Violante: seduta 51
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CAMERA DEI DEPUTATI SENATO DELLA REPUBBLICA XI LEGISLATURA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLA MAFIA E SULLE ASSOCIAZIONI CRIMINALI SIMILARI 51 SEDUTA DI MARTEDI' 13 LUGLIO 1993 Pagina 2217 (AUDIZIONE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA PASQUALE GALASSO) PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Audizione del collaboratore di giustizia Pasquale Galasso: Violante Luciano, Presidente 2223, 2224, 2225 2226, 2227, 2228, 2229, 2230, 2231, 2232, 2233, 2234, 2235 2236, 2237, 2238, 2239, 2240, 2241, 2242, 2243, 2244, 2245 2246, 2247, 2248, 2249, 2250, 2251, 2252, 2253, 2254 2255, 2256, 2257, 2258, 2259, 2260, 2261, 2262, 2263 2264, 2265, 2266, 2267, 2268, 2269, 2270, 2271, 2272 2273, 2274, 2275, 2276, 2277, 2278, 2279, 2280, 2281 2282, 2283, 2284, 2285, 2286, 2287, 2288, 2289, 2290 2291, 2292, 2293, 2294, 2295, 2296, 2297, 2298, 2299 2300, 2301, 2302, 2303, 2304, 2305, 2306, 2307, 2308 2309, 2310, 2311, 2312, 2313, 2314, 2315, 2316, 2317 2318, 2319, 2320, 2321, 2322, 2323, 2324, 2325, 2326 2327 2328, 2330, 2331, 2332, 2333, 2334, 2335, 2340, 2343 2344, 2347, 2350, 2351, 2352 Bargone Antonio 2244, 2333 2334, 2335 Boso Erminio Enzo 2342, 2343 Borghezio Mario 2248, 2343, 2344, 2345 Brutti Massimo 2329, 2330 Butini Ivo 2330 Cabras Paolo 2229, 2239, 2243 2244, 2261 2265, 2269, 2293, 2297, 2299, 2300, 2309, 2310, 2312 2314, 2318, 2321, 2327, 2328, 2329, 2345, 2346, 2347 Cafarelli Francesco 2335, 2336 Calvi Maurizio 2298, 2329, 2350, 2351 Florino Michele 2332, 2348, 2349 Frasca Salvatore 2307, 2311, 2315, 2331 Galasso Alfredo 2248, 2281 Galasso Pasquale 2223, 2224, 2225 2226, 2227, 2228, 2229, 2230, 2231, 2232, 2233, 2234 2235, 2236, 2237, 2238, 2239, 2240, 2241, 2242, 2243 2244, 2245, 2246, 2247, 2248, 2249, 2250, 2251, 2252 2253, 2254, 2255, 2256, 2257, 2258, 2259, 2260, 2261 2262, 2263, 2264, 2265, 2266, 2267, 2268, 2269, 2270 2271, 2272, 2273, 2274, 2275, 2276, 2277, 2278, 2279 2280, 2281, 2282, 2283, 2284, 2285, 2286, 2287, 2288 2289, 2290, 2291, 2292, 2293, 2294, 2295, 2296, 2297 2298, 2299, 2300, 2301, 2302, 2303, 2304, 2305, 2306 2307, 2308, 2309, 2310, 2311, 2312, 2313, 2314, 2315 2316, 2317, 2318, 2319, 2320, 2321, 2322, 2323, 2324 2325, 2326, 2327, 2328, 2330, 2331, 2332, 2333, 2334 2335, 2336, 2337, 2338, 2339, 2340, 2341, 2342, 2343 2344, 2345, 2346, 2347, 2348, 2349, 2350, 2351, 2352 Pagina 2218 Guerritore Antonio 2337 2338, 2339 Imposimato Ferdinando 2331, 2332 Mastella Mario Clemente 2232, 2243 2244, 2275, 2285, 2286, 2291 2299, 2310, 2311, 2313 2328 Matteoli Altero 2285, 2302 2324, 2329 2339, 2340, 2341, 2342 Ricciuti Romeo 2248, 2269 Robol Alberto 2336, 2337 Tripodi Girolamo 2275, 2305 2306, 2332, 2333 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente 2219 2220 2222, 2223 Brutti Massimo 2220 Cafarelli Francesco 2219 Florino Michele 2222 Galasso Alfredo 2221, 2222 Imposimato Ferdinando 2220 Mastella Mario 2221, 2222 Ricciuti Romeo 2219, 2223 Sorice Vincenzo 2219 Tripodi Girolamo 2220 Pagina 2219 La seduta comincia alle 9,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Credo sia arrivato a tutti l'elenco delle domande predisposto anche sulla base delle proposte dei colleghi. Ci sono osservazioni, integrazioni, correzioni? VINCENZO SORICE. Presidente, vorrei chiedere, se fosse possibile, di sospendere l'audizione dopo aver posto queste domande. PRESIDENTE. Credo che non sia possibile. Capisco che possono esserci dei problemi ma cerchiamo di fare quanto prima. Cerchiamo di far presto. Voi capite che c'è un problema per queste persone che non possono essere spostate secondo le nostre esigenze. Hanno anche problemi di sicurezza, di contatto con l'autorità giudiziaria. Magari, cerchiamo di finire quanto prima possibile per venire incontro alle esigenze dei colleghi. VINCENZO SORICE. Non è questo il problema. Il problema è che, alla luce della documentazione che lei gentilmente ci ha inviato, alla luce di queste domande, il gruppo della DC avrebbe bisogno di una riflessione per passare alle domande nei confronti del pentito. Non è soltanto una questione di tempo, perché possiamo stare qui anche tutta la giornata, ma è anche una questione procedurale, perché si tratta di una situazione molto delicata. PRESIDENTE. Questo è un altro problema. Intanto, sentiamo le risposte che ci dà; dopo di che valuteremo queste cose. Il problema dipende dal tipo di risposte che dà questa persona. Il problema dell'interruzione è delicato. Se i colleghi ritengono, potremmo fare un'altra cosa: potremmo chiudere l'audizione e riservarci di farne una seconda. A questo punto, si pone un altro problema. Un collega ha presentato una lista di domande per il secondo turno. Se c'è una richiesta di chiudere comunque l'audizione dopo questo giro di domande, ho l'impressione che il collega Cafarelli, che ha presentato quella lista, debba chiedere di porre le domande in questa seduta insieme a quelle già predisposte. E' così o no? FRANCESCO CAFARELLI. Non ci sono problemi. ROMEO RICCIUTI. Signor presidente, vorrei pregarla, insieme all'ufficio di presidenza, di riconsiderare la modalità con cui si svolgono gli interrogatori. Bisognerebbe lasciare liberi tutti i componenti della Commissione antimafia di porre domande, magari coordinandosi. Ma in questa maniera si ha l'impressione che si costruisca un qualcosa di già preordinato. Bisognerebbe invece, secondo me, ridare maggiore libertà ai nostri lavori. Non ho mai fatto domande per iscritto proprio perché, personalmente, non sono d'accordo che si proceda in questa maniera. In più, nel caso di oggi, poiché anche lei ha richiamato giustamente la necessità Pagina 2220 di lasciare il più possibile il collaboratore a disposizione della magistratura e poiché la magistratura sta ancora operando, mi chiedo se non sia il caso di secretare la seduta di oggi, perché potrebbe andare direttamente ad influenzare il processo che si sta svolgendo. E' una mia preoccupazione che volevo affidarle ma sulla quale vorrei si riflettesse adeguatamente. PRESIDENTE. Ci sono altre questioni? MASSIMO BRUTTI. Intervengo subito sulle cose dette dal collega Ricciuti, perché rischiamo di affrontare ogni volta problemi che già abbiamo discusso. Sulla questione pubblicità o non pubblicità, credo che non sia il caso di imbarcarci nuovamente in una discussione all'inizio, prima cioè di aver sentito che cosa dice il collaboratore di giustizia. Potremmo decidere, dopo averlo ascoltato, se rendere pubbliche le sue dichiarazioni, quanto renderle pubbliche, cosa mantenere riservato; ora, un discorso astratto mi pare inutile. Secondo punto: le modalità con cui le domande gli vengono poste, il rapporto tra noi e lui. Dobbiamo avere chiaro che non si tratta di un interlocutore istituzionale ma che - lo voglio dire senza enfasi - si tratta di un nemico, il quale ha deciso di collaborare con la giustizia, si è arreso; ditelo come volete, ma si tratta di un nemico. Quindi, la Commissione antimafia deve presentarsi a lui in modo sobrio, netto, con alcune domande, con alcune parole che sono concordate tra tutti, non deve dare un'immagine di diversità di linguaggi. Quindi, ciascuno di noi, pur avendo molto cose da dire, deve fare questa opera di self-restraint , predisponendo tutte le domande che intenda predisporre, anche per un secondo giro, anche sulla base di quel che ha ascoltato, ma delegando ad una sola voce il compito di interloquire con il collaboratore di giustizia. Vedrei come penoso il fatto che qualcuno di noi si lasci indurre a discorsi e valutazioni che non siano strettamente funzionali alla posizione di domande. Naturalmente, se c'è una critica o un dissenso sul modo in cui le domande sono predisposte dalla presidenza, questo deve emergere ma allora il discorso è un altro. Ma se si tratta soltanto di una modalità di approccio al collaboratore di giustizia, credo che la migliore sia quella di fare domande secche, di farle porre dal presidente, riservando ad una seduta nostra, non alla presenza del collaboratore, ogni discussione, ogni diversità di punti di vista ed anche integrazioni delle domande. FERDINANDO IMPOSIMATO. Mi associo a quel che ha detto il senatore Brutti. Desidero osservare che non credo che possiamo regolarci in maniera diversa da come ci siamo regolati con altri collaboratori della giustizia. Capisco la richiesta dell'onorevole Ricciuti, perché un desiderio di porre direttamente domande nasce anche in relazione alle risposte che dà il Galasso. Però, questo significherebbe introdurre una regola nuova rispetto a quella osservata per tutti gli altri collaboratori, il che non mi sembra si possa giustificare, perché comporterebbe una serie di interventi e di interruzioni e renderebbe impossibile l'audizione. Quindi, secondo me, bisogna osservare la regola di porre domande attraverso il presidente. GIROLAMO TRIPODI. Concordo con il senatore Brutti sulla procedura che abbiamo adottato fino a questo momento e che dovremmo mantenere. Credo che abbiamo ottenuto risultati importanti nelle audizioni dei collaboratori di giustizia che abbiamo svolto precedentemente: ritengo pertanto che modificare una procedura (per la quale è affidato al presidente il compito di rivolgere le domande) che ha dato i suoi frutti possa farci rischiare di ottenere risultati meno significativi. Abbiamo comunque la possibilità di esprimere successivamente il nostro pensiero e di porre ulteriori domande, come abbiamo fatto nelle precedenti occasioni, sulle questioni che riteniamo opportuno affrontare. Pagina 2221 Per quanto riguarda la pubblicità dei lavori, analogamente, abbiamo potuto constatare che è stata seguita una procedura utile, decidendo alla fine dell'audizione se fosse opportuno renderla pubblica e se vi fossero le condizioni per farlo. Ritengo pertanto che anche oggi si possa mantenere invariata tale tipo di decisione. ALFREDO GALASSO. Signor presidente, intervengo soltanto per dire che non ho nulla da obiettare, e che anzi sono soddisfatto, per come sono andate finora le cose: mi pare, dunque, che sia una buona norma di esperienza quella di non modificare l'andamento stabilito quando funziona. Per quanto riguarda la pubblicità, abbiamo sempre deciso al termine dell'audizione e successivamente ci siamo sempre resi conto che non vi sono stati problemi, e questo è stato un bene per tutti. Per quanto concerne le domande da rivolgere, sono molto concreto: se avessi avuto problemi al riguardo, lo avrei già detto; siccome, però, il presidente non solo ha svolto un utile lavoro di sintesi ma non ha mai negato la parola a nessuno nel momento in cui dovevano porsi le domande, potremmo procedere rapidamente come nei casi precedenti e non vedo quali difficoltà vi siano in tal senso dopo aver sperimentato un modello che funziona. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Capisco che chi arriva come nuovo membro di una Commissione ha il dovere di adeguarsi ad alcune regole, ma vi è anche il dovere di esprimere perplessità in ordine ad alcune regole quando non si condividono. Personalmente, pur avendo il dovere democratico di accettare le regole, non le condivido. Mi sembrerebbe più opportuno procedere in altro senso, ed avanzo una richiesta al riguardo. In primo luogo, collegandomi alle osservazioni dell'onorevole Sorice a nome del gruppo della DC, desidero proporre un'interruzione dopo aver ascoltato le risposte alla prima tranche di domande poste dal presidente; vi saranno, evidentemente, valutazioni e giudizi, per cui sarà opportuno un attimo di indugio, non di ripensamento da parte nostra, da questo punto di vista. Per la verità, mi sembrerebbe molto più congruo procedere in tal modo, anche se nessuno pone in discussione la regolarità del criterio, più o meno avveduto, che è stato seguito precedentemente e che ha fornito determinati risultati. Avendo tutti manifestato apprezzamento nei confronti del presidente e dichiarato che attraverso la sua intermediazione vi è la possibilità di rivolgere le domande in una prima fase, anch'io concordo al riguardo, ma ritengo che sia necessario determinare un criterio per la seconda fase delle domande: ogni gruppo, per esempio, potrebbe condensare le domande nell'intervento di un proprio rappresentante, se non vogliamo affastellare gli interventi. Mi sembra giusto, comunque, che nella seconda parte delle audizioni, dopo aver ascoltato le prime risposte del collaboratore, ogni gruppo rivolga ulteriori domande; altrimenti, devo dire con molta onestà che resterò qui fino ad un certo punto e poi andrò via, in quanto potrò leggere gli atti, segreti o meno, ma non vedo quale potrebbe essere il significato della mia presenza in questa sede come membro della Commissione. Io voglio accertare la verità, ma per rendermi conto di quale essa sia e se tutto quanto viene detto corrisponde al vero deve essermi consentito di interloquire, qualche volta anche in maniera diretta; se si vuole utilizzare, anche in una seconda fase, una forma non diretta e non immediata attraverso un rappresentante dei gruppi, posso concordare. Qualora si decida in senso contrario, ne prenderò atto, in quanto lo ritengo doveroso, come ho detto all'inizio, ma non concorderò assolutamente su tale procedura. Per quanto riguarda la pubblicità, devo osservare che non si può decidere su di essa a seconda di quello che viene detto: occorre fissare una regola. Dato che ogni fatto ha in questo caso un rilievo di Pagina 2222 natura politica (è inutile che ce lo nascondiamo), si deve stabilire dall'inizio se rendere o meno pubblica l'audizione. Decidere sulla pubblicità secondo le convenienze, non so evidentemente di chi, di parte o di maggioranza... ALFREDO GALASSO. Non sono convenienze! Si decide rispetto a quello che dice! MARIO CLEMENTE MASTELLA. Questa è la mia opinione; vorrei che l'onorevole Galasso me la lasciasse esprimere. Posso interloquire e dialogare con tutti ma vorrei poter esprimere le mie valutazioni. A mio avviso, è giusto decidere in fase preventiva sulla pubblicità e non in virtù di quanto viene detto durante l'audizione, poiché in questo secondo caso la pubblicità potrebbe interessare a qualcuno e ad altri no. MICHELE FLORINO. Signor presidente, a mio avviso, le eccezioni qui sollevate dovevano essere evidenziate in sede di riunione dell'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi e non è opportuno avanzarle ora, quando stiamo per procedere all'audizione di un collaboratore di giustizia. Ora, infatti, una o più eccezioni finiscono per allontanare il problema che dobbiamo esaminare. Vi è un ufficio di presidenza ed è in quella sede che i gruppi dovevano muovere le osservazioni che stanno ora svolgendo, anche perché questo metodo è stato utilizzato, come qualcuno accennava, per gli altri collaboratori di giustizia. Non ritengo che tale metodo possa essere cambiato, anche perché lo stesso presidente ha chiaramente indicato un'eventuale ulteriore possibilità di rivolgere domande. Per quanto riguarda l'aspetto della pubblicità, a mio avviso, si tratta di un atto dovuto nei confronti dell'opinione pubblica, non per strumentalizzazioni politiche, perché qui non appare nulla di politico. Abbiamo il compito di ascoltare il collaboratore di giustizia per accertare se, come si constata dagli atti, nel paese le associazioni criminali prendono possesso del territorio e di ambienti che fino a qualche tempo fa erano da considerare immuni da tale pericolo. Abbiamo proprio questo compito, come Commissione antimafia. Fare delle eccezioni significa voler precludere la strada all'accertamento della verità; ritengo perciò che si debba proseguire con questa serie di domande sia perché la sede dove porre obiezioni è l'ufficio di presidenza allargato ai gruppi sia perché la pubblicità è quella prevista dal regolamento, come è avvenuto in analoghe audizioni di collaboratori di giustizia. PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che le modalità in base alle quali procedere alle audizioni sono state decise all'unanimità nella riunione dell'ufficio di presidenza allargato ai gruppi del 27 ottobre 1992. Evidentemente è possibile in qualunque momento modificare le decisioni assunte, purché ciò avvenga nelle stesse forme e nella stessa sede in cui sono state assunte. Se taluni colleghi ritengono che tali modalità debbano essere riviste, nella prossima riunione della Commissione si deciderà al riguardo. Circa la richiesta di un secondo turno di domande, i colleghi ricorderanno che già nelle ultime audizioni alcune domande sono state poste direttamente poiché c'è un problema di interazione. E' importante però che venga definito un quadro complessivo e che non si svolga una conversazione con persone come quella che avremo di fronte perché potrebbe attivarsi da parte sua un meccanismo per così dire inquinante. Al riguardo possiamo decidere nella seduta odierna. Per quanto concerne invece l'opportunità di mantenere il segreto sulla seduta, è una decisione che in genere viene assunta al termine dell'audizione, deliberando in base ad un'analisi di eventuali motivi che impongano di mantenere la seduta segreta. Se non ricordo male, una sola volta a maggioranza e nelle altre occasioni all'unanimità abbiamo deciso che non c'erano motivi per mantenere la Pagina 2223 seduta segreta. Ritengo che anche questo problema possa essere rinviato al termine dell'audizione. Accolgo la richiesta di un gruppo di riservarsi di chiedere un'altra audizione, tuttavia se qualche collega ha interesse a rivolgere qualche domanda non è mia intenzione limitare tale suo diritto ed impedirgli di farlo. Pertanto propongo che al momento si segua il seguente orientamento: chi ritenga di porre in questa sede ulteriori domande potrà farlo, mentre il gruppo di maggioranza relativa si riserva di chiedere una successiva audizione di questa persona per porre un'altra serie di domande. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). ROMEO RICCIUTI. Signor presidente, la ringrazio per aver messo in discussione la richiesta da me avanzata, tuttavia rimango insoddisfatto. Non ritengo che si debba seguire un altro metodo in questa occasione, perché le regole già stabilite devono oggi essere rispettate, ma le chiedo che in futuro si proceda alla loro modifica, naturalmente nella sede opportuna. PRESIDENTE. Le assicuro che la questione verrà discussa in una delle prossime sedute della Commissione. Possiamo far entrare il signor Galasso. (Pasquale Galasso è accompagnato in aula). *Audizione del collaboratore di giustizia Pasquale Galasso. PRESIDENTE. Signor Galasso, la Commissione le rivolgerà mio tramite una serie di domande che cominciano da quelle di carattere biografico e proseguono sui temi della camorra. ------------- * I nominativi sostituiti con la parola OMISSIS sono coperti da segreto istruttorio. La invito a dire alla Commissione il suo nome e la sua data di nascita. PASQUALE GALASSO. Mi chiamo Galasso Pasquale e sono nato il 17 maggio 1955. PRESIDENTE. Quali scuole ha frequentato? PASQUALE GALASSO. Ho fatto fino al secondo anno di medicina a Napoli. PRESIDENTE. Quale diploma aveva? PASQUALE GALASSO. Ho studiato presso le scuole dei fratelli cristiani di San Giovanni Battista de La Salle in Benevento; ho preso la maturità tecnica e poi mi sono iscritto alla facoltà di medicina dell'università di Napoli. PRESIDENTE. E ha frequentato per due anni? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quale attività lavorativa ha svolto fino a quello che possiamo definire il suo arresto finale? PASQUALE GALASSO. Mi sono occupato dell'impresa familiare. PRESIDENTE. Che impresa era? PASQUALE GALASSO. Diciamo industriale, di trasformazione degli autocarri FIAT, impresa creata da mio padre nel dopoguerra e fino al momento della mia collaborazione; oggi è chiusa. PRESIDENTE. Si è occupato anche di altri tipi di attività legali, oltre che dell'impresa di suo padre? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. Talvolta, contestualmente all'attività principale di Pagina 2224 mio padre, abbiamo fatto investimenti immobiliari (costruzioni, società di commercializzazione). PRESIDENTE. Quando lei è diventato camorrista? PASQUALE GALASSO. Dovrei premettere un fatto. Nel 1975, mentre frequentavo l'università, fui oggetto di un tentativo di sequestro nel corso del quale ammazzai due dei miei sequestratori. PRESIDENTE. Lei girava armato? PASQUALE GALASSO. No, disarmai uno di loro, sparai e ne ammazzai due; dopo una settimana mi sono costituito nelle mani dei giudici, sono stato portato al carcere di Poggioreale dove ho fatto giusto un anno di detenzione e dal quale sono uscito per eccesso di legittima difesa. Nel corso di questa detenzione ho conosciuto tutto il gotha criminale campano di quell'epoca, dal signor Cutolo ai maggiori referenti mafiosi che in Campania in quel momento gestivano tutti i traffici illeciti dei mafiosi. Questi signori sono: Michele Zaza, il fratello Salvatore, Nuvoletta, Sciorio, i Maisto. PRESIDENTE. Allora erano tutti in carcere a Poggioreale? PASQUALE GALASSO. Diciamo quasi tutti. PRESIDENTE. Quindi? PASQUALE GALASSO. Questi erano i maggiori esponenti criminali. PRESIDENTE. Lei dunque ha conosciuto questi esponenti criminali durante il suo anno di detenzione a Poggioreale? PASQUALE GALASSO. Sì, per il mio episodio mi trovai in un contesto di giungla dove c'era una sola legge, quella della prepotenza e della violenza. In quel momento ho cominciato ad avere in me la metamorfosi, anche se, più che altro, lo facevo per difendermi perché comunque avevo ammazzato due di questi. PRESIDENTE. I suoi sequestratori appartenevano a qualcuna di queste bande camorristiche? PASQUALE GALASSO. Sì, alle bande dell' hinterland napoletano. PRESIDENTE. A quale gruppo? PASQUALE GALASSO. Per la maggior parte del mio paese, un paio di gruppi camorristici dell'epoca. PRESIDENTE. Vive a Poggiomarino? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quindi, se non ho capito male, lei dice: c'è stato un tentativo di sequestro; ha disarmato ed ha ucciso due di coloro che volevano sequestrarla; si è costituito dopo una settimana; ha fatto un anno di carcere a Poggioreale, dove sono detenuti i capi, o comunque i loro referenti... PASQUALE GALASSO. Ho conosciuto tutte queste persone (diciamo i capi dell'allora gotha criminale campano), come tanti altri malavitosi. I maggiori esponenti di questi clan, che all'epoca facevano capo alle famiglie mafiose, erano Zaza, Nuvoletta, Sciorio, Maisto e tanti altri. Erano queste le maggiori famiglie referenti campane dei mafiosi. Ma poi c'era tutto il gotha criminale campano. PRESIDENTE. Qual era la situazione di Poggioreale, allora? Cioè, un detenuto come lei, che arrivava, di fronte a quale situazione si trovava? PASQUALE GALASSO. O subire, o eventualmente reagire ed accollarsi tutte le responsabilità. PRESIDENTE. Subire che cosa? Pagina 2225 PASQUALE GALASSO. Subire tutto, tutti gli abusi che si possono subire in un contesto d'ignoranza e di violenza. PRESIDENTE. Lei con chi era in cella? PASQUALE GALASSO. A Poggioreale, i primi due mesi sono stato in cella d'isolamento. Poi, fui trasferito al padiglione Milano, dove c'erano tutti quelli condannati per fatti di sangue. Poi, fui trasferito al centro clinico di Poggioreale. In un primo momento, fui messo in cella con elementi mafiosi: mi ricordo, all'epoca, Stefano Giaconia, appartenente ad una delle famiglie mafiose. Subito dopo, fui messo in una cella a fianco di quella di Cutolo Raffaele. PRESIDENTE. Il padiglione Milano era occupato da un gruppo camorristico in particolare o c'erano... PASQUALE GALASSO. No, Poggioreale è diviso in tanti padiglioni. Nel padiglione Milano diciamo che c'erano tutti quelli che si erano macchiati di delitti di sangue. PRESIDENTE. Indipendentemente dal gruppo cui appartenevano? PASQUALE GALASSO. Indipendentemente dal gruppo cui appartenevano ed anche indipendentemente dallo strato sociale di provenienza. Badate bene, io ero studente universitario, avevo ammazzato due delinquenti dell'epoca, quindi fui messo in quello stesso padiglione dov'erano omicidi più diversi. In quel contesto, ho incominciato a reagire. Per non subire, è venuta fuori quella mia pessima personalità criminale. PRESIDENTE. Quindi, lei diceva che praticamente in carcere ha conosciuto questi capi di varie famiglie camorristiche e che è stato vicino a Cutolo. Ma torniamo alla domanda di prima: come è diventato camorrista? PASQUALE GALASSO. In questo contesto, dopo un anno che sono uscito per eccesso di legittima difesa, sono tornato a Poggiomarino, presso i miei familiari. Subito dopo, sono venuto a conoscenza che mio padre da tanti anni subiva estorsioni dai vari gruppi camorristici della zona. Il mio povero papà cercava di barcamenarsi tra l'accettare una volta ed il rifiutare un'altra volta queste piccole estorsioni. Eravamo una famiglia numerosa. Papà teneva più a difendere noi figli piccoli, e con enormi sforzi ha cercato sempre di darci un'altra vita. Purtroppo, debbo dire, perché oggi me ne sono accorto, che mio padre desiderava fare di me un laureato. Purtroppo, sono diventato un criminale. Una volta uscito, tornai a Poggiomarino. Diciamo che questi delinquenti della zona continuavano a dare fastidio ai miei familiari e a me particolarmente (hanno cercato di fare di tutto per ammazzarmi). Mio fratello Nino, buonanima, era una persona perbene, un imprenditore serio, amato da tutti. Hanno sempre cercato di invitarmi ad andarmene da Poggiomarino, da Napoli. Hanno sempre cercato di allontanarmi da loro, ma era più forte di me, perché papà e la mia famiglia per me erano tutto. In quel contesto, ho cercato di stare attento. Nel giro di un paio d'anni, ho subito diversi attentati, e man mano, per difendermi, per non lasciare il mio paese e la mia zona, per non allontanarmi ho stretto rapporti inizialmente amicali con qualche grosso personaggio malavitoso della zona cui facevo riferimento. Cercavo di spiegarmi dicendo: non è possibile che io debba subire ancora da questa gentaglia. In particolare, ho stretto rapporti con Salvatore Alfieri, fratello di Carmine Alfieri, una persona squisita, dico squisita e perbene malavitosamente. PRESIDENTE. Carmine Alfieri era insediato a Poggiomarino? PASQUALE GALASSO. Anche Carmine Alfieri l'ho conosciuto in carcere, nel 1976, quando ero detenuto per il duplice Pagina 2226 omicidio. Ma la persona che ho più frequentato, una volta uscito dal carcere, è Salvatore Alfieri, che all'epoca era uno dei capicamorra della zona. PRESIDENTE. Quindi, lei non diventa camorrista in carcere? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Fuori del carcere? PASQUALE GALASSO. Durante il mio trascorso a Poggioreale, Cutolo, Michele Zaza ed un po' tutti mi corteggiavano. Più di una volta mi hanno invitato a legarmi a loro, ma io ho sempre riferito, a Cutolo anche in prima persona, che l'unica cosa cui tenevo era mio padre e la mia famiglia. Non cercavo altre famiglie. Quindi, in quell'anno di detenzione con Cutolo, rapporti normali. Ma se di tanto in tanto litigavo con altri detenuti, era Cutolo ad intervenire in mio favore. PRESIDENTE. Ci fu una cerimonia particolare di affiliazione alla camorra? PASQUALE GALASSO. No. Volevo spiegarvi, appunto, come mi sono poi trovato in questo ambiente criminale. Se volete, posso anche essere breve... PRESIDENTE. No, dica. PASQUALE GALASSO. Una volta uscito, una volta che continuavano queste questioni ai danni miei e dei miei familiari, ho stretto amicizia con Salvatore Alfieri, cercando di farmi capire da lui, in qualità della sua personalità camorristica, dicendogli anche che non potevo andarmene da Poggiomarino, che io ed i miei familiari non ce ne andavamo e che, eventualmente, avrei preferito essere ammazzato. In quegli anni in cui Salvatore Alfieri mi ha dato una mano a chiarirmi con questi altri elementi malavitosi, ho subìto alcuni attentati. Ma nel 1978 attentarono alla vita di mio padre e lo ferirono alla testa. PRESIDENTE. In che periodo del 1978? PASQUALE GALASSO. Dovrebbe essere il 1978-1979, se ricordo bene. PRESIDENTE. Fra la fine del 1978 ed i primi del 1979? PASQUALE GALASSO. 1978-1979. PRESIDENTE. Spararono a suo padre? PASQUALE GALASSO. Sì, sotto casa attentarono alla vita di mio padre. In questo contesto, ho frequentato Salvatore Alfieri, e tramite lui all'epoca ho conosciuto quasi tutti (in parte li avevo già conosciuti in carcere). Quindi, ho cercato di difendermi. In questo rapporto di amicizia con Salvatore Alfieri, nel 1978-1979 esce dal carcere Carmine Alfieri. Ci rivediamo, ne parliamo, stringiamo amicizia. Nel 1980-1981 gli Alfieri erano legati a Lorenzo Nuvoletta, ma non da rapporti di affiliazione ma amicali, rapporti stretti. Il Nuvoletta avrebbe preferito che io e gli Alfieri ci legalizzassimo mafiosi, appartenenti alla sua... ai Nuvoletta, i Nuvoletta-corleonesi. Noi prendevamo tempo perché non vedevamo chiaro i Nuvoletta nella posizione contro Cutolo. Siamo negli anni 1980-1981. Gli Alfieri erano aggiornati che i Nuvoletta hanno sempre fatto una politica criminale doppiogiochista, cioè per sopravvivere a tutti gli eventi, alle epoche criminali, semmai si erano macchiati di tradimento nei confronti dei loro più stretti uomini di fiducia. Quindi, queste erano macchie che a noi principalmente agli Alfieri, a Carmine Alfieri - risultava e quindi al loro invito di legalizzarci mafiosi noi abbiamo preso sempre tempo. Nel 1981 nasce la vicenda Cirillo, dove per me c'è il ... PRESIDENTE. Aspetti un attimo, prima di Cirillo una cosa che ci interessava Pagina 2227 capire è se c'è una cerimonia di sua affiliazione alla camorra o avviene così? PASQUALE GALASSO. No, nel mio gruppo non c'è stata cerimonia. Il gruppo di Carmine Alfieri nasce con Pasquale Galasso, Enzo Moccia, principalmente. Enzo Moccia è un'altra persona che ho conosciuto nel carcere. PRESIDENTE. Poi il nome forse non è Enzo. PASQUALE GALASSO. E' Angelo, Angelo Moccia. E' un giovane come me; diciamo che ha avuto la sventura... quasi la mia stessa storia. Gli ammazzano il padre mentre sta nel carcere (io l'ho conosciuto nel carcere di Poggioreale). Una persona che credo, se sceglierà la mia stessa strada, un domani potrebbe ricrearsi una vita per bene, nonostante si è macchiato, come me, di tanti delitti orrendi. PRESIDENTE. Lei stava dicendo che nel 1981 ci fu ... PASQUALE GALASSO. No, per portarvi da quando è nata questa organizzazione con Carmine Alfieri. Diciamo che è incominciata a nascere con l'avvento di Cutolo. Nel 1980-1981 gli Alfieri principalmente erano preoccupati di questa prepotenza di Cutolo. Cercavamo di difenderci, avevamo quei rapporti con Lorenzo Nuvoletta, che ancora una volta speculavano su queste tensioni che creava Cutolo. Alla fine, dopo riunioni diverse riunioni presso i Nuvoletta, riunioni di tregua, di pace, che Cutolo doveva lasciare tranquilli un po' tutti gli ambienti, tutti i gruppi camorristici campani... i Nuvoletta, che facevano da intermediari, da mediatori, però dopo si è scoperto che loro facevano ancora una volta il doppio gioco. A fine 1981 muore Salvatore Alfieri ammazzato dai cutoliani. Il 15 gennaio 1982 mi ammazzano, per vendetta trasversale, mio fratello Nino; come le dicevo, una persona per bene, invalido. Io da quel momento giurai su mio fratello Nino che l'avrei vendicato e da quel momento ho incominciato a stringere un rapporto di fedeltà tra me e gli Alfieri, Enzo Moccia, inizialmente, e poi altri nostri aggregati, senza affiliazione, questo volevo portare, senza cerimonia: è un rapporto amicale stretto sul sentimento dell'amicizia. PRESIDENTE. Questo a differenza di quel che succedeva con Cutolo, perché Cutolo faceva le cerimonie. PASQUALE GALASSO. Cutolo e un po' tutti i gruppi camorristici, quasi tutti, fanno iniziazione, non so come, noi li abbiamo sempre derisi, io e vi parlo di Enzo Moccia. PRESIDENTE. Lei è stato mai affiliato a Cosa nostra? PASQUALE GALASSO. No, seppure ho avuto diverse proposte, come le dicevo, dai vari esponenti mafiosi campani. PRESIDENTE. Quando era in carcere o anche dopo? PASQUALE GALASSO. Quando ero nel carcere e pure fuori. Mi ricordo che Zaza da Napoli, quando avevo problemi a Poggiomarino, nella mia zona, lui era aggiornato tramite il suo referente... Mario Fabbrocino e Pasquale Russo, i suoi referenti nell' hinterland , sono venuti più di una volta a Poggiomarino ad offrirmi la loro solidarietà, però, mi invitavano, mi dicevano che mi dovevo legalizzare ma io come vi ho detto ... PRESIDENTE. Legalizzare che vuol dire? PASQUALE GALASSO. Vuol dire associarsi al loro gruppo che è un gruppo mafioso. Zaza fa parte della famiglia dei Greco di Ciaculli. PRESIDENTE. Ho capito. Lei che tipo di automobili usava quando era in libertà? Pagina 2228 PASQUALE GALASSO. Diciamo che noi come attività facevamo la trasformazione di autocarri e poi la vendita di automobili, quindi avevamo una concessionaria, un autosalone. PRESIDENTE. No, voglio dire questo, dagli interrogatori che abbiamo visto ... PASQUALE GALASSO. Papà non mi ha fatto mai mancare niente. Da quando avevo 20 anni ho usato Ferrari, Porsche e macchine di piccola cilindrata. PRESIDENTE. Cosa le dava questa ricchezza? Soltanto il commercio di autoveicoli oppure anche altro? PASQUALE GALASSO. Non ho capito. PRESIDENTE. Cosa le dava questa ricchezza? Soltanto il commercio di autoveicoli o anche altre attività? PASQUALE GALASSO. Vorrei capire bene, signor presidente. PRESIDENTE. Credo che non tutti possiedano Ferrari, Porsche, eccetera. Possedere questo tipo di macchine è in genere segno di una particolare ricchezza. PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Ecco, le ragioni di questa ricchezza erano soltanto il lavoro che facevate sui veicoli industriali e sulle macchine oppure anche altro? PASQUALE GALASSO. Solo quello. Dal dopoguerra mio padre... Inizialmente era commerciante di cereali, negli anni subito dopo la guerra. Poi, con il proprio lavoro e con le speculazioni, con investimenti immobiliari, si è creato una ricchezza che poi ci ha fatto vivere agiatamente. PRESIDENTE. Lei aveva una villa bunker? PASQUALE GALASSO. No, noi tenevamo la nostra attuale abitazione in Poggiomarino, che poi è nel comune di Scafati, dove c'è un muro recintato. Inizialmente, papà l'ha sempre avuto per la custodia degli autocarri. Mi ricordo che 20, 30 anni fa mio padre ha subìto diversi furti di autocarri. Quindi, era un muro. Certamente, dopo l'omicidio di mio fratello Nino, devo dire il vero, su questo muro abbiamo messo un'inferriata alta circa un metro. Questo è tutto. PRESIDENTE. Ci sono telecamere, cose di questo genere o no? PASQUALE GALASSO. Ha la telecamera all'ingresso ma come un po' tutte le aziende. Certamente, le dico, dopo l'omicidio di mio fratello Nino, il cancello... se veniva un cliente, il portiere, se lo conosceva, lo faceva entrare o eventualmente gli chiedeva documenti. PRESIDENTE. Lei si è mai occupato di lotto clandestino? PASQUALE GALASSO. No, mai. PRESIDENTE. Lei si è mai occupato di traffico di stupefacenti? PASQUALE GALASSO. No, non ci siamo mai occupati di traffico di stupefacenti e credo neanche Alfieri, almeno come lui sempre mi ha detto. PRESIDENTE. Quando dice "non ci siamo" che vuol dire? PASQUALE GALASSO. Io e il mio gruppo. PRESIDENTE. Come mai, se tutti se ne occupavano, voi proprio no? PASQUALE GALASSO. Diciamo che principalmente dopo l'omicidio Casillo non era importante trafficare in stupefacenti, c'era ben altro da occuparsi. PRESIDENTE. Cosa è il ben altro? Pagina 2229 PASQUALE GALASSO. Gli appalti. PRESIDENTE. E rendevano quanto gli stupefacenti? PASQUALE GALASSO. Credo pure maggiormente. PAOLO CABRAS. Non ha mai fatto contrabbando di sigarette? PASQUALE GALASSO. Credo che Alfieri in prima persona, almeno quello che lui... PAOLO CABRAS. Qual era la ragione sociale del gruppo Alfieri? PASQUALE GALASSO. Diciamo, gli appalti e poi tutti gli altri traffici, tutti gli altri interessi... PAOLO CABRAS. Gli appalti, dopo l'uccisione di Casillo, io dico prima. PASQUALE GALASSO. Prima non lo so. Non so cosa abbia fatto, perché poi certamente non ha la mia stessa età. PRESIDENTE. Comunque, le domande riguardavano lei. Lei dice: "non ho mai fatto lotto clandestino, non ho mai fatto traffico di stupefacenti". Non ha mai fatto traffico di stupefacenti perché le altre attività rendevano già sufficientemente. E' questo il tipo di ragionamento? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. L'omicidio di suo fratello Nino fu il 15 o il 21 gennaio 1982? PASQUALE GALASSO. 21 gennaio 1982. PRESIDENTE. Perché lei ha detto il 15 prima. PASQUALE GALASSO. Ho sbagliato, mi scusi. PRESIDENTE. Fu una ritorsione dei cutoliani? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. A che cosa? PASQUALE GALASSO. Diciamo, all'omicidio di Salvatore Alfieri, il 26 dicembre 1981, segue l'omicidio di Alfonso Catapano, in Poggiomarino, responsabile dell'omicidio Alfieri. Dopo l'omicidio Catapano, dei primi giorni - credo il 6 - del gennaio 1982, segue l'omicidio di mio fratello Nino. PRESIDENTE. Praticamente, c'è uno scontro tra il gruppo Alfieri ed il gruppo di Cutolo, è così? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Il gruppo Cutolo uccide Salvatore Alfieri; voi uccidete Catapano e quelli uccidono suo fratello. E' questa la dinamica? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Perché c'era questo scontro tra voi e Cutolo? Aspetti, magari ci arriviamo tra un attimo. Lei si è mai occupato di un consorzio PRO.CAL per il mercato del calcestruzzo? PASQUALE GALASSO. No, ma lo conosco. PRESIDENTE. Di cosa si tratta? PASQUALE GALASSO. E' un consorzio di calcestruzzi, dove vi è l'intreccio, come al solito, tra politici, camorra e imprenditori. PRESIDENTE. Può spiegarlo bene? PASQUALE GALASSO. Sì; per quanto mi risulta, il consorzio PRO.CAL è stato Pagina 2230 costituito con appoggi politici. Il consorzio sborsa la tangente prima ai politici e poi... PRESIDENTE. Andiamo con ordine: in che epoca siamo all'incirca? PASQUALE GALASSO. Se non erro, nel 1988-1989. PRESIDENTE. Per quale ragione si costituisce questo consorzio? PASQUALE GALASSO. Si costituisce perché c'è un marasma totale nel settore del calcestruzzo, per quanto riguarda i prezzi, le modalità e tante altre cose, ed anche perché i calcestruzzi erano sotto il tiro della Guardia di finanza, dei carabinieri e dei giudici inquirenti. Il consorzio, quindi, doveva mostrare quella facciata apparentemente legale, superiore a ogni intrigo, intreccio, interesse, collusione fra camorra e imprenditori; si pensò bene, quindi, di fare questo consorzio PRO.CAL. Così come doveva nascere anche un altro consorzio: inizialmente il PRO.CAL doveva essere unico per Salerno e Napoli ma successivamente si doveva dividere. Oltre al consorzio di Napoli, doveva nascere un consorzio a Salerno. PRESIDENTE. E nasce poi il consorzio a Salerno? PASQUALE GALASSO. No, non nasce. PRESIDENTE. Lei ha fatto riferimento ad una situazione di confusione nel mercato del calcestruzzo: l'onorevole Ricciuti chiede se l'importazione di cemento era clandestina o legale. PASQUALE GALASSO. Era apparentemente legale, ma vi erano dietro interessi camorristici. Mi spiego meglio: per quanto mi risulta, vi erano dei greci collusi con la camorra e con qualche politico che portavano le forniture di cemento a Napoli. PRESIDENTE. Erano forniture clandestine? PASQUALE GALASSO. No, apparentemente erano legali; venivano sdoganate, credo, nei porti di Napoli e di Salerno. PRESIDENTE. Era solo il disordine che vi indusse a creare questo consorzio, o vi furono occasioni particolari? PASQUALE GALASSO. No, principalmente il disordine ed anche perché si vedeva che le forze dell'ordine stavano addosso ai vari piccoli calcestruzzai. PRESIDENTE. Che erano già legati alla camorra? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Lei ha parlato di protezioni politiche dietro al consorzio: quali sono? PASQUALE GALASSO. Io di questo consorzio non mi sono occupato, ma per quanto mi risulta sono quasi sempre gli stessi. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. Maggiormente la corrente dorotea, facente capo a Gava. PRESIDENTE. Cosa aveva fatto in relazione a questo consorzio? PASQUALE GALASSO. Dietro al consorzio era principalmente l'onorevole Boffa, uno dei principali politici che dava protezione ed assistenza politica. PRESIDENTE. Spieghi bene cosa faceva Boffa. PASQUALE GALASSO. Le ripeto che non ho vissuto in prima persona le vicende del consorzio PRO.CAL ma, per quanto mi risulta dalla mia organizzazione, da Carmine Alfieri, da Mimmo e Luigi Romano, imprenditori nostri associati, Pagina 2231 era per volontà di questi politici che nasceva il consorzio PRO.CAL. PRESIDENTE. Che utilità avevano questi politici? PASQUALE GALASSO. Avevano i loro interessi, sia di voto, sia di arricchimento personale e talvolta di partito, come eventualmente potrebbero far passare questi finanziamenti. Una volta superata questa prima fase con i politici, il consorzio PRO.CAL contattava quasi tutti i gruppi camorristici, concedendo 2 mila lire al metro cubo sulle forniture. Nacque una guerra, principalmente fra il consorzio ed il gruppo camorristico napoletano di Contini, Licciardi, Mallardo, in quanto pretendevano 5 mila lire al metro cubo, invece di 2 mila lire. Questo fatto fece pure incrinare un po' i rapporti fra il nostro gruppo, capeggiato da Carmine Alfieri, e lo stesso clan Contini, Licciardi, Mallardo... PRESIDENTE. Che erano quelli che stavano a Napoli. PASQUALE GALASSO. Sì, tant'è vero che inizialmente tutta la cifra della tangente del consorzio PRO.CAL veniva portata nelle mani di un imprenditore nostro associato... PRESIDENTE. Chi era? PASQUALE GALASSO. Luigi Romano; poi Alfieri pensava a dividerla fra i gruppi camorristici a noi associati. Da quel momento, si sciolse questa intesa: quindi il gruppo Licciardi, Contini, Mallardo proseguì per la sua strada nei riguardi del consorzio PRO.CAL ed invece al gruppo Alfieri stavano bene le solite 2 mila lire al metro cubo. PRESIDENTE. Lei ha detto: superata la prima fase, come se dapprima si fossero acquietati i politici e poi si fosse passati a pagare la camorra. PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Come si acquietavano i politici? PASQUALE GALASSO. Diciamo con l'intesa: una volta soddisfatti i propri interessi.... PRESIDENTE. Come si soddisfacevano questi interessi? PASQUALE GALASSO. Io credo con una tangente prefissata, ma non vi so dire i particolari. PRESIDENTE. Quali vantaggi vi offrivano i politici in cambio del pagamento da parte vostra di una tangente? PASQUALE GALASSO. Essenzialmente un vantaggio in termini di voti. PRESIDENTE. Questo era per i politici, ma a voi cosa davano? PASQUALE GALASSO. Vi era, diciamo, l'intreccio, la commistione, la simbiosi, l'accordo di tranquillità tra noi e i politici. PRESIDENTE. Nel PRO.CAL, per quanto lei sa - visto che dice di non essersi direttamente interessato - i politici che funzione avevano? Che ruolo svolgevano? Perché voi dovevate dare loro una tangente e fare avere i voti? In cambio cosa vi davano? PASQUALE GALASSO. La protezione, almeno quella politica, la solidarietà per ogni problema, per quanto riguarda sia noi gruppo camorristico, sia gli imprenditori facenti capo al PRO.CAL. PRESIDENTE. Cosa vuol dire protezione politica agli imprenditori? PASQUALE GALASSO. Loro sovrintendevano un po' a tutto: se domani mattina il PRO.CAL o il singolo imprenditore ha un problema, si rivolge al politico che sta dietro al PRO.CAL e che cerca di risolvere il problema. Pagina 2232 PRESIDENTE. Quale può essere il problema? PASQUALE GALASSO. Un favore qualsiasi: per esempio, non so, un certificato antimafia per un imprenditore facente capo al PRO.CAL, oppure ben altro favore. Quindi, un rapporto, un'intesa, una copertura politica. PRESIDENTE. Quindi, se comprendo bene, non vi era un aspetto specifico? PASQUALE GALASSO. Essenzialmente, se manca la protezione politica, il consorzio PRO.CAL non nasce, come non è nato, almeno per quanto mi risulta, un analogo consorzio nel salernitano, dove è mancata la volontà specifica di qualche politico a livello nazionale. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vorrei sapere da chi abbia ricevuto queste notizie su PRO.CAL. PRESIDENTE. La invito a rispondere a questa domanda. PASQUALE GALASSO. Dalla mia associazione sempre facente capo a Carmine Alfieri e di cui io ero un capo storico perché, insieme ad Alfieri, appartenevo al direttivo. Nel 1988 sono stato socio di Terracciano Francesco della Calcestruzzi vesuviana, quindi interessato a questa società insieme ad altri imprenditori calcestruzzai. PRESIDENTE. La Calcestruzzi vesuviana faceva parte del consorzio? PASQUALE GALASSO. Sì, ultimamente è entrata anch'essa mentre io sono uscito dalla società. Erano due calcestruzzi, quindi tutto quello che mi risulta è direttamente in virtù del mio interessamento in qualità di socio della Calcestruzzi vesuviana e in qualità di amico di altri grossi calcestruzzai della zona di Napoli. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vorrei sapere se Boffa è un politico locale e perché il consorzio non sia nato nella provincia di Salerno. Forse perché è mancato il riferimento a politici nazionali? PASQUALE GALASSO. Vorrei fare a meno di rispondere a questa domanda perché sono in corso indagini coperte dal segreto istruttorio. Preferirei non rispondere. PRESIDENTE. Poiché lei ha parlato di un signor Boffa come di colui che teneva le fila, l'onorevole Mastella le chiedeva chi fosse dietro questo consorzio. PASQUALE GALASSO. Boffa è uno dei politici che ha organizzato il PRO.CAL, ha dato la copertura, l'assistenza politica, almeno iniziale, per la nascita di questo consorzio. PRESIDENTE. Lei poi ha aggiunto che a Salerno quest'associazione non è nata perché nessun politico nazionale ha dato la copertura, se non ho capito male. PASQUALE GALASSO. Non è che non abbia dato la copertura, non si è arrivati a certi accordi o a certe volontà politiche, particolarmente di un grosso politico a livello nazionale del salernitano. PRESIDENTE. Chi era? PASQUALE GALASSO. Preferirei non rispondere, se possibile, perché vi è il segreto istruttorio. PRESIDENTE. Questa Commissione ha interesse a capire bene quali siano le caratteristiche delle organizzazioni camorristiche. Abbiamo studiato in modo abbastanza approfondito quelle di Cosa nostra, della mafia siciliana, organizzazioni che conosciamo meglio rispetto alla camorra; ora invece abbiamo bisogno di capire bene come siano organizzati i gruppi camorristici. C'è un comando unico per tutte le organizzazioni della Pagina 2233 camorra o ciascuna si muove per conto proprio? Ovvero dipende da momento a momento? PASQUALE GALASSO. Dopo la scomparsa di Bardellino Antonio... PRESIDENTE. Può dire quando? PASQUALE GALASSO. Maggio-giugno 1988. Dopo la scomparsa di quest'ultimo c'era l'intenzione di creare una cupola camorristica di tutti i clan vincenti, quelli più feroci della Campania, fra questi il nostro gruppo, quello di Licciardi, Mallardo, Contini e il clan cosiddetto dei Casalesi, quello che prima faceva capo a Bardellino. A questa intesa però non si è arrivati, anche per le tensioni che creavano altri gruppi che sentivano di rimanere esclusi. Ogni gruppo camorristico campano, a differenza di altri gruppi delinquenziali, è autonomo. PRESIDENTE. Quindi l'unico tentativo è stato quello ma non si è riusciti. PASQUALE GALASSO. Non è riuscito, se pure c'era una forte intesa tra noi, il gruppo Licciardi, Mallardo, Contini, che sono maggiormente presenti a Napoli città e nella provincia (Marano, Giuliano). PRESIDENTE. Perché la scomparsa di Bardellino vi indusse acercare questa strada? PASQUALE GALASSO. Perché secondo me Bardellino era un punto di riferimento per tutti i clan camorristici campani, eventualmente pure per quelli che non lo sopportavano; riusciva a mantenere con il suo carisma un certo equilibrio campano. Morto Bardellino... PRESIDENTE. Morto o scomparso? PASQUALE GALASSO. A me risulta che sia scomparso, ma è morto. Morto Bardellino, vi sono state diverse altre guerre di clan con centinaia di morti. Si stava eccedendo e quindi si è ritenuto opportuno creare una coalizione dei gruppi più feroci, quelli che erano più presenti sul territorio affinché tutte queste piccole faide, piccole guerre finissero, per arrivare ad una tranquillità, a quello che fa comodo ai gruppi camorristici di un certo rilievo e ai loro intrecci e raccordi con altri ambienti politici istituzionali. La tranquillità è una cosa importante, signor presidente; se manca è tutto difficile, almeno per il gruppo camorristico, per il camorrista e anche per tutto l'intero ambiente di zona. PRESIDENTE. Cosa vuol dire la tranquillità? PASQUALE GALASSO. Quando c'è la serenità. PRESIDENTE. Quando non ci sono guerre? PASQUALE GALASSO. Quando non c'è guerra, quando non c'è niente si può lavorare tranquillamente, certi rapporti si possono curare meglio e si possono fare tutti i vari traffici serenamente, le forze dell'ordine non premono, non c'è esigenza, non ci sono preoccupazioni diverse. PRESIDENTE. Com'è composto un gruppo camorristico? C'è un vertice, un gruppo che consiglia il vertice? Come si crea il vertice? Com'è organizzato? PASQUALE GALASSO. In ogni gruppo camorristico c'è un capo, attorno al quale ci sono le sue persone più di fiducia, quelle che si distinguono nei momenti di tempesta, di guerra, vuoi per la loro ferocia vuoi per il loro saper fare, per la loro managerialità, per il loro dialogo oltre che con il settore delinquenziale anche con i vari altri strati sociali. Queste figure emergono, attorniano il capo, si crea un direttivo con il capo. In questo direttivo si decide tutto: i rapporti con questa o quell'altra persona... Pagina 2234 PRESIDENTE. Ci sono gruppi di fuoco, come esistono in analoghe organizzazioni, cioè persone che fanno soltanto azioni di violenza? PASQUALE GALASSO. Sì. Nel nostro gruppo all'inizio eravamo in pochissimi; dico inizialmente perché mi riferisco al periodo della guerra contro Cutolo che io e pochi altri miei amici mi sono sposato (volgarmente parlando). A questo punto, signor presidente, devo confessare una cosa: dopo la morte di mio fratello Nino cercavo la morte per liberarmi di ogni cosa; volevo morire, ma prima di morire volevo ammazzare chi aveva ammazzato mio fratello. Come me c'era qualche altro amico mio. PRESIDENTE. Lei quindi faceva parte di questo gruppo particolarmente violento? PASQUALE GALASSO. Sì, fino agli ultimi anni; invece altri gruppi camorristici hanno gruppi di fuoco, talvolta si servono di persone estranee, tossicodipendenti; diciamo che si va nella volgarità più assoluta, a seconda degli elementi che servono. Per esempio, mi risulta che per compiere omicidi altri gruppi camorristici si siano serviti di poveretti, di tossicodipendenti, che sono poi stati a loro volta uccisi. PRESIDENTE. Quali gruppi, per esempio? PASQUALE GALASSO. Ma... Gionta, lo stesso Nuvoletta. Un po' tutti. Principalmente Licciardi... PRESIDENTE. Voi no, voi facevate direttamente... PASQUALE GALASSO. No, noi no. I fatti, se non venivano fuori con la mia collaborazione, può darsi che morissero eternamente. PRESIDENTE. Quindi, il capo del gruppo camorristico non è scelto da un gruppo di persone. In Cosa nostra avviene che... PASQUALE GALASSO. Nella mia organizzazione, il capo, Carmine Alfieri, viene fuori dalla nomea degli Alfieri, dalla loro grossa fama di malavitosi da sempre: la famiglia degli Alfieri è presente nella nostra zona dal dopoguerra. Quindi, io ed i nostri amici, abbiamo sempre riversato aspetto ed ossequio verso questa persona appartenente ad una nota famiglia camorristica. Diciamo pure che nel frattempo Alfieri ha speculato sul nostro coraggio e sulle nostre figure. PRESIDENTE. C'è una divisione del territorio per competenza dei singoli gruppi camorristici? PASQUALE GALASSO. Sì, tutto il territorio campano. E' un po' - se posso permettermi - come fanno i politici: ci sono le varie correnti (questa è una cosa chiara, non sto dicendo menzogne)... Signor presidente, io vorrei essere il più chiaro possibile, perché voglio chiedere solo una cosa, principalmente a voi ed allo Stato italiano: di darmi la possibilità di rinascere, di riabilitarmi e di dimostrare allo Stato la mia valenza sociale. PRESIDENTE. La Commissione è qui che l'ascolta. PASQUALE GALASSO. Voglio parlare con la massima chiarezza, senza sotterfugi o ipocrisie. Negli ultimi tempi, la camorra campana aveva suddiviso tutto il territorio della regione, un po' come fanno i politici, i quali sono presenti in tutte le zone: in una determinata zona, contestualmente alla presenza politica vi è quella del capocamorra o del referente camorrista. La Campania è suddivisa fra tanti gruppi malavitosi. Pagina 2235 PRESIDENTE. E quali sono i gruppi per territorio? PASQUALE GALASSO. Nel casertano prevalentemente opera il clan dei casalesi, oggi con a capo Schiavone, Bisognetti e qualcun altro. PRESIDENTE. Questo a Caserta. Poi? PASQUALE GALASSO. Sì, a Caserta il cosiddetto clan dei casalesi. A Napoli città (parlo delle figure prevalentemente presenti), Licciardi, Mallardo e Contini, fino ad arrivare nel giulianese, con un'intesa, equivoca ed ambigua tra di loro, con il clan Nuvoletta (Lorenzo Nuvoletta) e, contestualmente, tramite Giuseppe Mallardo, con il clan dei casalesi. Poi, ad Afragola, Casoria, Caivano, Frattamaggiore e Frattaminore il clan Moccia, miei amici. A Nola e ad Acerra vi sono altri gruppi che fanno capo a Mario Fabbrocino, ma è inutile specificare i nomi, perché si tratta di piccole famiglie malavitose (comunque, principalmente c'è l'antica famiglia dei Nuzzo). Nel nolano e nel vesuviano ci siamo noi, arriviamo nel salernitano, fino a giungere in Calabria. Ad Avellino c'è un altro gruppo facente capo a noi, quello di Sepe Marzio. Contestualmente, vi sono altri due gruppi, che sono in guerra oggi e da diversi anni, quello dei Graziano e quello dei Gava. Ciò vuol dire, per esempio, che una ditta che va a lavorare ad Avellino, se non intreccia rapporti con questi clan non può lavorare, anche se ha la protezione politica. PRESIDENTE. Quest'ultima non basta? PASQUALE GALASSO. Non basta. PRESIDENTE. Lei ha detto che la vostra influenza si estende fino in Calabria. Può spiegarci che intende dire? PASQUALE GALASSO. Tutto il salernitano è coperto dai nostri clan che, principalmente, fanno capo al clan Maiale ed al clan Pecoraro, i quali sono legati ad Alfieri. PRESIDENTE. Ed ora che Alfieri è arrestato, chi è il capo di questo clan? PASQUALE GALASSO. C'è un gruppo che oggi fa capo a Sepe Marzio. PRESIDENTE. Quindi, è lui che ha preso il posto... PASQUALE GALASSO. Sepe Marzio, Autorino, i fratelli Russo, D'Avino e qualche altra persona. PRESIDENTE. Quando un capo come Alfieri è arrestato, continua a comandare e a dirigere o no? PASQUALE GALASSO. Sì, continua a comandare. PRESIDENTE. Quindi, Sepe sarebbe una specie di rappresentante... PASQUALE GALASSO. Certamente, Sepe con il direttivo. PRESIDENTE. Ma il direttivo è una cosa formalizzata oppure nasce di fatto? Non so se ho formulato chiaramente la domanda. PASQUALE GALASSO. No, nasce appositamente, sono scelte persone... PRESIDENTE. Li sceglie il capo? PASQUALE GALASSO. Sì, il capo. Sono persone che già nel campo di guerra, durante le tempeste hanno dimostrato di saperci fare, vuoi per la ferocia, vuoi per altri requisiti. PRESIDENTE. Quindi, c'è il capo che chiama attorno a sé quelli più capaci. Ma questo gruppo di persone più vicino al capo è una struttura in qualche modo formale o è di fatto? E' chiara la domanda? Pagina 2236 PASQUALE GALASSO. No, è di fatto. Mi spiego: se altri accoliti o associati lo sanno? Sì, lo sanno, sono a conoscenza, sanno la valenza criminale di tutto il direttivo. PRESIDENTE. Quando si decide un omicidio, chi lo decide? PASQUALE GALASSO. Il capo con il direttivo. Ci sono persone che sono già state designate a morire: si aspetta il momento propizio, nel senso che queste persone potrebbero essere in carcere, non presenti in zona o non ben esposte; quando i fatti sono propizi, il capo e il direttivo decide come fare; si organizzano e scelgono anche i killer. PRESIDENTE. Come si è andato organizzando attorno ad Alfieri il gruppo dirigente? PASQUALE GALASSO. Inizialmente eravamo Alfieri, io, Enzo Moccia... PRESIDENTE. Veniva chiamato Enzo ma il nome di battesimo è Angelo? E' così? PASQUALE GALASSO. E' di famiglia che viene chiamato così. C'era Giuseppe Olivieri, dell'agro nocerino- sarnese, del salernitano; poi, dopo sono venuti Giuseppe Ruocco, Ferdinando Cesarana (Sepe Marzio già esisteva prima, insieme a me e a Enzo Moccia, ma si trovava in carcere) e Giuseppe Autorino. Questo era il nostro gruppo direttivo. Poi, dopo, negli anni 1985-1986, si aggiungono a noi altri elementi mafiosi provenienti dal gruppo Zaza. PRESIDENTE. Quanti erano, sostanzialmente, tutti quelli che giravano attorno ad Alfieri? PASQUALE GALASSO. Qualche centinaio di persone. PRESIDENTE. Ma quelli che facevano parte del direttivo erano anche killer? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quindi, facevano una cosa e l'altra, non c'era una distinzione... PASQUALE GALASSO. No, al di fuori di Alfieri, eravamo tutti killer. PRESIDENTE. Che rapporti ci sono stati e ci sono con Cosa nostra? PASQUALE GALASSO. Già dagli anni settanta, come le dicevo prima, Cosa nostra era presente principalmente a Napoli e in tutta la Campania con la famiglia Nuvoletta, che faceva capo a Liggio e poi dopo a Riina, Provenzano e Bagarella, con Zaza, che faceva capo ai Greco, poi con le famiglie Sciorio e Maisto. PRESIDENTE. Che erano con Nuvoletta, Sciorio e Maisto? PASQUALE GALASSO. I Maisto imparentati con i Nuvoletta. Sarebbe Enrico Maisto, che si è sposato la figlia di Antonio Orlando, zio di Lorenzo Nuvoletta. Queste erano le quattro famiglie mafiose che speculavano e sfruttavano... speculavano, con la forza dei mafiosi dietro le spalle, un po' tutta la criminalità campana. Cioè, voglio dire, Nuvoletta sfruttava questa forza... PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione che vuol dire che sfruttava questa forza del gruppo dei corleonesi? PASQUALE GALASSO. All'epoca i corleonesi - diciamo la mafia, Cosa nostra - era un gruppo affermato, faceva paura. Quindi, quando si sapeva che Nuvoletta o Zaza erano mafiosi, erano collegati a Cosa nostra, nessuno si permetteva di dargli fastidio e di aggredirli, finché non venne fuori Cutolo. Pagina 2237 PRESIDENTE. Spieghi bene questa cosa. PASQUALE GALASSO. Nel 1978-1979 evade Cutolo e comincia acreare un marasma a Napoli, incomincia ad imporre finanche a queste famiglie legate ai mafiosi le tangenti sui loro traffici illeciti. PRESIDENTE. Cioè lui chiedeva un tot a cassa di sigarette, mi pare? PASQUALE GALASSO. Non solo sulle casse di sigarette ma anche altri interessi. Cutolo mirava un po' a tutto. Quindi, in tutto questo contesto, si arriva che... dopo le rimostranze un po' di tutti i gruppi si arriva a quell'epoca che dicevo prima, nel 1980-1981, nella quale ci sono state numerose riunioni presso l'abitazione di Lorenzo Nuvoletta, dei Nuvoletta, in Marano, dove si discuteva, appunto, tra tutti questi gruppi criminali campani di dire a Cutolo, di imporre a Cutolo la tranquillità, di lasciarli perdere. I Nuvoletta si impegnarono loro a fare da mediatori ancora una volta per restare sulla scena criminale campana, per acquisire ancora importanza sulla scena criminale. Quindi, si arriva prima ad un'intesa di tregua, poi di pace, che Cutolo non mantiene. Prima ancora, a fine 1980, con l'omicidio di Francesco Fabbrocino, fratello di Mario Fabbrocino, e poi dopo... PRESIDENTE. Commesso dai cutoliani? PASQUALE GALASSO. Da Cutolo, come pure il ferimento, sempre in quell'epoca, dopo l'omicidio di Francesco Fabbrocino, di Mario Fabbrocino. PRESIDENTE. Se non ho capito male, c'erano queste quattro famiglie, Nuvoletta, Sciorio, Maisto, Orlando, che facevano riferimento al gruppo dei corleonesi? PASQUALE GALASSO. Sì. Dalla fine degli anni sessanta fino all'epoca di Cutolo hanno un po' sfruttato questa loro affiliazione con i mafiosi. PRESIDENTE. Cutolo, invece, cercava di avere lui il comando su tutta la Campania, su tutti gli affari? PASQUALE GALASSO. No, Cutolo voleva spazio ma sempre, poi l'ho capito, con l'appoggio sottobanco dei mafiosi. PRESIDENTE. Anche Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E di quali mafiosi? PASQUALE GALASSO. Credo principalmente i corleonesi, facendo capo a Liggio, lui Cutolo credo che nel carcere che era ben presente... PRESIDENTE. I corleonesi quindi appoggiavano tanto Nuvoletta quanto Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì, come pure Cutolo... Si arriva ad un certo punto che i referenti politici di Nuvoletta sono pure di Cutolo, come poi i referenti politici di Cutolo diventano di Alfieri, subito dopo. Signor presidente, ci sono politici e malavitosi, come Nuvoletta, che pur di rimanere sulla scena cambiano amico da un momento all'altro, da un'epoca all'altra. PRESIDENTE. Ora arriveremo a questo. La cosa che non ho molto chiara è che queste quattro famiglie si appoggiano ai corleonesi ed essendo appoggiate dai corleonesi... PASQUALE GALASSO. Mah, corleonesi diciamo a Cosa nostra, Greco, Bontate... PRESIDENTE. Anche a Bontate, a tutti, insomma?. PASQUALE GALASSO. Sì, a Cosa nostra. Pagina 2238 PRESIDENTE. Poi Cosa nostra ad un certo punto appoggerebbe non solo questi quattro ma anche Cutolo? PASQUALE GALASSO. Lo dimostra il fatto che ho avuto contezza, durante le riunioni fatte da tutti i gruppi criminali campani presso l'abitazione dei Nuvoletta in Marano... PRESIDENTE. Quella del 1981? PASQUALE GALASSO. Sì, del 1981, dove Nuvoletta prese una posizione che non era netta come quella del suo braccio armato, di Bardellino, che rimproverava a Cutolo, a Pasquale Cutolo, a Casillo, che non dovevano fare abusi, che dovevano lasciare in pace gli altri gruppi malavitosi. Ma glielo diceva con schiettezza, con franchezza. Invece Nuvoletta, quello che hanno fatto sempre, con la loro ambiguità, facevano il doppio gioco. Alla fine, si capì e questo si è capito con l'omicidio di Salvatore Alfieri e con quello di mio fratello, dove i Nuvoletta si staccarono definitivamente da Alfieri e, diciamo, da me. Normalmente si danno le condoglianze quando muore un familiare, invece Nuvoletta non venne né da Alfieri né da me, da nessuno, non ci mandò condoglianze. PRESIDENTE. Era un segnale? PASQUALE GALASSO. Benissimo. Dimostrò che lui condivideva, stava più con Cutolo che con noi, perché in quel momento Nuvoletta ci vedeva perdenti. E' un po' la mentalità dei politici, di alcuni politici campani: se vedono uno perdente lo scaricano e vanno a creare l'amicizia con il camorrista vincente della zona, rapporti pure normali, formali, ma comunque un rapporto tra un camorrista ed un politico. Questa è la figura di Nuvoletta, perché i Nuvoletta nascono ambigui. Forse non so se contattando qualche politico hanno preso questa mentalità oppure ce l'hanno in loro stessi. PRESIDENTE. Nuvoletta quindi faceva capo a queste persone, che lei ha detto, di Cosa nostra. Bardellino, che lei dice uomo più rigoroso, più rigido, nel confronto con Cutolo? PASQUALE GALASSO. Bardellino era un malavitoso che apprezzavo molto perché era franco, non amava sotterfugi, ambiguità. PRESIDENTE. Faceva riferimento anche lui a gruppi mafiosi? PASQUALE GALASSO. Bardellino negli anni settanta era il braccio armato di Nuvoletta. I Nuvoletta hanno sfruttato molto la ferocia di Bardellino, grosso killer, e quindi sono andati avanti per dieci anni. PRESIDENTE. Bardellino faceva riferimento agli stessi mafiosi cui faceva riferimento Nuvoletta? PASQUALE GALASSO. Sì, so principalmente a Cosa nostra. Bardellino conosceva, so per bocca sua, Buscetta e tutti gli altri di Cosa nostra. PRESIDENTE. Conosceva anche Bontate? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E gli altri? PASQUALE GALASSO. Diciamo che Bontate aveva uno stretto legame pure con Peppino Sciorio, della famiglia Sciorio. PRESIDENTE. Una delle quattro famiglie di cui parlava prima. I rapporti con la 'ndrangheta? PASQUALE GALASSO. Sono rapporti episodici, di tanto in tanto. Ci sono rapporti. PRESIDENTE. Legati a traffici specifici? Pagina 2239 PASQUALE GALASSO. No, diciamo all'amicizia, allo scambio di favori e al traffico di armi, principalmente. PRESIDENTE. Può spiegare? PASQUALE GALASSO. Almeno nel nostro gruppo tenevamo rapporti con un certo Muto. PRESIDENTE. Il quale? PASQUALE GALASSO. Con il quale avevamo rapporti di amicizia, io non lo conosco ma aveva rapporti di amicizia con Alfieri e con altri nostri associati, quali Maiale, della zona salernitana, Mario Pepe... PRESIDENTE. Anche Mario Pepe era di Salerno? PASQUALE GALASSO. Sì, dell'agro nocerino-sarnese ma è uno che viene dopo che si è formata la nostra organizzazione. PRESIDENTE. Può spiegare questa questione del traffico delle armi come affare attorno al quale c'è un rapporto con questo gruppo di 'ndrangheta? PASQUALE GALASSO. Almeno con questo Muto c'era un rapporto di amicizia, di reciproci favori. Muto è un altro che si interessa di appalti, almeno in quella zona iniziale, scendendo giù, della Calabria. Quindi, per questi rapporti di appalti, con un altro imprenditore nostro associato lui si conosceva... PRESIDENTE. Chi è questo imprenditore? PASQUALE GALASSO. Luigi Romano. PRESIDENTE. Sempre quello che ha detto prima? PASQUALE GALASSO. Sì. Aveva intessuto rapporti inerenti agli appalti pubblici e quindi si crea questo rafforzamento di amicizia tra Muto e la nostra organizzazione. Ma diciamo che è un rapporto che poi mantengono nostri associati, quale Visciano Angelo, Maiale, Pecoraro. PRESIDENTE. Lei conosce il Maisto di Praia a mare? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Mi pare, quindi, che mentre il rapporto con Cosa nostra è più fisso quello con la 'ndrangheta è diverso. PASQUALE GALASSO. Sì, si andava a creare un rapporto sporadico, non con una certa intesa, una certa frequentazione: era un rapporto più lieve. PRESIDENTE. Può indicare alcuni affari fatti insieme con la 'ndrangheta? PASQUALE GALASSO. C'era il traffico di armi: talvolta ci fornivano le armi. PAOLO CABRAS. Vi rifornivate di armi dalla 'ndrangheta? PASQUALE GALASSO. Sì; fornivano armi a questi gruppi camorristici e a noi associati. PRESIDENTE. Dove prendeva le armi la 'ndrangheta? PASQUALE GALASSO. Non so. PRESIDENTE. Che tipo di armi erano? PASQUALE GALASSO. Un po' di tutto. PRESIDENTE. Anche esplosivo? PASQUALE GALASSO. Sì, pure esplosivo. PRESIDENTE. Armi corte e lunghe? PASQUALE GALASSO. Sì. Pagina 2240 PRESIDENTE. Vi erano rapporti anche con esponenti della Sacra corona unita? PASQUALE GALASSO. Per la Sacra corona unita, fino a quando Cutolo non evade dal carcere, in Puglia di delinquenza organizzata non ce n'è; Cutolo è quello che da latitante si porta in Puglia e comincia a creare i primi associati malavitosi pugliesi alla NCO. Dopo Cutolo si va a creare questa associazione di gruppi delinquenziali pugliesi e ci sono rapporti fra questa associazione e le nostre associazioni campane. PRESIDENTE. Può farci un po' di nomi? PASQUALE GALASSO. Sì; dall'inizio degli anni ottanta fino agli ultimi tempi c'è un rapporto di traffico e contrabbando di sigarette e droga fra Gionta, i gruppi camorristici e i gruppi delinquenziali pugliesi. C'è il rapporto di un nostro gruppo camorristico, quello che fa capo a Visciano, a Di Martino e a Falanga Felice, sempre per traffici di contrabbando. C'è un rapporto di D'Alessandro Michele, del gruppo D'Alessandro di Castellammare, con altri associati pugliesi. PRESIDENTE. Con quali? PASQUALE GALASSO. Non so i nomi, ma so che D'Alessandro è ben presente in Puglia, dove hanno diverse abitazioni. PRESIDENTE. In quale area della Puglia: nel Salento o nel foggiano? PASQUALE GALASSO. Credo sia nel foggiano sia nel Salento. PRESIDENTE. Lei non parla mai, per quanto riguarda gli affari, di traffico di stupefacenti: come mai, neanche le altre famiglie lo facevano? PASQUALE GALASSO. Penso che, o meglio certamente, quasi tutti i gruppi camorristici campani si occupano di stupefacenti, ma diciamo che lo fanno di più quei gruppi camorristici che non sono presenti negli affari degli appalti pubblici. PRESIDENTE. Quindi, quelli che non si occupano di appalti si occupano di stupefacenti? PASQUALE GALASSO. Sì, invece principalmente il gruppo Contini, Mallardo, Licciardi si è interessato ultimamente, dopo la morte di Bardellino, degli appalti pubblici ma contestualmente ha sempre fatto traffico di stupefacenti. A noi ci risulta perché da un decennio abbiamo rapporti con Licciardi. PRESIDENTE. Per stupefacenti intende eroina o cocaina? PASQUALE GALASSO. Tutt'e due, ma pure le droghe leggere. PRESIDENTE. Come avviene questo traffico: loro curano l'importazione di grosse quantità oppure lo smercio sul territorio? PASQUALE GALASSO. Diciamo tutt'e due le cose: curano l'importazione e pure lo smercio al minuto. PRESIDENTE. Sa come e da dove si riforniscono? PASQUALE GALASSO. No, le fonti non le conosco, ma diciamo con i loro referenti esteri, elementi camorristici che si sono trasferiti all'estero e si sono messi in contatto con altri elementi malavitosi esteri, creando questo traffico. PRESIDENTE. Lei dice che il gruppo Alfieri si occupa di appalti a partire dal 1980, in sostanza dalla ricostruzione dopo il terremoto; è così? PASQUALE GALASSO. Diciamo che il gruppo Alfieri cresce nel tempo dopo Pagina 2241 l'omicidio Casillo ed è presente fino ad arrivare totalmente a tutti gli appalti pubblici. PRESIDENTE. Prima di occuparsi degli appalti, di che cosa si occupava? PASQUALE GALASSO. Di altri traffici illeciti, come principalmente l'usura. PRESIDENTE. Faceva estorsioni? PASQUALE GALASSO. Estorsioni di meno, ma diciamo rapine etraffici di importazione. PRESIDENTE. Importazione di che cosa? PASQUALE GALASSO. Principalmente carni. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. Importavano carne dall'estero e la vendevano nelle zone vesuviana e nolana. PRESIDENTE. E questo non era lecito? PASQUALE GALASSO. Era apparentemente legale ma si trattava di un reinvestimento dei profitti illeciti. PRESIDENTE. Si occupava anche di contrabbando di sigarette e di tabacchi? PASQUALE GALASSO. Forse negli anni settanta. PRESIDENTE. Cosa nostra e quelli della mafia sono mai intervenuti per favorire la cessazione della guerra fra diverse organizzazioni della camorra? Sono mai intervenuti per cercare di mettere un po' di ordine in Campania? PASQUALE GALASSO. Cosa nostra? L'intervento principale è durante le tensioni fra Cutolo e tutti i gruppi camorristici campani. PRESIDENTE. Interviene Cosa nostra? PASQUALE GALASSO. Interviene Cosa nostra dietro Nuvoletta e, diciamo, i loro rappresentanti mafiosi ma, ad un certo momento, a Cosa nostra interessava - credo certamente pure Cutolo, che nel 1981, specialmente dopo la vicenda Cirillo, nelle carceri era presente in un modo strepitoso e alto. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione qualcosa sulla riunione a Vallesana nel 1982? PASQUALE GALASSO. Sì; allora evade Cutolo dal manicomio di Aversa... PRESIDENTE. In che epoca siamo? PASQUALE GALASSO. Nel 1978-79. Comincia quindi a creare tensioni un po' a tutti i gruppi camorristici campani e c'è una rivolta generale. Di queste lamentele si fanno carico i Nuvoletta, con a capo Lorenzo Nuvoletta, che riferisce tutto ai suoi capi mafiosi: ricordo che nel 1981 si facevano queste riunioni a Vallesana dove, per esplicita richiesta di Lorenzo Nuvoletta e Bardellino, io e Alfieri eravamo presenti (e talvolta qualche altro nostro associato). Su queste lamentele e su questa situazione i Nuvoletta volevano speculare ancora una volta e far capire a tutti i gruppi malavitosi campani che loro, comunque, erano i più forti, quelli che incidevano sulla pace, sulla tregua, sull'equilibrio criminale campano. Sono stato presente a diverse riunioni; ricordo che ad alcune di queste eravamo circa un centinaio, i rappresentanti di tutte le famiglie campane. PRESIDENTE. Un centinaio di persone? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E nessuno si era accorto che eravate là? Pagina 2242 PASQUALE GALASSO. No; in quel momento venni a sapere da Alfieri e Alfieri dallo stesso Nuvoletta che non c'erano problemi, neanche per quanto riguardava le forze dell'ordine che lui riusciva a controllare, riusciva a darci tranquillità. La nostra perplessità derivava dal pericolo che durante le nostre riunioni potessero intervenire i carabinieri facendo accadere un marasma. Nuvoletta invece ci ha sempre tranquillizzati e talvolta io e Alfieri abbiamo visto, scendendo da Vallesana, la masseria dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena fuori dell'abitazione di Nuvoletta. Quella per noi era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto. Ricordo che all'epoca Nuvoletta era in stretto rapporto con un politico nazionale di grosso rilievo. PRESIDENTE. Chi era? PASQUALE GALASSO. Gava. Questo perché se ne parlava durante le riunioni; talvolta io, Alfieri e qualche altro componente della sua organizzazione abbiamo pranzato con Lorenzo Nuvoletta su esplicita sua richiesta. Quindi se ne parlava perché vedevamo un'ostentata tranquillità a casa di Lorenzo Nuvoletta mentre a quell'epoca anche l'abitazione dell'ultimo malavitoso era soggetta a perquisizione. PRESIDENTE. Nuvoletta non subiva perquisizioni? PASQUALE GALASSO. No, almeno per quanto mi consta; quegli appuntamenti, quelle riunioni così sfacciate... PRESIDENTE. Con quale mezzo vi andavate? Con le vostre auto? PASQUALE GALASSO. Sì, con le nostre auto. PRESIDENTE. Si trattava, dunque, di 70-80 automobili! PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Dove le mettevate? PASQUALE GALASSO. La masseria di Nuvoletta ha un piazzale molto grande, quindi le automobili potevano essere messe sia nella strada che portava alla masseria sia all'interno della masseria stessa, nel grande piazzale dove potevano essere parcheggiate benissimo 50-100 automobili. PRESIDENTE. Quante riunioni di questo tipo ci sono state? PASQUALE GALASSO. Ricordo particolarmente una delle ultime riunioni dell'estate 1981 nel corso della quale dovevamo decidere di chiarirci una volta per sempre le tensioni che ci venivano create dai cutoliani. Ricordo che in quel momento erano presenti nella masseria di Nuvoletta Riina, Provenzano e Bagarella. Erano questi i nomi. PRESIDENTE. Erano con voi o in un altro posto? PASQUALE GALASSO. Erano a circa 50-100 metri da noi, in un villino in un castagneto poco lontano da noi. PRESIDENTE. Sempre nella proprietà di Nuvoletta? PASQUALE GALASSO. Sì, perché durante queste riunioni si creavano tensioni tra alcuni componenti della riunione; maggiormente si creò una tensione particolare tra Antonio Spavone, il famoso o' malommo, e gli Zaza e ci fu un battibecco tra di loro. Spavone venne sparato nel 1976 dagli Zaza; Spavone ritenne opportuno in quella riunione far presente che non c'era solo il pazzo Cutolo che dava fastidio a tutti gli altri gruppi camorristi ma anche altre famiglie camorriste, come gli Zaza. PRESIDENTE. Spavone era rimasto solo ferito? Pagina 2243 PASQUALE GALASSO. Sì. Era il 1976 e Spavone sapeva che erano stati gli Zaza. PRESIDENTE. Come facevano ad influire Riina e gli altri siciliani che stavano separati? PASQUALE GALASSO. Durante queste ed altre tensioni ci siamo accorti, io e qualche altro mio amico, che Lorenzo Nuvoletta, Michele Zaza e qualche altro partecipante a queste riunioni chiedevano il permesso di allontanarsi un momento e ritornavano dopo mezz'ora o un'ora portando nuove notizie. A volte Lorenzo Nuvoletta diceva come bisognava fare, che cosa lo invitava a fare; silenziosamente vedevamo che anche i componenti cutoliani assimilavano quello che diceva Nuvoletta. D'altronde si sapeva già, per esplicita ammissione di Lorenzo Nuvoletta, che i siciliani erano nella sua proprietà. MARIO CLEMENTE MASTELLA. La protezione cui lei ha fatto cenno era di Gava o di uomini di Gava? PRESIDENTE. Si tratta di un aspetto molto delicato che interessa molto la Commissione e su cui in seguito le verranno rivolte domande specifiche. L'onorevole Mastella le chiede se tale protezione venisse direttamente dal senatore Gava o se fosse di uomini di Gava. Quali sono gli elementi che Nuvoletta vi dava per farvi intendere questo? PASQUALE GALASSO. Per quanto mi consta, la protezione... Ame consta il rapporto tra Gava e Nuvoletta. PRESIDENTE. Da cosa le consta tale rapporto? PASQUALE GALASSO. Sia dall'ammissione di Lorenzo Nuvoletta sia da quanto durante i pranzi che eravamo soliti fare nell'abitazione di Lorenzo Nuvoletta veniva detto da altri suoi associati e persone di fiducia che appartenevano al suo direttivo, come Salvatore Normale, il quale all'epoca ci faceva ben presente che giorni prima si erano visti con Gava. Questo è il rapporto tra Nuvoletta e Gava e certamente i Nuvoletta godevano degli appoggi dei referenti di Gava in zona, come d'altronde ho toccato con mano, Alfieri ed io godevamo dei favori dei referenti di Gava nella nostra zona. PRESIDENTE. Con quali personalità politiche ha parlato direttamente? PASQUALE GALASSO. Noi? Io? PRESIDENTE. Sì, lei. PASQUALE GALASSO. Ho parlato con i maggiori referenti di Gava nella nostra zona, per esempio Riccio, presidente della USL e sindaco di San Paolo Belsito, il senatore Meo, Giuseppe D'Antuono, Pasquale Catapano, presidente della USL e fedelissimo di Gava da sempre, fin dalle mani di suo padre Ciccio Catapano. Ci sono Ciccio Liguori, Achille Marciano... PRESIDENTE. Di dov'è Ciccio Liguori? PASQUALE GALASSO. Di Poggiomarino. PAOLO CABRAS. Era il sindaco di Poggiomarino, era la sua città. PASQUALE GALASSO. Ha fatto il sindaco per un ventennio. Poi Achille Marciano e tutti gli altri; a Pompei Maghetti e Tucci e tanti altri ancora. PRESIDENTE. Gli altri con chi avevano rapporti? PASQUALE GALASSO. Quali altri? PRESIDENTE. Quelli del clan Alfieri o del clan Nuvoletta con quali uomini politici avevano rapporti, che lei sappia? Pagina 2244 PASQUALE GALASSO. Posso parlarvi della zona nolana, vesuviana e sorrentina... PRESIDENTE. Quella che lei conosce. PASQUALE GALASSO. Ma della zona a nord di Napoli non posso darvi spiegazioni o fare nomi perché non ho avuto contatti. PRESIDENTE. Lei ha fatto un elenco di persone aventi responsabilità politiche che lei ha contattato direttamente. A questo punto la domanda è la seguente: gli altri, cioè Nuvoletta o Alfieri, con quali uomini politici avevano rapporti in quella zona? PASQUALE GALASSO. Per quanto mi consta, il politico con il quale tutti questi grossi malavitosi, quali Nuvoletta, Alfieri, Cutolo e pochi altri, hanno avuto sempre contatti vuoi direttamente o vuoi per suoi referenti è sempre stato Antonio Gava, diciamo la corrente dorotea facente capo a Gava. PRESIDENTE. Facciamo un passo indietro: nelle riunioni a Vallesana chi erano i rappresentanti di Cutolo? Cutolo veniva direttamente o mandava qualcuno? PASQUALE GALASSO. No, Cutolo era già stato arrestato; veniva Pasquale Cutolo... PRESIDENTE. Che è il fratello. PASQUALE GALASSO. Vincenzo Casillo e il direttivo di Cutolo; in tutto 10-15 persone. PRESIDENTE. Casillo era un uomo molto vicino a Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E' quello che sarà ucciso? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Circa le strutture, avete rapporti... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vorrei rivolgere un'altra domanda. ANTONIO BARGONE. Tutti dobbiamo rivolgere domande ma possiamo farlo dopo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Se ci sono connivenze, vuol dire che anche polizia e carabinieri partecipavano alle riunioni? PRESIDENTE. E' la prima volta che lei, onorevole Mastella, partecipa ad un'audizione di un collaboratore di giustizia. Se lei prende appunti, onorevole Mastella, dopo potrà porre tutte le questioni che riterrà opportune. Chiedevo, dunque, se le risultino rapporti con le organizzazioni straniere. PASQUALE GALASSO. Prima vorrei rispondere ancora all'altra domanda. Un'altra persona di fiducia, nelle mani sia di Antonio Gava, della corrente dorotea e di Alfieri, è il generale De Sena. Signor presidente, questo è ormai così sfacciato, chiaro e trasparente, che mi chiedo come voi - dico "voi" per dire lo Stato italiano - facciate a non accorgervi di certi rapporti. PAOLO CABRAS. Quali rapporti? PASQUALE GALASSO. Dei rapporti tra questi amministratori collusi sia con l'ambiente malavitoso, sia con i loro capi referenti politici. E' una cosa che ormai sanno tutti, almeno i cittadini miei compaesani. PRESIDENTE. Va bene. Quindi, lei dice che un altro dei nomi... PASQUALE GALASSO. I cittadini nolani e vesuviani lo sanno tutti. Hanno Pagina 2245 sempre saputo di un rapporto tra Alfieri ed il generale De Sena, sindaco di Nola. PRESIDENTE. Sempre seguendo il filo logico fondamentale della struttura della camorra, anche se ogni tanto andiamo da qualche altra parte, che può dirci a proposito della presenza delle organizzazioni camorristiche sul territorio nazionale? Per esempio, sono presenti nel Lazio ed a Roma? PASQUALE GALASSO. Sì, dopo l'omicidio Casillo a Roma tenevamo i nostri referenti. Sono rimasti i coniugi Cillari e maggiormente Ciro Maresca, Nicoletti e, ultimamente, Sepe Marzio e Cesarano. Ma principalmente i coniugi Cillari, Ciro Maresca e Nicoletti. Dopo l'omicidio Casillo, Ciro Maresca si trasferisce a Roma, dove vive da 10 anni. Qui fa i traffici illeciti più svariati. Di qualsiasi cosa la nostra organizzazione aveva bisogno malavitosamente, faceva riferimento a Ciro Maresca. PRESIDENTE. In altre parti del Lazio è presente? PASQUALE GALASSO. Sono presenti in altre zone del Lazio. PRESIDENTE. Nella zona di Latina, per esempio? Al Sud? Può spiegare con quali persone? PASQUALE GALASSO. Inizialmente c'erano i Maiulo, i Moccia, i Bardellino. Fino al 1988 c'erano i Bardellino e il clan casalese, che si espandeva fino a Latina. Quindi, quando avevamo bisogno di qualcosa, ci rivolgevamo a Bardellino, il quale sistemava tutto o ci metteva in contatto con le persone con le quali dovevamo... PRESIDENTE. E dopo il 1988? PASQUALE GALASSO. Dopo ci sono rimasti i casalesi, mentre i Maiulo sono un po' scomparsi, perché nel frattempo è morto uno dei fratelli. Principalmente, i casalesi. PRESIDENTE. E in altre aree del Lazio? PASQUALE GALASSO. Signor presidente, ci sono elementi camorristici che fanno riferimento alla nostra organizzazione e ad altre organizzazioni camorristiche, ma non sono di una certa rilevanza. Anche perché sono zone tranquille, ci si va per fare un traffico o un reinvestimento apparentemente legale. Quindi, si sta abbastanza tranquilli. PRESIDENTE. Quali sono gli interessi di Alfieri e di Ruocco a Latina? PASQUALE GALASSO. Durante la guerra di Cutolo e dopo l'omicidio Casillo, Peppino Ruocco, che apparteneva ad una famiglia di commercianti ortofrutticoli (da sempre presente sul territorio di Latina per il commercio di questi prodotti, ma in maniera modesta), divenuto figura emergente porta la famiglia ad estendere il suo potere, su tutti i prodotti ortofrutticoli, in quasi tutta la zona di Latina. Da sempre c'è una presenza malavitosa, per un certo periodo collegata a Cutolo da rapporti amicali, che poi passa nelle mani di Alfieri e di Pasquale Ambrosino. Quest'ultimo ha un'industria in zona per l'importazione e l'esportazione di prodotti orticoli esotici e no, perfino dalla Cina. Quindi, nel mercato ortofrutticolo c'è la presenza della malavita. Ultimamente, quasi tutto era nelle mani di Peppino Ruocco, ma ci sono sempre state influenze siciliane. Talvolta Peppino Ruocco riesce pure a mortificare elementi appartenenti a Cosa nostra. PRESIDENTE. E' molto forte questo Ruocco! PASQUALE GALASSO. E' morto. Lo abbiamo ammazzato noi stessi. PRESIDENTE. E nella zona di Fondi? PASQUALE GALASSO. C'è la presenza di elementi della 'ndrangheta, c'è l'influenza Pagina 2246 dei casalesi (principalmente, un periodo è stato dei Maiulo edei Moccia). A Fondi sono presenti i figli di Mico Tripodo, ammazzato nel carcere di Poggioreale da Cutolo, dietro compenso di Paolo De Stefano. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. Paolo De Stefano era calabrese, aveva una faida con i Tripodo. Il capo dei Tripodo era don Mico. Mi sono trovato là quando Cutolo l'ha fatto ammazzare in carcere, nel 1976. L'ho soccorso io don Mico Tripodo. Cutolo mi riferì dei suoi rapporti con De Stefano e che era stato lui a ordinare quell'omicidio. PRESIDENTE. E come avvenne questo omicidio in carcere? PASQUALE GALASSO. Lo compì Agrippino Effice, un associato NCO, un affiliato di Cutolo. Ricordo bene che Cutolo, che stava a Poggioreale, organizzò il tutto. Ricordo che un mese prima si fece trasferire in un padiglione (credo fosse il padiglione Milano), dove vi rimase. Furono Agrippino Effice e, mi sembra, Domenico Morelli, di Sant'Antimo, quelli che materialmente hanno ammazzato don Mico Tripodo, che si trovava di fronte alla mia cella. PRESIDENTE. Ma come l'ammazzarono? PASQUALE GALASSO. A coltellate. Ricordo che lo soccorsi io don Mico Tripodo. PRESIDENTE. L'omicidio del Ruocco da cosa fu provocato? PASQUALE GALASSO. A Fondi ci sono i figli di Tripodo... PRESIDENTE. Ah, sì, stava dicendo dei figli di Tripodo. PASQUALE GALASSO. Ci sono i figli di Tripodo ma con l'influenza dei Casalesi. PRESIDENTE. Diceva prima che Ruocco è stato ucciso. Per quale ragione ciò è accaduto? PASQUALE GALASSO. Giuseppe Ruocco è di Piazzola di Nola, il paese di Carmine Alfieri. Ultimamente, Giuseppe Ruocco gestiva un po' tutti gli affari di Carmine Alfieri e quasi tutti i suoi rapporti politici ed istituzionali. Da diversi anni, Carmine Alfieri temeva Giuseppe Ruocco per la sua ferocia di grosso killer. Quasi tutti i morti, nella guerra contro Cutolo e altri gruppi camorristici, storicamente contro gli Alfieri... è stato Giuseppe Ruocco quello che, materialmente, ha vendicato la morte di Salvatore Alfieri. Quindi, diviene una figura emergente; era un giovane che amava la bella vita e che aveva un buon dialogo con tutti gli ambienti sociali delle zone del nolano e del vesuviano. Questo accrebbe la tensione e la paura in Carmine Alfieri, il quale temeva di fare la stessa fine di Bardellino. PRESIDENTE. Quindi, fu Carmine Alfieri a ordinare l'omicidio... PASQUALE GALASSO. Sì. Carmine Alfieri porta sul tavolo del nostro direttivo, una prima volta un paio d'anni prima, le lamentele contro Giuseppe Ruocco e la sua decisione di ammazzarlo. Soprattutto io, e poi qualche altro componente del nostro direttivo, facemmo leva affinché non succedesse questa atrocità. Questo è un episodio che mi ha fatto toccare con mano le belve e la melma di questa mia vita criminale. Forse pure questo ha inciso a farmi cambiare vita. PRESIDENTE. Lei si oppose, però? PASQUALE GALASSO. Mi opposi, io e qualche altro componente e quindi Alfieri non decise. Pagina 2247 PRESIDENTE. In che periodo? PASQUALE GALASSO. Nel 1989. PRESIDENTE. Quindi, Alfieri non decise l'omicidio? PASQUALE GALASSO. No, perché noi dicemmo apertamente che se si incominciava ad ammazzare, se ammazzavamo Giuseppe Ruocco, che per noi era un capo storico, certamente si sarebbero create tensioni in tutti gli altri gruppi nostri associati e pure in noi stessi. Quindi, era una cosa non giusta, non fatta per bene. Ci si poteva parlare con Peppino Ruocco ed eventualmente farlo correggere sul suo carattere, sul suo comportamento ma Carmine Alfieri ritenne opportuno di non parlarne proprio. Noi lo invitammo a creare un dialogo con lo stesso Giuseppe Ruocco, che poi era suo figlioccio, cresimato pure, Carmine Alfieri l'aveva pure cresimato. In quel momento si superò questa ... PRESIDENTE. Poi dopo come si arriva all'omicidio? PASQUALE GALASSO. Poi dopo... Carmine Alfieri ha avuto sempre questa idea, perché si sentiva esposto, dato che Giuseppe Ruocco era del suo stesso paese, della sua stessa zona. Vedeva che Giuseppe Ruocco cresceva sempre di più, aveva rapporti con varie autorità istituzionali, nostri complici, nostri collusi e quindi alla fine, per l'ennesima volta, Carmine Alfieri riportò sul tavolo questa decisione. Credo, almeno da parte mia, mio malgrado e forse pure per qualche altro componente del direttivo, aderimmo a questa decisione atroce. PRESIDENTE. Come mai aderiste, vi convinceste? PASQUALE GALASSO. Perché non si poteva fare altrimenti. Signor presidente, almeno io non riuscivo a trovare un altro... Pensai pure bene eventualmente di avvertire lo stesso Giuseppe Ruocco ma alla fine poteva solamente soccombere: né Giuseppe Ruocco mi credeva né eventualmente tra Giuseppe Ruocco e Carmine Alfieri si andava ad un chiarimento. Poteva solamente soccombere. Questa è la legge, purtroppo, della malavita, atroce ed immonda. PRESIDENTE. In quali altre regioni siete presenti? In Toscana? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. In quali zone? PASQUALE GALASSO. Diciamo in quasi tutta la Toscana. PRESIDENTE. Umbria? PASQUALE GALASSO. Poco, almeno per quanto riguarda la nostra organizzazione, no. PRESIDENTE. Emilia Romagna? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. In Romagna o in Emilia, cioè sulla costa o nell'interno? PASQUALE GALASSO. Sulla costa. PRESIDENTE. Che attività si svolgono? PASQUALE GALASSO. Ci sono associati di nostri gruppi camorristici che sono presenti in zona e si investe, si specula su diversi canali. PRESIDENTE. Veneto? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Lombardia? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Liguria? Pagina 2248 PASQUALE GALASSO. Sì, principalmente a Genova ci sono i mafiosi con Gionta-Nuvoletta. PRESIDENTE. Piemonte? PASQUALE GALASSO. Poco, almeno dalla nostra organizzazione. C'era... PRESIDENTE. Abruzzo? PASQUALE GALASSO. No. C'era in Piemonte quel rapporto nostro con elementi mafiosi. PRESIDENTE. Quello per il congegno per Casillo? PASQUALE GALASSO. Benissimo. Quelli che poi ci fornirono il congegno ma credo che oggi sono scomparsi. PRESIDENTE. Era un mafioso? PASQUALE GALASSO. Era un mafioso. Quindi, rapporti tra noi associazione camorristica e questi elementi mafiosi. PRESIDENTE. In Abruzzo invece non ci sono vostre presenze? PASQUALE GALASSO. No. ROMEO RICCIUTI. Maisto si è rifugiato lì per tanti anni. PASQUALE GALASSO. Ho capito ma non fa parte del mio gruppo. PRESIDENTE. La domanda che la Commissione le fa non riguarda soltanto il suo gruppo, riguarda, per quello che lei sa, anche altri gruppi. PASQUALE GALASSO. Posso dire in linea generale che in quasi tutta Italia ci sono elementi camorristici presenti, poi bisogna vedere la rilevanza o l'importanza di questi e quindi le difficoltà sociali che possono creare. Se è un piccolo malavitoso non può portare grossi problemi, quale può succedere... ALFREDO GALASSO. Potrebbe approfondire questa domanda, chiedere quali sono gli affari... PRESIDENTE. Sì, ora spieghiamo. Noi stiamo lavorando sulla presenza delle varie organizzazioni mafiose nelle diverse regioni italiane, anche quelle, come dire, non tradizionali, dove c'è un insediamento nuovo. Allora, alla Commissione interessa sapere, oltre quello che lei ci ha detto, anche, se possibile, nelle singole aree, per quello che lei sa, che tipo di affari si fanno: si fa traffico di stupefacenti o si investe in affari legali, se si investe in affari legali in che tipo di affari. Questo perché abbiamo bisogno di capire bene come sono presenti le diverse organizzazioni mafiose su tutto il territorio nazionale e che tipo di affari fanno. Questa è la nostra esigenza. Ora, sulla base di quel che lei sa e può dire, ci risponda. MARIO BORGHEZIO. Può precisare in Lombardia in quali zone? PRESIDENTE. Può rispondere? PASQUALE GALASSO. Almeno per quanto mi consta, in Lombardia, a Varese, poi Milano e tutto il circondario di Milano, principalmente. PRESIDENTE. Si parla del gruppo Alfieri o in generale? PASQUALE GALASSO. Principalmente, forse parlo in linea generale. Per il gruppo Alfieri, Milano, Varese, queste sono le zone. PRESIDENTE. Può dire per cortesia nelle singole aree, se lo sa, che tipo di affari specifici si fanno? PASQUALE GALASSO. Sono i soliti affari. Oltre a quello del traffico di stupefacenti - sono ben individuati i Pagina 2249 gruppi che fanno questo traffico - sono quegli affari dovunque si può investire, si può trafficare, non so: dalle discoteche alle situazioni fallimentari. PRESIDENTE. Cioè, acquistare aziende in fallimento? PASQUALE GALASSO. Sì. Non ultimo, per volontà di Alfieri, io, Alfieri ed altri nostri associati abbiamo fatto un investimento a Forlì, in Romagna. Rilevammo da una situazione fallimentare... PRESIDENTE. Può spiegare meglio? PASQUALE GALASSO. Sì. Rilevammo tre o quattro industrie che poi abbiamo venduto. PRESIDENTE. Si ricorda quali industrie? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Le può dire? PASQUALE GALASSO. I nomi non li ricordo ma sono industrie di avicoltura, polli e galline. Ci sono due o tre industrie grosse. Noi le rilevammo per fare una cortesia ad un amico di Alfieri. Ci siamo preoccupati di gestire un po' tutta questa situazione fallimentare per poi portarla a termine e alla fine, pure con i profitti, le abbiamo cedute allo stesso amico di Alfieri, che si trovava in una situazione fallimentare. Questo amico lo aveva aiutato a trovare un'amicizia con i giurati durante il processo per la strage di Torre Annunziata . PRESIDENTE. Questo amico? PASQUALE GALASSO. Di Alfieri. Quindi, quello per noi è stato un intervento isolato. PRESIDENTE. Come si chiama questa persona di Forlì? PASQUALE GALASSO. Silvio Balletta. PRESIDENTE. Che aveva aiutato Alfieri ad avere un contatto con i giurati del processo per la strage di Torre Annunziata? PASQUALE GALASSO. Sì. Alfieri, per riconoscenza, per sdebitarsi, mi interpellò, per quanto è di mia conoscenza, per la mia managerialità imprenditoriale, per aiutare questo signore. PRESIDENTE. Quindi, compraste queste aziende? PASQUALE GALASSO. No, sistemammo, intervenimmo con soldi, con circa 1 miliardo e mezzo, due miliardi di lire. Sistemammo tutte la situazione prefallimentare di queste aziende e poi dopo le abbiamo cedute allo stesso Silvio Balletta, dandoci soldi e regolamento per quel che avevamo sborsato, con utili pure. PRESIDENTE. Come faceste? Interveniste attraverso un commercialista, o direttamente? PASQUALE GALASSO. Sempre in Romagna, a Forlì, era presente il gruppo di Mario Pepe per quanto riguarda l'usura principalmente, le situazioni prefallimentari e i supermercati. PRESIDENTE. Avete rapporti per quanto riguarda le aste giudiziarie? Cercate di controllarle? PASQUALE GALASSO. Questo è un altro punto importante: da sempre, forse già dagli anni settanta, i vari rapporti politico-camorristici consistevano in scambi di favori, in consulenze e aiuti politici per avvicinare talvolta il curatore, o il giudice, e mettere a disposizione del rappresentante camorrista della zona a loro referente questo tipo di favore. Mi ricordo che quello delle aste fallimentari è stato sempre uno dei profitti illeciti. Pagina 2250 PRESIDENTE. Spieghi meglio alla Commissione quanto avviene. Innanzitutto, in quali città succede? PASQUALE GALASSO. A Napoli e a Roma, principalmente. Già negli anni settanta, sia a Napoli sia a Roma, il gruppo di Alfonso Rosanova, il padre spirituale di Cutolo, grosso camorrista anche lui legato alla corrente dorotea, curava tutte le aste fallimentari del tribunale di Napoli e di Roma. PRESIDENTE. In che modo? PASQUALE GALASSO. Non so ... Loro erano aggiornati dalle loro amicizie dei vari immobili prefallimentari o riferibili a fallimenti già dichiarati: se era una cosa che interessava, perché potevano speculare, cominciavano a tessere tutto un piano e quindi si arrivava, o con le compiacenze di qualche avvocato, o con i loro referenti politici, al curatore e poi al giudice fallimentare. Si curava, nel tempo di qualche anno, tutta la vicenda delle aste pubbliche, finché non si portava quel bene ad un determinato prezzo e poi lo acquisivano. PRESIDENTE. Ad un prezzo basso? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quindi, la tecnica era questa: si seguiva la cosa, si cercava di ottenere il prezzo più basso possibile e poi si comprava? PASQUALE GALASSO. Sì, oppure si mettevano direttamente in contatto con i falliti, tramite il curatore, e concordavano con tutti i creditori un prezzo misero, basso: rilevavano quindi il tutto, facendo talvolta qualche regalo, oppure dando una percentuale, ai falliti. Poi da tutti questi meccanismi possono uscire tante altre soluzioni strada facendo. PRESIDENTE. Questo controllo a Napoli e a Roma continua adesso? PASQUALE GALASSO. Sì, continua adesso; almeno i nostri associati su Roma hanno ultimamente fatto dei grossi business con le proprietà di Caltagirone, principalmente in via Cortina d'Ampezzo e in via Courmayer: hanno rilevato interi palazzi del fallimento Caltagirone. Questo l'hanno gestito principalmente i coniugi Cillari su miei finanziamenti, dovuti sempre ... PRESIDENTE. Caltagirone è partecipe? Sa di questo? PASQUALE GALASSO. Non mi risulta. Io solamente per un fattore di riconoscenza verso i Cillari, che hanno partecipato all'omicidio, perché ci hanno consentito di prendere Casillo e di dare una botta finale a Cutolo, li ho aiutati. PRESIDENTE. Ci sono a Roma magistrati collusi che sono d'accordo con Cillari? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Chi sono? PASQUALE GALASSO. Questo è coperto dal segreto istruttorio e preferirei non rispondere. Ne ho già parlato con i giudici competenti. PRESIDENTE. Quali sono i giudici competenti per questa materia? PASQUALE GALASSO. Oltre ai giudici della procura di Napoli e Salerno, quelli di Roma. PRESIDENTE. Quanti sono? Questo lo può dire. PASQUALE GALASSO. Cillari mi presentò direttamente una di queste persone. PRESIDENTE. Ce ne sono anche altri? PASQUALE GALASSO. Io credo, per quanto mi risulta dal 1970 in poi, e da Pagina 2251 tutte le vicende fallimentari di cui sono a conoscenza, principalmente di Rosanova, Cillari, Maresca, che c'è una intesa con diversi elementi. PRESIDENTE. Con diversi magistrati? PASQUALE GALASSO. Oltre che magistrati, credo anche una cerchia di professionisti. PRESIDENTE. Per esempio, cancellieri e tutto un giro nei tribunali? PASQUALE GALASSO. Sì, qualche cancelliere compiacente e avvocati che vivono di questo. A Roma c'è un forte condizionamento ed un grosso intreccio, almeno per le aste giudiziarie. PRESIDENTE. E a Napoli? PASQUALE GALASSO. A Napoli è da sempre, almeno per quanto mi risulta: quando interessa una proprietà, ci mette sopra gli occhi il camorrista, che talvolta si scontra pure con qualche elemento politico, e poi si arriva ad un patto, o aun accordo. PRESIDENTE. E può fare i nomi dei magistrati collusi a Napoli, o indicare la dimensione del fenomeno? PASQUALE GALASSO. Per le aste fallimentari, non li so. Non ho mai frequentato le aste fallimentari per esplicito consiglio di mio padre. PRESIDENTE. Però, a Roma sì? PASQUALE GALASSO. Per Roma ho saputo queste cose tramite Cillari, come ho saputo quando Pino Cillari era socio di Rosanova, già negli anni settanta, e seguivano le aste: hanno fatto più di un investimento, rilevando opifici ed interi stabili, in via Veneto ed anche nella zona di Latina. PRESIDENTE. Proprio a Latina o in paesi vicini? PASQUALE GALASSO. Credo in provincia di Latina. Questi erano rapporti fra Cillari e Rosanova: all'epoca, negli anni settanta, Rosanova seguiva principalmente le aste fallimentari. PRESIDENTE. Voi avete rapporti con organizzazioni criminali di altri paesi, o ci sono vostre diramazioni, per esempio, in Germania, Francia, Inghilterra? PASQUALE GALASSO. Qualche gruppo camorristico facente capo alla nostra organizzazione ha rapporti all'estero. PRESIDENTE. Con quali paesi? PASQUALE GALASSO. Con l'Olanda. PRESIDENTE. Con la Germania? PASQUALE GALASSO. In Germania c'è già il gruppo Licciardi, Contini, Mallardo che, dopo la caduta del muro di Berlino, è presente a Berlino città, maggiormente con negozi di elettrodomestici, abbigliamento e un po' con i supermercati. Questo vuol dire che se domani voglio andare a Berlino non posso andare ... PRESIDENTE. Perché? Per rispetto delle zone? PASQUALE GALASSO. Per rispetto verso Licciardi: loro hanno la precedenza assoluta, perché sono già presenti nella zona. Così, se vanno altri elementi camorristici che non sono graditi a Licciardi, devono cambiare zona. PRESIDENTE. Le risulta che siano presenti soltanto a Berlino, o anche in altri posti della Germania? PASQUALE GALASSO. Anche in altri posti, ed in Romania, dove pure il nostro gruppo è presente. Pagina 2252 PRESIDENTE. Come mai proprio in Romania? PASQUALE GALASSO. E' presente un nostro affiliato che è da sempre in stretti e buoni rapporti con Alfieri, già dal periodo della dittatura rumena, per l'importazione di legnami. Hanno fatto poi diversi altri investimenti. PRESIDENTE. Questo soggetto è ancora li adesso? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Come si chiama? PASQUALE GALASSO. Nusco Mario. PRESIDENTE. In altre città della Germania? PASQUALE GALASSO. Diciamo che in Germania ci sono diversi gruppi camorristici, ma ultimamente chi fa da padrone è il gruppo Licciardi, Mallardo, Contini. PRESIDENTE. In Francia? PASQUALE GALASSO. In Francia ci sono da sempre rapporti camorristici francesi-Cosa nostra; principalmente c'è il gruppo di Michele Zaza. PRESIDENTE. Nella Francia del sud? PASQUALE GALASSO. Anche a Parigi. PRESIDENTE. Per quale tipo di affari? PASQUALE GALASSO. Tutti i diversi affari, almeno per quanto mi risulta: una volta, c'era principalmente il contrabbando di sigarette e negli ultimi anni sono presenti un po' in tutti gli altri affari, come possono essere il gioco d'azzardo, il racket , l'usura eccetera. PRESIDENTE. E in Spagna? PASQUALE GALASSO. Per quanto mi risulta, in Spagna e in Portogallo c'è stato Bardellino mentre oggi ci sono i Casalesi. In questi paesi Bardellino aveva cointeressenze, aveva creato un impero. PRESIDENTE. Dove? PASQUALE GALASSO. A Barcellona, Madrid e in altre località spagnole e portoghesi. Oggi sono presenti i Casalesi. PRESIDENTE. E come si procura le armi la camorra? Lei ha fatto cenno ai rapporti con la 'ndrangheta; solo così o anche per altri canali? PASQUALE GALASSO. Anche per altri canali, talvolta tramite elementi mafiosi e dall'estero. PRESIDENTE. Da quali paesi? PASQUALE GALASSO. Dalla Germania, Francia e Olanda. PRESIDENTE. Anche dall'Olanda? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. A Santo Domingo ci sono vostre presenze? PASQUALE GALASSO. Dal 1984 in poi a Santo Domingo è presente Bardellino. PRESIDENTE. Racconti alla Commissione. PASQUALE GALASSO. Nel 1984 andai a trascorrere una vacanza a Santo Domingo e vidi una tranquillità assoluta, anche se lì vi sono quei problemi sociali che ci sono. Al ritorno mi incontrai con Bardellino. PRESIDENTE. Con quale Bardellino? PASQUALE GALASSO. Antonio. Gli parlai di questa tranquillità assoluta, così come ne parlai anche con Antonio Malvento Pagina 2253 il quale, dopo che gliene parlai, insieme con Antonio Ammaturo, fratello di Umberto, si recò a Santo Domingo dove cominciarono a fare vari investimenti e ad occupare quella zona. Una volta venuto a conoscenza di questa occupazione, Bardellino, il quale non stimava tanto Malvento e Ammaturo, andò a Santo Domingo, li espropriò di tutti i loro beni, comprese le abitazioni, li cacciò via e da quel momento è stato presente il gruppo di Bardellino. PRESIDENTE. Bardellino ha cacciato gli altri? PASQUALE GALASSO. Fino alla sua morte Bardellino è rimasto a Santo Domingo. Il giorno prima che scomparisse è partito da Santo Domingo per arrivare in Brasile e lì lo ammazzarono. PRESIDENTE. In Brasile? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Insieme con chi andò a Santo Domingo? PASQUALE GALASSO. Andai io, l'ultimo sindaco di Poggiomarino, fino a quando non è stato sciolto il comune. PRESIDENTE. Chi era? PASQUALE GALASSO. Salvatore Lettieri, che fa capo a Pomicino; c'erano anche un altro consigliere comunale di Poggiomarino, Parisi e un mio nipote. PRESIDENTE. Come mai andaste a fare quel giro? PASQUALE GALASSO. Salvatore Lettieri aveva un amico, che conoscevo anch'io, e ne approfittammo per andare lì. Salvatore Lettieri, però, mi presentò un gruppo di ingegneri svizzeri i quali mi prospettarono un investimento su Santo Domingo per costruire un grande residence . Dopo aver chiarito che nel caso non avrei comprato soltanto un lotto ma che ero interessato all'affare, concordammo di andare lì per vedere da vicino questa zona ed eventualmente entrare in società per questa speculazione immobiliare. PRESIDENTE. Con gli svizzeri o con Lettieri? PASQUALE GALASSO. Con gli svizzeri e con Lettieri. PRESIDENTE. Anche con l'altro consigliere comunale? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quindi non fu soltanto una vacanza! PASQUALE GALASSO. No, è stata l'uno e l'altro. PRESIDENTE. Come è finito questo investimento? PASQUALE GALASSO. Finì che ritornai da Santo Domingo, ebbi l'ennesimo problema giudiziario e mi allontanai da questo investimento immobiliare ma feci presente alla mia organizzazione, a Carmine Alfieri, Antonio Malvento e poi a Bardellino della tranquillità di quella zona dove si poteva investire. PRESIDENTE. Bardellino poi andò e investì lui? PASQUALE GALASSO. Prima Malvento e Ammaturo poi ci andò Bardellino e, dato che non sopportava né Ammaturo né Malvento, li espropriò totalmente dei loro investimenti prendendosi anche le loro abitazioni e li cacciò via. PRESIDENTE. Li comprò e li cacciò in malo modo? PASQUALE GALASSO. In malo modo, visto che giustamente era un latitante di un certo livello e aveva bisogno di quelle Pagina 2254 zone, doveva stare tranquillo e non poteva essere disturbato. PRESIDENTE. Quelli cedettero tutto e se ne andarono tranquillamente? PASQUALE GALASSO. Sì, perché conoscevano bene Bardellino e si conoscevano loro stessi che sono stati speculatori e pessimi elementi malavitosi napoletani. PRESIDENTE. Non avrebbero resistito a Bardellino? PASQUALE GALASSO. Bardellino conosceva i Malvento di razza, di famiglia, pure imparentati con gli Alfieri, ma sapeva tutti i loro difetti. PRESIDENTE. Perché lei ha sempre respinto le offerte di Cutolo? PASQUALE GALASSO. Ho visto Cutolo sempre come un delinquente nato; dico questo per dire di uno che fa il delinquente dal mattino alla sera, che pratica quei modi antisociali, asociali, quei modi di approfittare del miserabile, dell'ignorante per scopi suoi. Non l'ho mai apprezzato come uomo; è uno sceneggiatore, l'ho ritenuto sempre pericoloso. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "è uno sceneggiatore", uno che finge? PASQUALE GALASSO. No, sceneggiatore, intrigante, ambiguo, traditore, un uomo che si serve dell'ignorante e eventualmente poi lo ammazza. Questi sentimenti, almeno in me e in qualche altro elemento mio amico... Abbiamo conosciuto Cutolo fin dal 1975-76 e lo definimmo una pessima figura. PRESIDENTE. Cutolo ha ordinato in carcere omicidi, oltre quello di don Mico Tripodo? PASQUALE GALASSO. Sì, ha fatto ammazzare colui che ha creato Cutolo, la sua struttura, quello che ha contribuito alla creazione della NCO, Antonino Cuomo, che nel 1975-76 per diversi mesi è stato nella mia stessa cella. Era un ragazzo nato per strada, Cutolo lo ha levato da lì, gli ha dato qualche migliaio di lire e quindi ha sfruttato il coraggio di questo ragazzo e il suo carisma verso gli altri carcerati. Questo giovane riuscì a fuggire dal carcere di Santa Maria Capua Vetere e dopo qualche mese fece evadere Cutolo dal carcere. Antonino Cuomo si accorse che Cutolo era una pessima figura e mi risulta che nel carcere speciale di Poggioreale Antonino Cuomo sfidava ogni giorno Cutolo, facendo il passeggio, e dandogli dei chiarimenti, perfino il chiarimento sull'arresto di Antonino Cuomo. PRESIDENTE. Sul suo stesso arresto? PASQUALE GALASSO. Antonino Cuomo diceva che era stato arrestato, che l'aveva fatto arrestare Cutolo per non far arrestare la sorella. PRESIDENTE. Rosetta? PASQUALE GALASSO. Antonino Cuomo diceva che Cutolo se lo era venduto in cambio di Rosetta Cutolo (siamo nel 1979-80 e c'erano delle indagini). PRESIDENTE. Cutolo era destinato alla polizia o ai carabinieri dove c'era Antonino Cuomo, avendo in cambio la salvaguardia della sorella? E' così? PASQUALE GALASSO. Sì, tant'è vero che Cutolo, nonostante tutto quello che Antonino Cuomo gli ha fatto, lo fece ammazzare nel carcere di Poggioreale. Ma questo non basta: dopo pochi giorni fece ammazzare sulla strada che va da Sant'Antimo a Castel Capuano la moglie di Antonino Cuomo che doveva andare a testimoniare dai giudici a Napoli. Era una giovane ragazza che aveva in braccio il figlio di pochi mesi di Antonino Cuomo. E poi tante altre cose. Vorrei parlare di Cutolo. Non so se voi vi siate resi conto della ferocia di Cutolo, Pagina 2255 particolarmente come soggetto che si pone contro lo Stato, che rappresenta l'antistato. In sintensi, dopo il sequestro Cirillo, che rappresenta una data importante... PRESIDENTE. Poi ci arriviamo ... PASQUALE GALASSO. Ad un certo punto, Cutolo ha tutto l'apparato dello Stato al suo fianco, diciamo sotto la sua protezione e amicizia, e si permette di attaccare lo Stato frontalmente, tentando di ammazzare, oltre che i poliziotti, il direttore del carcere di Poggioreale, sette, otto o dieci guardie, carabinieri ed anche due magistrati. Questi ultimi non sono morti, altrimenti oggi li compiacevate, e uno di essi è Lamberti. Dopo il sequestro Cirillo, Cutolo ha attentato alla vita di Lamberti e di Gagliardi. Questo deve farvi capire la ferocia di Cutolo, che, se per un attimo fosse andato avanti il rapporto che aveva intessuto con una parte delle istituzioni e con certi politici, quella che è oggi la realtà di Palermo, in Campania l'avremmo avuta già dieci anni fa. Questo almeno in base alle mie riflessioni di quell'epoca, quando ho vissuto i fatti in prima persona, tanto che ho desiderato la morte per liberarmi, quando ogni mattina leggevo sui giornali quello che riusciva a fare Cutolo. A gennaio mi è morto mio fratello, e a gennaio o marzo Cutolo ammazzò un piccolo pregiudicato, solo perché non condivideva le sue idee, a Roccarainola, assieme al figlio di otto anni... PRESIDENTE. Ammazzò padre e figlio? PASQUALE GALASSO. Padre e figlio, un bambino di otto anni! Prendete i rapporti dell'epoca. Quando la mattina uno si sveglia e legge che è morta Simonetta Lamberti, figlia di un magistrato ... Sono cose che fanno inorridire! Quando a settembre ho letto che ad Avellino era stato compiuto un attentato alla vita di Gagliardi, solo perché egli era già arrivato a ciò cui voi state arrivando oggi, cioè all'intreccio tra politica, affari, imprenditori e camorra ... Voglio farvi capire la ferocia di Cutolo, il quale aveva sposato la mentalità mafiosa, cioè di andare contro lo Stato. Signor presidente, nella mia vita criminale, né io né Enzo Moccia ci siamo mai sognati di sparare addosso ad un carabiniere, ad un poliziotto. Ho rischiato mille volte di essere arrestato, ma ho abbandonato le armi per non farmi tentare di rispondere al fuoco. PRESIDENTE. Perché in Campania non sono mai stati ammazzati magistrati ma alcuni poliziotti e molti carabinieri? PASQUALE GALASSO. Questo si deve principalmente alla sconfitta di Cutolo, a quello che io le dicevo: se Cutolo andava avanti ... PRESIDENTE. Ammaturo è stato ammazzato da Cutolo? PASQUALE GALASSO. Secondo me sì, da Cutolo con la complicità di apparati istituzionali. Per me è una cosa vergognosa, perché io quell'epoca l'ho vissuta in prima persona. Voglio dirle che se andava avanti questa mentalità di mafia di Cutolo e di Nuvoletta, Napoli sarebbe diventata uguale a Palermo. Non faccio riferimento a chiacchiere ma agli attentati che ci sono stati: Salvi, il direttore del carcere di Poggioreale, è morto solo perché probabilmente ha avuto un alterco con Cutolo. Si può mai condividere una cosa del genere? Sette, otto, dieci, quindici guardie carcerarie muoiono soltanto perché non fanno una cortesia a Cutolo o non portano armi a Poggioreale! Un maresciallo dei carabinieri muore dopo aver consegnato un'arma nel tribunale di Napoli! PRESIDENTE. Questo maresciallo consegnava un'arma a Cutolo? PASQUALE GALASSO. A un associato di Cutolo, che ammazzò un affiliato, Pagina 2256 diciamo un grosso pregiudicato di Napoli, e attentò alla vita di Gennaro Licciardi, a Castel Capuano... PRESIDENTE. Quindi, in tribunale? PASQUALE GALASSO. Sì, in tribunale, a Castel Capuano. Siamo nel 1982... PRESIDENTE. Poi fu ucciso questo maresciallo? PASQUALE GALASSO. Sì. Dovete sapere che Cutolo si serviva di queste persone e poi le ammazzava. PRESIDENTE. Poi arriveremo alla vicenda Cutolo. Quando lei parla di apparati istituzionali dei quali si è avvalso Cutolo, a quali fa riferimento? PASQUALE GALASSO. Dovete partire, comunque, dalla vicenda Cirillo, da tutti quegli apparati che vanno da Cutolo etramano contro gli interessi dello Stato per la liberazione di Cirillo. Dovete partire da quegli appoggi ... PRESIDENTE. Allora, visto che ci siamo e che è inutile girarci attorno, racconti questa vicenda. PASQUALE GALASSO. E' l'aprile 1981. Sequestrano Cirillo. Certi politici, principalmente la corrente dorotea, andavano in cerca di vari appoggi camorristici e delinquenziali per trovare la loro disponibilità affinché si salvasse la vita di Ciro Cirillo. PRESIDENTE. Per cortesia, faccia nomi e cognomi, così capiamo bene. PASQUALE GALASSO. In tutto questo contesto, il professore Boccia, di Poggiomarino, all'epoca presidente della USL 33 della provincia di Napoli, referente di Gava, in ottimi rapporti con Gava, mi chiese se io e Alfieri potevamo intervenire, se potevamo dare una mano per la liberazione di Cirillo. Questo, oltre che per fare una cortesia lui a Gava, anche perché consentisse al professor Boccia di avere l'appoggio di Gava alle prossime elezioni, in quanto voleva candidarsi alla Camera. Io ne parlai con Alfieri ed egli mi disse: "Non ci immischiamo in questa cosa". Nel contempo sapemmo che Gava, in prima persona, elementi della corrente dorotea, altri onorevoli, in prima persona Patriarca (almeno all'epoca ci risultava) si erano messi in contatto con Cutolo nel carcere di Ascoli Piceno per trattare la liberazione di Cirillo. Questo avviene ed accresce in noi il timore, la paura che Cutolo potesse facilmente aggredirci. PRESIDENTE. Perché diventava più forte? PASQUALE GALASSO. Sì. Siamo in quell'anno dove Cutolo ancora non si permetteva, eventualmente, di scagliarsi in una guerra contro tutti i gruppi camorristici. Siamo nell'epoca in cui Nuvoletta e gli elementi di Cosa nostra mediavano, trattavano per una tregua, per una pace con Cutolo. Quindi, da questo accordo tra Cutolo, quei politici, i servizi segreti e tutti gli apparati dello Stato che hanno concordato la liberazione di Cirillo, Cutolo prende il potere assoluto. Secondo lui, Cutolo è il più forte. Quindi, ci aggredisce ammazzando Salvatore Alfieri, perché pensava che lui potesse tutto. Nella stessa epoca della morte di Salvatore Alfieri, Cutolo aggredisce mio fratello, i vari elementi che rappresentavano degnamente lo Stato, tra i quali Lamberti, Gagliardi, Ammaturo, Salvi e carabinieri e poliziotti. Ci dimostra la sua ferocia e la sua teoria mafiosa, secondo la quale se uno dà fastidio bisogna eliminarlo; è inutile che... non ci sono... E poi da tutto questo nasce la guerra nostra, insieme a Bardellino, contro Cutolo, fino alla sconfitta di questo. Diciamo, tutti quegli appoggi, tutti quei politici che si erano serviti sia Cutolo sia Nuvoletta passano nelle mani di Alfieri. PRESIDENTE. Come passano? PASQUALE GALASSO. Ritornano nelle mani di Alfieri, perché la loro Pagina 2257 mentalità è quella che a loro non interessa di avere rapporto, fedeltà con un camorrista, a loro interessa solamente il camorrista del momento, perché sanno prima o poi, sanno la mentalità, i politici, almeno questi politici, sanno la mentalità dei camorristi: oggi c'è un camorrista in una zona, domani non c'è più, quindi si associano all'altro camorrista, intrecciano rapporti con l'altro camorrista. PRESIDENTE. Come si spiega il passaggio di questi uomini politici da Cutolo ad Alfieri? PASQUALE GALASSO. Durante la guerra con Cutolo, nel 1982, noi eravamo aggiornati all'interno della nostra organizzazione e pure perché Cutolo in prima persona ce lo faceva sapere, lo mandava a dire. Eravamo a conoscenza e sapevamo di una certa tensione tra Cutolo e tutti quegli apparati dello Stato, compresi i politici, con a capo Gava, che non avevano mantenuti quei patti, quel patto o quei patti per la liberazione di Cirillo. PRESIDENTE. E quali erano? PASQUALE GALASSO. Noi sapevamo principalmente la liberazione dello stesso Cutolo e altri benefici che Cutolo aveva chiesto per la liberazione di Cirillo. Questi non si avverarono, non vennero mantenuti e Cutolo minacciava tutti questi apparati, un po' ricattava ma principalmente, esternamente, lo faceva Casillo, che nel frattempo si era trasferito a Roma, con una certa protezione, principalmente dei servizi segreti. Io sapevo con sicurezza, da parte di Cillari, mio infiltrato nei cutoliani, che Casillo girava per Roma, lui e tutto lo staff, il direttivo dei cutoliani, con una tessera dei servizi segreti e quindi lui... a Roma loro si sentivano sicuri, tant'è vero che Casillo veniva nel napoletano, faceva delle riunioni ma la sera ritornava a Roma. PRESIDENTE. Era più sicuro a Roma che a Napoli. PASQUALE GALASSO. Sì. Queste informazioni le so per certo perché me le trasferiva Pino Cillari che stava... PRESIDENTE. Che era un suo infiltrato dentro al gruppo? PASQUALE GALASSO. Sì, che poi è quello che mi dava... PRESIDENTE. Come avviene poi... PASQUALE GALASSO. Nell'epoca Cirillo, dopo terremoto, epoca dopo Cirillo, quei contatti per la liberazione di Cirillo, Cutolo trattò pure il controllo degli appalti pubblici che dovevano avvenire e già c'era una commistione, una simbiosi, un intreccio, un accordo tra i politici, imprenditori vicini a Cutolo e ai politici e lo stesso Cutolo; questo sia nella zona nostra, nel napoletano, sia anche nell'avellinese, che all'epoca Avellino ancora era una città non con problemi camorristici. Questo interessamento su Avellino di Cutolo e degli imprenditori facenti capo a Cutolo venne a capo del dottor Gagliardi, almeno a quello che a me mi risulta e mi consta in prima persona, tanto da far cominciare afare delle indagini e perciò Cutolo subito pensò di ammazzarlo. Dopo l'omicidio Casillo. PRESIDENTE. Ho capito. Spieghi bene l'omicidio Casillo, perché avviene. Cirillo è liberato a luglio del 1981, no? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Poi c'è Cutolo che a questo punto fa uccidere delle persone. PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Poi c'è l'omicidio di Casillo, cioè dell'uomo di Cutolo. Come avviene questo omicidio, chi lo decide e perché? Perché lei dice sempre "dopo l'omicidio Casillo, Alfieri diviene forte". Spieghi bene. Pagina 2258 PASQUALE GALASSO. A gennaio 1982 mi muore mio fratello Nino. PRESIDENTE. Nel gennaio? PASQUALE GALASSO. Sì, nel gennaio del 1982. Dopo circa un mese... PRESIDENTE. Che è ammazzato dai cutoliani? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Sempre in questa... PASQUALE GALASSO. Sì. Mi trasferisco a Roma, compro una villa a Castelgandolfo. Io e tutti i miei familiari ci trasferiamo a Roma. Io all'epoca ero latitante, quindi questa villa mi serviva sia per me ma principalmente per proteggere i miei familiari. In quell'epoca, io incontrai Pino Cillari e poi ho conosciuto, tramite Pino Cillari, la moglie, l'attuale moglie, Matilde Ciarlante. Frequentavo Pino Cillari in quell'epoca. Pino Cillari un giorno mi disse che a Roma lui si era incontrato con Vincenzo Casillo e tutto lo staff cutoliano. Al che io invitai Pino Cillari ad una serenità nei miei riguardi e esplicitamente gli dissi: "Pino, non vorrei morire per le mani di questa gente. Se ciò mi accade, mi accadde perché tu mi vendi". Lui mi giurò fedeltà e, una volta avuto questo, io gli dissi apertamente la mia intenzione di ammazzare a Casillo e, diciamo, questo gruppo, che era responsabile della morte di mio fratello. Cillari mi promise fedeltà e in più mi disse: "Incominciamo a studiare come fare per individuare Casillo e tutti quanti". Cillari riuscì a mettersi in contatto con Casillo e gli altri e man mano mi incominciò a delucidare tutti gli appoggi di Casillo, gli appoggi delle persone su Roma, che erano i fratelli Rizzo (che avevano una tenuta sulla via Cassia e un negozio a Piazza di Spagna a Roma, trafficavano principalmente per le scommesse clandestine su Tor di Valle e altri traffici), c'erano i fratelli Casella di Salerno, Mario Casella, Doganieri e altri, c'era Rolando Tortora, convivente della madre dei fratelli Rizzo, la signora Di Maio. Quindi, mi localizzò un po' tutti i vari appoggi di Casillo, i suoi uomini di fiducia. Io in quell'epoca mi organizzai per attentarli. PRESIDENTE. Parlò con Alfieri dell'attentato? PASQUALE GALASSO. Sì, poi, subito - mi organizzai per attentarli, per ammazzarli - ne parlai con Alfieri in una riunione, con Alfieri e gli altri miei amici, all'epoca erano pochissimi. Dopo una decisione... Alfieri era un po' incredulo che Pino Cillari era stato capace, era capace di individuarci Casillo, perché gli davamo la caccia in tutta la Campania. Ma insieme agli uomini fidati pure di Alfieri, ci portammo su Roma, contattammo Cillari, Cillari ci dimostrò la realtà di tutto. Appresa pure loro la fedeltà di Cillari nei riguardi miei e di Alfieri, ci incominciammo ad organizzare per attentare Casillo per la strada o nei suoi vari appoggi. Per circa 5, 6, 7 mesi ci è scappato in più di un attentato. Figuratevi, come in quell'epoca ero imbestialito, che io e il mio amico Enzo Moccia andammo a studiare a Piazza di Spagna a fare una strage là in mezzo, pur sapendo eventualmente che potevamo morire ammazzati, perché Pino Rizzo aveva questo negozio, questo appoggio, dove Casillo, mi diceva Cillari, era solito andare, lui con altri cinque, sei elementi. A Piazza di Spagna vicino a degli istituti bancari, quindi stavano guardie giurate e poi Piazza di Spagna è sempre piena di carabinieri, poliziotti. Mi ricordo che io e Enzo Moccia ci studiammo la via della fuga, ce ne andavamo per la metropolitana. Poi, fatto sta, andammo a fare questi appostamenti ma furono infruttuosi. Poi, alla fine, nell'anno 1982, estate o autunno, il capitano Niglio, il capitano della compagnia di Nocera Inferiore venne su Roma e arrestò Salvatore Di Maio che era scappato dal carcere di Salerno. Quindi, Casillo e gli altri suoi Pagina 2259 associati temettero che il capitano Niglio avesse scoperto tutti i loro appoggi e chiesero a Cillari dei nuovi appoggi, non quelli che loro avevano sfruttato fino a quel tempo. Cillari mi riferì tutto. Mi organizzai insieme a Cillari, dandogli pure dei soldi, 100-120 milioni di lire, per comprare un appartamento a Primavalle e un altro appartamento a via Boccea, dietro via Boccea, poco distante da Primavalle, affinché noi potessimo agire contemporaneamente sia su Casillo sia sugli altri affiliati. Questa storia, questo fatto, lo riferì ad Alfieri: siamo nell'estate 1982, quando i cutoliani, ancora una volta, tramite Nuvoletta e con i loro appoggi mafiosi, invitarono noi e Bardellino ad una tregua, ad una pace. Si riandò di nuovo a fare quelle riunioni dai Nuvoletta - siamo nell'estate 1982 - ma Bardellino fu molto esplicito nei confronti dei cutoliani nel dire ... PRESIDENTE. I cutoliani vennero lì? PASQUALE GALASSO. Si fece di nuovo un'altra riunione come quella del 1981, promotore sempre il Nuvoletta, dove Bardellino e noi, principalmente, chiedemmo che a capotavola non si sedesse più Lorenzo Nuvoletta, proprio in virtù della sua personalità viscida, melmosa, ma alla fine si condivise ... PRESIDENTE. Chi volevate che si sedesse a capotavola? PASQUALE GALASSO. Volevamo eventualmente qualche altro personaggio malavitoso campano, ma alla fine si condivise che al posto di Lorenzo Nuvoletta si sedesse un suo fratello: ma questo, credo, sempre per volontà del doppio gioco dei Nuvoletta con dietro i mafiosi. Bardellino e alla fine lo stesso Alfieri accettarono questa riunione, alla quale io non andai; in quella stessa giornata organizzammo di attentare Casillo e tutti i cutoliani ma ci sfuggirono. Non andai anche perché avevo giurato vendetta nei riguardi di Nuvoletta, in virtù della loro pessima personalità: lo sapevano Alfieri, pochi altri miei associati e dopo pure lo stesso Bardellino. PRESIDENTE. La riunione, quindi, finisce con un niente di fatto? PASQUALE GALASSO. Finisce così, con Bardellino che dice che non è possibile perché, per avere una pace con i cutoliani, lui pretende che muoiano i responsabili delle morti dei nostri cari. Quindi, non se ne fece niente. PRESIDENTE. La condizione era che morissero quelli che avevano assassinato i vostri cari? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E quelli non erano d'accordo? PASQUALE GALASSO. Per forza maggiore: erano responsabili Casillo, Cuomo, Giappone, diciamo un po' i capi e la dirigenza di Cutolo. Non se ne fece niente e ritornando a Roma... In quell'epoca, nel 1982, Alfieri già veniva fuori come uno dei nuovi capi camorristici campani; Cutolo già stava in difficoltà nonostante che minacciasse e ricattasse tutti gli apparati dello Stato. Era quella l'epoca... PRESIDENTE. Lei come fa a sapere che ricattava gli apparati dello Stato? PASQUALE GALASSO. Diciamo che principalmente era lo stesso Cutolo che lo spifferava e lo diceva, ma pure perché nel frattempo noi avevamo già sequestrato qualche elemento cutoliano, avevamo ammazzato qualche persona, sequestrandola ed interrogandola. Questo lo facevamo noi come, d'altro canto, Bardellino. PRESIDENTE. Quindi sapevate le notizie in questo modo? PASQUALE GALASSO. Sì; ne avevamo noi e ci arrivavano da Bardellino; inoltre, i fatti lo dimostravano per i vari Pagina 2260 attentati mortali che Cutolo faceva. Ricordo l'omicidio del commissario Ammaturo, mi sembra vice questore, di cui nel nostro gruppo, all'epoca, parlavamo un po', perché, per quanto mi risulta, l'Ammaturo non aveva fatto nulla di grave per meritarsi quella morte, che era per noi inspiegabile. Quindi, quello era un messaggio importante che Cutolo mandava a noi altri, per mostrare che non aveva limiti e frontiere. Come questo, posso dire di tanti altri casi. Quella era l'epoca in cui Cutolo ricattava anche questi politici e in cui Alfieri - forse già da quel momento - aveva cominciato a riprendere i contatti politici che aveva una volta, principalmente con il senatore Patriarca... PRESIDENTE. Contatti che si erano interrotti? PASQUALE GALASSO. Contatti che si erano interrotti durante la vicenda Cirillo, in quel paio di anni. PRESIDENTE. Come fa a riprendere i contatti? PASQUALE GALASSO. Credo principalmente attraverso sue persone e poi con i referenti della corrente dorotea nella zona nolana-vesuviana. Pensate che Alfieri conosce Ciccio Catapano, un fedelissimo della corrente dorotea, particolarmente di Gava, sin dagli anni settanta, quando aveva un mobilificio sotto l'abitazione di Ciccio Catapano; conosce Meo già da diversi anni; conosce Riccio che è nato malavitosamente (Riccio e il fratello hanno pure dei precedenti penali) e che ultimamente doveva candidarsi alla Camera; conosce gli altri referenti politici della corrente dorotea. Già in quell'epoca, quindi, Alfieri riprende questi rapporti, perché Cutolo aveva già subìto diverse morti e già non era presente nella nostra zona, dopo cinque o sei mesi di guerra cruenta. PRESIDENTE. Quindi, vi è questa guerra, Cutolo si indebolisce, Alfieri riprende i suoi rapporti: torniamo ora a Casillo. PASQUALE GALASSO. Voglio aggiungere che per quell'epoca, con un po' di attenzione, voi potreste capire come anche lo Stato - parlo principalmente delle forze dell'ordine - era impreparato ad una ferocia così inaudita: chi mai avrebbe pensato che nel 1982 ci sarebbero stati cinque-seicento morti, come ci sono stati? Vi siete mai spiegati come mai all'improvviso capiti tutto questo? La spiegazione più importante è il caso Cirillo ed il dopo terremoto, gli appalti, l'affare: altrimenti, una guerra così cruenta non può succedere, se non c'è a monte un accordo tra referenti politici, camorra e imprenditori. Voglio portarvi ad una riflessione chiara, elementare scusatemi -: non è possibile che vi siano 1.500 morti in dieci anni, che nel solo 1982, dopo il caso Cirillo, vi siano 500 morti, se a monte non c'è un'intesa, una simbiosi, una commistione, un accordo fra parti che devono dividersi la torta del dopo terremoto. Cutolo non può uscire pazzo, ammazzare, aggredire 50-100 gruppi malavitosi, se non c'è una finalità, uno scopo: lo scopo è l'arricchimento. Il politico non può scendere a patti con il camorrista se alla fine non ha l'interesse suo: non è l'interesse dei partiti, almeno secondo me. Io l'ho toccato con mano: capisco che per voi sia difficile comprendermi, ma riflettete, approfondite questo fenomeno. PRESIDENTE. Passiamo alla vicenda Casillo: come lei ha detto, ad un certo punto Alfieri riprende i vecchi contatti. PASQUALE GALASSO. Credo già nell'estate, all'epoca delle riunioni di Nuvoletta, che era invischiato pure lui nell'accordo politico-imprenditoriale per gli affari del dopo terremoto ed aveva forse già, diciamo, tutta la torta: a lui, quindi, interessava la pace, la tranquillità, perché se c'era la guerra anche il politico, l'amministratore locale, il tecnico di un'opera, l'impresa che veniva dal nord non si sentivano sicuri, sereni, e questo è importante. Una ditta del nord che viene Pagina 2261 in Campania e vede fermare i suoi cantieri per dieci volte, oppure riceve fastidi, alla fine non sa... PAOLO CABRAS. Con tutti quegli omicidi non si garantiva molto la pace... PASQUALE GALASSO. E' questo che dico: Nuvoletta, quindi, capisce, dato che ha quel rapporto... PAOLO CABRAS. Vorrei approfondire un punto: lei dice che gli omicidi si facevano in vista degli appalti da conseguire, della torta del terremoto, ma poi dice che una situazione di conflittualità impediva di fatto gli affari della camorra. Non capisco questa contraddizione. PASQUALE GALASSO. Ho detto "l'esplosione improvvisa di una ferocia così inaudita". Quindi, dopo Cirillo nasce questa esplosione inaudita che anche quei poveretti che rappresentano lo Stato, il semplice carabiniere o il semplice poliziotto... Lui si è svegliato una mattina e si è trovato dieci morti davanti, caso mai in un paese dove la caserma era tranquilla! Queste esplosioni portano sì che, principalmente Nuvoletta e, dopo il caso Cirillo, Cutolo avevano la promessa, avevano già la fetta degli appalti e degli affari connessi, portano che alla fine il nostro gruppo - principalmente il gruppo di Alfieri e Bardellino - si difende dall'aggressione di Cutolo. PRESIDENTE. Questo che ha detto è chiaro ma c'è un punto sul quale vorremmo una precisazione: una situazione di tranquillità non avrebbe giovato allo stesso Cutolo? Una volta che Cutolo e i suoi imprenditori avevano avuto la promessa degli appalti, che interesse aveva a scatenare questa guerra contro di voi, visto che una situazione di pace, tutto sommato, gli avrebbe reso di più? PASQUALE GALASSO. Dovremmo domandarlo a Cutolo. Poiché un poco lo conosco, posso dire che Cutolo ha solamente sete di potere. PRESIDENTE. Oppure Cutolo intendeva approfittare di questa situazione? PASQUALE GALASSO. Cutolo ha scatenato questa guerra pensando che ammazzando Salvatore Alfieri, Fabbrocini e qualche altro elemento sarebbe diventato il padrone assoluto di tutto perché Cutolo nel 1981 (lo ricorderete) era presente in tutta la Campania, in Puglia. Cutolo aveva capizona ad Avellino, Salerno, Napoli, Caserta, dappertutto. PRESIDENTE. Erano solo dei piccoli pezzi quelli che gli sfuggivano? PASQUALE GALASSO. Era Bardellino, erano pochi elementi. PRESIDENTE. In questa guerra Cutolo cerca di conquistare il massimo del potere, approfittando della sua forza in quel momento? PASQUALE GALASSO. Voi volete da me una risposta sul cervello di Cutolo, su un cervello contorto, almeno così credo; non posso essere responsabile dei pensieri e dei programmi di Cutolo, ma rimane il fatto ... PRESIDENTE. C'erano i morti. PASQUALE GALASSO. Io racconto la storia basata sui fatti. Cutolo forse non si aspettava che pochi elementi... PRESIDENTE. Gli avrebbero scatenato la guerra. PASQUALE GALASSO. ...gli avrebbero scatenato la guerra, si sarebbero difesi e lo avrebbero portato alla distruzione. Pensava che la guerra sarebbe potuta durare due o tre mesi; se ammazzava Bardellino, Alfieri, Mario Fabbrocino... non mi metto neanche io nella lista. PRESIDENTE. Eravamo a Casillo. Pagina 2262 PASQUALE GALASSO. Quella è l'epoca in cui, almeno nella zona vesuviana e nolana, ci si libera già da questo strapotere di Cutolo, si respira un'altra aria, l'aria che vede rimanere sulla scena Fabbrocino, Alfieri, Bardellino. Credo che a quell'epoca i vari referenti politici locali compiano di nuovo il salto nelle mani di Alfieri e di altri esponenti politici, come nel casertano è avvenuto nelle mani di Bardellino. Ritorniamo a Roma più avanti per questi appostamenti (ne ho fatti a decine con altri miei associati, sette, otto, a volte dieci persone) fino a quando arriviamo a tenere nelle mani Casillo e gli altri. A quell'epoca aspettavamo solamente il momento di agire, di organizzarci e eventualmente di assaltare sia l'abitazione di Casillo sia quella dove si trovavano altri quattro o cinque elementi e ammazzarli. Invece, dopo un certo rilassamento durato un certo periodo, alla fine Alfieri ci dice in una riunione che Casillo deve fare un'altra morte si capisce che bisogna mettere questa bomba. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "rilassamento"? Alfieri ad un certo momento aveva frenato? PASQUALE GALASSO. Diciamo che Alfieri si sentiva sicuro, vedeva Casillo tranquillo nelle nostre mani. PRESIDENTE. D'accordo, ma cosa vuol dire rilassamento? PASQUALE GALASSO. Alcuni giorni, quando Alfieri non sapeva come fare, escluse di ammazzare Casillo normalmente, perché ammazzarlo era un gioco da ragazzi: gli si poteva sparare mentre scendeva dalla sua abitazione. Casillo non pensava che Cillari fosse un mio infiltrato, quindi si sentiva sicuro; a Roma si sentiva ancora più sicuro, soprattutto a Primavalle: ha conosciuto la zona, ha individuato tutte quelle situazioni di incolumità necessarie per ognuno di noi. Quindi Alfieri ci espone come ammazzare Casillo. PRESIDENTE. Alfieri vi dice di usare la bomba, mentre voi pensavate di ucciderlo con le pistole? PASQUALE GALASSO. Era quello che pensavamo di fare, perché era la cosa più facile; all'epoca non pensavamo proprio che Casillo potesse fare quella morte. Era impensabile da parte nostra che già a quell'epoca avevamo fatto già decine e decine di omicidi, almeno il nostro piccolo gruppo. PRESIDENTE. Era più facile ammazzarlo normalmente? PASQUALE GALASSO. Sì; invece arrivò questa decisione che si concretò quando Alfieri ebbe nelle mani questo congegno. PRESIDENTE. Come vi procuraste questo congegno? PASQUALE GALASSO. So per certo, e ho dato nome e cognome di chi ce lo ha fornito, che Alfieri mandò Cesarano e Ruocco, che nel frattempo erano stati da lui cresimati (si stava già in un periodo di rilassamento e di serenità, non era più in atto una guerra così feroce), a Torino presso questo siciliano appartenente a Cosa nostra. PRESIDENTE. Come si chiama? PASQUALE GALASSO. Non ricordo il nome. PRESIDENTE. Lo sa o non l'ha mai saputo? PASQUALE GALASSO. Preferirei non rispondere, perché c'è il segreto... PRESIDENTE. Forse non mi sono spiegato; ho chiesto se lei sa il nome e non intende dirlo. PASQUALE GALASSO. Sì. Pagina 2263 PRESIDENTE. Ma questa persona non è morta? PASQUALE GALASSO. Credo di sì. PRESIDENTE. E allora? PASQUALE GALASSO. Non lo ricordo in questo momento; poi eventualmente ve lo farò sapere. PRESIDENTE. Era un uomo di Cosa nostra? PASQUALE GALASSO. Alfieri ebbe questo congegno ma c'era il problema che all'epoca il nostro gruppo ristretto operava senza implicare familiari o altra gente estranea al nostro gruppo. Si può dire che noi facevamo tutto, provvedevamo a tutto, killer compresi. Si pose il problema di come creare questa bomba, si escogitarono tante persone, tanti fatti ma bisognava implicare persone estranee, mentre Alfieri teneva all'assoluta riservatezza, che cioè questo fatto non venisse mai saputo. Ecco da dove vengono tutte le mie sensazioni che poi diventano fatti quando, dopo l'omicidio Casillo, ho toccato con mano certi rapporti tra Alfieri e politici. Alla fine Alfieri mi invita a studiare questo congegno e a creare io stesso la bomba; me lo presi e ricordo che me lo studiai insieme ad un mio affiliato che era un appassionato di congegni elettronici. Fino alla fine lo provammo solamente con idetonatori e senza esplosivo e, quando avemmo la certezza che funzionava al cento per cento, provvidi. Conoscevo l'auto di Casillo perché Cillari gliela aveva comprata con i miei soldi, quando Casillo gli chiese un'auto. Vidi anche il certificato di residenza. Cillari mi disse anche a chi era intestato il certificato di residenza, cioè ad una sorella di un altro onorevole. PRESIDENTE. Come si chiama questo deputato la cui sorella ...? PASQUALE GALASSO. Scarlato. PRESIDENTE. Lo sapeva la sorella di essere intestataria di questa macchina? PASQUALE GALASSO. Noi sapevamo di questi rapporti anche perché il convivente della sorella di Scarlato era un associato di Casillo. Quindi, Casillo frequentava la casa della signora Scarlato e di questo convivente, Franco Papa. PRESIDENTE. Quindi, lei stava dicendo che sapeva qual era la macchina, che era intestata ... PASQUALE GALASSO. Avevamo la macchina ... vedemmo dove piazzare eventualmente questa scatola di ferro con dentro l'esplosivo. Una volta che ebbi preparato tutto, mi presentai ad Alfieri (glielo mandai prima a dire). Tutti quanti noi facemmo l'ennesima riunione e la sera partì il nostro commando. Decidemmo anche chi doveva andare, e Giuseppe Ruocco disse: "Mi prenderò io l'impegno di radiocomandare la bomba". PRESIDENTE. E chi andò? PASQUALE GALASSO. Andarono cinque elementi della nostra ... Andò un mio affiliato, quello che aveva costruito materialmente la bomba per piazzarla sotto l'auto, andò l'imprenditore camorrista nostro associato, Gino Citarella, con la propria auto (una 5000 Mercedes), andarono Peppe Ruocco, Cesarano, Autorino e Miranda Ettore. Quest'ultimo era il mio affiliato, quello che materialmente doveva posizionare ... PRESIDENTE. Era quello appassionato di congegni? PASQUALE GALASSO. Sì, era quello che, materialmente, doveva mettere la bomba sotto l'auto. Ricordo che lo stesso giorno parlai con Cillari e con la moglie Matilde. Io ero contrario a questa bomba, perché ero cosciente che poteva succedere una strage, che potevano morire degli innocenti. Pagina 2264 PRESIDENTE. E perché Alfieri invece insisteva per la bomba? PASQUALE GALASSO. Certamente per dimostrare a Cutolo, in primis , che era finito, che, una volta per sempre, la doveva finire anche di ricattare i politici o gli apparati istituzionali che avevano avuto a che fare con lui per la vicenda Cirillo. E anche perché sicuramente Alfieri compiendo quell'atto voleva dimostrare ai politici, e principalmente alla corrente dorotea - e forse, in assoluto, a Gava - che lui doveva meditare sull'importanza... Quindi, l'atto esplosivo doveva dimostrare la reale importanza di Alfieri. PRESIDENTE. Quindi, la notte andate... PASQUALE GALASSO. Avevo paura che potesse succedere una strage. Parlai con Cillari e Matilde. Dissi loro di escogitare un modo per salvare la convivente di Casillo, una ragazza giovane. Matilde Cillari mi disse: "Va bene, la scusa la troviamo noi: la mattina, prima che scenda Casillo, noi saliamo...". Dato che i Cillari avevano una pellicceria a Via Boccea, trovarono la scusa che erano arrivate le pellicce nuove, per cui la invitarono a seguirli, prima che scendesse Casillo, per misurarsi queste pellicce. Così accadde: scesero prima i coniugi Cillari e questa convivente di Casillo; quando erano ad un centinaio di metri, Peppe Ruocco entrò in azione. Mi ricordo che il congegno non partì subito ad una distanza di 200 o 300 metri, per cui Peppino Ruocco dovette portarsi ad una distanza di 20, 30 metri, e fu scaraventato dall'esplosione. Contemporaneamente, noi ci trovavamo in un rifugio di Alfieri. Sentimmo dalla radio che era esplosa un'auto mentre i due occupanti trasportavano la bomba. Ci preoccupammo che fossero morti Ettore Miranda e Giuseppe Ruocco. Invece, dopo un'ora, un'ora e mezza, arrivarono al rifugio dove eravamo noi e dove avevamo fissato l'appuntamento. Ci aggiornarono dicendoci che Casillo era saltato in aria. PRESIDENTE. Dov'era il rifugio? PASQUALE GALASSO. In una masseria di Alfieri, a Piazzola di Nola. Ricordo che fu la prima volta che commentammo un delitto. Commentando quell'episodio, tutti eravamo d'accordo nel ritenere che Cutolo fosse finito. PRESIDENTE. Quindi, voi prima pensate di uccidere Casillo, per cui lo fate seguire, lo individuate, e lei inserisce questo Cillari e così via. Quando lo avete individuato, ne parlate ad Alfieri. Viene anche Alfieri a vedere per capire se effettivamente avevate... PASQUALE GALASSO. Sì, Alfieri... PRESIDENTE. Aspetti, mi faccia finire. Poi, Alfieri vede tutto ciò. Ma ad un certo punto rallenta o dice "Sì, fate"? PASQUALE GALASSO. No, appunto, e fu quella la mia meraviglia, perché sin dal primo momento che tramite Cillari avevamo localizzato Casillo... PRESIDENTE. ...potevate ucciderlo subito. PASQUALE GALASSO. No, per alcuni mesi noi abbiamo compiuto vari appostamenti a Roma, in merito ai quali ai giudici ho dato tutti i riscontri possibili e immaginabili. Quindi, mi meravigliai, perché, avendo Casillo nelle nostre mani, sapendo che la sera andava a dormire in quell'appartamento, per cui potevamo agire di notte o la mattina dopo... Se voi avete letto le mie dichiarazioni, avrete appreso che abbiamo compiuto reati in tutti i modi, cioè anche entrando in abitazioni bunker, prelevando il malavitoso e ammazzandolo. Quindi, non temevamo di entrare in una abitazione e di ammazzare Casillo nel sonno. Invece, e da qui la mia meraviglia, nonostante per alcuni mesi avessimo rischiato la vita a Roma per trovare il momento giusto per colpire Casillo, all'improvviso questa direttiva fu rallentata da Alfieri. Quando ho Pagina 2265 parlato di "rilassamento", intendevo dire che in quel momento Alfieri aveva già dei contatti con questi referenti politici, i quali lo aggiornavano su tutte le soverchierie ed i ricatti di Cutolo. Giustamente, in primis , loro davano la solidarietà ad Alfieri, il quale capì al volo che quello era il momento. Quindi, con l'esplosione ai danni di Casillo ha voluto dimostrare soprattutto la sua importanza e che era capace di determinate azioni. Ha voluto anche far capire ai referenti politici che Cutolo non era nessuno, non era mai stato nessuno. PRESIDENTE. Quindi, l'esplosione aveva questo messaggio, cioè quello di far capire la forza di Alfieri. Il semplice omicidio non avrebbe avuto lo stesso messaggio. E' così? PASQUALE GALASSO. Benissimo. PRESIDENTE. Rientra nella vostra cultura criminale il fatto che la bomba e l'esplosione abbiano un messaggio? PASQUALE GALASSO. Sì, è capitato con Casillo, ma in quell'epoca a noi non importava dimostrare all'opinione pubblica, ai politici o a chi aveva con noi rapporti amicali, come ammazzavamo qualcuno. A noi bastava soltanto ammazzare e via. PRESIDENTE. Invece, questa volta no. PASQUALE GALASSO. Questa volta no. E' l'episodio che segna una svolta definitiva dei rapporti imprenditoriali, delle imprese, dei politici, principalmente. E' un segnale per dire sono io qua, dovete avere a che fare con me, non mi mettete più con gente come, in quel caso, era Cutolo. PRESIDENTE. Casillo collaborava con i servizi segreti? PASQUALE GALASSO. Sì, a noi risultava. PRESIDENTE. Con quali servizi? A voi cosa risultava specificamente? PASQUALE GALASSO. Principalmente, quei personaggi dei servizi segreti che si erano interessati per la liberazione di Cirillo. PRESIDENTE. Conosce qualche nome di queste persone? PASQUALE GALASSO. No, che a me risulti. PAOLO CABRAS. I nomi di quelli che andarono in carcere. No? PRESIDENTE. Sì, adesso ci arriviamo. I nomi di quelli che andavano in carcere a parlare con Cutolo, lei li sapeva? PASQUALE GALASSO. All'epoca, sapevamo che c'erano andati Patriarca, Scotti, Silvio Gava, in prima persona (lo aveva preteso Cutolo)... PRESIDENTE. Il Silvio Gava padre... PASQUALE GALASSO. Sì, il padre: all'epoca era anziano, se non erro era ancora senatore. Cutolo aveva preteso, tramite Alfonso Rosanova, che voleva Silvio Gava da lui, che glielo chiedesse in prima persona Silvio Gava. Questo ci risulta pure perché, vi ripeto, Cutolo è uno sceneggiatore, è uno che gli piace il teatro; quindi, godeva a farci sapere a noi nemici o far capire, far sapere pure ai suoi associati la sua importanza. Quello era il perno principale che lui ha strumentalizzato. Ha strumentalizzato tutti quei poveretti ignoranti che gli sono andati dietro. PRESIDENTE. E chi altro c'è andato che voi sapete? PASQUALE GALASSO. Questi, almeno quelli là che io... poi gli altri nomi, sì, il sindaco di Giugliano, Granato, amico intimo - parente, almeno sapevamo noi - Pagina 2266 di Iacolare e poi con Iacolare e Casillo. Poi, almeno in quell'epoca, sapevamo che nel carcere di Ascoli Piceno ci si poteva entrare, i cutoliani potevano entrare e uscire facilmente, pure perché in quell'epoca, un po' prima, nel carcere di Ascoli Piceno ammazzarono un figlioccio di Carmine Alfieri, un grosso pregiudicato del salernitano: Serra Salvatore detto "Cartuccia", fu impiccato. PRESIDENTE. Da Cutolo? PASQUALE GALASSO. Da Cutolo, da associati di Cutolo, uno dei quali era un amico antico di Alfieri, che dopo è stato seppellito di quel gesto, mandò le scuse ad Alfieri e alla fine Cutolo lo scoprì e ammazzarono prima a lui in carcere e poi l'intera sua famiglia a Sant'Antimo, la mamma, la sorella, la moglie e mi sembra due altri fratelli. PRESIDENTE. Di questo che si era scusato con Alfieri? PASQUALE GALASSO. Benissimo, quello là che materialmente aveva impiccato nel carcere, con la complicità delle guardie, "Cartuccia", nel carcere di Ascoli Piceno. PRESIDENTE. Questo prima? PASQUALE GALASSO. Un po' prima. PRESIDENTE. Come si chiama questa persona? PASQUALE GALASSO. Serra Salvatore detto "Cartuccia". E' quell'epoca, prima o un po' dopo il sequestro Cirillo. PRESIDENTE. Lei sa nulla dell'omicidio Semerari? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Cosa sa? PASQUALE GALASSO. L'omicido Semerari già a noi ci risultava all'epoca che fu commesso da Ammaturo, perché anche Semerari... PRESIDENTE. Ammaturo con chi stava, che ho perso il conto? PASQUALE GALASSO. Ammaturo in quell'epoca stava con Bardellino e ufficialmente, nelle riunioni del 1981... Bardellino in quelle riunioni - Ammaturo all'epoca mi sembra, senz'altro, stava in carcere o era latitante e si trovava all'estero - chiarì bene che Ammaturo stava con lui. Quindi, in quell'epoca Semerari stava curando, non so, almeno quello che a noi ci risulta, presidente, che a me mi risulta, stava seguendo pure Cutolo, come perizia e in tante altre cose. Ma questo forse in virtù sempre ai rapporti di Cutolo con i politici. E Semerari, che seguiva Ammaturo già da diversi anni, fu sequestrato da Ammaturo e da uomini suoi e all'epoca c'era pure qualche elemento di Bardellino; fu sequestrato, gli tagliarono la testa e lo portarono con la testa mozzata vicino alla casa di Cutolo, per far capire a Cutolo che Semerari era morto per colpa sua. Questo episodio, ultimamente, nel 1992, quando sono stato nel carcere speciale di Spoleto, stavo nella cella accanto a Pasquale Mercurio, fedelissimo di Ammaturo e facevo il passeggio insieme a lui. Pasquale Mercurio mi disse i particolari, come avevano ammazzato Semerari. Semerari è stato ammazzato a Poggiomarino, presso una famiglia, presso associati di Ammaturo, due fratelli, che hanno fatto da sempre stupefacenti ma non in Poggiomarino, nelle mani di Ammaturo e in altre zone limitrofe al territorio nostro. Mi disse che fu proprio uno di questi fratelli, che era un ex macellaio, a tagliargli la testa. PRESIDENTE. Perché si fece questa cosa così atroce? PASQUALE GALASSO. Ammaturo riteneva che Semerari stesse seguendo Cutolo, Pagina 2267 sempre in quel contesto, per trovare un escamotage per farlo uscire dal carcere e quindi lo ammazzarono per dimostrare a Cutolo che... PRESIDENTE. Gli fecero fare qualcosa prima di ucciderlo? Scrivere qualcosa? PASQUALE GALASSO. Non so niente. PRESIDENTE. Nella vicenda Cirillo, lei ha saputo qualcosa sul tipo di scambio che si fece? Ha parlato a un certo punto, incidentalmente, di appalti che sarebbero stati dati per la ricostruzione. Ha saputo, allora, quale fu l'oggetto dello scambio o no? PASQUALE GALASSO. Inerente agli appalti? PRESIDENTE. No, in genere. Ci furono solo gli appalti o anche altro? PASQUALE GALASSO. No, per quanto mi risulta almeno, solamente gli appalti e, diciamo, l'amicizia con questi personaggi che si erano preoccupati per la liberazione di Cirillo. PRESIDENTE. Dopo l'omicidio di Casillo che successe? PASQUALE GALASSO. Poi abbiamo constatato con mano, io, Alfieri, Malvento, che Cutolo entrò negli appalti pubblici tramite i politici. PRESIDENTE. Spieghi questa cosa. PASQUALE GALASSO. I politici fecero in modo di dare spazio a Cutolo negli appalti pubblici. PRESIDENTE. Dovrebbe spiegare bene quali appalti. PASQUALE GALASSO. Ora le spiego. Diciamo un po' in tutti gli appalti di quell'epoca. Non posso certamente ricordare gli appalti, però mi ricordo le zone. Cioè, i politici mettevano in contatto queste ditte appaltatrici, tramite o loro referenti politici o loro imprenditori amici, nelle mani di Cutolo e invitavano queste ditte appaltatrici, una volta nelle mani di Cutolo, a stabilire una tangente per il gruppo cutoliano. Di questi episodi mi ricordo maggiormente, almeno nella nostra zona, era l'epoca che si stava costruendo il megacomplesso commerciale, il CIS, a Nola, dove all'epoca Alfieri non prendeva una lira, forse neanche a Piazzola di Nola. Quindi, Alfieri in casa sua, dove si stava facendo un investimento per centinaia, migliaia di miliardi di lire, non prendeva una lira. In più, Alfieri sapeva, tramite Malvento, che era figlioccio di Matteo Sorrentino - una delle più grosse ditte colluse con i politici, con magistrati e nelle piene disponibilità di Cutolo - che proprio Matteo Sorrentino era quello che finanziava, che stabiliva le tangenti di queste ditte appaltatrici, maggiormente settentrionali. Quindi, sotto il naso di Alfieri passavano queste tangenti per miliardi di lire. Come il CIS di Nola, c'era Monteruscello, all'epoca, e c'era l'avellinese. Maggiormente, dove veniva fuori il grosso business era nell'avellinese e Cutolo pensò bene subito, già aveva dei suoi affiliati camorristici, a rafforzare bene la struttura e con i fratelli Marinelli e con la direzione di Casillo entrarono in Avellino, incominciarono ad avere a che fare con queste ditte appaltatrici. PRESIDENTE. Quali erano le ditte legate a questo giro di soldi? Se le ricorda? PASQUALE GALASSO. Principalmente, era Matteo Sorrentino, era lui il gestore imprenditoriale totalmente nelle mani di Cutolo. Matteo Sorrentino, non so, aveva i contatti con tutte le ditte appaltatrici, ditte a livello nazionale: Pizzarotti, Grassetto, un po' tutte. Tramite Cutolo, esternamente c'era Casillo, Matteo stabiliva le percentuali e dava i soldi delle tangenti, versando i soldi delle tangenti nelle mani di Casillo, Cutolo. Pagina 2268 PRESIDENTE. Quindi, praticamente, se non ho capito male, lei dice che guardando, per esempio, all'impresa Sorrentino si può capire come vanno gli appalti. E' così? PASQUALE GALASSO. Sì: infatti, dopo l'omicidio Casillo, l'impresa Matteo Sorrentino corre subito al riparo, perché il titolare si sente in pericolo, pure di vita, in quanto sa qual è ormai la ferocia del nuovo gruppo di Alfieri. Bardellino corre subito ai ripari, va dai Malvento (il padre di Antonio Malvento era un suo ex amico malavitoso)... Va da Antonio Malvento il suo figlioccio, si comincia a giustificare e si dona totalmente nelle mani di Alfieri, mettendo a disposizione tutte le sue amicizie istituzionali e facendo rilevare il suo rapporto politico, che poi è con gli stessi politici che hanno già a che fare con Alfieri. PRESIDENTE. Con cui Alfieri aveva già ripreso i rapporti? PASQUALE GALASSO. Sì; quindi ad Alfieri già va nel sangue il potere e la sete del vil denaro. Si dimentica la nostra promessa, di vendicare i nostri fratelli e poi andarcene: a me, e a qualche altro componente del mio gruppo, non sono mai interessati i soldi, perché io, signor presidente, sono nato ricco e papà mi ha lasciato in eredità miliardi di lire. Ora dicano quello che vogliono, ma io non mi sono mai occupato di questo: ho toccato con mano la melma di questi rapporti, per episodi e fatti specifici. Quindi, ad Alfieri va nel sangue il potere e la sete di denaro, e supera Matteo Sorrentino, cutoliani di ferro, quelli che materialmente finanziavano Cutolo, facendogli arrivare miliardi di lire; supera pure questo sgarbo, questo sgarro di Matteo Sorrentino, perché se lo vede nelle sue mani e tramite Matteo Sorrentino e i Malvento comincia ad interessarsi e ad entrare materialmente negli appalti... PRESIDENTE. Ma Alfieri non aveva sue imprese? PASQUALE GALASSO. Successivamente, dal 1983 in poi, una volta capito il meccanismo... Questo voglio dirvi: non è che vi fu un salto all'improvviso, per cui tutto lo staff cutoliano e tutti gli imprenditori passarono nelle mani di Alfieri. Fu una cosa graduata, che nel tempo di un paio d'anni condusse Alfieri a diventare padrone assoluto di tutti gli appalti, e non c'è appalto pubblico in Campania che non venga trattato sia dai politici, una volta stabilite le loro spettanze, sia dal gruppo camorristico, dal quale deve poi passare. Se manca una di queste cose - ma dico di più, se manca quella della camorra - il lavoro non si inizia mai. PRESIDENTE. Alfieri non aveva, prima dell'omicidio Casillo, suoi imprenditori? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Quindi, Sorrentino passa ad Alfieri? PASQUALE GALASSO. Passa ad Alfieri e si affaccia sulla scena un altro grosso imprenditore, che ha capito già da qualche mese, tramite altri associati di Alfieri, e passa nelle mani di Alfieri. PRESIDENTE. Chi è? PASQUALE GALASSO. Preferirei non nominarlo e rispettare il segreto istruttorio, dato che vi è un'indagine in corso. PRESIDENTE. Qual è la sua importanza? PASQUALE GALASSO. Ha una grossa importanza la presenza sulla scena di questi nuovi imprenditori: sono tre o quattro, che passano ad Alfieri, o meglio già stavano in contatto con Alfieri e nel frattempo stavano in contatto con Nuvoletta. PRESIDENTE. Uno di questi imprenditori è Romano di cognome? Pagina 2269 PASQUALE GALASSO. Sono imprenditori vesuviani: uno di loro è Luigi Romano. PRESIDENTE. Ci spieghi qualcosa di più. PASQUALE GALASSO. Dopo l'omicidio Casillo, per quanto riguarda gli appalti, principalmente corrono al riparo Sorrentino Matteo e i figli, che vanno dai loro compari Malvento, chiedono scusa, si dichiarano a disposizione, fanno presenti le amicizie politiche che univano Alfieri con loro, ed alla fine si supera questa fase e si perdona. PRESIDENTE. Quali erano le amicizie politiche? PASQUALE GALASSO. Di Matteo Sorrentino? PRESIDENTE. Sì. PASQUALE GALASSO. Sempre principalmente la corrente dorotea, pure perché Matteo Sorrentino è nativo di Gragnano, e quindi conosce da sempre Patriarca, Russo, Gava, e tanti altri. Matteo Sorrentino, quindi, dona la sua disponibilità di imprenditore, dona quello che ha fatto per Cutolo principalmente ad Alfieri e Bardellino nella zona casertana, ma sulla scena si affacciano, con la loro voracità negli appalti pubblici, Luigi Romano e i cognati Agizza, con i fratelli Napolitano come sovrintendenti. PRESIDENTE. Quindi, i fratelli Napolitano, Agizza e Romano? PASQUALE GALASSO. Sì, paesani e amici da sempre di Alfieri, perché sono cresciuti insieme: quindi, nel giro di uno o due anni, facendo sempre presente ad Alfieri la pessima personalità di Sorrentino, riescono a togliere dalle mani di quest'ultimo tutte le ditte appaltatrici dei grossi lavori pubblici. Talvolta il Malvento, che era figlioccio di Sorrentino, rimprovera ad Alfieri questo comportamento sgarbato di Romano Luigi, Agizza e dei Napolitano. Alfieri, però, seppure accondiscende a quello che dice Malvento, dice in sostanza: "Sono questioni di imprenditori, a noi fa comodo, perché Romano ha i suoi referenti politici". PRESIDENTE. Quali erano i referenti politici di Romano? PASQUALE GALASSO. Principalmente Boffa, Scotti e, oltre alla corrente dorotea, non disdegnavano onorevoli di altri partiti. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. I nomi dei politici di altri partiti preferirei non dirveli, se possibile, perché sono sotto segreto istruttorio. ROMEO RICCIUTI. Deve essere più preciso! PAOLO CABRAS. Non può fare alcuni nomi ed altri no! PRESIDENTE. Vi è una richiesta da parte dei membri della Commissione di essere più preciso sui nomi, anche se è vero che, sulla base di atti resi pubblici, come le richieste di autorizzazione a procedere, eccetera, alcuni di questi nomi sono già pubblici, ed altri no. Mi sembra che lei stia ora facendo i nomi di quelli che sono già noti, ma vi è la richiesta da parte dei parlamentari di avere anche il quadro degli altri nomi. Ora, anche la posizione del collaborante è delicata: forse può indicarci i partiti politici. PASQUALE GALASSO. Il partito socialista. PRESIDENTE. Altri partiti? PASQUALE GALASSO. No; principalmente, almeno in questa iniziale fase degli appalti, era il partito socialista insieme ad elementi della DC. Pagina 2270 PRESIDENTE. Ci stava dicendo che Romano e Agizza portano via il lavoro a Sorrentino: è questo che accade? PASQUALE GALASSO. Fino a far scomparire il Sorrentino, perché poi, nel frattempo, uno dei figli del Sorrentino viene ammazzato. PRESIDENTE. Da chi? PASQUALE GALASSO. Dalla camorra. PRESIDENTE. Ma non sappiamo da chi o da quale gruppo? PASQUALE GALASSO. No, ma credo che l'omicidio sia sempre inerente alla loro associazione con Cutolo ed ai loro interessi negli appalti. I Sorrentino, quindi, scompaiono dalla scena ed escono fuori questi nuovi imprenditori legatissimi ad Alfieri, ed altri nuovi imprenditori. PRESIDENTE. Chi sono gli altri? PASQUALE GALASSO. Esce fuori un'altra figura emergente di OMISSIS camorrista, l'OMISSIS OMISSIS, che nel giro di qualche anno diviene un fedelissimo di Alfieri, almeno come ditta. Poi i fratelli Ambrosino, i cugini di Carmine Alfieri, Francesco Alfieri ed il fratello, Carfora. PRESIDENTE. Questi prendono gli appalti della ricostruzione? Sorrentino è fatto fuori. PASQUALE GALASSO. OMISSIS, Gino Citarella, del salernitano e tanti altri. E' uno staff composto da una decina di imprese, i fratelli Iossa, che la fanno da padroni nei subappalti di questi grandi lavori pubblici. PRESIDENTE. Quando lei ha parlato dei lavori pubblici ha usato un'espressione particolare, "gestire gli appalti"; cosa vuol dire? Mi comunicano in questo momento che per ragioni organizzative devo sospendere l'audizione per mezz'ora. La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 14. PRESIDENTE. Nella prima parte dell'audizione abbiamo affrontato alcuni aspetti relativi alla sua vita, alla struttura dell'organizzazione camorristica, alla vicenda Cirillo ed all'assassinio di Casillo. Vorremmo ora trattare la gestione degli appalti. In particolare, oltre a sapere cosa significhi gestire gli appalti, vorremmo conoscere tutti i nomi a lei noti. Le chiediamo di essere il più preciso possibile su fatti particolari, in modo tale da consentirci di comprendere meglio il discorso sul ruolo dei politici locali, di quelli nazionali e dei referenti. Vuole spiegare alla Commissione cosa vuol dire gestire gli appalti? E' chiara la domanda? PASQUALE GALASSO. Sì, gestire gli appalti vuol dire che, oltre alla gestione materiale dei politici del posto - diciamo quelli locali -, con referenti nazionali, contestualmente essi vengono gestiti dal gruppo camorristico. PRESIDENTE. Può far riferimento ad un appalto specifico espiegare i meccanismi che ne hanno caratterizzato la gestione? PASQUALE GALASSO. Nell'intreccio tra i due gruppi, tra i politici e i camorristi ci sono i vari imprenditori che fanno capo sia, talvolta, al gruppo camorristico sia al politico locale o nazionale, da cui sono sponsorizzati. Mi spiego meglio, facendo riferimento agli ultimi anni, non al 1983-1984, quando cominciammo a interessarci di appalti, ma a quelli successivi. Nel momento in cui un appalto si metteva in cantiere a livello di progetto - scusatemi questa volgarità -, il mio gruppo camorristico, la mia associazione, era già aggiornato... Pagina 2271 PRESIDENTE. In sostanza, voi eravate già informati che si sarebbe dovuto eseguire un lavoro in un certo posto. PASQUALE GALASSO. Eravamo informati dai politici che era in atto questo progetto e che i progettisti, i politici locali e quelli nazionali si stavano dando da fare per portarlo a compimento. Quando parlo di "portarlo a compimento", mi riferisco al momento in cui la concessione ed i finanziamenti erano già attuati, cioè all'inizio dei lavori. PRESIDENTE. Insomma, questa "partita" spettava ai politici, i quali vi informavano. PASQUALE GALASSO. Sì. Una volta ottenuta la concessione, tutte le concessioni - talvolta anche ministeriali - ed i relativi finanziamenti, dopo che i politici avevano già, eventualmente durante il progetto, la concessione ed il finanziamento, essi già lo avevano ufficiosamente appaltato ad una certa ditta... PRESIDENTE. Avevano già assicurato una ditta... PASQUALE GALASSO. Sì, avevano già assicurato una ditta (per loro rapporti precedenti), una volta avuti i finanziamenti, ad inizio lavori (concessione, finanziamenti) e la tangente della ditta appaltante verso il gruppo politico nazionale o talvolta locale (che poi fa capo a quello nazionale). Dopo questi procedimenti, ad inizio lavori, il gruppo camorristico, che era già informato... PRESIDENTE. Chi vi informava? PASQUALE GALASSO. Quasi sempre si trattava di intermediari e, ultimamente, anche di imprenditori che parlavano con i politici locali... PRESIDENTE. E vi venivano a dire... PASQUALE GALASSO. ... e ci informavano sull'esito dell'appalto. Quindi, oltre che dai referenti locali politici, il nostro gruppo camorristico aveva la conferma anche dagli imprenditori collusi con noi. Una volta realizzatosi questo procedimento, il politico locale, o quello nazionale che dà mandato al politico locale, presenta la ditta appaltante al nostro gruppo e fa in modo da mettere in contatto la ditta appaltante con il nostro gruppo camorristico della zona, per stabilire le tangenti e per definire determinate nostre modalità. PRESIDENTE. Tangenti per voi? PASQUALE GALASSO. Sì, per noi camorristi. Le modalità riguardano la formalizzazione del modo in cui va gestito un appalto. Il gruppo camorristico, oltre a stabilire la tangente, si assicura anche che i subappaltanti siano di suo gradimento. Tutto ciò può venire meno solo in un caso, quando cioè una ditta subappaltatrice abbia referenze politiche locali o nazionali. In sostanza, se la ditta subappaltatrice ha già contatti politici, è il politico nazionale o quello locale che fa presente al capo camorristico: "questa è una ditta nostra; vi viene riconosciuta la vostra percentuale (un'ennesima percentuale per il subappalto), però fatela lavorare perché ci fa piacere". PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Diciamo che questo è tutto l'intreccio. PRESIDENTE. Il meccanismo. PASQUALE GALASSO. Sì, il meccanismo. Ho fatto una premessa generale cercando di collaborare al fine di farvi comprendere meglio il fenomeno. Poi, ci sono tutti gli altri... Come possiamo chiamarli? PRESIDENTE. Passaggi? PASQUALE GALASSO. Sì, passaggi o interessamenti per altri subappalti. Io vi sto parlando di un appalto riferito ad una ditta nazionale. Pagina 2272 PRESIDENTE. Come faceva questa ditta a vincere l'appalto? Intervenivate voi? PASQUALE GALASSO. Per quanto mi consta, la prima fase è sotto il diretto controllo dei politici e quindi le ditte appaltatrici, nella maggior parte dei casi a livello nazionale... Io vi voglio parlare di appalti grossi, per centinaia di miliardi di lire. Se poi voi mi date un po' della vostra disponibilità, vi parlerò anche di qualche fatto piccolo. PRESIDENTE. Noi siamo qui. PASQUALE GALASSO. Ripeto: vi sto portando esempi relativi ad appalti grossi. Nella prima fase, vi sono prettamente accordi tra politici e ditte nazionali. PRESIDENTE. Quindi, sono i politici che stabiliscono in che modo una ditta debba vincere l'appalto. PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Voi non intervenite? PASQUALE GALASSO. No, almeno a livello di grosse ditte appaltatrici di carattere nazionale. Gli ultimi lavori eseguiti nella nostra zona sono stati quasi tutti appaltati a grandi ditte nazionali. PRESIDENTE. Qual è la vostra zona? PASQUALE GALASSO. Principalmente, si tratta della zona nolana-vesuviana. Poi c'è la zona salernitana... PRESIDENTE. Può indicare specificamente di quali lavori si tratta (quali strade, edifici od opere)? PASQUALE GALASSO. Ricordo le opere per la realizzazione della seconda tratta ferroviaria che va da Nocera a Monte del Vesuvio, Monte Somma, Nola, fino a giungere nel casertano. Si tratta di un appalto di centinaia di miliardi di lire. Fu creato il consorzio Movefer costituito da diverse ditte a livello nazionale, quali la Pizzarotti, la Grassetto, la Cambogi, il gruppo Ferruzzi ed altre: in tutto, 7-10 ditte. I primi contatti con il consorzio si ebbero nel momento in cui si doveva mettere in atto il lavoro. Prima lavorano i loro referenti politici, in prevalenza locali; successivamente (almeno da quello che ho constatato in prima persona), una volta che tutto è perfezionato (concessione, finanziamenti, accordi tra le ditte appaltatrici, finanziamenti ai politici)... Negli ultimi tempi ho letto sui giornali che si parla di finanziamenti ai partiti. Per quanto mi consta, in Campania non esistono finanziamenti ai partiti; esistono invece politici interessati all'arricchimento personale: ecco perché scendono in collusione con noialtri perché, altrimenti, potrebbero prendere da noi una distanza di mille chilometri. Invece ho constatato che questo non è. Su questo appalto grosso di centinaia di miliardi di lire eravamo già aggiornati (vi parlo del periodo 1985- 1986), eravamo aggiornati di questo grosso lavoro ma si aspettava il via dai politici, i nostri referenti. PRESIDENTE. Quali erano i vostri referenti in questo appalto specifico? Con chi parlavate? PASQUALE GALASSO. Almeno per questo appalto, era la DC, il gruppo doroteo. PRESIDENTE. Quali persone fisiche? PASQUALE GALASSO. Sono stati interessati anche altri partiti. PRESIDENTE. Quali persone? PASQUALE GALASSO. Una è l'onorevole Demitry del partito socialista. PRESIDENTE. E poi? PASQUALE GALASSO. Poi la corrente dorotea. Pagina 2273 PRESIDENTE. Sì, ma quali persone? PASQUALE GALASSO. Il senatore Patriarca, tramite Gino Citarella (nostro associato), e tutta la corrente dorotea. PRESIDENTE. A noi interessa conoscere i nomi! PASQUALE GALASSO. Gino Citarella, Patriarca, Russo, Gava; poi, Demitry, del partito socialista, ed il senatore Meo. PRESIDENTE. Russo chi? PASQUALE GALASSO. Il senatore Meo per noi rappresentava il collettore, il raccoglitore di tutte le tangenti versate nel nolano e nel vesuviano per quanto riguarda la corrente dorotea che fa capo a Gava. PRESIDENTE. Meo o Patriarca? PASQUALE GALASSO. Meo. PRESIDENTE. E Patriarca? PASQUALE GALASSO. Meo per noi dell'associazione era il fedelissimo di Gava ed era quello che intratteneva i rapporti con noi per quanto riguarda la spartizione dei lavori e degli appalti. PRESIDENTE. A lei è mai capitato di parlare direttamente con Meo? PASQUALE GALASSO. L'ho incontrato diverse volte per un'altra speculazione edilizia fatta da me e Alfieri, dalla nostra organizzazione, e Meo. PRESIDENTE. Vuol spiegare alla Commissione in cosa consistesse questa speculazione? PASQUALE GALASSO. Era l'anno 1987, c'erano quasi al centro di Nola 24 mila metri di terreno, erano agricoli, di un professionista nolano, che esercita a Nola da diversi anni, il quale per 20-30 anni non è mai riuscito a prendere una concessione. Alfieri mi parlò di questo affare. Io me ne sono occupato in prima persona; ho contattato il dottor D'Avanzo, e la moglie, la signora Napolitano. Dopo aver acquistato questo terreno per quattro soldi... Mi ricordo che durante la trattativa il dottor D'Avanzo e la signora Napolitano mi dicevano spesso: "Ma cosa dovete fare di questo terreno? Sono 20-30 anni che noi non riusciamo a prendere la concessione per una casa agricola". Io, giustamente, presentato da un altro tecnico, amico di Alfieri... PRESIDENTE. Come si chiamava questo tecnico? PASQUALE GALASSO. Franzese, il geometra Franzese. Quindi, dopo aver comprato questo terreno Alfieri mi concordò questo appuntamento con Meo... PRESIDENTE. Allora Meo era già parlamentare? PASQUALE GALASSO. No, no. Era segretario provinciale, mi sembra. Io già lo conoscevo di nome, ma fu quella l'occasione in cui lo conobbi. E Alfieri ci tenne molto a precisarmi che era persona di Gava, in prima persona Gava, del gruppo doroteo, quella che la nostra organizzazione contattava. PRESIDENTE. Quindi lei parlò con Meo, e cosa gli disse? PASQUALE GALASSO. No, con Meo... tutto insieme... Meo trovò il modo per... PRESIDENTE. Lei cosa chiese a Meo? PASQUALE GALASSO. Meo già sapeva tutto. Era aggiornato di tutto da Alfieri. Quello è stato l'unico momento della mia vita in cui sono stato libero, poi, vuoi per stare attento dai gruppi camorristici, quindi latitanze volontarie, Pagina 2274 vuoi per sette-otto anni di latitanza che ho fatto... Quello è stato l'unico momento in cui sono stato libero e Alfieri mi disse: "Voi siete libero, mettetevi in contatto con me perché questa è la persona, è lui l'uomo nostro... PRESIDENTE. Quindi lei andò da Meo... PASQUALE GALASSO. Andai da Meo. Parlai con Meo in un rifugio con Alfieri, in un rifugio di Alfieri, presso la casa di un parente di Alfieri, Luigi Alfieri, e prendemmo appuntamento con Meo per risolvere questo problema. Meo era disponibile. PRESIDENTE. Di cosa parlaste? PASQUALE GALASSO. Lui era già aggiornato. Disse solamente di metterlo eventualmente in contatto con qualche tecnico. Io l'ho accompagnato, cioè presi un appuntamento al suo studio e ci siamo visti tante altre volte, finché lo misi in contatto con un nostro tecnico, insieme al quale portarono a compimento la licenza su questi terreni. PRESIDENTE. Avete una licenza? PASQUALE GALASSO. Sì, una concessione. PRESIDENTE. Qual è il comune, Nola? PASQUALE GALASSO. Nola. PRESIDENTE. Chi era il sindaco di Nola? PASQUALE GALASSO. L'ampliamento di altre concessioni già avute nelle mani dell'altro sindaco, che non ricordo, l'ampliamento di tutta questa speculazione edilizia l'abbiamo avuto quando era sindaco di Nola il generale De Sena. PRESIDENTE. Quindi, prima avete avuto una licenza, poi l'ampliamento. E' così? PASQUALE GALASSO. Sì. Una concessione e poi l'ampliamento. PRESIDENTE. E quando avete avuto l'ampliamento era sindaco il generale De Sena? PASQUALE GALASSO. Sì. Lui firmò il rilascio delle concessioni. PRESIDENTE. Ricorda per quanti metri? PASQUALE GALASSO. Sì, mi pare 15 mila metri cubi. PRESIDENTE. Dopo l'ampliamento o prima? PASQUALE GALASSO. In tutto erano 15 mila metri cubi. Ma inizialmente Meo ci fece avere subito circa 7-8 mila metri cubi di concessione. PRESIDENTE. Poi raddoppiati, in pratica. PASQUALE GALASSO. Poi mi sembra che si è avuto l'ampliamento e le concessioni sono state materialmente ritirate nelle mani del generale De Sena. PRESIDENTE. Poi è stato costruito? PASQUALE GALASSO. Sì. Poi l'abbiamo venduto, io e Alfieri, ad un imprenditore. Diciamo che io, Alfieri e tutto il direttivo nostro l'abbiamo venduto... PRESIDENTE. Cioè non avete costruito ma avete ceduto la concessione. PASQUALE GALASSO. L'abbiamo venduta ad un'altra ditta, la quale sta in contatto con Alfieri. PRESIDENTE. E questa ha costruito? Pagina 2275 PASQUALE GALASSO. Sta costruendo. Ha costruito e sta costruendo. Vorrei completare quel ragionamento sull'appalto, per spiegarvi come si gestisce un appalto. L'esempio è sulla nuova tratta ferroviaria Nocera-Caserta. Una volta che questo consorzio di ditte settentrionali ha avuto materialmente tutte le concessioni, i finanziamenti, e si è accordato con i politici, poi è passato nelle nostre mani. Prima di posare la prima pietra si è stabilita la nostra percentuale (loro come consorzio) e che tutte le ditte appaltatrici devono essere di gradimento della nostra organizzazione. Voglio dire pure questo, per farvi comprendere: se in Campania (questa è la realtà sociale che voi dovete approfondire) dei giovani laureati in ingegneria fanno una cooperativa e poi si portano presso una ditta appaltante o un consorzio di queste dimensioni per lavorare, non lavoreranno mai se non hanno principalmente, credo, anzi è certo, l'appoggio camorristico o l'appoggio politico. Per cui i giovani ingegneri a Napoli devono solamente cambiare mestiere. PRESIDENTE. Ho capito. GIROLAMO TRIPODI. Vorrei chiedere se è stata fatta dal consiglio comunale una variante al piano di fabbricazione per quanto riguarda la costruzione di quei 15 mila metri cubi. PRESIDENTE. Ha compreso la domanda? PASQUALE GALASSO. Sì, ho capito molto bene e rispondo. Questo è il rapporto con Meo: a noi non interessa sapere il piano di fabbricazione, questo o quell'altro; a noi interessa che Carmine Alfieri, Pasquale Galasso dicono vicino a Meo "devo costruire, risolvi tu". Io non sono aggiornato, glielo giuro in onor del vero. Io so solamente che l'ordine è quello. Se bisogna fare una speculazione, un cambiamento d'uso, uno dice solamente "mettimi in condizione di poter sfruttare questa zona", punto e basta. Poi è Meo che deve sapere tutto, deve portare a compimento l'operazione e deve dire vicino a noi associati "vi ho favorito". Questo è il rapporto nostro con i politici. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Nella sequenza dell'appalto i politici si mettono d'accordo con gli imprenditori. Non c'era accordo con voi. Invece tendevate a far pagare il pizzo agli imprenditori, è così? PASQUALE GALASSO. No, qui ci sta tutta la commistione politica, imprenditori e camorra. Quando si è stabilita quella prima fase, cioè che il progetto va in porto con l'ultima fase del finanziamento, in quel momento gli imprenditori locali o già sono in contatto con i politici e i capi camorra o ci si devono mettere: certamente vedono tramite altri imprenditori o altre amicizie politiche di arrivare al capo camorra per avere l'OK di lavorare come subappaltanti, o arrivano al politico. Una volta stabilito questo, questo subappaltante paga al capo camorra la sua percentuale, che varia da 3 al 5 per cento: è una seconda tangente che si paga. Ma principalmente, quello che noi sapevamo è che quella fascia di politici interessati all'arricchimento personale e a gestire questi appalti perché ci sono, poi, altri politici, interessati solamente ad uno scambio di favori contro il voto ma che non si sono mai interessati di appalti, pure perché non hanno la possibilità, non hanno la forza di entrare, non so, a contrastare...( Commenti ). PRESIDENTE. Andiamo avanti. PASQUALE GALASSO. Quindi, questo è l'esempio. Lei prima mi chiedeva un esempio ed io lo sto facendo. Una volta che si sono perfezionati tutti questi accordi al politico, i politici... nel frattempo già gli imprenditori... In quel particolare caso c'era già un nostro affiliato, l'imprenditore Gino Citarella, quello che accompagnò il commando per l'esplosione Pagina 2276 di Casillo, e lui gestì tutti questi accordi, insieme ai nostri referenti. Mi ricordo che ci andarono a parlare Cesarano Ferdinando e Ruocco Giuseppe per arrivare ad un accordo con questo consorzio Movefer, presso gli uffici di Gino Citarella in Nocera Inferiore. Gino Citarella gestì per conto nostro tutti i subappaltanti, cominciando dagli scavi e dal movimento terra a finire, ad esempio, con la fornitura di ferro. PRESIDENTE. Vediamo se ho capito: si decide di fare un lavoro in una zona e - lei dice - i politici si mettono d'accordo con i grandi imprenditori e decidono anche chi debba vincere, eccetera. Ma i politici... PASQUALE GALASSO. Parliamo di quella fascia di politici che hanno il potere. PRESIDENTE. Quando entra in contatto con voi il politico che ha deciso l'accordo, se entra in contatto con voi? PASQUALE GALASSO. Il politico già dall'inizio del perfezionamento delle concessioni... PRESIDENTE. E perché entra in contatto con voi? PASQUALE GALASSO. Già c'è in atto questo accordo, questo intreccio... PRESIDENTE. Già da prima? PASQUALE GALASSO. ...questa commistione, questa simbiosi tra noi e loro. PRESIDENTE. Ma questa simbiosi da cosa nasce? PASQUALE GALASSO. Nasce, come vi dicevo... PRESIDENTE. C'è la questione del voto, anche? PASQUALE GALASSO. Certamente. PRESIDENTE. Ci spieghi. PASQUALE GALASSO. Io parlavo prima degli appalti. PRESIDENTE. Prego, prego. PASQUALE GALASSO. Questo accordo, questa simbiosi si va acreare già dopo l'omicidio Casillo e si perfeziona, diciamo, per tutto l'anno1984. Si perfeziona totalmente, cosicché dal 1984 in poi se è in atto un grosso lavoro - ad esempio risanamento del fiume Sarno, seconda tratta della ferrovia, risanamento del canale Contesarno, che è un altro investimento di 100-200 miliardi e tanti altri appalti di questa importanza - la nostra organizzazione è aggiornata sin dall'inizio di questa pratica per arrivare alla concessione con i relativi finanziamenti. Quindi, questo è il punto fisso: la simbiosi nasce, si instaura dopo l'omicidio Casillo, almeno per la nostra organizzazione. PRESIDENTE. Dunque, la chiave di lettura è questa. Non c'è un accordo appalto per appalto, c'è questo quadro che lei chiama di simbiosi, che nasce dopo l'omicidio Casillo. Dentro questo quadro rientrano la questione degli appalti, la questione del voto, la questione delle tangenti e così via. E' questo che lei dice? PASQUALE GALASSO. Sì. Le potrei portare mille esempi, ma ne faccio uno, quello relativo alla seconda tratta della ferrovia. Nel 1988-1989, durante le nostre riunioni, alle quali intervenivano nostri associati OMISSIS camorristi, quali Gino Citarella e OMISSIS (grosso OMISSIS), si era già aggiornati di un appalto che doveva completarsi come concessione e come finanziamento sulla costiera sorrentina e già questi nostri associati imprenditori chiedevano a Carmine Alfieri che dopo questo, diciamo, chiarimento tra il gruppo doroteo e il partito socialista con questo appalto, potessero gestire loro in prima persona, come affiliati nostri imprenditori, Pagina 2277 tutti i subappalti. Quello, però, è in atto, signor presidente. Per quanto mi risulta quell'appalto non è ancora partito e, guarda un po', Alfieri mi diceva che lo stesso OMISSIS, lo stesso Luigi Romano ed altri imprenditori a lui collusi già gli avevano parlato di questo appalto. Giustamente, a volte si parlava e io gli dicevo "Questi sono avvoltoi; questo appalto ancora non nasce, ancora non nasce la progettazione, la concessione e già vogliono gestire". Io che nella mia vita ho rischiato mille volte la vita, pistola a pistola con il mio nemico a spararmi dicevo: "E' mai possibile! Questi sono avvoltoi, sciacalli". E Alfieri poi mi spiegò di quell'appalto e mi disse: "Questi sono gli imprenditori, dovresti vedere i politici che già... . Ci sta una storia in atto tra il gruppo doroteo e il partito socialista per la divisione, che già si sono presi un anticipo della tangente di questa ditta che dovrebbe venire a fare i lavori a Sorrento" (che era una ditta del settentrione). PRESIDENTE. Come si chiama questa ditta? PASQUALE GALASSO. Non lo ricordo, ma ho dato indicazioni ai giudici, che possono riprendere... Dove c'era una lotta tra il gruppo doroteo e il partito socialista. PRESIDENTE. Quali erano le persone fisiche? PASQUALE GALASSO. Questa concessione per sbloccarla, ad un certo punto, io so che la doveva chiarire solamente Antonio Gava in prima persona e Craxi. PRESIDENTE. Chi le disse ciò? PASQUALE GALASSO. Carmine Alfieri. Se i giudici sono stati così bravi a trovare questo riscontro credo che ancora non ci hanno messo la prima pietra. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Perché il partito socialista già si era preso una tangente promettendo a questa ditta appaltante che quel lavoro, qualora fosse iniziato a Sorrento (la superstrada che collega la costiera amalfitana), lo doveva prendere questa ditta sponsorizzata dal partito socialista. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Ma il gruppo doroteo dice: ma come Sorrento! La nostra zona! Raffaele Russo, Gava, Patriarca dicono: questa è la nostra zona, viene la ditta appaltante sponsorizzata dal partito socialista! Quindi, nacque questa storia, della quale erano al corrente la mia organizzazione e i vari OMISSIS a noi legati: Gino Citarella, OMISSIS, Luigi Romano, Agizza, Napolitano, OMISSIS, Iossa, che giustamente volevano accaparrarsi il lavoro di subappalto, la commessa. Questi sono gli avvoltoi, signor presidente. PRESIDENTE. In questa simbiosi, come lei dice, può spiegare quali erano i vantaggi di ciascuna delle parti? PASQUALE GALASSO. Il vantaggio per quanto riguarda gli imprenditori a noi collusi o altri imprenditori è solamente quello di lavorare e di arricchirsi personalmente. Per quanto riguarda i politici a livello nazionale e onorevoli, a quanto mi risulta, oltre che per l'arricchimento personale, il vantaggio è quello di rimanere, come si suol dire, nel mazzo delle carte e quando si presentano le elezioni, di far presente al gruppo camorristico, a Carmine Alfieri, di aver passato quelle notizie, di essersi messo a disposizione per quell'appalto e quindi poter chiedere di essere votato. Poi le elezioni sono tutt'altra cosa. Quando si arriva sotto le elezioni cinque o sei mesi prima c'è un andirivieni di tutti questi politici che hanno avuto contatti con il nostro gruppo camorristico e si fanno avanti per accaparrarsi i voti. Quindi, fanno presente Pagina 2278 la loro ennesima disponibilità e in quel momento si verifica un mercato. PRESIDENTE. Spieghi bene. PASQUALE GALASSO. Alla fine Alfieri e noi dell'organizzazione andiamo a quantificare cosa può offrire in cambio quell'onorevole, se serve come potere politico, se può esserci utile in qualche amicizia con i rapporti istituzionali, maggiormente con i magistrati e tante altre cose. Alla fine si mette in bilancio se l'onorevole tal dei tali politicamente ha una determinata forza. E' un po' come nel gruppo nostro camorristico. Se parla Pasquale Galasso ha una forza, se parla un altro sono parole buttate al vento. E' la stessa cosa. Signor presidente, ho toccato con mano questa realtà sociale, credetemi, almeno questo gruppo di politici che ho nominato e che sono pronto ad andare avanti e a dichiarare altre mille volte, a confermare questi fatti di cui ho parlato, che sono fatti concreti, almeno credo, con riscontri, sono un po' coalizzati, organizzati un po' come il nostro gruppo. Solamente talvolta nel nostro gruppo quasi tutti noi rischiamo la vita in mezzo alla strada. Domani mattina succede una guerra di camorra si deve stare in prima linea, invece questi stanno dietro le scrivanie, dietro le poltrone. PRESIDENTE. La questione del voto come avviene, perché questa è un'altra cosa importante. Lei ha fatto dei nomi di uomini politici, Patriarca, Meo, Demitry. Come avviene la questione del voto? Vengono da voi e cosa dicono? Quando c'è stato il problema delle preferenze... PASQUALE GALASSO. Per la maggior parte di costoro, per i più importanti dal punto di vista degli interessi per il nostro gruppo camorristico i rapporti sono già instaurati. Un onorevole che già si è messo a disposizione e ha trovato la strada per risolverci un problema giudiziario... già per lui è una forza tutto ciò. Durante le elezioni si va avanti e fa pesare che lui ha dato la sua disponibilità per risolvere quel caso. Oppure un altro onorevole che ha risolto un fatto con la polizia, con altri apparati istituzionali, in quel momento lo fa pesare. Oltre questa fascia di politici che hanno avuto a che fare con il nostro gruppo, con rapporti già instaurati, già duraturi, già da diversi anni... Badate bene che Alfieri conosce Patriarca, quindi la corrente di Gava con i suoi segretari... PRESIDENTE. Ma Patriarca si presentava come se stesso o come emissario di qualcuno, come rappresentante di qualcuno? PASQUALE GALASSO. Si presentava come se stesso, però faceva sempre riferimento e dava peso agli altri componenti della sua corrente; quando c'era la possibilità di votare più onorevoli alla Camera, all'epoca camminavano a braccetto sempre i soliti. Se voi vedete le ultime elezioni nei nostri paesi sono sempre quelli là. Il mio paese, Poggiomarino è un paese retrogrado, un paese maltrattato da questi politici, da questo Governo. Sta lì, non c'è un'industria, non c'è una fabbrichetta di dieci operai. Gava al mio paese da quarant'anni ha duemila voti assicurati, almeno fino a quando si è messo alla Camera e non glieli ha tolti mai nessuno, Russo ha i suoi 1.700 voti, Pomicino, per finire a Patriarca. Sono sempre gli stessi. PRESIDENTE. Se è così, questi voti c'erano anche prima del vostro intervento. Se c'erano da quarant'anni! PASQUALE GALASSO. All'epoca c'erano altri raggruppamenti delinquenziali, i cosiddetti guappi. Al mio paese, ad esempio, c'era il guappo principale e poi due-tre gruppi che facevano capo a lui. Questo guappo era associato. Ecco perciò la metamorfosi. Prima negli anni settanta vicino ai politici referenti c'erano i cosiddetti guappi; dopo il caso Cirillo vicino ai politici si aggregano le associazioni Pagina 2279 camorristiche con il capo, i cinquanta, i cento e i duecento uomini. PRESIDENTE. Come fate a controllare i voti? A fare in modo che i voti vadano davvero a queste persone? PASQUALE GALASSO. Si controlla in parte. Durante le elezioni, tutte le amicizie di imprenditori, di tutte le fasce, discutono in quel momento, ma principalmente in determinati piccoli centri la gente è sopraffatta. Basta che un referente camorristico, che io dica ad una persona di votare tizio, questo lo vota con la sua famiglia e me lo dimostra in piazza. PRESIDENTE. Come fa a dimostrarlo? PASQUALE GALASSO. Voglio capire meglio. PRESIDENTE. Lei può dire di votare tizio, la persona dice di sì, però il voto è segreto. Come fa a dimostrarlo? PASQUALE GALASSO. Voi potete constatare con mano se quella persona e tutta la sua famiglia hanno votato quel nome. PRESIDENTE. Come fate a controllare ciò? PASQUALE GALASSO. Voi date al capo famiglia un nome, quel capo famiglia lo controllate, se a un altro parente, un altro capo famiglia ha dato lo stesso nome e alla fine i seggi quelli sono. PRESIDENTE. I voti si trovano. PASQUALE GALASSO. Nella nostra zona la maggior parte della gente è fedele a noialtri, a me ex camorrista. PRESIDENTE. Siete mai riusciti ad imporre vostri candidati o votate soltanto quelli che vengono proposti? Parlo di consigli comunali oltre che di elezioni politiche. PASQUALE GALASSO. Talvolta si è sfruttata questa possibilità con qualche onorevole, ma per la maggior parte questi politici si votano dove già da anni c'è un rapporto duraturo. Quindi non si può fare lo sgarbo ad un politico che domani mattina va da un referente locale a dire che magari Pasquale Galasso ha portato un altro. Antonio Gava mi ha sempre controllato e mi ha mandato sempre a dire, quando ne ha avuto la possibilità, che i Galasso non gli erano fedeli. PRESIDENTE. Tramite chi? PASQUALE GALASSO. Ultimamente me lo ha mandato a dire tramite il fratello Roberto Gava, tramite miei soci, l'ingegnere Cordasco Marco, il dottor Antonio Bifolco. In un momento che feci società con questi per la compravendita di certi immobili in Toscana e a Baronissi avevamo bisogno di una copertura politica, almeno così mi dissero i miei soci, una consulenza. Tramite il ragionier Capozzi andarono da Roberto Gava, gli spiegarono che in questa società c'era Pasquale Galasso, lui disse che ci conosceva di nome e i miei soci gli dissero che io stavo agli arresti domiciliari. Mi disse che io avevo bisogno di un aiuto giudiziario e si riservò di parlare con il fratello che, se non erro, all'epoca era ministro degli interni. Successivamente i miei soci andarono là per avere la conferma della sua consulenza ed eventualmente dell'interessamento nei miei riguardi. Quando andarono a prendere la conferma Antonio Bifolco, che adesso sta in carcere, e l'ingegner Marco Cordasco, Roberto Gava ci tenne a precisare che il fratello mi mandava a dire che io non gli avevo dimostrato fedeltà, in virtù di un episodio specifico. PRESIDENTE. Quale? PASQUALE GALASSO. Nel 1985, dopo la mia vita criminale contro Cutolo e la vendetta che ho fatto in onore di mio fratello Nino, io non mi interessavo perché Pagina 2280 - lo dico sinceramente - non era una realtà che mi interessava. Io ho studiato, ho avuto un'altra educazione, di gente profondamente per bene, ma questa mia vita criminale mi ha trasformato anche nel linguaggio. A volte mi sono trovato davanti allo specchio e non mi riconoscevo più. Nella mia gioventù avevo un'altra perfezione, altri ideali di vita sociale. Quando nel 1985 fecero le politiche a Poggiomarino... PRESIDENTE. Le amministrative. PASQUALE GALASSO. Sì, le amministrative, capitò un episodio che mi colpì molto per quanto riguarda la violenza sociale. Durante il perfezionamento della lista della democrazia cristiana a Poggiomarino si verificarono delle controversie di democristiani paesani miei. Alla fine il signor Riccio, presidente dell'USL, sindaco di San Paolo Belsito, fedelissimo di Gava da sempre, venne a Poggiomarino su mandato di Antonio Gava, per decidere chi dei vecchi rappresentanti della democrazia poggiomarinese doveva restare nella lista e chi doveva uscirne, con una prepotenza guappesca. Di questo episodio ne fui aggiornato (all'epoca ero latitante) e quindi toccai la melma con le mie mani. PRESIDENTE. Quindi, si fece questa lista e poi? PASQUALE GALASSO. In questa lista rientrò dopo anni di fuoriuscita dalla democrazia cristiana di Poggiomarino una persona che io ritengo per bene, valida socialmente, ma non perché è amico mio ed era amico intimo della buonanima di mio fratello Nino, Mario Sangiovanni. Mario Sangiovanni ebbe una conferma totale e fu il primo degli eletti nella lista della democrazia cristiana di Poggiomarino. PRESIDENTE. Questa è una persona per bene. PASQUALE GALASSO. Almeno io lo reputo tale. Mario Sangiovanni aveva avuto in passato un contrasto con Antonio Gava, che gli fece abbandonare la vita politica poggiomarinese. Lui era stato il primo degli eletti e dovendo nominare il consiglio amministrativo si andava alla ricerca di questo personaggio per fare il sindaco. Mario Sangiovanni stava per scegliere un'altra corrente democristiana, stava organizzando tutto, ma alla fine io fui chiamato da Patriarca il quale mi disse che Antonio Gava desiderava che io parlassi con Mario Sangiovanni per farlo rientrare nella corrente dorotea, altrimenti si sarebbe potuto dimenticare di fare il sindaco. Io questo non lo pensai proprio, anche perché non vedevo Mario Sangiovanni da cinque-sei anni, da prima che io diventassi latitante. Passò un altro po' di tempo, Mario Sangiovanni a Poggiomarino stava cercando di organizzarsi come consiglio comunale, di vedere un po' tra i consiglieri come fare l'amministrazione. Quindi questo faceva un po' di marasma. Alfieri mi disse (mi chiamava compare, ma io non ho mai tenuto a questo gergo): "Chi state aspettando? Avete capito chi velo manda a dire che dovete chiamare Mario Sangiovanni?" Io dissi ad Alfieri: "Voi sapete la stima che io porto verso Mario Sangiovanni, era amico intimo di mio fratello Nino, una persona per bene. Non posso intimare con la mia forza camorristica a Mario Sangiovanni di andare ai piedi di Antonio Gava, dopo che io so per la realtà poggiomarinese che è stato maltrattato dalla corrente dorotea negli anni passati". Alla fine Alfieri mi convinse e disse: "Voi non potete fare guerra ad Antonio Gava!". Alla fine mi decisi e mandai a chiamare da latitante Mario Sangiovanni; dopo aver commentato la morte di mio fratello Nino, dopo aver pianto, lui capì, perché è una persona intelligente, e mi disse: "Pasquale, che mi devi chiedere?". Sapeva che non gli avrei mai dato fastidio, visto che durante la mia latitanza non ho mai dato fastidio a persone perbene in Poggiomarino. Pagina 2281 Alla fine lui capì; io gli dissi: "Tu già sai, hai capito già; però ti dico una cosa, Mario: non tenermi presente come camorrista, perché io ti amo, ti voglio bene, farei uno sgarbo a mio fratello Nino; regolati tu: se ci tieni a fare il sindaco, purtroppo...". Mario Sangiovanni mi disse: "Pasquale, conosco la realtà". PRESIDENTE. Lei gli disse: "Se ci tieni a fare il sindaco...", e poi? PASQUALE GALASSO. Io gli dissi: "Tu lo sai, se vuoi fare il sindaco a Poggiomarino...". Lui ci teneva, perché diceva: "O io faccio il sindaco oppure mi ritiro di nuovo dalla vita politica". Alla fine io gli dissi solo: "Regolati tu; a me farebbe piacere, perché sono stato chiamato anche da Patriarca; eventualmente tu sai come rintracciare Gava". Diciamo che forzai un poco, ma nell'ambito di un parlare tranquillo e sereno, però lui capì che eventualmente faceva piacere anche a me, perché forse in quel momento avrà pensato che da quella richiesta io potessi avere dei vantaggi dall'onorevole Gava, in rapporto alle mie vicende giudiziarie. Alla fine, lui decise e andò da Antonio Gava; poi mi fece sapere che si era incontrato con Antonio Gava, non so se a Poggiomarino o a San Giuseppe Vesuviano; lo presentarono i fedelissimi della mia zona (Liguori, Achille Marciano, Ciccio Catapano, Meo, tutti). Dissero: "C'è qui Mario Sangiovanni". Antonio Gava disse: "Era una pecorella smarrita che adesso ritorna insieme a noi". Quando seppi di questo mi offesi tremendamente, perché considero un simile modo di parlare asociale, un parlare consono alle associazioni criminali. Questo è un riscontro; chiamate questa persona perbene... PRESIDENTE. Credo che Sangiovanni abbia già confermato tutto. Dopo le vicende di Poggiomarino, com'è andata? PASQUALE GALASSO. Questo è l'evento che ho toccato con mano nel 1985. Signor presidente, le voglio dire un'altra cosa: dopo la sconfitta di Cutolo, dopo questa mia tremenda ferocia me ne volevo andare da Poggiomarino, anche perché nel frattempo avevo assaporato la gioia di avere qualche figlio, ero maturato, mi vedevo già cambiato e pensavo già ai miei bambini; volevo andarmene. PRESIDENTE. Lei quanti figli ha? PASQUALE GALASSO. Oggi ne ho quattro. PRESIDENTE. Allora quanti ne aveva? PASQUALE GALASSO. Allora ne avevo, mi sembra, uno (Nino), e mia moglie aspettava il secondo bambino (Ciro). Comunque, ho toccato con mano questo episodio. Da criminale, queste cose mi hanno toccato; credo che queste cose tocchino tutti voi perché vi fanno capire che cosa sia il potere politico su una realtà sociale. PRESIDENTE. Quali sono le altre vicende di Poggiomarino? Che cosa è accaduto successivamente? ALFREDO GALASSO. Presidente, però non ho ben capito: la vicenda dell'acquisto dell'immobile in Toscana è il favore fatto... PRESIDENTE. No, sono due cose completamente diverse, se non ho capito male: lui chiese una copertura politica per fare questa operazione... PASQUALE GALASSO. I miei soci. PRESIDENTE. Sì, i suoi soci. Dice il signor Galasso che il fratello dell'onorevole... (Commenti del deputato Galasso) . Allora spieghi bene: perché aveva bisogno di una copertura politica per questa operazione? Facciamo un passo indietro e torniamo alla questione dell'immobile. Pagina 2282 PASQUALE GALASSO. I miei soci avevano stabilito la sede sociale di tutte le nostre società in Roma, quindi avevamo bisogno di consulenti su Roma. In mezzo a tanti consulenti, dato che Cordasco e Antonio Bifolco conoscevano già la potenza di Gava in qualità di politico e anche dal punto di vista dalla copertura imprenditoriale, si scelse di andare nello studio di Roberto Gava, su consiglio del nostro ragioniere Capozzi, che operava a Roma. Si andò quindi da questo Roberto Gava, commercialista e consulente, e i miei soci molto onestamente gli fecero presente che nella società c'era anche il gruppo Galasso, per queste nostre iniziative economiche. Gli dissero anche che io mi trovavo agli arresti domiciliari. In particolare il dottor Bifolco, che mi è molto amico, ci teneva a vedermi eventualmente realizzato socialmente, ma non sapeva quanti peccati avessi commesso. Ci teneva che io risolvessi i miei problemi giudiziari e ne approfittò per dire a Roberto Gava se eventualmente poteva influire, poteva darmi una mano per risolvere i problemi giudiziari, perché secondo me il dottor Bifolco conosce la realtà giudiziaria di Napoli e sa anche che Gava, se vuole, può aiutare un determinato pregiudicato con i suoi rapporti. PRESIDENTE. Poi lei è stato aiutato o no? PASQUALE GALASSO. Si sono interessati, Riccio in prima persona ed altri, ma alla fine sono rimasto deluso. PRESIDENTE. Insomma, non è servito. PASQUALE GALASSO. No, non è servito. In primo grado mi condannarono e condannarono anche quel poveretto di mio padre, che era innocente e poi in appello fu assolto completamente. PRESIDENTE. Torniamo alla questione di Poggiomarino. Come si chiamava questo sindaco? PASQUALE GALASSO. Mario Sangiovanni. PRESIDENTE. Sangiovanni quindi è diventato sindaco; poi che cosa è accaduto? PASQUALE GALASSO. Mario Sangiovanni diventa sindaco nel 1985; io ad aprile del 1986 mi libero, dopo tanti anni di latitanza, e ritorno a Poggiomarino. Com'è mio costume, ho sempre fatto vita sociale, ho sempre rispettato le persone perbene ed anzi - credetemi - quando ho trovato una persona perbene, pulita, sono rimasto sempre affascinato, perché mi faceva piacere soltanto il rapporto amicale, forse sempre in virtù dell'educazione che ho ricevuto nella mia prima giovinezza. PRESIDENTE. Poi che cosa accadde? PASQUALE GALASSO. Poi Mario Sangiovanni ha fatto il sindaco per cinque anni, mentre vicesindaco era Salvatore Lettieri, della corrente di Pomicino e abbastanza spesso c'era una guerra intestina tra il gruppo doroteo e quello di Pomicino. Lettieri voleva che Mario Sangiovanni gli passasse la mano. PRESIDENTE. Che si dimettesse? PASQUALE GALASSO. Che gli desse la possibilità di diventare sindaco. Alla fine, nell'ambito di tutte queste complicazioni, anche in virtù dell'amicizia paesana (siamo cresciuti là, in un piccolo centro), sono sempre stato interessato e poi mi sono stufato e riferivo loro: "Per queste vostre beghe andate a Napoli, alla direzione della DC e risolvete là". Mario Sangiovanni e Lettieri mi aggiornavano; in particolare, Salvatore Lettieri diceva che lui poteva fare il sindaco solo se lo volevo io; questo glielo diceva anche l'onorevole Pomicino. PRESIDENTE. Questo Lettieri è quello che venne con lei a Santo Domingo? Pagina 2283 PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quindi, sia Sangiovanni sia Lettieri si rivolgevano a lei? PASQUALE GALASSO. Sì, perché c'era un rapporto di amicizia paesana ma anche per la mia influenza camorristica: loro mi vedevano in questa chiave, oltre che come amico, perché gli veniva riferito dai loro referenti politici che a Poggiomarino un passaggio di sindaco o vicesindaco si poteva risolvere se c'era il gradimento del camorrista del momento. Io all'epoca ero appunto il camorrista del momento. PRESIDENTE. Lei che cosa ha fatto? PASQUALE GALASSO. Ho sempre cercato di superare quelle beghe; Salvatore Lettieri diede più di una volta le dimissioni per poi farle rientrare, finché mi stufai. Ricordo che nel 1988 mi trovavo nel carcere di Torino e coinvolsero addirittura in queste beghe un mio fratello, che non si è mai interessato né di rapporti politici né di niente. Mi venne a trovare per il colloquio e gli dissi: "Mandali a quel paese, mi hanno stufato!". Salvatore Lettieri mi mandava i saluti e chiedeva se io potessi mandare a dire a Mario Sangiovanni che lui gli avrebbe dato il cambio come sindaco. Poi, alla fine del 1990 si sono tenute le nuove elezioni amministrative e vi fu la nuova riconferma di Mario Sangiovanni come primo, ma Salvatore Lettieri non gliela dette per vinta. Alla fine mi ero stufato e mi allontanai da una realtà amministrativa che non mi soddisfaceva: se si parla di Nola, di Torre Annunziata o di Castellammare, in cui vi sono business per miliardi di lire, potevo eventualmente farci un pensierino, ma Poggiomarino è un piccolo centro. PRESIDENTE. Lì non c'erano soldi. PASQUALE GALASSO. Io mi allontanai e Salvatore Lettieri formò un'amministrazione con il PDS, il partito socialista e la sua corrente di Pomicino (quattro elementi, più altri due o tre elementi dorotei). Da questa situazione nacque di nuovo un grosso putiferio a Poggiomarino, perché dopo tanti anni i comunisti e i socialisti, ma specialmente i comunisti, avevano la possibilità di gestire... Si tratta tra l'altro di bravi professionisti, che io ho sempre stimato. Con alcuni di questi qualche volta andavamo insieme all'università. E' successo quindi un putiferio; per queste controversie, ricordo che cacciarono materialmente fuori dall'amministrazione il signor Leopoldo Levi, referente e fedelissimo di Scotti. Levi venne da me (all'epoca non ero ancora latitante per l'ennesima volta ma mi trovavo agli arresti domiciliari) presso i miei uffici, presso la concessionaria, dando fastidio ai miei fratelli e dicendo che mi voleva incontrare. Una volta lo incontrai (ricordo che con lui avevo avuto soltanto rapporti paesani, visto che era cresciuto a 500 metri da casa mia) e mi disse: "Pasquale, mi hanno cacciato materialmente fuori e voi mi dovete far rientrare nell'amministrazione". Gli risposi: "Non ci penso neanche per sogno, a Poggiomarino possono arrivare a gestire anche i pecorai delle montagne ma la cosa non mi tange proprio". Gli dissi inoltre apertamente: "Perché non lo fai presente a Scotti, il quale poi chiama Pomicino e si mettono d'accordo loro?". Queste sono le beghe paesane che ho vissuto in prima persona. Egli mi rispose: "Se volete voi... Che cosa può farmi Scotti? Non può certo parlare con Pomicino, perché questi gli risponderebbe che si tratta di una situazione paesana". Gli dissi: "Leopoldo, lasciatemi stare". Altre volte egli è venuto a casa mia ma non l'abbiamo mai fatto entrare. Pochi mesi dopo mi resi latitante per l'ennesima volta e alla fine, nel settembre del 1991, il ministro Scotti sciolse quell'amministrazione. Pagina 2284 PRESIDENTE. Quella con Lettieri, il PDS e così via? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Su quell'amministrazione c'erano però influenze camorristiche? PASQUALE GALASSO. Certamente, c'era la mia. Però non so che cosa sia successo dopo. PRESIDENTE. Può parlare alla Commissione della vicenda di Sant'Antonio Abate? Il suo nucleo familiare è originario di quella località? PASQUALE GALASSO. Mio nonno era di Sant'Antonio Abate, così come mio padre; mio fratello Nino è rimasto nella nostra cappella di Sant'Antonio Abate per diversi anni. Signor presidente, fin dagli anni settanta a Sant'Antonio Abate vi era il capo camorra Alfonso Rosanova, capo spirituale di Cutolo. PRESIDENTE. Può spiegarci la figura di Alfonso Rosanova, che mi pare lei abbia citato più volte anche in precedenza? PASQUALE GALASSO. Si tratta di un grosso malavitoso che si colloca a cavallo tra i guappi (è stato forse uno degli unici a resistere all'era dei guappi)... PRESIDENTE. ... ed è passato a quella della camorra. PASQUALE GALASSO. Ha superato quell'epoca e si è aggiornato nella managerialità. E' diventato un grosso manager dei traffici illeciti, dal contrabbando fino, soprattutto, alle aste giudiziarie. Conoscevo Rosanova il quale mi aiutò; mio padre si rivolse alui quando vissi quella tragedia nel 1975... PRESIDENTE. Quando uccise i due sequestratori? PASQUALE GALASSO. Sì. Mio padre si rivolse a lui per darmi un po' di copertura in carcere, perché mi vedeva in pericolo a Poggioreale e inoltre credeva che potessi andare incontro a qualche altro guaio. PRESIDENTE. Così suo padre si rivolse a Rosanova? PASQUALE GALASSO. Sì, si rivolse a Rosanova, il quale a sua volta si rivolse a Cutolo e un po' a tutti. PRESIDENTE. Rosanova era in buoni rapporti con Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì, già all'epoca. PRESIDENTE. Con chi aveva rapporti politici Rosanova? PASQUALE GALASSO. Ricordo che già negli anni settanta Rosanova aveva a che fare con Leone, Patriarca, Gava (il padre epoi il figlio), Raffaele Russo. Diciamo che Rosanova aveva rapporti maggiormente con i dorotei: vi era un rapporto sottostante di patti, di rispetto, almeno secondo quanto mi risulta, di rispetto di sue operazioni, le più varie. PRESIDENTE. Di che partito era Rosanova? PASQUALE GALASSO. Rosanova era un astuto, uno che domani mattina poteva mettersi anche con il partito comunista italiano, l'importante era vedere le sue finalità, perseguire i suoi scopi. Nella realtà di Sant'Antonio Abate, stabiese e sorrentina erano forti i dorotei, quindi privilegiava quella corrente, ma non disdegnava altri politici. PRESIDENTE. Era iscritto a qualche partito Rosanova? PASQUALE GALASSO. Non lo so, so solamente di rapporti perché l'ho contattato, quindi, sotto l'egida camorristica di Pagina 2285 Rosanova nasce a Sant'Antonio Abate l'attuale sindaco D'Antuono Giuseppe, doroteo, in ottimi rapporti con Patriarca, con l'onorevole Russo, con Gava. PRESIDENTE. Questo Antonio D'Auria chi è? PASQUALE GALASSO. Era il consigliere che fu ammazzato. PRESIDENTE. Consigliere di dove? PASQUALE GALASSO. Di Sant'Antonio Abate. PRESIDENTE. Consigliere comunale? PASQUALE GALASSO. Sì, parente e cugino di Ciro D'Auria, un nostro associato, uno che fa parte della nostra organizzazione che venne ammazzato.. PRESIDENTE E ra importante a Sant'Antonio Abate questo D'Auria? PASQUALE GALASSO. Aveva rapporti con questo suo parente econ i nostri referenti a Sant'Antonio Abate, ma non poteva interessarsi di niente perché c'era D'Antuono che faceva capo prima ad Alfonso Sanova fin dagli anni settanta, dopo la morte di quest'ultimo faceva capo ai suoi eredi e ad un suo parente, Geppino Abbagnale, morto anche lui ammazzato. ALTERO MATTEOLI. Di che partito era D'Auria? MARIO CLEMENTE MASTELLA. Antonio D'Auria non è il consigliere comunale. PASQUALE GALASSO. Tonino D'Auria, scusate, a volte faccio confusione con i signori giudici che mi stanno seguendo. Tonino D'Auria è il segretario di... è cresciuto nelle mani di Gava, referente di Rosanova e poi dopo l'omicidio Casillo passa materialmente nelle mani nostre, di Carmine Alfieri che già lo conosceva all'epoca quando nel 1973... all'epoca ero giovanissimo, frequentavo le scuole medie superiori e già Tonino D'Auria stava dietro la corrente dorotea. PRESIDENTE. Vi sono stati rapporti tra voi e D'Auria? PASQUALE GALASSO. Da sempre. PRESIDENTE. Di che tipo? Ci sono dei fatti oggettivi? PASQUALE GALASSO. Sia per quanto riguarda la spartizione degli appalti sia gli altri problemi. Noi avevamo per esempio bisogno di un rinnovo di un documento, di un passaporto e Tonino D'Auria è uno che sta nelle nostre fila. PRESIDENTE. Può dare delle indicazioni di qualche fatto oggettivo verificabile di questo vostro rapporto con D'Auria o no? PASQUALE GALASSO. Dopo la morte di Alfonso Sanova, D'Auria, come un po' tutti i politici, era preoccupato. Stiamo nel 1982. PRESIDENTE. Rosanova lo ammazzaste voi? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Perché lo ammazzaste? PASQUALE GALASSO. Perché ritenevamo che era il primo responsabile della ferocia di Cutolo ed era lui che gestiva un po' tutti gli interessi della NCO con i vari intrecci. Sapevamo che era responsabile di avere seguito pure la vicenda Cirillo. PRESIDENTE. Faccio una parentesi. Rosanova, da quello che dice lei, aveva anche rapporti con Gava. Per quale motivo gli uomini di Gava si rivolgono a voi, ad Alfieri, per intervenire sulla liberazione di Cirillo e non vanno direttamente da Cutolo? Pagina 2286 PASQUALE GALASSO. Nei primi giorni del sequestro Cirillo era un vociario in tutto il napoletano. Tutti i malavitosi sapevano che i politici cercavano un aiuto per liberare Cirillo, quindi come hanno domandato a tante persone... PRESIDENTE. Hanno domandato in giro, ho capito. PASQUALE GALASSO. Ricordo all'epoca Iavarone, che poi è scomparso, e tant'altra gente, così pure mandarono un'ambasciata a noi. Certamente hanno trovato la disponibilità di Cutolo e quindi hanno tralasciato... PRESIDENTE. E' chiaro, chiudiamo quindi la parentesi. Stava spiegando la questione di questo D'Auria. PASQUALE GALASSO. Volevo dire che Alfieri, mentalmente, non è il tipo che si fa gestire facilmente dal politico. Alfieri per sua mentalità è stato sempre... PRESIDENTE. Si tiene forse un po' separato? PASQUALE GALASSO. Oltre che separato, Alfieri voleva il contatto con i politici, ma amava gestire, fare sempre lui il direttore. Non era un uomo che si faceva facilmente gestire. PRESIDENTE. Quando Rosanova è ucciso, questo D'Auria cosa fa? PASQUALE GALASSO. Come tanti politici del momento che si sentivano in colpa del rapporto con Cutolo, anche Rosanova si preoccupò e mi ricordo che in quell'epoca lui dava molta disponibilità nel rapporto con i miei parenti in Sant'Antonio Abate. Fa addirittura da compare ad un mio cugino, quindi stringe questi rapporti e manda i saluti anche a me. PRESIDENTE. Chi è questo suo cugino che era suo compare? PASQUALE GALASSO. Domenico Galasso. MARIO CLEMENTE MASTELLA. E' incensurato? PASQUALE GALASSO. Ha un lieve precedente di tanti anni fa, di tredici, quattordici anni fa. E' giovane, oggi è imprenditore. PRESIDENTE. E' un imprenditore di Sant'Antonio Abate? PASQUALE GALASSO . Sì. PRESIDENTE. Quali erano i suoi riferimenti nel comune di Scafati? PASQUALE GALASSO. Nel comune di Scafati c'è un nostro gruppo camorristico a se stante che fa capo alla nostra organizzazione e loro hanno gestito per tanti anni il comune. Seppure conosco alcuni elementi politici, non ho avuto rapporti con loro. PRESIDENTE. A Torre Annunziata? PASQUALE GALASSO. Neanche, almeno personalmente non ho avuto rapporti. PRESIDENTE. Castellammare di Stabia? PASQUALE GALASSO. Castellammare di Stabia è territorio di D'Alessandro (poi di Imparato e D'Alessandro). PRESIDENTE. Quindi non metteva piede. PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Gragnano? PASQUALE GALASSO. Ho saputo altre cose di D'Alessandro con l'onorevole Gava. PRESIDENTE. Cioè? Pagina 2287 PASQUALE GALASSO. Nel luglio dello scorso anno mi trovavo nel carcere speciale di Spoleto e D'Alessandro mi parlava spesso dell'onorevole Gava, di tutto quello che gli stava combinando il suo nemico Imparato. Apostrofava Imparato con dei nomignoli volgari. PRESIDENTE P erché? PASQUALE GALASSO. Diceva che Imparato dava fastidio anche a dei familiari di Gava. PRESIDENTE. In che senso dava fastidio? PASQUALE GALASSO. Mi sembra con rapine, con raid, ma principalmente ricordo che egli mi disse, riferendosi ad Imparato con un nomignolo napoletano, che lui aveva mandato a fare una rapina alla sorella di Gava a Castellammare. Imparato, ex braccio destro di D'Alessandro, sapeva i rapporti tra lui e Gava. Io gli dissi: ma a voi che ve ne importa di questi politici? Lui mi rispose che Gava stava sempre in contatto con lui, che si era incontrato da latitante con lui. D'Alessandro era sereno in carcere e mi disse che, tramite la sorella, la moglie di D'Alessandro ed i suoi familiari, gli mandò dire (all'epoca erano in atto le nuove leggi speciali penitenziarie, quindi l'articolo 41- bis) che doveva passare questa bufera e che dopo due, tre mesi si sarebbe interessato per farlo uscire. Quando me lo disse D'Alessandro, che so essere responsabile di almeno cinquanta omicidi di gente innocente, di salumieri, di simpatizzanti di Imparato, so che a Castellammare c'è stata una guerra che ha coinvolto vittime innocenti... PRESIDENTE. Hanno ammazzato tanta gente innocente? PASQUALE GALASSO. Sì, solo perché erano simpatizzanti del gruppo D'Alessandro o del gruppo Imparato. Dentro di me pensai: come fa ad uscire dal carcere se è responsabile di tanti delitti? Questo lo riferii ai magistrati che un po' scettici non mi credettero. Poi dopo seppi che a dicembre o a gennaio D'Alessandro è uscito dal carcere. PRESIDENTE. Grazie ad una ardita interpretazione. PASQUALE GALASSO. Ciò però rafforza una mia idea. PRESIDENTE. Lei riferì questo ai magistrati prima che D'Alessandro uscisse dal carcere? PASQUALE GALASSO. Sì, ad agosto. Conoscendo questa realtà sociale e politica ho maturato un convincimento personale: l'uscita dal carcere speciale di Pianosa di D'Alessandro mi ha... PRESIDENTE. Qual è questa sua interpretazione? PASQUALE GALASSO. Per me c'è stato un intervento. PRESIDENTE. Ho capito. Rosanova che ruolo ha avuto nella trattativa per la liberazione di Cirillo? PASQUALE GALASSO. So che principalmente lui ha gestito tutto. Casillo, per quanta importanza potesse avere nel gruppo della NCO, faceva capo al Rosanova per determinate decisioni. So inoltre che Rosanova tramite Patriarca, Russo e gli altri componenti di questa trattativa per la liberazione di Cirillo, ha influito molto. Sapevamo che addirittura all'interno della nostra organizzazione giravano tante voci, però sono voci e non so se riferirle perché vorrei parlare su fatti sui quali posso darvi dei riscontri. Se poi volete sapere queste voci... PRESIDENTE. Se è una voce, poi ne faremo il conto che vorremo. PASQUALE GALASSO. Sapevamo che all'epoca Silvio Gava da Cutolo glielo portò Alfonso Rosanova. Pagina 2288 PRESIDENTE. Ha mai incontrato Rosetta Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì, la conosco fin dal 1975, durante i colloqui che intrattenevamo nel carcere di Poggioreale, io con i miei familiari e lei con Cutolo. Una volta uscito dal carcere lei sovente veniva presso la nostra concessionaria di Poggiomarino. PRESIDENTE. Perché? PASQUALE GALASSO. Per portarmi imbasciate di Raffaele Cutolo il quale voleva che mi mettessi con lui, nella sua organizzazione. Ho sempre rifiutato, come vi dicevo prima, poi capitò un episodio. Raffaele Cutolo si trovava nel manicomio di Aversa; Rosetta Cutolo venne a casa mia dicendomi che il fratello voleva che io andassi al manicomio. Io per quieto vivere (mi sembra fosse il 1977) andai, ricordo che non esibii i documenti e Raffaele Cutolo mi venne incontro quasi vicino al cancello d'uscita e mi fece nuovamente la proposta se volessi entrare insieme a lui e se volessi interessarmi del sequestro del padre dell'onorevole Amabile avvenuto pochi giorni prima. Diceva che ce l'aveva in mano, però lo stavano gestendo suoi accoliti che erano ignoranti. Gli dissi che era meglio che non me l'avesse detto e gli dissi per l'ennesima volta che avevo una famiglia, una educazione sociale particolare e amavo mio padre ed i miei fratelli sopra ogni cosa. Lui se la prese un po', ma alla fine disse: pensateci (mi dava del voi) e roba varia. PRESIDENTE. Lei dava del voi a Cutolo? Vi davate del voi reciprocamente? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Lei non è mai intervenuto sulla vicenda Amabile? PASQUALE GALASSO, No, non sono intervenuto. Una volta che era scappato dall'ospedale psichiatrico di Aversa, venne a casa mia, insieme ad altri 10-15 di loro, compreso Casillo, era sera tardi, e voleva che io abbandonassi i miei familiari. Diceva apertamente che se avessi scelto quella strada dovevo considerare lui come un padre. PRESIDENTE. Lei disse di no anche quella volta? PASQUALE GALASSO. Quella sera mi mandò a prendere latitante. Io non volevo andarci ed ero preoccupato. La buonanima di mio fratello Nino quando scorse Pasquale Cutolo, il fratello di Raffaele, nella nostra concessionaria, mi vide preoccupato e mi disse: cos'hai? Figuratevi che a quell'epoca mio fratello Nino, che capì, mi disse: "Diamogli un po' di soldi, un centinaio di milioni di lire, purché questo ci lasci in pace". Gli risposi che non si trattava di soldi ma che quelle persone volevano ben altro. Dopo qualche ora, Pasquale Cutolo, con altri accoliti, mi disse che dovevo andare a parlare con il fratello che mi cercava e ci andai. L'ultima volta l'ho visto ad Albanella. PRESIDENTE. Lei rispose a suo fratello che quelle persone non volevano 100 milioni ma "ben altro". Cosa voleva Cutolo da lei? PASQUALE GALASSO. Voleva la mia persona... PRESIDENTE. Insomma, volevano arruolarla. Perché ci tenevano tanto? PASQUALE GALASSO. Cutolo diceva che io gli servivo, che ero intelligente, che potevo dargli tanto. Mi disse che avrebbe potuto arricchirmi. Disse, in particolare: "Voi, nelle mie mani, diventerete miliardario". Gli risposi che i miliardi già li avevo. Questa e tante altre ipocrisie... PRESIDENTE. In sostanza, Cutolo aveva una massa di manovra abbastanza vasta ma non aveva quadri dirigenti nella Pagina 2289 sua organizzazione. E' questo il motivo per il quale richiedeva uno come lei? PASQUALE GALASSO. Certamente. Lui, del resto, andava sempre alla ricerca di qualcuno. Ne prendeva di tutti i colori però, quando cercava qualche personalità delinquenziale che lui pensava di poter sfruttare, gli si metteva addosso e cercava di convincerla. PRESIDENTE. La seconda guerra di camorra (quella tra Alfieri e Bardellino da una parte e Nuvoletta, Gionta e D'Alessandro dall'altra), l'ha presente? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. In che periodo si svolse e perché ci fu questa guerra? PASQUALE GALASSO. Durante le riunioni presso la proprietà di Nuvoletta, alla fine convenimmo che i Nuvoletta facevano un gioco ambiguo. Dicevamo spesso che i Nuvoletta erano la copia dei siciliani, con tutti i loro marchingegni e sotterfugi, perché non erano onesti verso il proprio amico. Una volta ammazzati Salvatore Alfieri e mio fratello, i Nuvoletta ci abbandonarono. In quel momento erano legalizzati come mafiosi, sia pure in forma non ufficiale. Il rapporto tra noi, Bardellino (il braccio armato di Nuvoletta) e Nuvoletta stesso... Noi ci sentimmo traditi ed in quel momento arrivammo alla deduzione che i Nuvoletta si buttavano sempre dalla parte del più forte (in quel momento il più forte era Cutolo). Pertanto, giurammo.... PRESIDENTE. ... di chiudere i conti con Nuvoletta! PASQUALE GALASSO. Sì. Diciamo che li considerammo traditori e giurammo vendetta qualora vi fosse stata la possibilità di eseguirla. Questa è la premessa. Dopo la sconfitta di Cutolo, i Nuvoletta hanno cercato, sempre con la loro astuzia, di rimanere sulla scena criminale campana; pertanto, hanno cominciato a tessere diversi rapporti malavitosi con vari gruppi criminali minori, proprio per rimanere presenti nella zona. In quel periodo strinsero un'alleanza con Gionta (alleanza, tra l'altro, che già esisteva negli anni precedenti), con Michele D'Alessandro ed il suo gruppo, con Limelli (un altro grosso pregiudicato che aveva da sempre grandi rapporti politici), con Egizio, con Nuzzo, ad Acerra,e tanti altri. Questo nuovo raggruppamento formatosi intorno a Nuvoletta per realizzare la sua strategia sfociò nell'omicidio del cugino di Cesarano Ferdinando, nostro associato e figlioccio privilegiato di Alfieri, un altro uomo astuto. Nuvoletta, Gionta, D'Alessandro e Limelli lo ammazzano a Torre Annunziata nella primavera del 1984. A quell'epoca - lo dico con molta spensieratezza, signor presidente - la mia missione di vendicare mio fratello era finita e avrei potuto anche andarmene. Solamente che ero latitante ed avevo problemi giudiziari, oltre al problema di stare sempre attento ai miei familiari, ai miei fratelli che lavoravano, a mio padre, che fino a quando è morto ha fatto sempre vita sociale ed è stato benvoluto. Da quel momento, dopo la morte di Del Gaudio, si pensò ad una ritorsione nei confronti del nuovo raggruppamento formatosi intorno a Nuvoletta e attentammo a Limelli a Torre Annunziata. Non partecipai a questo fatto perché già mi defilavo dalla nuova guerra. Avevo conosciuto tanta gente malavitosa, infida, viscida e melmosa ed avevo quindi un enorme esperienza. Non volevo affrontare questa nuova guerra perché - lo dicevo anche ad Alfieri - si trattava di una guerra senza fine, sicuramente peggiore di quella combattuta contro Cutolo; in quest'ultima i nemici erano ben individuati; invece, con la strategia mafiosa di Nuvoletta, le guerre non finiscono mai. Questo pensavamo io ed Enzo Moccia ed alcune volte lo dicevo ad Alfieri ma quest'ultimo rispondeva: "Ma quello è cugino di Ferdinando, il mio compariello, il mio figlioccio, come facciamo? Io lo so, voi avete ragione, ma ...". Alla fine cominciarono le ritorsioni Pagina 2290 per vendicare l'omicidio. Io, Enzo Moccia e qualcun altro invitavamo sempre Alfieri a non andare oltre nella guerra, a non ammazzare gente con responsabilità minori, altrimenti la guerra non sarebbe mai finita. Proprio per questo, attentammo alla vita di Limelli, perché era un responsabile, era un capo camorra. Poi non vi furono altri attentati. Volevamo colpire o Gionta o i Nuvoletta; ritornò alla mente il giuramento che avevo fatto anni prima secondo il quale dopo Cutolo, qualora fosse venuta la possibilità di colpire i Nuvoletta - glielo dico con molta spensieratezza, sinceramente - anche se mi fossi trovato in capo al mondo volevo far parte... PRESIDENTE. Per questo fu ammazzato Ciro Nuvoletta? PASQUALE GALASSO. Ora ne parlerò. Avevo già promesso a me stesso - per una vendetta nei riguardi di mio fratello Nino - che qualora fossero maturate le condizioni per ammazzare i Nuvoletta (dico i Nuvoletta e non i loro associati), anche se mi fossi trovato in capo al mondo, avrei voluto far parte del commando dei killer. Parlando con Alfieri e cercando di evitare che nella nostra zona (Torre Annunziata e area vesuviana e nolana) scoppiasse un'altra guerra senza fine, colpendo anche persone con minori responsabilità, in questa strategia Alfieri... Noi avevamo un rapporto solido con Bardellino Antonio, il quale si trovava in Brasile. Ci mettemmo in contatto con lui. Bardellino, poiché era stato 10-15 anni braccio armato di Nuvoletta, sapeva quanto fossero viscidi e ambigui i suoi rapporti, anche politici. Bardellino venne dall'estero e ci dette dimostrazione, da grande personaggio malavitoso, di come rispettasse le regole. Disse: "E' venuto il momento: ci andiamo a suicidare sopra dai Nuvoletta". Ricordo che stavo in vacanza e che dissi ad Alfieri di farmi sapere quando avrebbero organizzato l'attentato. Bardellino organizzò il raid contro Nuvoletta. Ci vedemmo una mattina presto presso un'appoggio di Bardellino e verso le undici-mezzogiorno assaltammo Vallesana, dove ammazzammo Ciro Nuvoletta. PRESIDENTE. Andaste proprio a Vallesana? PASQUALE GALASSO. Sì, nel loro territorio. PRESIDENTE. Lui era lì? PASQUALE GALASSO. Avevo stima di Bardellino, almeno come uomo malavitoso. Gli dissi che avremmo dovuto ammazzare solo il Nuvoletta e non anche il suo braccio destro od i fiduciari o persone per bene. A Vallesana trovammo decine e decine di persone armate: le disarmammo tutte ma non ammazzammo nessuno. Ammazzammo solo Ciro Nuvoletta e poi ce ne andammo. Eravamo consapevoli che in quell'occasione quattro o cinque di noi avrebbero potuto essere ammazzati. PRESIDENTE. Bardellino intervenne anche perché avevano ammazzato qualche suo uomo? PASQUALE GALASSO. Arrivammo alla decisione di ammazzare Nuvoletta perché - come vi dicevo - Bardellino gli era stato vicino per dieci-quindici anni. Bardellino era solito trascorrere le sue latitanze all'estero. I Nuvoletta, con il loro solito modo ambiguo e viscido di creare tragedie, provocarono la morte di un fedelissimo di Bardellino, Raffaele Ferrara, un grosso personaggio malavitoso. PRESIDENTE. Di dove era Ferrara? PASQUALE GALASSO. Di Villaricca ed era mafioso come Bardellino, al quale era fedelissimo. Conosceva anche Alfonso Rosanova, il quale era stato detenuto presso il manicomio di Aversa quando in quell'istituto vi erano molti esponenti mafiosi. A quell'epoca vi era Stefano Giaconia, che io conobbi nel 1975 a Poggioreale. Quando uscii, Rosanova mi confermò che era andato a trovare Stefano Pagina 2291 Giaconia e aveva trovato Raffaele Ferrara. Gli episodi di Ferrara, di Del Gaudio ed altri portarono alla decisione... PRESIDENTE. Fu ucciso anche un certo Vastarella? PASQUALE GALASSO. Sì, dopo. Vastarella ammazzò Ferrara. Egli era un malavitoso ignorante. I Nuvoletta crearono la strategia, la tragedia, e Vastarella ammazzò materialmente... PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. La decisione di Bardellino scaturì anche dal fatto di questa morte. PRESIDENTE. Cosa può dirci sulla strage di Torre Annunziata? PASQUALE GALASSO. Io non ho partecipato a quella strage. Si è trattato del secondo atto ripetuto in egual misura, non a livello di importanza ma come dimostrazione di forza camorristica verso gli altri gruppi: somiglia un po', nonostante abbia avuto uno spessore minore, alla vicenda Casillo. Dopo che noi ammazzammo Ciro Nuvoletta, Nuvoletta e Gionta realizzarono ritorsioni nei nostri confronti, ammazzarono qualche altro familiare di nostri associati, tra Torre Annunziata e Boscoreale. Tutto questo portò, alla fine, alla strage di Torre Annunziata nel corso della quale si sarebbero dovuti ammazzare Gionta ed i suoi accoliti. Da questa cosa restai fuori perché stavo già attraversando il periodo nel quale avevo toccato la melma della criminalità... PRESIDENTE. Siamo nell'agosto 1984? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Chi andò a effettuare la strage di Torre Annunziata? PASQUALE GALASSO. Fu organizzata da Alfieri e dal nostro direttivo. Io ero aggiornato, ma preferii andarmene all'estero. PRESIDENTE. "Aggiornato" significa informato? PASQUALE GALASSO. Sì. Sono stato per molti anni in Francia, fin dall'epoca della vicenda dei due omicidi, quando un giudice del tribunale di Napoli sollevò un conflitto di competenza presso la Corte di cassazione, per cui rischiavo di essere nuovamente arrestato. Consigliato dai miei avvocati (all'epoca erano Siniscalchi e Giuliano Vassalli), per evitare di essere nuovamente arrestato per lo stesso fatto, alla fine degli anni settanta ero solito recarmi in Francia. PRESIDENTE. Pertanto, lei non partecipò alla strage. PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. In pratica, la strage rappresentò una vendetta di Alfieri e Bardellino contro Gionta. PASQUALE GALASSO. Sì, contro Gionta, Nuvoletta e D'Alessandro. PRESIDENTE. Ho capito. MARIO CLEMENTE MASTELLA. C'è un collegamento tra camorra epresenze in Francia, oppure lei si recò in quel paese senza alcuna garanzia? PASQUALE GALASSO. No, quando io andavo in Francia lo facevo per rilassarmi e stare tranquillo e non per esportare camorra. PRESIDENTE. L'onorevole Mastella chiede se in Francia voi trovavate un'ambiente camorristico che vi proteggeva oppure no. PASQUALE GALASSO. No. Pagina 2292 PRESIDENTE. Quindi, lei non andava lì per questo. PASQUALE GALASSO. No. Ero fidanzato in Francia e mi recavo dalla mia fidanzata. PRESIDENTE. Lei è stato latitante per molto tempo e mi sembra che per molto tempo abbia vissuto a casa sua. Nessuno veniva a cercarla? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E come è stato possibile...? PASQUALE GALASSO. Già all'epoca a casa mia avevo dei rifugi. Probabilmente sono stato uno dei primi a costruirli. Qualche volta vi è stata l'irruzione dei carabinieri ma mi sono salvato grazie al rifugio costruito a casa mia. PRESIDENTE. Aveva documenti falsi? PASQUALE GALASSO. Avevo tessere false. Originali, solamente cambiavo la fotografia. PRESIDENTE. Chi le dava questi documenti? PASQUALE GALASSO. Da miei rapporti amministrativi. PRESIDENTE. Cioè? PASQUALE GALASSO. Amicizie a Poggiomarino e in qualche altro paese. Talvolta me le sono fatte fare pure a Napoli. Da Malvento, una volta. PRESIDENTE. Quindi erano suoi amici che stavano nell'amministrazione comunale; ma amici consiglieri comunali o dipendenti, burocrati? PASQUALE GALASSO. Dipendenti. PRESIDENTE. Che le facevano queste tessere. PASQUALE GALASSO. No, loro si andavano a fare la tessera e poi la davano a me. Non la celofanavano, io la mandavo a Napoli, ci facevo cambiare la fotografia e poi la celofanavo. PRESIDENTE. C'è stata un'altra guerra di clan, più recente, tra gli Alfieri da un lato, Egizio e Nuzzo dall'altro. Perché? PASQUALE GALASSO. Sempre per la vicenda degli appalti. Quando nel 1984-85 Alfieri diviene padrone assoluto di questo rapporto con i politici negli appalti, Fabbrocini e gli altri gruppi non ne capivano proprio niente. Diciamo che dopo Nuvoletta Alfieri è stato lui che ha picchiato subito su quella grande torta d'affari. Pomigliano e Casalnuovo confinano con Nola: è territorio di Egizio, che è un ex affiliato di Mario Fabbrocini, in guerra contro Cutolo, quindi alla fine pretese che la zona fosse sua e fosse gestita da lui. Alfieri gestiva appalti di Pomigliano, Acerra, fino ad arrivare, in virtù del nostro associato Enzo Moccia, ad Afragola, Casoria, dappertutto: per questo interesse nasce la guerra tra Alfieri, Egizio e Nuzzo, guerra che ha portato diversi morti. E quella è un'altra guerra che io dicevo ad Alfieri che non sarebbe finita mai; infatti dopo 5-6 anni Alfieri ha fatto pace con Egizio, per dare quella tranquillità assoluta alle ditte che lavorano sul posto e, diciamo, per creare quella quiete necessaria per i traffici. PRESIDENTE. E' Bardellino che per primo investe, lavora negli appalti? PASQUALE GALASSO. Bardellino era interessato, se pure con minor spessore, perché Bardellino era un uomo che viaggiava molto e che in Brasile - per quanto io ne so, per bocca sua - aveva creato con il suo saper fare, e credo anche con appoggi delinquenziali e, all'epoca, mafiosi, un impero economico basato sull'importazione Pagina 2293 ed esportazione, principalmente sull'esportazione in Italia, in Europa del pesce. La stessa cosa la fece anche in Spagna. La storia di Bardellino, in sintesi, è questa: man mano lui porta con sé questi elementi suoi di Casal di Principe, che lui apostrofava spesso come dei grandi pecorai; gli ha fatto conoscere determinate situazioni a livello internazionale e poi, alla fine, vuoi per l'invidia vuoi per un'altra cosa, l'hanno ammazzato. Ma Bardellino gestiva questi appalti principalmente tramite il fratello Ernesto Bardellino, almeno nel napoletano. PRESIDENTE. Quindi, Bardellino gestiva appalti prima che arrivasse Alfieri? PASQUALE GALASSO. Sì, diciamo che Bardellino conosceva molto bene la realtà dei Nuvoletta. PRESIDENTE. Ernesto Bardellino è quello che è stato sindaco? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Di quale comune? PASQUALE GALASSO. San Cipriano d'Aversa. PRESIDENTE. Bardellino e Nuvoletta hanno mai trafficato insieme in stupefacenti? PASQUALE GALASSO. Per quanto io ne so i Nuvoletta hanno fatto sempre droga. Credo che quando Bardellino era associato a loro aveva anche lui la sua porzione... PRESIDENTE. Il rapporto con la mafia siciliana serviva anche a questo? PASQUALE GALASSO. Sì. Principalmente; poi negli anni settanta (ecco i rapporti politici) per quanto mi consta i Nuvoletta sempre con lo stesso personaggio doroteo della DC, Gava, gestivano tutte le forniture per gli ospedali dei precotti, tutte le forniture... PRESIDENTE. Nuvoletta? PASQUALE GALASSO. Nuvoletta, sì. Credo che potreste trovare pure i riscontri là. Hanno gestito sempre con la complicità... e maggiormente... Già all'epoca, quando una volta io ed Alfieri mangiammo a casa di Lorenzo Nuvoletta, parlavamo dello stesso personaggio che Alfieri conosceva, Ciccio Catapano, fedelissimo di Gava, che era presidente degli ospedali di Napoli: e Ciccio Catapano era disponibile presso i Nuvoletta, tant'è vero che Nuvoletta diceva vicino ad Alfieri: "Se incontrate don Ciccio salutatemelo". Quindi negli anni settanta, i Nuvoletta, diciamo queste bande camorristiche associate ai mafiosi, oltre a fare sigarette e altri traffici, stupefacenti, hanno avuto sempre la fornitura di prodotti agricoli ed altri agli enti pubblici, principalmente agli ospedali di Napoli. PAOLO CABRAS. Ospedali della provincia di Napoli o di Napoli città? PASQUALE GALASSO. Napoli città, vi parlo del Cardarelli. Dovreste trovare i riscontri, là. Del Cardarelli e di altri ospedali. PRESIDENTE. Chi era e perché fu ucciso Antonio Malvento? PASQUALE GALASSO. Antonio Malvento era figlio di Felice Malvento, grosso pregiudicato, grosso guappo della zona, amico di Patriarca fino a quando è morto, degli stessi politici che finora vi ho nominato centinaia di volte, "incomparato" con Matteo Sorrentino, quell'imprenditore... PRESIDENTE. Quello che si sposta con voi dopo l'omicidio Casillo. PASQUALE GALASSO. Sì. "Incomparato" e fraterno amico, tanto che Matteo Sorrentino fa da compare al figlio Antonio Malvento. Felice Malvento era cresciuto nel dopoguerra nella abitazione di Pagina 2294 un parente di Alfieri; poi, circa trent'anni fa, si era trasferito a Napoli, a Fuorigrotta. Antonio Malvento io l'ho conosciuto tramite gli Alfieri verso la fine degli anni settanta, a Napoli. E durante la guerra di Cutolo lui era, alla pari di Alfieri, un altro nostro capo carismatico, in virtù del fatto che era figlio di guappo, era figlio di Felice, noto personaggio criminale. Quindi, ha avuto con noi questi rapporti durante la guerra con Cutolo. PRESIDENTE. Vi sosteneva? PASQUALE GALASSO. Sì, alla pari con Alfieri. Ma Malvento era uno molto intelligente, furbo ed era dedito particolarmente alle amicizie con varie parti istituzionali e gestiva alcuni rapporti con alcuni magistrati. PRESIDENTE. Con quali magistrati? PASQUALE GALASSO. All'epoca io mi ricordo quelli da cui poi ho avuto anch'io un beneficio. Con il magistrato Boccassini. PRESIDENTE. Di Napoli o di Salerno? PASQUALE GALASSO. Di Napoli. PRESIDENTE. Quello che è morto? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. E con altri? PASQUALE GALASSO. Un altro era Lancuba. Poi aveva tante altre amicizie istituzionali. PRESIDENTE. Cosa vuol dire amicizie istituzionali? PASQUALE GALASSO. Con le forze dell'ordine. PRESIDENTE. Polizia o carabinieri? PASQUALE GALASSO. Diciamo polizia. Per quanto mi risulta con riscontri con elementi della polizia. E aveva tanti altri rapporti. Era una persona molto riservata... PRESIDENTE. Che professione faceva? PASQUALE GALASSO. Nel nostro gruppo? PRESIDENTE. No, all'esterno. PASQUALE GALASSO. Insieme al padre ed al fratello Aniello aveva le concessioni dell'Algida, della Findus e di tutte queste società di surgelati a Fuorigrotta, ad Agnano. Avevano uno stabilimento da alcuni anni. PRESIDENTE. Lei ha mai conosciuto Pippo Calò? PASQUALE GALASSO. Pippo Calò l'ho conosciuto l'anno scorso, nel carcere speciale di Spoleto. PRESIDENTE. Ha avuto dei rapporti con lui? PASQUALE GALASSO. No, facevamo il passeggio insieme. Lui era molto rispettato, maggiormente riverito da Gionta, che era un suo affiliato. PRESIDENTE. Gionta è uomo d'onore? PASQUALE GALASSO. Sì, Gionta appartiene ai Nuvoletta. I Nuvoletta appartengono ai corleonesi. E mi ricordo che durante il passeggio con Gionta, D'Alessandro, a volte ci incontravamo, parlavamo... PRESIDENTE. Tutti là stavate? PASQUALE GALASSO. Sì, l'errore che ha fatto lo Stato è stato quello di portarci tutti là. Credo che in quel momento Pippo Calò - c'era pure Spataro - sia intervenuto Pagina 2295 affinché tutte le guerre intestine dei gruppi camorristici si appianassero. PRESIDENTE. Con quale autorità Pippo Calò faceva questo? PASQUALE GALASSO. Perché quando siamo arrivati a Spoleto... pensate che sono arrivati là tutti i grossi pregiudicati della Campania, 5-600 di noi, quindi c'erano molte faide in atto. Ad esempio, Gionta stava di fronte alla cella di Pasquale Cavaliere, prima suo associato e poi... PRESIDENTE. Passato dall'altra parte. PASQUALE GALASSO. No, faida. Solo faida. Altri gruppi camorristici napoletani... potevano succedere diversi omicidi. Invece si fa questa pace generale con il beneplacito di Gionta e di altri elementi che avevano a che fare con i siciliani. L'unica cosa era quella di aspettare voi, voi appartenenti allo Stato e alla società onesta, con le vostre leggi e poi dopo eventualmente agire e colpire obiettivi napoletani ed istituzionali. PRESIDENTE. Questo avveniva l'anno scorso? PASQUALE GALASSO. Sì, l'anno scorso, nel luglio 1992. PRESIDENTE. Quindi, nel luglio 1992 voi siete a Spoleto, dove, se ho ben capito, vi sono alcune centinaia di camorristi, compresi alcuni capi. E c'è anche Calò. PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Calò era l'unico... PASQUALE GALASSO. Calò e Spataro erano gli unici mafiosi che facevano il passeggio dove lo facevo pure io. Stavano insieme a noi. PRESIDENTE. E Calò, se così si può dire, si impegna un poco per fare pace? PASQUALE GALASSO. Vorrei spiegarle un po', per farle capire. Ricordo che una volta facevamo il passeggio: ci stava un po' di gente a parlare, poi mi chiamò D'Alessandro, Gionta, e parlavamo di queste leggi che voi stavate emanando, leggi terribili. C'erano lamentele, perché dopo 10-20 giorni ci aprirono i blindati; eravamo chiusi con i blindati, con tutto, quindi ognuno si lamentava, ognuno diceva la sua. D'Alessandro diceva: "Stasera vengono in cella due guardie, mi impiccano, m'ammazzano e devo morire come un topo". Un altro diceva la sua. E in più c'erano le controversie con i loro nemici: D'Alessandro aveva... io avevo il mio nemico là, che era... PRESIDENTE. Gionta? PASQUALE GALASSO. No, Raffaele Catapano. Tutti cutoliani. I cutoliani ebbero l'accortezza di metterli in un piano superiore, di dividerli da noi; però già c'erano minacce tra noi e loro. Quindi c'era questa tensione tra tutti noi gruppi criminali. Alla fine, Gionta, D'Alessandro, tutti quanti dicevano: "In questo momento dobbiamo fronteggiare queste leggi dello Stato e ci ammazziamo tra di noi". Alla fine, mi ricordo un episodio durante il passeggio: Gionta si allontanò da noi - Pippo Calò era un po' distante - e andò come un verme, come un viscido; ne parlai con D'Alessandro e D'Alessandro, che odiava Gionta - era un suo ex amico, però lo odiava - disse: "Quello è così". Andò da Pippo Calò, parlarono un quarto d'ora-mezzora, poi tornarono e Gionta confermò che pure l'idea di Pippo Calò era quella di stare calmi, di fare una pace generale, di superare ogni contrarietà con i nemici, di aspettare l'emanazione della vostra legge dell'8 agosto e poi dopo, eventualmente, di ammazzare guardie carcerarie, di attentare alla vita di qualche rappresentante dello Stato, da magistrati a poliziotti e roba varia. Pagina 2296 PRESIDENTE. Ho capito. Dopo la legge. PASQUALE GALASSO. Dopo la legge. Riferii che Pippo Calò disse: "Aspettiamo l'8 agosto, perché può darsi pure che non passa quindi noi ritorneremo in un altro regime, più tranquillo. Ma se non passa dopo vi orientate voi sul da farsi". PRESIDENTE. Questi mafiosi siciliani hanno influenza sulla camorra? PASQUALE GALASSO. No. Per me, dopo Cutolo... Preferivo eventualmente morire per mano di Nuvoletta oppure di qualche mafioso. A me non mi ha mai fatto niente ma certamente incutono timore verso altri gruppi camorristici di minor spessore. Al mio gruppo, di sei-sette persone, tutti killer, tutti preparati, almeno su quella vita criminale, non faceva né caldo né freddo. PRESIDENTE. Se in carcere Gionta va a parlare con Calò, per voi il parere di Calò aiuta... PASQUALE GALASSO. Gionta conosce Calò da diversi anni, conosce lo spessore di Calò. Lui è uno che sta sotto Nuvoletta e quindi lo ossequia e lo rispetta anche in carcere. PRESIDENTE. Anche voi avete ritenuto abbastanza equilibrato il consiglio di Calò'? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Lo avete ritenuto saggio in quanto saggio in sé o anche perché veniva da uno di Cosa nostra? PASQUALE GALASSO. A dire la verità almeno da parte mia, può darsi anche altri, già ci eravamo arrivati ed eventualmente potevamo soprassedere sulle nostre controversie con altri delinquenti, ma non perché Calò influisse. Il fatto strano è che almeno per questo consiglio di Calò, almeno per Gionta, oppure per altra gente fu... PRESIDENTE. Un motivo valido. PASQUALE GALASSO. Sì. Comunque, se domani mattina il cavaliere avesse assalito... PRESIDENTE. Il cavaliere è Pasquale Gallo? PASQUALE GALASSO. Sì, Pasquale Gallo. Se domani mattina avesse fatto qualcosa a Gionta certamente nel carcere Pippo Calò... lui avrebbe avuto da temere. Si frenava. PRESIDENTE. Perché Calò aveva patrocinato la pace, ho capito. PASQUALE GALASSO. Ricordo che successivamente, sempre con l'influenza di Pippo Calò, un po' tutti quanti, Pasquale il cavaliere, Gionta si dettero la mano. Si arrivò ad una riappacificazione totale. PRESIDENTE. Faceste anche i nomi delle persone da eliminare o che avrebbero dovuto essere eliminate? PASQUALE GALASSO. Sì, ma principalmente si parlava di voler ammazzare il direttore del carcere di Spoleto o di attentare all'uscita delle guardie smontanti e sparare nel mucchio, all'uscita del carcere di Spoleto. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Erano tutti sfoghi ma alla fine si arrivò ad una rilassatezza e dietro consiglio di Pippo Calò, che Gionta passò a tutti quanti, si aspettò. PRESIDENTE. Non si è fatto nulla, però. Pagina 2297 PASQUALE GALASSO. No. Pochi giorni dopo l'8 agosto a Napoli hanno ammazzato una guardia carceraria, a Poggioreale. Lo riferii pure al giudice e dopo un paio di mesi hanno ammazzato un altro maresciallo del carcere speciale di Poggioreale. Sono certo, almeno dal mio punto di vista, che quelle persone non erano corrotte. Probabilmente qualche gruppo camorristico isolato ha ritenuto opportuno colpire... PRESIDENTE. Cominciare a regolare i conti. Ha mai sentito parlare della banda della Magliana? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. In che termini? Può spiegarlo alla Commissione? PASQUALE GALASSO. Nel 1981-82 una delle prime volte che venni a Roma mi incontrai con Ciro Maresca, nostro associato da alcuni anni, e conobbi Nicoletti. Già allora era presente la cosiddetta banda della Magliana. A quanto mi risulta è un gruppo di delinquenti disponibili a fare qualsiasi cosa, dediti a vari traffici illeciti. In tutti questi anni... PAOLO CABRAS. Nicoletti è un camorrista? PASQUALE GALASSO. Nicoletti per me è il porto di mare di tutte le associazioni italiane. PRESIDENTE. Addirittura! PASQUALE GALASSO. Mi spiego meglio. Nicoletti dava appoggio ai mafiosi, ai calabresi, ai camorristi. Tramite lui ho conosciuto una persona dei servizi segreti. PRESIDENTE. Come si chiama questa persona? PASQUALE GALASSO. Si presentò con il nome di Giancarlo. Ma l'ho descritto molto bene ai signori giudici di Napoli e di Salerno. Ho conosciuto uno dei servizi segreti. PRESIDENTE. Cioè, uno che diceva di essere dei servizi segreti. PAOLO CABRAS. Presentatogli da Nicoletti. PASQUALE GALASSO. Un generale di cui preferirei non dirvi il nome. PRESIDENTE. Ma il nome le è noto? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. A quali magistrati ha fatto il nome? PASQUALE GALASSO. Ai magistrati di Napoli e di Salerno. Ese non ricordo male anche a quelli di Roma. PRESIDENTE. Ha fatto il nome e il cognome? PASQUALE GALASSO. Solo il cognome. Però credo che lo rintracceranno facilmente perché ho dato anche il nome di chi me lo ha presentato. Una coppia. PRESIDENTE. I nomi di chi? PASQUALE GALASSO. I nomi delle persone che me lo hanno presentato, amici di Nicoletti. PAOLO CABRAS. Può dirci il nome di questa coppia? PASQUALE GALASSO. Preferirei non rispondere perché ci sono indagini in corso. PAOLO CABRAS. Appartenevano al mondo camorristico o al mondo imprenditoriale? PASQUALE GALASSO. Massoneria. Pagina 2298 PRESIDENTE. Come faceva a sapere che erano della massoneria? PASQUALE GALASSO. Questo signore si presentò, tramite Nicoletti e i Cillari, come un barone, ma io non ci credetti. Poi dopo mi portò una carta dove si diceva che era barone e alla fine ha cercato in tutti i modi, almeno mi ha detto, come mi hanno confermato pure i Cillari, Nicoletti ed altri, che lui apparteneva alla massoneria. Non so a quale livello. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Almeno è certo. PRESIDENTE. Queste cose le ha dette ai magistrati? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Stava dicendo della banda della Magliana e del fatto che Nicoletti è un po' il porto di mare di tutta la criminalità. PASQUALE GALASSO. Sì. Per fatti specifici che ho toccato con mano; durante una controversia di Flavio Carboni che doveva dei soldi a dei mafiosi e ad un mio amico, Enzo Moccia... PRESIDENTE. Come mai? PASQUALE GALASSO. Perché Enzo Moccia gli aveva finanziato alcuni miliardi di lire tramite un'altra persona. PRESIDENTE. Chi è questa persona? PASQUALE GALASSO. Aldo Ferrucci di Formia amico di Enzo... MAURIZIO CALVI. Ingegnere? PASQUALE GALASSO. Proprietario dell'ex Seven Up di Formia. Lo conosco di persona. Quindi, poi anche Enzo Moccia viene arrestato. Una volta uscito, Flavio Carboni era latitante volontario perché aveva paura di questo gruppo mafioso che faceva capo a Nicoletti. PRESIDENTE. Che lo facessero fuori? Perché non aveva pagato questo debito? PASQUALE GALASSO. Sì. Enzo uscì, si incontrò con Flavio Carboni, il quale gli parlò dei suoi problemi ed Enzo Moccia tramite i Cillari e Nicoletti mise a posto questa vertenza con una riunione presso l'ufficio di Nicoletti. PRESIDENTE. Nicoletti dov'è adesso? PASQUALE GALASSO. Credo in carcere, almeno così ho letto qualche mese fa sui giornali. PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare di Pazienza? PASQUALE GALASSO. Nicoletti ha tante amicizie nello Stato, amicizie influenti. PRESIDENTE. Questo le risulta? PASQUALE GALASSO. Sì, tra i quali un grosso personaggio che ho già nominato ai giudici e del quale preferirei non fare il nome. PRESIDENTE. Che tipo di personaggio? Un politico, un magistrato? PASQUALE GALASSO. E' un magistrato. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Ho toccato con mano la sua amicizia con questo signore. PRESIDENTE. Ancora adesso svolge funzioni di magistrato? PASQUALE GALASSO. Non lo so in che ufficio si trovi; prima stava in un ufficio importante. Pagina 2299 MARIO CLEMENTE MASTELLA. In Cassazione? PASQUALE GALASSO. Preferirei non rispondere. PRESIDENTE. Queste cose le chiederemo all'autorità giudiziaria. PASQUALE GALASSO. Intorno a Nicoletti a Roma gira tutta la malavita sia romana sia mafiosa. Talvolta, mi risulta, ha dei rapporti con gente della Calabria e maggiormente della nostra organizzazione. PRESIDENTE. Come mai ha questo peso Nicoletti? PASQUALE GALASSO. Nicoletti è un grande intrigante. Sa bene conciliare le varie amicizie, i vari rapporti istituzionali, malavitosi, eccetera. E' uno che dove annusa un po' di soldi non si riesce a mandarlo via. PAOLO CABRAS. Ha avuto notizie di sue attività imprenditoriali per esempio in Campania? PASQUALE GALASSO. Sì. A Roma, a Cassino, Montecatini, Belluno. Un po' dappertutto. PAOLO CABRAS. In Campania no? In zone di camorra no? PASQUALE GALASSO. Credo anche in Campania. Penso ad una grossa speculazione. PRESIDENTE. Vuole informare la Commissione sulla vicenda della casa cinematografica De Paolis? PASQUALE GALASSO. Dopo aver fatto la società con Cordasco e il dottor Bifolco e avendo sempre intenzione di abbandonare una volta per sempre la malavita, per alcuni anni ho cercato casa a Roma, anche perché mio figlio Nino doveva frequentare la prima elementare. PRESIDENTE. Non aveva già acquistato la villa a Castel Gandolfo? PASQUALE GALASSO. L'avevo venduta. La vendetti in quell'epoca, nel 1988-89, anche perché non mi andava più di andare là. PRESIDENTE. Cercava una casa a Roma? PASQUALE GALASSO. Non ci andavano più neppure i componenti della mia famiglia, quindi la vendetti per cercare casa a Roma. In tante trattative, tramite i coniugi Cillari, conobbi l'avvocato De Chiara, il quale mi propose l'acquisto della casa cinematografica De Paolis. Io senza pensarci molto decisi di andarla a vedere. PRESIDENTE. Può spiegare in cosa consiste? PASQUALE GALASSO. Si tratta di un grande complesso in via Tiburtina che all'epoca funzionava come casa cinematografica. PRESIDENTE. In cosa consisteva l'affare? PASQUALE GALASSO. Più che altro per curiosità l'andai a vedere. Per il mio intuito imprenditoriale mi resi conto che si trattava di un affare al pari di altri che avevo fatto con mio padre. Il mio intuito imprenditoriale, oltre che dalla istruzione scolastica probabilmente è un'eredità che mi ha lasciato il mio buon padre. Mio padre aveva il dono di saper investire, aveva un fiuto imprenditoriale tremendo. Andai a vedere la casa cinematografica, vidi che era un bel complesso, seppi che la signora lo voleva chiudere e che vi erano trattative con i sindacati. Entrammo in trattativa e dopo circa un anno acquistai questo complesso in società con i coniugi Cillari. Avevo pensato di tenere per me questa casa cinematografica e svolgere quest'attività imprenditoriale trasferendomi a Roma. Questa Pagina 2300 era la mia idea iniziale. Successivamente i coniugi Cillari e il costruttore Augusto Antonelli di Roma ed il fratello Aurelio, con il quale avevo contatti, mi dissero che era un grandissimo affare qualora si fosse avuto il cambiamento di uso, di abitabilità. PRESIDENTE. Per realizzare dei complessi abitativi? PASQUALE GALASSO. Sì. I coniugi Cillari, miei soci, pensarono bene di attivare questa strada ed intestammo i vari compromessi all'imprenditore Augusto Antonelli affinché egli con le sue amicizie, con le sue influenze amministative a Roma ottenesse il cambiamento di uso. Da questa vicenda è derivato che i Cillari, che a Roma... Il signor Antonelli, il quale me l'ha chiesto diverse volte prostrandosi ai miei piedi e promettendomi di donarmi nella mie mani le sue amicizie istituzionali (in particolare questo grosso magistrato) per risolvere i miei guai giudiziari, era interessato alla De Paolis. Tramite vari raggiri, dato che Nicoletti conosce da sempre Ciro Maresca, nostro associato, e negli ultimi anni c'era a Roma l'altro nostro associato Sepe Marzio (quindi, tramite Ciro Maresca, Nicoletti che era in contatto con Sepe Marzio, Ferdinando Cesarano e Alfieri), annusarono che questa mia iniziativa spontanea e autonoma era un grandissimo affare e alla fine hanno fatto di tutto per prenderla. PAOLO CABRAS. Si riferisce a Nicoletti, Maresca... PASQUALE GALASSO. A Nicoletti, Maresca, Sepe ed i Cillari. PRESIDENTE. Quanti soldi versò lei? PASQUALE GALASSO. Ho versato circa un miliardo di lire di caparra; poi dovevo completare i pagamenti ma nel frattempo Nicoletti, con la sua strategia e le amicizie... In questa situazione ha usato i miei stessi ex compagni, tant'è vero che feci una riunione con Carmine Alfieri quando fui aggiornato dai Cillari sul fatto che erano interessati Nicoletti e Maresca. C'era anche Cesarano. In quell'epoca era uscito da poco dal carcere il mio amico Enzo Moccia; tenemmo una riunione, in cui Alfieri e tutti quanti mi mostrarono la loro ipocrisia malavitosa e criminale, negando tutto, ossia qualsiasi loro interessamento. Ricordo che dopo questo episodio io ed Enzo Moccia commentammo che tutta la criminalità, la più alta, era formata da semplici delinquenti nati. Comunque, alcuni mesi dopo questa riunione, a mia insaputa, Antonelli e i Cillari trasferiscono alla società di Nicoletti questa casa cinematografica. Fin da quando ho cominciato a collaborare, a settembre dello scorso anno... Ad ottobre ho cercato di recuperare i miei soldi: Nicoletti, Maresca e tutto questo gruppo mi avevano promesso 8 miliardi di lire di liquidazione, ma sapevano che io avevo un'altra vicenda giudiziaria a Salerno, dove Ciro Maresca sporse una denuncia contro di me alla procura di Napoli e Salerno, affermando che io lo avevo minacciato di morte e dicendo tante fesserie. Alla fine riuscii a recuperare soltanto 650 milioni, in diversi stadi. Quando ho cominciato a collaborare, Nicoletti, tutti gli altri e la mia associazione volevano che io non proseguissi nella mia collaborazione e quindi mi promisero che avrebbero fatto le persone perbene, dandomi quanto mi spettava sia della De Paolis sia del Kursaal , perché nel frattempo si erano appropriati dell'altra mia iniziativa. PRESIDENTE. Ci spieghi la vicenda del Kursaal . PASQUALE GALASSO. Il Kursaal , signor presidente, è stata una mia iniziativa economica, spontanea e normale, fatta con l'ingegnere Cordasco. PRESIDENTE. Che cosa è questo Kursaal ? Pagina 2301 PASQUALE GALASSO. E' un antico fabbricato in stile liberty , situato a Montecatini Terme, di circa 14 mila metri quadrati. Ricordo che una volta, nel 1983- 1984, mentre rientravo dall'estero, mi fermai a Montecatini a trovare alcuni miei amici e vidi questo bello stabile abbandonato. Già all'epoca me ne interessai, perché mi avevano detto che si trovava in una situazione prefallimentare, per vedere se... Tra l'altro, questi miei amici mi dicevano che era un grosso affare. Nel 1988-1989 seppi da alcuni miei amici, imprenditori che non hanno nulla a che vedere con la delinquenza, che l'immobile era all'asta. Parlandone con il mio socio, l'ingegner Cordasco, pensammo di concorrere all'asta normalmente. Signor presidente, almeno su questa iniziativa, sto chiedendo ai giudici di Salerno di fare chiarezza sulle mie responsabilità, perché io e tutti i miei componenti abbiamo un mandato di cattura. Approfitto dell'occasione per dire che dopo otto mesi ho ancora i miei familiari in carcere, anche se sono innocenti e non c'entrano in questa vicenda. PRESIDENTE. Qual è la loro imputazione? PASQUALE GALASSO. Sono imputati ai sensi dell'articolo 416- bis del codice penale e per estorsione. Un mio fratello, alto un metro e 85, è già passato da quasi 90 chili di peso a 60, perché non riesce a capire il motivo per cui si trova in carcere; egli tra l'altro è incensurato. PRESIDENTE. Di chi era questo Kursaal ? PASQUALE GALASSO. Noi l'abbiamo comprato all'asta. PRESIDENTE. L'imputazione è che avete truccato l'asta? PASQUALE GALASSO. No. L'ingegner Cordasco, mio socio, quando ha visto che nella mia ultima latitanza ha subìto qualche perquisizione a causa mia, mi ha denunciato dietro influenza dei Cillari, di Nicoletti... PRESIDENTE. I Cillari ora sono passati contro di lei? PASQUALE GALASSO. Sì, i Cillari sono un po' come i lupi, perdono il pelo ma non il vizio. PRESIDENTE. Prima avevano fatto il doppio gioco per lei. PASQUALE GALASSO. Sì. Ma loro avevano già fatto qualche altro gioco; ci vorrebbero però giornate intere per dire quello che io ho fatto ai Cillari, sempre per riconoscenza per l'attentato a Casillo, da solo. Il Kursaal non è altro che un'iniziativa che poi alla fine si ritorce contro di me. Ricordo che il mio buon padre mi diceva sempre di non comprare mai nulla all'asta perché porta sfortuna; la prima volta che ho comprato una cosa (non io fisicamente, ma l'ingegner Cordasco per conto mio insieme a lui) questa mi ha realmente portato sfortuna: tutti i miei familiari sono in carcere e mi auguro che a giorni possano uscire. Se posso, anzi, vi chiederei di intervenire per fare chiarezza su questo episodio. Negli ultimi tempi sto collaborando con il dottor Lupacchini di Roma, che è una persona molto aggiornata sui fatti e conosce molto bene gli individui romani, tutti questi personaggi. Mi auguro che chiarisca quanto prima la questione, perché non ho fatto nulla di illegale e non vi è influenza camorristica. PRESIDENTE. Qual è l'estorsione che le viene contestata? PASQUALE GALASSO. L'ingegner Cordasco, dopo aver preso molti miliardi miei, ha detto che non mi ha mai conosciuto e che io ho fatto il suo carnefice. Anche in sede di confronto ha negato ogni evidenza di rapporto tra noi. Pagina 2302 Ha nominato non solo me, ma tante persone perbene (direttori di banca, consulenti e avvocati, in totale circa una trentina di persone e credo che siano usciti quasi tutti), per non far rilevare la sua incapacità professionale. In sede di confronto, di fronte al giudice, gli ho detto: "Sei un incapace professionale". Infatti, contestualmente a questa mia società, egli ha effettuato un investimento in un'altra società; ecco perché gli interessava la consulenza di Roberto Gava e di Antonio Gava. Egli ha acquistato dai fratelli Lanari la Sigalf Spa. Contestualmente alla nostra acquisizione del Kursaal , di un centro commerciale a Osmannoro dal gruppo Pontello e di un'altra iniziativa a Baronissi, dopo questo affare, lui ha investito in una società in situazione prefallimentare dei fratelli Lanari a Roma: si trattava della Sigalf SpA, una società che ha sempre avuto la copertura dei politici. PRESIDENTE. Di quali politici? PASQUALE GALASSO. Quelli che loro mi nominarono, che si sapevano ultimamente... erano sponsorizzati da Prandini, ma questo risulta dagli atti e perciò ve lo dico. Ad un certo punto, l'ingegner Cordasco ha ritenuto opportuno spogliarsi da ogni responsabilità e ha scaricato tutto su di me, sul dottor Bifolco e su tutti gli altri. Addirittura, con riferimento a persone che egli aveva nel suo ufficio e che io nella mia vita ho visto due o tre volte, ha detto che erano persone mie, che io avevo presentato a lui, oltre a molte altre bugie. Credo pertanto che farò chiarezza con ... PRESIDENTE. ... con il dottor Lupacchini. ALTERO MATTEOLI. Quanto ha pagato per il Kursaal ? PRESIDENTE. Che prezzo ha pagato all'asta? PASQUALE GALASSO. Quello è stato un errore dell'ingegner Cordasco, perché inizialmente l'asta era di 6 miliardi. Durante la prima asta egli, da incapace, si fece ingannare dal presidente degli albergatori di Montecatini, dal signor Pancioli, e da un'altra cordata (mi sembra che fosse della Ferrero). Il signor Pancioli e l'ingegner Cordasco conclusero un accordo, senza informarmi, per far avere l'aggiudicazione al gruppo Pancioli; il giorno dopo sarebbero andati dal notaio e gli avrebbe passato la percentuale spettante, quindi per pagare l'immobile 6 miliardi di lire. Sta di fatto che Pancioli, dopo 7, 8 o 10 giorni non si faceva trovare. Ricordo che vi è un termine di dieci giorni per l'ufficialità dell'asta. L'ingegner Cordasco ritenne quindi opportuno fare l'aumento del sesto per non dare la possibilità a Pancioli ... In una seconda asta, in cui non c'è influenza camorristica, anzi l'ingegner Cordasco mi chiese di intervenire (sto chiarendo tutto con i magistrati) con la mia forza camorristica sul signor Pancioli affinché lo invitassi a mantenere i patti che aveva stretto con Cordasco, il dottor Bifolco e il signor Capozzi, che è un uomo di Gava, e un altro uomo di Gava che è un altro massone. PRESIDENTE. Come si chiama? PASQUALE GALASSO. Palmieri Antonio, di Formia. ALTERO MATTEOLI. In totale, quindi, il Kursaal è costato 9 miliardi? PASQUALE GALASSO. No, durante la seconda asta, in uno scontro tra Cordasco e Pancioli, l'ingegner Cordasco comprò quell'immobile dopo che io gli avevo detto che, dopo essersi tolto la soddisfazione di aumentare del sesto, poteva arrivare al massimo a 7 miliardi e mezzo, portandolo a 14 miliardi di lire. PRESIDENTE. Lei ha pagato questi 14 miliardi? Pagina 2303 PASQUALE GALASSO. No, io avevo già sborsato per queste iniziative 4 o 5 miliardi di lire; poi feci presente al signor Cordasco che Galasso non aveva la banca oppure i miei soldi avevano il sangue dentro; egli quindi non poteva speculare sulla mia forza danarosa. Egli trovò allora le sue strade di finanziamento e in particolare si rivolse, tramite Cillari, conosciuto attraverso me, al signor Nicoletti, dal quale ricevette 2 o 3 miliardi di lire. Nella denuncia il signor Cordasco ha detto che lui non c'entra niente e che io mi ero appropriato di tutte le sue iniziative, scaricando così tutte le colpe su di me. PRESIDENTE. Mi sembra che la domanda di fondo del collega Matteoli fosse volta ad appurare quanto lei ha speso per il Kursaal . PASQUALE GALASSO. Nella società tra me e Cordasco e poi con il dottor Bifolco, nelle iniziative del Kursaal , di un centro commerciale ad Osmannoro (Firenze) acquistato dal gruppo Pontello e in un'iniziativa edilizia a Baronissi per la costruzione di 100-150 appartamenti vicino all'università, arrivai a sborsare fino a 8-9 miliardi di lire. PRESIDENTE. A Cordasco? PASQUALE GALASSO. Sì, a Cordasco. Egli mi doveva dare altri 3 miliardi di lire e ci siamo accordati decidendo che queste iniziative andavano divise. Io dissi che non volevo niente da Baronissi, perché era una sua iniziativa che egli aveva portato nella società. Del Kursaal , lui vendette il 50 per cento al signor Augusto Antonelli di Roma e quanto al mio 50 per cento, che mi doveva essere dato ufficialmente, il signor Augusto Antonelli, che è un uomo dei Cillari, di Nicoletti e così via, non mi ha mai dato questa ufficialità. Me la diede quando Cillari convocò una riunione da Carmine Alfieri; in quel momento il signor Augusto Antonelli mi diede dei fissati bollati di un'altra società e Cordasco mi lasciava l'attività di Osmannoro, perché nel frattempo aveva rilevato dal Kursaal e da Osmannoro un premutuo dalla Fonspa di Roma di 8 miliardi di lire, da Osmannoro 5 miliardi di lire e 14 miliardi da Baronissi. Egli ha investito questi soldi in una sua iniziativa economica acquistando la Sigalf SpA dei fratelli Lanari, una società che si è sempre interessata di appalti pubblici, nella quale ha portato tutti questi miliardi. Alla fine gli ho detto: "Con questi miliardi presi con il premutuo, non hai fatto alcun lavoro al Kursaal , a Osmannoro non c'è niente; dove sono andati a finire i soldi?". Alla fine egli ha ritenuto opportuno presentare una denuncia contro di me e contro tutta questa gente, coinvolgendo direttori di banca, gente innocente. PRESIDENTE. E' vero che lei ha ammazzato il fratello di Cordasco? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quando? PASQUALE GALASSO. Nel 1988. PRESIDENTE. Gli ha ammazzato il fratello e poi ha fatto gli affari...? PASQUALE GALASSO. Con Marco Cordasco avevo un altro rapporto, il fratello era un volgare malavitoso, era uno che gestiva alcuni appalti, ma ciò nonostante la nostra organizzazione lo superava sempre. Una volta si comprò una proprietà da me e col suo modo di fare (vi sono poi tanti episodi che ho raccontato ai giudici) prepotente mi minacciò e mi disse tante brutte cose. Una volta mi disse che una masseria da me comprata l'avrebbe pagata quando avesse avuto i soldi. Un'altra volta nel mio stabilimento in Sarno litigò con un nostro associato, un capo camorra davanti a me. Dovetti uscire dall'ufficio per dividerli e ci apostrofò in tanti modi. Alla fine m'incontrai con questo Cordasco e lo ammazzai. Pagina 2304 PRESIDENTE. Il fratello lo sa che gli ha ammazzato... PASQUALE GALASSO. Signor presidente, potevo benissimo fare a meno di confessare questo delitto. Credo che Cordasco tramite sue fonti come già sapeva... come Nicoletti già sapeva che io ero già nelle mani dei giudici di Napoli, dei carabinieri di Napoli collaboratore, con gli arresti domiciliari a Novara, io già sapevo che dovevo essere arrestato dalla procura di Salerno. Ho sempre fatto una lotta con i giudici, con i sostituti procuratori di Napoli affinché mi aiutassero a chiarire la vicenda dell'indagine di Salerno, al che mi hanno portato all'arresto. Questo omicidio potevo anche non confessarlo, potevo dire che l'aveva commesso qualche altro capo camorra di Sarno mio associato, o altra gente. Invece io voglio confessare tutti i miei peccati. Certamente non ho fatto una cosa buona, mi sono macchiato di atroci delitti, ma ciò non toglie che possiate darmi la possibilità di riabilitarmi. Un giorno vorrei dimostrarvi la mia valenza sociale: questa è la promessa che ho fatto a me stesso. PRESIDENTE. Lei prima ha fatto il nome di Carboni. Volevo chiederle: le è mai capitato di avere rapporti diretti o indiretti con un signore che si chiama Pazienza? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Ne ha mai sentito parlare? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. In che ambito? PASQUALE GALASSO. Molte volte sono stato in carcere; sia pure separatamente, insieme a Pazienza sono stato nel penitenziario di Torino, Le Nuove. Lui stava in isolamento ed altrettanto io, eravamo quindi in due posti diversi anche se una parete ci divideva. Ho sentito nominare di tanto in tanto, ma sono le solite voci che... PRESIDENTE. Non avete avuto rapporti diretti? PASQUALE GALASSO. No, so solo che ha seguito la vicenda Cirillo. So che lui a Roma... PRESIDENTE. In che termini l'ha seguita? PASQUALE GALASSO. Sono stato molte volte invitato dai giudici a fare dei nomi, però poiché sono voci... PRESIDENTE. Non sono fatti di sua diretta conoscenza? PASQUALE GALASSO. No, quindi dovrei fare i nomi di altri politici ed è inutile. PRESIDENTE. Lei sapeva chi era Alvaro Giardini? PASQUALE GALASSO. E' un altro come Pazienza che stava in contatto con la NCO e che era interessato sempre in quell'inizio... PRESIDENTE. Pazienza era in contatto con la NCO? PASQUALE GALASSO. Sì, almeno a quello che ci risulta come organizzzione, però non ho toccato con mano. Alvaro Giardini è un altro come Pazienza che nel dopo caso Cirillo si interessa e dà degli appoggi, la sua disponibilità in quell'intreccio, in quella simbiosi con Cutolo ed i politici e tutti gli apparati istituzionali che si sono interessati del caso Cirillo. Alvaro Giardini ha messo in contatto varie imprese (almeno da quello che mi ricordo) collegate a loro che operavano già nel dopo terremoto nella nostra zona e in particolare nell'avellinese. Pagina 2305 GIROLAMO TRIPODI. Giardini le ha parlato di un incontro con Piccoli e con Gava? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Ha sentito parlare del clan Mariano? PASQUALE GALASSO. Sì, lo conosco, l'ho conosciuto nel carcere di Spoleto ultimamente. PRESIDENTE. Lei parla di Ciro Mariano, io invece intendo riferirmi al clan.In che area lavora? In che città opera? PASQUALE GALASSO. A Napoli. Nei quartieri ho conosciuto lui, Ciro e Marco. PRESIDENTE. Loro in che quartieri stanno? PASQUALE GALASSO. E' un altro gruppo locale di quella circoscrizione di Napoli. PRESIDENTE. Di quale circoscrizione? PASQUALE GALASSO. Diciamo i quartieri di Napoli principalmente e poi di quel circondario. Ciro Mariano... PRESIDENTE. E' dei quartieri spagnoli Mariano? PASQUALE GALASSO. Sì, dei quartieri spagnoli. La nostra organizzazione alcuni anni fa, tramite il giudice Boccassini, gli fece una grande cortesia. Principalmente Antonio Malvento e Alfieri si adoperarono affinché in appello venisse assolto per un ergastolo chiesto dal PM in udienza. Dopo questo episodio Ciro Mariano a noi ci ha portato sempre riverenza e rispetto. Per me non si tratta di un gruppo importante o irrilevante, è di quella circoscrizione, ma a Napoli primeggiano per ferocia Ricciardi, Contini, Mallardo, sono loro che dettano legge, almeno ultimamente. PRESIDENTE. Può spiegare meglio questo interessamento per l'ergastolo? PASQUALE GALASSO. Se ricordo bene, l'episodio risale a circa 7 o 8 anni fa. Ciro Mariano, o uno dei suoi fratelli, era stato condannato all'ergastolo per omicidio in primo grado oin appello. Lui era detenuto. Il pubblico ministero chiese l'ergastolo. In quel momento per quella causa era presidente Boccassini (se i miei ricordi sono giusti) e Mariano sapeva che Boccassini materialmente stava nelle mani di Malvento e di Alfieri. Mariano quindi chiese al nostro gruppo la cortesia di interessarci al caso, cosa che capitò dietro remunerazione di 100 milioni. PRESIDENTE. Vi interessaste con quale effetto? PASQUALE GALASSO. Vennero assolti. PRESIDENTE. La camorra è stata mai incaricata dalla mafia di commettere delitti in Campania o in altre regioni? PASQUALE GALASSO. A quanto mi risulta, noi del nostro gruppo, dopo la vicenda di Cutolo, dei nostri rapporti con Nuvoletta, consideravamo Cosa nostra una nemica; questo valeva anche per Bardellino. Dopo l'astio Cutolo e la vicenda di Raffaele Ferrara e l'omicidio di... PRESIDENTE. Quando c'erano buoni rapporti, diciamo così, ha mai saputo, sentito, di operazioni del genere? PASQUALE GALASSO. Nuvoletta e Zaza, Sciorio e Maisto hanno commesso diversi delitti per conto dei mafiosi, ma queste sono cose che ho appreso durante la mia vita criminale; non conosco fatti specifici o responsabilità specifiche. Pagina 2306 PRESIDENTE. Quindi, la camorra può anche commettere delitti per conto di altre organizzazioni. PASQUALE GALASSO. Certamente. PRESIDENTE. Accade spesso? PASQUALE GALASSO. Sì. Domani mattina se i referenti mafiosi devono ammazzare una persona in Campania, lo fanno subito. Ricordo un episodio di Cutolo il quale ammazzò nel 1981... questi rapporti tra Cutolo e Paolo Di Stefano di Reggio Calabria i quali ammazzarono un fedelissimo di Paolo Di Stefano, il signor Canali a Marigliano, vicino Napoli. PRESIDENTE. Quindi questo si faceva abitualmente? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Vi è mai capitato di chiedere a Cosa nostra di compiere omicidi nel vostro interesse, o degli stessi gruppi camorristici? PASQUALE GALASSO. No. Signor presidente, la nostra organizzazione nasce principalmente con una spensieratezza di rapporto amicale di pochissime persone senza affiliazioni, senza cerimonie. Forse siamo l'unico gruppo delinquenziale in Campania a fare ciò, poi dopo l'omicidio Casillo, nella nostra famiglia sono arrivati, principalmente per convenienza di Alfieri che cominciò ad assaporare il potere, i soldi, tanti gruppi malavitosi, alcuni di questi appartenenti anche a Cutolo. E' diventato un marasma. A volte ho partecipato a riunioni con persone che culturalmente non c'era neanche il desiderio di salutare; eravamo arrivati troppo in basso. Queste cose gliele dicevo, a volte mi sfogavo con Alfieri e con il mio amico Enzo Moccia e lui diceva che era vero. Io dicevo: qui è diventata una babilonia, questa è una babilonia. GIROLAMO TRIPODI. E' a conoscenza che il fratello del giudice Imposimato è stato ucciso per ordine di Calò? PASQUALE GALASSO. No, è inutile riferire voci. PRESIDENTE. Dica solo i fatti di sua conoscenza. Conosce iLubrano di Pignataro Maggiore? PASQUALE GALASSO. Certamente. PRESIDENTE. Chi sono? PASQUALE GALASSO. Sono due consuoceri di Nuvoletta. PRESIDENTE. Sono i genitori della moglie? PASQUALE GALASSO. No, sono imparentati tra loro, siamo intervenuti io e gli Alfieri, un po' tutte le famiglie mafiose di Napoli ed elementi mafiosi siciliani nel 1981 al matrimonio della figlia di Nuvoletta e il figlio di Lubrano, alla "Lanterna" al doppio senso americano, così come viene denominato, di Qualiano. Quindi, li conosco ma non li vedo dal 1981. PRESIDENTE. Conosce il camorrista Fiore D'Avino? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quando è entrato nel clan Alfieri e qual è il suo ruolo? PASQUALE GALASSO. Se non erro, nel 1985 sono entrati a far parte... PRESIDENTE. Siamo dopo l'episodio Casillo? PASQUALE GALASSO. Sì. Fiore D'Avino giovanissimo, a 16, 17 anni, sparò a quello che aveva sparato al padre in mezzo ai carabinieri a Somma Vesuviana. Pagina 2307 PRESIDENTE. Quindi il feritore stava in quel momento con i carabinieri? PASQUALE GALASSO. Lui sparò giovanissimo a questa persona che stava in mezzo ai carabinieri. Già da giovanissimo è un delinquente ed il padre, Giovanni D'Avino, è un grande malavitoso. Fin dalla prima gioventù ha seguito Mario Fabbrocini e Pasquale Russo. Costoro sono due mafiosi della nostra zona appartenenti alla famiglia di Zaza il quale all'epoca faceva riferimento a Greco. Quindi questo ragazzo dietro Fabbrocini e Pasquale Russo frequentava Zaza ed il suo sommo desiderio era quello di diventare mafioso della famiglia di Zaza, ma non gliel'hanno mai permesso... PRESIDENTE. Perché? PASQUALE GALASSO. Perché gli hanno sempre rimproverato il fatto di avere un peccato in famiglia, nonostante abbiano usufruito di questo ragazzo per commettere omicidi ed altri fatti. Mi spiego meglio. Anni addietro la madre abbandonò il padre per un altro uomo. Pertanto, aveva questo peccato e, nonostante avesse militato per 6-7 anni vicino alla famiglia di Zaza, non è stato mai legalizzato. Alla fine, si allontana da Zaza, ritornano in provincia e, insieme a Fabbrocini e Russo, combattono Cutolo; successivamente lui e Pasquale Russo trasmigrano nel nostro clan, quello di Alfieri, allontanandosi dal gruppo Fabbrocini. SALVATORE FRASCA. A quanti delitti lei ha partecipato direttamente o indirettamente? PASQUALE GALASSO. Non li ho quantificati, ma si tratta di parecchi delitti. PRESIDENTE. Li ha comunque confessati tutti all'autorità giudiziaria? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Lei conosce l'imprenditore Giglio? PASQUALE GALASSO. Sì, di nome. PRESIDENTE. Solo di nome? Non ha mai avuto rapporti con lei? PASQUALE GALASSO. No, mai. PRESIDENTE. In che modo Umberto Ammaturo è diventato un trafficante internazionale di cocaina? PASQUALE GALASSO. Umberto Ammaturo io lo conoscevo di nome; successivamente mi fu presentato nella casa di Ciro Maresca, a Castellammare di Stabia, nel 1980- 1981. Non so come sia diventato trafficante di droga ma so che già a quell'epoca era un grosso trafficante. PRESIDENTE. Quindi non sa come e attraverso chi. PASQUALE GALASSO. No. Ho conosciuto molti elementi, inizialmente anche miei amici... PRESIDENTE. Quali collegamenti aveva Ammaturo? PASQUALE GALASSO. Con chi? PRESIDENTE. Appunto, quali collegamenti aveva per il traffico di droga? PASQUALE GALASSO. So, per bocca di Pasquale Mercurio che me lo ha riferito nel carcere di Spoleto, che negli ultimi anni Umberto Ammaturo aveva il monopolio di quasi tutto il traffico di droga in Perù, aveva connivenze con personalità ed autorità del posto e, quindi, appoggi importanti. PRESIDENTE. Può, per cortesia, chiarire alla Commissione per quali uomini politici lei ed il suo gruppo hanno raccolto voti, sia a livello di amministrazione locale sia per le elezioni al Parlamento? Pagina 2308 PASQUALE GALASSO. Come amministrazione comunale, a Nola il generale De Sena; a Poggiomarino io, Liguori, poi Mario Sangiovanni; a San Giuseppe Vesuviano, Pasquale Catapano, che era il referente di Gava, ed un certo Antonio Ambrosio, che alla prima elezione divenne sindaco di San Giuseppe Vesuviano. In un primo momento era in contatto con Alfieri ma poi, per competenza di territorio, passa nelle mani di Fabbrocini Mario e del suo clan. A San Paolo Belsito, Riccio, il quale si rivolse alla nostra organizzazione; a Pompei, Maghetti e poi Tucci; a Terzigno, Casillo; ad Ottaviano, Nino Bifulco, fedelissimo di Alfieri, allevato da quest'ultimo, il quale alla fine degli anni ottanta diventa sindaco; Castellammare non è una mia realtà, ma è di D'Alessandro. Questi e tanti altri... PRESIDENTE. Il senatore Cabras chiede di sapere come mai abbiate votato De Sena che, in quanto vicecomandante dei carabinieri, avrebbe dovuto essere teoricamente un vostro avversario. PASQUALE GALASSO. Per quanto mi risulta, il generale De Sena conosceva da diversi anni la famiglia Alfieri, tramite il suo fattore- commerciante, Giovanni Conte di Lusciano. Nel 1980 ero in carcere a Poggioreale e, tramite Alfieri, fui trasferito al carcere di Avellino. Quindi, mi risulta che il rapporto amicale tra De Sena e Alfieri vi era già nel 1980. Quando il generale De Sena pensò di candidarsi a Nola, avendo i suoi amici politici, i suoi referenti in Meo (che opera principalmente su Nola) ed in Gava (i rapporti intrattenuti alla fine degli anni ottanta con Gava, Meo, Riccio e tutto questo staff di politici che per me erano uomini sì di Gava sotto il profilo politico ma anche uomini nelle mani di Alfieri), non vi è stata difficoltà ad appoggiarlo. Alfieri mi ha fatto sempre capire che, eleggendo il generale De Sena a sindaco di Nola, si sarebbero allontanate dal comune indagini ed ombre. PRESIDENTE. Voi avevate interesse a tale riguardo? PASQUALE GALASSO. Sì, perché nel comune di Nola negli ultimi anni sono state investite centinaia, migliaia di miliardi. Pensate che a Nola, oltre al CIS e ad altre opere grandissime, stanno realizzando l'interporto che mi sembra rappresenti un investimento di un migliaio di miliardi. Ciò per la camorra ed Alfieri vuol dire incassare decine, centinaia di miliardi lire. Pertanto, lui aveva bisogno della copertura e della tranquillità politica. Un domani nessun carabiniere si sarebbe potuto permettere di dire che il comune di Nola era colluso, proprio perché vi era l'immagine del generale De Sena. Ancor prima che il generale De Sena si candidasse, io sapevo - e già si sapeva - che avrebbe fatto il sindaco. Questa era la realtà sociale... PRESIDENTE. Chi ve lo aveva detto, questo? PASQUALE GALASSO. Alfieri. La stessa cosa si è verificata a Poggiomarino. Vi ho raccontato l'episodio di Mario Sangiovanni. Gava ha aspettato che si facesse, inizialmente con l'influenza di Riccio (che arriva a Poggiomarino e, da guappo, fa la lista), la lista; Gava già sapeva che a Poggiomarino Mario Sangiovanni riscuoteva enormi consensi da quando era rientrato in politica. Gava già ci aveva messo gli occhi sopra, ma ha aspettato che Mario Sangiovanni ottenesse il consenso locale e poi è intervenuto dicendogli: "Devi far parte della mia banda". Scusatemi per questa volgarità. PRESIDENTE. Non si preoccupi. PASQUALE GALASSO. Questa è la realtà sociale che io ho vissuto dall'altra parte quando ero giovanissimo ed amavo le persone perbene e la società. Non avrei mai pensato che la mia vita, il mio destino potesse essere quello che è stato. Io pensavo di fare l'ufficiale dei carabinieri, Pagina 2309 l'avvocato o altro. Alla fine degli anni settanta facevo vita sociale e partecipavo alle riunioni politiche; eravamo benvoluti da tutti. Ho visto Gava e tutti questi politici. Poi, ad un certo punto della mia vita, sono diventato un criminale, un delinquente e li ho visti seduti anche da quest'altro lato del tavolo. Del resto, tutto questo è a conoscenza dell'ultimo dei carabinieri! Si tratta di una cosa che voi non volete approfondire o alla quale non volete credere, anche perché siete divisi in tante corporazioni. Scusatemi, ma queste sono mie riflessioni, è uno sfogo che voglio portare a vostra conoscenza. Basta! Vi rendete conto della situazione di Napoli? Vi sono miei colleghi, ragazzi che hanno studiato con me e che oggi sono laureati, i quali, dopo trent'anni di studio, ogni venerdì e sabato debbono rivolgersi al padre per avere 10 mila lire, perché sono disoccupati! Un ragazzo di 36 anni, laureato in medicina, a chi deve rivolgersi? Se qualcuno di questi giovani laureati vuole effettuare una visita fiscale, deve andare alla USL a chiedere pietà al presidente o all'usciere, eventualmente deve farsi anche portare a letto, per poter ricevere l'incarico di effettuare due o tre visite fiscali al mese! Se non risolvete questa realtà sociale, se non andrete alle sue radici, come volete combattere la camorra? Io credo - si tratta di una mia valutazione - che il delinquente scompare spontaneamente se ciascuno di voi, principalmente la classe politica, farà la sua parte. PRESIDENTE. Va bene. PASQUALE GALASSO. Scusatemi. PRESIDENTE. Lei ha parlato dei candidati appoggiati a livello amministrativo. Cosa può dirci con riferimento ai candidati al Parlamento? PASQUALE GALASSO. Come dicevo prima, nel marasma venutosi a creare nell'ultimo decennio in seguito all'omicidio Casillo, dovete distinguere le corporazioni di politici che, forti della corrente politica di cui fanno parte, agiscono con quel potere, e quelli interessati all'arricchimento personale, a gestire certi appalti, ad entrare a far parte di quell'affare e quindi ad arricchirsi personalmente. Inoltre, secondo il mio punto di vista, vi sono altri onorevoli i quali, nonostante siano a conoscenza della realtà sociale, camorristica e politica della nostra zona, conoscono il malavitoso, conoscono Pasquale Galasso, Carmine Alfieri e l'ultimo malavitoso e che durante le elezioni chiedono a questi il voto promettendogli il semplice favore. In sostanza, qualora l'ultimo dei malavitosi avesse bisogno del rinnovo del passaporto, va dal politico e quest'ultimo gli dice di rivolgersi al questurino o ad altri, oppure provvede direttamente lui tramite il suo segretario. Quelli che da sempre abbiamo principalmente appoggiato sono Patriarca, Gava...Mi ricordo, nel 1972-1973, Carlo Leone (poi dopo ho capito perché)... All'epoca frequentavo il quarto anno... PAOLO CABRAS. Carlo Leone non era candidato! PASQUALE GALASSO. Alla regione. Comunque, mi ricordo molto bene che venne Patriarca alle riunioni di Poggiomarino. All'epoca c'erano i guappi di Poggiomarino; io ero studente, però vedevo la realtà e conoscevo le persone. PRESIDENTE. Mi scusi, stava elencando alcuni nomi. PASQUALE GALASSO. Sì, Patriarca, Gava, Raffaele Russo, Vito, Mastrantuono, del partito socialista, Pomicino, Meo e qualcun altro. PRESIDENTE. Tutto questo avveniva sulla base di scambi...? PASQUALE GALASSO. No, è che sono interessati a convivere con la camorra, con gli ambienti camorristici. Pagina 2310 PRESIDENTE. E nelle ultime elezioni politiche del 1992? PASQUALE GALASSO. Vito Alfredo, Meo, Mastrantuono, Patriarca... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Come è possibile che ci fosse anche Patriarca?! PASQUALE GALASSO. No, Patriarca no, mi scusi. Raffaele Russo, Pomicino, Russo, il senatore Bargi e qualcun'altro. PRESIDENTE. Alle ultime elezioni politiche per la Camera si è votato con il nuovo sistema che prevede la possibilità di esprimere una sola preferenza. Come avete fatto a distribuire voti tra candidati anche appartenenti a partiti diversi? PASQUALE GALASSO. Ad Alfieri gli vennero i mal di testa (Si ride) , perché non sapeva come fare. Il suo grosso problema era quello di poter essere eventualmente scoperto da un onorevole o da un senatore per il fatto di aver portato i suoi voti ad un altro. Alfieri è riuscito a gestire con difficoltà questi voti ed ha accontentato un po' tutti. PRESIDENTE. Come ha fatto? PASQUALE GALASSO. Alla fine Alfieri era arrivato a decidere magari di scaricare qualcuno e di appoggiare un altro onorevole dopo averli messi sulla bilancia ed aver ragionato in questi termini: "Questo mi dà qualcosa; che cosa mi dà? Se è eletto, in quale Commissione andrà? Se va, per esempio, alla Commissione giustizia, mi sta bene, ma voglio la promessa da uomo d'onore che seguirà i miei problemi giudiziari". Ciò si è verificato anche con l'onorevole Mastrantuono, che già seguiva qualche nostro associato. PRESIDENTE. Mastrantuono è avvocato, no? PASQUALE GALASSO. E' avvocato e già seguiva qualche nostro associato, tanto che prima delle elezioni fece in modo da farlo uscire dal carcere: era quella la dimostrazione che doveva dare al nostro gruppo. Alla fine, per quanto mi risulta, si è incontrato personalmente con Alfieri perché Mastrantuono ultimamente si vedeva spacciato nel partito socialista napoletano, in questa ultima tornata elettiva. Lui era quindi interessato ed è sceso a patti con Alfieri. PRESIDENTE. Promise qualcosa di particolare? PASQUALE GALASSO. Promise che si sarebbe successivamente prodigato affinché Alfieri risolvesse principalmente i suoi problemi giudiziari e poi anche altri problemi. PRESIDENTE. Può parlarci dell'appoggio dato al senatore Russo, di Pomigliano? Come mai lo appoggiaste? PASQUALE GALASSO. Il senatore Russo è socialista. Ultimamente si pose pure il problema che il senatore Russo di Pomigliano, ex sindaco di Pomigliano, è parente di Fiore D'Avino. Fiore D'Avino, capocamorra del direttivo nostro, quando ha visto che Alfieri doveva portare anche Mastrantuono, ha insistito affinché anche per Raffaele Russo, benché si sapesse in partenza che era difficoltoso che salisse ... non so, per un ballottaggio, per una differenza di voti oppure, più semplicemente, per quello che mi risulta, quello di Nola è un collegio gavianeo da sempre, quindi se c'era Meo si diceva "questo non va" ma alla fine... PAOLO CABRAS. Come potevate appoggiare tutti e due? PASQUALE GALASSO. Benissimo, un attimo. PRESIDENTE. Il collega Cabras è impaziente. Pagina 2311 PASQUALE GALASSO. Alla fine so che ci furono grosse difficoltà perché Fiore D'Avino insisteva con Alfieri e con la nostra organizzazione perché si facesse di tutto per trovare il modo di dare la possibilità a Raffaele Russo di salire. Fiore D'Avino e anche Alfieri, dopo, confermò questo; disse: "Comunque, se riesce a salire, è un altro senatore che va per conto nostro là". E alla fine trovarono il modo, perché quella (il nolano) non è una zona di mia competenza; è prettamente dei fratelli Russo, dei fratelli D'Avino e di Alfieri. Ma alla fine trovarono il modo per dare i voti a Raffaele Russo e non so ... cerco di spiegarmi, poi voi siete maestri in questo ... PRESIDENTE. Spero di no! PASQUALE GALASSO. Fecero in modo di appoggiare enormemente Raffaele Russo e di non appoggiare tanto Meo, oppure un altro collegio, affinché con la grossa massa di voti che Raffaele Russo andava a prendere poteva esserci la possibilità che scattasse il collegio. Così fu e fu un grande trionfo. Questa è la dimostrazione di come i voti talvolta possano essere controllati. PRESIDENTE. Ma così venne sacrificato un altro candidato che avevate appoggiato? PASQUALE GALASSO. Quando si pose questo problema di Raffaele Russo, Alfieri aveva il problema principalmente con Meo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Sono senatori entrambi: o vince l'uno o l'altro. PRESIDENTE. Hanno vinto entrambi. PASQUALE GALASSO. No! Allora non ha seguito per niente quello che ho detto prima! Non l'ha seguito per niente! L'enorme problema di Alfieri è che quando Fiore D'Avino pose il problema a tavola, disse "Qua dobbiamo appoggiare Raffaele Russo", Alfieri gli rispose: "Ma Raffaele Russo pure se prende una massa di voti non ha la possibilità, perché questo è un collegio doroteo" (Commenti). PRESIDENTE. Colleghi, per favore, rinviamo ad altro momento queste discussioni. Questa è una delle ragioni per le quali abbiamo stabilito un certo modo di interrogare. SALVATORE FRASCA. Quindi con il senatore Russo c'erano solo rapporti di natura familiare, comparile, non di affari o di appartenenza. PASQUALE GALASSO. Eh! E' nelle mani della camorra da una vita! PRESIDENTE. Lei ha fatto una distinzione e mi pare che a questo si richiami il senatore Frasca. PASQUALE GALASSO. Il senatore Russo, oggi senatore Russo, per quanto mi consta, se devo essere esplicito ... PRESIDENTE. E' qui per questo. PASQUALE GALASSO. Il senatore Russo non ha mai avuto il pregio di sedersi con camorristi DOC. Il senatore Russo ha frequentato, frequenta da diversi anni criminali di seconda scelta, di terza, quarta scelta - non sono parole mie - e credo che tutto questo vi risulti. PRESIDENTE. Quali sono questi criminali ... PASQUALE GALASSO. A me risulta che Foria, che io conosco, ha rapporti con il senatore, ha influenze, tutto, da sempre. Ci sono stati contrasti tra il suo potere di sindaco e, diciamo, questo delinquente di Pomigliano. PRESIDENTE. Quale delinquente? PASQUALE GALASSO. Foria è uno "schizzato", quindi delinquente e tante altre cose, non sta a me giudicare. Pagina 2312 Se eventualmente volete arrivare, e io mi rimetto a voi, perché ho immenso rispetto per voi ... cercate di addentrarvi in questa realtà comunale, in queste realtà ... vedrete quanto marcio verrà fuori. Il mio desiderio è quello che voi facciate una bella pulizia. PRESIDENTE. Anche il nostro. Ci spieghi una cosa: in questa simbiosi, come lei ha detto all'inizio, tra imprenditori, camorra, politici locali, qualche politico nazionale e via dicendo chi comanda? PASQUALE GALASSO. Mi scusi, presidente, ma vorrei sapere se vi sia chiara la situazione che vi ho narrato per quanto riguarda il senatore Meo e il senatore Russo, perché mi sta a cuore. E' una cosa molto importante. Nel nolano scattano due seggi di senatori. Questa è stata tutta una manovra di Alfieri e Fiore D'Avino, una volta che lei mi ha parlato di Fiore D'Avino e Raffaele Russo ... PAOLO CABRAS. Non è che si potesse sapere. Per quanto bravi... (Commenti del deputato Mastella). PRESIDENTE. Colleghi, o ci calmiamo o sospendiamo brevemente la seduta. PASQUALE GALASSO. E' una cosa molto importante, che vi prego di approfondire. A me risulta che da questo rapporto che nacque, da questo appoggio della nostra organizzazione, Alfieri e Fiore maggiormente, al senatore Raffaele Russo scaturirono dei disappunti del senatore Meo, tanto che fece delle lamentele con Alfieri, tanto da fargli venire il mal di testa perché alla fine Alfieri si vedeva scoperto. Quindi, alla fine, almeno per quanto mi risulta, il senatore Meo per farsi votare, per accattivarsi la cittadinanza, i voti, si è fatto fare pure un attentato presso il suo ufficio con una bomba. Tutto questo rapporto con Raffaele Russo suscitò l'invidia, la gelosia di Meo nei riguardi di Alfieri; in questo contesto, Alfieri e Fiore furono molto bravi a saper gestire questi due senatori. PRESIDENTE. Quindi lei dice che si decise di portare i due candidati e di vedere come sarebbe andata a finire. PASQUALE GALASSO. No. Addirittura a me risulta che una volta che Raffaele Russo constatò l'appoggio di Fiore D'Avino, dei fratelli Russo e di Alfieri mandò a dire che lui poteva toccare un tot numero di voti e mandò a dire, se quella è la prassi, perché a me la riferì Alfieri quando aveva i mal di testa ... in quell'epoca io mi vedevo spesso con Alfieri, seguivamo questa tornata, pure perché io ci tenevo ... ho appoggiato in quell'elezione il senatore Bargi (Commenti del senatore Brutti). Un attimo, voglio completare, poi dovete essere voi bravi acapire. Dunque, mi ricordo che Alfieri diceva che aveva questo enorme problema che Fiore D'Avino premeva affinché il suo parente - parente acquisito - Raffaele Russo avesse la possibilità di salire. E mi ricordo che buona parte dei voti di Meo furono dirottati su Raffaele Russo, affinché alla fine di un ballottaggio, alla fine di una cosa riuscissero a salire tutti e due; perché Alfieri diceva "Meo ha tante migliaia di voti, è un collegio sicuro dei dorotei quindi ... PRESIDENTE. Se ne possono togliere un po'. PASQUALE GALASSO. ... se ne possono togliere ..."ma questo pure per l'insistenza di Fiore. PRESIDENTE. Va bene. Lei, invece, portava il senatore Bargi? PASQUALE GALASSO. Io portavo il senatore Bargi. PRESIDENTE. In quale collegio? Pagina 2313 PASQUALE GALASSO. Da Somma fino a Scampia di Napoli, Secondigliano fino a Napoli. PRESIDENTE. E Bargi è stato eletto? PASQUALE GALASSO. Sì. Bargi non riuscì a salire. Riuscì a salire Forleo, poi dopo pochi giorni, non so in tribunale che cosa successe... PRESIDENTE. Ci fu un miracolo! PASQUALE GALASSO. Un miracolo. Un miracolo proprio, signor presidente. Per la quantificazione dei voti riuscì a salire, a prendere il seggio Forleo; ma dopo pochi giorni, credo certamente con l'intervento di un'entità di qualche entità, di altri... riuscì a salire al posto di Forleo. Forleo, che si vedeva già senatore, si vide tolto il seggio. PRESIDENTE. Propongo di sospendere per pochi minuti l'audizione. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Di quante migliaia di voti disponete? PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mastella, ma credo che sia opportuna una pausa di cinque minuti. La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17. PRESIDENTE. Lei ha spiegato il tipo di voto che si è fatto per il collegio. Stava parlando del suo sostegno al senatore Bargi. Lei ha sostenuto anche finanziariamente questa campagna o soltanto con dei voti? PASQUALE GALASSO. L'onorevole Bargi era già in contatto direttamente o indirettamente con la nostra organizzazione. PRESIDENTE. Direttamente o indirettamente? PASQUALE GALASSO. Direttamente e indirettamente, tramite amici suoi e amici della nostra organizzazione. Ad un certo momento nel corso della mia ultima latitanza, Alfieri mi consigliò di mettere l'avvocato Bargi in qualità della sua forza giudiziaria, perché amico di qualche magistrato e in qualità della sua forza politica per avere un aiuto nel corso del processo. Mio padre buonanima non si era mai interessato di camorria o di delinquenza eppure aveva avuto in primo grado dieci anni di condanna in base all'articolo 416- bis . Cominciai a prendere contatti con l'avvocato Bargi. PRESIDENTE. Era un suo difeso? PASQUALE GALASSO. Ero un suo cliente, ma lui sapeva la mia valenza e la mia importanza nel gruppo delinquenziale. Nel corso dell'ultimo procedimento mi disse che alle prossime elezioni (quelle dell'aprile 1992) si sarebbe candidato per il Senato. Mi chiese se gli potevo promettere il mio aiuto incondizionato e quello del mio gruppo delinquenziale. Cosa che feci finanziando la campagna elettorale del senatore Bargi. PRESIDENTE. Quanto spese? PASQUALE GALASSO. Circa 40 milioni di lire. Gli ho dato materialmente i soldi. Quaranta milioni. PRESIDENTE. In contanti o con assegni? PASQUALE GALASSO. In contanti, tramite i miei familiari. PRESIDENTE. Era la parcella? PASQUALE GALASSO. No, al di fuori della parcella difensiva, al di fuori del rapporto difensivo. Poco prima della campagna elettorale ho concorso alle spese elettorali con 40 milioni di lire anche perché lui mi diceva che i soldi erano sempre pochi e non aveva grandi disponibilità economiche. Sapevo benissimo Pagina 2314 che il suo collegio era difficoltoso, che da quarant'anni era un collegio del PDS. PRESIDENTE. Di che collegio si tratta? PASQUALE GALASSO. Da Somma a Scampia a Secondigliano. E' stato anche il collegio del buon defunto dottor Chiaromonte. In quella campagna Alfieri e principalmente io chiedemmo un aiuto a Fiore D'Avino, il quale era stato aggiornato dal senatore Russo circa la convenienza di dare quanti più voti possibili a Bargi, nel caso Raffaele Russo avesse preso 20-25 mila voti, per far scattare il secondo seggio nel Nolano. Fiore D'Avino da Somma Vesuviana a Sant'Anastasia fino a Napoli, territorio della mia organizzazione, dette una mano a Bargi per conto mio. PRESIDENTE. Anche perché ciò favoriva indirettamente... PASQUALE GALASSO. A Bargi ho dato una buona mano in quella zona avendo diversi clienti ed amici che svolgono la stessa attività che svolgeva la buonanima di mio padre e dei miei familiari. Sempre tramite Alfieri ed i Romano (Luigi e Mimmo Romano, Agizza)... PRESIDENTE. Gli imprenditori? PASQUALE GALASSO. Gli imprenditori. Come i Romano hanno sempre sostenuto, uno dei referenti politici dei Romano-Agizza faceva capo a Scotti e all'onorevole Boffa. E' la stessa corrente del senatore Bargi. Quando Alfieri ed io lo chiedemmo ai Romano costoro ci dissero che era la stessa corrente di Boffa e di Scotti e quindi non avevano problemi a dargli una mano in quella zona. PRESIDENTE. Perché Boffa lo chiama onorevole, anche se non è deputato? PAOLO CABRAS. E' consigliere regionale. PRESIDENTE. Ci sono stati casi di corruzione di magistrati, oltre a quello da lei già citato che riguardava un magistrato morto. PASQUALE GALASSO. Boccassini. PRESIDENTE. Ce ne sono stati altri? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Quali? PASQUALE GALASSO. Ci sono quelli che ho già nominato. Ho nominato Lancuba, Lamberti, Boccassini, sia quello di Napoli sia il fratello di Salerno, poi altri magistrati. Però preferirei non rispondere in quanto oggetto di indagini e quindi c'è il segreto istruttorio. Adesso potrei fare confusione perché ne ho nominati parecchi. PRESIDENTE. C'è un caso in cui avete comprato un alloggio o qualcosa per qualcuno? PASQUALE GALASSO. Per il giudice Lancuba e l'avvocato Bargi. In più Alfieri gli ha comprato uno studio nel centro direzionale di Napoli e successivamente si è accollato ad ogni scadenza il mutuo. PRESIDENTE. Uno studio per chi? PASQUALE GALASSO. Per l'avvocato Bargi. Il dottor Lancuba da diversi anni voleva abbandonare la magistratura per svolgere la professione di avvocato insieme a Bargi. Ma questo non lo ha fatto per volontà di Alfieri. Una volta che Lancuba fosse uscito dalla magistratura avrebbe perso le amicizie. PRESIDENTE. Quindi avete concorso a comprare uno o due studi? PASQUALE GALASSO. Uno studio nel centro direzionale... Pagina 2315 PRESIDENTE. Uno studio occupato materialmente dall'avvocato Bargi? PASQUALE GALASSO. Sì. L'avvocato Bargi ha il suo studio lì. Ricordo che Bargi e Lancuba hanno soggiornato in un complesso prefallimentare a Positano per il quale si stavano interessando Antonio Malvento e Alfieri al fine di rilevarlo. Il senatore Bargi e Lancuba soggiornando diverse volte in questo parco chiesero ad Alfieri e Malvento di acquistare uno di questi alloggi. Era sottinteso che si trattava di una richiesta per farselo regalare. In quell'epoca era in atto questa situazione fallimentare da sistemare e pertanto non si poteva trasferire questo bene. Alla fine il nostro gruppo decise di dare le chiavi e la possibilità a Lancuba e Bargi di andare quando volevano. Il problema slittò a quando la situazione fallimentare si fosse risolta. PRESIDENTE. Come si chiamava la società proprietaria del complesso? PASQUALE GALASSO. Non ricordo. Si tratta di un grande complesso di Positano. SALVATORE FRASCA. Ma Lancuba non sta a Potenza? PASQUALE GALASSO. A Melfi, negli ultimi anni. Prima è stato per parecchi anni a Napoli. PRESIDENTE. Conosce altri casi di aggiustamenti di processi oltre quelli che ha raccontato ai magistrati? PASQUALE GALASSO. Ai magistrati. Ci sono, ma... PRESIDENTE. Sì. Ci sono stati casi di trasferimenti di poliziotti o di carabinieri scomodi che vi davano fastidio e che avete cercato di mandar via? Oppure non si sono verificati casi di questo genere? PASQUALE GALASSO. Anche su questi fatti preferirei non rispondere perché sono oggetto di indagini. Si parla di un funzionario ad un certo... PRESIDENTE. Senza fare il nome. Alla Commissione interessa conoscere i meccanismi. PASQUALE GALASSO. Ci sono stati interventi politici e amicali per far sì che un poliziotto o un carabiniere smettessero di dare la caccia ad Alfieri o a qualche altro nostro associato, qualora questo poliziotto o questo carabiniere avesse dimostrato che nel breve giro di tempo poteva procedere ad arresti. PRESIDENTE. Quindi c'è stato un intervento politico e di amici per fare in modo che... PASQUALE GALASSO. Inizialmente politico e poi con rapporti amicali tramite qualche imprenditore nelle mani di Alfieri. PRESIDENTE. Nel carcere Cutolo godeva di privilegi? PASQUALE GALASSO. In carcere Cutolo ha goduto quasi sempre di privilegi, almeno da quando sono stato in carcere nel 1975. Diciamo che Cutolo in un certo periodo, fino alla morte di Casillo, nel carcere aveva una grossa massa di detenuti, suoi associati. Se approfondite bene vi renderete conto che Cutolo in carcere ha ammazzato diverse decine di detenuti. PRESIDENTE. Diverse decine? PASQUALE GALASSO. Sì. Durante il terremoto del 23 novembre 1980, ero stato trasferito da quindici giorni, solo quella sera ne uccisero quattro o cinque e ne ferirono centinaia. Tra questi morti ammazzarono un mio amico, arrestato insieme a me, un certo Casillo Michele. In occasione del terremoto del febbraio 1981 ammazzarono altre tre-quattro persone, tra le quali un imprenditore molto vicino a Bardellino. Ecco perché Bardellino... Pagina 2316 PRESIDENTE. Quello che impalarono? PASQUALE GALASSO. Sì. Cutolo ha ammazzato anche Francis Turatello per ordine della mafia. Ha dato disponibilità ai mafiosi. PRESIDENTE. La mafia ordinò a Cutolo di uccidere Turatello? PASQUALE GALASSO. Sì, per quello che mi risulta. PRESIDENTE. Perché? PASQUALE GALASSO. Turatello inizialmente era in contatto con i mafiosi. Per quanto mi risulta, tramite amicizie di Turatello con amici miei, che malavitosamente era una persone per bene, faceva la sua carcerazione; in quell'epoca la mafia chiese a Cutolo l'uccisione di Francis Turatello. Ma ce ne sono tante altre. PRESIDENTE. Non sa perché? PASQUALE GALASSO. Quando la mafia decide una cosa non dà spiegazioni. PRESIDENTE. Oltre ai magistrati ci sono rapporti della camorra con altri professionisti quali medici, commercialisti, eccetera? PASQUALE GALASSO. Sì, ci sono. C'è una grande disponibilità nell' hinterland napoletano. Se, ad esempio, Alfieri domani mattina desidera essere visitato da un professore dell'università di Napoli molto facilmente ci arriva e lo manda a prendere. Talvolta questi professionisti non possono rifiutarsi di prestare la loro opera. Non lo fanno per collusione, lo fanno... PRESIDENTE. Per paura? PASQUALE GALASSO. Per paura. PRESIDENTE. Deve spiegare una cosa alla Commissione. In uno degli interrogatori... PASQUALE GALASSO. Ci sono medici... Apriamo un altro capitolo del quale ho già parlato ai magistrati. Ci sono medici collusi e consapevoli di scrivere cartelle cliniche false. PRESIDENTE. Ci sono anche quelli che hanno paura oltre a quelli collusi? PASQUALE GALASSO. Certamente. Se domani mattina io volessi essere visitato dal professor tal dei tali... Però c'è a Napoli una cordata di medici che fanno capo a dei faccendieri, che sono vicini alla malavita che per soldi sono disponibili a fare cartelle cliniche e a testimoniare, per esempio, che un detenuto sta male oppure ha determinati acciacchi per cui non può restare in carcere per incompatibilità con quest'ultimo. PRESIDENTE. Quando lei, in uno degli interrogatori, ha parlato dell'attentato a Casillo, ha affermato che qualcuno (mi pare fosse Alfieri) le aveva detto che questo attentato doveva essere come quello di Chinnici. Tuttavia, l'attentato contro quest'ultimo fu commesso 5 o 6 mesi dopo l'attentato a Casillo. Come si spiega questo fatto? PASQUALE GALASSO. Voglio fare una premessa: ricordo che, ad un certo punto, avevo cominciato a collaborare e poi mi sono fermato perché ho visto tutti i miei familiari in carcere per l'ennesima volta, pur essendo innocenti. Chiedevo quindi ai vari giudici che mi dessero la possibilità, in breve tempo, di chiarire la vicenda Cordasco, che aveva portato all'incarcerazione di tutti i miei familiari, per poi iniziare una collaborazione seria. Se in quel determinato giorno di marzo ho iniziato a collaborare, l'ho fatto esplicitamente per la grande professionalità del dottor Roberti, che per l'ennesima volta mi invitava alla serietà e ad essere... Pagina 2317 PRESIDENTE. ...coerente, diciamo. PASQUALE GALASSO. Sì, coerente. Però il dottor Roberti può dirvi che quando ho cominciato a collaborare mi trovavo in uno stato depressivo angoscioso e avevo in atto un processo di forte dimagrimento. Ho cominciato a collaborare; avrei anche potuto dire al dottor Roberti: "Ci vediamo domani mattina, mi faccia pensare". Invece, ho rilasciato subito una dichiarazione di 50-70 pagine accusandomi di tanti delitti e quindi ho fatto confusione, ma ho già rettificato questa deposizione al dottor Roberti. PRESIDENTE. Come è nata la confusione? PASQUALE GALASSO. In realtà, i fatti si sono svolti esattamente al contrario: quando è saltato in aria Chinnici, con Alfieri abbiamo commentato che si trattava degli stessi marchingegni, della stessa bomba, e che Chinnici aveva fatto la stessa fine di Casillo. PRESIDENTE. Anche perché voi avevate preso il congegno ad un mafioso? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Nasce così il ragionamento? PASQUALE GALASSO. Sì, ricordo che qualche volta ne abbiamo parlato e quando si diceva che quel congegno era libanese, americano, sudamericano e così via, noi invece di quei congegni ne avevamo ben altri, per cui quello non era l'unico. PRESIDENTE. Ne avevate anche altri? PASQUALE GALASSO. Poi, dopo, ne abbiamo avuti altri. PRESIDENTE. Da chi li avete avuti? PASQUALE GALASSO. Alfieri è in possesso di altri congegni. PRESIDENTE. Li riceveva sempre dalla mafia? PASQUALE GALASSO. Credo sempre dalla stessa via, perché con questo siciliano, successivamente, Alfieri ha instaurato un rapporto intimo, anche perché questo siciliano negli ultimi tempi aveva abbandonato Cosa nostra, era stato ferito e quindi si sentiva in pericolo e aveva allacciato questo rapporto con Alfieri. Ma io so per certo, tant'è vero che noi l'abbiamo usato in altre operazioni ... PRESIDENTE. In quali operazioni? PASQUALE GALASSO. Per ammazzare il fratello di Salvatore Di Maio, a Nocera. PRESIDENTE. Perché avete usato l'esplosivo per uccidere Di Maio? PASQUALE GALASSO. Proprio perché era difficile colpirlo eammazzarlo. PRESIDENTE. Si trattava quindi di una ragione diversa rispetto a quella per cui l'avete usato nell'attentato a Casillo. PASQUALE GALASSO. Sì, per una ragione molto diversa, tant'è vero che la bomba non era di quella portata. Comunque dopo l'esplosione sarebbero intervenuti i nostri killer che l'avrebbero ucciso. Si trattava quindi di una bomba di minore spessore, tanto per bloccare ... PRESIDENTE. Lo scopo della bomba era quello di fermarlo, perché poi i killer lo uccisero. Invece, nella vicenda Casillo impiegaste molto esplosivo? PASQUALE GALASSO. Sì, volevamo essere certi che morisse. Pagina 2318 PRESIDENTE. In questo modo intendevate lanciare un grosso segnale. Che cosa può dirci di Boccia Raffaele, di cui ha parlato? PASQUALE GALASSO. Nella vicenda Casillo era importante far capire a Cutolo che era finito. PRESIDENTE. Che fine ha fatto la fidanzata di Casillo? PASQUALE GALASSO. Ora le spiego. L'attentato a Casillo aveva una duplice importanza (ci potevano essere altri elementi di importanza nel cervello di Alfieri): in primo luogo, bisognava dimostrare a Cutolo che era finito, che aveva chiuso con i servizi segreti, con i politici e così via. Inoltre, Alfieri voleva dimostrare ai politici e agli altri componenti, politici, che lui era il capo. PRESIDENTE. Quindi, l'attentato realizzato in quel modo conteneva questo messaggio? PASQUALE GALASSO. Sì, tant'è vero che Cutolo, dopo la morte di Casillo (questa è la personalità di Cutolo; io di un mio amico non l'avrei mai detto) disse subito agli altri suoi associati, nel carcere esterno, che erano stati lui e i servizi segreti a far saltare Casillo perché era un traditore. Ecco perché Cutolo capì bene il messaggio secondo cui non poteva più ricattare i politici e i servizi segreti, tant'è vero che quella poveretta della baby doll , che io salvai, fu sequestrata e, per ordine di Cutolo, fu ammazzata e sotterrata. PAOLO CABRAS. Era la compagna di Casillo? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. La misero in un pilone di autostrada. PASQUALE GALASSO. Un altro capo camorra di Cutolo, Marra, si pentì e fece trovare il corpo. PRESIDENTE. Dove si trovava il corpo? PASQUALE GALASSO. A Casoria, perché la prese la "batteria" di Casoria di Cutolo; per "batteria" intendo il braccio armato di Cutolo, Pasquale Scotti, attualmente latitante, Marra e tutti. Cutolo aveva recepito molto bene il messaggio che i politici ... Sono certo che egli inizialmente pensasse che, oltre a noi, era stato tradito dai politici e dai servizi segreti come diceva - e quindi voleva stare tranquillo perché temeva per i suoi familiari e per la sua incolumità in carcere. Temeva altresì che la baby doll , se eventualmente fosse stata arrestata, avrebbe chiarito tutta la vicenda Cirillo, perché secondo lui - e noi ne siamo certi - la baby doll era al corrente di tutto quello che Casillo faceva. Questo mi è stato detto anche dai Cillari, secondo cui durante le riunioni Casillo faceva restare presente anche la sua convivente baby doll . Quindi, quella poveretta fu ammazzata. PRESIDENTE. L'hanno uccisa per evitare che parlasse? PASQUALE GALASSO. Cutolo mandò il messaggio di uccidere la baby doll , la quale è rimasta per una decina di giorni nelle mani di Pasquale Scotti e di Marra; nessuno aveva il coraggio di ammazzarla ma poi alla fine si decisero e la uccisero, forse perché Cutolo dal carcere mandava messaggi dicendo che doveva essere ammazzata quanto prima. La tennero comunque sequestrata una decina di giorni. Questo ci risulta anche perché subito dopo Casillo, quasi una marea di cutoliani si "girarono" sia nella mani di Bardellino sia in quelle della nostra associazione. Quindi, ci riferirono subito che la baby doll era nelle mani di Pasquale Scotti e doveva essere ammazzata. PRESIDENTE. Che cosa sa dell'acquisto ad un'asta giudiziaria del complesso turistico "il Giardino romantico", di Massa Lubrense? Pagina 2319 PASQUALE GALASSO. Quella è l'ennesima prova del buon accordo tra il grosso pregiudicato, con la mentalità di guappo epoi di manager criminale, di Alfonso Rosanova... E' un altro atto che potete rilevare molto bene dell'accordo tra Antonio Gava, Russo, Patriarca, i dorotei e Alfonso Rosanova. PRESIDENTE. Può chiarire meglio quest'aspetto? PASQUALE GALASSO. Vi era rispetto da ambo le parti. Alfonso Rosanova riesce a farsi fittare il complesso "il Giardino romantico" fin dal 1975, ma a quel complesso, che è molto bello, sono sempre stati interessati i politici Sorrentino, con Gava in prima persona; ma Alfonso Rosanova ha gestito quell'asta finché, dopo 5, 6, 7 anni che ha avuto il complesso in fitto e ha mandato diverse volte l'asta deserta ... PRESIDENTE. Per far abbassare il prezzo? PASQUALE GALASSO. Sì, per far abbassare il prezzo. Alla fine acquisì il complesso, tant'è vero che Rosanova in quel momento dovette rispettare i fratelli Dotoli, che io conosco perché ... PRESIDENTE. Spieghi meglio la questione partendo dall'asta. PASQUALE GALASSO. Andò all'asta ... PRESIDENTE. L'asta fu vinta da Rosanova? PASQUALE GALASSO. Quando all'asta c'era Alfonso Rosanova, tutti gli altri (poteva trattarsi anche - scusate la volgarità - di Cristo in croce) se ne allontanavano. Invece, in quel momento i fratelli Dotoli concorsero all'asta. PRESIDENTE. Contro Rosanova? PASQUALE GALASSO. Contro Rosanova, e alla fine vi fu un accordo, almeno stando a quanto ne so io, dal momento che avevo un forte legame con un cugino di Rosanova, Mario Abbagnale, un vecchio guappo che mi ha aiutato molto durante la mia prima detenzione dandomi consigli, insieme a papà, e mi ha curato quando ero in carcere. Mi riferisco all'aiuto degli avvocati, perché era la prima vicenda che noi vivevamo e mio padre non capiva di avvocati né di magistratura né di altro. Mio padre era amico di questo Mario Abbagnale in quanto erano cresciuti insieme, a Sant'Antonio Abate. Mario Abbagnale mi ha raccontato tutto e perciò conosco questi particolari; egli ha concorso per conto di Alfonso Rosanova, il cugino, come quota all'acquisto de "il Giardino romantico". Secondo quanto so da Mario Abbagnale, Rosanova si sentiva minacciato e non poteva acquisire il complesso turistico; chiese quindi l'intervento del cugino Mario Abbagnale per dire ai Dotoli e ai politici: "Devo avere almeno due quote, una per me e una per mio cugino". Però il cugino, per quanto ne so io, era il prestanome anche della quota del 25 per cento di Alfonso Rosanova. Si trattava sicuramente di una furbizia di quest'ultimo per far capire ai politici: "A me volete dare una minoranza, però c'è anche mio cugino che segue quest'asta da 5 o 6 anni e quindi va rispettato anche lui". Riuscirono quindi alla fine ad avere il 50 per cento lui e i fratelli Dotoli. PRESIDENTE. I Dotoli erano prestanome o erano interessati direttamente? PASQUALE GALASSO. Per quanto ne so, stando alle voci, a quello che mi diceva Mario Abbagnale, dietro i Dotoli c'era l'entità politica di Gava, Russo, in sostanza della DC facente capo a Gava. PRESIDENTE. Lei direttamente non sa...? PASQUALE GALASSO. Alla fine Alfonso Rosanova dovette accettare la società Pagina 2320 con i Dotoli. Formarono la società, acquisirono il complesso epoco tempo dopo il tribunale per le misure di prevenzione di Napoli sequestrò quest'immobile; furono emesse misure di prevenzione anche nei confronti dei Dotoli. So comunque che ce l'hanno ancora intestato i Dotoli e gli eredi sia di Mario Abbagnale che di Alfonso Rosanova. PRESIDENTE. In che anno è accaduto questo? PASQUALE GALASSO. Negli anni 1980-1981 ( Interruzione del senatore Brutti ). Questo vi fa capire che, quando un politico vuole appoggiare un imprenditore negli appalti, in un modo o nell'altro convince il capo camorra Alfieri o Galasso almeno a far partecipare il suo imprenditore ad un determinato affare. PRESIDENTE. Lei ha fatto riferimento a questa simbiosi di più soggetti. In sintesi, ci interesserebbe capire chi comandi tra politici e camorristi. Vi è un soggetto che di solito prevale oppure dipende dai casi? PASQUALE GALASSO. Signor presidente, questa è una situazione soggettiva, che varia a seconda del carattere del camorrista. Se infatti al posto di Alfonso Rosanova si fosse trovato, per esempio, Alfieri, sono certo che questi non l'avrebbe fatta passare liscia a Gava e a tutti. Avrebbe detto: "Da cinque o sei anni sono affittuario di questo complesso e quindi lo compro io, punto e basta". La situazione quindi è soggettiva: se per esempio si considera il camorrista Foria a Pomigliano, il senatore Russo se lo gestisce come meglio crede, talvolta minacciando altre volte facendo capire ... PRESIDENTE. Dipende, volta per volta, da chi è il politico e chi il camorrista. PASQUALE GALASSO. Certamente. Posso comunque dire che Alfieri, per la sua mentalità, non è facile a piegarsi alla volontà politica. Egli deve avere sempre il suo tornaconto ed il suo interesse. Alla fine, il rapporto è soggettivo. PRESIDENTE. Rosanova era di Massa Lubrense? PASQUALE GALASSO. No, era di Sant'Antonio Abate. PRESIDENTE. Ma operava a Massa Lubrense? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Il fatto che fosse intervenuto qualcun altro ... PASQUALE GALASSO. Quando sono uscito dal carcere per eccesso di legittima difesa, nell'ottobre del 1976, Rosanova, forse anche in base a quanto gli veniva riferito da Cutolo, mi corteggiava - scusate se dico questo - tant'è vero che diverse volte veniva a prendermi a Poggio Marino, mi ha portato spesso sulla costiera sorrentina e mi ha fatto conoscere varie persone sue; mi ha portato diverse volte a pranzo da "Franceschiello", e comunque in ristoranti noti, nei quali era molto conosciuto. Una volta mi ha dato le chiavi del "Giardino romantico" che a quell'epoca ho usato andandoci a trascorrere i fine settimana con i miei amici (mi riferisco agli amici non malavitosi, che avevo quando ero studente). Mio padre, che conosceva molto bene Rosanova ed il cugino Mario Abbagnale, mi consigliava di allontanare Rosanova perché era un mascalzone. Inoltre, a quell'epoca Rosanova mi ha invitato a concorrere a diverse aste, che ora non ricordo, chiedendo se io e mio padre fossimo interessati alle stesse aste. Già prima mio padre era interessato ad alcuni immobili della penisola sorrentina, dove andava a trascorrere l'estate, all'Hotel Capo Locale, tra Castellammare e Vico Equense. Ma Rosanova e Mario Abbagnale lo allontanarono dicendo che entro Pagina 2321 breve tempo l'architetto Savarese sarebbe fallito, perché aveva una situazione familiare un po'... PRESIDENTE. ...complicata. PASQUALE GALASSO. ...complicata, fallisce e dice: Sabatì, dopo te lo facciamo prendere noi (mio padre si chiamava Sabatino) a quattro soldi all'asta. Però dopo mio padre mi disse che se il bene andava all'asta se lo prendeva o Mario Abbagnale o Alfonso Rosanova. Quasi tutti gli alberghi della penisola sorrentina che andavano all'asta a seguito di situazioni fallimentari venivano all'epoca acquisiti o da Abbagnale o da Rosanova o da Maresca. PRESIDENTE. Per convincere Dotoli a cedere una quota... PASQUALE GALASSO. Non lo convinse, ci fu un accordo iniziale, prima ancora che avvenisse l'asta, a Capua dove io so... PRESIDENTE. Direttamente tra Dotoli o intervenne qualcun'altro? PASQUALE GALASSO. Rosanova, Patriarca, Russo, Gava. I politici giustamente gli riferirono che Dotoli doveva acquisire il 50 per cento del complesso turistico "Il giardino romantico". PRESIDENTE. Non credo che Gava andò lì a trattare l'accordo. PASQUALE GALASSO. Gava... Vi dico: per la sua grande intelligenza, almeno negli ultimi anni non credo che Gava per la sua intelligenza andava a fare riunioni con dei camorristi. Però se ci va Meo, se ci va Riccio (ho fatto diverse riunioni con loro), oppure se Gava chiama Patriarca e gli dice di parlare con Carmine Alfieri o con Rosanova perché non diano fastidio in una determinata zona, è la stessa cosa. PRESIDENTE. Come la storia del sindaco di Sant'Angelo! PASQUALE GALASSO. Il mandante e l'esecutore, ma alla fine si tratta della stessa corrente che fa capo a Gava. Io vedo responsabilità pure sue, eventualmente da delinquente, ma questo sarete voi a stabilirlo. PRESIDENTE. Certo, del resto il figlio di Rosanova ha parlato con i giudici. PASQUALE GALASSO. Se per esempio io domani mattina mando il mio braccio destro a fare un servizio, è di Pasquale Galasso la responsabilità, l'atto... Ho toccato con mano la melma di questi... PRESIDENTE. Boccia Raffaele di cui ha parlato che rapporti aveva con i gruppi camorristici? PASQUALE GALASSO. Boccia Raffaele ha iniziato la sua vita politica vicino a Gava, quindi è stato mentalizzato, secondo me (e pure riferitomi da lui)... PAOLO CABRAS. L'istituto Settembrini! La sua vita era più imprenditoriale che politica. PASQUALE GALASSO. E' sempre stato un fallito ed un truffaldino, però quando lo Stato, o meglio un politico, vuole arricchire un singolo, riesce a stargli vicino, riesce a fargli fare delle costruzioni, a dargli delle concessioni scolastiche, come nel caso di Boccia, e quindi si crea un impero basato comunque - credo io - sull'illegale. Boccia Raffaele per quanto mi risulta ha cominciato a fare vita politica accanto a Gava. Gava, per la sua fedeltà vedeva il giovane Boccia Raffaele che poteva sostituire i vecchi referenti a Poggiomarino. Ciccio Liguoro era ormai vecchio, Achille Marciano altrettanto, l'avvocato Giugliano e l'ingegnere Parisi erano già quasi tramontati, quindi aveva puntato, credo io, tutto su Raffaele Boccia. Questo mi riferirono Pagina 2322 pure i miei contatti che ebbi nella mia vita sociale con Raffaele Boccia il quale mi faceva rilevare l'importanza che Gava gli dava, tanto vero che Boccia giovanissimo divenne presidente della USL 33. Ricordo che una volta, egli era stato fatto da poco presidente, stava su un alfetta blu ed aveva la paletta e mi disse: hai visto che importanza ho acquisito? Quindi ho toccato con mano queste realtà. Poi vennero gli screzi quando Boccia pretendeva, secondo me da Gava, che venisse candidato alla... PRESIDENTE. Lei prima ha parlato della scuola. Con quali soldi... PASQUALE GALASSO. Contestualmente a questo rapporto politico si era già legato ai vari gruppi delinquenziali di Poggiomarino e di tutto l'hinterland. Poi Boccia prima se la fa con un noto pregiudicato di Poggiomarino... PRESIDENTE. Ma i soldi per farsi questo istituto dove li ha presi? PASQUALE GALASSO. ...Rosario Annunziata, poi con i fratelli Caso, con Gaudino, dopo costruisce l'istituto Settembrini con i soldi derivanti dai sequestri di persona. Raffaele Catapano è uno dei capi della anonima sequestri di quell'epoca il quale tentò di sequestrare anche me. Egli è stato condannato per il sequestro di Fabbrocini, del banchiere Amabile, del poveretto Ambrosio Michelangelo, che conoscevo personalmente, commerciante, persona per bene, che fu ucciso dopo che alla famiglia furono estorti 600 milioni che non aveva, e di tanti altri sequestri. Boccia ha iniziato a costruire con questi soldi, con il riciclaggio di questi soldi. Dopo egli ha avuto rapporti con Rosario Annunziata, genero della nota famiglia camorristica calabrese in quanto ha sposato una Macrì. PRESIDENTE. Di dov'è questa Macrì? PASQUALE GALASSO. Non conosco il paese, però so che appartiene alla famosa famiglia delinquenziale dei Macrì. Contestualmente alla costruzione di questo istituto e di altri investimenti e speculazioni immobiliari in Poggiomarino ed in zone limitrofe con i Catapano, egli all'epoca del sequestro Cirillo (lo ricordo benissimo) si mise sotto la protezione di Cutolo. Catapano infatti era un capo... un santiss... di Cutolo, tant'è vero che ricordo che spesso a quell'epoca veniva Rosetta Cutolo alla quale Raffaele Boccia diede il diploma di maestra. Dopo l'era di Cutolo, Boccia ha frequentato prima Bardellino, dopo Alfieri. Io, tenendo conto dei consigli che mi dava mio padre, con Boccia ho avuto (forse sono stato l'unico) rapporti di conoscenza e non gli ho mai dato un finanziamento. PRESIDENTE. Il fatto che la stampa parli di voi, delle vostre operazioni, vi danneggia o vi dà risalto? Lei ha mai compiuto qualche azione per influire sulla stampa, per fare in modo che essa parlasse o meno di voi? PASQUALE GALASSO. Personalmente ho sempre desiderato che la stampa non si occupasse di me, ma sono certo che gli altri gruppi delinquenziali ritenevano un pregio comparire sui giornali, una pubblicità enorme. Principalmente questo come carattere ce l'ha Cutolo: Cutolo se non esce sul giornale si sente morire. PRESIDENTE. E' mai intervenuto per far cessare... PASQUALE GALASSO. Sì, sono intervenuto... PRESIDENTE. Vuole spiegare alla Commissione? PASQUALE GALASSO. Sono intervenuto in special modo quando durante la mia ultima latitanza fui oggetto dell'attenzione di giornalisti i quali giornalmente davano notizie di me sulla stampa scrivendo tante fesserie. Solo nell'ottobre 1991 (ciò è documentato sia ai giudici Pagina 2323 della corte d'appello di Napoli sia a quelli che mi stanno giudicando in questo momento) per 21 giorni su 30 sono quasi sempre stato in prima pagina. A quell'epoca ero latitante da quattro mesi. Vito Alfredo quando si è incontrato con me, oltre a pretendere che da lui andasse qualche mio familiare stretto per farmi impegnare affinché nella tornata elettorale del 1992 appoggiassi lui...già mi conosceva molto bene. L'ho incontrato in quell'epoca quando i giornali parlavano di me quasi tutti i giorni. PRESIDENTE. Lei ha poc'anzi detto che una volta è intervenuto per far cessare... PASQUALE GALASSO. Sono intervenuto ed in quel momento ho cercato di mettermi in contatto con i giornalisti. Dato che so che Raffaele Boccia sta molto bene con molti giornalisti e qualche giornalista, di cui non voglio fare il nome perché coperto da segreto istruttorio in quanto sotto indagine, è colluso con noi, con la nostra organizzazione, con il suo gruppo composto da qualche magistrato, qualche avvocato e roba varia. Intervenni prima con Raffaele Boccia, il quale si prodigò con alcuni giornalisti facendo incontrare pure questi con un mio fratello, dopo però non se ne fece niente. Io ed i miei fratelli capimmo bene che era meglio pagare tutti i giornali napoletani ( Roma, Il Mattino, Il Giornale di Napoli ) facendo la pubblicità. Mio fratello cominciò con il giornale Roma pagando centinaia di milioni di lire. PRESIDENTE. Quindi pagando molto di più del valore della pubblicità. PASQUALE GALASSO. Molti di più. Ci hanno fatto un'estorsione. Dopo il giornale Roma, Il Mattino minacciò, ci mandò a dire che volevano fare la pubblicità anche a Galasso. L'ultima testata sulla quale non volevo fare pubblicità era Il Giornale di Napoli . PRESIDENTE. Perché? PASQUALE GALASSO. Perché non lo considero un giornale serio e per bene. E' un giornale che pensa a pubblicare solo notizie...scenografie, più che altro. PRESIDENTE. Quindi la sua famiglia fece pubblicità pagandola molto sulla testata Roma . PASQUALE GALASSO. Centinaia di milioni di lire... Pretendevano ancor prima di fare la pubblicità sui giornali. PRESIDENTE. Anche su Il Mattino ? PASQUALE GALASSO. Sì: Mattino, Roma , e Giornale di Napoli . PRESIDENTE. Quali erano i giornalisti che facevano questa specie di estorsione a voi? PASQUALE GALASSO. Non li conosco perché hanno avuto contatti con i miei fratelli. PRESIDENTE. Non conosce nessuno di costoro? PASQUALE GALASSO. No. PRESIDENTE. Chi era Gennaro Casillo e qual era il suo ruolo nella camorra? PASQUALE GALASSO. Gennaro Casillo era zio di Vincenzo Casillo. Gli veniva nipote perché il padre di Vincenzo Casillo era cugino di Gennaro. I Casillo sono stati da sempre...Gennaro Casillo è stato sempre simpatizzante della malavita campana e, tramite i campani, di qualche mafioso. Allora lui aveva bisogno anche di questi contatti. Principalmente lui legava molto con un vecchio malavitoso, una vecchia famiglia malavitosa di Casal di Principe, Mario Caterino e con Carmine Alfieri. Gennaro Casillo seguì giudizialmente con le sue amicizie tutto l'iter giudiziario dell'omicidio Glorioso fatto dagli Alfieri nel 1976. Da quel momento, nemmeno il contrasto tra Cutolo ed Alfieri Pagina 2324 fece incrinare questa amicizia, questo affetto, questo rapporto di aggregazione e di collusione con Alfieri. PRESIDENTE. Lei sa quali erano le attività economiche svolte da Gennaro Casillo? PASQUALE GALASSO. Per la mia conoscenza di Alfieri... Gennaro Casillo conosceva molto bene mio padre e vi devo dire che anche lui era molto affascinato da me, tanto che mi veniva a trovare spesso a casa per parlare. Ci ha invitati diverse volte, a me e ad Alfieri; lui si recava tre volte la settimana a Foggia per seguire i suoi interessi in quella zona. In Puglia hanno creato un impero, credo speculando e sfruttando i poveri contadini e sfruttando anche le leggi statali, a livello di sovvenzioni AIMA, contributi CEE, e come assuntori dell'AIMA. Quindi, sono stato a Foggia con Gennaro Casillo e con Alfieri diverse volte alla fine degli anni settanta. In tali occasioni ho conosciuto molto bene Gennaro Casillo ed i figli. So che lui... ALTERO MATTEOLI. Non ci ha ancora detto quali attività economiche svolgeva Casillo. PASQUALE GALASSO. Inizialmente, almeno fino ai primi anni ottanta, si occupavano di importazione ed esportazione di cereali; erano industriali di cereali, assuntori dell'AIMA. PRESIDENTE. Casillo propose anche una riunione tra Alfieri e Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Casillo Gennaro? PASQUALE GALASSO. Prima che scoppiasse la guerra e si verificasse l'omicidio di Salvatore Alfieri, vi era già tensione (siamo nell'anno 1981). Casillo era aggiornato, vuoi per Mario Caterino vuoi per Alfieri, delle riunioni di Nuvoletta, anche perché Casillo conosceva molto bene Nuvoletta, Sciorio, Maisto, un po' tutti. Pertanto, era aggiornato su questa situazione di tensione e, secondo me, considerava molto esposto il nipote Vincenzo Casillo, che apparteneva a Cutolo, tanto che ha tentato più di una volta di creare una situazione di tregua e di pace definitiva tra Cutolo ed Alfieri. Sapeva di queste riunioni con Nuvoletta. Anche lui - lo diceva a volte parlando con Alfieri - non è che avesse molta considerazione dei Nuvoletta. Era un buon conoscitore degli ambienti malavitosi e tentò, anche lui, di mediare tra Cutolo, il nipote Vincenzo Casillo ed Alfieri, e noi. Una volta, in quell'epoca eravamo nel 1981, mi ricordo che fece una riunione a casa sua, a San Giuseppe Vesuviano, alla quale partecipammo io, Alfieri Carmine e Alfieri Salvatore ed alla quale intervennero Pasquale Cutolo e Vincenzo Casillo, insieme ad altri loro affiliati che rimasero fuori. Lui cercò di mediare questa intesa ma... PRESIDENTE. ... non ci riuscì. PASQUALE GALASSO. Sì, non ci riuscì, anche perché, come sempre, fu una riunione piena di ipocrisia. PRESIDENTE. Che ruolo rivestiva nella magistratura il magistrato Nicola Damiano e perché aveva buoni rapporti con Gennaro Casillo? PASQUALE GALASSO. Ho conosciuto Damiano quando sono uscito dal carcere nell'ottobre del 1976. Per le vicissitudini che vi ho già raccontato, avevo contrasti in Poggiomarino con le bande che avevano tentato di sequestrarmi, per cui legai molto con Salvatore Alfieri. Seguendo quest'ultimo, mi portavo spesso da Gennaro Casillo il quale, con il giudice Damiano, curava gli atti giudiziari di Alfieri. PRESIDENTE. Dove svolgeva le sue funzioni il giudice Damiano? Pagina 2325 PASQUALE GALASSO. Mi sembra che all'epoca fosse a Potenza, come procuratore. Io sono stato anche a casa sua, a Napoli. Lui era sposato con la principessa Di Bella e aveva una tenuta sul Gargano. Sono stato, con Alfieri Salvatore inizialmente e con Gennaro Casillo, diverse volte a pranzo e a cena... PRESIDENTE. In questa tenuta sul Gargano? PASQUALE GALASSO. No, o a Foggia o a San Giuseppe Vesuviano. Lui veniva ed aggiornava Gennaro Casillo e Salvatore Alfieri su come stava procedendo il processo in corso per il quale Alfieri Carmine era in carcere. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Una volta uscito Carmine Alfieri, mi ricordo che io, gli Alfieri e Gennaro Casillo andammo a ringraziare a Napoli il giudice Damiano, presso la sua abitazione. Ci presentò - e quindi le conosco - la moglie e la figlia, che all'epoca era un'aspirante giornalista. Mi trovavo con Alfieri anche perché in quell'epoca mi allontanavo da Poggiomarino: avevo subìto qualche attentato ed avevo paura. Frequentavo quindi Salvatore Alfieri, il quale era un grosso giocatore d'azzardo. Ho frequentato un po' Agnano e tutte le bische napoletane che vi erano a quell'epoca, la maggior parte delle quali erano gestite da Antonio Bardellino. PRESIDENTE. Dopo la morte di Damiano, chi lo ha sostituito nei rapporti con la magistratura? PASQUALE GALASSO. Mi ricordo che, una volta uscito dal carcere Carmine Alfieri, il giudice Damiano fu trasferito al tribunale di Campobasso, in qualità di procuratore. Ci recammo da lui per perorare la causa di un nostro associato, un associato di Alfieri, un certo Giordano Carmine, figlio di un noto guappo di Boscoreale, soprannominato Totonno 'e vuosco . Ricordo che quella è stata l'ultima volta che ho visto il giudice Damiano. PRESIDENTE. Dopo che Damiano è morto, vi è stato qualche altro magistrato che ha preso il suo posto nei rapporti speciali con Casillo? PASQUALE GALASSO. Sì. Casillo aveva molte amicizie ... PRESIDENTE. Nella magistratura? PASQUALE GALASSO. Sì, nella magistratura, istituzionali ... PRESIDENTE. Di quale città? PASQUALE GALASSO. Diciamo che a Foggia lui non è che avesse molte necessità, ma a Napoli a quell'epoca Casillo era già un industriale affermato; avevano nelle mani il business dell'AIMA, come assuntori, del quale, insieme ad altri commercianti di cereali, sono forse stati i pionieri. Ricordo che all'epoca avevano una società con Pezzullo Sossio, che poi divenne senatore del partito socialista italiano. PRESIDENTE. Lei prima ha parlato del processo per l'omicidio Glorioso ed ha detto, se non ho capito male, che vi fu un interessamento di Damiano. Per questo omicidio, vi fu anche l'interessamento di qualche uomo politico? PASQUALE GALASSO. Sì. In quell'epoca, durante l'istruttoria, Alfieri era legato a Patriarca, a Gava ed alla corrente dei dorotei. So che Patriarca, i politici, sono intervenuti presso il giudice o qualche giudice che aveva il processo nelle mani. Alla fine, però, questi giudici avevano le mani legate, perché vi erano molti indizi, e non poterono... PRESIDENTE. Che tipo di intervento si fece sui giudici? Pagina 2326 PASQUALE GALASSO. Per quanto mi risulta, vi furono interventi reiterati e continuativi. In sostanza, si sforzavano di trovare il modo per fare uscire Alfieri. Tuttavia, nei confronti di Alfieri vi erano indizi e prove molto chiare. In particolare, la parte civile aveva esibito alcune lettere del morto il quale scriveva che, se fosse stato ammazzato, lo sarebbe stato da Carmine Alfieri. PRESIDENTE. Ho capito. PASQUALE GALASSO. Inoltre, pochi giorni prima di morire, questa persona schiaffeggiò Alfieri nella piazza di San Giuseppe Vesuviano. PRESIDENTE. Pubblicamente? PASQUALE GALASSO. Sì. PRESIDENTE. Perché fu ucciso Giuseppe Sciorio? PASQUALE GALASSO. A Giugliano, fin dall'inizio degli anni settanta, scoppiò una faida tra i Maisto, imparentati con gli Sciorio, ed il padre degli attuali Mallardo. Se ricordo bene, il padre si chiamava Mimì Dicarlantonio, un vecchio guappo. Alfredo Maisto, con i figli Luigi, Enrico ed Antonio e con l'aiuto di Iacolare, parente di Maisto, e di Claudio Sicilia, ammazzarono Mimì Dicarlantonio. I figli di quest'ultimo all'epoca erano giovanissimi; una volta cresciuti, cominciarono ad ammazzare per ritorsione i Maisto. Ammazzarono dapprima Luigi, ferendo Enrico e poi, a mano a mano, ammazzarono un po' tutti i Maisto e gli Sciorio. Tra questi, è stato ammazzato anche Peppe Sciorio, che a Foggia era appoggiato, in virtù del fatto di aver reso una grande cortesia a Gennaro Casillo. In particolare, egli era intervenuto, con Stefano Bontate, nel momento in cui nel porto di Palermo era sorto un problema perché non volevano far scaricare le navi di Casillo. PRESIDENTE. Perché? PASQUALE GALASSO. Se ricordo bene, all'epoca il porto di Palermo era controllato da Stefano Bontate e da Inzerillo. Gennaro Casillo ne parlò con il suo grosso amico malavitoso Mario Caterino, di Casal di Principe; Mario Caterino, insieme a Gennaro Casillo, si mise in contatto con Peppe Sciorio e, se ricordo bene, alcune volte ci è andato anche Alfieri affinché Sciorio, che era molto amico di Stefano Bontate, intervenisse per far sì che Casillo facesse i suoi comodi a Palermo. Dopo questo episodio, Casillo, per riconoscenza, appoggiò Peppe Sciorio quando questi fu assoggettato alla sorveglianza speciale e lo fece soggiornare presso l'hotel Florio di Foggia, dove io ho pranzato diverse volte e pernottato, nella cui società credo che già all'epoca Casillo fosse cointeressato. PRESIDENTE. Chi rappresenta oggi la camorra a Foggia? PASQUALE GALASSO. Non ricordo nomi e non conosco nessuna persona. Tuttavia, per quanto mi risulta, a Foggia i malavitosi sanno bene che i Casillo sono associati ad Alfieri. Parlo dei figli di Casillo, Pasquale ed Aniello. Credo che loro abbiano molta influenza, non malavitosa, ma di amicizie influenti, su Foggia, e fanno un po' i porci comodi loro, pure guappescamente, camorristicamente. PRESIDENTE. Lei conosce l'organizzazione camorristica. Secondo lei, cosa è più utile che lo Stato faccia per cercare di smantellare quanto prima le organizzazioni camorristiche? Non parliamo di interventi di carattere sociale - su quelli siamo perfettamente d'accordo - ma di azioni repressive. PASQUALE GALASSO. Vorrei dire un po' di cose. Posso essere schietto e franco e parlare istintivamente? PRESIDENTE. Mi pare che lo sia stato abbastanza. Pagina 2327 PASQUALE GALASSO. Credo che oggi voi dobbiate creare ancor di più (già lo avete fatto) un'armonia tra tutti gli apparati e le forze pulite e trasparenti dello Stato ed andare avanti per questa strada. Vi dico che dovete smascherare innanzitutto queste figure ambigue che ancora oggi credo siano molte a Napoli. Dovete fare pulizia essenzialmente di queste persone che secondo me rappresentano indegnamente lo Stato, scoprire le collusioni ed allontanare... PRESIDENTE. Che cosa teme di più la camorra? PASQUALE GALASSO. Teme questa vostra armonia, questa forza che state dimostrando. PRESIDENTE. Quale può essere oggi, in questa fase, la reazione della camorra? PASQUALE GALASSO. Se voi non ci date sotto in questo momento, una volta che si vedono persi possono ancora avere colpi di testa. Badate bene: la camorra napoletana e tutti i gruppi camorristici non sono come la mafia. La mafia è feroce, terribile, ma dove essa si afferma vi è almeno un controllo, una mente. Invece, Napoli... PRESIDENTE. La Campania, insomma. PASQUALE GALASSO. La Campania può peggiorare ancora di più perché un gruppo camorrista si può scindere e da esso ne possono nascere altri dieci, per cui possono diventare socialmente molto più pericolosi. PRESIDENTE. Come mai in Campania non sono mai stati ammazzati tanti magistrati o uomini delle forze dell'ordine, così come è invece accaduto in Sicilia? PASQUALE GALASSO. A mio modo di vedere, queste collusioni hanno favorito la possibilità di non far accadere atti criminosi nei confronti di magistrati, poliziotti e carabinieri degni. Torno a ripetere che, dopo la vicenda Cirillo, Cutolo voleva mettere in atto una mentalità come quella mafiosa ... PRESIDENTE. Siciliana. PASQUALE GALASSO. Sì, siciliana. Gli atti posti in essere dal dopo Cirillo alla metà degli anni 1982... Cutolo, se non si fosse visto fronteggiato criminalmente, camorristicamente da altri gruppi criminali, avrebbe provocato molti, molti morti. PRESIDENTE. Un collega chiede di sapere se lei sappia qualcosa sull'omicidio Torre. PASQUALE GALASSO. Io conoscevo l'avvocato Torre. Per me era una persona onesta e perbene, che era stata maltrattata. PAOLO CABRAS. Era sindaco di Pagani. PASQUALE GALASSO. Sì, era sindaco di Pagani. Torre, ripeto, lo conoscevo molto bene. All'epoca ero giovanissimo e lui mi aveva confidato più di una volta di essere contro le organizzazioni e le corporazioni dei politici ed era stato fatto fuori da un gruppo politico, all'epoca mi sembra rappresentato dall'onorevole senatore D'Arezzo e poi da Quaranta ... PAOLO CABRAS. Quaranta apparteneva ad un partito diverso. PASQUALE GALASSO. Sì, ma D'Arezzo è stata la distruzione, diciamo politicamente, di Torre. Torre riprende la vita politica dopo diversi anni, dopo 10- 15 anni, vuole fare il politico serio, per bene, ma in quel momento, nel dopo terremoto, si espose talmente... credo che Cutolo, Salvatore Di Maio, Apicella, Ventre lo ammazzarono (perché so questo...) principalmente perché lui difendeva Pagina 2328 "cartuccia", Serra Salvatore di Pagani, noto camorrista, alleato con Alfieri. PRESIDENTE. In che senso lo difendeva? PASQUALE GALASSO. Come avvocato. Questa era la prima colpa. Altra colpa era quella che era diventato sindaco nel dopo terremoto e voleva fare... PRESIDENTE. Qualcosa di buono. PASQUALE GALASSO. Sì, si stava prodigando per Pagani. PRESIDENTE. Per lavorare onestamente per Pagani. PASQUALE GALASSO. Quando è stato ammazzato Torre stavo nel carcere di Avellino. PRESIDENTE. Va bene, abbiamo finito. Le chiedo, per cortesia, di allontanarsi dall'aula. (Pasquale Galasso è accompagnato fuori dall'aula) . PRESIDENTE. Per alcuni commissari arrivati successivamente desidero riepilogare che, all'inizio della seduta, sono state poste alcune questioni dai colleghi democristiani. La prima era quella di rinviare ad un altro momento il giro delle domande personali. A questo è stato obiettato che ciò significherebbe togliere a chi oggi ha interesse a rivolgere delle domande il diritto a farlo, e sarebbe sbagliato. Propongo, dunque, di procedere in questo modo: i colleghi che intendono formulare adesso alcune domande possono farlo. Se poi un gruppo chiederà che Galasso sia riascoltato su alcuni punti specifici si prenderà in esame tale richiesta. Ciò non toglie che se alcuni colleghi democristiani desiderano porre questa sera stessa qualche domanda possono farlo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Erano state avanzate due richieste. La prima era quella da lei indicata, poiché dopo otto ore sarebbe forse opportuno che ciascuno di noi riflettesse su quanto ha ascoltato, per poter passare con maggiore serenità ed anche con maggiore approfondimento ad enucleare le domande. Però nulla vieta di procedere diversamente. Inoltre, poiché da questi incontri emerge una serie di rilievi, che anche in questo caso rendono opportuno approfondire e specificare, per rendersi conto anche nel dettaglio, noi avevamo proposto di ascoltare successivamente tutti coloro... PRESIDENTE. Se permette, di questo discuteremo poi in Commissione. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Affinché la cosa non risultasse, per così dire, pasticciata, desideravo ricordare questa nostra richiesta. Ufficialmente chiediamo che tutti i politici che sono stati citati vengano successivamente interrogati, in modo che vi siano un riscontro e quindi anche un giudizio abbastanza obiettivo. PRESIDENTE. Il punto specifico è che non dobbiamo riaprire una discussione con Galasso; né, nel caso in cui non fossimo soddisfatti, contestargli questa insoddisfazione. Non si deve aprire con questa persona un dibattito politico, ma se i colleghi ritengono di potergli porre brevi e specifiche domande, potrebbe essere efficace per noi procedere in questo modo. Deve comunque trattarsi di domande secche, alle quali faccia seguito una risposta e basta. PAOLO CABRAS. Va bene, facciamo così. PRESIDENTE. Dunque, se non vi sono obiezioni, rimane stabilito di procedere in questo modo. (Così rimane stabilito) . Pagina 2329 Altra questione importante, sulla quale potremmo decidere subito, prima di far rientrare in aula Galasso, è quella se la seduta debba essere pubblica o segreta. Faccio solo presente che il magistrato della procura nazionale antimafia mi chiedeva se fosse possibile mantenere la segretezza su due nomi soltanto tra quelli fatti nel corso dell'audizione; si tratta degli OMISSIS, OMISSIS e OMISSIS sui quali sono in corso indagini. E' una richiesta che la Commissione può decidere se accettare o meno. Il nostro regolamento stabilisce che la seduta segreta debba essere richiesta da cinque commissari. Domando pertanto ai colleghi se vi sia qualcuno che intenda formulare simile richiesta. MAURIZIO CALVI. Poiché è stata fatta una serie di nomi e sono state elencate alcune circostanze, qualcuno, come il collega Mastella, ha chiesto che la Commissione proceda ad una serie di audizioni attraverso le quali effettuare dei riscontri. Se decidiamo che la seduta sia pubblica, vi potrebbero essere contraddizioni rispetto ad una decisione che potremmo prendere successivamente. Intendo dire che definire pregiudizialmente la segretezza della seduta odierna deriva essenzialmente dalla decisione di ascoltare o meno altri testi. Questa è la questione delicata da risolvere. Potremmo decidere di passare alla seduta pubblica soltanto dopo aver riscontrato alcune dichiarazioni, per non dare in pasto notizie, circostanze, luoghi. Questa soltanto è la preoccupazione che desidero manifestare. PAOLO CABRAS. Io concordo sull'opportunità di ascoltare, come avevamo già deciso in linea di massima anche per quanto riguarda altre citazioni, i politici chiamati in causa dalle dichiarazioni del collaborante. Rispetto al ragionamento di Maurizio Calvi, che comprendo e che ha una sua logica, voglio dire che sono contro la segretazione perché rendere segreta questa seduta significa soltanto che le parti più contestate e più esplosive, quelle che riguardano i politici, saranno narrate, magari in buona fede, da alcuni di noi magari con qualche interpretazione che può enfatizzare o anche stravolgere il senso di quanto detto. Quindi non ritengo utile, anche al fine di tutelare l'onorabilità ed il diritto dei colleghi politici citati in causa di proclamare la loro innocenza e far valere le loro ragioni, decidere la seduta segreta. Per un motivo di trasparenza utile a tutti, compresi icolleghi chiamati in causa, credo sia meglio adottare, come abbiamo fatto nelle precedenti occasioni, la seduta pubblica, salvo per le parti per le quali è stata chiesta la segretazione dal giudice Roberti. MASSIMO BRUTTI. Sono d'accordo con la proposta avanzata dal collega Cabras, tanto più che le parti che riguardano i politici sono già ampiamente note attraverso le richiesta di autorizzazione a procedere e non mi pare che vi siano elementi sostanziali di novità rispetto ai fatti già conosciuti. C'è lo scenario, c'è la narrazione complessiva compiuta dal collaboratore di giustizia e sappiamo che è utile che questa venga resa pubblica proprio perché contribuisce alla presa di coscienza del fenomeno mafioso. ALTERO MATTEOLI. Non condivido le motivazioni che il collega Cabras ha addotto ma condivido il fatto che la seduta sia pubblica. Altre volte abbiamo discusso in questa sala se rendere o meno pubblica una seduta ed io mi sono sempre dichiarato a favore della pubblicità. Non condivido quanto detto dal collega Cabras perché qualora la Commissione, seppure a maggioranza, decidesse in senso contrario a quello che io desidero, vi sarebbe un obbligo morale da parte nostra di non riferire ciò che abbiamo sentito; quindi rigetto la prima parte dell'intervento del senatore. Però ritengo che dovremmo decidere una volta per tutte che non possiamo non rendere pubbliche le nostre sedute. Certo, dobbiamo tener conto di quanto dice il giudice Roberti e, se vi sono motivi Pagina 2330 istruttori, la richiesta di cancellare quei nomi nel momento in cui rendiamo pubblica la seduta mi trova senz'altro d'accordo. PRESIDENTE. Come ho già ricordato, in base al nostro regolamento la seduta segreta deve essere richiesta almeno da cinque colleghi e sinora tale richiesta è stata avanzata da uno solo. Ve ne sono altri? IVO BUTINI. Posso essere io il secondo. PRESIDENTE. Il numero richiesto non è stato raggiunto, ma in considerazione di quanto ho detto all'inizio della riunione, credo sia opportuno comunque procedere ad una votazione. Pongo in votazione la proposta che la seduta sia pubblica. (E' approvata). Possiamo dunque far rientrare in aula Pasquale Galasso. (Pasquale Galasso è accompagnato in aula). PRESIDENTE. Signor Galasso, le saranno ora rivolte brevi domande da parte dei singoli parlamentari. MASSIMO BRUTTI. Vorrei capire perché Carmine Alfieri era convinto che l'attentato stragista (quella bomba nei confronti di Casillo) sarebbe stata interpretata da Cutolo come un segnale del proprio isolamento, cioè che gli ambienti dell'apparato dello Stato, gli ambienti politici lo avevano abbandonato. La seconda domanda riguarda il ruolo dei servizi segreti dopo la trattativa del sequestro Cirillo. Lei ha fatto il nome di politici. Vorrei sapere cosa sa del ruolo dei servizi segreti in quella trattativa. Inoltre volevo chiederle, per quello che lei sa, se Cutolo possiede elementi per ricattare i suoi ex alleati, gli uomini politici con i quali aveva collegamenti e perché non se ne serve in nessun modo. PASQUALE GALASSO. Per quanto riguarda la prima domanda, in quell'epoca, alcuni mesi prima, nel 1982, già si sapeva dei disaccordi tra Cutolo, i politici e i servizi segreti che si erano interessati per la liberazione di Cirillo. C'era una certa tensione tra Cutolo e questi politici. Cutolo era aggiornato minuziosamente da Casillo, dai familiari e quindi sapeva dell'abbandono totale di questi politici e delle promesse dei servizi segreti e quando ha subito la bomba Cutolo ha capito perfettamente, dato che lui pretendeva il rispetto di questo patto già da alcuni mesi, da più di un anno, che i politici, i servizi segreti l'avevano abbandonato. Automaticamente Cutolo sa come vanno certe cose, conosce bene la mentalità dei politici, di questa gente che ha contattato ed in quel momento con l'esplosione della bomba ha recepito molto bene il messaggio e cioè l'abbandono totale di queste promesse fatte dai politici e dai servizi segreti. Per come lo conosco ritengo che Cutolo ha pensato che i politici nel frattempo avevano trovato nuovi referenti camorristici e avevano incrementato ancor di più i rapporti con i malavitosi esistenti già da anni, principalmente con Nuvoletta. Cutolo sapeva dei rapporti tra Nuvoletta e i politici, maggiormente con la corrente dorotea, e conosceva i rapporti precedenti con l'Alfieri. Quindi con la bomba era chiaro che per lui ormai era finita. Per quanto riguarda i servizi segreti, io sono a conoscenza di quei fatti che Cutolo faceva rilevare nei vari attentati a rappresentanti dello Stato, a magistrati, a poliziotti. Ne parlava per intimorire noialtri, le altre associazioni camorristiche avverse a lui. Per quanto riguarda l'ultima domanda sono convinto da sempre, da undici anni, che Cutolo non ha più quei documenti. Li aveva, ma sicuramente Cutolo li aveva fatti recapitare nelle mani di suoi familiari e poi sono scomparsi. Nell'aprile-maggio 1982, giorno di un efferato delitto contro un rappresentante dello Stato, quei documenti sono andati a finire sfortunatamente Pagina 2331 nelle mani di un poveretto che poi è stato assassinato. PRESIDENTE. Dica il nome. PASQUALE GALASSO. E' il questore Ammaturo. L'assassinio del questore Ammaturo è un fatto che Cutolo ha sempre decantato ed io ho pregato i giudici di riprendere questo processo dall'armadio e di analizzarlo per bene perché là credo vi sia la conferma di questo accordo, di questo patto, come dicono, scellerato tra Cutolo e chi si è interessato alla liberazione di Cirillo. Il caso Ammaturo, per quanto mi risulta, è la dimostrazione nei riguardi dei suoi avversari, delle varie associazioni, che lui era forte, aveva appoggi, si poteva permettere il lusso di andare contro elementi dello Stato. Cutolo, per quanto lo conosco, ama fare le sceneggiate teatrali e sarebbe bene non farlo partecipare più a udienze. SALVATORE FRASCA. Vorrei sapere se è a sua conoscenza il fatto che all'uccisione di Don Mico Tripodi abbia fatto seguito un processo, se c'è stata un'incriminazione. PASQUALE GALASSO. All'epoca ero in carcere e nel centro clinico di San Paolo era ricoverato l'esecutore dell'omicidio. Fu incastrato anche da una guardia carceraria, fu visto con il coltello in mano e fu chiuso in una cella. Quindi era la dimostrazione che quello era l'esecutore. Credo senz'altro che ci sia stato un processo però non so che fine abbia fatto. SALVATORE FRASCA. Nell'alto Tirreno Cosentino, cioè in comuni come Cetraro, Diamante, Scalea, Praia a mare, vi sono forti insediamenti turistici che si dicono appartenere alla camorra. Uno di questi porta anche il celebre nome di Maisto. Mi può dire qualche cosa di più? PASQUALE GALASSO. La zona di Scalea è sotto l'influenza di nostri associati, Mario Pepe, Visciano Angelo di Boscoreale e Maiale. So che hanno realizzato diversi insediamenti immobiliari. SALVATORE FRASCA. Non conosce il nome dei comuni? PASQUALE GALASSO. Soprattutto Scalea. FERDINANDO IMPOSIMATO. Ricollegandomi a quello che ha detto poc'anzi Pasquale Galasso vorrei ricordare che nel corso di una perquisizione a Senzani venne trovato un documento, durante il sequestro Cirillo, nel quale si diceva che la camorra, per incarico dei politici intervenuti nel caso Cirillo, aveva chiesto alle brigate rosse di eliminare alcuni sbirri sul territorio. PASQUALE GALASSO. Sì. FERDINANDO IMPOSIMATO. Cioè di uccidere magistrati e poliziotti. Questo documento, che si trova agli atti di un processo istruito a Roma dal sottoscritto e rinviato a giudizio, ha trovato conferma nelle dichiarazioni di una delle carceriere di Cirillo... PASQUALE GALASSO. E del marito. FERDINANDO IMPOSIMATO. ... e del marito, Perna Rosaria e Aprea, i quali hanno dichiarato che c'era stata una richiesta da parte della camorra alle BR di eliminare alcuni giudici e poliziotti napoletani per incarico di politici. Questa domanda l'avevo preparata prima che lei facesse riferimento ad Ammaturo. Vorrei sapere se lei era a conoscenza del documento trovato a Senzani. E' a conoscenza del fatto? PASQUALE GALASSO. Non sono a conoscenza di questo documento di cui parla, ma ero a conoscenza di ciò che Cutolo faceva arrivare a noi e agli altri associati a gruppi camorristici avversi a lui. Lui faceva rilevare principalmente la propria sfacciataggine di tutta quest'autorità che gli era stata concessa durante Pagina 2332 il caso Cirillo. La conferma l'ho avuta con l'omicidio di Ammaturo. FERDINANDO IMPOSIMATO. Avreb-be agito per incarico di esponenti pubblici? PASQUALE GALASSO. No. Ammaturo è stato ammazzato, a quanto mi risulta, perché aveva dato fastidio a Cutolo con alcune perquisizioni a casa sua. FERDINANDO IMPOSIMATO. Lei ha parlato anche di documenti importanti. PASQUALE GALASSO. Io non facevo parte di Cutolo. Queste erano tutte cose che sapevamo e che abbiamo appreso nel corso degli anni quando molti cutoliani sono passati nelle nostre file. Le mie riflessioni e quelle di altri associati a mano a mano venivano confermate. Sapevamo che Ammaturo non si era mai interessato di brigatisti. Ammaturo era una persona semplice, normale, serena, faceva una vita tranquilla. Ammaturo la mattina e la sera portava a passeggio il cane. Quando si è vista quella complicanza tra camorristi e brigatisti abbiamo avuto la conferma della trattativa e delle promesse che Cutolo ha preteso durante la trattativa Cirillo. Successivamente nel corso degli anni ho avuto delle conferme. Si è detto ed ho saputo che sfortunatamente nelle mani del povero Ammaturo erano capitati dei documenti inerenti alla trattativa Cirillo. FERDINANDO IMPOSIMATO. Dopo la liberazione, la macchina che portava Cirillo venne intercettata dal commissario Del Duca. MICHELE FLORINO. Ciliberti. FERDINANDO IMPOSIMATO. Anche Del Duca ha svolto indagini. Successivamente è diventato commissario dell'USL 13. Può dirci qualcosa sul ruolo avuto da Del Duca - e da Ciliberti - nella vicenda Cirillo e cosa ha ricevuto per questo comportamento scorretto in relazione al caso Cirillo? PASQUALE GALASSO. Non vorrei rispondere sul caso Del Duca in quanto oggetto d'indagini e quindi soggetto al segreto istruttorio. PRESIDENTE. Va bene. PASQUALE GALASSO. Per quanto riguarda Ciliberti in quell'epoca vivevamo il sequestro Cirillo con enorme tensione perché qualora l'intesa tra politici, servizi segreti ed altra gente fosse andata a buon fine con Cutolo per noi sarebbero sorti altri problemi. Ricordo molto bene l'episodio di Ciliberti che rappresenta la conferma di quello che vi ho detto da questa mattina e precisamente che certi politici non hanno usato i metodi onesti e per bene dello Stato ma hanno fatto talvolta i comodacci loro. FERDINANDO IMPOSIMATO. I collegamenti tra la banda della Magliana e i politici. E' a conoscenza di nomi di politici in collegamento con Nicoletti o con altri esponenti della banda della Magliana? Ed in particolare sa qualcosa dell'omicidio Pecorelli? PASQUALE GALASSO. Non vorrei rispondere perché sto collaborando con i magistrati romani e non vorrei fare nomi. GIROLAMO TRIPODI. Lei ha parlato più volte di persone iscritte alla massoneria. Che cosa può dirci circa i rapporti tra la camorra e la massoneria? Questi rapporti sono casuali o volti al perseguimento di qualche finalità? Inoltre, per quale motivo i coniugi Cillari intrattenevano rapporti con un generale dei servizi segreti e per quale ragione glielo presentarono? Che rapporti intrattenne con il generale? Chi le disse che era massone? PASQUALE GALASSO. Secondo quanto mi risulta, vi sono contatti massonici Pagina 2333 con diversi ambienti camorristici. Stando a quanto mi consta, ho avuto a che fare con queste poche persone di cui ho fatto nomi e cognomi ai giudici competenti. Oltre ai loro fini, queste persone perseguono certamente anche quello della remunerazione danarosa. Mi spiego meglio: essi mettono a disposizione la loro disponibilità verso un camorrista o un gruppo camorristico chiedendo soldi per la cortesia che fanno. L'altra domanda che mi ha rivolto riguardava il generale OMISSIS. GIROLAMO TRIPODI. Vorrei sapere per quale ragione i coniugi Cillari intrattenevano rapporti con un generale dei servizi segreti e per quale motivo glielo presentarono. PASQUALE GALASSO. Ho conosciuto questo personaggio tramite un professionista di Roma, anch'egli massone, Barone, presentatomi dai Cillari. Non so poi quali fossero gli altri rapporti dei Cillari con questo professionista e con queste persone massoniche e dei servizi segreti. GIROLAMO TRIPODI. Lei ha parlato di don Mico Tripodi, assassinato in carcere, come tutti sappiamo. Sa se questo omicidio sia stato vendicato dalla mafia? PASQUALE GALASSO. No, dalla 'ndrangheta. GIROLAMO TRIPODI. Mi riferivo alla 'ndrangheta e alla mafia in generale. Vorrei inoltre sapere se lei può dirci come vengono eletti sia il direttivo sia il capo delle cosche camorristiche. Infine, lei ha parlato di politici camorristi. Potrebbe rivelarci, se è possibile, qualche nome di questi politici camorristi? Mi riferisco non a politici collusi o corrotti ma apolitici appartenenti alle cosche camorristiche. PASQUALE GALASSO. Vi ho parlato di molti fatti inerenti alle collusioni di politici con la camorra ma non vi so indicare nessun politico che sia stato legalizzato come camorrista con qualche cerimonia. Vi ho comunque illustrato quasi tutti i rapporti che i politici hanno intessuto con noi camorristi. GIROLAMO TRIPODI. Come avviene l'elezione del direttivo edel capo? PRESIDENTE. La domanda è la seguente: avviene un'elezione formale oppure no? PASQUALE GALASSO. No, vi ho già spiegato questa mattina che, almeno nel nostro gruppo ... PRESIDENTE. Sono le persone di fiducia del capo. PASQUALE GALASSO. Sono le persone di fiducia del capo e dimostrano, attraverso la loro ferocia nei fatti criminosi e la loro managerialità, di saper dialogare con altri malavitosi, con tutto l'ambiente camorristico e con persone esterne. GIROLAMO TRIPODI. E' stato vendicato Tripodi? PASQUALE GALASSO. Non so se sia stato vendicato o meno. So però che dopo la sua morte i Tripodi sono caduti in disgrazia, come si suol dire, e subito dopo i figli si sono trasferiti nei pressi di Latina, a Fondi. Venne fuori a Reggio Calabria la figura emergente di Paolo Di Stefano, che aveva rapporti con diversi ambienti camorristici e romani. Poi è stato ucciso anche Paolo Di Stefano da Imerti. GIROLAMO TRIPODI. Chi erano gli ambienti romani? PASQUALE GALASSO. Nicoletti e Maresca. ANTONIO BARGONE. Vorrei tornare all'omicidio Ammaturo per chiedere al signor Galasso se sappia che questo omicidio è legato al possesso di quei documenti Pagina 2334 da parte di Ammaturo e se sia al corrente di chi ha deciso o eseguito lo stesso omicidio. PASQUALE GALASSO. Come dicevo, dopo questo omicidio lo stesso Cutolo se ne vantava e fin dall'inizio, e successivamente nel corso degli anni, abbiamo conosciuto da altri ex cutoliani le colpe di Cutolo per quell'assassinio. Per quanto riguarda i documenti, non so che fine abbiano fatto. Potrei fare una mia riflessione, ma è inutile dirvela perché è personale. ANTONIO BARGONE. Quindi lei dice che Ammaturo è stato ucciso da Cutolo? PASQUALE GALASSO. Sì, da Cutolo con la complicità di qualche brigatista (mi riferisco a brigatisti napoletani). Questo mi risulta perché Cutolo si era accusato e si vantava di questo omicidio, come pure egli si accusava degli altri tentativi di omicidio (l'attentato al giudice Gagliardi, allo stesso giudice Lamberti, a Salvi, a carabinieri e guardie carcerarie). Per Cutolo questa era una dimostrazione, un messaggio. ANTONIO BARGONE. Come le risulta la partecipazione di un brigatista a questo omicidio? PASQUALE GALASSO. Non lo so, so queste cose ma non conosco elementi... ANTONIO BARGONE. Nella vicenda del sequestro Cirillo, sa in che modo Cutolo abbia contattato le brigate rosse? PASQUALE GALASSO. In quel periodo Cutolo ha avuto a disposizione tutta questa forza politica e dei servizi segreti. Egli quindi ha avuto enormi disponibilità: se un giorno, per esempio, voleva presso di lui un carcerato perché lo aiutasse a far liberare Cirillo, sicuramente ... ANTONIO BARGONE. Lei dice che li ha contattati direttamente? PASQUALE GALASSO. Questo non so dirlo. ANTONIO BARGONE. Sa qualcosa dell'omicidio di Giancarlo Siani, il giornalista? PASQUALE GALASSO. Non so niente. PRESIDENTE. Non sa niente o ne ha già parlato ai magistrati e non intende parlarne qui per ragioni di riservatezza? PASQUALE GALASSO. Di questo omicidio non so niente. Ho qualche riflessione personale: certamente è stata la camorra. ANTONIO BARGONE. Lei ha detto che ci sono stati e ci sono rapporti tra la camorra e la Sacra corona unita. Vorrei sapere se tali rapporti riguardino anche il traffico di armi e se vi sia scambio di gruppi di fuoco. PASQUALE GALASSO. Vi sono rapporti nel traffico di armi contestualmente al contrabbando, principalmente di sigarette, almeno negli ultimi anni, con varie cosche napoletane. Le armi sbarcano sul litorale pugliese e poi vengono trasportate con autocarri in Campania. PRESIDENTE. Da dove vengono? PASQUALE GALASSO. Non lo so, perché non me ne sono mai interessato. Comunque, anche gruppi a noi associati si occupavano di questo traffico di armi e il nostro gruppo si è servito di queste forniture di armi. ANTONIO BARGONE. Che cosa può dirci sui gruppi di fuoco? PASQUALE GALASSO. Almeno secondo quanto mi risulta, la mia associazione non si è mai servita di gruppi di fuoco. Pagina 2335 ANTONIO BARGONE. Le risulta che le navi per l'attività di Gennaro Casillo sono state acquistate dalla flotta Lauro? PASQUALE GALASSO. No. ANTONIO BARGONE. Non le risulta o non sono state acquistate? PASQUALE GALASSO. Non mi risulta questo fatto specifico, ma mi risultano altri interessi di Casillo sulle proprietà di Lauro; su questo però preferirei non rispondere perché la questione è coperta da segreto istruttorio. FRANCESCO CAFARELLI. Questa mattina il presidente le ha chiesto come sia strutturata, più o meno, la camorra, dal momento che disponiamo di informazioni più complete sull'organizzazione mafiosa. In particolare, come fanno a riconoscersi camorristi che non si sono mai incontrati? Per la mafia esistono gli ambasciatori che fanno da collegamento; come fanno invece i camorristi a riconoscersi in zone diverse? PASQUALE GALASSO. Quasi tutti i gruppi camorristici si conoscono già, principalmente per nome. Inoltre, quando un gruppo camorristico ha bisogno di mandare un messaggio, una notizia o di chiedere un favore ad un altro gruppo camorristico, in quel momento entrano i famosi ambasciatori. Si hanno le prime notizie e poi eventualmente si incontrano persone di fiducia dell'uno e dell'altro gruppo e quindi si va alla conoscenza diretta, da cui può instaurarsi un rapporto stretto di associazione tra due gruppi camorristici. FRANCESCO CAFARELLI. Per quanto riguarda le presenze all'estero (questa mattina abbiamo parlato di presenze in Romania), le risultano presenze in Russia ed eventualmente dove? Lo chiedo soprattutto con riferimento al traffico di droga. PASQUALE GALASSO. Non mi risultano presenze in Russia, almeno fino all'anno scorso. FRANCESCO CAFARELLI. Poc'anzi lei ha parlato di D'Alessandro, esponente di spicco della camorra che opera soprattutto in Puglia ed in particolare nel foggiano. PASQUALE GALASSO. Anche nel brindisino, maggiormente. FRANCESCO CAFARELLI. Ha parlato anche del suo braccio destro Imparato. Però, parlando di D'Alessandro, lei ha fatto riferimento ad una sua opinione ma non ho capito bene se costui sia stato scarcerato o prosciolto. PRESIDENTE. E' stato scarcerato. FRANCESCO CAFARELLI. Lei ha fatto intendere che qualcuno ha manovrato per la scarcerazione. PASQUALE GALASSO. Riferii già dall'inizio della mia collaborazione, dal mese di agosto del 1992 ... PRESIDENTE. Cioè prima che fosse scarcerato. PASQUALE GALASSO. Riferii tutto quello che mi disse D'Alessandro del rapporto antico tra la sua famiglia e quella dei Gava. Mi riferì alcuni episodi che i familiari di Gava avevano subìto a Castellammare di Stabia e che lui era molto arrabbiato con Imparato (nel 1992 era già suo nemico), che dava fastidio a queste sue amicizie politiche, visto che Imparato scendeva anche dalle parti dei familiari di Gava. FRANCESCO CAFARELLI. Quali erano, o quali sono, le attività economiche di D'Alessandro in Puglia, ossia nel brindisino (come dice lei) o nel foggiano? PASQUALE GALASSO. Ultimamente soprattutto il contrabbando di sigarette e Pagina 2336 il traffico di stupefacenti ed armi. Queste ultime talvolta viaggiano insieme alle sigarette o agli stupefacenti. FRANCESCO CAFARELLI. Ha mai sentito parlare di una strage Bacardi nel foggiano, che causò molti morti? PASQUALE GALASSO. No. FRANCESCO CAFARELLI. Che rapporto c'è, ovviamente se esiste, tra D'Alessandro e i Casillo (lei ha parlato di Gennaro e degli eredi), che operano anche in Puglia? PASQUALE GALASSO. In più i Casillo hanno da una decina di anni la gestione del porto di Castellammare di Stabia. Per questo i D'Alessandro sono aggiornati da sempre; sin dalla fine degli anni settanta, quando erano associati di Alfieri (all'epoca inizialmente erano associati di Alfieri), sanno del buon rapporto tra Alfieri e Casillo, per cui non hanno mai tentato di dare fastidio a Casillo, diciamo per quieto vivere oppure per non tirarsi addosso il gruppo Alfieri, perché lui negli ultimi anni ha una faida con il clan Imparato. FRANCESCO CAFARELLI. Dal momento che vi sono moltissimi silos, soprattutto per quanto riguarda i cereali, che fanno capo ai Casillo e agli Ambrosio, esiste anche qui lo zampino della camorra nella gestione? PASQUALE GALASSO. Esistono collusioni sia di Ambrosio che di Casillo con elementi camorristici, principalmente con Alfieri. FRANCESCO CAFARELLI. In che cosa si estrinsecano questi rapporti? PASQUALE GALASSO. Su questo punto preferirei non rispondere. ALBERTO ROBOL. Mi interessa approfondire l'aspetto concernente il rapporto tra camorristi e politici. Lei a un certo punto ha detto che vi è soggettività, lasciando intendere che laddove il camorrista è forte prevale quest'ultimo, laddove invece il politico è forte prevale lui. Al di là di questo esiste una possibilità di sudditanza da parte del politico nei confronti della camorra? Lei si è lasciato scappare una frase facendo l'esempio del partito comunista (come battuta, poteva essere il partito liberale o socialdemocratico), dalla quale risultava che il legame nasceva solo alla luce di un interesse immediato. Se c'era l'interesse il camorrista legava a sé quel politico, se invece l'interesse non c'era lo lasciava perdere. Ho capito male o è così? La seconda domanda è la seguente: il magistrato Rosario Basile è stato a Napoli per molti anni. Ne ha sentito parlare? Cosa ci può dire di lui? E' per lei un illustre sconosciuto? PASQUALE GALASSO. Non lo conosco. Per quanto riguarda la prima domanda concernente il rapporto di amicizia tra politico e camorrista, devo dire che tale rapporto è soggettivo, ma quasi sempre il politico del momento ha soggezione del capo camorra. Se ha di fronte un piccolo pregiudicato, invece, non ha soggezione, quindi abbiamo sempre un rapporto soggettivo tra le parti. ALBERTO ROBOL. Sapete sempre distinguere quando il politico ad alto livello è dietro alle richieste di un politico a basso livello? PASQUALE GALASSO. I politici di una certa rilevanza, di una certa importanza si sanno da sempre, ma la difficoltà di cui prima ho parlato era inerente all'ultima tornata elettiva dell'aprile 1992, quando presso il nostro gruppo camorristico sono venuti diversi candidati alla Camera. Quindi in quel momento si è fatta una cernita dell'importanza di costoro o di quello che potevano dare. Per esempio, se un candidato veniva da noi e Alfieri, e noi stessi sapevamo che non ce l'avrebbe fatta ad essere eletto, allora era inutile portarlo, si sarebbero sprecati dei voti. Pagina 2337 ALBERTO ROBOL. Quando il parlamentare viene eletto conosce in qualche modo la vita della camorra, oppure... PASQUALE GALASSO. Sì, la conosce perché vive socialmente in quella zona, quindi sa tutti i fatti, conosce i delitti, i fatti criminosi che accadono e sa l'importanza dell'atto malavitoso: egli vive in una zona e sa tutti i fatti che accadono. ALBERTO ROBOL. Dal quadro che ha tracciato risulterebbe che i politici che compongono tale quadro sarebbero in qualche maniera coinvolti dal di dentro, cioè in grado di riconoscere alcuni ritmi di vita, alcune esigenze... PASQUALE GALASSO. Certamente. Sanno benissimo quel morto da dove proviene, da quale banda camorristica proviene vuoi per sua condizione, vuoi per conoscenza di altri che gli riferiscono l'episodio. Domani mattina accade un omicidio nel mio paese, il politico del posto sa benissimo da dove proviene. Certamente non vi sono le prove, però lo capisce e questo è importante per cambiare la realtà sociale. ANTONIO GUERRITORE. Dal momento che nell'agro nocerino sarnese si sono verificati gli episodi derivanti dalle vicende sue personali, da quelle di Alfieri, dalla morte di Citarella, dall'arresto di Pepe, chi attualmente gestisce questa leadership delle attività criminali? E soprattutto, se lei lo conosce, con quali intendimenti gestisce questa leadership , considerato che quasi tutte le industrie sono decotte e molte sono state acquisite da malavitosi? So che anche lei era interessato all'acquisto del grosso scatolificio della Celentano in Nocera Superiore e in pratica attualmente vi è, oltre all'usura, anche il ritorno alle misure estorsive. PASQUALE GALASSO. Gli affiliati che restano ancora nel nostro gruppo, diciamo il direttivo del nostro gruppo, mi riferisco a quegli elementi latitanti o liberi... principalmente l'agro nocerino sarnese viene gestito dal latitante Loreto Pasquale che fa sempre capo a questi referenti, al direttivo della mia ex associazione. Per quanto riguarda l'insieme sociale, le industrie, posso dire che durante la mia vita criminale gli industriali della mia zona, e vi chiedo di interpellarli, di interrogarli, non mi hanno mai versato mille lire. Avevo un'altra educazione sia mia personale che di mio padre. Avrei potuto estorcere del denaro, decine e centinaia di migliaia di lire... ANTONIO GUERRITORE. Su Scalfati questo discorso di estorsione, è stato fatto dagli elementi locali tipo Loreto ed altri, Matrone? PASQUALE GALASSO. Loreto sì, l'ho denunciato pure l'anno scorso. Mi fa piacere parlare della mia iniziativa economica intesa a rilevare lo scatolificio Celentano. Fu un'epoca in cui io e i miei familiari non avevamo pendenze giudiziarie, eravamo liberi. Mi fu offerta questa possibilità tramite professionisti seri e riuscii a rilevare, tramite un'amministrazione controllata del tribunale di Salerno, questo scatolificio e rimetterlo in moto, dando lavoro a 120 operai che stavano in cassa integrazione. Non mi fu possibile dimostrare... era l'ennesima volta che volevo dimostrare a voi della società onesta che io ero valido socialmente. Non mi è stato possibile dimostrare la mia iniziativa perché contestualmente fui arrestato. ANTONIO GUERRITORE. Però se vi era questo intendimento in lei, certamente non vi era negli altri che hanno acquisito questi opifici. Ci sono stati alcuni elementi negativi: lo sfruttamento della mano d'opera durante il periodo della lavorazione a costi notevolmente ridotti e con notevole non osservanza dei diritti dei lavoratori; inoltre c'è stato un utilizzo eccessivo dell'AIMA e dei famosi rimborsi della produzione del pomodoro prodotto anche con false bollettazioni e fenomeni negativi del genere. Pagina 2338 PASQUALE GALASSO. Inerenti allo scatolificio? ANTONIO GUERRITORE. No, negli altri opifici. PASQUALE GALASSO. Ne potremmo parlare per giornate intere. Le posso assicurare sinceramente che quell'iniziativa da parte mia era pulita, trasparente, era un'iniziativa tesa, con il mio saper fare, senza sborsare una lira inizialmente, a mettere in moto questo scatolificio, che era chiuso. ANTONIO GUERRITORE. Comunque si trattava di un bello stabilimento. PASQUALE GALASSO. Allorquando si presentò un momento favorevole nella nostra famiglia, decidemmo di razionalizzare e di pianificare un po' tutte le nostre società e i nostri beni. Lo scatolificio Celentano doveva essere gestito dall'ultimo dei miei fratelli, diplomato e non facente capo ad alcuna organizzazione camorristica. Io lo stavo aiutando. ANTONIO GUERRITORE. Reputa che il provvedimento di sequestro dei beni... PASQUALE GALASSO. Nell'agro nocerino sarnese la nomea di essere truffatori dell'AIMA la portano poveri disgraziati industriali, ma oggi, ancora oggi, i veri gruppi di imbroglioni AIMA che fanno questo da sempre, sono ancora esistenti, e sono gruppi a livello nazionale. Se vogliamo approfondire... sono società di OMISSIS. Uno è OMISSIS, un altro è OMISSIS, che sono oggetti di indagini. In più ogni scatolificio è rappresentato da grossi gruppi internazionali che operano sia in America, sia in Francia a livello di Carneau o National Can . Tutti questi gruppi oggi speculano sul settore conservatoriero. Ho chiesto ai giudici se potevo intervenire perché non era giusto che alla fine il criminale Pasquale Galasso portasse la croce dell'incapacità e dei difetti di tutti questi incapaci imbroglioni. ANTONIO GUERRITORE. La domanda gliel'ho posta anche perché in sostanza la mia convinzione personale non era molto differente da quanto lei ha affermato, e cioè che non fossero gli opifici locali, bensì le grandi industrie che ci marciavano sia per ciò che riguarda l'AIMA sia per quanto riguarda la regolazione dei prezzi. Lei che ha avuto una grossa influenza nell'agro sarnese nocerino ha notato per esempio se vi è stata collusione rimarchevole, come in altre zone, con la classe politica? PASQUALE GALASSO. E' più coperta, più riservata. ANTONIO GUERRITORE. In che senso è più coperta? C'è stata ed è stata coperta? PASQUALE GALASSO. Quella zona è forse una delle più belle del mondo, parlo come opifici e come aziende, quindi c'è l'interesse e il politico non scende. Interessa invece all'industriale di un certo livello, quindi il politico non scende a patti terra terra con elementi malavitosi. Se io voglio incontrare un politico del posto trovo sempre la strada. Parlo di capo camorra. ANTONIO GUERRITORE. Lei mi vuol far intendere che quando un camorrista vuole incontrare chiunque lo può fare, anche perché il chiunque è un uomo che ha le sue paure e le sue debolezze. Le è stato chiesto se sa qualcosa sulla morte di Marcello Torre che era un mio parente. Le volevo chiedere: sa qualcosa della morte dell'avvocato Barbarulo, ex sindaco di Nocera Inferiore, altro mio congiunto, di cui non si è più saputo niente? PASQUALE GALASSO. Quello è un altro sacrificio compiuto da Cutolo. E' stato Salvatore Di Maio. ANTONIO GUERRITORE. I motivi? Pagina 2339 PASQUALE GALASSO. Quando hanno ammazzato l'avvocato Barbarulo ci siamo dispiaciuti un po' tutti perché lo vedevamo come un serio professionista. Vi parlo di me che all'epoca ero associato a tre, quattro, cinque elementi, persone di una certa sensibilità, seppure ci siamo macchiati di delitti. ANTONIO GUERRITORE. Qual è stata la molla che ha fatto scattare questa furia omicida nei riguardi di questo avvocato il quale aveva smesso di fare politica e praticamente svolgeva solo un ruolo sociale nella città, nonché la sua attività professionale? PASQUALE GALASSO. Non ricordo bene questo episodio, potrei ricordare un motivo sbagliato, non vorrei... mi riservo... ANTONIO GUERRITORE. Ricorda per esempio quali sono stati i killer del segretario comunale Mucciolo e le motivazioni eventualmente che hanno determinato questo omicidio, o non ne ha memoria? PASQUALE GALASSO. No, non ne ho memoria. ANTONIO GUERRITORE. Come reputa, nell'ambito delle attività criminali, il ritorno al pizzo rispetto a tutte le altre attività? Un momento di crisi della holding criminale, o lo considera invece un'attività di pari dignità? PASQUALE GALASSO. Poiché i nuovi gruppi criminosi sono esterni, fuori dai grossi business , dai grossi affari o appalti, cominciano a fare il pizzo e altre cose per sopravvivere, pur sapendo che possono incorrere un domani... possono mettersi contro ai referenti camorristici della zona. ANTONIO GUERRITORE. Alla domanda del presidente se avesse potuto suggerirci o consigliarci su qualche strategia atta a infliggere seri colpi alla camorra e contro le attività delinquenziali, cosa avrebbe proposto, lei ha dato un suo contributo. Le volevo chiedere: come reputa un sequestro dei beni accumulati con attività criminali condotte anche con estremo rigore, anche quando praticamente il capostipite sia morto, in modo che alla fine si dimostra che il delitto non paga? Lo considera un colpo di rilevante valore pedagogico? PASQUALE GALASSO. No, io ritengo che qualora la giustizia accerti che un bene provenga da traffici illeciti, esso debba essere confiscato. Quello che io chiedo per i beni di mio padre e dei miei fratelli: se un domani io non fossi capace di giustificare il modo in cui ho acquisito un bicchiere d'acqua, è bene che la giustizia intervenga. Però, se sono capace di giustificare il possesso di un bene o di denari, è bene che la giustizia faccia... ALTERO MATTEOLI. Lei ha dichiarato che Vincenzo Casillo era in stretto rapporto con esponenti dei servizi e che circolava con un documento di identità falso intestato all'avvocato Luigi Riccio. Le chiedo: tutto questo è esclusivamente legato al caso Cirillo? In sostanza, Casillo era usato, o comunque era in collusione od in collaborazione con i servizi, solo per il caso Cirillo o anche per altri casi? PASQUALE GALASSO. Diciamo che, a partire dal caso Cirillo, Casillo entra in contatto con una frangia di qualche elemento dei servizi segreti e da questo contatto, da questa amicizia, nasce la disponibilità dei servizi segreti a dare la protezione a Casillo, pur sapendolo latitante. Pur sapendolo latitante, va insieme a Casillo nel carcere di Ascoli Piceno affinché convinca Cutolo o tratti con lui per la liberazione di Cirillo. Questo è il punto fondamentale. Altri elementi non ne... ALTERO MATTEOLI. Lei conosce Cardiello, un imprenditore che si occupa di smaltimento di rifiuti? PASQUALE GALASSO. No. Pagina 2340 ALTERO MATTEOLI. Lei ha parlato - l'avevo anche interrotta -dell'acquisto del Kursaal . Se ho capito bene, si tratta di una proprietà di 14 mila metri quadrati. Certamente per mia colpa, non ho ben compreso quale sia stata l'offerta fatta all'asta. Mi sembra di aver capito che siano stati offerti 7 miliardi e mezzo, con un sesto in più... PASQUALE GALASSO. L'asta è partita inizialmente da... ALTERO MATTEOLI. Da 6 miliardi. PASQUALE GALASSO. Sì, da 6 miliardi. ALTERO MATTEOLI. Se ricordo bene, l'ingegner Cordasco... PASQUALE GALASSO. Durante la prima asta, vi fu un accordo fra i concorrenti. Si trattava di tre cordate: una era quella di Cordasco, insieme a me, un'altra del presidente degli albergatori di Montecatini, il signor Pancioli, l'ultima mi sembra della Ferrero. Invece di battere l'asta, questi si accordarono ancor prima che l'asta iniziasse affinché Pancioli si aggiudicasse l'asta stessa a 6 miliardi. L'indomani avrebbero ufficializzato le percentuali spettanti agli altri gruppi concorrenti. Pancioli non mantenne l'impegno. ALTERO MATTEOLI. Sì, questo l'ho capito. PASQUALE GALASSO. Ci fu l'aumento di un sesto e si svolse la seconda asta che fu aggiudicata a Cordasco non per 7, 8 o 9 miliardi, ma per 14 miliardi. ALTERO MATTEOLI. Prendiamo per buona la cifra di 14 miliardi. Il Kursaal si trova nel centro di Montecatini e, praticamente, viene pagato un milione al metro quadrato. Oggi nel centro di Montecatini il valore di un immobile si aggira tra i 10 e i 15 milioni al metro quadrato. Pertanto, quest'operazione appare vantaggiosissima per il compratore. PRESIDENTE. Scusi, ma lei sta facendo un ragionamento riferito ad immobili abitabili. ALTERO MATTEOLI. Presidente, se nel centro di Montecatini vi fosse un appezzamento di terreno libero, senza alcuna costruzione, non potrebbe costare meno di 2 milioni al metro quadrato! PASQUALE GALASSO. Io le posso dire che in questa iniziativa non vi è stato il mio potere camorristico. Glielo assicuro: glielo dico sinceramente ed apertamente. Se così non fosse, oggi potrei dirglielo. Quello che lei mi chiede dovrebbe domandarlo ai giudici che hanno battuto l'asta fallimentare. Le dico che per me il Kursaal , oggi come ieri, non valeva né 6 né 14 miliardi. Oggi io gli attribuisco un valore minimo di 100 miliardi. ALTERO MATTEOLI. Volevo sentir dire proprio questo! PASQUALE GALASSO. Dirò un'altra cosa. Quando Cordasco ha comprato il Kursaal , la Fonspa di Roma ha concesso immediatamente un mutuo di 30 miliardi di lire, sul quale Cordasco ha rilevato la prima tranche di 8 miliardi di lire. Quando è avvenuto il trasferimento del 50 per cento ad Antonelli, quest'ultimo ha chiesto un ampliamento del mutuo e la Fonspa gli ha concesso un mutuo di 60 miliardi di lire. Ciò vuol dire che per la Fonspa il Kursaal vale più di 100 miliardi di lire, come valore netto. Questo è intuito imprenditoriale: può accadere che io compri qualcosa per una lira e che successivamente questa cosa valga 5 lire. Ma ciò dipende dal mio saper fare: non c'è camorra e non ci sono altri vizi, nonostante i giornali abbiano sostenuto che io sia intervenuto. Se avessi voluto fare l'imprenditore camorristicamente, tramite l'amicizia con avvocati sarei intervenuto sul giudice tutelare e avrei comprato il Kursaal a trattativa privata. Invece, il mio desiderio era quello di dimostrare a me stesso e alla società che ero in grado di fare l'imprenditore autonomo Pagina 2341 ed automa, come un robot , senza influenze né politiche né di altra natura. All'epoca, parlarono di influenze politiche di Pomicino e di Gava, solo perché Gava Roberto assisteva Cordasco come consulente. Alla fine, di questo rapporto me ne sono potuto soltanto dispiacere. ALTERO MATTEOLI. Converrà con me che poiché lei, o chi per lei, non ha trattato con un privato ma ha trattato in un'asta pubblica, evidentemente almeno motivi di... PASQUALE GALASSO. Mi scusi, ma l'asta è stata talmente libera...! Io ho avuto un mandato di cattura ai sensi del 416- bis ed oggi i miei familiari sono ancora dentro per questo fatto. Eppure, è una cosa tanto chiara che anche un uditore - non dico un giudice - capirebbe subito che si è trattato di un'asta libera anche perché, se fosse stata truccata, non si poteva salire da 6 miliardi a 14 miliardi. Lei si rende conto che c'è stato più che un raddoppio? Sul Kursaal i giornalisti, inizialmente, hanno voluto fantasticare; poi a Cordasco, che si voleva spogliare delle sue incapacità professionali e dei suoi investimenti sbagliati in altre iniziative economiche, ha fatto comodo scaricare Pasquale Galasso, criminale. Lui però non sapeva che io avevo scelto già da parecchio tempo la strada della collaborazione, avevo scelto di chiarire tutte le vicende della mia vita e di cominciare a vivere serenamente io e i miei familiari, i miei bambini, che sono l'unica cosa trasparente, bianca, pulita della mia vita, perché poi ho fatto tanti di quei guai...! Chiedo oggi allo Stato e al presidente Violante che mi sia data questa possibilità. Nonostante abbia fatto molti errori nella mia vita, sono certo e posso dimostrare a voi altri di essere perbene. Questa è l'unica gioia mia. Oggi io non ho 38 anni, ma sono ritornato indietro: sento di avere 18, 19, 20 anni, quando frequentavo spensieratamente l'università, quando alle 5 del mattino partivo da Poggiomarino ed andavo all'università di Napoli, al I Policlinico, da dove rientravo alle 8 di sera. Mi sento fiero di queste cose. Non ho tanti miliardi, soldi. Niente! Mi hanno ingannato tutti: Cordasco, Antonelli, la mia stessa organizzazione. Ho tutto da avere. I crediti che vanto li voglio far recuperare ai giudici ed ai vostri consulenti, per essere trasparente. Io non ho niente, ma a me i soldi non mi bastano... Punto sulla mia onestà e perbenezza. Il Kursaal non è quello che hanno pubblicato igiornali o quello che avete montato a Montecatini o a Roma. Non vi sono state influenze politiche o altro. ALTERO MATTEOLI. Vorrei rivolgerle un'altra domanda, sempre relativa agli acquisti in Toscana... PASQUALE GALASSO. Contestualmente, anzi prima ancora, a Firenze, a Osmannoro, avevo realizzato un altro grande affare, seguendo il mio intuito. Cordasco mi ha rovinato tutto. Si trattava dell'acquisto del centro commerciale di Osmannoro. Non so se conosce quella località. ALTERO MATTEOLI. Certo, sono toscano! PASQUALE GALASSO. Anche in quella zona occorrono 6-7 milioni al metro quadrato. Io feci un buon affare che però, alla fine, è stato distrutto da Cordasco. Comunque, a me non importa. ALTERO MATTEOLI. Lei ritiene che questo buon affare fatto ad Osmannoro (da lei o da chi ha trattato per lei con il gruppo Pontello) lo abbia in qualche modo legato ad un interesse imprenditoriale che il gruppo Pontello aveva in Campania, soprattutto... PASQUALE GALASSO. No, no... ALTERO MATTEOLI. ... per entrare nell'affare della costruzione dell'Interporto di Nola? Pagina 2342 PASQUALE GALASSO. No, io inizialmente non ho trattato con il gruppo Pontello ma con un altro imprenditore. Poi ho saputo di una percentuale del gruppo Pontello; ho acquistato quell'altra percentuale ma poi Cordasco mi ha rovinato tutto e non siamo stati capaci di mantenere gli impegni. Oggi, dopo il sequestro dell'immobile da parte della procura di Salerno, Pontello è riuscito a liberarlo e a riprenderselo. Ad Osmannoro ci sono i miei soldi, i soldi che ha creato papà! ALTERO MATTEOLI. Un'ultima domanda. Dopo il sequestro Cirillo e la sua liberazione, nel collegio di Castellammare di Stabia fu candidato l'onorevole Piccoli: nonostante fosse trentino, fu candidato a Castellammare di Stabia. Si tratta di un caso un po' anomalo, così come del resto fu definito all'epoca dalla stampa. Le risulta che la camorra o parte della camorra, o la parte della camorra legata a Cutolo, abbia appoggiato in qualche modo l'elezione dell'onorevole Piccoli? PASQUALE GALASSO. No. A me risulta che il collegio di Castellammare è da sempre doroteo. Sinceramente, questa domanda la dovrebbe porre al signor Gava, al quale dovrebbe chiedere perché abbia tolto Patriarca o perché a Castellammare e Poggiomarino ci abbia portato il signor Piccoli che tutto può rappresentare, ma non i problemi sociali di quella zona. Oggi gli imprenditori del posto non hanno un senatore del proprio collegio, perché Piccoli sta a mille chilometri! Questi sono intrighi sui quali dovrebbe rivolgere una domanda al senatore Gava: perché a Poggiomarino ed a Castellammare ci porta un Piccoli che è soltanto una formalità, una fotografia? Per affrontare i problemi sociali prima avevamo almeno un punto di riferimento, un senatore (lasciamo perdere se corrotto o colluso). Oggi siamo senza senatori: questi sono gli intrighi democristiani! E' l'ennesima dimostrazione. ERMINIO ENZO BOSO. Il collega che mi ha preceduto mi ha "rubato" la domanda su Flaminio Piccoli, che avrei voluto porre io, anche perché provengo dalle terre del Trentino. Lei in precedenza ha richiamato gli interessi di Nicoletti nella zona di Belluno. In quali iniziative imprenditoriali si manifestano tali interessi? In particolare, vorrei sapere se si tratti di centri turistici e se in tale ambito vi siano interessi anche in territorio trentino. Vorrei inoltre sapere se la camorra abbia usufruito di contributi agevolati della Cassa per il Mezzogiorno e quali riflessi avesse sui politici all'interno delle varie Commissioni al fine di indirizzare nuove leggi e nuovi decreti volti a giustificare queste spese. Mi può fornire le spiegazioni che le ho richiesto? PASQUALE GALASSO. Per quanto riguarda l'investimento di Nicoletti a Belluno, l'affare della casa cinematografica De Paolis mi fu rubato da Nicoletti e da altri. So che Nicoletti voleva darmi in permuta un albergo di sua proprietà che si trova nel bellunese. ERMINIO ENZO BOSO. In che zona? PASQUALE GALASSO. Non ricordo, ma mi inviò il dépliant dei progetti e di altro, che io rifiutai. Tutto ciò risale all'ottobre-novembre scorsi. ERMINIO ENZO BOSO. E' per caso nella zona di Cortina d'Ampezzo? PASQUALE GALASSO. Non lo so, non vi so dire. Vi posso solo dire che Nicoletti investe facilmente in tutt'Italia. ERMINIO ENZO BOSO. Sotto quale nome è indicata questa azienda turistica? PASQUALE GALASSO. Non lo so. So soltanto che all'epoca mi inviò i progetti ed i dépliant . ERMINIO ENZO BOSO. E per quanto riguarda il Trentino? PASQUALE GALASSO. Non lo so. Pagina 2343 ERMINIO ENZO BOSO. Quali erano i collegamenti tra camorra e politici interessati al finanziamento dei contributi agevolati per le aziende della Cassa per il Mezzogiorno? PASQUALE GALASSO. Questo rientra sempre nel rapporto tra il politico ed il camorrista. Se in mezzo vi è un'imprenditore che è amico del camorrista, certamente il camorrista interviene sul politico affinché lo avvantaggi, gli disbrighi le pratiche e porti a termine tutto. Talvolta, per esempio si tratta di un fatto di cui sono a conoscenza - Gino Citarella si è servito di Patriarca e della corrente dorotea per avere contributi sia AIMA sia della Cassa per il Mezzogiorno. Altri episodi, almeno per il momento, non li ricordo. ERMINIO ENZO BOSO. Con riferimento alla richiesta di fiducia presentata dall'attuale Governo, vi sono stati 25 parlamentari di diverse forze politiche che hanno detto al Presidente: qualora tu non rifinanziassi la legge n. 64, noi saremmo costretti a non concederti la fiducia. Si tratta di parlamentari delle forze di Governo. Secondo lei, questo atteggiamento potrebbe essere legato ad un grosso interesse di parte? PASQUALE GALASSO. Non mi sembra opportuno risponderle su questa domanda. PRESIDENTE. Mi pare che lei abbia perfettamente ragione, signor Galasso. PASQUALE GALASSO. E' un problema un po'... enorme. Io ho delle mie opinioni ma sono strettamente personali; non voglio rispondere anche perché sono comunque un ex criminale. ERMINIO ENZO BOSO. Poiché lei risponde con molta intelligenza e determinazione... PRESIDENTE. Senatore Boso, non può fare una discussione politica con il signor Galasso. ERMINIO ENZO BOSO. Mi interessava capire questa formula di alcune posizioni politiche trasversali. PRESIDENTE. Senatore Boso, le ripeto che non può porre queste domande al signor Galasso. PASQUALE GALASSO. Vi ringrazio per queste domande ma J meglio che io non risponda. MARIO BORGHEZIO. Signor Galasso, vorrei rivolgerle sia pure molto sinteticamente alcune domande. A proposito del caso Cirillo, è stata dimostrata una contiguità insospettabile tra camorra e funzionari, anche di alto livello, dei due servizi segreti. Vorrei sapere se le risulti che vi siano funzionari dei servizi segreti che siano legalizzati, cioè che siano organicamente appartenenti alla camorra. PASQUALE GALASSO. Su questo non sono aggiornato; sono certo che hanno rapporti ma della loro associazione a gruppi camorristici non credo. Anche perché io (ecco le mie solite impressioni e le mie solite riflessioni sui servizi segreti)...sono comunque per me, forse è meglio che non risponda perché potrei eccedere; mi perdoni, non lo faccio per lei ma perché sono riflessioni mie personali sui servizi segreti, e forse è meglio che non vada oltre. MARIO BORGHEZIO. Le rivolgo la stessa domanda, cioè se esistano dei legalizzati, per quanto riguarda membri della magistratura, funzionari di polizia, ufficiali dei carabinieri e, per ciò che concerne le aste, curatori nominati dai tribunali di Roma o di Napoli. PASQUALE GALASSO. Vi posso dire per certo che vi sono collusioni ma, dato che nella mia organizzazione noi cerimonie, affiliazioni, riti, non ne facevamo, so per certo che queste persone colluse con noi, almeno con la mia organizzazione, non sono legalizzate come camorristi. Pagina 2344 MARIO BORGHEZIO. Sempre a proposito degli atteggiamenti rituali da lei evocati, ritengo anch'io piuttosto interessante e non trascurabile, in una società di camorra o comunque nella società che circonda la camorra, un certo atteggiarsi di determinate persone. Vorrei sapere come lei giudichi (naturalmente nell'ipotesi che corrisponda al vero) la notizia secondo cui Gava usasse pretendere dai suoi sostenitori il bacio della mano. PASQUALE GALASSO. Di questa cosa sono stato sempre... mi ha sempre rivoltato - vi parlo con grande schiettezza e franchezza - quest'atteggiamento di Gava. Ho sempre qualificato il senatore Gava comunque un erede del comportamento e del carattere del padre, vissuto, almeno inizialmente, in stretto rapporto con i famosi guappi. Quindi, il senatore Gava, almeno dal mio punto di vista (avrei voluto non rispondere a questa domanda ma vado avanti), è cresciuto quando Silvio Gava, se incontrava i guappi della zona, eventualmente usava degli atteggiamenti non socialmente validi ma camorristici oppure che il guappo baciasse la mano a Silvio Gava. Quindi, ha ereditato questi comportamenti. Per quanto riguarda questo comportamento, ne sono certo perché ho visto qualche scena di questo genere. In più le dico che i fedelissimi di Gava (intendo quelli collusi con noi, associati a noi, come Riccio) apostrofavano Gava, quando lo chiamavano, non con l'appellativo "presidente", "senatore", "onorevole" bensì "'o masto mio", cioè il mio maestro, ma volgarmente a Napoli con quest'espressione anche in gergo malavitoso si intende "il mio capo". Quindi, questo mi ha dato sempre fastidio. In una riunione Riccio mi disse tutto questo, rappresentandomi che Gava era un nostro colluso, quindi uno che faceva parte di noi, che apprezzava ed era simpatizzante diciamo così - di questi malavitosi. In ognuno di noi credo che sia un fattore interiore a determinare i vari atteggiamenti: se uno li assume, vuol dire che è propenso alla simpatia nei confronti del malavitoso o comunque di persona a mio giudizio non valida socialmente. MARIO BORGHEZIO. Infine, vorrei sapere se lei abbia avuto notizia del fatto che la camorra abbia avuto parte nel traffico internazionale di derrate alimentari contaminate, specialmente del grano, o eventualmente delle sigarette provenienti dall'ex Unione Sovietica e dai paesi dell'est. PASQUALE GALASSO. No, delle sigarette no, ma delle derrate alimentari per il terzo mondo sì; la prego comunque di non chiedermi di riferire i nomi di questi personaggi perché sono sotto indagine e quindi coperti dal segreto istruttorio. MARIO BORGHEZIO. Derrate alimentari contaminate? PASQUALE GALASSO. Non contaminate, diciamo non consone a dei requisiti. PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Borghezio, ma il signor Galasso parla di derrate alimentari destinate al terzo mondo, mentre la sua domanda riguardava altro aspetto. MARIO BORGHEZIO. Quindi, lei parla di derrate alimentari non conformi alla legislazione mandate nel terzo mondo. PASQUALE GALASSO. Sì, mandate nel terzo mondo o comunque in paesi africani ed arabi. MARIO BORGHEZIO. Nel quadro dei finanziamenti per il sottosviluppo, cioè degli invii alimentari dell'Italia o per esportazioni normali? PASQUALE GALASSO. Io sono aggiornato di qualche bando come si può dire? - cioè dell'acquisizione di queste concessioni, per esempio un'asta governativa di un miliardo o due miliardi destinati al terzo mondo ed i vari industriali concorrono. L'industriale che vince la Pagina 2345 gara semmai si fornisce da qualche industriale e per far scendere il prezzo di questa fornitura usa un materiale diverso da quello previsto dalla legislazione in materia alimentare. MARIO BORGHEZIO. Da ultimo, vorrei sapere se lei sappia qualcosa sugli eventuali rapporti della camorra con il banchiere Calvi e con l'affare del Banco Ambrosiano. PASQUALE GALASSO. Questo è stato un altro episodio che io inizialmente... i magistrati che mi hanno seguito dicevano che io confondevo. Ma è un altro episodio che Cutulo ha sempre decantato, il fatto che nella morte di Calvi c'era pure lui. Per il resto mi riservo... sempre per la medesima ragione che è coperto dal segreto istruttorio. MARIO BORGHEZIO. Molte grazie. PAOLO CABRAS. Signor Galasso, nelle sue dichiarazioni ai magistrati lei ha parlato del disprezzo di Alfieri per i politici. Poi nel corso sia delle dichiarazioni sia delle deposizioni sia di questa audizione lei invece si è diffuso sui rapporti di Carmine Alfieri con i politici; rapporti sia di tipo affaristico sia addirittura per vicende come quelle relative al caso Cirillo. Per inquadrare meglio la figura di Alfieri, può dirci come egli sia passato dal disprezzo, che è anche indice della volontà di rimanere separato, lontano dalla politica, ad un atteggiamento di cooperazione, di connivenza? PASQUALE GALASSO. Diciamo che Alfieri, forse ancor prima di divenire il nostro capo e di essere interessato in determinati traffici ed avere interessi negli appalti, aveva una certa considerazione; tuttavia, avendo assaggiato pure lui la gioia, la gloria del potere e dei vari traffici, ha cambiato leggermente la sua opinione sui politici. Quando io dico che Alfieri disprezzava i politici non vorrei essere frainteso, perché Alfieri li disprezzava quando per un evento, magari, vedeva un politico troppo affamato o interessato ad un appalto. Quindi erano sue valutazioni secondo le quali "questi non si saziano mai". PAOLO CABRAS. Quindi, contrasti di interesse. PASQUALE GALASSO. Sì, contrasti di interesse, ma sempre in virtù della testa di Alfieri. Se non accetto una certa mentalità politica, sarebbe più giusto non averci niente a che fare; ma io qui non posso entrare nella testa di Alfieri. Le posso dire che Alfieri più di una volta ha rilevato questa fame, diciamo così, in determinati appalti, in determinati interessi da parte dei politici. Quindi, vi è stato lo sfogo di Alfieri nel dire "sono avvoltoi, sono questo e sono quell'altro" ma semmai, dopo mezz'ora, ci va a letto. PAOLO CABRAS. Ho capito. Sull'omicidio Casillo lei ha spiegato ai magistrati ed anche a noi le giustificazioni ed anche il risentimento che lei e con lei Alfieri nutrivate per Casillo; quindi, i motivi della vendetta e della ritorsione. Poi però non tanto oggi ma in alcune parti delle sue deposizioni c'è invece un riferimento a questo delitto come un delitto tutto giustificato da scopi politici, per alleggerire la pressione di Cutulo sui politici che egli ricattava in qualche modo. Sono due versioni diverse. PASQUALE GALASSO. Le ho detto e le ripeto che vi è più di un interesse, più di una finalità in quell'esplosione di Casillo. PAOLO CABRAS. L'uso del mezzo, l'uso dell'esplosivo, l'uso della macchina. PASQUALE GALASSO. Avrei preferito eventualmente ammazzarlo io, Casillo. Oggi lo dico vergognandomene ma ieri sarei stato ben felice di ammazzare Casillo e poi dopo mezz'ora eventualmente morire pure io, perché lo facevo responsabile della morte di mio fratello Nino. Pagina 2346 Comunque, dalle cose che lei dice, non vorrei che fraintendeste le mie dichiarazioni; ci sono le doppie, le triple finalità nell'esplosione di Casillo. Sia ben chiaro, almeno per chi mi vuole ascoltare, per chi vuole comprendere il vero nocciolo dell'affare, della commistione, della simbiosi, dell'intreccio politico-camorristico: ancora oggi credo - in Campania ci sono questi contatti, ancora non si fa niente per spezzarli. Per spezzarli serve solamente che questi signori abbiano una crisi di coscienza e si ritirino definitivamente dalla vita politica e che i camorristi incomincino a collaborare come ho fatto io ed a cambiar vita anche loro. PAOLO CABRAS. Comunque, l'iniziativa di uccidere Casillo era un'iniziativa sua, se vuole comunicata ad Alfieri, concordata con lui. Venite a Roma, fate appostamenti, viene anche Alfieri, dà collaborazione e cooperazione. Nella scelta del mezzo effettivamente c'è questa volontà di Alfieri (che comprendo, che ha una sua logica) di compiere un delitto simbolico. PASQUALE GALASSO. Senatore Cabras, non la faccio soffrire, le rispondo subito. Cercate di comprendermi: per sei o sette mesi abbiamo dato la caccia a Casillo, a tutto lo staff cutoliano che ci aveva procurato dei morti, che ci avevano colpiti nei nostri affetti. Abbiamo fatto appostamenti all'uscita dell'Aurelia, a Formello, sulla Cassia, a via della Giuliana, a corso Trieste, a piazza di Spagna. Lei ha capito che a piazza di Spagna Enzo Moccia ed io sapevamo che là, dopo aver ammazzato pure Casillo, cinque o sei componenti cutoliani li ammazzavamo e che al 99 per cento sarei morto anch'io? Quando abbiamo fatto quegli appostamenti ho chiamato i miei fratelli ed ho comunicato loro il mio desiderio, ma loro non riuscivano a capirmi, pure loro rimanevano traumatizzati quando io dicevo: "eventualmente, se muoio, non mettetemi giù nella cappella ma in una parte dove batte il sole"; oppure: "se vado in carcere, mi dovete mandare 400 mila lire al mese", perché sapevo che, se mi avessero arrestato, avrei preso l'ergastolo. PAOLO CABRAS. L'iniziativa fu sua, poi Alfieri ci ha messo di suo un'intenzione. PASQUALE GALASSO. Dopo tanti appostamenti, dopo una fatica enorme, dopo i rischi enormi... glielo giuro sul mio onore, sul mio futuro. Una volta a piazza del Quirinale io ed Enzo Moccia, avevo una valigia ventiquattro ore contenente armi, proiettili, ci salvammo solamente perché ci trovavamo su un taxi e quindi potemmo superare il posto di blocco. In quel momento dissi a Enzo: "è finita". Quindi, ho rischiato tanto. Quelle sono le mie riflessioni, ma dopo poco tempo all'improvviso si cambia scena. Non si spara più a Casillo ma bensì si sceglia un'altra strada, sia pure eclatante. PAOLO CABRAS. Alfieri ha voluto metterci il suo sigillo. PASQUALE GALASSO. Alla fine la soddisfazione di ammazzare colui che ha concorso, che è stato presente durante l'ammazzamento di mio fratello Nino, non me la sono potuta prendere. PAOLO CABRAS. Vorrei sapere di alcune facilitazioni nell'ambito del sistema creditizio ad attività economiche della camorra. Quindi, intrecci fra banche... PASQUALE GALASSO. E' sempre esistito. PAOLO CABRAS. ...e camorra con l'intermediazione di carattere politico. PASQUALE GALASSO. E' sempre esistito, ma principalmente dopo il caso Cirillo e Casillo c'è stato un intreccio tra imprenditori della camorra e politici. Principalmente con il Banco di Napoli, dove questi politici avevano influenza, concedendo fidi enormi a Luigi Romano, Pagina 2347 avari imprenditori camorristici che nascevano quasi dal nulla. PAOLO CABRAS. Romano ha usufruito di crediti agevolati dal Banco di Napoli? PASQUALE GALASSO. Nelle loro tasche avevano solamente la promessa futura di commesse di appalti, di interessi, ma futuri. Eppure hanno avuto agevolazioni bancarie. PRESIDENTE. Lei è stato avvantaggiato personalmente? PASQUALE GALASSO. Dopo l'adozione delle misure di prevenzione decise dal tribunale di Napoli, le nostre aziende ci ritornarono, dopo una gestione di due anni. Prima dell'adozione delle misure di prevenzione eravamo affidati per diversi miliardi di lire soprattutto dal Monte dei Paschi di Siena e dal San Paolo. Una volta emesse le misure di prevenzione le banche ci chiusero i fidi e ci intimarono di rientrare. Gli stessi curatori del tribunale ebbero enormi difficoltà per mandare avanti le nostre aziende. Dopo il rilascio dei beni da parte del tribunale ho cercato di mettermi in contatto e di essere riaffidato dalle banche. Per ogni operazione di finanziamento, per lo stesso scatolificio Celentano, facevo riferimento al tribunale di Napoli. Dicevo a tutti della mia vita, già in quell'epoca volevo ricostruirmi una mia vita. In questo contesto chiesi al senatore Patriarca, che incontravo facilmente a casa sua, da latitante e da libero, se era possibile un suo intervento presso il Banco di Napoli, affinché mi affidasse, sia pure dietro conforto di una relazione del giudice di Napoli incaricato delle misure di prevenzione antimafia, avendo presente la mia qualità di industriale e non di camorrista. Con quella carta mi rivolsi a Patriarca, il quale intervenne sul direttore capo area dell'agro Nocerino-Sarnese ed ebbi la possibilità di aprire conti correnti ed ottenere primi piccoli fidi. Poi venni arrestato. Il Banco di Napoli mi doveva finanziarie l'operazione dello scatolificio Celentano. PAOLO CABRAS. Quando le sono state chieste notizie circa l'assassinio di Marcello Torre, sindaco di Pagani, mi sembra che lei abbia detto che si trattò di un delitto di camorra e che sia stato... PASQUALE GALASSO. Sì. PAOLO CABRAS. ...Cutolo o un cutoliano ad eseguirlo quale risposta al fatto che il sindaco Torre volesse inaugurare un corso politico di contrasto dell'azione camorristica e degli interessi camorristici a Pagani. PASQUALE GALASSO. Sì. Come ho già detto, l'avvocato Torre, poveretto, è morto perché negli anni passati, per qualche decennio, ha sempre difeso con amore di avvocato e con rispetto verso il suo imputato Salvatore Serra... Quello è stato l'elemento essenziale che ha fatto poi decidere la morte dell'avvocato Torre perché i cutoliani all'epoca erano ben addentrati in quella zona (Salvatore Serra era stato arrestato) e vedevano l'avvocato Torre che si voleva interessare della vita politica paganese e dell'agro nocerino-sarnese e per questo hanno pensato di ammazzarlo. PAOLO CABRAS. Lo consideravano una persona ostile agli interessi della camorra. PASQUALE GALASSO. Certamente. L'avvocato Torre, che aveva tutta la mia stima, non era una persona che poteva scendere a patti con il camorrista... o con lo stesso "cartuccia". Era una persona molto franca, schietta. L'avvocato Marcello se voleva mi diceva: Pasquale hai sbagliato. Lo conoscevo in prima persona. Negli anni passati gli chiesi se poteva farmi aprire un conto corrente alla Gatto e Porpora, gestita dal signor De Pascale, amico intimo di famiglia, parente dell'avvocato Torre. Disse: "Pasquale non posso Pagina 2348 farti niente. Sono problemi tuoi imprenditoriali, non immischiare la mia professione con questi rapporti". Ho toccato con mano la sua trasparenza, la sua serietà. MICHELE FLORINO. Il senatore Bargi era sua difensore. La richiesta di soldi e l'appoggio elettorale era rivolta all'assistito o viceversa all'organizzazione? PASQUALE GALASSO. L'avvocato Bargi aveva rapporti con la mia organizzazione, principalmente con Alfieri e con il figlioccio di Alfieri, Cesarano. L'avvocato Bargi aveva difeso contro le misure di prevenzione o in un altro procedimento Cesarano. Durante il periodo, quando lo nominai, con l'avvocato Bargi si creò un rapporto non più tra difensore e cliente ma da amico: mi fece capire a chiare lettere che mi aiutava a risolvere i miei problemi giudiziari. Quando l'ho aiutato e gli ho dato quel finanziamento per sostenere la sua campagna elettorale mio fratello Ciro era in carcere ed io ero latitante. Mi disse che dopo la campagna elettorale si sarebbe prodigato con le sue amicizie affinché mio fratello tornasse libero ed io riacquistassi la mia libertà. Cose che sono avvenuto, ma dopo circa due mesi fui arrestato. MICHELE FLORINO. Pertanto l'aiuto richiesto dal senatore Bargi era rivolto all'organizzazione. PASQUALE GALASSO. L'avvocato Bargi conosceva benissimo la mia personalità criminale. MICHELE FLORINO. Nella sua lunga latitanza Carmine Alfieri ha goduto di coperture? Quali? PASQUALE GALASSO. Ci sono episodi sui quali preferirei non rispondere in quanto oggetto di indagini e sotto il segreto istruttorio. Tuttavia posso dirle di sì, sia politiche che da parte di rappresentanti istituzionali. Vi soddisfa? MICHELE FLORINO. Sì. Vorrei sapere se ha conoscenza di particolari retroscena nei rapporti stretti negli ultimi tempi tra il clan Licciardi, Contini, Mallardo e il clan Alfieri, miranti all'annientamento di Nuvoletta e dei suoi alleati. L'attacco fu sventato con il "mistero" dell'arresto Alfieri, lo definisco così... PASQUALE GALASSO. Vorrei comprendere meglio. MICHELE FLORINO. Vorrei sapere se conosce particolari e retroscena nei rapporti stretti negli ultimi tempi fra il clan Licciardi, Contini, Mallardo e il clan Alfieri, che secondo il mio punto di vista erano mirati all'annientamento di Nuvoletta e dei suoi alleati. Attacco poi sventato con il mistero dell'arresto di Alfieri. PASQUALE GALASSO. No. Fino a quando decisi di collaborare non è esistito niente di tutto ciò. Licciardi stava in contatto con noi da un decennio e ha mediato sempre tra la sua organizzazione, Contini, Mallardo, con Alfieri e con noi stessi. E' pur vero che i Mallardo con una politica meschina e immonda da parte loro e i Nuvoletta dall'altra parte negli ultimi anni si sono alleati. Vorrei ricordare che Nuvoletta ha consegnato materialmente Enrico Maisto, marito della cugina di Lorenzo Nuvoletta, nelle mani di Mallardo, affinché quest'ultimo vendicasse il padre Mimì Dicarloantonio. A loro volta i Mallardo sono indegni (questa è la criminalità campana), almeno dal mio punto di vista, perché sanno bene che Alfredo Maisto, Sciorio, all'epoca in cui hanno ammazzato Mimì Dicarloantonio, dietro avevano i Nuvoletta. Oggi riescono a convivere queste due forze, che una volta erano contrarie e che hanno avuto entrambe dei morti. Purtroppo questa è la vera realtà criminale. MICHELE FLORINO. Conosce fatti, circostanze e persone di clan malavitosi napoletani che durante la campagna elettorale hanno appoggiato candidati al Parlamento? Quali? Pagina 2349 PASQUALE GALASSO. Di Napoli? MICHELE FLORINO. Sì, di Napoli. PASQUALE GALASSO. No. MICHELE FLORINO. Conosce fatti specifici... PASQUALE GALASSO. Mi risulta che Alfredo Vito oltre ai contatti con noi aveva contatti con altri malavitosi napoletani, tra i quali Ciro Mariano. MICHELE FLORINO. Conosce fatti specifici che riguardano l'onorevole Di Donato? PASQUALE GALASSO. Preferirei non rispondere in quanto credo ci siano indagini in corso. Posso solo dire che, secondo il mio pensiero, Di Donato è uno di quegli onorevoli che sono implicati in appalti illeciti, in affari di appalti. MICHELE FLORINO. Conosce gli imprenditori impegnati nella costruzione del raddoppio ferroviario della circumvesuviana Pomigliano-San Vitaliano in corso d'opera? Quali rapporti hanno con i politici? Chi sono? I subappalti sono affidati a quali ditte? Gestite da chi? PASQUALE GALASSO. Non conosco. Quella zona è di influenza di Alfieri e del clan Egizio, ma materialmente viene gestita da Alfieri e particolarmente dal suo braccio destro Autorino Geppino. MICHELE FLORINO. Lei ha parlato del complesso del CIS. Dopo la sua realizzazione, con il pagamento di tangenti, attualmente vi sono numerosi insediamenti commerciali e floride attività economiche. I commercianti pagano tangenti? A chi? PASQUALE GALASSO. Credo che a Nola per volontà di Alfieri e dei suoi più stretti fiduciari il CIS non paghi tangenti. Questo per volontà di Alfieri. Tutti i commercianti con a capo i direttivi di questo consorzio, di questa associazione commerciale stanno in strettissimo rapporto con Alfieri e quindi nella piena disponibilità del gruppo di Alfieri nel Nolano, fratelli Russo, Geppino Autorino; prima vi erano anche Giuseppe Ruocco ed altri. MICHELE FLORINO. Lei afferma che il centro commerciale... PASQUALE GALASSO. Alfieri mi ha sempre riferito che non ha mai voluto far pagare il pizzo ai commercianti in cambio della loro disponibilità. In altri modi. MICHELE FLORINO. Come? PASQUALE GALASSO. Lui ha i rapporti con i capi di questo centro commerciale e tutto quello di cui può avere bisogno lo ha senz'altro. MICHELE FLORINO. Quindi influenza l'attività? PASQUALE GALASSO. Influenza, utilizza. Se ad esempio ad Alfieri servono dieci posti di lavoro al CIS non ci sono problemi. Gli serve più questo. MICHELE FLORINO. La regione Campania ha approvato il progetto per la realizzazione del parco di Tema, ad Afragola, con un finanziamento di centinaia di miliardi anche della Comunità economica europea. Conosce particolari che coivolgano politici e malavitosi interessati all'affare? Chi sono? PASQUALE GALASSO. Questo è un altro esempio, signor presidente, del rapporto, di cui parlavamo stamattina, tra politici e camorrista. Devo premettere che Afragola è il paese di Enzo Moccia, un mio caro ex amico (purtroppo oggi l'ho abbandonato); già da diversi anni Enzo Moccia era al corrente del fatto che si doveva realizzare il parco di Tema; anni addietro era in atto - credo - soltanto il programma ed il progetto ed Enzo già aspettava questo Pagina 2350 grosso investimento. Egli mi diceva diverse volte di guardare bene quella zona tranquilla e serena perché in futuro, nel giro di poco tempo, avrebbe potuto raccogliere i frutti su questo appalto. Negli ultimi anni Enzo Moccia ha avuto dei problemi per l'intrusione del clan Licciardi; anche se vi è un rapporto amicale molto stretto, Licciardi, Contini e Mallardo hanno tentato sempre di occupare quella zona. MAURIZIO CALVI. Stando al grado delle sue conoscenze, la camorra, nei comuni della Campania, ha rapporti solo con alcuni partiti o con tutti i partiti presenti nelle istituzioni? Le chiedo di rispondere a questa domanda in base alla sua esperienza, al suo grado di conoscenza e agli interessi che sono intercorsi nella realtà campana. PASQUALE GALASSO. Il camorrista è molto conoscitore di tutti i partiti, ma particolarmente degli elementi soggettivi; con il soggetto che rappresenta un partito che è moralmente a posto e non scende a patti o altro non va neanche a creare un semplice rapporto. Se però la camorra sa che un elemento soggettivo appartenente ad un determinato partito ha qualche difetto o qualche disponibilità ad intrattenere rapporti malavitosi, allora la camorra interviene e può crearsi il soggetto anche in altri partiti che non siano la democrazia cristiana ed i partiti di Governo. PRESIDENTE. Quindi, il problema riguarda la persona, non il partito? PASQUALE GALASSO. Sì, almeno localmente. Io so benissimo che a Poggiomarino nel partito comunista c'è Tizio, Caio o Sempronio e conosco bene anche il personaggio, la famiglia, la razza, quindi so come la pensano. Se so che la persona non è disponibile ad avere un rapporto con me (camorrista oppure criminale, per la vita che ho fatto) non ci vado proprio. Oppure il camorrista che conosce il soggetto va da lui e lo intimidisce, gli fa qualche attentato, lo "ammorbidisce". Ma se in quel dato partito vi è la disponibilità del carattere familiare, del carattere soggettivo, la camorra prende contatti e poi crea qualsiasi business . Oggi in Campania è emerso che anche elementi di partiti non di Governo sono collusi con la camorra e così via. Oggi sta uscendo fuori la vicenda De Lorenzo; io ero a conoscenza di un misero elemento, ossia che durante la campagna elettorale anche De Lorenzo ... PRESIDENTE. I liberali sono al Governo dal 1946. PASQUALE GALASSO. Certo, ma io intendevo riferirmi ad un esempio come quello di De Lorenzo che, almeno per una certa parte di cittadini, rappresentava una parte pulita dello Stato, principalmente in Campania. Ero comunque al corrente di qualche episodio: De Lorenzo, durante le campagne elettorali, non disdegna eventualmente di andare da un mio familiare, che ha il mio stesso cognome, dicendogli: "A Sant'Antonio Abate voglio ottanta-cento voti". Se il mio parente obietta: "Ma guarda che io sono parente di Galasso, di camorristi ...", la risposta è: "A me cosa importa?". Conoscevo questo episodio che è irrilevante, ma con tutto quello che oggi sta uscendo fuori capisco che De Lorenzo, se aveva la possibilità di conoscermi, aveva i requisiti di disponibilità ad intrattenere rapporti talvolta anche con pregiudicati. MAURIZIO CALVI. Lei ha parlato di una presenza della camorra in provincia di Latina. Vorrei sapere se, in ragione degli interessi, degli investimenti, degli uomini che possono essere rappresentati nella stessa provincia di Latina, la camorra abbia un forte insediamento in tale provincia, specialmente lungo il tratto Sabaudia San Felice Sperlonga Formia Gaeta. Vi sono interessi rilevanti in quest'area? Pagina 2351 PASQUALE GALASSO. No. MAURIZIO CALVI. Dove sono gli interessi? PASQUALE GALASSO. Ci sono interessi e almeno una persona di Alfieri è lì da diversi anni ma ha incrementato i suoi affari, il suo business da una decina d'anni. Si tratta di Pasquale Ambrosino, che ha dato vita ad una certa struttura di iniziative economiche e accanto a queste ha creato moltre altre strutture. Vi è un interesse importante perché la zona di Latina è fruttuosa e quindi vi è un certo giro economico. Oltre a Pasquale Ambrosino, oltre a nostri associati, vi sono elementi di altri gruppi. MAURIZIO CALVI. Questo riguarda la città di Latina? PASQUALE GALASSO. A Latina esiste da sempre una certa influenza mafiosa, per la presenza di elementi mafiosi, ma negli ultimi anni si sono appropriati di tutto elementi camorristici. A Latina non c'è una partita di cocomeri che non venga prima vagliata dal malavitoso o dalla famiglia malavitosa, che valuta se trova convenienza ad acquistarla. MAURIZIO CALVI. Può parlare in particolare del mercato ortofrutticolo di Fondi? PASQUALE GALASSO. Ci sono influenze prevalentemente di Pasquale Ambrosino, ma so che ultimamente esercitano influenza (poi sono stati un po' cacciati fuori) anche i figli di Mico Tripodi, che hanno a Fondi (o almeno avevano, parlo di qualche anno fa) un autosalone. Comunque, nel mercato ortofrutticolo di Fondi è presente la camorra; non vengono commessi omicidi ma vi è un certo rispetto per le persone, che nel mercato ortofrutticolo di Fondi si conoscono. Se, per esempio, arriva Pasquale Galasso, non provoca certo una "babilonia" o un marasma. MAURIZIO CALVI. Lei parlava di un commerciante di frutta esotica. Chi era? PASQUALE GALASSO. Pasquale Ambrosino. PRESIDENTE. Come avviene il riciclaggio del denaro sporco, ossia come si trova una giustificazione al denaro? Innanzitutto, c'è questo problema? PASQUALE GALASSO. No, non c'è questo problema. Il riciclaggio avviene attraverso investimenti apparentemente legali, sia immobiliari sia alberghieri, oltre che in tanti altri modi. PRESIDENTE. Gli investimenti vengono effettuati anche all'estero o solo in Italia? PASQUALE GALASSO. Qualche volta anche all'estero. Basta vedere la storia di Bardellino e di tanti altri. Mi risulta che lo stesso Ammaturo aveva delle catene di alberghi in Kenia o in altre nazioni. La questione riguarda lo stesso Zaza e tanti altri. Comunque, in Campania le maggiori attività sono alberghiere, immobiliari, di costruzioni oltre che supermercati; questi ultimi non vanno trascurati perché quasi tutti sono controllati da gruppi camorristici. Tutta questa commistione costituisce la forza del potere camorristico verso i politici. PRESIDENTE. Questi sono serbatoi di voti? PASQUALE GALASSO. Certamente. Se si considera un surpermercato o una catena di supermercati con cento, duecento o cinquecento impiegati, alla fine si tratta di migliaia di voti. PRESIDENTE. Lei ha notizia di presenza della camorra in imprese che si occupano di smaltimento dei rifiuti? PASQUALE GALASSO. Sì. Pagina 2352 PRESIDENTE. Può spiegarlo alla Commissione? PASQUALE GALASSO. Da sempre, o almeno dal 1983- 1984, da quando Luigi Romano, Napolitano e Agizza sono venuti nel nostro gruppo... loro precedentemente si occupavano già di smaltimento dei rifiuti e credo che lo facciano ancora oggi. Il camorrista colluso, l'ex camorrista appartenente ad una nota banda campana del dopoguerra... sono i fratelli La Marca (principalmente La Marca Salvatore e poi tutti i fratelli, ed oggi tutti i nipoti e l'intera famiglia). Salvatore La Marca è il padrino di Mario Fabbrocini, in ottimi rapporti con Carmine Alfieri. Queste sono le imprese principalmente coinvolte: c'è il gruppo Romano-Agizza-Napolitano e tanti altri. Nella nostra zona, o almeno nel vesuviano, vi sono questi nomi che vi ho detto ed altri piccoli depositi di smaltimento dei rifiuti, come la famiglia Iovino, che si trova a Sen Gennaro Vesuviano e Palma Campana, nel territorio di Mario Fabbrocini e quindi fa tutto quello che dice quest'ultimo. PRESIDENTE. L'audizione è conclusa. Vuole aggiungere una sua dichiarazione o una sua conclusione? PASQUALE GALASSO. Chiedo soltanto a voi in prima persona, a tutti gli altri ed allo Stato di darmi la possibilità di ricominciare la mia esistenza. Vi prometto fin da ora che la impronterò sui requisiti il più possibile per bene. PRESIDENTE. Lei è attualmente sottoposto ad un programma di protezione e sta rendendo ampie dichiarazioni, quindi vi sono le condizioni; poi dipenderà da lei. PASQUALE GALASSO. Chiedo comunque la vostra solidarietà ed il vostro supporto umano e professionale. PRESIDENTE. Va bene. La seduta è conclusa. La seduta termina alle 20. |
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