e poi dopo,
eventualmente, di ammazzare guardie carcerarie, di
attentare alla vita di qualche rappresentante dello
Stato, da magistrati a poliziotti e roba varia.
                              Pagina 2296
 PRESIDENTE.  Ho capito. Dopo la legge.
         PASQUALE GALASSO.  Dopo la legge. Riferii che Pippo
                                Calò
disse: "Aspettiamo l'8 agosto, perché può darsi pure
che non passa quindi noi ritorneremo in un altro
regime, più tranquillo. Ma se non passa dopo vi
orientate voi sul da farsi".
 PRESIDENTE.  Questi mafiosi siciliani hanno
influenza sulla camorra?
 PASQUALE GALASSO.  No. Per me, dopo Cutolo...
Preferivo eventualmente morire per mano di Nuvoletta
oppure di qualche mafioso. A me non mi ha mai fatto
niente ma certamente incutono timore verso altri
gruppi camorristici di minor spessore. Al mio gruppo,
di sei-sette persone, tutti killer, tutti preparati,
almeno su quella vita criminale, non faceva né caldo
né freddo.
         PRESIDENTE.  Se in carcere Gionta va a parlare con
                                Calò,
per voi il parere di Calò aiuta...
 PASQUALE GALASSO.  Gionta conosce Calò da diversi
anni, conosce lo spessore di Calò. Lui è uno che sta
sotto Nuvoletta e   quindi lo ossequia e lo rispetta
anche in carcere.
 PRESIDENTE.  Anche voi avete ritenuto abbastanza
equilibrato il consiglio di Calò'?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Lo avete ritenuto saggio in quanto
saggio in sé o anche perché veniva da uno di Cosa
nostra?
         PASQUALE GALASSO.  A dire la verità almeno da parte
                                mia,
può darsi anche altri, già ci eravamo arrivati ed
eventualmente potevamo soprassedere sulle nostre
controversie con altri delinquenti, ma non perché
Calò influisse. Il fatto strano è che almeno per
questo consiglio di Calò, almeno per Gionta, oppure
per altra gente fu...
 PRESIDENTE.  Un motivo valido.
        PASQUALE GALASSO.  Sì. Comunque, se domani mattina il
cavaliere avesse assalito...
 PRESIDENTE.  Il cavaliere è Pasquale Gallo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, Pasquale Gallo. Se domani
mattina avesse fatto qualcosa a Gionta certamente nel
carcere Pippo Calò... lui avrebbe avuto da temere. Si
frenava.
PRESIDENTE.  Perché Calò aveva patrocinato la pace,
ho
capito.
           PASQUALE GALASSO.  Ricordo che successivamente,
                               sempre
con l'influenza di Pippo Calò, un po' tutti quanti,
Pasquale il cavaliere, Gionta si dettero la mano. Si
arrivò ad una riappacificazione totale.
 PRESIDENTE.  Faceste anche i nomi delle persone da
eliminare o che avrebbero dovuto essere eliminate?
PASQUALE GALASSO.  Sì, ma principalmente si parlava
di
voler ammazzare il direttore del carcere di Spoleto o
di attentare all'uscita delle guardie smontanti e
sparare nel mucchio, all'uscita del carcere di
Spoleto.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
        PASQUALE GALASSO.  Erano tutti sfoghi ma alla fine si
arrivò ad una rilassatezza e dietro consiglio di
Pippo Calò, che Gionta passò a tutti quanti, si
aspettò.
 PRESIDENTE.  Non si è fatto nulla, però.
                              Pagina 2297
 PASQUALE GALASSO.  No. Pochi giorni dopo l'8 agosto
a Napoli hanno ammazzato una guardia carceraria, a
Poggioreale. Lo riferii pure al giudice e dopo un
paio di mesi hanno ammazzato un altro maresciallo del
carcere speciale di Poggioreale. Sono certo, almeno
dal mio punto di vista, che quelle persone non erano
corrotte. Probabilmente qualche gruppo camorristico
isolato ha ritenuto opportuno colpire...
PRESIDENTE.  Cominciare a regolare i conti.
         Ha mai sentito parlare della banda della Magliana?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  In che termini? Può spiegarlo alla
Commissione?
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1981-82 una delle prime
volte che venni a Roma mi incontrai con Ciro Maresca,
nostro associato da alcuni anni, e conobbi Nicoletti.
Già allora era presente la cosiddetta banda della
Magliana. A quanto mi risulta è un gruppo di
delinquenti disponibili a fare qualsiasi cosa, dediti
a vari traffici illeciti. In tutti questi anni...
PAOLO CABRAS.  Nicoletti è un camorrista?
          PASQUALE GALASSO.  Nicoletti per me è il porto di
                               mare di
tutte le associazioni italiane.
 PRESIDENTE.  Addirittura!
 PASQUALE GALASSO.  Mi spiego meglio. Nicoletti dava
appoggio ai mafiosi, ai calabresi, ai camorristi.
Tramite lui ho conosciuto una persona dei servizi
segreti.
 PRESIDENTE.  Come si chiama questa persona?
            PASQUALE GALASSO.  Si presentò con il nome di
                             Giancarlo.
Ma l'ho descritto molto bene ai signori giudici di
Napoli e di Salerno. Ho conosciuto uno dei servizi
segreti.
           PRESIDENTE.  Cioè, uno che diceva di essere dei
                               servizi
segreti.
 PAOLO CABRAS.  Presentatogli da Nicoletti.
        PASQUALE GALASSO.  Un generale di cui preferirei non
dirvi il nome.
 PRESIDENTE.  Ma il nome le è noto?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  A quali magistrati ha fatto il nome?
PASQUALE GALASSO.  Ai magistrati di Napoli e di
Salerno.
Ese non ricordo male anche a quelli di Roma.
 PRESIDENTE.  Ha fatto il nome e il cognome?
 PASQUALE GALASSO.  Solo il cognome.
  Però credo che lo rintracceranno facilmente perché
ho dato anche il nome di chi me lo ha presentato. Una
coppia.
PRESIDENTE.  I nomi di chi?
          PASQUALE GALASSO.  I nomi delle persone che me lo
                                hanno
presentato, amici di Nicoletti.
PAOLO CABRAS.  Può dirci il nome di questa coppia?
PASQUALE GALASSO.  Preferirei non rispondere perché
ci
sono indagini in corso.
        PAOLO CABRAS.  Appartenevano al mondo camorristico o
                                 al
mondo imprenditoriale?
 PASQUALE GALASSO.  Massoneria.
                              Pagina 2298
 PRESIDENTE.  Come faceva a sapere che erano della
massoneria?
 PASQUALE GALASSO.  Questo signore si presentò,
tramite Nicoletti e i Cillari, come un barone, ma io
non ci credetti. Poi dopo mi portò una carta dove si
diceva che era barone e alla fine ha cercato in tutti
i modi, almeno mi ha detto, come mi hanno confermato
pure i Cillari, Nicoletti ed altri, che lui
apparteneva alla massoneria. Non so a quale livello.
PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Almeno è certo.
PRESIDENTE.  Queste cose le ha dette ai magistrati?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
        PRESIDENTE.  Stava dicendo della banda della Magliana
                                  e
del fatto che Nicoletti è un po' il porto di mare di
tutta la criminalità.
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Per fatti specifici che ho
toccato con mano; durante una controversia di Flavio
Carboni che doveva dei soldi a dei mafiosi e ad un
mio amico, Enzo Moccia...
 PRESIDENTE.  Come mai?
 PASQUALE GALASSO.  Perché Enzo Moccia gli aveva
finanziato alcuni miliardi di lire tramite un'altra
persona. PRESIDENTE.  Chi è questa persona?
 PASQUALE GALASSO.  Aldo Ferrucci di Formia amico di
Enzo...
 MAURIZIO CALVI.  Ingegnere?
 PASQUALE GALASSO.  Proprietario dell'ex  Seven Up
di Formia. Lo conosco di persona. Quindi, poi anche
Enzo Moccia viene arrestato. Una volta uscito, Flavio
Carboni era latitante volontario perché aveva paura
di questo gruppo mafioso che faceva capo a Nicoletti.
 PRESIDENTE.  Che lo facessero fuori? Perché non
aveva pagato questo debito?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Enzo uscì, si incontrò con
Flavio Carboni, il quale gli parlò dei suoi problemi
ed Enzo Moccia tramite i Cillari e Nicoletti mise a
posto questa vertenza con una riunione presso
l'ufficio di Nicoletti.
 PRESIDENTE.  Nicoletti dov'è adesso?
         PASQUALE GALASSO.  Credo in carcere, almeno così ho
                                letto
qualche mese fa sui giornali.
 PRESIDENTE.  Ha mai sentito parlare di Pazienza?
        PASQUALE GALASSO.  Nicoletti ha tante amicizie nello
Stato, amicizie influenti.
 PRESIDENTE.  Questo le risulta?
            PASQUALE GALASSO.  Sì, tra i quali un grosso
                             personaggio
che ho già nominato ai giudici e del quale preferirei
non fare il nome.
 PRESIDENTE.  Che tipo di personaggio? Un politico,
un magistrato?
 PASQUALE GALASSO.  E' un magistrato.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
            PASQUALE GALASSO.  Ho toccato con mano la sua
                              amicizia
con questo signore.
PRESIDENTE.  Ancora adesso svolge funzioni di
magistrato? PASQUALE GALASSO.  Non lo so in che
ufficio si trovi;
prima stava in un ufficio importante.
                         Pagina 2299
MARIO CLEMENTE MASTELLA.  In Cassazione? PASQUALE
GALASSO.  Preferirei non rispondere.
PRESIDENTE.  Queste cose le chiederemo all'autorità
giudiziaria.
 PASQUALE GALASSO.  Intorno a Nicoletti a Roma gira
tutta la malavita sia romana sia mafiosa. Talvolta,
mi risulta, ha dei rapporti con gente della Calabria
e maggiormente della nostra organizzazione.
 PRESIDENTE.  Come mai ha questo peso Nicoletti?
 PASQUALE GALASSO.  Nicoletti è un grande
intrigante. Sa bene conciliare le varie amicizie, i
vari rapporti
istituzionali, malavitosi, eccetera. E' uno che dove
annusa un po' di soldi non si riesce a mandarlo via.
 PAOLO CABRAS.  Ha avuto notizie di sue attività
imprenditoriali per esempio in Campania?
              PASQUALE GALASSO.  Sì. A Roma, a Cassino,
                            Montecatini,
Belluno. Un po' dappertutto.
PAOLO CABRAS.  In Campania no? In zone di camorra no?
PASQUALE GALASSO.  Credo anche in Campania. Penso ad
una
grossa speculazione.
          PRESIDENTE.  Vuole informare la Commissione sulla
                               vicenda
della casa cinematografica De Paolis?
 PASQUALE GALASSO.  Dopo aver fatto la società con
Cordasco e il dottor Bifolco e avendo sempre
intenzione di abbandonare una volta per sempre la
malavita, per alcuni anni ho cercato casa a Roma,
anche perché mio figlio Nino doveva frequentare la
prima elementare.
          PRESIDENTE.  Non aveva già acquistato la villa a
                               Castel
Gandolfo?
 PASQUALE GALASSO.  L'avevo venduta. La vendetti in
quell'epoca, nel 1988-89, anche perché non mi andava
più di andare là.
 PRESIDENTE.  Cercava una casa a Roma?
 PASQUALE GALASSO.  Non ci andavano più neppure i
componenti della mia famiglia, quindi la vendetti per
cercare casa a Roma. In tante trattative, tramite i
coniugi Cillari, conobbi l'avvocato De Chiara, il
quale mi propose l'acquisto della casa
cinematografica De Paolis. Io senza pensarci molto
decisi di andarla a vedere.
 PRESIDENTE.  Può spiegare in cosa consiste?
 PASQUALE GALASSO.  Si tratta di un grande complesso
in via Tiburtina che all'epoca funzionava come casa
cinematografica.
 PRESIDENTE.  In cosa consisteva l'affare?
 PASQUALE GALASSO.  Più che altro per curiosità
l'andai a vedere. Per il mio intuito imprenditoriale
mi resi conto che si trattava di un affare al pari di
altri che avevo fatto con mio padre. Il mio intuito
imprenditoriale, oltre che dalla istruzione
scolastica probabilmente è un'eredità che mi ha
lasciato il mio buon padre. Mio padre aveva il dono
di saper investire, aveva un fiuto imprenditoriale
tremendo.
  Andai a vedere la casa cinematografica, vidi che
era un bel complesso, seppi che la signora lo voleva
chiudere e che vi erano trattative con i sindacati.
Entrammo in trattativa e
dopo circa un anno acquistai questo complesso in
società con i coniugi Cillari. Avevo pensato di
tenere per me questa casa cinematografica e svolgere
quest'attività imprenditoriale trasferendomi a Roma.
Questa
                              Pagina 2300
era la mia idea iniziale. Successivamente i coniugi
Cillari e il costruttore Augusto Antonelli di Roma ed
il fratello Aurelio, con il quale avevo contatti, mi
dissero che era un grandissimo affare qualora si
fosse avuto il cambiamento di uso, di abitabilità.
PRESIDENTE.  Per realizzare dei complessi abitativi?
PASQUALE GALASSO.  Sì. I coniugi Cillari, miei soci,
pensarono bene di attivare questa strada ed
intestammo i vari compromessi all'imprenditore
Augusto Antonelli affinché egli con le sue amicizie,
con le sue influenze amministative a Roma ottenesse
il cambiamento di uso.
  Da questa vicenda è derivato che i Cillari, che a
Roma... Il signor Antonelli, il quale me l'ha chiesto
diverse volte prostrandosi ai miei piedi e
promettendomi di donarmi nella mie mani le sue
amicizie istituzionali (in particolare questo grosso
magistrato) per risolvere i miei guai giudiziari, era
interessato alla De Paolis. Tramite vari raggiri,
dato che Nicoletti conosce da sempre Ciro Maresca,
nostro associato, e negli ultimi anni c'era a Roma
l'altro nostro associato Sepe Marzio (quindi, tramite
Ciro Maresca, Nicoletti che era in contatto con Sepe
Marzio, Ferdinando Cesarano e Alfieri), annusarono
che questa mia iniziativa spontanea e autonoma era un
grandissimo affare e alla fine hanno fatto di tutto
per prenderla.
PAOLO CABRAS.  Si riferisce a Nicoletti, Maresca...
PASQUALE GALASSO.  A Nicoletti, Maresca, Sepe ed i
Cillari.
 PRESIDENTE.  Quanti soldi versò lei?
         PASQUALE GALASSO.  Ho versato circa un miliardo di
                                lire
di caparra; poi dovevo completare i pagamenti ma nel
frattempo Nicoletti, con la sua strategia e le
amicizie... In questa situazione ha usato i miei
stessi ex compagni, tant'è vero che feci una riunione
con Carmine Alfieri quando fui aggiornato dai Cillari
sul fatto che erano interessati Nicoletti e Maresca.
C'era anche Cesarano.
        In quell'epoca era uscito da poco dal carcere il mio
                                amico
Enzo Moccia; tenemmo una riunione, in cui Alfieri e
tutti quanti mi mostrarono la loro ipocrisia
malavitosa e criminale, negando tutto, ossia
qualsiasi loro interessamento.
  Ricordo che dopo questo episodio io ed Enzo Moccia
commentammo che tutta la criminalità, la più alta,
era formata
da semplici delinquenti nati. Comunque, alcuni mesi
dopo questa riunione, a mia insaputa, Antonelli e i
Cillari trasferiscono alla società di Nicoletti
questa casa cinematografica. Fin da quando ho
cominciato a collaborare, a settembre dello scorso
anno... Ad ottobre ho cercato di recuperare i miei
soldi: Nicoletti, Maresca e tutto questo gruppo mi
avevano promesso 8 miliardi di lire di liquidazione,
ma sapevano che io avevo un'altra vicenda giudiziaria
a Salerno, dove Ciro Maresca sporse una denuncia
contro di me alla procura di Napoli e Salerno,
affermando che io lo avevo minacciato di morte e
dicendo tante fesserie. Alla fine riuscii a
recuperare soltanto 650 milioni, in diversi stadi.
Quando ho cominciato a collaborare, Nicoletti, tutti
gli altri e   la mia associazione volevano che io
non proseguissi nella
mia collaborazione e quindi mi promisero che
avrebbero fatto le persone perbene, dandomi quanto mi
spettava sia della De Paolis sia del  Kursaal ,
perché nel frattempo si erano appropriati dell'altra
mia iniziativa.
 PRESIDENTE.  Ci spieghi la vicenda del  Kursaal .
 PASQUALE GALASSO.  Il  Kursaal , signor presidente,
è stata una mia iniziativa economica, spontanea e
normale, fatta con l'ingegnere Cordasco.
 PRESIDENTE.  Che cosa è questo  Kursaal ?
                              Pagina 2301
 PASQUALE GALASSO.  E' un antico fabbricato in stile
liberty , situato a Montecatini Terme, di circa 14
mila metri quadrati. Ricordo che una volta, nel 1983-
1984, mentre rientravo dall'estero, mi fermai a
Montecatini a trovare
alcuni miei amici e vidi questo bello stabile
abbandonato. Già all'epoca me ne interessai, perché
mi avevano detto che si trovava in una situazione
prefallimentare, per vedere se... Tra l'altro, questi
miei amici mi dicevano che era un grosso affare.
              Nel 1988-1989 seppi da alcuni miei amici,
                          imprenditori che
non hanno nulla a che vedere con la delinquenza, che
l'immobile era all'asta. Parlandone con il mio socio,
l'ingegner Cordasco, pensammo di concorrere all'asta
normalmente.
  Signor presidente, almeno su questa iniziativa,
sto chiedendo ai giudici di Salerno di fare chiarezza
sulle mie responsabilità, perché io e tutti i miei
componenti abbiamo un mandato di cattura. Approfitto
dell'occasione per dire che dopo otto mesi ho ancora
i miei familiari in carcere, anche se sono innocenti
e non c'entrano in questa vicenda.
PRESIDENTE.  Qual è la loro imputazione?
 PASQUALE GALASSO.  Sono imputati ai sensi
dell'articolo 416- bis  del codice penale e per
estorsione. Un mio fratello, alto un metro e 85, è
già passato da quasi 90 chili di peso a 60, perché
non riesce a capire il motivo per cui si trova in
carcere; egli tra l'altro è incensurato.
PRESIDENTE.  Di chi era questo  Kursaal ?
PASQUALE GALASSO.  Noi l'abbiamo comprato all'asta.
PRESIDENTE.  L'imputazione è che avete truccato
l'asta? PASQUALE GALASSO.  No. L'ingegner Cordasco,
mio socio,
quando ha visto che nella mia ultima latitanza ha
subìto qualche perquisizione a causa mia, mi ha
denunciato dietro influenza dei Cillari, di
Nicoletti...
PRESIDENTE.  I Cillari ora sono passati contro di
lei? PASQUALE GALASSO.  Sì, i Cillari sono un po'
come i lupi,
perdono il pelo ma non il vizio.
PRESIDENTE.  Prima avevano fatto il doppio gioco per
lei. PASQUALE GALASSO.  Sì. Ma loro avevano già fatto
qualche
altro gioco; ci vorrebbero però giornate intere per
dire quello che io ho fatto ai Cillari, sempre per
riconoscenza per l'attentato a Casillo, da solo.
  Il  Kursaal  non è altro che un'iniziativa che poi
alla fine si ritorce contro di me. Ricordo che il mio
buon padre mi diceva sempre di non comprare mai nulla
all'asta perché porta sfortuna; la prima volta che ho
comprato una cosa (non io fisicamente, ma l'ingegner
Cordasco per conto mio insieme a lui) questa mi ha
realmente portato sfortuna: tutti i     miei
familiari sono in carcere e mi auguro che a giorni
possano uscire. Se posso, anzi, vi chiederei di
intervenire per fare chiarezza su questo episodio.
  Negli ultimi tempi sto collaborando con il dottor
Lupacchini di Roma, che è una persona molto
aggiornata sui fatti e conosce molto bene gli
individui romani, tutti questi personaggi. Mi auguro
che chiarisca quanto prima la questione, perché non
ho fatto nulla di illegale e non vi è influenza
camorristica.
PRESIDENTE.  Qual è l'estorsione che le viene
contestata? PASQUALE GALASSO.  L'ingegner Cordasco,
dopo aver preso
molti miliardi miei, ha detto che non mi ha mai
conosciuto e che io ho fatto il suo carnefice. Anche
in sede di confronto ha negato ogni evidenza di
rapporto tra noi.
                              Pagina 2302
Ha nominato non solo me, ma tante persone perbene
(direttori di banca, consulenti e avvocati, in totale
circa una trentina di persone e credo che siano
usciti quasi tutti), per non far rilevare la sua
incapacità professionale.
  In sede di confronto, di fronte al giudice, gli ho
detto: "Sei un incapace professionale". Infatti,
contestualmente a questa mia società, egli ha
effettuato un investimento in un'altra società; ecco
perché gli interessava la consulenza di Roberto Gava
e di Antonio Gava. Egli ha acquistato dai fratelli
Lanari la Sigalf Spa.
  Contestualmente alla nostra acquisizione del
Kursaal , di un centro commerciale a Osmannoro dal
gruppo Pontello e di un'altra iniziativa a Baronissi,
dopo questo affare, lui ha investito in una società
in situazione prefallimentare dei fratelli Lanari a
Roma: si trattava della Sigalf SpA, una società che
ha sempre avuto la copertura dei politici.
 PRESIDENTE.  Di quali politici?
 PASQUALE GALASSO.  Quelli che loro mi nominarono,
che si sapevano ultimamente... erano sponsorizzati da
Prandini, ma questo risulta dagli atti e perciò ve lo
dico.
  Ad un certo punto, l'ingegner Cordasco ha ritenuto
opportuno spogliarsi da ogni responsabilità e ha
scaricato tutto su di me, sul dottor Bifolco e su
tutti gli altri. Addirittura, con riferimento a
persone che egli aveva nel suo ufficio e che io nella
mia vita ho visto due o tre volte, ha detto che erano
persone mie, che io avevo presentato a lui, oltre a
molte altre bugie.
  Credo pertanto che farò chiarezza con ...
 PRESIDENTE.  ... con il dottor Lupacchini.
ALTERO MATTEOLI.  Quanto ha pagato per il  Kursaal ?
PRESIDENTE.  Che prezzo ha pagato all'asta?
 PASQUALE GALASSO.  Quello è stato un errore
dell'ingegner Cordasco, perché inizialmente l'asta
era di 6 miliardi. Durante la prima asta egli, da
incapace, si fece ingannare dal presidente degli
albergatori di Montecatini, dal signor Pancioli, e da
un'altra cordata (mi sembra che fosse della Ferrero).
Il signor Pancioli e l'ingegner Cordasco conclusero
un accordo, senza informarmi, per far avere
l'aggiudicazione al gruppo Pancioli; il giorno dopo
sarebbero andati dal notaio e gli avrebbe passato la
percentuale spettante, quindi per
pagare l'immobile 6 miliardi di lire. Sta di fatto
che Pancioli, dopo 7, 8 o 10 giorni non si faceva
trovare. Ricordo che vi è un termine di dieci giorni
per l'ufficialità dell'asta.
  L'ingegner Cordasco ritenne quindi opportuno fare
l'aumento del sesto per non dare la possibilità a
Pancioli ... In una seconda asta, in cui non c'è
influenza camorristica, anzi l'ingegner Cordasco mi
chiese di intervenire (sto chiarendo tutto con i
magistrati) con la mia forza camorristica sul signor
Pancioli affinché lo invitassi a mantenere i patti
che aveva stretto con Cordasco, il dottor Bifolco e
il signor Capozzi, che è un uomo di Gava, e un altro
uomo di Gava che è un altro massone.
 PRESIDENTE.  Come si chiama?
 PASQUALE GALASSO.  Palmieri Antonio, di Formia.
 ALTERO MATTEOLI.  In totale, quindi, il  Kursaal  è
costato 9 miliardi?
 PASQUALE GALASSO.  No, durante la seconda asta, in
uno scontro tra Cordasco e Pancioli, l'ingegner
Cordasco comprò quell'immobile dopo che io gli avevo
detto che, dopo essersi tolto la soddisfazione di
aumentare del sesto, poteva arrivare al massimo a 7
miliardi e mezzo, portandolo a 14 miliardi di lire.
 PRESIDENTE.  Lei ha pagato questi 14 miliardi?
                              Pagina 2303
 PASQUALE GALASSO.  No, io avevo già sborsato per
queste iniziative 4 o 5 miliardi di lire; poi feci
presente al signor Cordasco che Galasso non aveva la
banca oppure i miei soldi avevano il sangue dentro;
egli quindi non poteva speculare sulla mia forza
danarosa.
  Egli trovò allora le sue strade di finanziamento e
in particolare si rivolse, tramite Cillari,
conosciuto attraverso me, al signor Nicoletti, dal
quale ricevette 2 o 3 miliardi di lire. Nella
denuncia il signor Cordasco ha detto che lui non
c'entra niente e che io mi ero appropriato di tutte
le sue iniziative, scaricando così tutte le colpe su
di me.
PRESIDENTE.  Mi sembra che la domanda di fondo del
collega Matteoli fosse volta ad appurare quanto lei
ha speso per il  Kursaal .
 PASQUALE GALASSO.  Nella società tra me e Cordasco
e poi con il dottor Bifolco, nelle iniziative del
Kursaal , di un centro commerciale ad Osmannoro
(Firenze) acquistato dal
gruppo Pontello e in un'iniziativa edilizia a
Baronissi per la costruzione di 100-150 appartamenti
vicino all'università, arrivai a sborsare fino a 8-9
miliardi di lire.
 PRESIDENTE.  A Cordasco?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, a Cordasco. Egli mi doveva
dare altri 3 miliardi di lire e ci siamo accordati
decidendo che queste iniziative andavano divise. Io
dissi che non volevo niente da Baronissi, perché era
una sua iniziativa che egli aveva portato nella
società. Del  Kursaal , lui vendette
il 50 per cento al signor Augusto Antonelli di Roma e
quanto al mio 50 per cento, che mi doveva essere dato
ufficialmente, il signor Augusto Antonelli, che è un
uomo dei Cillari, di Nicoletti e così via, non mi ha
mai dato questa ufficialità. Me la diede quando
Cillari convocò una riunione da Carmine Alfieri; in
quel momento il signor Augusto Antonelli mi diede dei
fissati bollati di un'altra società e Cordasco mi
lasciava l'attività di Osmannoro, perché nel
frattempo aveva rilevato dal  Kursaal  e da Osmannoro
un premutuo dalla Fonspa di Roma di 8 miliardi di
lire, da Osmannoro 5 miliardi di lire e 14 miliardi
da Baronissi. Egli ha investito questi soldi in una
sua iniziativa economica acquistando la Sigalf SpA
dei fratelli Lanari, una società che si è sempre
interessata di appalti pubblici, nella quale ha
portato tutti questi miliardi.
         Alla fine gli ho detto: "Con questi miliardi presi
                               con il
premutuo, non hai fatto alcun lavoro al  Kursaal , a
Osmannoro non c'è niente; dove sono andati a finire i
soldi?".
Alla fine egli ha ritenuto opportuno presentare una
denuncia contro di me e contro tutta questa gente,
coinvolgendo direttori di banca, gente innocente.
PRESIDENTE.  E' vero che lei ha ammazzato il fratello
di
Cordasco?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Quando?
 PASQUALE GALASSO.  Nel 1988.
         PRESIDENTE.  Gli ha ammazzato il fratello e poi ha
                                fatto
gli affari...?
 PASQUALE GALASSO.  Con Marco Cordasco avevo un
altro rapporto, il fratello era un volgare
malavitoso, era uno che gestiva alcuni appalti, ma
ciò nonostante la nostra organizzazione lo superava
sempre. Una volta si comprò una proprietà da me e col
suo modo di fare (vi sono poi tanti episodi che ho
raccontato ai giudici) prepotente mi minacciò e mi
disse tante brutte cose. Una volta mi disse che una
masseria da me comprata l'avrebbe pagata quando
avesse avuto i soldi. Un'altra volta nel mio
stabilimento in Sarno litigò con un nostro associato,
un capo camorra davanti a me. Dovetti uscire
dall'ufficio per dividerli e ci apostrofò in tanti
modi. Alla fine m'incontrai con questo Cordasco e lo
ammazzai.
Pagina 2304
PRESIDENTE.  Il fratello lo sa che gli ha
ammazzato... PASQUALE GALASSO.  Signor presidente,
potevo benissimo
fare a meno di confessare questo delitto. Credo che
Cordasco tramite sue fonti come già sapeva... come
Nicoletti già sapeva che io ero già nelle mani dei
giudici di Napoli, dei carabinieri di Napoli
collaboratore, con gli arresti domiciliari a Novara,
io già sapevo che dovevo essere arrestato dalla
procura di Salerno. Ho sempre fatto una lotta con i
giudici, con i sostituti procuratori di Napoli
affinché mi aiutassero a chiarire la vicenda
dell'indagine di Salerno, al che mi hanno portato
all'arresto. Questo omicidio potevo anche non
confessarlo, potevo dire che l'aveva commesso qualche
altro capo camorra di Sarno mio associato, o altra
gente. Invece io voglio confessare tutti i miei
peccati. Certamente non ho fatto una cosa buona, mi
sono macchiato di atroci delitti, ma ciò non toglie
che possiate darmi la possibilità di riabilitarmi. Un
giorno vorrei dimostrarvi la mia valenza sociale:
questa è la promessa che ho fatto a me stesso.
 PRESIDENTE.  Lei prima ha fatto il nome di Carboni.
Volevo chiederle: le è mai capitato di avere rapporti
diretti o     indiretti con un signore che si chiama
Pazienza?
 PASQUALE GALASSO.  No.
 PRESIDENTE.  Ne ha mai sentito parlare?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  In che ambito?
 PASQUALE GALASSO.  Molte volte sono stato in
carcere; sia pure separatamente, insieme a Pazienza
sono stato nel penitenziario di Torino, Le Nuove. Lui
stava in isolamento ed altrettanto io, eravamo quindi
in due posti diversi anche se una parete ci divideva.
Ho sentito nominare di tanto in tanto, ma sono le
solite voci che...
 PRESIDENTE.  Non avete avuto rapporti diretti?
          PASQUALE GALASSO.  No, so solo che ha seguito la
                               vicenda
Cirillo. So che lui a Roma...
 PRESIDENTE.  In che termini l'ha seguita?
 PASQUALE GALASSO.  Sono stato molte volte invitato
dai giudici a fare dei nomi, però poiché sono voci...
PRESIDENTE.  Non sono fatti di sua diretta
conoscenza? PASQUALE GALASSO.  No, quindi dovrei fare
i nomi di altri
politici ed è inutile.
 PRESIDENTE.  Lei sapeva chi era Alvaro Giardini?
 PASQUALE GALASSO.  E' un altro come Pazienza che
stava in contatto con la NCO e che era interessato
sempre in quell'inizio...
PRESIDENTE.  Pazienza era in contatto con la NCO?
PASQUALE GALASSO.  Sì, almeno a quello che ci risulta
come organizzzione, però non ho toccato con mano.
Alvaro
Giardini è un altro come Pazienza che nel dopo caso
Cirillo si interessa e dà degli appoggi, la sua
disponibilità in quell'intreccio, in quella simbiosi
con Cutolo ed i politici e tutti gli apparati
istituzionali che si sono interessati del caso
Cirillo. Alvaro Giardini ha messo in contatto varie
imprese (almeno da quello che mi ricordo) collegate a
loro che operavano già nel dopo terremoto nella
nostra zona e in particolare nell'avellinese.
                              Pagina 2305
           GIROLAMO TRIPODI.  Giardini le ha parlato di un
                              incontro
con Piccoli e con Gava?
 PASQUALE GALASSO.  No.
PRESIDENTE.  Ha sentito parlare del clan Mariano?
PASQUALE GALASSO.  Sì, lo conosco, l'ho conosciuto
nel
carcere di Spoleto ultimamente.
 PRESIDENTE.  Lei parla di Ciro Mariano, io invece
intendo riferirmi al clan.In che area lavora? In che
città opera?
PASQUALE GALASSO.  A Napoli. Nei quartieri ho
conosciuto
lui, Ciro e Marco.
 PRESIDENTE.  Loro in che quartieri stanno?
           PASQUALE GALASSO.  E' un altro gruppo locale di
                               quella
circoscrizione di Napoli.
 PRESIDENTE.  Di quale circoscrizione?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo i quartieri di Napoli
principalmente e poi di quel circondario. Ciro
Mariano...
PRESIDENTE.  E' dei quartieri spagnoli Mariano?
PASQUALE GALASSO.  Sì, dei quartieri spagnoli. La
nostra
organizzazione alcuni anni fa, tramite il giudice
Boccassini, gli fece una grande cortesia.
Principalmente Antonio Malvento e  Alfieri si
adoperarono affinché in appello venisse assolto
per un ergastolo chiesto dal PM in udienza. Dopo
questo episodio Ciro Mariano a noi ci ha portato
sempre riverenza e rispetto. Per me non si tratta di
un gruppo importante o irrilevante, è di quella
circoscrizione, ma a Napoli primeggiano per ferocia
Ricciardi, Contini, Mallardo, sono loro che dettano
legge, almeno ultimamente.
               PRESIDENTE.  Può spiegare meglio questo
                           interessamento
per l'ergastolo?
 PASQUALE GALASSO.  Se ricordo bene, l'episodio
risale a circa 7 o 8 anni fa. Ciro Mariano, o uno dei
suoi fratelli, era stato condannato all'ergastolo per
omicidio in primo grado oin appello. Lui era
detenuto. Il pubblico ministero chiese
l'ergastolo. In quel momento per quella causa era
presidente Boccassini (se i miei ricordi sono giusti)
e Mariano sapeva che Boccassini materialmente stava
nelle mani di Malvento e di Alfieri. Mariano quindi
chiese al nostro gruppo la cortesia di interessarci
al caso, cosa che capitò dietro remunerazione di 100
milioni.
 PRESIDENTE.  Vi interessaste con quale effetto?
 PASQUALE GALASSO.  Vennero assolti.
 PRESIDENTE.  La camorra è stata mai incaricata
dalla
mafia di commettere delitti in Campania o in altre
regioni? PASQUALE GALASSO.  A quanto mi risulta, noi
del nostro
gruppo, dopo la vicenda di Cutolo, dei nostri
rapporti con Nuvoletta, consideravamo Cosa nostra una
nemica; questo valeva anche per Bardellino. Dopo
l'astio Cutolo e la vicenda di Raffaele Ferrara e
l'omicidio di...
 PRESIDENTE.  Quando c'erano buoni rapporti, diciamo
così, ha mai saputo, sentito, di operazioni del
genere?
 PASQUALE GALASSO.  Nuvoletta e Zaza, Sciorio e
Maisto hanno commesso diversi delitti per conto dei
mafiosi, ma queste sono cose che ho appreso durante
la mia vita criminale; non conosco fatti specifici o
responsabilità specifiche.
                         Pagina 2306
        PRESIDENTE.  Quindi, la camorra può anche commettere
delitti per conto di altre organizzazioni.
 PASQUALE GALASSO.  Certamente.
 PRESIDENTE.  Accade spesso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Domani mattina se i
referenti mafiosi devono ammazzare una persona in
Campania, lo fanno subito. Ricordo un episodio di
Cutolo il quale ammazzò nel 1981... questi rapporti
tra Cutolo e Paolo Di Stefano di
Reggio Calabria i quali ammazzarono un fedelissimo di
Paolo Di Stefano, il signor Canali a Marigliano,
vicino Napoli.
PRESIDENTE.  Quindi questo si faceva abitualmente?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Vi è mai capitato di chiedere a Cosa
nostra di compiere omicidi nel vostro interesse, o
degli stessi gruppi camorristici?
 PASQUALE GALASSO.  No. Signor presidente, la nostra
organizzazione nasce principalmente con una
spensieratezza di rapporto amicale di pochissime
persone senza affiliazioni, senza cerimonie. Forse
siamo l'unico gruppo delinquenziale in Campania a
fare ciò, poi dopo l'omicidio Casillo, nella nostra
famiglia sono arrivati, principalmente per
convenienza di Alfieri che cominciò ad assaporare il
potere, i soldi, tanti gruppi malavitosi, alcuni di
questi appartenenti anche a Cutolo. E' diventato un
marasma. A volte ho partecipato a riunioni con
persone che culturalmente non c'era neanche il
desiderio di salutare; eravamo arrivati troppo in
basso. Queste cose gliele dicevo, a volte mi sfogavo
con Alfieri e con il mio amico Enzo Moccia e lui
diceva che era vero. Io dicevo: qui è diventata una
babilonia, questa è una babilonia.
GIROLAMO TRIPODI.  E' a conoscenza che il fratello
del
giudice Imposimato è stato ucciso per ordine di Calò?
PASQUALE GALASSO.  No, è inutile riferire voci.
PRESIDENTE.  Dica solo i fatti di sua conoscenza.
Conosce
iLubrano di Pignataro Maggiore?
 PASQUALE GALASSO.  Certamente.
 PRESIDENTE.  Chi sono?
PASQUALE GALASSO.  Sono due consuoceri di Nuvoletta.
PRESIDENTE.  Sono i genitori della moglie?
 PASQUALE GALASSO.  No, sono imparentati tra loro,
siamo intervenuti io e gli Alfieri, un po' tutte le
famiglie mafiose di Napoli ed elementi mafiosi
siciliani nel 1981 al matrimonio della figlia di
Nuvoletta e il figlio di Lubrano, alla "Lanterna" al
doppio senso americano, così come viene denominato,
di Qualiano. Quindi, li conosco ma non li vedo dal
1981.
 PRESIDENTE.  Conosce il camorrista Fiore D'Avino?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
        PRESIDENTE.  Quando è entrato nel clan Alfieri e qual
                                  è
il suo ruolo?
        PASQUALE GALASSO.  Se non erro, nel 1985 sono entrati
                                  a
far parte...
 PRESIDENTE.  Siamo dopo l'episodio Casillo?
        PASQUALE GALASSO.  Sì. Fiore D'Avino giovanissimo, a
                                 16,
17 anni, sparò a quello che aveva sparato al padre in
mezzo ai carabinieri a Somma Vesuviana.
                              Pagina 2307
        PRESIDENTE.  Quindi il feritore stava in quel momento
                                con i
carabinieri?
 PASQUALE GALASSO.  Lui sparò giovanissimo a questa
persona che stava in mezzo ai carabinieri. Già da
giovanissimo è un delinquente ed il padre, Giovanni
D'Avino, è un grande malavitoso. Fin dalla prima
gioventù ha seguito Mario Fabbrocini e Pasquale
Russo. Costoro sono due mafiosi della nostra zona
appartenenti alla famiglia di Zaza il quale all'epoca
faceva riferimento a Greco. Quindi questo ragazzo
dietro Fabbrocini e Pasquale Russo frequentava Zaza
ed il suo sommo desiderio era quello di diventare
mafioso della famiglia di Zaza, ma non gliel'hanno
mai permesso...
 PRESIDENTE.  Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Perché gli hanno sempre
rimproverato
il fatto di avere un peccato in famiglia, nonostante
abbiano usufruito di questo ragazzo per commettere
omicidi ed altri fatti. Mi spiego meglio. Anni
addietro la madre abbandonò il padre per un altro
uomo. Pertanto, aveva questo peccato e, nonostante
avesse militato per 6-7 anni vicino alla famiglia di
Zaza, non è stato mai legalizzato. Alla fine, si
allontana da Zaza, ritornano in provincia e, insieme
a Fabbrocini e Russo, combattono Cutolo;
successivamente lui e Pasquale Russo trasmigrano nel
nostro clan, quello di Alfieri, allontanandosi dal
gruppo Fabbrocini.
             SALVATORE FRASCA.  A quanti delitti lei ha
                             partecipato
direttamente o indirettamente?
          PASQUALE GALASSO.  Non li ho quantificati, ma si
                               tratta
di parecchi delitti.
            PRESIDENTE.  Li ha comunque confessati tutti
                            all'autorità
giudiziaria?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Lei conosce l'imprenditore Giglio?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, di nome.
        PRESIDENTE.  Solo di nome? Non ha mai avuto rapporti
                                 con
lei?
 PASQUALE GALASSO.  No, mai.
        PRESIDENTE.  In che modo Umberto Ammaturo è diventato
                                 un
trafficante internazionale di cocaina?
 PASQUALE GALASSO.  Umberto Ammaturo io lo conoscevo
di nome; successivamente mi fu presentato nella casa
di Ciro Maresca, a Castellammare di Stabia, nel 1980-
1981. Non so come sia diventato trafficante di droga
ma so che già a quell'epoca era un grosso
trafficante.
 PRESIDENTE.  Quindi non sa come e attraverso chi.
        PASQUALE GALASSO.  No. Ho conosciuto molti elementi,
inizialmente anche miei amici...
PRESIDENTE.  Quali collegamenti aveva Ammaturo?
PASQUALE GALASSO.  Con chi?
        PRESIDENTE.  Appunto, quali collegamenti aveva per il
traffico di droga?
 PASQUALE GALASSO.  So, per bocca di Pasquale
Mercurio che me lo ha riferito nel carcere di
Spoleto, che negli ultimi anni Umberto Ammaturo aveva
il monopolio di quasi tutto il
traffico di droga in Perù, aveva connivenze con
personalità ed autorità del posto e, quindi, appoggi
importanti.
PRESIDENTE.  Può, per cortesia, chiarire alla
Commissione
per quali uomini politici lei ed il suo gruppo hanno
raccolto voti, sia a livello di amministrazione
locale sia per le elezioni al Parlamento?
                              Pagina 2308
 PASQUALE GALASSO.  Come amministrazione comunale, a
Nola il generale De Sena; a Poggiomarino io, Liguori,
poi Mario Sangiovanni; a San Giuseppe Vesuviano,
Pasquale Catapano, che era il referente di Gava, ed
un certo Antonio Ambrosio, che alla prima elezione
divenne sindaco di San Giuseppe Vesuviano. In un
primo momento era in contatto con Alfieri ma poi, per
competenza di territorio, passa nelle mani di
Fabbrocini Mario e  del suo clan. A San Paolo
Belsito, Riccio, il quale si
rivolse alla nostra organizzazione; a Pompei,
Maghetti e poi Tucci; a Terzigno, Casillo; ad
Ottaviano, Nino Bifulco, fedelissimo di Alfieri,
allevato da quest'ultimo, il quale alla fine degli
anni ottanta diventa sindaco; Castellammare non è una
mia realtà, ma è di D'Alessandro. Questi e tanti
altri...
        PRESIDENTE.  Il senatore Cabras chiede di sapere come
                                 mai
abbiate votato De Sena che, in quanto vicecomandante
dei carabinieri, avrebbe dovuto essere teoricamente
un vostro avversario.
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi risulta, il
generale De Sena conosceva da diversi anni la
famiglia Alfieri, tramite il suo fattore-
commerciante, Giovanni Conte di Lusciano. Nel 1980
ero in carcere a Poggioreale e, tramite Alfieri, fui
trasferito al carcere di Avellino. Quindi, mi risulta
che il rapporto amicale tra De Sena e Alfieri vi era
già nel 1980. Quando il generale De Sena pensò di
candidarsi a Nola, avendo i   suoi amici politici, i
suoi referenti in Meo (che opera
principalmente su Nola) ed in Gava (i rapporti
intrattenuti alla fine degli anni ottanta con Gava,
Meo, Riccio e tutto questo staff di politici che per
me erano uomini sì di Gava sotto il profilo politico
ma anche uomini nelle mani di Alfieri), non vi è
stata difficoltà ad appoggiarlo. Alfieri mi ha fatto
sempre capire che, eleggendo il generale De Sena a
sindaco di Nola, si sarebbero allontanate dal comune
indagini ed ombre.
PRESIDENTE.  Voi avevate interesse a tale riguardo?
PASQUALE GALASSO.  Sì, perché nel comune di Nola
negli
ultimi anni sono state investite centinaia, migliaia
di miliardi. Pensate che a Nola, oltre al CIS e ad
altre opere grandissime, stanno realizzando
l'interporto che mi sembra rappresenti un
investimento di un migliaio di miliardi. Ciò per la
camorra ed Alfieri vuol dire incassare decine,
centinaia di miliardi lire. Pertanto, lui aveva
bisogno della copertura e della tranquillità
politica. Un domani nessun carabiniere si sarebbe
potuto permettere di dire che il comune di Nola era
colluso, proprio perché vi era l'immagine del
generale De Sena. Ancor prima che il generale De Sena
si candidasse, io sapevo - e già si sapeva - che
avrebbe fatto il sindaco. Questa era la realtà
sociale...
 PRESIDENTE.  Chi ve lo aveva detto, questo?
 PASQUALE GALASSO.  Alfieri. La stessa cosa si è
verificata a Poggiomarino. Vi ho raccontato
l'episodio di Mario Sangiovanni. Gava ha aspettato
che si facesse, inizialmente con l'influenza di
Riccio (che arriva a Poggiomarino e, da guappo, fa la
lista), la lista; Gava già
sapeva che a Poggiomarino Mario Sangiovanni
riscuoteva enormi consensi da quando era rientrato in
politica. Gava già ci aveva messo gli occhi sopra, ma
ha aspettato che Mario Sangiovanni ottenesse il
consenso locale e poi è intervenuto dicendogli: "Devi
far parte della mia banda". Scusatemi per questa
volgarità.
 PRESIDENTE.  Non si preoccupi.
 PASQUALE GALASSO.  Questa è la realtà sociale che
io ho vissuto dall'altra parte quando ero
giovanissimo ed amavo le persone perbene e la
società. Non avrei mai pensato che la mia vita, il
mio destino potesse essere quello che è stato. Io
pensavo di fare l'ufficiale dei carabinieri,
                              Pagina 2309
 l'avvocato o altro. Alla fine degli anni settanta
facevo vita sociale e partecipavo alle riunioni
politiche; eravamo benvoluti da tutti. Ho visto Gava
e tutti questi politici. Poi, ad un certo punto della
mia vita, sono diventato un criminale, un delinquente
e li ho visti seduti anche da quest'altro lato del
tavolo. Del resto, tutto questo è a conoscenza
dell'ultimo dei carabinieri! Si tratta di una cosa
che voi non volete approfondire o alla quale non
volete credere, anche perché siete divisi in tante
corporazioni. Scusatemi, ma queste sono mie
riflessioni, è uno sfogo che voglio portare a vostra
conoscenza. Basta! Vi rendete conto della situazione
di Napoli? Vi sono miei colleghi, ragazzi che hanno
studiato con me e che oggi sono laureati, i quali,
dopo trent'anni di studio, ogni venerdì e sabato
debbono rivolgersi
al padre per avere 10 mila lire, perché sono
disoccupati! Un ragazzo di 36 anni, laureato in
medicina, a chi deve rivolgersi? Se qualcuno di
questi giovani laureati vuole effettuare una visita
fiscale, deve andare alla USL a chiedere pietà al
presidente o all'usciere, eventualmente deve farsi
anche portare a letto, per poter ricevere l'incarico
di effettuare due o tre visite fiscali al mese! Se
non risolvete questa realtà sociale, se non andrete
alle sue radici, come volete combattere la camorra?
Io credo - si tratta di una mia valutazione - che il
delinquente scompare spontaneamente se ciascuno di
voi, principalmente la classe politica, farà la sua
parte.
 PRESIDENTE.  Va bene.
 PASQUALE GALASSO.  Scusatemi.
 PRESIDENTE.  Lei ha parlato dei candidati
appoggiati a livello amministrativo. Cosa può dirci
con riferimento ai candidati al Parlamento?
 PASQUALE GALASSO.  Come dicevo prima, nel marasma
venutosi a creare nell'ultimo decennio in seguito
all'omicidio Casillo, dovete distinguere le
corporazioni di politici che, forti della corrente
politica di cui fanno parte, agiscono con quel
potere, e quelli interessati all'arricchimento
personale, a        gestire certi appalti, ad
entrare a far parte di
quell'affare e quindi ad arricchirsi personalmente.
Inoltre, secondo il mio punto di vista, vi sono altri
onorevoli i quali, nonostante siano a conoscenza
della realtà sociale, camorristica e politica della
nostra zona, conoscono il malavitoso, conoscono
Pasquale Galasso, Carmine Alfieri e l'ultimo
malavitoso e che durante le elezioni chiedono a
questi il voto promettendogli il semplice favore. In
sostanza, qualora l'ultimo dei malavitosi avesse
bisogno del rinnovo del passaporto, va dal politico e
quest'ultimo gli dice di rivolgersi al questurino o
ad altri, oppure provvede direttamente lui tramite il
suo segretario. Quelli che da sempre abbiamo
principalmente appoggiato sono Patriarca, Gava...Mi
ricordo, nel 1972-1973, Carlo Leone (poi dopo ho
capito perché)... All'epoca frequentavo il quarto
anno...
PAOLO CABRAS.  Carlo Leone non era candidato!
        PASQUALE GALASSO.  Alla regione. Comunque, mi ricordo
molto bene che venne Patriarca alle riunioni di
Poggiomarino. All'epoca c'erano i guappi di
Poggiomarino; io ero studente, però vedevo la realtà
e conoscevo le persone.
         PRESIDENTE.  Mi scusi, stava elencando alcuni nomi.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, Patriarca, Gava, Raffaele
Russo, Vito, Mastrantuono, del partito socialista,
Pomicino, Meo e qualcun altro.
 PRESIDENTE.  Tutto questo avveniva sulla base di
scambi...?
           PASQUALE GALASSO.  No, è che sono interessati a
                              convivere
con la camorra, con gli ambienti camorristici.
                              Pagina 2310
PRESIDENTE.  E nelle ultime elezioni politiche del
1992? PASQUALE GALASSO.  Vito Alfredo, Meo,
Mastrantuono,
Patriarca...
          MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Come è possibile che ci
                                fosse
anche Patriarca?!
 PASQUALE GALASSO.  No, Patriarca no, mi scusi.
Raffaele Russo, Pomicino, Russo, il senatore Bargi e
qualcun'altro.
PRESIDENTE.  Alle ultime elezioni politiche per la
Camera
si è votato con il nuovo sistema che prevede la
possibilità di esprimere una sola preferenza. Come
avete fatto a distribuire voti tra candidati anche
appartenenti a partiti diversi?
PASQUALE GALASSO.  Ad Alfieri gli vennero i mal di
testa
(Si ride) , perché non sapeva come fare. Il suo
grosso problema era quello di poter essere
eventualmente scoperto da un onorevole o da un
senatore per il fatto di aver portato i
suoi voti ad un altro. Alfieri è riuscito a gestire
con difficoltà questi voti ed ha accontentato un po'
tutti.
PRESIDENTE.  Come ha fatto?
 PASQUALE GALASSO.  Alla fine Alfieri era arrivato a
decidere magari di scaricare qualcuno e di appoggiare
un altro onorevole dopo averli messi sulla bilancia
ed aver ragionato in questi termini: "Questo mi dà
qualcosa; che cosa mi dà? Se è eletto, in quale
Commissione andrà? Se va, per esempio, alla
Commissione giustizia, mi sta bene, ma voglio la
promessa da uomo d'onore che seguirà i miei problemi
giudiziari". Ciò si è verificato anche con
l'onorevole Mastrantuono, che già seguiva qualche
nostro associato.
 PRESIDENTE.  Mastrantuono è avvocato, no?
 PASQUALE GALASSO.  E' avvocato e già seguiva
qualche
nostro associato, tanto che prima delle elezioni fece
in modo da farlo uscire dal carcere: era quella la
dimostrazione che doveva dare al nostro gruppo. Alla
fine, per quanto mi risulta, si è incontrato
personalmente con Alfieri perché Mastrantuono
ultimamente si vedeva spacciato nel partito
socialista napoletano, in questa ultima tornata
elettiva. Lui era quindi interessato ed è sceso a
patti con Alfieri.
PRESIDENTE.  Promise qualcosa di particolare?
 PASQUALE GALASSO.  Promise che si sarebbe
successivamente prodigato affinché Alfieri risolvesse
principalmente i suoi problemi giudiziari e poi anche
altri problemi.
           PRESIDENTE.  Può parlarci dell'appoggio dato al
                              senatore
Russo, di Pomigliano? Come mai lo appoggiaste?
 PASQUALE GALASSO.  Il senatore Russo è socialista.
Ultimamente si pose pure il problema che il senatore
Russo di Pomigliano, ex sindaco di Pomigliano, è
parente di Fiore D'Avino. Fiore D'Avino, capocamorra
del direttivo nostro, quando ha visto che Alfieri
doveva portare anche Mastrantuono, ha insistito
affinché anche per Raffaele Russo, benché si sapesse
in partenza che era difficoltoso che salisse ... non
so, per un ballottaggio, per una differenza di voti
oppure, più semplicemente, per quello che mi risulta,
quello di Nola è un collegio gavianeo da sempre,
quindi se c'era Meo si diceva "questo non va" ma alla
fine...
PAOLO CABRAS.  Come potevate appoggiare tutti e due?
PASQUALE GALASSO.  Benissimo, un attimo.
 PRESIDENTE.  Il collega Cabras è impaziente.
                              Pagina 2311
 PASQUALE GALASSO.  Alla fine so che ci furono
grosse difficoltà perché Fiore D'Avino insisteva con
Alfieri e con la nostra organizzazione perché si
facesse di tutto per trovare il modo di dare la
possibilità a Raffaele Russo di salire. Fiore D'Avino
e anche Alfieri, dopo, confermò questo; disse:
"Comunque, se riesce a salire, è un altro senatore
che va per conto nostro là". E alla fine trovarono il
modo, perché quella (il nolano) non è una zona di mia
competenza; è prettamente dei fratelli Russo, dei
fratelli D'Avino e di Alfieri. Ma alla fine trovarono
il modo per dare i voti a Raffaele Russo e non so ...
cerco di spiegarmi, poi voi siete maestri in questo
...
PRESIDENTE.  Spero di no!
 PASQUALE GALASSO.  Fecero in modo di appoggiare
enormemente Raffaele Russo e di non appoggiare tanto
Meo, oppure un altro collegio, affinché con la grossa
massa di voti che Raffaele Russo andava a prendere
poteva esserci la possibilità che scattasse il
collegio. Così fu e fu un grande trionfo. Questa è la
dimostrazione di come i voti talvolta possano essere
controllati.
           PRESIDENTE.  Ma così venne sacrificato un altro
                              candidato
che avevate appoggiato?
 PASQUALE GALASSO.  Quando si pose questo problema
di Raffaele Russo, Alfieri aveva il problema
principalmente con Meo.
         MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Sono senatori entrambi: o
                                vince
l'uno o l'altro.
 PRESIDENTE.  Hanno vinto entrambi.
 PASQUALE GALASSO.  No! Allora non ha seguito per
niente quello che ho detto prima! Non l'ha seguito
per niente! L'enorme problema di Alfieri è che quando
Fiore D'Avino pose il problema a tavola, disse "Qua
dobbiamo appoggiare Raffaele Russo", Alfieri gli
rispose: "Ma Raffaele Russo pure se prende una massa
di voti non ha la possibilità, perché questo è un
collegio doroteo"  (Commenti).
 PRESIDENTE.  Colleghi, per favore, rinviamo ad
altro momento queste discussioni. Questa è una delle
ragioni per le quali abbiamo stabilito un certo modo
di interrogare.
SALVATORE FRASCA.  Quindi con il senatore Russo
c'erano
solo rapporti di natura familiare, comparile, non di
affari o di appartenenza.
        PASQUALE GALASSO.  Eh! E' nelle mani della camorra da
                                 una
vita!
         PRESIDENTE.  Lei ha fatto una distinzione e mi pare
                                che a
questo si richiami il senatore Frasca.
 PASQUALE GALASSO.  Il senatore Russo, oggi senatore
Russo, per quanto mi consta, se devo essere esplicito
... PRESIDENTE.  E' qui per questo.
 PASQUALE GALASSO.  Il senatore Russo non ha mai
avuto il pregio di sedersi con camorristi DOC. Il
senatore Russo ha frequentato, frequenta da diversi
anni criminali di seconda scelta, di terza, quarta
scelta - non sono parole mie - e credo che tutto
questo vi risulti.
 PRESIDENTE.  Quali sono questi criminali ...
 PASQUALE GALASSO.  A me risulta che Foria, che io
conosco, ha rapporti con il senatore, ha influenze,
tutto, da sempre. Ci sono stati contrasti tra il suo
potere di sindaco e, diciamo, questo delinquente di
Pomigliano.
 PRESIDENTE.  Quale delinquente?
 PASQUALE GALASSO.  Foria è uno "schizzato", quindi
delinquente e tante altre cose, non sta a me
giudicare.
Pagina 2312
  Se eventualmente volete arrivare, e io mi rimetto
a voi, perché ho immenso rispetto per voi ... cercate
di addentrarvi in questa realtà comunale, in queste
realtà ... vedrete quanto marcio verrà fuori. Il mio
desiderio è quello che voi facciate una bella
pulizia.
 PRESIDENTE.  Anche il nostro.
        Ci spieghi una cosa: in questa simbiosi, come lei ha
                                detto
all'inizio, tra imprenditori, camorra, politici
locali, qualche politico nazionale e via dicendo chi
comanda?
PASQUALE GALASSO.  Mi scusi, presidente, ma vorrei
sapere
se vi sia chiara la situazione che vi ho narrato per
quanto riguarda il senatore Meo e il senatore Russo,
perché mi sta a cuore. E' una cosa molto importante.
Nel nolano scattano due seggi di senatori. Questa è
stata tutta una manovra di Alfieri e    Fiore
D'Avino, una volta che lei mi ha parlato di Fiore
D'Avino e Raffaele Russo ...
           PAOLO CABRAS.  Non è che si potesse sapere. Per
                               quanto
bravi...  (Commenti del deputato Mastella).
 PRESIDENTE.  Colleghi, o ci calmiamo o sospendiamo
brevemente la seduta.
 PASQUALE GALASSO.  E' una cosa molto importante,
che vi prego di approfondire. A me risulta che da
questo rapporto che nacque, da questo appoggio della
nostra organizzazione, Alfieri e Fiore maggiormente,
al senatore Raffaele Russo scaturirono dei disappunti
del senatore Meo, tanto che fece delle lamentele con
Alfieri, tanto da fargli venire il mal di testa
perché alla fine Alfieri si vedeva scoperto. Quindi,
alla fine, almeno per quanto mi risulta, il senatore
Meo per farsi votare, per accattivarsi la
cittadinanza, i voti, si è
fatto fare pure un attentato presso il suo ufficio
con una bomba. Tutto questo rapporto con Raffaele
Russo suscitò l'invidia, la gelosia di Meo nei
riguardi di Alfieri; in questo contesto, Alfieri e
Fiore furono molto bravi a saper gestire questi due
senatori.
 PRESIDENTE.  Quindi lei dice che si decise di
portare i due candidati e di vedere come sarebbe
andata a finire.
PASQUALE GALASSO.  No. Addirittura a me risulta che
una
volta che Raffaele Russo constatò l'appoggio di Fiore
D'Avino, dei fratelli Russo e di Alfieri mandò a dire
che lui poteva toccare un tot numero di voti e mandò
a dire, se quella è la prassi, perché a me la riferì
Alfieri quando aveva i mal di testa ... in
quell'epoca io mi vedevo spesso con Alfieri,
seguivamo questa tornata, pure perché io ci tenevo
... ho appoggiato in quell'elezione il senatore Bargi
(Commenti del senatore Brutti).
         Un attimo, voglio completare, poi dovete essere voi
                                bravi
acapire. Dunque, mi ricordo che Alfieri diceva che
aveva
questo enorme problema che Fiore D'Avino premeva
affinché il suo parente - parente acquisito -
Raffaele Russo avesse la possibilità di salire. E mi
ricordo che buona parte dei voti di Meo furono
dirottati su Raffaele Russo, affinché alla fine di un
ballottaggio, alla fine di una cosa riuscissero a
salire tutti e due; perché Alfieri diceva "Meo ha
tante migliaia di voti, è un collegio sicuro dei
dorotei quindi ...
PRESIDENTE.  Se ne possono togliere un po'.
 PASQUALE GALASSO.  ... se ne possono togliere
..."ma
questo pure per l'insistenza di Fiore.
            PRESIDENTE.  Va bene. Lei, invece, portava il
                              senatore
Bargi?
          PASQUALE GALASSO.  Io portavo il senatore Bargi.
 PRESIDENTE.  In quale collegio?
                         Pagina 2313
        PASQUALE GALASSO.  Da Somma fino a Scampia di Napoli,
Secondigliano fino a Napoli.
 PRESIDENTE.  E Bargi è stato eletto?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Bargi non riuscì a salire.
Riuscì a      salire Forleo, poi dopo pochi giorni,
non so in tribunale
che cosa successe...
 PRESIDENTE.  Ci fu un miracolo!
 PASQUALE GALASSO.  Un miracolo. Un miracolo
proprio, signor presidente. Per la quantificazione
dei voti riuscì a salire, a prendere il seggio
Forleo; ma dopo pochi giorni, credo certamente con
l'intervento di un'entità di qualche entità, di
altri... riuscì a salire al posto di Forleo.
Forleo, che si vedeva già senatore, si vide tolto il
seggio. PRESIDENTE.  Propongo di sospendere per pochi
minuti
l'audizione.
        MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Di quante migliaia di voti
disponete?
         PRESIDENTE.  Mi scusi, onorevole Mastella, ma credo
                                 che
sia opportuna una pausa di cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17.
PRESIDENTE.  Lei ha spiegato il tipo di voto che si è
fatto per il collegio. Stava parlando del suo
sostegno al
senatore Bargi. Lei ha sostenuto anche
finanziariamente questa campagna o soltanto con dei
voti?
 PASQUALE GALASSO.  L'onorevole Bargi era già in
contatto direttamente o indirettamente con la nostra
organizzazione.
PRESIDENTE.  Direttamente o indirettamente?
          PASQUALE GALASSO.  Direttamente e indirettamente,
                               tramite
amici suoi e amici della nostra organizzazione.
  Ad un certo momento nel corso della mia ultima
latitanza, Alfieri mi consigliò di mettere l'avvocato
Bargi in qualità della sua forza giudiziaria, perché
amico di qualche magistrato e in qualità della sua
forza politica per avere un
aiuto nel corso del processo. Mio padre buonanima non
si era mai interessato di camorria o di delinquenza
eppure aveva avuto in primo grado dieci anni di
condanna in base all'articolo 416- bis . Cominciai a
prendere contatti con l'avvocato Bargi.
 PRESIDENTE.  Era un suo difeso?
        PASQUALE GALASSO.  Ero un suo cliente, ma lui sapeva
                                 la
mia valenza e la mia importanza nel gruppo
delinquenziale. Nel corso dell'ultimo procedimento mi
disse che alle prossime elezioni (quelle dell'aprile
1992) si sarebbe candidato per il Senato. Mi chiese
se gli potevo promettere il mio aiuto incondizionato
e quello del mio gruppo delinquenziale. Cosa che feci
finanziando la campagna elettorale del senatore
Bargi.
 PRESIDENTE.  Quanto spese?
         PASQUALE GALASSO.  Circa 40 milioni di lire. Gli ho
                                dato
materialmente i soldi. Quaranta milioni.
 PRESIDENTE.  In contanti o con assegni?
           PASQUALE GALASSO.  In contanti, tramite i miei
                             familiari.
 PRESIDENTE.  Era la parcella?
 PASQUALE GALASSO.  No, al di fuori della parcella
difensiva, al di fuori del rapporto difensivo. Poco
prima della campagna elettorale ho concorso alle
spese elettorali con 40 milioni di lire anche perché
lui mi diceva che i soldi erano sempre pochi e non
aveva grandi disponibilità economiche. Sapevo
benissimo
                              Pagina 2314
che il suo collegio era difficoltoso, che da
quarant'anni era un collegio del PDS.
 PRESIDENTE.  Di che collegio si tratta?
 PASQUALE GALASSO.  Da Somma a Scampia a
Secondigliano. E' stato anche il collegio del buon
defunto dottor Chiaromonte.
In quella campagna Alfieri e principalmente io
chiedemmo
un aiuto a Fiore D'Avino, il quale era stato
aggiornato dal senatore Russo circa la convenienza di
dare quanti più voti possibili a Bargi, nel caso
Raffaele Russo avesse preso 20-25 mila voti, per far
scattare il secondo seggio nel Nolano.
Fiore D'Avino da Somma Vesuviana a Sant'Anastasia
fino a
Napoli, territorio della mia organizzazione, dette
una mano a Bargi per conto mio.
PRESIDENTE.  Anche perché ciò favoriva
indirettamente... PASQUALE GALASSO.  A Bargi ho dato
una buona mano in
quella zona avendo diversi clienti ed amici che
svolgono la stessa attività che svolgeva la buonanima
di mio padre e dei miei familiari.
          Sempre tramite Alfieri ed i Romano (Luigi e Mimmo
                               Romano,
Agizza)...
 PRESIDENTE.  Gli imprenditori?
 PASQUALE GALASSO.  Gli imprenditori. Come i Romano
hanno
sempre sostenuto, uno dei referenti politici dei
Romano-Agizza faceva capo a Scotti e all'onorevole
Boffa. E' la stessa corrente del senatore Bargi.
Quando Alfieri ed io lo chiedemmo ai Romano costoro
ci dissero che era la stessa corrente di Boffa e di
Scotti e quindi non avevano problemi a dargli una
mano in quella zona.
        PRESIDENTE.  Perché Boffa lo chiama onorevole, anche
                                 se
non è deputato?
 PAOLO CABRAS.  E' consigliere regionale.
 PRESIDENTE.  Ci sono stati casi di corruzione di
magistrati, oltre a quello da lei già citato che
riguardava un magistrato morto.
 PASQUALE GALASSO.  Boccassini.
 PRESIDENTE.  Ce ne sono stati altri?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Quali?
            PASQUALE GALASSO.  Ci sono quelli che ho già
                            nominato. Ho
nominato Lancuba, Lamberti, Boccassini, sia quello di
Napoli sia il fratello di Salerno, poi altri
magistrati. Però preferirei non rispondere in quanto
oggetto di indagini e quindi c'è il segreto
istruttorio. Adesso potrei fare confusione perché ne
ho nominati parecchi.
 PRESIDENTE.  C'è un caso in cui avete comprato un
alloggio o qualcosa per qualcuno?
 PASQUALE GALASSO.  Per il giudice Lancuba e
l'avvocato Bargi. In più Alfieri gli ha comprato uno
studio nel centro direzionale di Napoli e
successivamente si è accollato ad ogni scadenza il
mutuo.
 PRESIDENTE.  Uno studio per chi?
 PASQUALE GALASSO.  Per l'avvocato Bargi. Il dottor
Lancuba da diversi anni voleva abbandonare la
magistratura per svolgere la professione di avvocato
insieme a Bargi. Ma questo non lo ha fatto per
volontà di Alfieri. Una volta che Lancuba fosse
uscito dalla magistratura avrebbe perso le amicizie.
PRESIDENTE.  Quindi avete concorso a comprare uno o
due
studi?
              PASQUALE GALASSO.  Uno studio nel centro
                           direzionale...
                              Pagina 2315
 PRESIDENTE.  Uno studio occupato materialmente
dall'avvocato Bargi?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. L'avvocato Bargi ha il suo
studio lì. Ricordo che Bargi e Lancuba hanno
soggiornato in un complesso prefallimentare a
Positano per il quale si stavano interessando Antonio
Malvento e Alfieri al fine di rilevarlo. Il senatore
Bargi e Lancuba soggiornando diverse volte in questo
parco chiesero ad Alfieri e Malvento di acquistare
uno di questi alloggi. Era sottinteso che si trattava
di una richiesta per farselo regalare. In quell'epoca
era in atto questa situazione fallimentare da
sistemare e pertanto non si poteva trasferire questo
bene. Alla fine il nostro gruppo decise di dare le
chiavi e la possibilità a Lancuba e Bargi di andare
quando volevano. Il problema slittò a quando la
situazione fallimentare si fosse risolta.
        PRESIDENTE.  Come si chiamava la società proprietaria
                                 del
complesso?
           PASQUALE GALASSO.  Non ricordo. Si tratta di un
                               grande
complesso di Positano.
 SALVATORE FRASCA.  Ma Lancuba non sta a Potenza?
        PASQUALE GALASSO.  A Melfi, negli ultimi anni. Prima
                                  è
stato per parecchi anni a Napoli.
 PRESIDENTE.  Conosce altri casi di aggiustamenti di
processi oltre quelli che ha raccontato ai
magistrati?
PASQUALE GALASSO.  Ai magistrati. Ci sono, ma...
PRESIDENTE.  Sì. Ci sono stati casi di trasferimenti
di
poliziotti o di carabinieri scomodi che vi davano
fastidio e
che avete cercato di mandar via? Oppure non si sono
verificati casi di questo genere?
 PASQUALE GALASSO.  Anche su questi fatti preferirei
non rispondere perché sono oggetto di indagini. Si
parla di un funzionario ad un certo...
 PRESIDENTE.  Senza fare il nome. Alla Commissione
interessa conoscere i meccanismi.
 PASQUALE GALASSO.  Ci sono stati interventi
politici e amicali per far sì che un poliziotto o un
carabiniere smettessero di dare la caccia ad Alfieri
o a qualche altro nostro associato, qualora questo
poliziotto o questo carabiniere avesse dimostrato che
nel breve giro di tempo poteva procedere ad arresti.
        PRESIDENTE.  Quindi c'è stato un intervento politico
                                e di
amici per fare in modo che...
 PASQUALE GALASSO.  Inizialmente politico e poi con
rapporti amicali tramite qualche imprenditore nelle
mani di Alfieri.
PRESIDENTE.  Nel carcere Cutolo godeva di privilegi?
PASQUALE GALASSO.  In carcere Cutolo ha goduto quasi
sempre di privilegi, almeno da quando sono stato in
carcere nel 1975. Diciamo che Cutolo in un certo
periodo, fino alla morte di Casillo, nel carcere
aveva una grossa massa di detenuti, suoi associati.
Se approfondite bene vi renderete conto che Cutolo in
carcere ha ammazzato diverse decine di detenuti.
 PRESIDENTE.  Diverse decine?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Durante il terremoto del 23
novembre 1980, ero stato trasferito da quindici
giorni, solo quella sera ne uccisero quattro o cinque
e ne ferirono centinaia. Tra questi morti ammazzarono
un mio amico,
arrestato insieme a me, un certo Casillo Michele. In
occasione del terremoto del febbraio 1981 ammazzarono
altre tre-quattro persone, tra le quali un
imprenditore molto vicino a Bardellino. Ecco perché
Bardellino...
                              Pagina 2316
 PRESIDENTE.  Quello che impalarono?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. Cutolo ha ammazzato anche
Francis Turatello per ordine della mafia. Ha dato
disponibilità ai mafiosi.
 PRESIDENTE.  La mafia ordinò a Cutolo di uccidere
Turatello?
PASQUALE GALASSO.  Sì, per quello che mi risulta.
PRESIDENTE.  Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Turatello inizialmente era in
contatto con i mafiosi. Per quanto mi risulta,
tramite amicizie di Turatello con amici miei, che
malavitosamente era una persone per bene, faceva la
sua carcerazione; in quell'epoca la mafia chiese a
Cutolo l'uccisione di Francis Turatello. Ma ce ne
sono tante altre.
 PRESIDENTE.  Non sa perché?
         PASQUALE GALASSO.  Quando la mafia decide una cosa
                               non dà
spiegazioni.
 PRESIDENTE.  Oltre ai magistrati ci sono rapporti
della camorra con altri professionisti quali medici,
commercialisti, eccetera?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ci sono. C'è una grande
disponibilità nell'  hinterland  napoletano. Se, ad
esempio, Alfieri domani mattina desidera essere
visitato da un professore dell'università di Napoli
molto facilmente ci arriva e lo manda a prendere.
Talvolta questi professionisti non possono rifiutarsi
di prestare la loro opera. Non lo fanno per
collusione, lo fanno...
 PRESIDENTE.  Per paura?
 PASQUALE GALASSO.  Per paura.
        PRESIDENTE.  Deve spiegare una cosa alla Commissione.
                                 In
uno degli interrogatori...
 PASQUALE GALASSO.  Ci sono medici... Apriamo un
altro capitolo del quale ho già parlato ai
magistrati. Ci sono medici collusi e consapevoli di
scrivere cartelle cliniche false.
          PRESIDENTE.  Ci sono anche quelli che hanno paura
                               oltre a
quelli collusi?
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. Se domani mattina io
volessi essere visitato dal professor tal dei tali...
Però c'è a    Napoli una cordata di medici che fanno
capo a dei
faccendieri, che sono vicini alla malavita che per
soldi sono disponibili a fare cartelle cliniche e a
testimoniare, per esempio, che un detenuto sta male
oppure ha determinati acciacchi per cui non può
restare in carcere per incompatibilità con
quest'ultimo.
 PRESIDENTE.  Quando lei, in uno degli
interrogatori, ha parlato dell'attentato a Casillo,
ha affermato che qualcuno (mi pare fosse Alfieri) le
aveva detto che questo attentato
doveva essere come quello di Chinnici. Tuttavia,
l'attentato contro quest'ultimo fu commesso 5 o 6
mesi dopo l'attentato a Casillo. Come si spiega
questo fatto?
 PASQUALE GALASSO.  Voglio fare una premessa:
ricordo che, ad un certo punto, avevo cominciato a
collaborare e poi mi
sono fermato perché ho visto tutti i miei familiari
in carcere per l'ennesima volta, pur essendo
innocenti. Chiedevo quindi ai vari giudici che mi
dessero la possibilità, in breve tempo, di chiarire
la vicenda Cordasco, che aveva portato
all'incarcerazione di tutti i miei familiari, per poi
iniziare una collaborazione seria.
        Se in quel determinato giorno di marzo ho iniziato a
collaborare, l'ho fatto esplicitamente per la grande
professionalità del dottor Roberti, che per
l'ennesima volta mi invitava alla serietà e ad
essere...
                              Pagina 2317
 PRESIDENTE.  ...coerente, diciamo.
           PASQUALE GALASSO.  Sì, coerente. Però il dottor
                               Roberti
può dirvi che quando ho cominciato a collaborare mi
trovavo in uno stato depressivo angoscioso e avevo in
atto un processo di forte dimagrimento. Ho cominciato
a collaborare; avrei anche potuto dire al dottor
Roberti: "Ci vediamo domani mattina, mi faccia
pensare". Invece, ho rilasciato subito una
dichiarazione di 50-70 pagine accusandomi di tanti
delitti e quindi ho fatto confusione, ma ho già
rettificato questa deposizione al dottor Roberti.
 PRESIDENTE.  Come è nata la confusione?
 PASQUALE GALASSO.  In realtà, i fatti si sono
svolti esattamente al contrario: quando è saltato in
aria Chinnici, con Alfieri abbiamo commentato che si
trattava degli stessi marchingegni, della stessa
bomba, e che Chinnici aveva fatto la stessa fine di
Casillo.
           PRESIDENTE.  Anche perché voi avevate preso il
                              congegno
ad un mafioso?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Nasce così il ragionamento?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ricordo che qualche volta ne
abbiamo parlato e quando si diceva che quel congegno
era libanese, americano, sudamericano e così via, noi
invece di quei congegni ne avevamo ben altri, per cui
quello non era l'unico.
 PRESIDENTE.  Ne avevate anche altri?
PASQUALE GALASSO.  Poi, dopo, ne abbiamo avuti altri.
PRESIDENTE.  Da chi li avete avuti?
 PASQUALE GALASSO.  Alfieri è in possesso di altri
congegni.
 PRESIDENTE.  Li riceveva sempre dalla mafia?
 PASQUALE GALASSO.  Credo sempre dalla stessa via,
perché con questo siciliano, successivamente, Alfieri
ha instaurato un rapporto intimo, anche perché questo
siciliano negli ultimi tempi aveva abbandonato Cosa
nostra, era stato ferito e quindi si sentiva in
pericolo e aveva allacciato questo rapporto con
Alfieri. Ma io so per certo, tant'è vero che noi
l'abbiamo usato in altre operazioni     ...
 PRESIDENTE.  In quali operazioni?
           PASQUALE GALASSO.  Per ammazzare il fratello di
                              Salvatore
Di Maio, a Nocera.
           PRESIDENTE.  Perché avete usato l'esplosivo per
                              uccidere
Di Maio?
           PASQUALE GALASSO.  Proprio perché era difficile
                              colpirlo
eammazzarlo.
 PRESIDENTE.  Si trattava quindi di una ragione
diversa rispetto a quella per cui l'avete usato
nell'attentato a Casillo.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, per una ragione molto
diversa, tant'è vero che la bomba non era di quella
portata. Comunque
dopo l'esplosione sarebbero intervenuti i nostri
killer che l'avrebbero ucciso. Si trattava quindi di
una bomba di minore spessore, tanto per bloccare ...
 PRESIDENTE.  Lo scopo della bomba era quello di
fermarlo, perché poi i  killer  lo uccisero. Invece,
nella vicenda Casillo impiegaste molto esplosivo?
          PASQUALE GALASSO.  Sì, volevamo essere certi che
                              morisse.
                              Pagina 2318
 PRESIDENTE.  In questo modo intendevate lanciare un
grosso segnale. Che cosa può dirci di Boccia
Raffaele, di cui ha parlato?
            PASQUALE GALASSO.  Nella vicenda Casillo era
                             importante
far capire a Cutolo che era finito.
PRESIDENTE.  Che fine ha fatto la fidanzata di
Casillo? PASQUALE GALASSO.  Ora le spiego.
L'attentato a Casillo
aveva una duplice importanza (ci potevano essere
altri elementi di importanza nel cervello di
Alfieri): in primo luogo, bisognava dimostrare a
Cutolo che era finito, che aveva chiuso con i servizi
segreti, con i politici e così via. Inoltre, Alfieri
voleva dimostrare ai politici e agli altri
componenti, politici, che lui era il capo.
         PRESIDENTE.  Quindi, l'attentato realizzato in quel
                                modo
conteneva questo messaggio?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, tant'è vero che Cutolo, dopo
la morte di Casillo (questa è la personalità di
Cutolo; io di un mio amico non l'avrei mai detto)
disse subito agli altri suoi associati, nel carcere
esterno, che erano stati lui e i servizi segreti a
far saltare Casillo perché era un traditore. Ecco
perché Cutolo capì bene il messaggio secondo cui non
poteva più ricattare i politici e i servizi segreti,
tant'è vero che quella poveretta della  baby doll ,
che io
salvai, fu sequestrata e, per ordine di Cutolo, fu
ammazzata e sotterrata.
 PAOLO CABRAS.  Era la compagna di Casillo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
PRESIDENTE.  La misero in un pilone di autostrada.
PASQUALE GALASSO.  Un altro capo camorra di Cutolo,
Marra, si pentì e fece trovare il corpo. PRESIDENTE.
Dove si trovava il corpo?
PASQUALE GALASSO.  A Casoria, perché la prese la
"batteria" di Casoria di Cutolo; per "batteria"
intendo il braccio armato di Cutolo, Pasquale Scotti,
attualmente
latitante, Marra e tutti. Cutolo aveva recepito molto
bene il messaggio che i politici ...
  Sono certo che egli inizialmente pensasse che,
oltre a noi, era stato tradito dai politici e dai
servizi segreti come diceva - e quindi voleva stare
tranquillo perché temeva per i suoi familiari e per
la sua incolumità in carcere. Temeva altresì che la
baby doll , se eventualmente fosse stata arrestata,
avrebbe chiarito tutta la vicenda Cirillo, perché
secondo lui - e noi ne siamo certi - la  baby doll
era al corrente di tutto quello che Casillo faceva.
Questo mi è stato detto anche dai Cillari, secondo
cui durante le riunioni Casillo faceva restare
presente anche la sua convivente  baby doll . Quindi,
quella poveretta fu ammazzata.
PRESIDENTE.  L'hanno uccisa per evitare che parlasse?
PASQUALE GALASSO.  Cutolo mandò il messaggio di
uccidere
la  baby doll , la quale è rimasta per una decina di
giorni nelle mani di Pasquale Scotti e di Marra;
nessuno aveva il coraggio di ammazzarla ma poi alla
fine si decisero e la uccisero, forse perché Cutolo
dal carcere mandava messaggi dicendo che doveva
essere ammazzata quanto prima. La tennero comunque
sequestrata una decina di giorni. Questo ci risulta
anche perché subito dopo Casillo, quasi una marea di
cutoliani si "girarono" sia nella mani di Bardellino
sia in quelle della
nostra associazione. Quindi, ci riferirono subito che
la baby doll  era nelle mani di Pasquale Scotti e
doveva essere ammazzata.
 PRESIDENTE.  Che cosa sa dell'acquisto ad un'asta
giudiziaria del complesso turistico "il Giardino
romantico", di Massa Lubrense?
                              Pagina 2319
 PASQUALE GALASSO.  Quella è l'ennesima prova del
buon accordo tra il grosso pregiudicato, con la
mentalità di guappo epoi di  manager  criminale, di
Alfonso Rosanova... E' un
altro atto che potete rilevare molto bene
dell'accordo tra Antonio Gava, Russo, Patriarca, i
dorotei e Alfonso Rosanova.
PRESIDENTE.  Può chiarire meglio quest'aspetto?
        PASQUALE GALASSO.  Vi era rispetto da ambo le parti.
Alfonso Rosanova riesce a farsi fittare il complesso
"il Giardino romantico" fin dal 1975, ma a quel
complesso, che è molto bello, sono sempre stati
interessati i politici Sorrentino, con Gava in prima
persona; ma Alfonso Rosanova ha gestito quell'asta
finché, dopo 5, 6, 7 anni che ha avuto il complesso
in fitto e ha mandato diverse volte l'asta deserta
...
 PRESIDENTE.  Per far abbassare il prezzo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, per far abbassare il prezzo.
Alla fine acquisì il complesso, tant'è vero che
Rosanova in quel momento dovette rispettare i
fratelli Dotoli, che io conosco perché ...
 PRESIDENTE.  Spieghi meglio la questione partendo
dall'asta.
 PASQUALE GALASSO.  Andò all'asta ...
PRESIDENTE.  L'asta fu vinta da Rosanova? PASQUALE
GALASSO.  Quando all'asta c'era Alfonso
Rosanova, tutti gli altri (poteva trattarsi anche -
scusate la volgarità - di Cristo in croce) se ne
allontanavano. Invece, in quel momento i fratelli
Dotoli concorsero all'asta.
PRESIDENTE.  Contro Rosanova?
 PASQUALE GALASSO.  Contro Rosanova, e alla fine vi
fu un accordo, almeno stando a quanto ne so io, dal
momento che avevo un forte legame con un cugino di
Rosanova, Mario Abbagnale, un vecchio guappo che mi
ha aiutato molto durante la mia prima detenzione
dandomi consigli, insieme a papà, e mi ha curato
quando ero in carcere. Mi riferisco all'aiuto degli
avvocati, perché era la prima vicenda che noi
vivevamo e mio padre non capiva di avvocati né di
magistratura né di altro.
Mio padre era amico di questo Mario Abbagnale in
quanto
erano cresciuti insieme, a Sant'Antonio Abate. Mario
Abbagnale mi ha raccontato tutto e perciò conosco
questi particolari; egli ha concorso per conto di
Alfonso Rosanova, il cugino, come quota all'acquisto
de "il Giardino romantico". Secondo quanto so da
Mario Abbagnale, Rosanova si sentiva minacciato e non
poteva acquisire il complesso turistico; chiese
quindi l'intervento del cugino Mario Abbagnale per
dire ai Dotoli e ai politici: "Devo avere almeno due
quote, una per me e una per mio cugino". Però il
cugino, per quanto ne so io, era il prestanome anche
della quota del 25 per cento di Alfonso Rosanova. Si
trattava sicuramente di una furbizia di quest'ultimo
per far capire ai politici: "A me volete dare una
minoranza, però c'è anche mio cugino che segue
quest'asta da 5 o   6 anni e quindi va rispettato
anche lui". Riuscirono quindi
alla fine ad avere il 50 per cento lui e i fratelli
Dotoli. PRESIDENTE.  I Dotoli erano prestanome o
erano
interessati direttamente?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto ne so, stando alle
voci, a quello che mi diceva Mario Abbagnale, dietro
i Dotoli c'era l'entità politica di Gava, Russo, in
sostanza della DC facente capo a Gava.
 PRESIDENTE.  Lei direttamente non sa...?
        PASQUALE GALASSO.  Alla fine Alfonso Rosanova dovette
accettare la società
                              Pagina 2320
con i Dotoli. Formarono la società, acquisirono il
complesso
epoco tempo dopo il tribunale per le misure di
prevenzione di
Napoli sequestrò quest'immobile; furono emesse misure
di prevenzione anche nei confronti dei Dotoli. So
comunque che ce l'hanno ancora intestato i Dotoli e
gli eredi sia di Mario Abbagnale che di Alfonso
Rosanova.
 PRESIDENTE.  In che anno è accaduto questo?
 PASQUALE GALASSO.  Negli anni 1980-1981 (
Interruzione
del senatore Brutti ). Questo vi fa capire che,
quando un politico vuole appoggiare un imprenditore
negli appalti, in un modo o nell'altro convince il
capo camorra Alfieri o Galasso almeno a far
partecipare il suo imprenditore ad un determinato
affare.
 PRESIDENTE.  Lei ha fatto riferimento a questa
simbiosi
di più soggetti. In sintesi, ci interesserebbe capire
chi comandi tra politici e camorristi. Vi è un
soggetto che di solito prevale oppure dipende dai
casi?
 PASQUALE GALASSO.  Signor presidente, questa è una
situazione soggettiva, che varia a seconda del
carattere del camorrista. Se infatti al posto di
Alfonso Rosanova si fosse trovato, per esempio,
Alfieri, sono certo che questi non l'avrebbe fatta
passare liscia a Gava e a tutti. Avrebbe detto: "Da
cinque o sei anni sono affittuario di questo
complesso e quindi lo compro io, punto e basta". La
situazione quindi è soggettiva: se per esempio si
considera il camorrista Foria a Pomigliano, il
senatore Russo se lo gestisce come meglio crede,
talvolta minacciando altre volte facendo capire ...
 PRESIDENTE.  Dipende, volta per volta, da chi è il
politico e chi il camorrista.
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. Posso comunque dire
che Alfieri, per la sua mentalità, non è facile a
piegarsi alla volontà politica. Egli deve avere
sempre il suo tornaconto ed il suo interesse. Alla
fine, il rapporto è soggettivo.
PRESIDENTE.  Rosanova era di Massa Lubrense?
          PASQUALE GALASSO.  No, era di Sant'Antonio Abate.
PRESIDENTE.  Ma operava a Massa Lubrense? PASQUALE
GALASSO.  Sì.
         PRESIDENTE.  Il fatto che fosse intervenuto qualcun
                                altro
...
 PASQUALE GALASSO.  Quando sono uscito dal carcere
per eccesso di legittima difesa, nell'ottobre del
1976, Rosanova, forse anche in base a quanto gli
veniva riferito da Cutolo, mi corteggiava - scusate
se dico questo - tant'è vero che diverse volte veniva
a prendermi a Poggio Marino, mi ha portato spesso
sulla costiera sorrentina e mi ha fatto conoscere
varie persone sue; mi ha portato diverse volte a
pranzo da "Franceschiello", e comunque in ristoranti
noti, nei quali era molto conosciuto. Una volta mi ha
dato le chiavi del "Giardino romantico" che a
quell'epoca ho usato andandoci a trascorrere i
fine settimana con i miei amici (mi riferisco agli
amici non
malavitosi, che avevo quando ero studente).
  Mio padre, che conosceva molto bene Rosanova ed il
cugino Mario Abbagnale, mi consigliava di allontanare
Rosanova perché era un mascalzone.
  Inoltre, a quell'epoca Rosanova mi ha invitato a
concorrere a diverse aste, che ora non ricordo,
chiedendo se io e mio padre fossimo interessati alle
stesse aste. Già prima mio padre era interessato ad
alcuni immobili della penisola sorrentina, dove
andava a trascorrere l'estate, all'Hotel Capo Locale,
tra Castellammare e Vico Equense. Ma Rosanova e Mario
Abbagnale lo allontanarono dicendo che entro
                              Pagina 2321
breve tempo l'architetto Savarese sarebbe fallito,
perché aveva una situazione familiare un po'...
 PRESIDENTE.  ...complicata.
 PASQUALE GALASSO.  ...complicata, fallisce e dice:
Sabatì, dopo te lo facciamo prendere noi (mio padre
si chiamava Sabatino) a quattro soldi all'asta. Però
dopo mio
padre mi disse che se il bene andava all'asta se lo
prendeva o Mario Abbagnale o Alfonso Rosanova. Quasi
tutti gli alberghi della penisola sorrentina che
andavano all'asta a seguito di situazioni
fallimentari venivano all'epoca acquisiti o da
Abbagnale o da Rosanova o da Maresca.
PRESIDENTE.  Per convincere Dotoli a cedere una
quota... PASQUALE GALASSO.  Non lo convinse, ci fu un
accordo
iniziale, prima ancora che avvenisse l'asta, a Capua
dove io so...
 PRESIDENTE.  Direttamente tra Dotoli o intervenne
qualcun'altro?
 PASQUALE GALASSO.  Rosanova, Patriarca, Russo,
Gava. I politici giustamente gli riferirono che
Dotoli doveva acquisire il 50 per cento del complesso
turistico "Il giardino romantico".
 PRESIDENTE.  Non credo che Gava andò lì a trattare
l'accordo.
 PASQUALE GALASSO.  Gava... Vi dico: per la sua
grande intelligenza, almeno negli ultimi anni non
credo che Gava per la sua intelligenza andava a fare
riunioni con dei camorristi. Però se ci va Meo, se ci
va Riccio (ho fatto diverse riunioni con loro),
oppure se Gava chiama Patriarca e gli dice di parlare
con Carmine Alfieri o con Rosanova perché non diano
fastidio in una determinata zona, è la stessa cosa.
PRESIDENTE.  Come la storia del sindaco di
Sant'Angelo! PASQUALE GALASSO.  Il mandante e
l'esecutore, ma alla
fine si tratta della stessa corrente che fa capo a
Gava. Io vedo responsabilità pure sue, eventualmente
da delinquente, ma questo sarete voi a stabilirlo.
         PRESIDENTE.  Certo, del resto il figlio di Rosanova
                                 ha
parlato con i giudici.
 PASQUALE GALASSO.  Se per esempio io domani mattina
mando il mio braccio destro a fare un servizio, è di
Pasquale Galasso la responsabilità, l'atto... Ho
toccato con mano la melma di questi...
 PRESIDENTE.  Boccia Raffaele di cui ha parlato che
rapporti aveva con i gruppi camorristici?
        PASQUALE GALASSO.  Boccia Raffaele ha iniziato la sua
vita politica vicino a Gava, quindi è stato
mentalizzato, secondo me (e pure riferitomi da
lui)...
 PAOLO CABRAS.  L'istituto Settembrini!
 La sua vita era più imprenditoriale che politica.
PASQUALE GALASSO.  E' sempre stato un fallito ed un
truffaldino, però quando lo Stato, o meglio un
politico, vuole arricchire un singolo, riesce a
stargli vicino, riesce a fargli fare delle
costruzioni, a dargli delle concessioni scolastiche,
come nel caso di Boccia, e quindi si crea un impero
basato comunque - credo io - sull'illegale. Boccia
Raffaele per quanto mi risulta ha cominciato a fare
vita politica accanto a Gava. Gava, per la sua
fedeltà vedeva il giovane Boccia Raffaele che poteva
sostituire i vecchi referenti a Poggiomarino. Ciccio
Liguoro era ormai vecchio, Achille Marciano
altrettanto, l'avvocato Giugliano e l'ingegnere
Parisi erano già quasi tramontati, quindi aveva
puntato, credo io, tutto su Raffaele Boccia. Questo
mi riferirono
                              Pagina 2322
pure i miei contatti che ebbi nella mia vita sociale
con Raffaele Boccia il quale mi faceva rilevare
l'importanza che Gava gli dava, tanto vero che Boccia
giovanissimo divenne
presidente della USL 33. Ricordo che una volta, egli
era stato fatto da poco presidente, stava su un
alfetta blu ed aveva la paletta e mi disse: hai visto
che importanza ho acquisito? Quindi ho toccato con
mano queste realtà. Poi vennero gli screzi quando
Boccia pretendeva, secondo me da Gava, che venisse
candidato alla...
         PRESIDENTE.  Lei prima ha parlato della scuola. Con
                                quali
soldi...
 PASQUALE GALASSO.  Contestualmente a questo
rapporto politico si era già legato ai vari gruppi
delinquenziali di Poggiomarino e di tutto
l'hinterland. Poi Boccia prima se la fa con un noto
pregiudicato di Poggiomarino...
          PRESIDENTE.  Ma i soldi per farsi questo istituto
                               dove li
ha presi?
 PASQUALE GALASSO.  ...Rosario Annunziata, poi con i
fratelli Caso, con Gaudino, dopo costruisce
l'istituto Settembrini con i soldi derivanti dai
sequestri di persona. Raffaele Catapano è uno dei
capi della anonima sequestri di quell'epoca il quale
tentò di sequestrare anche me. Egli è stato
condannato per il sequestro di Fabbrocini, del
banchiere Amabile, del poveretto Ambrosio
Michelangelo, che conoscevo personalmente,
commerciante, persona per bene, che fu ucciso dopo
che alla famiglia furono estorti 600 milioni che non
aveva, e di tanti altri sequestri. Boccia ha iniziato
a costruire con questi soldi, con il riciclaggio di
questi soldi. Dopo egli ha avuto rapporti con Rosario
Annunziata, genero della nota famiglia camorristica
calabrese in quanto ha sposato una Macrì.
 PRESIDENTE.  Di dov'è questa Macrì?
 PASQUALE GALASSO.  Non conosco il paese, però so
che appartiene alla famosa famiglia delinquenziale
dei Macrì. Contestualmente alla costruzione di questo
istituto e di altri investimenti e speculazioni
immobiliari in Poggiomarino ed in zone limitrofe con
i Catapano, egli all'epoca del sequestro Cirillo (lo
ricordo benissimo) si mise sotto la protezione di
Cutolo. Catapano infatti era un capo... un santiss...
di Cutolo, tant'è vero che ricordo che spesso a
quell'epoca veniva Rosetta Cutolo alla quale Raffaele
Boccia diede il diploma di maestra. Dopo l'era di
Cutolo, Boccia ha frequentato prima Bardellino, dopo
Alfieri. Io, tenendo conto dei consigli che mi dava
mio padre, con Boccia ho avuto (forse sono stato
l'unico) rapporti di conoscenza e non gli ho mai dato
un finanziamento.
 PRESIDENTE.  Il fatto che la stampa parli di voi,
delle vostre operazioni, vi danneggia o vi dà
risalto? Lei ha mai compiuto qualche azione per
influire sulla stampa, per fare in modo che essa
parlasse o meno di voi?
 PASQUALE GALASSO.  Personalmente ho sempre
desiderato che la stampa non si occupasse di me, ma
sono certo che gli altri gruppi delinquenziali
ritenevano un pregio comparire sui giornali, una
pubblicità enorme. Principalmente questo come
carattere ce l'ha Cutolo: Cutolo se non esce sul
giornale si sente morire.
PRESIDENTE.  E' mai intervenuto per far cessare...
PASQUALE GALASSO.  Sì, sono intervenuto...
 PRESIDENTE.  Vuole spiegare alla Commissione?
 PASQUALE GALASSO.  Sono intervenuto in special modo
quando durante la mia ultima latitanza fui oggetto
dell'attenzione di giornalisti i quali giornalmente
davano notizie di me sulla stampa scrivendo tante
fesserie. Solo nell'ottobre 1991 (ciò è documentato
sia ai giudici
Pagina 2323
della corte d'appello di Napoli sia a quelli che mi
stanno
giudicando in questo momento) per 21 giorni su 30
sono quasi sempre stato in prima pagina. A
quell'epoca ero latitante da quattro mesi. Vito
Alfredo quando si è incontrato con me,
oltre a pretendere che da lui andasse qualche mio
familiare stretto per farmi impegnare affinché nella
tornata elettorale del 1992 appoggiassi lui...già mi
conosceva molto bene. L'ho incontrato in quell'epoca
quando i giornali parlavano di me quasi tutti i
giorni.
 PRESIDENTE.  Lei ha poc'anzi detto che una volta è
intervenuto per far cessare...
 PASQUALE GALASSO.  Sono intervenuto ed in quel
momento ho cercato di mettermi in contatto con i
giornalisti. Dato che so che Raffaele Boccia sta
molto bene con molti giornalisti e qualche
giornalista, di cui non voglio fare il nome perché
coperto da segreto istruttorio in quanto sotto
indagine, è colluso con noi, con la nostra
organizzazione, con il suo gruppo composto da qualche
magistrato, qualche avvocato e roba varia. Intervenni
prima con Raffaele Boccia, il quale si prodigò con
alcuni giornalisti facendo incontrare pure questi con
un mio fratello, dopo però non se ne fece niente. Io
ed i miei fratelli capimmo bene che era meglio pagare
tutti i giornali napoletani ( Roma, Il Mattino, Il
Giornale di Napoli ) facendo la pubblicità. Mio
fratello cominciò con il giornale  Roma  pagando
centinaia di milioni di lire.
PRESIDENTE.  Quindi pagando molto di più del valore
della
pubblicità.
 PASQUALE GALASSO.  Molti di più. Ci hanno fatto
un'estorsione. Dopo il giornale  Roma, Il Mattino
minacciò, ci mandò a dire che volevano fare la
pubblicità anche a Galasso. L'ultima testata sulla
quale non volevo fare pubblicità era  Il Giornale di
Napoli .
 PRESIDENTE.  Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Perché non lo considero un
giornale serio e per bene. E' un giornale che pensa a
pubblicare solo notizie...scenografie, più che altro.
 PRESIDENTE.  Quindi la sua famiglia fece pubblicità
pagandola molto sulla testata  Roma .
 PASQUALE GALASSO.  Centinaia di milioni di lire...
Pretendevano ancor prima di fare la pubblicità sui
giornali.
PRESIDENTE.  Anche su  Il Mattino ?
 PASQUALE GALASSO.  Sì:  Mattino, Roma , e  Giornale
di Napoli .
 PRESIDENTE.  Quali erano i giornalisti che facevano
questa specie di estorsione a voi?
        PASQUALE GALASSO.  Non li conosco perché hanno avuto
contatti con i miei fratelli.
 PRESIDENTE.  Non conosce nessuno di costoro?
 PASQUALE GALASSO.  No.
         PRESIDENTE.  Chi era Gennaro Casillo e qual era il
                                 suo
ruolo nella camorra?
 PASQUALE GALASSO.  Gennaro Casillo era zio di
Vincenzo
Casillo. Gli veniva nipote perché il padre di
Vincenzo Casillo era cugino di Gennaro. I Casillo
sono stati da sempre...Gennaro Casillo è stato sempre
simpatizzante della malavita campana e, tramite i
campani, di qualche mafioso. Allora lui aveva bisogno
anche di questi contatti. Principalmente lui legava
molto con un vecchio malavitoso, una vecchia famiglia
malavitosa di Casal di Principe, Mario Caterino e con
Carmine Alfieri. Gennaro Casillo seguì giudizialmente
con le sue amicizie tutto l'iter giudiziario
dell'omicidio Glorioso fatto dagli Alfieri nel 1976.
Da quel momento, nemmeno il contrasto tra Cutolo ed
Alfieri
                              Pagina 2324
 fece incrinare questa amicizia, questo affetto,
questo rapporto di aggregazione e di collusione con
Alfieri.
PRESIDENTE.  Lei sa quali erano le attività
economiche
svolte da Gennaro Casillo?
 PASQUALE GALASSO.  Per la mia conoscenza di
Alfieri... Gennaro Casillo conosceva molto bene mio
padre e vi devo dire
che anche lui era molto affascinato da me, tanto che
mi veniva a         trovare spesso a casa per
parlare. Ci ha invitati diverse
volte, a me e ad Alfieri; lui si recava tre volte la
settimana a         Foggia per seguire i suoi
interessi in quella zona. In
Puglia hanno creato un impero, credo speculando e
sfruttando i poveri contadini e sfruttando anche le
leggi statali, a livello di sovvenzioni AIMA,
contributi CEE, e come assuntori dell'AIMA. Quindi,
sono stato a Foggia con Gennaro Casillo e con Alfieri
diverse volte alla fine degli anni settanta. In tali
occasioni ho conosciuto molto bene Gennaro Casillo ed
i figli. So che lui...
           ALTERO MATTEOLI.  Non ci ha ancora detto quali
                              attività
economiche svolgeva Casillo.
 PASQUALE GALASSO.  Inizialmente, almeno fino ai
primi
anni ottanta, si occupavano di importazione ed
esportazione di cereali; erano industriali di
cereali, assuntori dell'AIMA.
PRESIDENTE.  Casillo propose anche una riunione tra
Alfieri e Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Casillo Gennaro?
 PASQUALE GALASSO.  Prima che scoppiasse la guerra e
si verificasse l'omicidio di Salvatore Alfieri, vi
era già tensione (siamo nell'anno 1981). Casillo era
aggiornato, vuoi per Mario Caterino vuoi per Alfieri,
delle riunioni di Nuvoletta, anche perché Casillo
conosceva molto bene Nuvoletta, Sciorio, Maisto, un
po' tutti. Pertanto, era aggiornato su questa
situazione di tensione e, secondo me, considerava
molto esposto il nipote Vincenzo Casillo, che
apparteneva a Cutolo, tanto che ha tentato più di una
volta di creare una situazione di tregua e di pace
definitiva tra Cutolo ed Alfieri. Sapeva di queste
riunioni con Nuvoletta. Anche lui - lo diceva a volte
parlando con Alfieri - non è che avesse molta
considerazione dei Nuvoletta. Era un buon conoscitore
degli ambienti malavitosi e tentò, anche lui, di
mediare tra Cutolo, il nipote Vincenzo Casillo ed
Alfieri, e noi. Una volta, in quell'epoca eravamo nel
1981, mi ricordo che fece una riunione a casa sua, a
San Giuseppe Vesuviano, alla quale partecipammo io,
Alfieri Carmine e Alfieri Salvatore ed alla quale
intervennero Pasquale Cutolo e Vincenzo Casillo,
insieme ad altri loro affiliati che rimasero fuori.
Lui cercò di mediare questa intesa ma...
 PRESIDENTE.  ... non ci riuscì.
         PASQUALE GALASSO.  Sì, non ci riuscì, anche perché,
                                come
sempre, fu una riunione piena di ipocrisia.
 PRESIDENTE.  Che ruolo rivestiva nella magistratura
il magistrato Nicola Damiano e perché aveva buoni
rapporti con Gennaro Casillo?
 PASQUALE GALASSO.  Ho conosciuto Damiano quando
sono uscito dal carcere nell'ottobre del 1976. Per le
vicissitudini che vi ho già raccontato, avevo
contrasti in Poggiomarino con le bande che avevano
tentato di sequestrarmi, per cui legai molto con
Salvatore Alfieri. Seguendo quest'ultimo, mi portavo
spesso da Gennaro Casillo il quale, con il giudice
Damiano, curava gli atti giudiziari di Alfieri.
 PRESIDENTE.  Dove svolgeva le sue funzioni il
giudice Damiano?
                              Pagina 2325
 PASQUALE GALASSO.  Mi sembra che all'epoca fosse a
Potenza, come procuratore. Io sono stato anche a casa
sua, a Napoli. Lui era sposato con la principessa Di
Bella e aveva una tenuta sul Gargano. Sono stato, con
Alfieri Salvatore inizialmente e con Gennaro Casillo,
diverse volte a pranzo e a cena...
PRESIDENTE.  In questa tenuta sul Gargano?
         PASQUALE GALASSO.  No, o a Foggia o a San Giuseppe
Vesuviano. Lui veniva ed aggiornava Gennaro Casillo e
Salvatore Alfieri su come stava procedendo il
processo in
corso per il quale Alfieri Carmine era in carcere.
PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Una volta uscito Carmine
Alfieri, mi ricordo che io, gli Alfieri e Gennaro
Casillo andammo a ringraziare a Napoli il giudice
Damiano, presso la sua abitazione. Ci presentò - e
quindi le conosco - la moglie e la figlia, che
all'epoca era un'aspirante giornalista. Mi trovavo
con Alfieri anche perché in quell'epoca mi
allontanavo da Poggiomarino: avevo subìto qualche
attentato ed avevo paura. Frequentavo quindi
Salvatore Alfieri, il quale era un grosso giocatore
d'azzardo. Ho frequentato un po' Agnano e tutte le
bische napoletane che vi erano a quell'epoca, la
maggior parte delle quali erano gestite da Antonio
Bardellino.
          PRESIDENTE.  Dopo la morte di Damiano, chi lo ha
sostituito nei rapporti con la magistratura?
PASQUALE GALASSO.  Mi ricordo che, una volta uscito
dal
carcere Carmine Alfieri, il giudice Damiano fu
trasferito al tribunale di Campobasso, in qualità di
procuratore. Ci recammo da lui per perorare la causa
di un nostro associato, un associato di Alfieri, un
certo Giordano Carmine, figlio di un noto guappo di
Boscoreale, soprannominato  Totonno 'e
vuosco . Ricordo che quella è stata l'ultima volta
che ho visto il giudice Damiano.
 PRESIDENTE.  Dopo che Damiano è morto, vi è stato
qualche altro magistrato che ha preso il suo posto
nei rapporti speciali con Casillo?
         PASQUALE GALASSO.  Sì. Casillo aveva molte amicizie
                                 ...
 PRESIDENTE.  Nella magistratura?
             PASQUALE GALASSO.  Sì, nella magistratura,
                            istituzionali
...
 PRESIDENTE.  Di quale città?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che a Foggia lui non è
che avesse molte necessità, ma a Napoli a quell'epoca
Casillo era già un industriale affermato; avevano
nelle mani il business  dell'AIMA, come assuntori,
del quale, insieme
ad altri commercianti di cereali, sono forse stati i
pionieri. Ricordo che all'epoca avevano una società
con Pezzullo Sossio, che poi divenne senatore del
partito socialista italiano.
PRESIDENTE.  Lei prima ha parlato del processo per
l'omicidio Glorioso ed ha detto, se non ho capito
male, che vi fu un interessamento di Damiano. Per
questo omicidio, vi fu anche l'interessamento di
qualche uomo politico?
 PASQUALE GALASSO.  Sì. In quell'epoca, durante
l'istruttoria, Alfieri era legato a Patriarca, a Gava
ed alla corrente dei dorotei. So che Patriarca, i
politici, sono intervenuti presso il giudice o
qualche giudice che aveva il processo nelle mani.
Alla fine, però, questi giudici avevano le mani
legate, perché vi erano molti indizi, e non
poterono...
           PRESIDENTE.  Che tipo di intervento si fece sui
                              giudici?
                              Pagina 2326
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto mi risulta, vi furono
interventi reiterati e continuativi. In sostanza, si
sforzavano di trovare il modo per fare uscire
Alfieri. Tuttavia, nei confronti di Alfieri vi erano
indizi e prove molto chiare. In particolare, la parte
civile aveva esibito alcune lettere del morto il
quale scriveva che, se fosse stato ammazzato, lo
sarebbe stato da Carmine Alfieri.
 PRESIDENTE.  Ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Inoltre, pochi giorni prima di
morire, questa persona schiaffeggiò Alfieri nella
piazza di San Giuseppe Vesuviano.
 PRESIDENTE.  Pubblicamente?
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PRESIDENTE.  Perché fu ucciso Giuseppe Sciorio?
        PASQUALE GALASSO.  A Giugliano, fin dall'inizio degli
anni settanta, scoppiò una faida tra i Maisto,
imparentati con gli Sciorio, ed il padre degli
attuali Mallardo. Se ricordo bene, il padre si
chiamava Mimì Dicarlantonio, un vecchio guappo.
Alfredo Maisto, con i figli Luigi, Enrico ed Antonio
e con l'aiuto di Iacolare, parente di Maisto, e di
Claudio Sicilia, ammazzarono Mimì Dicarlantonio. I
figli di quest'ultimo all'epoca erano giovanissimi;
una volta cresciuti, cominciarono ad ammazzare per
ritorsione i Maisto. Ammazzarono dapprima Luigi,
ferendo Enrico e poi, a mano a mano, ammazzarono un
po' tutti i Maisto e gli Sciorio. Tra questi, è stato
ammazzato anche Peppe Sciorio, che a Foggia era
appoggiato, in virtù del fatto di aver reso una
grande cortesia a Gennaro Casillo. In particolare,
egli era intervenuto, con Stefano Bontate, nel
momento in cui nel porto di Palermo era sorto un
problema perché non volevano far scaricare le navi di
Casillo.
 PRESIDENTE.  Perché?
 PASQUALE GALASSO.  Se ricordo bene, all'epoca il
porto di Palermo era controllato da Stefano Bontate e
da Inzerillo. Gennaro Casillo ne parlò con il suo
grosso amico malavitoso Mario Caterino, di Casal di
Principe; Mario Caterino, insieme a     Gennaro
Casillo, si mise in contatto con Peppe Sciorio e, se
ricordo bene, alcune volte ci è andato anche Alfieri
affinché Sciorio, che era molto amico di Stefano
Bontate, intervenisse per far sì che Casillo facesse
i suoi comodi a Palermo. Dopo questo episodio,
Casillo, per riconoscenza, appoggiò Peppe Sciorio
quando questi fu assoggettato alla sorveglianza
speciale e lo fece soggiornare presso l'hotel Florio
di Foggia, dove io ho pranzato diverse volte e
pernottato, nella cui società credo che già all'epoca
Casillo fosse cointeressato.
PRESIDENTE.  Chi rappresenta oggi la camorra a
Foggia? PASQUALE GALASSO.  Non ricordo nomi e non
conosco nessuna
persona. Tuttavia, per quanto mi risulta, a Foggia i
malavitosi sanno bene che i Casillo sono associati ad
Alfieri. Parlo dei figli di Casillo, Pasquale ed
Aniello. Credo che loro abbiano molta influenza, non
malavitosa, ma di amicizie influenti, su Foggia, e
fanno un po' i porci comodi loro, pure
guappescamente, camorristicamente.
 PRESIDENTE.  Lei conosce l'organizzazione
camorristica. Secondo lei, cosa è più utile che lo
Stato faccia per cercare di smantellare quanto prima
le organizzazioni camorristiche? Non parliamo di
interventi di carattere sociale - su quelli siamo
perfettamente d'accordo - ma di azioni repressive.
PASQUALE GALASSO.  Vorrei dire un po' di cose. Posso
essere schietto e franco e parlare istintivamente?
PRESIDENTE.  Mi pare che lo sia stato abbastanza.
                              Pagina 2327
 PASQUALE GALASSO.  Credo che oggi voi dobbiate
creare ancor di più (già lo avete fatto) un'armonia
tra tutti gli apparati e le forze pulite e
trasparenti dello Stato ed andare avanti
per questa strada. Vi dico che dovete smascherare
innanzitutto queste figure ambigue che ancora oggi
credo siano molte a Napoli. Dovete fare pulizia
essenzialmente di queste persone che secondo me
rappresentano indegnamente lo Stato, scoprire le
collusioni ed allontanare...
 PRESIDENTE.  Che cosa teme di più la camorra?
 PASQUALE GALASSO.  Teme questa vostra armonia,
questa forza che state dimostrando.
         PRESIDENTE.  Quale può essere oggi, in questa fase,
                                 la
reazione della camorra?
 PASQUALE GALASSO.  Se voi non ci date sotto in
questo momento, una volta che si vedono persi possono
ancora avere colpi di testa. Badate bene: la camorra
napoletana e tutti i gruppi camorristici non sono
come la mafia. La mafia è feroce, terribile, ma dove
essa si afferma vi è almeno un controllo,
una mente. Invece, Napoli... PRESIDENTE.  La
Campania, insomma.
PASQUALE GALASSO.  La Campania può peggiorare ancora
di
più perché un gruppo camorrista si può scindere e da
esso ne possono nascere altri dieci, per cui possono
diventare socialmente molto più pericolosi.
 PRESIDENTE.  Come mai in Campania non sono mai
stati ammazzati tanti magistrati o uomini delle forze
dell'ordine, così come è invece accaduto in Sicilia?
 PASQUALE GALASSO.  A mio modo di vedere, queste
collusioni hanno favorito la possibilità di non far
accadere atti criminosi nei confronti di magistrati,
poliziotti e carabinieri degni. Torno a ripetere che,
dopo la vicenda Cirillo, Cutolo voleva mettere in
atto una mentalità come quella mafiosa  ...
 PRESIDENTE.  Siciliana.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, siciliana. Gli atti posti in
essere dal dopo Cirillo alla metà degli anni 1982...
Cutolo, se non si fosse visto fronteggiato
criminalmente, camorristicamente da altri gruppi
criminali, avrebbe provocato molti, molti morti.
           PRESIDENTE.  Un collega chiede di sapere se lei
                               sappia
qualcosa sull'omicidio Torre.
 PASQUALE GALASSO.  Io conoscevo l'avvocato Torre.
Per me era una persona onesta e perbene, che era
stata maltrattata.
PAOLO CABRAS.  Era sindaco di Pagani.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, era sindaco di Pagani.
Torre, ripeto, lo conoscevo molto bene. All'epoca ero
giovanissimo e lui mi aveva confidato più di una
volta di essere contro le organizzazioni e le
corporazioni dei politici ed era stato fatto fuori da
un gruppo politico, all'epoca mi sembra rappresentato
dall'onorevole senatore D'Arezzo e poi da Quaranta
...
 PAOLO CABRAS.  Quaranta apparteneva ad un partito
diverso.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, ma D'Arezzo è stata la
distruzione, diciamo politicamente, di Torre. Torre
riprende la vita politica dopo diversi anni, dopo 10-
15 anni, vuole fare il politico serio, per bene, ma
in quel momento, nel dopo terremoto, si espose
talmente... credo che Cutolo, Salvatore Di Maio,
Apicella, Ventre lo ammazzarono (perché so questo...)
principalmente perché lui difendeva
                              Pagina 2328
"cartuccia", Serra Salvatore di Pagani, noto
camorrista, alleato con Alfieri.
 PRESIDENTE.  In che senso lo difendeva?
 PASQUALE GALASSO.  Come avvocato. Questa era la
prima colpa. Altra colpa era quella che era diventato
sindaco nel dopo terremoto e voleva fare...
 PRESIDENTE.  Qualcosa di buono.
PASQUALE GALASSO.  Sì, si stava prodigando per
Pagani. PRESIDENTE.  Per lavorare onestamente per
Pagani. PASQUALE GALASSO.  Quando è stato ammazzato
Torre stavo
nel carcere di Avellino.
        PRESIDENTE.  Va bene, abbiamo finito. Le chiedo, per
cortesia, di allontanarsi dall'aula.
(Pasquale Galasso è accompagnato fuori dall'aula) .
PRESIDENTE.  Per alcuni commissari arrivati
successivamente desidero riepilogare che, all'inizio
della seduta, sono state poste alcune questioni dai
colleghi democristiani. La prima era quella di
rinviare ad un altro momento il giro delle domande
personali. A questo è stato obiettato che ciò
significherebbe togliere a chi oggi ha interesse a
rivolgere delle domande il diritto a farlo, e sarebbe
sbagliato.
          Propongo, dunque, di procedere in questo modo: i
                              colleghi
che intendono formulare adesso alcune domande possono
farlo. Se poi un gruppo chiederà che Galasso sia
riascoltato su alcuni punti specifici si prenderà in
esame tale richiesta. Ciò non toglie che se alcuni
colleghi democristiani desiderano porre questa sera
stessa qualche domanda possono farlo.
MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Erano state avanzate due
richieste. La prima era quella da lei indicata,
poiché dopo otto ore sarebbe forse opportuno che
ciascuno di noi riflettesse su quanto ha ascoltato,
per poter passare con maggiore serenità ed anche con
maggiore approfondimento ad enucleare le domande.
Però nulla vieta di procedere diversamente.
  Inoltre, poiché da questi incontri emerge una
serie di rilievi, che anche in questo caso rendono
opportuno approfondire e specificare, per rendersi
conto anche nel dettaglio, noi avevamo proposto di
ascoltare successivamente tutti coloro...
         PRESIDENTE.  Se permette, di questo discuteremo poi
                                 in
Commissione.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA.  Affinché la cosa non
risultasse, per così dire, pasticciata, desideravo
ricordare questa nostra richiesta. Ufficialmente
chiediamo che tutti i politici che sono stati citati
vengano successivamente interrogati, in modo che vi
siano un riscontro e quindi anche un giudizio
abbastanza obiettivo.
 PRESIDENTE.  Il punto specifico è che non dobbiamo
riaprire una discussione con Galasso; né, nel caso in
cui non fossimo soddisfatti, contestargli questa
insoddisfazione. Non si deve aprire con questa
persona un dibattito politico, ma se i  colleghi
ritengono di potergli porre brevi e specifiche
domande, potrebbe essere efficace per noi procedere
in questo modo. Deve comunque trattarsi di domande
secche, alle quali faccia seguito una risposta e
basta.
 PAOLO CABRAS.  Va bene, facciamo così.
        PRESIDENTE.  Dunque, se non vi sono obiezioni, rimane
stabilito di procedere in questo modo.
 (Così rimane stabilito) .
                              Pagina 2329
  Altra questione importante, sulla quale potremmo
decidere subito, prima di far rientrare in aula
Galasso, è quella se la seduta debba essere pubblica
o segreta. Faccio solo presente che il magistrato
della procura nazionale antimafia mi chiedeva se
fosse possibile mantenere la segretezza su due nomi
soltanto tra quelli fatti nel corso dell'audizione;
si tratta degli OMISSIS, OMISSIS e OMISSIS sui quali
sono in corso indagini. E' una richiesta che la
Commissione può decidere se accettare o meno.
  Il nostro regolamento stabilisce che la seduta
segreta debba essere richiesta da cinque commissari.
Domando pertanto ai colleghi se vi sia qualcuno che
intenda formulare simile richiesta.
 MAURIZIO CALVI.  Poiché è stata fatta una serie di
nomi e sono state elencate alcune circostanze,
qualcuno, come il collega Mastella, ha chiesto che la
Commissione proceda ad una serie di audizioni
attraverso le quali effettuare dei riscontri. Se
decidiamo che la seduta sia pubblica, vi potrebbero
essere contraddizioni rispetto ad una decisione che
potremmo prendere successivamente.
  Intendo dire che definire pregiudizialmente la
segretezza della seduta odierna deriva essenzialmente
dalla decisione di ascoltare o meno altri testi.
Questa è la questione delicata da risolvere. Potremmo
decidere di passare alla seduta pubblica soltanto
dopo aver riscontrato alcune dichiarazioni, per non
dare in pasto notizie, circostanze, luoghi. Questa
soltanto è la preoccupazione che desidero
manifestare.
           PAOLO CABRAS.  Io concordo sull'opportunità di
                             ascoltare,
come avevamo già deciso in linea di massima anche per
quanto riguarda altre citazioni, i politici chiamati
in causa dalle dichiarazioni del collaborante.
Rispetto al ragionamento di Maurizio Calvi, che
comprendo e che ha una sua logica, voglio dire che
sono contro la segretazione perché rendere segreta
questa seduta significa soltanto che le parti più
contestate e più esplosive, quelle che riguardano i
politici, saranno narrate, magari in buona fede, da
alcuni di noi magari con qualche interpretazione che
può enfatizzare o anche stravolgere il senso di
quanto detto. Quindi non ritengo utile, anche al fine
di tutelare l'onorabilità ed il diritto dei colleghi
politici citati in causa di proclamare la loro
innocenza e far valere le loro ragioni, decidere la
seduta segreta. Per un motivo di trasparenza utile a
tutti, compresi icolleghi chiamati in causa, credo
sia meglio adottare, come
abbiamo fatto nelle precedenti occasioni, la seduta
pubblica, salvo per le parti per le quali è stata
chiesta la segretazione dal giudice Roberti.
 MASSIMO BRUTTI.  Sono d'accordo con la proposta
avanzata dal collega Cabras, tanto più che le parti
che riguardano i politici sono già ampiamente note
attraverso le richiesta di autorizzazione a procedere
e non mi pare che vi siano elementi sostanziali di
novità rispetto ai fatti già conosciuti. C'è lo
scenario, c'è la narrazione complessiva compiuta dal
collaboratore di giustizia e sappiamo che è utile che
questa venga resa pubblica proprio perché
contribuisce alla presa di coscienza del fenomeno
mafioso.
 ALTERO MATTEOLI.  Non condivido le motivazioni che
il collega Cabras ha addotto ma condivido il fatto
che la seduta sia pubblica. Altre volte abbiamo
discusso in questa sala se rendere o meno pubblica
una seduta ed io mi sono sempre dichiarato a favore
della pubblicità.
  Non condivido quanto detto dal collega Cabras
perché qualora la Commissione, seppure a maggioranza,
decidesse in senso contrario a quello che io
desidero, vi sarebbe un obbligo morale da parte
nostra di non riferire ciò che abbiamo sentito;
quindi rigetto la prima parte dell'intervento del
senatore. Però ritengo che dovremmo decidere una
volta per tutte che non possiamo non rendere
pubbliche le nostre sedute. Certo, dobbiamo tener
conto di quanto dice il giudice Roberti e, se vi sono
motivi
                              Pagina 2330
istruttori, la richiesta di cancellare quei nomi nel
momento in cui rendiamo pubblica la seduta mi trova
senz'altro d'accordo.
 PRESIDENTE.  Come ho già ricordato, in base al
nostro regolamento la seduta segreta deve essere
richiesta almeno da cinque colleghi e sinora tale
richiesta è stata avanzata da uno solo. Ve ne sono
altri?
 IVO BUTINI.  Posso essere io il secondo.
 PRESIDENTE.  Il numero richiesto non è stato
raggiunto,
ma in considerazione di quanto ho detto all'inizio
della riunione, credo sia opportuno comunque
procedere ad una votazione.
          Pongo in votazione la proposta che la seduta sia
                              pubblica.
(E' approvata).
           Possiamo dunque far rientrare in aula Pasquale
                              Galasso.
 (Pasquale Galasso è accompagnato in aula).
         PRESIDENTE.  Signor Galasso, le saranno ora rivolte
                                brevi
domande da parte dei singoli parlamentari.
 MASSIMO BRUTTI.  Vorrei capire perché Carmine
Alfieri era convinto che l'attentato stragista
(quella bomba nei confronti di Casillo) sarebbe stata
interpretata da Cutolo come un segnale del proprio
isolamento, cioè che gli ambienti dell'apparato dello
Stato, gli ambienti politici lo avevano abbandonato.
  La seconda domanda riguarda il ruolo dei servizi
segreti dopo la trattativa del sequestro Cirillo. Lei
ha fatto il nome di politici. Vorrei sapere cosa sa
del ruolo dei servizi segreti in quella trattativa.
  Inoltre volevo chiederle, per quello che lei sa,
se Cutolo possiede elementi per ricattare i suoi ex
alleati, gli uomini politici con i quali aveva
collegamenti e perché non se ne serve in nessun modo.
           PASQUALE GALASSO.  Per quanto riguarda la prima
                              domanda,
in quell'epoca, alcuni mesi prima, nel 1982, già si
sapeva dei disaccordi tra Cutolo, i politici e i
servizi segreti che si erano interessati per la
liberazione di Cirillo. C'era una certa tensione tra
Cutolo e questi politici. Cutolo era aggiornato
minuziosamente da Casillo, dai familiari e quindi
sapeva dell'abbandono totale di questi politici e
delle promesse dei servizi segreti e quando ha subito
la bomba Cutolo ha capito perfettamente, dato che lui
pretendeva il rispetto di questo patto già da alcuni
mesi, da più di un anno, che i politici, i servizi
segreti l'avevano abbandonato. Automaticamente Cutolo
sa come vanno certe cose, conosce bene la mentalità
dei politici, di questa gente che ha contattato ed in
quel momento con l'esplosione della bomba ha recepito
molto bene il messaggio e cioè l'abbandono totale di
queste promesse fatte dai politici e dai servizi
segreti. Per come lo conosco ritengo che Cutolo ha
pensato che i politici nel frattempo avevano trovato
nuovi referenti camorristici e avevano incrementato
ancor di più i rapporti con i malavitosi esistenti
già da anni, principalmente con Nuvoletta. Cutolo
sapeva dei rapporti tra Nuvoletta e i politici,
maggiormente con la corrente dorotea, e conosceva i
rapporti precedenti con l'Alfieri. Quindi con la
bomba era chiaro che per lui ormai era finita.
  Per quanto riguarda i servizi segreti, io sono a
conoscenza di quei fatti che Cutolo faceva rilevare
nei vari attentati a rappresentanti dello Stato, a
magistrati, a poliziotti. Ne parlava per intimorire
noialtri, le altre associazioni camorristiche avverse
a lui.
  Per quanto riguarda l'ultima domanda sono convinto
da sempre, da undici anni, che Cutolo non ha più quei
documenti. Li aveva, ma sicuramente Cutolo li aveva
fatti recapitare nelle mani di suoi familiari e poi
sono scomparsi. Nell'aprile-maggio 1982, giorno di un
efferato delitto contro un rappresentante dello
Stato, quei documenti sono andati a finire
sfortunatamente
                              Pagina 2331
 nelle mani di un poveretto che poi è stato
assassinato. PRESIDENTE.  Dica il nome.
 PASQUALE GALASSO.  E' il questore Ammaturo.
L'assassinio del questore Ammaturo è un fatto che
Cutolo ha sempre decantato ed io ho pregato i giudici
di riprendere questo processo dall'armadio e di
analizzarlo per bene perché là credo vi sia la
conferma di questo accordo, di questo patto, come
dicono, scellerato tra Cutolo e chi si è interessato
alla liberazione di Cirillo.
  Il caso Ammaturo, per quanto mi risulta, è la
dimostrazione nei riguardi dei suoi avversari, delle
varie associazioni, che lui era forte, aveva appoggi,
si poteva permettere il lusso di andare contro
elementi dello Stato.
Cutolo, per quanto lo conosco, ama fare le
sceneggiate
teatrali e sarebbe bene non farlo partecipare più a
udienze. SALVATORE FRASCA.  Vorrei sapere se è a sua
conoscenza il
fatto che all'uccisione di Don Mico Tripodi abbia
fatto seguito un processo, se c'è stata
un'incriminazione.
PASQUALE GALASSO.  All'epoca ero in carcere e nel
centro
clinico di San Paolo era ricoverato l'esecutore
dell'omicidio. Fu incastrato anche da una guardia
carceraria, fu visto con il
coltello in mano e fu chiuso in una cella. Quindi era
la dimostrazione che quello era l'esecutore. Credo
senz'altro che ci sia stato un processo però non so
che fine abbia fatto.
SALVATORE FRASCA.  Nell'alto Tirreno Cosentino, cioè
in
comuni come Cetraro, Diamante, Scalea, Praia a mare,
vi sono forti insediamenti turistici che si dicono
appartenere alla camorra. Uno di questi porta anche
il celebre nome di Maisto. Mi può dire qualche cosa
di più?
            PASQUALE GALASSO.  La zona di Scalea è sotto
                             l'influenza
di nostri associati, Mario Pepe, Visciano Angelo di
Boscoreale e        Maiale. So che hanno realizzato
diversi insediamenti
immobiliari.
SALVATORE FRASCA.  Non conosce il nome dei comuni?
PASQUALE GALASSO.  Soprattutto Scalea.
         FERDINANDO IMPOSIMATO.  Ricollegandomi a quello che
                                 ha
detto poc'anzi Pasquale Galasso vorrei ricordare che
nel corso di una perquisizione a Senzani venne
trovato un documento, durante il sequestro Cirillo,
nel quale si diceva che la camorra, per incarico dei
politici intervenuti nel caso Cirillo, aveva chiesto
alle brigate rosse di eliminare alcuni sbirri sul
territorio.
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  Cioè di uccidere magistrati
e poliziotti.
  Questo documento, che si trova agli atti di un
processo istruito a Roma dal sottoscritto e rinviato
a giudizio, ha trovato conferma nelle dichiarazioni
di una delle carceriere di Cirillo...
 PASQUALE GALASSO.  E del marito.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  ... e del marito, Perna
Rosaria e
Aprea, i quali hanno dichiarato che c'era stata una
richiesta da parte della camorra alle BR di eliminare
alcuni giudici e poliziotti napoletani per incarico
di politici. Questa domanda l'avevo preparata prima
che lei facesse riferimento ad Ammaturo. Vorrei
sapere se lei era a conoscenza del documento trovato
a Senzani. E' a conoscenza del fatto?
 PASQUALE GALASSO.  Non sono a conoscenza di questo
documento di cui parla, ma ero a conoscenza di ciò
che Cutolo faceva arrivare a noi e agli altri
associati a gruppi camorristici avversi a lui. Lui
faceva rilevare principalmente la propria
sfacciataggine di tutta quest'autorità che gli era
stata concessa durante
                              Pagina 2332
il caso Cirillo. La conferma l'ho avuta con
l'omicidio di Ammaturo.
         FERDINANDO IMPOSIMATO.  Avreb-be agito per incarico
                                 di
esponenti pubblici?
 PASQUALE GALASSO.  No. Ammaturo è stato ammazzato,
a quanto mi risulta, perché aveva dato fastidio a
Cutolo con alcune perquisizioni a casa sua.
           FERDINANDO IMPOSIMATO.  Lei ha parlato anche di
                              documenti
importanti.
 PASQUALE GALASSO.  Io non facevo parte di Cutolo.
Queste erano tutte cose che sapevamo e che abbiamo
appreso nel corso degli anni quando molti cutoliani
sono passati nelle nostre file. Le mie riflessioni e
quelle di altri associati a mano a mano venivano
confermate. Sapevamo che Ammaturo non si era mai
interessato di brigatisti. Ammaturo era una persona
semplice, normale, serena, faceva una vita
tranquilla. Ammaturo la mattina e la sera portava a
passeggio il cane. Quando si è vista quella
complicanza tra camorristi e brigatisti abbiamo avuto
la conferma della trattativa e delle promesse che
Cutolo ha preteso durante la trattativa Cirillo.
Successivamente nel corso degli anni ho avuto delle
conferme. Si è detto ed ho saputo che sfortunatamente
nelle mani del povero Ammaturo erano capitati dei
documenti inerenti alla trattativa Cirillo.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  Dopo la liberazione, la
macchina che portava Cirillo venne intercettata dal
commissario Del Duca.
 MICHELE FLORINO.  Ciliberti.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  Anche Del Duca ha svolto
indagini. Successivamente è diventato commissario
dell'USL 13. Può dirci qualcosa sul ruolo avuto da
Del Duca - e da
Ciliberti - nella vicenda Cirillo e cosa ha ricevuto
per questo comportamento scorretto in relazione al
caso Cirillo?
PASQUALE GALASSO.  Non vorrei rispondere sul caso Del
Duca in quanto oggetto d'indagini e quindi soggetto
al segreto istruttorio.
 PRESIDENTE.  Va bene.
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto riguarda Ciliberti in
quell'epoca vivevamo il sequestro Cirillo con enorme
tensione perché qualora l'intesa tra politici,
servizi segreti ed altra gente fosse andata a buon
fine con Cutolo per noi sarebbero sorti altri
problemi. Ricordo molto bene l'episodio di Ciliberti
che rappresenta la conferma di quello che vi ho detto
da questa mattina e precisamente che certi politici
non hanno usato i metodi onesti e per bene dello
Stato ma hanno fatto talvolta i comodacci loro.
 FERDINANDO IMPOSIMATO.  I collegamenti tra la banda
della Magliana e i politici. E' a conoscenza di nomi
di politici in collegamento con Nicoletti o con altri
esponenti della banda della Magliana? Ed in
particolare sa qualcosa dell'omicidio Pecorelli?
 PASQUALE GALASSO.  Non vorrei rispondere perché sto
collaborando con i magistrati romani e non vorrei
fare nomi.
GIROLAMO TRIPODI.  Lei ha parlato più volte di
persone
iscritte alla massoneria. Che cosa può dirci circa i
rapporti tra la camorra e la massoneria? Questi
rapporti sono casuali o volti al perseguimento di
qualche finalità?
  Inoltre, per quale motivo i coniugi Cillari
intrattenevano rapporti con un generale dei servizi
segreti e per quale ragione glielo presentarono? Che
rapporti intrattenne con il generale? Chi le disse
che era massone?
 PASQUALE GALASSO.  Secondo quanto mi risulta, vi
sono contatti massonici
                              Pagina 2333
 con diversi ambienti camorristici. Stando a quanto
mi consta, ho avuto a che fare con queste poche
persone di cui ho fatto nomi e cognomi ai giudici
competenti. Oltre ai loro fini, queste persone
perseguono certamente anche quello della
remunerazione danarosa. Mi spiego meglio: essi
mettono a disposizione la loro disponibilità verso un
camorrista o un gruppo camorristico chiedendo soldi
per la cortesia che fanno.
L'altra domanda che mi ha rivolto riguardava il
generale
OMISSIS.
 GIROLAMO TRIPODI.  Vorrei sapere per quale ragione
i coniugi Cillari intrattenevano rapporti con un
generale dei servizi segreti e per quale motivo
glielo presentarono.
PASQUALE GALASSO.  Ho conosciuto questo personaggio
tramite un professionista di Roma, anch'egli massone,
Barone, presentatomi dai Cillari. Non so poi quali
fossero gli altri rapporti dei Cillari con questo
professionista e con queste persone massoniche e dei
servizi segreti.
 GIROLAMO TRIPODI.  Lei ha parlato di don Mico
Tripodi, assassinato in carcere, come tutti sappiamo.
Sa se questo omicidio sia stato vendicato dalla
mafia?
 PASQUALE GALASSO.  No, dalla 'ndrangheta.
          GIROLAMO TRIPODI.  Mi riferivo alla 'ndrangheta e
                                alla
mafia in generale.
  Vorrei inoltre sapere se lei può dirci come
vengono eletti sia il direttivo sia il capo delle
cosche camorristiche.
Infine, lei ha parlato di politici camorristi.
Potrebbe
rivelarci, se è possibile, qualche nome di questi
politici camorristi? Mi riferisco non a politici
collusi o corrotti ma apolitici appartenenti alle
cosche camorristiche.
           PASQUALE GALASSO.  Vi ho parlato di molti fatti
                              inerenti
alle collusioni di politici con la camorra ma non vi
so indicare nessun politico che sia stato legalizzato
come camorrista con qualche cerimonia. Vi ho comunque
illustrato quasi tutti i rapporti che i politici
hanno intessuto con noi camorristi.
           GIROLAMO TRIPODI.  Come avviene l'elezione del
                              direttivo
edel capo?
 PRESIDENTE.  La domanda è la seguente: avviene
un'elezione formale oppure no?
          PASQUALE GALASSO.  No, vi ho già spiegato questa
                               mattina
che, almeno nel nostro gruppo ...
PRESIDENTE.  Sono le persone di fiducia del capo.
PASQUALE GALASSO.  Sono le persone di fiducia del
capo e
dimostrano, attraverso la loro ferocia nei fatti
criminosi e la loro managerialità, di saper dialogare
con altri malavitosi, con tutto l'ambiente
camorristico e con persone esterne.
 GIROLAMO TRIPODI.  E' stato vendicato Tripodi?
 PASQUALE GALASSO.  Non so se sia stato vendicato o
meno. So però che dopo la sua morte i Tripodi sono
caduti in disgrazia, come si suol dire, e subito dopo
i figli si sono
trasferiti nei pressi di Latina, a Fondi. Venne fuori
a Reggio Calabria la figura emergente di Paolo Di
Stefano, che aveva rapporti con diversi ambienti
camorristici e romani. Poi è stato ucciso anche Paolo
Di Stefano da Imerti.
 GIROLAMO TRIPODI.  Chi erano gli ambienti romani?
 PASQUALE GALASSO.  Nicoletti e Maresca.
            ANTONIO BARGONE.  Vorrei tornare all'omicidio
                              Ammaturo
per chiedere al signor Galasso se sappia che questo
omicidio è legato al possesso di quei documenti
                              Pagina 2334
         da parte di Ammaturo e se sia al corrente di chi ha
                              deciso o
eseguito lo stesso omicidio.
        PASQUALE GALASSO.  Come dicevo, dopo questo omicidio
                                 lo
stesso Cutolo se ne vantava e fin dall'inizio, e
successivamente nel corso degli anni, abbiamo
conosciuto da altri ex cutoliani le colpe di Cutolo
per quell'assassinio.
Per quanto riguarda i documenti, non so che fine
abbiano
fatto. Potrei fare una mia riflessione, ma è inutile
dirvela perché è personale.
          ANTONIO BARGONE.  Quindi lei dice che Ammaturo è
                                stato
ucciso da Cutolo?
 PASQUALE GALASSO.  Sì, da Cutolo con la complicità
di qualche brigatista (mi riferisco a brigatisti
napoletani). Questo mi risulta perché Cutolo si era
accusato e si vantava di questo omicidio, come pure
egli si accusava degli altri tentativi di omicidio
(l'attentato al giudice Gagliardi, allo stesso
giudice Lamberti, a Salvi, a carabinieri e guardie
carcerarie). Per Cutolo questa era una dimostrazione,
un messaggio.
         ANTONIO BARGONE.  Come le risulta la partecipazione
                                di un
brigatista a questo omicidio?
 PASQUALE GALASSO.  Non lo so, so queste cose ma non
conosco elementi...
 ANTONIO BARGONE.  Nella vicenda del sequestro
Cirillo, sa in che modo Cutolo abbia contattato le
brigate rosse?
PASQUALE GALASSO.  In quel periodo Cutolo ha avuto a
disposizione tutta questa forza politica e dei
servizi segreti. Egli quindi ha avuto enormi
disponibilità: se un giorno, per esempio, voleva
presso di lui un carcerato perché lo aiutasse a far
liberare Cirillo, sicuramente ...
           ANTONIO BARGONE.  Lei dice che li ha contattati
direttamente?
 PASQUALE GALASSO.  Questo non so dirlo.
           ANTONIO BARGONE.  Sa qualcosa dell'omicidio di
                              Giancarlo
Siani, il giornalista?
 PASQUALE GALASSO.  Non so niente.
 PRESIDENTE.  Non sa niente o ne ha già parlato ai
magistrati e non intende parlarne qui per ragioni di
riservatezza?
 PASQUALE GALASSO.  Di questo omicidio non so
niente. Ho qualche riflessione personale: certamente
è stata la camorra.
ANTONIO BARGONE.  Lei ha detto che ci sono stati e ci
sono rapporti tra la camorra e la Sacra corona unita.
Vorrei sapere se tali rapporti riguardino anche il
traffico di armi e se vi sia scambio di gruppi di
fuoco.
 PASQUALE GALASSO.  Vi sono rapporti nel traffico di
armi contestualmente al contrabbando, principalmente
di sigarette, almeno negli ultimi anni, con varie
cosche napoletane. Le armi sbarcano sul litorale
pugliese e poi vengono trasportate con autocarri in
Campania.
 PRESIDENTE.  Da dove vengono?
 PASQUALE GALASSO.  Non lo so, perché non me ne sono
mai interessato. Comunque, anche gruppi a noi
associati si occupavano di questo traffico di armi e
il nostro gruppo si è servito di queste forniture di
armi.
ANTONIO BARGONE.  Che cosa può dirci sui gruppi di
fuoco? PASQUALE GALASSO.  Almeno secondo quanto mi
risulta, la
mia associazione non si è mai servita di gruppi di
fuoco. Pagina 2335
 ANTONIO BARGONE.  Le risulta che le navi per
l'attività di Gennaro Casillo sono state acquistate
dalla flotta Lauro?
PASQUALE GALASSO.  No.
 ANTONIO BARGONE.  Non le risulta o non sono state
acquistate?
           PASQUALE GALASSO.  Non mi risulta questo fatto
                             specifico,
ma mi risultano altri interessi di Casillo sulle
proprietà di Lauro; su questo però preferirei non
rispondere perché la questione è coperta da segreto
istruttorio.
 FRANCESCO CAFARELLI.  Questa mattina il presidente
le ha chiesto come sia strutturata, più o meno, la
camorra, dal momento che disponiamo di informazioni
più complete sull'organizzazione mafiosa. In
particolare, come fanno a riconoscersi camorristi che
non si sono mai incontrati? Per la mafia esistono gli
ambasciatori che fanno da collegamento; come fanno
invece i camorristi a riconoscersi in zone diverse?
PASQUALE GALASSO.  Quasi tutti i gruppi camorristici
si
conoscono già, principalmente per nome. Inoltre,
quando un gruppo camorristico ha bisogno di mandare
un messaggio, una notizia o di chiedere un favore ad
un altro gruppo camorristico, in quel momento entrano
i famosi ambasciatori. Si hanno le prime notizie e
poi eventualmente si incontrano persone di fiducia
dell'uno e dell'altro gruppo e quindi si va alla
conoscenza diretta, da cui può instaurarsi un
rapporto stretto di associazione tra due gruppi
camorristici.
FRANCESCO CAFARELLI.  Per quanto riguarda le presenze
all'estero (questa mattina abbiamo parlato di
presenze in Romania), le risultano presenze in Russia
ed eventualmente dove? Lo chiedo soprattutto con
riferimento al traffico di droga.
           PASQUALE GALASSO.  Non mi risultano presenze in
                               Russia,
almeno fino all'anno scorso.
 FRANCESCO CAFARELLI.  Poc'anzi lei ha parlato di
D'Alessandro, esponente di spicco della camorra che
opera soprattutto in Puglia ed in particolare nel
foggiano.
PASQUALE GALASSO.  Anche nel brindisino,
maggiormente. FRANCESCO CAFARELLI.  Ha parlato anche
del suo braccio
destro Imparato. Però, parlando di D'Alessandro, lei
ha fatto
riferimento ad una sua opinione ma non ho capito bene
se costui sia stato scarcerato o prosciolto.
 PRESIDENTE.  E' stato scarcerato.
          FRANCESCO CAFARELLI.  Lei ha fatto intendere che
                              qualcuno
ha manovrato per la scarcerazione.
 PASQUALE GALASSO.  Riferii già dall'inizio della
mia collaborazione, dal mese di agosto del 1992 ...
PRESIDENTE.  Cioè prima che fosse scarcerato.
        PASQUALE GALASSO.  Riferii tutto quello che mi disse
D'Alessandro del rapporto antico tra la sua famiglia
e quella dei Gava. Mi riferì alcuni episodi che i
familiari di Gava avevano subìto a Castellammare di
Stabia e che lui era molto arrabbiato con Imparato
(nel 1992 era già suo nemico), che dava fastidio a
queste sue amicizie politiche, visto che Imparato
scendeva anche dalle parti dei familiari di Gava.
FRANCESCO CAFARELLI.  Quali erano, o quali sono, le
attività economiche di D'Alessandro in Puglia, ossia
nel brindisino (come dice lei) o nel foggiano?
            PASQUALE GALASSO.  Ultimamente soprattutto il
contrabbando di sigarette e
                              Pagina 2336
il traffico di stupefacenti ed armi. Queste ultime
talvolta viaggiano insieme alle sigarette o agli
stupefacenti.
FRANCESCO CAFARELLI.  Ha mai sentito parlare di una
strage Bacardi nel foggiano, che causò molti morti?
PASQUALE GALASSO.  No.
 FRANCESCO CAFARELLI.  Che rapporto c'è, ovviamente
se esiste, tra D'Alessandro e i Casillo (lei ha
parlato di Gennaro e degli eredi), che operano anche
in Puglia?
PASQUALE GALASSO.  In più i Casillo hanno da una
decina
di anni la gestione del porto di Castellammare di
Stabia. Per questo i D'Alessandro sono aggiornati da
sempre; sin dalla fine degli anni settanta, quando
erano associati di Alfieri (all'epoca inizialmente
erano associati di Alfieri), sanno del buon rapporto
tra Alfieri e Casillo, per cui non hanno mai tentato
di dare fastidio a Casillo, diciamo per quieto vivere
oppure per non tirarsi addosso il gruppo Alfieri,
perché lui negli ultimi anni ha una faida con il clan
Imparato.
FRANCESCO CAFARELLI.  Dal momento che vi sono
moltissimi
silos, soprattutto per quanto riguarda i cereali, che
fanno capo ai Casillo e agli Ambrosio, esiste anche
qui lo zampino della camorra nella gestione?
            PASQUALE GALASSO.  Esistono collusioni sia di
                              Ambrosio
che di Casillo con elementi camorristici,
principalmente con Alfieri.
          FRANCESCO CAFARELLI.  In che cosa si estrinsecano
                               questi
rapporti?
 PASQUALE GALASSO.  Su questo punto preferirei non
rispondere.
 ALBERTO ROBOL.  Mi interessa approfondire l'aspetto
concernente il rapporto tra camorristi e politici.
Lei a un certo punto ha detto che vi è soggettività,
lasciando intendere che laddove il camorrista è forte
prevale quest'ultimo, laddove invece il politico è
forte prevale lui. Al di là di questo esiste una
possibilità di sudditanza da parte del politico nei
confronti della camorra? Lei si è lasciato scappare
una frase facendo l'esempio del partito comunista
(come battuta, poteva essere il partito liberale o
socialdemocratico), dalla quale risultava che il
legame nasceva solo alla luce di un interesse
immediato. Se c'era l'interesse il camorrista legava
a sé quel politico, se invece l'interesse non c'era
lo lasciava perdere. Ho capito male o è così?
  La seconda domanda è la seguente: il magistrato
Rosario Basile è stato a Napoli per molti anni. Ne ha
sentito parlare? Cosa ci può dire di lui? E' per lei
un illustre sconosciuto?
 PASQUALE GALASSO.  Non lo conosco. Per quanto
riguarda la prima domanda concernente il rapporto di
amicizia tra politico e  camorrista, devo dire che
tale rapporto è soggettivo, ma
quasi sempre il politico del momento ha soggezione
del capo camorra. Se ha di fronte un piccolo
pregiudicato, invece, non ha soggezione, quindi
abbiamo sempre un rapporto soggettivo tra le parti.
 ALBERTO ROBOL.  Sapete sempre distinguere quando il
politico ad alto livello è dietro alle richieste di
un politico a basso livello?
 PASQUALE GALASSO.  I politici di una certa
rilevanza, di una certa importanza si sanno da
sempre, ma la difficoltà di cui prima ho parlato era
inerente all'ultima tornata elettiva dell'aprile
1992, quando presso il nostro gruppo camorristico
sono venuti diversi candidati alla Camera. Quindi in
quel momento si è fatta una cernita dell'importanza
di costoro o di quello che potevano dare. Per
esempio, se un candidato veniva da noi e Alfieri, e
noi stessi sapevamo che non ce l'avrebbe fatta ad
essere eletto, allora era inutile portarlo, si
sarebbero sprecati dei voti.
                              Pagina 2337
         ALBERTO ROBOL.  Quando il parlamentare viene eletto
                               conosce
in qualche modo la vita della camorra, oppure...
 PASQUALE GALASSO.  Sì, la conosce perché vive
socialmente in quella zona, quindi sa tutti i fatti,
conosce i delitti, i fatti criminosi che accadono e
sa l'importanza dell'atto malavitoso: egli vive in
una zona e sa tutti i fatti che accadono.
             ALBERTO ROBOL.  Dal quadro che ha tracciato
                            risulterebbe
che i politici che compongono tale quadro sarebbero
in qualche maniera coinvolti dal di dentro, cioè in
grado di riconoscere alcuni ritmi di vita, alcune
esigenze...
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. Sanno benissimo quel
morto da dove proviene, da quale banda camorristica
proviene vuoi per sua condizione, vuoi per conoscenza
di altri che gli riferiscono l'episodio. Domani
mattina accade un omicidio nel mio paese, il politico
del posto sa benissimo da dove proviene. Certamente
non vi sono le prove, però lo capisce e questo è
importante per cambiare la realtà sociale.
           ANTONIO GUERRITORE.  Dal momento che nell'agro
                              nocerino
sarnese si sono verificati gli episodi derivanti
dalle vicende sue personali, da quelle di Alfieri,
dalla morte di Citarella, dall'arresto di Pepe, chi
attualmente gestisce questa leadership  delle
attività criminali? E soprattutto, se
lei lo conosce, con quali intendimenti gestisce
questa leadership , considerato che quasi tutte le
industrie
sono decotte e molte sono state acquisite da
malavitosi? So che anche lei era interessato
all'acquisto del grosso scatolificio della Celentano
in Nocera Superiore e in pratica attualmente vi è,
oltre all'usura, anche il ritorno alle misure
estorsive.
 PASQUALE GALASSO.  Gli affiliati che restano ancora
nel nostro gruppo, diciamo il direttivo del nostro
gruppo, mi riferisco a quegli elementi latitanti o
liberi... principalmente l'agro nocerino sarnese
viene gestito dal latitante Loreto Pasquale che fa
sempre capo a questi referenti, al direttivo della
mia ex associazione. Per quanto riguarda l'insieme
sociale, le industrie, posso dire che durante la mia
vita criminale gli industriali della mia zona, e  vi
chiedo di interpellarli, di interrogarli, non mi
hanno
mai versato mille lire. Avevo un'altra educazione sia
mia personale che di mio padre. Avrei potuto
estorcere del denaro, decine e centinaia di migliaia
di lire...
 ANTONIO GUERRITORE.  Su Scalfati questo discorso di
estorsione, è stato fatto dagli elementi locali tipo
Loreto ed altri, Matrone?
 PASQUALE GALASSO.  Loreto sì, l'ho denunciato pure
l'anno scorso. Mi fa piacere parlare della mia
iniziativa economica intesa a rilevare lo
scatolificio Celentano. Fu un'epoca in cui io e i
miei familiari non avevamo pendenze giudiziarie,
eravamo liberi. Mi fu offerta questa possibilità
tramite professionisti seri e riuscii a rilevare,
tramite un'amministrazione controllata del tribunale
di Salerno, questo scatolificio e rimetterlo in moto,
dando lavoro a 120 operai che stavano in cassa
integrazione. Non mi fu possibile dimostrare... era
l'ennesima volta che volevo dimostrare a voi della
società onesta che io ero valido socialmente. Non mi
è stato possibile dimostrare la mia iniziativa perché
contestualmente fui arrestato.
             ANTONIO GUERRITORE.  Però se vi era questo
                            intendimento
in lei, certamente non vi era negli altri che hanno
acquisito questi opifici. Ci sono stati alcuni
elementi negativi: lo sfruttamento della mano d'opera
durante il periodo della lavorazione a costi
notevolmente ridotti e con notevole non osservanza
dei diritti dei lavoratori; inoltre c'è stato un
utilizzo eccessivo dell'AIMA e dei famosi rimborsi
della produzione del pomodoro prodotto anche con
false bollettazioni e    fenomeni negativi del
genere.
                         Pagina 2338
PASQUALE GALASSO.  Inerenti allo scatolificio?
ANTONIO GUERRITORE.  No, negli altri opifici.
PASQUALE GALASSO.  Ne potremmo parlare per giornate
intere. Le posso assicurare sinceramente che
quell'iniziativa da parte mia era pulita,
trasparente, era un'iniziativa tesa, con il mio saper
fare, senza sborsare una lira inizialmente, a mettere
in moto questo scatolificio, che era chiuso.
 ANTONIO GUERRITORE.  Comunque si trattava di un
bello stabilimento.
 PASQUALE GALASSO.  Allorquando si presentò un
momento favorevole nella nostra famiglia, decidemmo
di razionalizzare e      di pianificare un po' tutte
le nostre società e i nostri
beni. Lo scatolificio Celentano doveva essere gestito
dall'ultimo dei miei fratelli, diplomato e non
facente capo ad alcuna organizzazione camorristica.
Io lo stavo aiutando.
ANTONIO GUERRITORE.  Reputa che il provvedimento di
sequestro dei beni...
 PASQUALE GALASSO.  Nell'agro nocerino sarnese la
nomea di essere truffatori dell'AIMA la portano
poveri disgraziati industriali, ma oggi, ancora oggi,
i veri gruppi di imbroglioni AIMA che fanno questo da
sempre, sono ancora esistenti, e sono gruppi a
livello nazionale. Se vogliamo approfondire... sono
società di OMISSIS. Uno è OMISSIS, un altro è
OMISSIS, che sono oggetti di indagini. In più ogni
scatolificio è rappresentato da grossi gruppi
internazionali che operano sia in America, sia in
Francia a livello di Carneau  o  National Can . Tutti
questi gruppi oggi speculano sul settore
conservatoriero. Ho chiesto ai giudici se potevo
intervenire perché non era giusto che alla fine il
criminale Pasquale Galasso portasse la croce
dell'incapacità e dei difetti di tutti questi
incapaci imbroglioni.
        ANTONIO GUERRITORE.  La domanda gliel'ho posta anche
perché in sostanza la mia convinzione personale non
era molto differente da quanto lei ha affermato, e
cioè che non fossero gli opifici locali, bensì le
grandi industrie che ci marciavano sia per ciò che
riguarda l'AIMA sia per quanto riguarda la
regolazione dei prezzi. Lei che ha avuto una grossa
influenza nell'agro sarnese nocerino ha notato per
esempio se vi è stata collusione rimarchevole, come
in altre zone, con la classe politica?
 PASQUALE GALASSO.  E' più coperta, più riservata.
        ANTONIO GUERRITORE.  In che senso è più coperta? C'è
stata ed è stata coperta?
 PASQUALE GALASSO.  Quella zona è forse una delle
più
belle del mondo, parlo come opifici e come aziende,
quindi c'è l'interesse e il politico non scende.
Interessa invece all'industriale di un certo livello,
quindi il politico non scende a patti terra terra con
elementi malavitosi. Se io voglio incontrare un
politico del posto trovo sempre la strada. Parlo di
capo camorra.
 ANTONIO GUERRITORE.  Lei mi vuol far intendere che
quando un camorrista vuole incontrare chiunque lo può
fare, anche perché il chiunque è un uomo che ha le
sue paure e le sue debolezze.
  Le è stato chiesto se sa qualcosa sulla morte di
Marcello Torre che era un mio parente. Le volevo
chiedere: sa qualcosa della morte dell'avvocato
Barbarulo, ex sindaco di Nocera Inferiore, altro mio
congiunto, di cui non si è più saputo niente?
           PASQUALE GALASSO.  Quello è un altro sacrificio
                              compiuto
da Cutolo. E' stato Salvatore Di Maio.
 ANTONIO GUERRITORE.  I motivi?
                              Pagina 2339
 PASQUALE GALASSO.  Quando hanno ammazzato
l'avvocato Barbarulo ci siamo dispiaciuti un po'
tutti perché lo vedevamo come un serio
professionista. Vi parlo di me che all'epoca ero
associato a tre, quattro, cinque elementi, persone di
una certa sensibilità, seppure ci siamo macchiati di
delitti.
ANTONIO GUERRITORE.  Qual è stata la molla che ha
fatto
scattare questa furia omicida nei riguardi di questo
avvocato il quale aveva smesso di fare politica e
praticamente svolgeva solo un ruolo sociale nella
città, nonché la sua attività professionale?
 PASQUALE GALASSO.  Non ricordo bene questo
episodio, potrei ricordare un motivo sbagliato, non
vorrei... mi riservo...
         ANTONIO GUERRITORE.  Ricorda per esempio quali sono
                                stati
i killer  del segretario comunale Mucciolo e le
motivazioni eventualmente che hanno determinato
questo omicidio, o non ne ha memoria?
 PASQUALE GALASSO.  No, non ne ho memoria.
 ANTONIO GUERRITORE.  Come reputa, nell'ambito delle
attività criminali, il ritorno al pizzo rispetto a
tutte le altre attività? Un momento di crisi della
holding criminale, o lo considera invece un'attività
di pari dignità?
PASQUALE GALASSO.  Poiché i nuovi gruppi criminosi
sono
esterni, fuori dai grossi  business , dai grossi
affari o appalti, cominciano a fare il pizzo e altre
cose per sopravvivere, pur sapendo che possono
incorrere un domani... possono mettersi contro ai
referenti camorristici della zona.
ANTONIO GUERRITORE.  Alla domanda del presidente se
avesse potuto suggerirci o consigliarci su qualche
strategia
atta a infliggere seri colpi alla camorra e contro le
attività delinquenziali, cosa avrebbe proposto, lei
ha dato un suo contributo. Le volevo chiedere: come
reputa un sequestro dei beni accumulati con attività
criminali condotte anche con estremo rigore, anche
quando praticamente il capostipite sia morto, in modo
che alla fine si dimostra che il delitto non paga? Lo
considera un colpo di rilevante valore pedagogico?
PASQUALE GALASSO.  No, io ritengo che qualora la
giustizia accerti che un bene provenga da traffici
illeciti, esso debba essere confiscato. Quello che io
chiedo per i beni di mio padre e dei miei fratelli:
se un domani io non fossi capace di giustificare il
modo in cui ho acquisito un bicchiere d'acqua, è bene
che la giustizia intervenga. Però, se sono capace di
giustificare il possesso di un bene o di denari, è
bene che la giustizia faccia...
 ALTERO MATTEOLI.  Lei ha dichiarato che Vincenzo
Casillo era in stretto rapporto con esponenti dei
servizi e che
circolava con un documento di identità falso
intestato all'avvocato Luigi Riccio. Le chiedo: tutto
questo è esclusivamente legato al caso Cirillo? In
sostanza, Casillo era usato, o comunque era in
collusione od in collaborazione con i servizi, solo
per il caso Cirillo o anche per altri casi?
 PASQUALE GALASSO.  Diciamo che, a partire dal caso
Cirillo, Casillo entra in contatto con una frangia di
qualche elemento dei servizi segreti e da questo
contatto, da questa amicizia, nasce la disponibilità
dei servizi segreti a dare la protezione a Casillo,
pur sapendolo latitante. Pur sapendolo latitante, va
insieme a Casillo nel carcere di Ascoli Piceno
affinché convinca Cutolo o tratti con lui per la
liberazione di Cirillo. Questo è il punto
fondamentale. Altri elementi non ne...
             ALTERO MATTEOLI.  Lei conosce Cardiello, un
                            imprenditore
che si occupa di smaltimento di rifiuti?
 PASQUALE GALASSO.  No.
                              Pagina 2340
          ALTERO MATTEOLI.  Lei ha parlato - l'avevo anche
                             interrotta
-dell'acquisto del  Kursaal . Se ho capito bene, si
tratta di una proprietà di 14 mila metri quadrati.
Certamente per mia colpa, non ho ben compreso quale
sia stata l'offerta fatta all'asta. Mi sembra di aver
capito che siano stati offerti 7 miliardi e mezzo,
con un sesto in più...
          PASQUALE GALASSO.  L'asta è partita inizialmente
                                da...
 ALTERO MATTEOLI.  Da 6 miliardi.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, da 6 miliardi.
            ALTERO MATTEOLI.  Se ricordo bene, l'ingegner
                             Cordasco...
 PASQUALE GALASSO.  Durante la prima asta, vi fu un
accordo fra i concorrenti. Si trattava di tre
cordate: una era quella di Cordasco, insieme a me,
un'altra del presidente degli albergatori di
Montecatini, il signor Pancioli, l'ultima mi sembra
della Ferrero. Invece di battere l'asta, questi si
accordarono ancor prima che l'asta iniziasse affinché
Pancioli si aggiudicasse l'asta stessa a 6 miliardi.
L'indomani avrebbero ufficializzato le percentuali
spettanti agli altri gruppi concorrenti. Pancioli non
mantenne l'impegno.
 ALTERO MATTEOLI.  Sì, questo l'ho capito.
 PASQUALE GALASSO.  Ci fu l'aumento di un sesto e si
svolse la seconda asta che fu aggiudicata a Cordasco
non per 7, 8 o 9 miliardi, ma per 14 miliardi.
 ALTERO MATTEOLI.  Prendiamo per buona la cifra di
14 miliardi. Il  Kursaal  si trova nel centro di
Montecatini e, praticamente, viene pagato un milione
al metro quadrato. Oggi nel centro di Montecatini il
valore di un immobile si aggira tra i 10 e i 15
milioni al metro quadrato. Pertanto, quest'operazione
appare vantaggiosissima per il compratore.
PRESIDENTE.  Scusi, ma lei sta facendo un
ragionamento
riferito ad immobili abitabili.
 ALTERO MATTEOLI.  Presidente, se nel centro di
Montecatini vi fosse un appezzamento di terreno
libero, senza alcuna costruzione, non potrebbe
costare meno di 2 milioni al metro quadrato!
 PASQUALE GALASSO.  Io le posso dire che in questa
iniziativa non vi è stato il mio potere camorristico.
Glielo
assicuro: glielo dico sinceramente ed apertamente. Se
così non fosse, oggi potrei dirglielo. Quello che lei
mi chiede dovrebbe domandarlo ai giudici che hanno
battuto l'asta fallimentare. Le dico che per me il
Kursaal , oggi come ieri, non valeva né 6 né 14
miliardi. Oggi io gli attribuisco un valore minimo di
100 miliardi.
ALTERO MATTEOLI.  Volevo sentir dire proprio questo!
PASQUALE GALASSO.  Dirò un'altra cosa. Quando
Cordasco ha
comprato il  Kursaal , la Fonspa di Roma ha concesso
immediatamente un mutuo di 30 miliardi di lire, sul
quale
Cordasco ha rilevato la prima  tranche  di 8 miliardi
di lire. Quando è avvenuto il trasferimento del 50
per cento ad Antonelli, quest'ultimo ha chiesto un
ampliamento del mutuo e
la Fonspa gli ha concesso un mutuo di 60 miliardi di
lire. Ciò vuol dire che per la Fonspa il  Kursaal
vale più di 100 miliardi di lire, come valore netto.
Questo è intuito imprenditoriale: può accadere che io
compri qualcosa per una lira e che successivamente
questa cosa valga 5 lire. Ma ciò dipende dal mio
saper fare: non c'è camorra e non ci sono altri vizi,
nonostante i giornali abbiano sostenuto che io sia
intervenuto. Se avessi voluto fare l'imprenditore
camorristicamente, tramite l'amicizia con avvocati
sarei intervenuto sul giudice tutelare e avrei
comprato il
Kursaal  a trattativa privata. Invece, il mio
desiderio
era quello di dimostrare a me stesso e alla società
che ero in grado di fare l'imprenditore autonomo
                         Pagina 2341
           ed automa, come un  robot , senza influenze né
                              politiche
né di altra natura. All'epoca, parlarono di influenze
politiche di Pomicino e di Gava, solo perché Gava
Roberto assisteva Cordasco come consulente. Alla
fine, di questo rapporto me ne sono potuto soltanto
dispiacere.
         ALTERO MATTEOLI.  Converrà con me che poiché lei, o
                                 chi
per lei, non ha trattato con un privato ma ha
trattato in un'asta pubblica, evidentemente almeno
motivi di...
PASQUALE GALASSO.  Mi scusi, ma l'asta è stata
talmente
libera...! Io ho avuto un mandato di cattura ai sensi
del 416- bis  ed oggi i miei familiari sono ancora
dentro per questo fatto. Eppure, è una cosa tanto
chiara che anche un uditore - non dico un giudice -
capirebbe subito che si è trattato di un'asta libera
anche perché, se fosse stata truccata, non si poteva
salire da 6 miliardi a 14 miliardi. Lei si rende
conto che c'è stato più che un raddoppio? Sul Kursaal
i giornalisti, inizialmente, hanno voluto
fantasticare; poi a Cordasco, che si voleva spogliare
delle
sue incapacità professionali e dei suoi investimenti
sbagliati in altre iniziative economiche, ha fatto
comodo scaricare Pasquale Galasso, criminale. Lui
però non sapeva che io avevo scelto già da parecchio
tempo la strada della collaborazione, avevo scelto di
chiarire tutte le vicende della mia vita e di
cominciare a vivere serenamente io e i miei
familiari, i miei bambini, che sono l'unica cosa
trasparente, bianca, pulita della mia vita, perché
poi ho fatto tanti di quei guai...! Chiedo oggi allo
Stato e al presidente Violante che mi sia data questa
possibilità. Nonostante abbia fatto molti errori
nella mia vita, sono certo e posso dimostrare a voi
altri di essere perbene. Questa è l'unica gioia mia.
Oggi io non ho 38 anni, ma sono ritornato indietro:
sento di avere 18, 19, 20 anni, quando frequentavo
spensieratamente l'università, quando alle 5 del
mattino partivo da Poggiomarino ed andavo
all'università di Napoli, al I Policlinico, da dove
rientravo alle 8 di sera. Mi sento fiero di queste
cose. Non ho tanti miliardi, soldi. Niente! Mi hanno
ingannato tutti: Cordasco, Antonelli, la mia stessa
organizzazione. Ho tutto da avere. I crediti che
vanto li voglio far recuperare ai giudici ed ai
vostri consulenti, per essere trasparente. Io non ho
niente, ma a me i soldi non mi bastano... Punto sulla
mia onestà e perbenezza. Il  Kursaal  non è quello
che hanno pubblicato
igiornali o quello che avete montato a Montecatini o
a Roma.
Non vi sono state influenze politiche o altro.
 ALTERO MATTEOLI.  Vorrei rivolgerle un'altra
domanda, sempre relativa agli acquisti in Toscana...
 PASQUALE GALASSO.  Contestualmente, anzi prima
ancora, a Firenze, a Osmannoro, avevo realizzato un
altro grande affare, seguendo il mio intuito.
Cordasco mi ha rovinato tutto. Si trattava
dell'acquisto del centro commerciale di Osmannoro.
Non so se conosce quella località. ALTERO MATTEOLI.
Certo, sono toscano!
PASQUALE GALASSO.  Anche in quella zona occorrono 6-7
milioni al metro quadrato. Io feci un buon affare che
però, alla fine, è stato distrutto da Cordasco.
Comunque, a me non importa.
 ALTERO MATTEOLI.  Lei ritiene che questo buon
affare
fatto ad Osmannoro (da lei o da chi ha trattato per
lei con il gruppo Pontello) lo abbia in qualche modo
legato ad un interesse imprenditoriale che il gruppo
Pontello aveva in Campania, soprattutto...
 PASQUALE GALASSO.  No, no...
 ALTERO MATTEOLI.  ... per entrare nell'affare della
costruzione dell'Interporto di Nola?
                              Pagina 2342
 PASQUALE GALASSO.  No, io inizialmente non ho
trattato con il gruppo Pontello ma con un altro
imprenditore. Poi ho saputo di una percentuale del
gruppo Pontello; ho acquistato quell'altra
percentuale ma poi Cordasco mi ha rovinato tutto e
non siamo stati capaci di mantenere gli impegni.
Oggi, dopo il sequestro dell'immobile da parte della
procura di Salerno, Pontello è riuscito a liberarlo e
a riprenderselo. Ad Osmannoro ci sono i miei soldi, i
soldi che ha creato papà!
ALTERO MATTEOLI.  Un'ultima domanda. Dopo il
sequestro
Cirillo e la sua liberazione, nel collegio di
Castellammare di Stabia fu candidato l'onorevole
Piccoli: nonostante fosse trentino, fu candidato a
Castellammare di Stabia. Si tratta di un caso un po'
anomalo, così come del resto fu definito all'epoca
dalla stampa. Le risulta che la camorra o parte della
camorra, o la parte della camorra legata a Cutolo,
abbia appoggiato in qualche modo l'elezione
dell'onorevole Piccoli?
PASQUALE GALASSO.  No. A me risulta che il collegio
di
Castellammare è da sempre doroteo. Sinceramente,
questa domanda la dovrebbe porre al signor Gava, al
quale dovrebbe chiedere perché abbia tolto Patriarca
o perché a Castellammare e    Poggiomarino ci abbia
portato il signor Piccoli che tutto
può rappresentare, ma non i problemi sociali di
quella zona. Oggi gli imprenditori del posto non
hanno un senatore del proprio collegio, perché
Piccoli sta a mille chilometri! Questi sono intrighi
sui quali dovrebbe rivolgere una domanda al senatore
Gava: perché a Poggiomarino ed a Castellammare ci
porta un Piccoli che è soltanto una formalità, una
fotografia? Per affrontare i problemi sociali prima
avevamo almeno un punto di riferimento, un senatore
(lasciamo perdere se corrotto o colluso). Oggi siamo
senza senatori: questi sono gli intrighi
democristiani! E' l'ennesima dimostrazione.
ERMINIO ENZO BOSO.  Il collega che mi ha preceduto mi
ha
"rubato" la domanda su Flaminio Piccoli, che avrei
voluto porre io, anche perché provengo dalle terre
del Trentino. Lei in precedenza ha richiamato gli
interessi di Nicoletti nella zona di Belluno. In
quali iniziative imprenditoriali si manifestano tali
interessi? In particolare, vorrei sapere se si tratti
di centri turistici e se in tale ambito vi siano
interessi anche in territorio trentino.
  Vorrei inoltre sapere se la camorra abbia
usufruito di contributi agevolati della Cassa per il
Mezzogiorno e quali riflessi avesse sui politici
all'interno delle varie Commissioni al fine di
indirizzare nuove leggi e nuovi decreti volti a
giustificare queste spese. Mi può fornire le
spiegazioni che le ho richiesto?
 PASQUALE GALASSO.  Per quanto riguarda
l'investimento di Nicoletti a Belluno, l'affare della
casa cinematografica De Paolis mi fu rubato da
Nicoletti e da altri. So che Nicoletti voleva darmi
in permuta un albergo di sua proprietà che si trova
nel bellunese.
 ERMINIO ENZO BOSO.  In che zona?
 PASQUALE GALASSO.  Non ricordo, ma mi inviò il
dépliant  dei progetti e di altro, che io rifiutai.
Tutto ciò risale all'ottobre-novembre scorsi.
        ERMINIO ENZO BOSO.  E' per caso nella zona di Cortina
d'Ampezzo?
 PASQUALE GALASSO.  Non lo so, non vi so dire. Vi
posso solo dire che Nicoletti investe facilmente in
tutt'Italia.
ERMINIO ENZO BOSO.  Sotto quale nome è indicata
questa
azienda turistica?
            PASQUALE GALASSO.  Non lo so. So soltanto che
                              all'epoca
mi inviò i progetti ed i  dépliant .
            ERMINIO ENZO BOSO.  E per quanto riguarda il
                              Trentino?
 PASQUALE GALASSO.  Non lo so.
                              Pagina 2343
 ERMINIO ENZO BOSO.  Quali erano i collegamenti tra
camorra e           politici interessati al
finanziamento dei contributi
agevolati per le aziende della Cassa per il
Mezzogiorno? PASQUALE GALASSO.  Questo rientra sempre
nel rapporto tra
il politico ed il camorrista. Se in mezzo vi è
un'imprenditore che è amico del camorrista,
certamente il camorrista interviene sul politico
affinché lo avvantaggi, gli disbrighi le pratiche e
porti a termine tutto. Talvolta, per esempio si
tratta di un fatto di cui sono a conoscenza - Gino
Citarella si è servito di Patriarca e della corrente
dorotea per avere contributi sia AIMA sia della Cassa
per il Mezzogiorno. Altri episodi, almeno per il
momento, non li ricordo.
 ERMINIO ENZO BOSO.  Con riferimento alla richiesta
di fiducia presentata dall'attuale Governo, vi sono
stati 25 parlamentari di diverse forze politiche che
hanno detto al Presidente: qualora tu non
rifinanziassi la legge n. 64, noi saremmo costretti a
non concederti la fiducia. Si tratta di parlamentari
delle forze di Governo. Secondo lei, questo
atteggiamento potrebbe essere legato ad un grosso
interesse di parte?
             PASQUALE GALASSO.  Non mi sembra opportuno
                           risponderle su
questa domanda.
          PRESIDENTE.  Mi pare che lei abbia perfettamente
                              ragione,
signor Galasso.
 PASQUALE GALASSO.  E' un problema un po'... enorme.
Io ho delle mie opinioni ma sono strettamente
personali; non voglio rispondere anche perché sono
comunque un ex criminale.
ERMINIO ENZO BOSO.  Poiché lei risponde con molta
intelligenza e determinazione...
            PRESIDENTE.  Senatore Boso, non può fare una
                             discussione
politica con il signor Galasso.
          ERMINIO ENZO BOSO.  Mi interessava capire questa
                               formula
di alcune posizioni politiche trasversali.
          PRESIDENTE.  Senatore Boso, le ripeto che non può
                                porre
queste domande al signor Galasso.
        PASQUALE GALASSO.  Vi ringrazio per queste domande ma
                                  J
meglio che io non risponda.
         MARIO BORGHEZIO.  Signor Galasso, vorrei rivolgerle
                                 sia
pure molto sinteticamente alcune domande. A proposito
del caso Cirillo, è stata dimostrata una contiguità
insospettabile tra camorra e funzionari, anche di
alto livello, dei due servizi segreti. Vorrei sapere
se le risulti che vi siano funzionari dei servizi
segreti che siano legalizzati, cioè che siano
organicamente appartenenti alla camorra.
 PASQUALE GALASSO.  Su questo non sono aggiornato;
sono certo che hanno rapporti ma della loro
associazione a gruppi camorristici non credo. Anche
perché io (ecco le mie solite impressioni e le mie
solite riflessioni sui servizi segreti)...sono
comunque per me, forse è meglio che non risponda
perché potrei eccedere; mi perdoni, non lo faccio per
lei ma perché sono riflessioni mie personali sui
servizi
segreti, e forse è meglio che non vada oltre.
 MARIO BORGHEZIO.  Le rivolgo la stessa domanda,
cioè se esistano dei legalizzati, per quanto riguarda
membri della magistratura, funzionari di polizia,
ufficiali dei carabinieri e, per ciò che concerne le
aste, curatori nominati dai tribunali di Roma o di
Napoli.
 PASQUALE GALASSO.  Vi posso dire per certo che vi
sono collusioni ma, dato che nella mia organizzazione
noi cerimonie, affiliazioni, riti, non ne facevamo,
so per certo che queste persone colluse con noi,
almeno con la mia organizzazione, non sono
legalizzate come camorristi.
Pagina 2344
 MARIO BORGHEZIO.  Sempre a proposito degli
atteggiamenti rituali da lei evocati, ritengo anch'io
piuttosto interessante e non trascurabile, in una
società di camorra o comunque nella
società che circonda la camorra, un certo atteggiarsi
di determinate persone. Vorrei sapere come lei
giudichi (naturalmente nell'ipotesi che corrisponda
al vero) la notizia secondo cui Gava usasse
pretendere dai suoi sostenitori il bacio della mano.
 PASQUALE GALASSO.  Di questa cosa sono stato
sempre... mi ha sempre rivoltato - vi parlo con
grande schiettezza e franchezza - quest'atteggiamento
di Gava. Ho sempre qualificato il senatore Gava
comunque un erede del comportamento e del carattere
del padre, vissuto, almeno inizialmente, in stretto
rapporto con i famosi guappi. Quindi, il senatore
Gava, almeno dal mio punto di vista (avrei voluto non
rispondere a questa domanda ma vado avanti), è
cresciuto quando Silvio Gava, se incontrava i guappi
della zona, eventualmente usava degli atteggiamenti
non socialmente validi ma camorristici oppure che il
guappo baciasse la mano a Silvio Gava. Quindi, ha
ereditato questi comportamenti.
  Per quanto riguarda questo comportamento, ne sono
certo perché ho visto qualche scena di questo genere.
In più le dico che i fedelissimi di Gava (intendo
quelli collusi con noi, associati a noi, come Riccio)
apostrofavano Gava, quando lo chiamavano, non con
l'appellativo "presidente", "senatore", "onorevole"
bensì "'o masto mio", cioè il mio maestro, ma
volgarmente a Napoli con quest'espressione anche in
gergo malavitoso si intende "il mio capo". Quindi,
questo mi ha dato sempre fastidio. In una riunione
Riccio mi disse tutto questo, rappresentandomi che
Gava era un nostro colluso, quindi uno che faceva
parte di noi, che apprezzava ed era simpatizzante
diciamo così - di questi malavitosi.
  In ognuno di noi credo che sia un fattore
interiore a determinare i vari atteggiamenti: se uno
li assume, vuol dire che è propenso alla simpatia nei
confronti del malavitoso o comunque di persona a mio
giudizio non valida socialmente.
MARIO BORGHEZIO.  Infine, vorrei sapere se lei abbia
avuto notizia del fatto che la camorra abbia avuto
parte nel traffico internazionale di derrate
alimentari contaminate, specialmente del grano, o
eventualmente delle sigarette provenienti dall'ex
Unione Sovietica e dai paesi dell'est.
PASQUALE GALASSO.  No, delle sigarette no, ma delle
derrate alimentari per il terzo mondo sì; la prego
comunque di non chiedermi di riferire i nomi di
questi personaggi perché sono sotto indagine e quindi
coperti dal segreto istruttorio.
MARIO BORGHEZIO.  Derrate alimentari contaminate?
           PASQUALE GALASSO.  Non contaminate, diciamo non
                              consone a
dei requisiti.
 PRESIDENTE.  Chiedo scusa, onorevole Borghezio, ma
il signor Galasso parla di derrate alimentari
destinate al terzo mondo, mentre la sua domanda
riguardava altro aspetto.
MARIO BORGHEZIO.  Quindi, lei parla di derrate
alimentari
non conformi alla legislazione mandate nel terzo
mondo. PASQUALE GALASSO.  Sì, mandate nel terzo mondo
o comunque
in paesi africani ed arabi.
 MARIO BORGHEZIO.  Nel quadro dei finanziamenti per
il sottosviluppo, cioè degli invii alimentari
dell'Italia o per esportazioni normali?
 PASQUALE GALASSO.  Io sono aggiornato di qualche
bando come si può dire? - cioè dell'acquisizione di
queste concessioni, per esempio un'asta governativa
di un miliardo o due miliardi destinati al terzo
mondo ed i vari industriali concorrono. L'industriale
che vince la
                              Pagina 2345
gara semmai si fornisce da qualche industriale e per
far scendere il prezzo di questa fornitura usa un
materiale diverso da quello previsto dalla
legislazione in materia alimentare.
 MARIO BORGHEZIO.  Da ultimo, vorrei sapere se lei
sappia qualcosa sugli eventuali rapporti della
camorra con il banchiere Calvi e con l'affare del
Banco Ambrosiano.
PASQUALE GALASSO.  Questo è stato un altro episodio
che
io inizialmente... i magistrati che mi hanno seguito
dicevano che io confondevo. Ma è un altro episodio
che Cutulo ha sempre decantato, il fatto che nella
morte di Calvi c'era pure lui. Per il resto mi
riservo... sempre per la medesima ragione che è
coperto dal segreto istruttorio.
 MARIO BORGHEZIO.  Molte grazie.
 PAOLO CABRAS.  Signor Galasso, nelle sue
dichiarazioni ai magistrati lei ha parlato del
disprezzo di Alfieri per i politici. Poi nel corso
sia delle dichiarazioni sia delle deposizioni sia di
questa audizione lei invece si è diffuso sui rapporti
di Carmine Alfieri con i politici; rapporti sia di
tipo affaristico sia addirittura per vicende come
quelle relative al caso Cirillo. Per inquadrare
meglio la figura di Alfieri, può dirci come egli sia
passato dal disprezzo, che è anche indice della
volontà di rimanere separato, lontano dalla politica,
ad un atteggiamento di cooperazione, di connivenza?
PASQUALE GALASSO.  Diciamo che Alfieri, forse ancor
prima
di divenire il nostro capo e di essere interessato in
determinati traffici ed avere interessi negli
appalti, aveva una certa considerazione; tuttavia,
avendo assaggiato pure lui la gioia, la gloria del
potere e dei vari traffici, ha cambiato leggermente
la sua opinione sui politici. Quando io dico che
Alfieri disprezzava i politici non vorrei essere
frainteso, perché Alfieri li disprezzava quando per
un evento, magari, vedeva un politico troppo affamato
o interessato ad un appalto. Quindi erano sue
valutazioni secondo le quali "questi non si saziano
mai".
 PAOLO CABRAS.  Quindi, contrasti di interesse.
 PASQUALE GALASSO.  Sì, contrasti di interesse, ma
sempre in virtù della testa di Alfieri. Se non
accetto una certa mentalità politica, sarebbe più
giusto non averci niente a che fare; ma io qui non
posso entrare nella testa di Alfieri. Le posso dire
che Alfieri più di una volta ha rilevato questa fame,
diciamo così, in determinati appalti, in determinati
interessi da parte dei politici. Quindi, vi è stato
lo sfogo di Alfieri nel dire "sono avvoltoi, sono
questo e sono quell'altro" ma semmai, dopo mezz'ora,
ci va a letto.
         PAOLO CABRAS.  Ho capito. Sull'omicidio Casillo lei
                                 ha
spiegato ai magistrati ed anche a noi le
giustificazioni ed anche il risentimento che lei e
con lei Alfieri nutrivate per Casillo; quindi, i
motivi della vendetta e della ritorsione. Poi però
non tanto oggi ma in alcune parti delle sue
deposizioni c'è invece un riferimento a questo
delitto come un delitto tutto giustificato da scopi
politici, per alleggerire la pressione di Cutulo sui
politici che egli ricattava in qualche modo. Sono due
versioni diverse.
 PASQUALE GALASSO.  Le ho detto e le ripeto che vi è
più
di un interesse, più di una finalità in
quell'esplosione di
Casillo.
        PAOLO CABRAS.  L'uso del mezzo, l'uso dell'esplosivo,
l'uso della macchina.
 PASQUALE GALASSO.  Avrei preferito eventualmente
ammazzarlo io, Casillo. Oggi lo dico vergognandomene
ma ieri sarei stato ben felice di ammazzare Casillo e
poi dopo mezz'ora eventualmente morire pure io,
perché lo facevo responsabile della morte di mio
fratello Nino.
                              Pagina 2346
  Comunque, dalle cose che lei dice, non vorrei che
fraintendeste le mie dichiarazioni; ci sono le
doppie, le triple finalità nell'esplosione di
Casillo. Sia ben chiaro, almeno per chi mi vuole
ascoltare, per chi vuole comprendere il vero nocciolo
dell'affare, della commistione, della simbiosi,
dell'intreccio politico-camorristico: ancora oggi
credo - in Campania ci sono questi contatti, ancora
non si fa niente per spezzarli. Per spezzarli serve
solamente che questi signori abbiano una crisi di
coscienza e si ritirino definitivamente dalla vita
politica e che i camorristi incomincino a collaborare
come ho fatto io ed a cambiar vita anche loro.
 PAOLO CABRAS.  Comunque, l'iniziativa di uccidere
Casillo era un'iniziativa sua, se vuole comunicata ad
Alfieri, concordata con lui. Venite a Roma, fate
appostamenti, viene anche Alfieri, dà collaborazione
e cooperazione. Nella scelta del mezzo effettivamente
c'è questa volontà di Alfieri (che comprendo, che ha
una sua logica) di compiere un delitto simbolico.
 PASQUALE GALASSO.  Senatore Cabras, non la faccio
soffrire, le rispondo subito. Cercate di
comprendermi: per sei o  sette mesi abbiamo dato la
caccia a Casillo, a tutto lo
staff cutoliano che ci aveva procurato dei morti, che
ci avevano colpiti nei nostri affetti. Abbiamo fatto
appostamenti all'uscita dell'Aurelia, a Formello,
sulla Cassia, a via della Giuliana, a corso Trieste,
a piazza di Spagna. Lei ha capito che a piazza di
Spagna Enzo Moccia ed io sapevamo che là, dopo aver
ammazzato pure Casillo, cinque o sei componenti
cutoliani li ammazzavamo e che al 99 per cento sarei
morto anch'io? Quando abbiamo fatto quegli
appostamenti ho chiamato i miei fratelli ed ho
comunicato loro il mio desiderio, ma loro non
riuscivano a capirmi, pure loro rimanevano
traumatizzati quando io dicevo: "eventualmente, se
muoio, non mettetemi giù nella cappella ma in una
parte dove batte il sole"; oppure: "se vado in
carcere, mi dovete mandare 400 mila lire al mese",
perché sapevo che, se mi avessero arrestato, avrei
preso l'ergastolo.
 PAOLO CABRAS.  L'iniziativa fu sua, poi Alfieri ci
ha messo di suo un'intenzione.
 PASQUALE GALASSO.  Dopo tanti appostamenti, dopo
una fatica enorme, dopo i rischi enormi... glielo
giuro sul mio onore, sul mio futuro. Una volta a
piazza del Quirinale io ed Enzo Moccia, avevo una
valigia ventiquattro ore contenente armi, proiettili,
ci salvammo solamente perché ci trovavamo su un taxi
e quindi potemmo superare il posto di blocco. In quel
momento dissi a Enzo: "è finita". Quindi, ho
rischiato tanto. Quelle sono le mie riflessioni, ma
dopo poco tempo all'improvviso si cambia scena. Non
si spara più a Casillo ma bensì si sceglia un'altra
strada, sia pure eclatante.
          PAOLO CABRAS.  Alfieri ha voluto metterci il suo
                              sigillo.
 PASQUALE GALASSO.  Alla fine la soddisfazione di
ammazzare colui che ha concorso, che è stato presente
durante l'ammazzamento di mio fratello Nino, non me
la sono potuta prendere.
 PAOLO CABRAS.  Vorrei sapere di alcune
facilitazioni nell'ambito del sistema creditizio ad
attività economiche della camorra. Quindi, intrecci
fra banche...
 PASQUALE GALASSO.  E' sempre esistito.
        PAOLO CABRAS.  ...e camorra con l'intermediazione di
carattere politico.
 PASQUALE GALASSO.  E' sempre esistito, ma
principalmente dopo il caso Cirillo e Casillo c'è
stato un intreccio tra imprenditori della camorra e
politici. Principalmente con il Banco di Napoli, dove
questi politici avevano influenza, concedendo fidi
enormi a Luigi Romano,
                              Pagina 2347
avari imprenditori camorristici che nascevano quasi
dal
nulla.
            PAOLO CABRAS.  Romano ha usufruito di crediti
                              agevolati
dal Banco di Napoli?
 PASQUALE GALASSO.  Nelle loro tasche avevano
solamente la promessa futura di commesse di appalti,
di interessi, ma futuri. Eppure hanno avuto
agevolazioni bancarie.
PRESIDENTE.  Lei è stato avvantaggiato personalmente?
PASQUALE GALASSO.  Dopo l'adozione delle misure di
prevenzione decise dal tribunale di Napoli, le nostre
aziende ci ritornarono, dopo una gestione di due
anni. Prima dell'adozione delle misure di prevenzione
eravamo affidati per diversi miliardi di lire
soprattutto dal Monte dei Paschi di Siena e dal San
Paolo. Una volta emesse le misure di prevenzione le
banche ci chiusero i fidi e ci intimarono di
rientrare. Gli stessi curatori del tribunale ebbero
enormi difficoltà per mandare avanti le nostre
aziende. Dopo il rilascio dei beni da parte del
tribunale ho cercato di mettermi in contatto e di
essere riaffidato dalle banche. Per ogni operazione
di finanziamento, per lo stesso scatolificio
Celentano, facevo riferimento al tribunale di Napoli.
Dicevo a tutti della mia vita, già in quell'epoca
volevo ricostruirmi una mia vita.
  In questo contesto chiesi al senatore Patriarca,
che incontravo facilmente a casa sua, da latitante e
da libero, se era possibile un suo intervento presso
il Banco di Napoli, affinché mi affidasse, sia pure
dietro conforto di una relazione del giudice di
Napoli incaricato delle misure di prevenzione
antimafia, avendo presente la mia qualità di
industriale e non di camorrista. Con quella carta mi
rivolsi a Patriarca, il quale intervenne sul
direttore capo area dell'agro Nocerino-Sarnese ed
ebbi la possibilità di aprire conti correnti ed
ottenere primi piccoli fidi. Poi venni arrestato. Il
Banco di Napoli mi doveva finanziarie l'operazione
dello scatolificio Celentano.
         PAOLO CABRAS.  Quando le sono state chieste notizie
                                circa
l'assassinio di Marcello Torre, sindaco di Pagani, mi
sembra che lei abbia detto che si trattò di un
delitto di camorra e che sia stato...
 PASQUALE GALASSO.  Sì.
 PAOLO CABRAS.  ...Cutolo o un cutoliano ad
eseguirlo quale risposta al fatto che il sindaco
Torre volesse inaugurare un corso politico di
contrasto dell'azione camorristica e degli interessi
camorristici a Pagani.
PASQUALE GALASSO.  Sì. Come ho già detto, l'avvocato
Torre, poveretto, è morto perché negli anni passati,
per
qualche decennio, ha sempre difeso con amore di
avvocato e con rispetto verso il suo imputato
Salvatore Serra... Quello è stato l'elemento
essenziale che ha fatto poi decidere la morte
dell'avvocato Torre perché i cutoliani all'epoca
erano ben addentrati in quella zona (Salvatore Serra
era stato arrestato) e vedevano l'avvocato Torre che
si voleva interessare della vita politica paganese e
dell'agro nocerino-sarnese e per questo hanno pensato
di ammazzarlo.
PAOLO CABRAS.  Lo consideravano una persona ostile
agli
interessi della camorra.
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. L'avvocato Torre,
che
aveva tutta la mia stima, non era una persona che
poteva scendere a patti con il camorrista... o con lo
stesso "cartuccia". Era una persona molto franca,
schietta. L'avvocato Marcello se voleva mi diceva:
Pasquale hai sbagliato. Lo conoscevo in prima
persona. Negli anni passati gli chiesi se poteva
farmi aprire un conto corrente alla Gatto e  Porpora,
gestita dal signor De Pascale, amico intimo di
famiglia, parente dell'avvocato Torre. Disse:
"Pasquale non posso
                              Pagina 2348
farti niente. Sono problemi tuoi imprenditoriali, non
immischiare la mia professione con questi rapporti".
Ho toccato con mano la sua trasparenza, la sua
serietà.
             MICHELE FLORINO.  Il senatore Bargi era sua
                            difensore. La
richiesta di soldi e l'appoggio elettorale era
rivolta all'assistito o viceversa all'organizzazione?
         PASQUALE GALASSO.  L'avvocato Bargi aveva rapporti
                               con la
mia organizzazione, principalmente con Alfieri e con
il figlioccio di Alfieri, Cesarano. L'avvocato Bargi
aveva difeso contro le misure di prevenzione o in un
altro procedimento Cesarano. Durante il periodo,
quando lo nominai, con l'avvocato Bargi si creò un
rapporto non più tra difensore e cliente ma da amico:
mi fece capire a chiare lettere che mi aiutava a
risolvere i miei problemi giudiziari.
  Quando l'ho aiutato e gli ho dato quel
finanziamento per sostenere la sua campagna
elettorale mio fratello Ciro era in carcere ed io ero
latitante. Mi disse che dopo la campagna elettorale
si sarebbe prodigato con le sue amicizie affinché mio
fratello tornasse libero ed io riacquistassi la mia
libertà. Cose che sono avvenuto, ma dopo circa due
mesi fui arrestato.
MICHELE FLORINO.  Pertanto l'aiuto richiesto dal
senatore Bargi era rivolto all'organizzazione.
PASQUALE GALASSO.  L'avvocato Bargi conosceva
benissimo la mia personalità criminale.
 MICHELE FLORINO.  Nella sua lunga latitanza Carmine Alfieri ha
goduto di coperture? Quali?
 PASQUALE  GALASSO.    Ci sono episodi sui quali preferirei non
rispondere in quanto oggetto di indagini  e  sotto  il  segreto
istruttorio.  Tuttavia  posso dirle di sì, sia politiche che da
parte di rappresentanti istituzionali. Vi soddisfa?
MICHELE  FLORINO.    Sì.  Vorrei  sapere  se  ha  conoscenza di
particolari retroscena nei rapporti stretti negli ultimi  tempi
tra  il  clan  Licciardi,  Contini, Mallardo e il clan Alfieri,
miranti all'annientamento di  Nuvoletta  e  dei  suoi  alleati.
L'attacco fu sventato con il "mistero" dell'arresto Alfieri, lo
definisco così...
 PASQUALE GALASSO.  Vorrei comprendere meglio.
 MICHELE  FLORINO.    Vorrei  sapere  se  conosce particolari e
retroscena nei rapporti stretti negli ultimi tempi fra il  clan
Licciardi,  Contini, Mallardo e il clan Alfieri, che secondo il
mio punto di vista erano mirati all'annientamento di  Nuvoletta
e         dei suoi alleati. Attacco poi sventato con il mistero
dell'arresto di Alfieri.
 PASQUALE GALASSO.  No. Fino a quando decisi di collaborare non
è  esistito  niente  di tutto ciò.  Licciardi stava in contatto
con noi  da  un  decennio  e  ha  mediato  sempre  tra  la  sua
organizzazione,  Contini,  Mallardo,  con  Alfieri  e  con  noi
stessi. E' pur vero che i Mallardo con una politica meschina  e
immonda  da  parte  loro  e  i Nuvoletta dall'altra parte negli
ultimi anni si sono alleati. Vorrei ricordare che Nuvoletta  ha
consegnato  materialmente Enrico Maisto, marito della cugina di
Lorenzo   Nuvoletta,   nelle   mani   di   Mallardo,   affinché
quest'ultimo  vendicasse  il padre Mimì Dicarloantonio. A  loro
volta  i  Mallardo  sono  indegni  (questa  è  la   criminalità
campana), almeno dal mio punto di vista, perché sanno bene che
Alfredo  Maisto, Sciorio, all'epoca in cui hanno ammazzato Mimì
Dicarloantonio, dietro avevano i  Nuvoletta.  Oggi  riescono  a
convivere queste due forze, che una volta erano contrarie e che
hanno  avuto  entrambe  dei  morti.  Purtroppo questa è la vera
realtà criminale.
 MICHELE FLORINO.  Conosce fatti, circostanze e persone di clan
malavitosi  napoletani che durante la campagna elettorale hanno
appoggiato candidati al Parlamento? Quali?
                              Pagina 2349
 PASQUALE GALASSO.  Di Napoli?
 MICHELE FLORINO.  Sì, di Napoli.
 PASQUALE GALASSO.  No.
 MICHELE FLORINO.  Conosce fatti specifici...
 PASQUALE GALASSO.  Mi risulta che Alfredo Vito
oltre ai contatti con noi aveva contatti con altri
malavitosi napoletani, tra i quali Ciro Mariano.
MICHELE FLORINO.  Conosce fatti specifici che
riguardano l'onorevole Di Donato?
PASQUALE GALASSO.  Preferirei non rispondere in quanto credo ci
siano  indagini  in  corso. Posso solo dire che, secondo il mio
pensiero,  Di  Donato  è  uno  di  quegli  onorevoli  che  sono
implicati in appalti illeciti, in affari di appalti.
MICHELE  FLORINO.    Conosce  gli  imprenditori impegnati nella
costruzione del  raddoppio  ferroviario  della  circumvesuviana
Pomigliano-San Vitaliano in corso d'opera? Quali rapporti hanno
con  i  politici?  Chi sono? I subappalti sono affidati a quali
ditte?  Gestite da chi?
PASQUALE  GALASSO.   Non conosco. Quella zona è di influenza di
Alfieri e del clan Egizio, ma materialmente  viene  gestita  da
Alfieri  e  particolarmente  dal  suo  braccio  destro Autorino
Geppino.
MICHELE  FLORINO.   Lei ha parlato del complesso del CIS. Dopo
la sua realizzazione, con il pagamento di tangenti, attualmente
vi sono numerosi insediamenti commerciali  e  floride  attività
economiche. I commercianti pagano tangenti? A chi?
 PASQUALE  GALASSO.   Credo che a Nola per volontà di Alfieri e
dei suoi più stretti  fiduciari  il  CIS  non  paghi  tangenti.
Questo  per volontà di Alfieri. Tutti i commercianti con a capo
i  direttivi  di  questo  consorzio,  di  questa   associazione
commerciale  stanno  in  strettissimo  rapporto  con  Alfieri e
quindi nella piena disponibilità  del  gruppo  di  Alfieri  nel
Nolano,  fratelli Russo, Geppino Autorino; prima vi erano anche
Giuseppe Ruocco ed altri.
MICHELE FLORINO.  Lei afferma che il centro commerciale...
PASQUALE GALASSO.  Alfieri mi ha sempre riferito che non ha mai
voluto far pagare il pizzo ai commercianti in cambio della loro
disponibilità. In altri modi.
MICHELE FLORINO.  Come?
PASQUALE  GALASSO.    Lui  ha  i  rapporti con i capi di questo
centro commerciale e tutto quello di cui può avere  bisogno  lo
ha senz'altro.
MICHELE FLORINO.  Quindi influenza l'attività?
PASQUALE  GALASSO.    Influenza,  utilizza.  Se  ad  esempio ad
Alfieri servono dieci posti  di  lavoro  al  CIS  non  ci  sono
problemi. Gli serve più questo.
MICHELE  FLORINO.  La regione Campania ha approvato il progetto
per la realizzazione del parco di Tema,  ad  Afragola,  con  un
finanziamento  di  centinaia  di  miliardi anche della Comunità
economica europea.  Conosce particolari che coivolgano politici
e malavitosi interessati all'affare? Chi sono?
PASQUALE   GALASSO.      Questo  è  un  altro  esempio,  signor
presidente, del rapporto,  di  cui  parlavamo  stamattina,  tra
politici e camorrista.  Devo premettere che Afragola è il paese
di  Enzo  Moccia,  un  mio  caro  ex amico (purtroppo oggi l'ho
abbandonato); già da diversi anni Enzo Moccia era  al  corrente
del  fatto  che  si  doveva  realizzare  il parco di Tema; anni
addietro era in atto -    credo - soltanto il programma  ed  il
progetto ed Enzo già aspettava questo
                              Pagina 2350
grosso  investimento.  Egli mi diceva diverse volte di guardare
bene quella zona tranquilla e serena perché    in  futuro,  nel
giro  di  poco  tempo,  avrebbe  potuto raccogliere i frutti su
questo appalto.
 Negli ultimi anni Enzo  Moccia  ha  avuto  dei  problemi  per
l'intrusione  del  clan  Licciardi;  anche  se vi è un rapporto
amicale molto stretto,  Licciardi,  Contini  e  Mallardo  hanno
tentato sempre di occupare quella zona.
 MAURIZIO  CALVI.    Stando  al  grado delle sue conoscenze, la
camorra, nei comuni della Campania, ha rapporti solo con alcuni
partiti o con tutti i partiti presenti  nelle  istituzioni?  Le
chiedo  di  rispondere  a  questa  domanda  in  base  alla  sua
esperienza, al suo grado di conoscenza  e  agli  interessi  che
sono  intercorsi  nella realtà campana.   PASQUALE GALASSO.  Il
camorrista  è  molto  conoscitore  di  tutti  i   partiti,   ma
particolarmente  degli elementi soggettivi; con il soggetto che
rappresenta un partito che è moralmente a posto e non scende  a
patti o altro non va neanche a creare un semplice rapporto.  Se
però  la  camorra sa che un elemento soggettivo appartenente ad
un  determinato  partito   ha   qualche   difetto   o   qualche
disponibilità  ad  intrattenere  rapporti malavitosi, allora la
camorra interviene e può crearsi il  soggetto  anche  in  altri
partiti  che  non siano la democrazia cristiana ed i partiti di
Governo.
PRESIDENTE.  Quindi, il problema riguarda la persona,
non il partito?
PASQUALE GALASSO.  Sì, almeno localmente. Io so benissimo che a
Poggiomarino  nel partito comunista c'è Tizio, Caio o Sempronio
e conosco bene anche il personaggio,  la  famiglia,  la  razza,
quindi  so  come  la  pensano.  Se  so  che  la  persona  non è
disponibile ad avere un  rapporto  con  me  (camorrista  oppure
criminale,  per  la  vita  che  ho  fatto) non ci vado proprio.
Oppure il camorrista che conosce il soggetto va  da  lui  e  lo
intimidisce, gli fa qualche attentato, lo "ammorbidisce". Ma se
in  quel  dato  partito  vi  è  la  disponibilità del carattere
familiare, del carattere soggettivo, la camorra prende contatti
e poi crea qualsiasi  business .
  Oggi in Campania è emerso che anche elementi di  partiti  non
di  Governo  sono  collusi  con la camorra e così via. Oggi sta
uscendo fuori la vicenda De Lorenzo; io ero a conoscenza di  un
misero elemento, ossia che durante la campagna elettorale anche
De Lorenzo ...
PRESIDENTE.  I liberali sono al Governo dal 1946.
PASQUALE  GALASSO.    Certo,  ma  io  intendevo riferirmi ad un
esempio come quello di De Lorenzo che,  almeno  per  una  certa
parte di cittadini, rappresentava una parte pulita dello Stato,
principalmente in Campania.
  Ero  comunque  al  corrente  di qualche episodio: De Lorenzo,
durante le campagne elettorali, non disdegna  eventualmente  di
andare  da  un  mio  familiare,  che  ha il mio stesso cognome,
dicendogli: "A Sant'Antonio Abate voglio  ottanta-cento  voti".
Se  il  mio  parente obietta: "Ma guarda che io sono parente di
Galasso,  di  camorristi  ...",  la  risposta  è:  "A  me  cosa
importa?".
  Conoscevo  questo  episodio  che  è irrilevante, ma con tutto
quello che oggi sta uscendo fuori capisco che  De  Lorenzo,  se
aveva  la  possibilità  di  conoscermi,  aveva  i  requisiti di
disponibilità  ad  intrattenere  rapporti  talvolta  anche  con
pregiudicati.
MAURIZIO  CALVI.   Lei ha parlato di una presenza della camorra
in provincia di Latina. Vorrei  sapere  se,  in  ragione  degli
interessi,  degli investimenti, degli uomini che possono essere
rappresentati nella stessa  provincia  di  Latina,  la  camorra
abbia  un  forte  insediamento  in tale provincia, specialmente
lungo il tratto Sabaudia San Felice Sperlonga Formia Gaeta.  Vi
sono interessi rilevanti in quest'area?
                              Pagina 2351
PASQUALE GALASSO.  No.
MAURIZIO CALVI.  Dove sono gli interessi?
PASQUALE GALASSO.  Ci sono interessi e almeno una
persona di Alfieri è lì da diversi anni ma ha
incrementato i suoi affari, il suo  business  da una
decina d'anni. Si tratta
di Pasquale Ambrosino, che ha dato vita ad una certa
struttura di iniziative economiche e accanto a queste
ha creato moltre altre strutture.
        Vi è un interesse importante perché la zona di Latina
                                  è
fruttuosa e quindi vi è un certo giro economico.
Oltre a Pasquale Ambrosino, oltre a nostri associati,
vi sono elementi di altri gruppi.
MAURIZIO CALVI.  Questo riguarda la città di Latina?
PASQUALE GALASSO.  A Latina esiste da sempre una
certa
influenza mafiosa, per la presenza di elementi
mafiosi, ma negli ultimi anni si sono appropriati di
tutto elementi camorristici. A Latina non c'è una
partita di cocomeri che non venga prima vagliata dal
malavitoso o dalla famiglia malavitosa, che valuta se
trova convenienza ad acquistarla.
MAURIZIO CALVI.  Può parlare in particolare del
mercato
ortofrutticolo di Fondi?
 PASQUALE GALASSO.  Ci sono influenze
prevalentemente di Pasquale Ambrosino, ma so che
ultimamente esercitano influenza (poi sono stati un
po' cacciati fuori) anche i figli di Mico Tripodi,
che hanno a Fondi (o almeno avevano, parlo di qualche
anno fa) un autosalone. Comunque, nel mercato
ortofrutticolo di Fondi è presente la camorra; non
vengono commessi omicidi ma vi è un certo rispetto
per le persone, che nel mercato ortofrutticolo di
Fondi si conoscono. Se, per esempio, arriva Pasquale
Galasso, non provoca certo una "babilonia" o un
marasma.
         MAURIZIO CALVI.  Lei parlava di un commerciante di
                               frutta
esotica. Chi era?
 PASQUALE GALASSO.  Pasquale Ambrosino.
 PRESIDENTE.  Come avviene il riciclaggio del denaro
sporco, ossia come si trova una giustificazione al
denaro? Innanzitutto, c'è questo problema?
 PASQUALE GALASSO.  No, non c'è questo problema. Il
riciclaggio avviene attraverso investimenti
apparentemente legali, sia immobiliari sia
alberghieri, oltre che in tanti altri modi.
          PRESIDENTE.  Gli investimenti vengono effettuati
                                anche
all'estero o solo in Italia?
 PASQUALE GALASSO.  Qualche volta anche all'estero.
Basta vedere la storia di Bardellino e di tanti
altri. Mi risulta che lo stesso Ammaturo aveva delle
catene di alberghi in Kenia o in altre nazioni. La
questione riguarda lo stesso Zaza e
tanti altri.
  Comunque, in Campania le maggiori attività sono
alberghiere, immobiliari, di costruzioni oltre che
supermercati; questi ultimi non vanno trascurati
perché quasi tutti sono controllati da gruppi
camorristici. Tutta questa commistione costituisce la
forza del potere camorristico verso i   politici.
 PRESIDENTE.  Questi sono serbatoi di voti?
 PASQUALE GALASSO.  Certamente. Se si considera un
surpermercato o una catena di supermercati con cento,
duecento o          cinquecento impiegati, alla fine
si tratta di migliaia di
voti.
 PRESIDENTE.  Lei ha notizia di presenza della
camorra in imprese che si occupano di smaltimento dei
rifiuti?
PASQUALE GALASSO.  Sì.
                              Pagina 2352
 PRESIDENTE.  Può spiegarlo alla Commissione?
 PASQUALE GALASSO.  Da sempre, o almeno dal 1983-
1984, da quando Luigi Romano, Napolitano e Agizza
sono venuti nel nostro gruppo... loro precedentemente
si occupavano già di
smaltimento dei rifiuti e credo che lo facciano
ancora oggi. Il camorrista colluso, l'ex camorrista
appartenente ad una
nota banda campana del dopoguerra... sono i fratelli
La Marca (principalmente La Marca Salvatore e poi
tutti i fratelli, ed oggi tutti i nipoti e l'intera
famiglia). Salvatore La Marca è il padrino di Mario
Fabbrocini, in ottimi rapporti con Carmine Alfieri.
Queste sono le imprese principalmente coinvolte: c'è
il gruppo Romano-Agizza-Napolitano e tanti altri.
Nella nostra zona, o almeno nel vesuviano, vi sono
questi nomi che vi ho detto ed altri piccoli depositi
di smaltimento dei rifiuti, come la famiglia Iovino,
che si trova a Sen Gennaro Vesuviano e Palma Campana, nel
territorio di Mario Fabbrocini e quindi
fa tutto quello che dice quest'ultimo.
        PRESIDENTE.  L'audizione è conclusa. Vuole aggiungere
                                 una
sua dichiarazione o una sua conclusione?
 PASQUALE GALASSO.  Chiedo soltanto a voi in prima
persona, a tutti gli altri ed allo Stato di darmi la
possibilità di ricominciare la mia esistenza. Vi
prometto fin da ora che la impronterò sui requisiti
il più possibile per bene.
 PRESIDENTE.  Lei è attualmente sottoposto ad un
programma di protezione e sta rendendo ampie
dichiarazioni, quindi vi sono le condizioni; poi
dipenderà da lei.
            PASQUALE GALASSO.  Chiedo comunque la vostra
solidarietà ed il vostro supporto umano e professionale.
             PRESIDENTE.  Va bene. La seduta è conclusa.
 La seduta termina alle 20.

 


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