Violante: seduta 52
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Pagina 2353 AUDIZIONE DELL'ONOREVOLE VINCENZO SCOTTI PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE indice Audizione dell'onorevole Vincenzo Scotti: Violante Luciano, Presidente 2358, 2361, 2364 2365, 2366 2368, 2369, 2370, 2371 Bargone Antonio 2370 Borghezio Mario 2368, 2369 Brutti Massimo 2364, 2368 Cabras Paolo 2370 Calvi Maurizio 2370 Cappuzzo Umberto 2370 D'Amelio Saverio 2360 Mastella Mario Clemente 2365, 2366, 2368 Scotti Vincenzo 2358, 2360, 2361, 2366 2368, 2369, 2371 Comunicazioni del Presidente: Violante Luciano, Presidente 2355, 2356 2357, 2358 Brutti Massimo 2356 Fausti Franco 2356, 2357 Frasca Salvatore 2355, 2358 Matteoli Altero 2356 Tripodi Girolamo 2357 Pagina 2354 Pagina 2355 La seduta comincia alle 18. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente) . Comunicazioni del Presidente . PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, desidero informarvi che nella riunione dell'ufficio di presidenza di ieri si è assunto all'unanimità il seguente indirizzo: in caso di audizioni in Commissione eseguite in seduta pubblica, per le quali non sia previsto il collegamento diretto con la sala stampa, si ritiene inopportuno che i componenti della Commissione rilascino dichiarazioni anticipate rispetto al momento della diffusione dell'audizione. Spiego le ragioni di tale orientamento. In passato, come sapete, lo si è sempre fatto ma, quando si è in presenza di cose particolarmente delicate, ciascuno dei componenti della Commissione ha naturalmente il diritto di esprimere i giudizi e le valutazioni che ritiene. Il punto però è che, se la stampa non dispone di tutto il quadro delle cose dette, evidentemente questi giudizi possono essere scambiati per fatti e quindi essere dati come fatti. E per il peso che hanno imezzi di informazione è poi difficile correggere la situazione. L'opinione dell'ufficio di presidenza, assunta all'unanimità, è quindi che per il futuro i colleghi tengano il suddetto indirizzo di comportamento. Non può che trattarsi di questo, perché, trattandosi di seduta pubblica, non si può limitarne l'opinione. Ci sono obiezioni in merito? SALVATORE FRASCA. Presidente, mi vado sempre più convincendo che la Repubblica dei soviet non c'è più in Unione Sovietica, però via via si va instaurando nel nostro paese! PRESIDENTE. Siete in due a pensarlo in Italia! SALVATORE FRASCA. E chi siamo? PRESIDENTE. L'altro è un ex Presidente della Repubblica di cui mi sfugge il nome in questo momento. SALVATORE FRASCA. Allora vuol dire che sono in buona compagnia... PRESIDENTE. Ottima! SALVATORE FRASCA. ...dopo l'elevato, l'elevatissimo discorso che l'ex Presidente della Repubblica ha fatto questa mattina al Senato. PRESIDENTE. Non l'ho ascoltato. SALVATORE FRASCA. Ci sarebbe effettivamente da abbeverarsi a quella fonte! Faccio appello al mio spirito libertario per dire, signor presidente, che sono rimasto raccapricciato ed addolorato per quello che è accaduto dopo l'audizione del pentito Galasso. Infatti, non erano ancora terminati i lavori della Commissione, che un nostro collega, il capogruppo del PDS, aveva già dichiarato all'esterno quello che in Commissione era stato detto da Pasquale Galasso, chiamando in causa alcuni colleghi ed ancor prima che, così come si era detto, questi ultimi avessero avuto la possibilità di potersi discolpare dinanzi alla Commissione. Pagina 2356 Si è invece dato per ammesso quello che ammesso non avrebbe dovuto essere. Vi è allora da fare un discorso sulle audizioni. Il problema che sorge è quello che è stato affrontato dall'ufficio di presidenza, cioè se rendere o meno pubbliche le audizioni. Penso che questa sia una scelta da compiere di volta in volta e che comunque, prima di rendere pubbliche alcune audizioni, la Commissione debba pensarci a lungo. Non ho da difendere chicchessia; il mio fronte è quello della lotta contro la mafia ed è un fronte ben definito da diversi, da diversissimi anni. Tuttavia penso che, prima di fare scempio dell'onorabilità e della dignità personale di membri del Parlamento e di rappresentanti di altre istituzioni del paese, si debba riflettere tanto e che comunque non possa essere consentito ad un pentito - che, se anche collabora con lo Stato, è sempre un omicida, un pluriomicida, uno che, per dirla con Galasso, ha commesso parecchi omicidi (credo si tratti di un centinaio) -, di far processi allo Stato e tanto meno a chi rappresenta questa nostra Repubblica. PRESIDENTE. Colleghi, poiché il collega Scotti attende di essere ascoltato, per quanto possibile vi prego di limitare al merito della questione i vostri interventi. FRANCO FAUSTI. Intervengo brevemente per ricordare che il gruppo della democrazia cristiana, proprio prevedendo rischi di tale tipo, aveva avanzato, molto cautamente, una richiesta. Invece la decisione assunta è stata contraria alla richiesta posta ufficialmente dal capogruppo della democrazia cristiana. PRESIDENTE. Quale richiesta, mi scusi? FRANCO FAUSTI. La richiesta della riservatezza dei lavori della Commissione. Vorrei solo ricordare che i rischi e le preoccupazioni che ci avevano portato a formularla sono risultati fondati. ALTERO MATTEOLI. Intervengo brevemente, perché ho già espresso il mio pensiero in ufficio di presidenza. Quello che è avvenuto l'altra sera è grave, lo hanno sottolineato tutti. Il collega Bargone ha voluto fare il primo della classe: ha rilasciato una dichiarazione tra l'altro non veritiera ed ha pagato questa sua volontà di dichiarare immediatamente ciò che era avvenuto in Commissione facendo una brutta figura di fronte a tutto il paese, perché il giorno dopo è stato costretto a fare una rettifica, che è la peggior cosa che possa capitare. Questo credo sia stato constatato da tutti coloro che l'abbiano potuto constatare. Relativamente a quanto diceva il collega Frasca sulle audizioni e soprattutto per quanto riguarda i pentiti, desidero rilevare che i pentiti non possono essere considerati elastici, nel senso che essi non possono essere tirati dalla parte che ci fa più comodo. Essi dichiarano quello che ritengono opportuno dichiarare; sta al magistrato acclarare se le loro dichiarazioni siano veritiere; noi abbiamo soltanto il compito di ascoltarli e di porre loro le domande, traendone ovviamente dei nostri giudizi personali o meglio all'unisono, se essi sono quelli di tutta la Commissione. MASSIMO BRUTTI. Non c'era in realtà nessun rischio nell'audizione di Pasquale Galasso. Egli ha ribadito dichiarazioni che erano già pubbliche o concernenti fatti dei quali già si era dato atto in documenti pubblici. Infatti, su una serie di esponenti politici, a cominciare dall'onorevole Antonio Gava, Pasquale Galasso ha ripetuto punto per punto dichiarazioni alle quali già si faceva riferimento in un documento pubblico, la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Gava. Per quanto riguarda la menzione, assai più contenuta rispetto alle cose complesse che ci ha raccontato Galasso a proposito di altri, riguardante l'onorevole Scotti, anche qui nulla di nuovo, perché quel riferimento alla persona dell'onorevole Scotti era già ampiamente reperibile Pagina 2357 nell'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice Alemi e nelle carte di quel processo. Il collega Bargone ha esercitato il diritto (che gli compete come parlamentare) di rispondere alla stampa facendo riferimento al contenuto di un'audizione che avevamo poco prima, a larghissima maggioranza, deciso di rendere pubblica. Mi rimetto alla decisione maturata in ufficio di presidenza di osservare questa sorta di self- restraint per cui, se c'è un intervallo di tempo tra il momento in cui l'audizione si è svolta e quello in cui le cassette vengono ascoltate dai giornalisti, possiamo mantenere un atteggiamento di riservatezza. Dico subito, comunque, che ciascun parlamentare deve valutare questo invito che viene dalla Commissione in piena coscienza e libertà. Non credo sia possibile stabilire qui vincoli assoluti. Ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni rese dall'onorevole Bargone in televisione: l'aggiunta fatta il giorno dopo non ha fatto altro che ribadire quanto già detto in quelle dichiarazioni, del resto molto sobrie. E' evidente che si fa riferimento a quanto dichiara un collaboratore di giustizia, che questo collaboratore di giustizia non era ad Ascoli Piceno, che quindi non può parlare di cose che ha visto con i suoi occhi ma fa solo riferimento a notizie di cui egli si dice al corrente, tutto qui; per il resto, credo veramente che non vi siano rischi e che non vi sia alcun motivo di mettere in discussione decisioni assunte a maggioranza. GIROLAMO TRIPODI. Già mi sono dichiarato d'accordo con la proposta del presidente per quanto riguarda la raccomandazione che è stata fatta a seguito delle dichiarazioni rese dal collega Bargone. Ritengo giusto che ogni commissario assuma una posizione di prudenza nel rilasciare dichiarazioni alla stampa o comunque pubbliche; quello di cui ci stiamo occupando, però, non è il primo caso del genere essendovi stati, anzi, molti episodi nei quali sono state stravolte le cose che avevamo discusso o ascoltato. Mi pare, dunque, che non vi sia alcuno scandalo in quest'occasione e che vada soltanto ribadita la necessità di essere molto più prudenti prima di fare dichiarazioni. Per quanto riguarda la necessità, di cui ha parlato il senatore Frasca, di stare attenti alla pubblicazione del resoconto delle audizioni o anche delle sedute in genere, che possono essere anch'esse molto importanti e delicate, è mia opinione che la pubblicazione debba sempre avvenire, per non dare l'impressione che vogliamo nascondere qualcosa. Ricordiamo che la Commissione antimafia della precedente legislatura ha fatto pubblicare le schede dopo tanti anni e non è successo nulla; anzi, la pubblicazione di quelle schede ha eliminato un interrogativo che era rimasto in piedi per anni. Credo che non dobbiamo avere alcun timore nello stabilire la pubblicità delle sedute: se vi sono responsabilità di alcune persone, queste responsabilità emergeranno; noi non possiamo evitarlo. La nostra è una Commissione che deve indagare, che deve aiutare la lotta alla criminalità organizzata: questo è il punto centrale, questa e non altra è la finalità che dobbiamo perseguire. Non dobbiamo nascondere niente. Abbiamo sempre affermato che le dichiarazioni dei collaboratori debbono essere riscontrate; non abbiamo assunto alcuna responsabilità e non abbiamo agevolato la delegittimazione dei rappresentanti dello Stato. PRESIDENTE. La questione posta dall'onorevole Fausti relativa alla scelta che fosse pubblica o segreta l'audizione del pentito Galasso... FRANCO FAUSTI. Non intendevo aprire un dibattito. PRESIDENTE. Preciso soltanto che una delle preoccupazioni che è prevalsa nella maggioranza della Commissione - perché appartenenti a tutti i gruppi hanno votato a favore della pubblicità della seduta - è che a volte, come sappiamo per la nostra esperienza di Pagina 2358 parlamentari, l'aver stabilito che la seduta sia segreta comporta proprio l'effetto che qualcuno dia di un fatto una versione che poi diventa la notizia. La decisione che abbiamo assunto deriva da questa preoccupazione; preoccupazione che è tanto fondata che quello che si è verificato (e che, stiamo attenti, si era verificato già molte volte in passato, da parte di moltissimi soggetti) ha prodotto un risultato assai sgradevole per il collega Scotti. Tra l'altro, colleghi, va detto che nella vicenda Cirillo più volte si parla di persone che non c'entrano o che presumibilmente non c'entrano, mentre difficilmente si parla di quelle che, sulla base di atti, sembra che abbiano un ruolo. Si crea, dunque, intorno a questa vicenda un problema assai complesso, che ora non conviene approfondire. Voi ricorderete che il collaboratore ha dichiarato che secondo voci che circolavano nell'ambiente camorristico distinguendo le voci da quello che gli constava direttamente sarebbero andati nel carcere di Ascoli Piceno Silvio Gava, Patriarca e l'onorevole Scotti. L'informazione venuta il giorno dopo, scaturita dalla dichiarazione di un nostro collega, è stata quella che i tre erano andati in quel carcere, dando come dato di certezza una notizia che lo stesso collaboratore non aveva dato come certa ma come risultante nell'ambiente camorristico. Questo è il fatto. SALVATORE FRASCA. C'è un proverbio cinese molto bello, signor presidente: "Se puoi tacere, perché parlare?". PRESIDENTE. Poi faremo una discussione anche su questo, se vorrà. In conseguenza di quanto accaduto, il collega Scotti ha chiesto di essere sentito dalla Commissione e, aderendo anche ad una precisa richiesta del gruppo democristiano, l'ufficio di presidenza della Commissione ha ritenuto opportuno fissare tale audizione, giudicando anche che essa meritasse la precedenza su ogni altro atto. Ho chiesto quindi al ministro Conso se fosse possibile fare slittare a martedì prossimo la sua audizione. Infatti, essendo previste per questa sera importanti votazioni al Senato, oggi procederemo soltanto all'audizione dell'onorevole Scotti. Informo i colleghi che ha chiesto di essere sentito con una certa urgenza anche l'onorevole Paolo Cirino Pomicino, per cui ritengo che l'ufficio di presidenza dovrà stabilire e poi presentare alla Commissione un piccolo calendario che preveda in modo organico tutti gli adempimenti che ci attendono. Prima di procedere all'audizione dell'onorevole Scotti, credo, colleghi, che possiamo adottare l'indirizzo per cui, quando la seduta non è direttamente seguita attraverso l'impianto a circuito chiuso, i colleghi tutti sono invitati a non rilasciare dichiarazioni che sono così altamente inopportune fino a quando i giornalisti non dispongano del testo completo. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). Audizione dell'onorevole Vincenzo Scotti. PRESIDENTE. Il secondo punto all'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione dell'onorevole Scotti, che ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione. (L'onorevole Scotti entra in aula) . PRESIDENTE. Dopo che il collega avrà concluso la sua esposizione, i commissari che vorranno farlo potranno porgli alcune domande, alle quali egli mi ha detto di essere ben disponibile a rispondere. VINCENZO SCOTTI. Presidente, colleghi, voglio ringraziare la Commissione per avere accolto con grande tempestività l'invito che mi consente di precisare subito che, nel momento in cui mi sono rivolto ai Presidenti delle Camere, non ho inteso in alcun modo far riferimento alla strumentalizzazione della Commissione Pagina 2359 come tale ma alla strumentalizzazione che è stata fatta di dichiarazioni di un collega. Voi capite certamente lo stato d'animo mio, di chi ha costruito la propria esperienza politica su alcune regole etiche prima che politiche. E' infatti dal 17 marzo 1982, cioè dal giorno della pubblicazione del falso documento de l'Unità , che sono perseguitato dal caso Cirillo e dal tentativo costante, insistente, con adeguata regia, di collegarmi a vicende e traffici che mi sono radicalmente estranei. Mi sono più volte chiesto - e l'ho chiesto all'autorità giudiziaria - di non mischiare cose che non possono esserlo. Se questa occasione che voi mi offrite può contribuire a qualche chiarimento, ve ne sarò profondamente grato. Il 17 marzo del 1982 proclamai con forza la mia totale estraneità ai fatti di cui al documento pubblicato da l'Unità e chiamai a testimonianza coloro che mi conoscevano ed avevano visto il mio modo di muovermi nella situazione napoletana. "E' stato per me impossibile" - dicevo il 18 marzo 1982 "concepire un qualsiasi contatto con la camorra o con le BR"; al contrario, durante il rapimento Cirillo fui accusato di eccessiva fermezza per non aver voluto cedere alle brigate rosse sulla richiesta della cosiddetta deportazione. La stessa famiglia Cirillo mi contestò tale comportamento, ma poiché avevo alle spalle la morte del mio fraterno amico Pino Amato, ucciso dalle BR a Napoli, non potevo a maggior ragione minimamente deflettere dalla mia posizione. La mia è perciò una smentita totale ed assoluta, essendomi attenuto sempre al massimo rigore politico e morale. Ma nel momento in cui proclamavo questo, "ho reagito con violenza (dicevo sempre in quei giorni a il Resto del Carlino ) prima di tutto per ragioni personali, per il rapporto che ho, ad esempio, con i miei figli. Quanto al mio partito, credo che questa volta abbia evitato reazioni forti e ritardate; comunque, ho voluto essere violento anche per il mio partito. In questa Italia in cui sono diventate prassi le mezze verità, le insinuazioni, i contrasti pilotati, mi sembra giusto alzare la testa e dire no". Alla domanda "Lei ritiene che la DC sia del tutto estranea al pagamento del riscatto Cirillo?" risposi: "Ritengo che né io né il mio partito ci si possa fermare neanche di fronte ad eventuali verità scomode; chi ha sbagliato deve pagare e non gli si deve consentire di infangare tutto il partito". Mi chiedete quale fu il mio comportamento durante il periodo del rapimento Cirillo. Voglio ricordare in partenza un'affermazione del senatore Antonio Gava: "Durante il caso Cirillo non ho mai visto il ministro Scotti, mai visto in quel periodo". Questo egli dichiarò il 18 marzo 1982 al quotidiano Il Giorno . Ed è vero: chi conosce la storia politica napoletana sa che quello fu un periodo di grande tensione politica interna alla democrazia cristiana, dopo la vicenda del colera e dopo le elezioni amministrative del 1975, in ordine all'atteggiamento da assumere nei confronti delle giunte di sinistra. Con riferimento a quegli anni, vorrei che la Commissione potesse leggere il testo dei brigatisti sulla democrazia cristiana al momento dell'uccisione di Pino Amato; se rileggete quel documento vi accorgerete dell'intelligenza con cui le brigate rosse colpiscono Amato; inoltre (è un dato che affermo qui pubblicamente per la prima volta) quella mattina nella macchina di Pino Amato dovevo esserci e non ci fui soltanto per pura combinazione, essendo stato richiamato al Consiglio dei ministri della mattina, che doveva decidere sulla partecipazione italiana alle olimpiadi di Mosca. Siccome ero favorevole, si poneva un problema di numeri, di voti sulla situazione. In quel documento i brigatisti (se lo rileggete con attenzione potete rendervene conto) colpiscono quel gruppo "Napoli nuova" che stava tentando di contrapporsi con tutta la legittimità al dominio di altri gruppi all'interno della democrazia cristiana. Pagina 2360 Voglio quindi sottolineare questo primo dato relativo al clima politico ed alle condizioni esistenti; e giustamente l'amico Gava afferma: "Durante il caso Cirillo non ho mai visto il ministro Scotti, mai visto in quel periodo", tant'è vero che da altri colleghi fui biasimato per non essere andato a trovare la famiglia e vi andai per poche ore partendo da Roma e rientrando immediatamente. Ricoprivo allora la carica di ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie ed il Presidente del Consiglio Forlani mi aveva richiesto, avendo io seguito da sottosegretario al bilancio la legge sul terremoto del Friuli (se lo ricordate, fui delegato dall'allora Presidente del Consiglio a seguire, al Senato e alla Camera, l'elaborazione della legge sulla ricostruzione in Friuli; era l'anno 1977), di seguire, prima al Senato e poi alla Camera, l'elaborazione del testo della legge n. 219. Lavorammo con unità di intenti e il testo ricevette il voto favorevole di tutti i gruppi presenti in Parlamento, dal movimento sociale al partito comunista italiano. Fu un lavoro che poi può aver trovato nella sua applicazione limiti oggettivi derivanti dalla condizione politica e amministrativa locale, e non limiti oggettivi connessi all'affidamento agli enti locali delle responsabilità di guida e di gestione. Un punto venne a coincidere pesantemente durante il rapimento Cirillo; la discussione della legge avvenne infatti proprio durante il periodo del rapimento Cirillo ed essa fu approvata dal Senato pochi giorni prima della liberazione dello stesso Cirillo. Una delle norme che più sollevò problemi - se lo ricordate - fu quella del titolo VIII relativa alla cosiddetta questione della deportazione: i brigatisti avevano posto come condizione il divieto di costruire case al di fuori della città di Napoli e di deportare i proletari della città di Napoli fuori. Ricordo che con l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Compagna, con i senatori dei diversi gruppi, ma in particolare con il senatore Modica, che fu l'estensore materiale delle norme del titolo VIII, presentammo un testo che prevedeva la possibilità di costruire case fuori della città di Napoli. Ricordo che la mattina successiva all'approvazione fui chiamato a piazza del Gesù e l'allora capogruppo della democrazia cristiana al Senato, Mancino, riferì che l'avvocato De Siena aveva telefonato a nome della famiglia dichiarando la propria preoccupazione e il proprio disappunto, ritenendo che l'approvazione di quella norma fosse andata nella direzione opposta alla salvezza del loro parente. Un altro momento che mi ha interessato delle vicende collegate al rapimento Cirillo fu, grosso modo a metà del periodo del sequestro, il sequestro e la gambizzazione dell'assessore all'edilizia Siola. Ricorderete che egli fu trascinato e portato in macchina nel centro della città. Ho chiesto a Siola ed egli mi ha raccontato di aver avuto sempre il timore di poter essere bloccato in una strada con la gente affacciata alle finestre che guardava lo spettacolo del suo interrogatorio e della sua gambizzazione. L'onorevole Marco Pannella, nella seduta della Camera del 13 novembre 1984, disse: "Dopo cinque giorni Senzani sequestra Siola, lo interroga, gli fa il processo in piazza. Tre giorni prima 6 mila carabinieri erano stati ritirati perché davano fastidio ai contrabbandieri di Cutolo. Senzani non aveva paura di essere sorpreso: andare in macchina in città in quei giorni, con quello che accadeva nel nostro paese, significava rischiare di essere presi. Gli dicono: 'Stai attento, non fare nulla perché ti ammazziamo'. Lui dice: 'E se la polizia ci ferma?'. Gli rispondono di stare tranquillo perché la polizia non ferma niente, fanno un percorso stabilito". SAVERIO D'AMELIO. Chi era ministro dell'interno all'epoca? VINCENZO SCOTTI. Rognoni. Il Siola aveva lavorato alla definizione di un contratto tipo per la costruzione delle case, contratto che prevedeva nessun Pagina 2361 anticipo al di fuori di quelli previsti dalla legge, senza revisione prezzi e senza varianti, dovendosi provvedere a costruire le case entro 18 mesi, come la legge prevedeva. Siola fu gambizzato ed io ho visto che i contratti successivi portano invece tutte le clausole alle quali il professor Siola si era opposto, tant'è vero che, quando mi sono trovato per 93 o 94 giorni sindaco di Napoli e commissario straordinario, per i contratti aggiuntivi da me firmati (sono pochi) ho introdotto le clausole che con Siola avevamo concordato: nessuna revisione prezzi, nessun anticipo al di fuori di quello previsto dalla legge. Immaginate che l'anticipo arrivava al 37 per cento, ma non era questo il problema; il fatto è che il rientro dell'anticipo scattava dopo aver realizzato il 50 per cento dell'opera, per cui a metà della realizzazione l'87 per cento della cifra totale era già nelle mani del consorzio, naturalmente con la conseguenza del decorrere delle revisioni prezzi sul 37 per cento dell'anticipazione. PRESIDENTE. Anche sul già lavorato? VINCENZO SCOTTI. Sì. Posso informare la Commissione che al termine del mio mandato come sindaco commissario a Napoli portai alla procura generale della Repubblica un'autodenuncia contenente tutti gli atti da me compiuti in qualità di sindaco commissario, e questo perché volevo che in quel clima vi fosse la trasparenza. Questi sono i due fatti che mi sono a conoscenza e che sono avvenuti durante il sequestro Cirillo. Non ho seguito il sequestro per una ragione di principio: avevo un'opinione nettamente contraria alla trattativa (e l'ho scritto, quindi non è una cosa che dico oggi, se si legge la stampa di quel periodo la si può ritrovare) in pubblico ed in privato e non vi è stato in proposito da parte mia nessun cambiamento. Sono diventato per la prima volta ministro il giorno del rapimento di Moro, per cui questa mia opinione è legata a fatti non cancellabili né modificabili. Non ho altre specifiche cose da dire sul periodo del sequestro e mi trovo, come chi non ha niente da rimproverarsi, a non avere elementi, costruiti né in astratto né in concreto, per poterlo dimostrare. Non me ne sono occupato nel modo più assoluto. Desidero ora porre due questioni, chiedendo scusa ai colleghi se ho abusato del loro tempo. Vi sono il problema costituito dal rapporto con la camorra e quello riguardante la concezione dello sviluppo della città a Napoli; è un problema che voglio toccare perché i commissari ne abbiano chiarezza e possano approfondirlo. La prima questione concerne i rapporti con la mafia. Sono diventato ministro dell'interno il 15 ottobre 1990, ho giurato il 16 ed il successivo 17 ottobre su due quotidiani, la Repubblica e L'Unità , uscirono due mie interviste in cui, oltre al discorso relativo al problema della repressione armata nei confronti della mafia, o meglio del suo braccio armato, ho posto come problema centrale dello Stato il rapporto tra camorra, istituzioni, politica. Ho fornito ai magistrati la documentazione giorno per giorno a partire dal 15 ottobre per arrivare al primo provvedimento dell'11 marzo e poi a tutti i successivi provvedimenti che questa Commissione conosce bene, per cui non intendo minimamente soffermarmi su di essi. Tenete conto che il primo consigliere comunale allontanato in applicazione delle specifiche disposizioni è stato di Taurianova ed il secondo di Poggiomarino: ciò avveniva prima ancora dell'approvazione del decreto che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali. Qualcuno potrebbe osservare, con molta chiarezza, che da ministro dell'interno il mio comportamento è stato chiaro ed evidente, ma potrebbe obiettare: in che direzione si è invece mosso il comportamento nel periodo precedente? Ciò anche perché, maliziosamente, con riferimento ad alcune persone, si ritorna sempre sul dato che riguarda l'area di Pozzuoli-Marano e di Monteruscello. Nel novembre 1983 mi trovai a dover affrontare, Pagina 2362 come ministro per la protezione civile, il problema del bradisismo. Avendo vissuto l'esperienza della legge sulla ricostruzione dell'Irpinia, mi rifiutai di pensare ad una soluzione provvisoria con riferimento all'alloggio dei sinistrati, anche perché tale soluzione avrebbe comportato un costo doppio, anche a livello di infrastrutture, ed un altrettanto doppio utilizzo del suolo. Tentammo, con la facoltà di architettura di Napoli, di predisporre un progetto per la realizzazione degli alloggi in un tempo ristretto. Ho lasciato il ministero subito dopo l'avvio del progetto (perché mi dimisi da ministro per la protezione civile) e successivamente al congresso del mio partito. Le case furono costruite in due anni. Le valutazioni possono essere espresse in una direzione o nell'altra, ma va considerato comunque che alla progettazione attesero non privati cittadini ma, gratuitamente, l'università. E' stato sollevato il problema dell'infiltrazione della camorra nell'area di Monteruscello, con particolare riferimento alla questione dei subappalti. Il 23 aprile ho trasmesso al presidente Violante una lettera nella quale scrivevo: "La Commissione antimafia sta sviluppando un meritorio lavoro di indagine sul complesso intreccio dei rapporti mafia- politica-gestione degli appalti pubblici, questioni che hanno costituito il mio primo e più rilevante impegno da ministro dell'interno. Nella mia città, Napoli, un momento particolarmente determinante per tali possibili intrecci ha coinciso, come era prevedibile, con il dopo terremoto del 1980". A questo periodo risale anche la vicenda del bradisismo di Pozzuoli. "Quale ministro pro tempore per la protezione civile - continua la lettera - fui impegnato ad evitare che di fronte all'incalzare del fenomeno si realizzasse l'ennesima sistemazione provvisoria (...). Ma l'oggetto principale della mia preoccupazione, come pure della mia lettera alla Commissione, non fu e non è quello della scelta di evitare soluzioni provvisorie. Quello che mi interessa è informare i commissari di una mia iniziativa di allora volta ad antevedere i pericoli ed invitare chi di dovere a fronteggiare tempestivamente le nascenti possibilità di infiltrazioni camorristiche, pericoli che anche in sede giudiziaria sono stati poi considerati reali e che furono presenti in ogni mia decisione. Per prevenire l'intreccio camorristico, infatti assegnai all'università di Napoli, e non a progettisti privati, la progettazione e procedetti a pubbliche gare per l'assegnazione dei lavori; soprattutto, sollecitai preventivamente l'allora ministro dell'interno a predisporre, sulla base delle normative esistenti, un'azione deterrente contro le infiltrazioni e, comunque, un continuo monitoraggio durante la fase di esecuzione delle opere, per scoprire subito le connivenze". La lettera, ricevuta il 31 gennaio 1984, conteneva il seguente allegato: "A seguito del decreto-legge 7 novembre 1983, n. 623, il ministro per la protezione civile ha avviato un piano per la realizzazione di un insediamento residenziale per 4 mila alloggi, completi di urbanizzazione primaria e secondaria, in Monteruscello di Pozzuoli, Napoli. Altre opere necessitate dal bradisismo in atto (il suolo sale di circa 5 millimetri al giorno, stroncando le fondazioni degli edifici) sono in corso. Il valore complessivo dell'intervento può determinarsi in circa 500 miliardi per l'anno 1984. La zona di Pozzuoli confinante con il comune di Quarto è interessata dal fenomeno della camorra; un così massiccio e concentrato intervento nel settore delle opere pubbliche potrebbe determinare un sensibile aggravarsi del fenomeno che, oltre tutto, al cessare dell'intervento, cercherebbe altre forme di manifestazione". Al ministro dell'interno scrivevo inoltre: "Può essere considerata l'ipotesi di una massiccia azione preventiva di polizia volta al rastrellamento delle armi e dei latitanti, notoriamente numerosi nella zona (Nuvoletta), che abbia valore di monito per i malintenzionati? Può valutarsi l'ipotesi, in caso affermativo, di effettuare tale azione su di una vasta zona dell'area flegrea-giuglianese, a tappeto, entro il mese di febbraio-marzo, Pagina 2363 subito prima dell'inizio dell'intervento di cui al decreto-legge n. 623 del 1983, con apertura dei cantieri a fine marzo? L'operazione conseguirebbe lo scopo di disarticolare la delinquenza organizzata, riducendone gravemente la capacità offensiva". Se voi pensate a tutta la questione del calcestruzzo, avrete immediata contezza della fondatezza di queste preoccupazioni. In sostanza, il mio atteggiamento si è esplicato prima della mia nomina a ministro. Ho fatto riferimento ad una zona su cui spesso si è insinuato, per l'interesse iniziale che, come ministro per la protezione civile, ebbi all'avvio del progetto. Presidente, mi avvio alla conclusione. La seconda questione riguarda due concezioni dello sviluppo della città. Chi segue e chi ha seguito la storia delle vicende della politica e dell'economia napoletane sa che queste sono state segnate da due concezioni affermatesi nelle forze politiche, tra le forze politiche e - voglio sottolinearlo trasversalmente tra le forze politiche. Vi è stata una concezione che ha fatto affidamento sulle opere pubbliche e sul massiccio trasferimento di mezzi finanziari dello Stato; questa concezione ha determinato un impegno a Roma al fine di ottenere larghi finanziamenti per la realizzazione di tali opere. Accanto a questa, si è espressa una concezione che ha rifiutato tale scelta, considerando invece determinanti i problemi dello sviluppo produttivo, del degrado e dell'abbandono dell'apparato industriale della città di Napoli, con tutte le conseguenze connesse a tale situazione. Con il presidente Chiaromonte e con Galasso, all'epoca capogruppo al comune di Napoli, con il professor Craveri, con un senatore missino e con tutti i rappresentanti dei gruppi presenti nel consiglio comunale elaborammo un progetto di sviluppo della città che si concretizzò in un convegno proposto dall'allora sindaco Lezzi, alla presenza dei rappresentanti di tutti i settori produttivi. Contrastammo con molta decisione l'ipotesi, che invece aveva vinto - e questo era nei fatti -, di allargare continuamente la spesa pubblica e di utilizzare con voti ampi ... Oggi si registrano voti ampi nella Commissione bilancio della Camera sulle proposte di stanziamento in quella direzione. Non ho con me gli atti (ma comunque ve li trasmetterò, perché sono molto interessanti) del forum dedicato allo sviluppo della città, promosso dal comune e dai capigruppo al consiglio comunale per indicare questa strada. Voi sapete che questa strada risultò nettamente perdente sia sulla stampa (che elogiò l'arrivo dei mezzi) sia nelle forze politiche, in tutte le forze politiche. Se si analizzano, uno per uno, i voti espressi in sede di Commissione bilancio della Camera, si constata facilmente come essi danno questi risultati. L'orientamento fu perdente anche fra gli intellettuali, perché quasi tutti collaborarono all'elaborazione di un progetto di altro tipo. Questo fu il dato che emerse allora. Ho voluto ricordare questo - e arrivo alla conclusione per dire che in politica io ho una visione di tolleranza e di comprensione delle ragioni dei miei amici e dei miei avversari, ma ho sempre la considerazione che questo avvenga sul terreno delle idee, dei progetti, non degli affari e degli interessi. Io mi sono schierato su questa posizione. E posso dire oggi con grande serenità, essendo ormai alla conclusione del mio impegno politico, che ho visto in questi giorni uno strano silenzio anche ufficiale del mio partito intorno a cose che non toccano le persone, ma toccano questioni democratiche di grande delicatezza e di grande importanza. Sono angosciosamente interessato alla chiarezza ed alla lucidità, alla chiarezza e all'emergere della stessa sul caso Cirillo, perché mi ossessiona un dato: anche in recenti vicende giudiziarie napoletane il tentativo continuo di fronte a tutte le vicende che attengono ad altre responsabilità, ad altre persone, l'essere chiamato in causa per costruire confusione, creare non credibilità e colpire in modo chiaro e manifesto la mia persona. Ho chiesto ai magistrati di far luce ed ho dato tutta la mia disponibilità a Pagina 2364 collaborare con essi alla ricerca della verità, non trascurando nessuna conoscenza, anche particolare, che posso aver acquisito nella vita napoletana, perché ritengo che, per quello che ho fatto da ministro dell'interno, sia mia responsabilità agire per la ricerca di questa verità. Non voglio aggiungere altro, presidente. Sono a disposizione dei colleghi per tutto quello che essi ritengono di dovermi chiedere e per le possibilità che ho di rispondere. PRESIDENTE. Onorevole Scotti, la ringrazio molto. Lei ha fornito un quadro di grande realtà e chiarezza che fa onore a lei ed al Parlamento. La ringrazio molto. UMBERTO CAPPUZZO. Desidero esprimere un vivo apprezzamento all'onorevole Scotti per la prontezza della risposta e comprendo anche l'angoscia che ha dovuto vivere, lui che si era così impegnato durante il periodo in cui ha retto il dicastero dell'interno con provvedimenti quanto mai incisivi nel campo della lotta contro la criminalità. Qui c'è un fatto umano - io ho seguito anche l'aspetto che più ci tocca - e si ripropone il problema della pubblicizzazione di questi atti, signor presidente. Bisogna valutare... PRESIDENTE. Abbiamo già parlato di questo e magari ne riparleremo. Ora parliamo... UMBERTO CAPPUZZO. Questo si ripropone, vivendo un dramma come quello personalmente vissuto dall'onorevole Scotti. Quindi esprimo questo apprezzamento e questa solidarietà sentita. Al di là di questo, onorevole Scotti, lei all'inizio ha detto che il problema che oggi stiamo esaminando si ripropone nel tempo attraverso un'adeguata regia. Io vorrei sapere qualche cosa di più su questa adeguata regia, cosa c'è dietro e perché si ripropone (perché naturalmente questo ha una valenza politica molto importante). Non vorrei soffermarmi oltre e la mia domanda precisa è riferita a questa regia, che sarebbe molto interessante capire per avere un'idea anche dell'ambiente in cui ci stiamo muovendo - un ambiente molto difficile - attraverso le deposizioni di questi pentiti. MASSIMO BRUTTI. Voglio dare atto all'onorevole Scotti che nel suo intervento qui vi sono indicazioni e valutazioni utili per la Commissione, sulle quali credo che sia utile che essa svolga il massimo di approfondimento possibile. Spero e comunque credo che l'onorevole Scotti ci aiuterà per questo fine. Anch'io sono rimasto colpito dalle parole dell'onorevole Scotti, quando egli ha fatto riferimento ad un'adeguata regia che da tempo sarebbe dietro strumentalizzazioni relative al suo nome. Credo che il punto centrale del discorso che egli ha svolto e di quel che ci interessa oggi sia proprio la vicenda del sequestro Cirillo e della trattativa che attorno al sequestro Cirillo si è svolta. Sappiamo che essa rappresentò un salto di qualità per l'organizzazione della camorra e per il rapporto camorra-politica. PRESIDENTE. Senatore Brutti, mi scusi... MASSIMO BRUTTI. Formulo le domande. PRESIDENTE. La interrompo solo per dire che a noi interessa questa questione sul versante camorra, perché gli altri versanti sono di competenza di altre autorità. MASSIMO BRUTTI. Certamente, presidente. L'onorevole Scotti dice: "avevo un'opinione contraria alla trattativa e perciò non ho seguito la vicenda Cirillo". Nel processo davanti al giudice Alemi l'onorevole Piccoli disse, in una sua deposizione, che vi erano state riunioni anche presso la sede della democrazia cristiana di Napoli. Vorrei chiedere all'onorevole Pagina 2365 Scotti se ha avuto notizia di tali riunioni, se sa che vi sono stati un interessamento ed un rapporto in particolare con il mondo camorristico, con Cutolo. L'onorevole Scotti ha detto al giudice Alemi, quando venne fuori la notizia di un intervento della DC e di una trattativa con la camorra: "Ho sempre chiesto conferma sulla stessa sia all'onorevole Gava che ad altri amici napoletani, ma ho ricevuto sempre risposta negativa. A mia richiesta, mi è stato sempre escluso che per il rilascio di Cirillo sia stato versato un riscatto anche alla camorra. L'onorevole Gava a tal proposito mi riferì che c'erano state due linee nettamente separate nelle trattative e precisamente una tra i familiari di Cirillo e le BR e l'altra che aveva interessato i servizi e la camorra. Non ho inteso approfondire ulteriormente l'argomento in quanto non mi andava di trovarmi coinvolto in faccende che non mi piacevano e dalle quali mi sentivo e mi sento totalmente estraneo". Chiedo all'onorevole Scotti se creda di poter spiegare il senso delle affermazioni rese davanti al giudice Alemi e se possibile di fornire a noi altri elementi di valutazione, tenendo conto che il nostro interesse è diverso da quello che poteva avere allora il giudice alle sue risposte. Mi colpisce anche quel che dice Scotti quando afferma: "Chi ha sbagliato deve pagare, non gli si può consentire di infangare tutto il partito nel quale io milito". Io vorrei che Scotti ci dicesse di più su questo. E vorrei anche chiedergli che cosa sa, se sa, o quali siano le sue valutazioni circa interessamenti di elementi dei servizi segreti nella trattativa; se è vero, a quanto aveva detto l'onorevole Antonio Gava allo stesso onorevole Scotti, che vi era allora una linea di trattativa tra i servizi segreti e la camorra. Chi dei servizi segreti? Servizio segreto interno, servizio segreto militare, quali esponenti? Se sa qualcosa e quali sono i suoi giudizi. PRESIDENTE. Ci sono altri colleghi che intendono prendere la parola? MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vediamo prima... magari se l'onorevole Scotti replica e poi dopo... PRESIDENTE. Ho chiesto all'onorevole Scotti ed egli gradisce che siano poste prima le domande. Comunque, se dopo quello che dirà l'onorevole Scotti vi sarà qualcuno che vorrà prendere la parola, potrà senz'altro farlo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Prima di tutto, poiché la politica è tante cose, vorrei solidarizzare in termini umani con il collega Scotti. Solidarietà umana quando egli afferma che diventa difficile far politica in condizioni come queste e che è alla fine dell'impegno politico. Evidentemente parla di fine dell'impegno politico perché c'è il gravame di una serie di mezze verità, di espressioni dette e non dette, perché sarà difficile ripagarlo di quello che è venuto fuori nei mass-media in questi giorni. Ho fatto il giornalista di professione e so come sia facile "ammazzare" attraverso quello che si dice o che si lascia intendere; credo che sia una forma di colpevolezza oggettiva, al di là delle intenzioni e al di là della politica, perché politica è produrre idee non infangare l'avversario. La cultura democratica non è disprezzo per l'altro, è tolleranza rispetto all'altro, è valutazione sul piano del consenso popolare dell'avallo alle proposte pronunciate in ordine alla manifestazione del bisogno. E mai come in questo caso Dio solo sa se nelle realtà che Scotti ha espresso come parlamentare non ci sia tanto bisogno! Non so quanti colleghi siano a conoscenza di quanto viene riferito attraverso agenzia di stampa - è una sorta di ironia, onorevole Scotti, ed è la storia di quando io ho chiesto ripetutamente a questa Commissione di sentire (lo dico ancora) Buscetta ed altri per arrivare ad un accertamento della verità - cioè del fatto che oggi Cutolo, intervistato da alcuni giornalisti durante una pausa del processo, ha detto: "Mi fa piacere, Scotti cade rispetto alla legislazione premiale Pagina 2366 che lo ho visto protagonista". E' una sorta di ironia da parte di Cutolo, fatta con grande disprezzo e con grande irriverenza nei confronti dell'impegno che, sul piano parlamentare prima, come ministro successivamente, il collega Scotti ha profuso sul versante di una dichiarazione di guerra costante nei confronti della criminalità organizzata del nostro paese, impegno che oggi egli ha riportato alla nostra attenzione. Ritorno alla regia. Questa regia, onorevole Scotti, non sarà proprio nei confronti di chi quella legislazione premiale ha attuato nel nostro paese? Se così fosse, c'è davvero non da rammaricarsi (perché ella ha fatto fino in fondo il suo dovere) ma da chiedersi se non dobbiamo essere molto più attenti, molto più cauti nelle cose che andiamo facendo. Concludo chiedendo, evidentemente, quella che è l'unica forma di risarcimento. Mi ha fatto molto piacere, anche sul piano umano, il modo in cui il presidente Violante ha accettato l'intervento dell'onorevole Scotti. Onorevole Violante, noi possiamo replicare - lo dico con molta fermezza e con grande determinazione - se ella dichiara, in maniera ufficiale, che quelle che abbiamo ascoltato ieri rispetto all'onorevole Scotti sono voci e soltanto voci, perché questo è l'unico modo per evitare che ci sia una forma di oggettiva calunnia che resterà in piedi nei confronti dell'onorevole Scotti. PRESIDENTE. Questo l'ho già detto, prima che lei arrivasse. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Mi riferivo alla stampa. PRESIDENTE. L'ho detto in questa sede ed ora siamo in seduta pubblica, comunque non c'è problema. Oggi lo dice anche la stampa che ho ribadito... Dico soltanto questo, colleghi: vi è stata la dichiarazione di un collega che credo tutti noi stimiamo... MARIO CLEMENTE MASTELLA. La mia richiesta non è rispetto al collega... VINCENZO SCOTTI. Nei cui confronti ho grande stima; questo lo dico pubblicamente. MARIO CLEMENTE MASTELLA . ..ma rispetto al pentito che rende determinate dichiarazioni. PRESIDENTE. Questo mi sono permesso di dirlo già ieri, subito, e mi pare che la Repubblica oggi lo riporti. Ho già rilasciato una dichiarazione ma, se ritenete, posso ripeterla. Vorrei però evitare di caricare troppo l'episodio, perché altrimenti rischiamo di rovesciare il carro piuttosto che di indirizzarlo! Comunque, prendo atto anche della dichiarazione di stima che l'onorevole Scotti ha fatto nei confronti del collega Bargone. Do ora nuovamente la parola all'onorevole Scotti. VINCENZO SCOTTI. Presidente, io mi chiedo dal 1982 quale sia la regia di queste cose. Se, onorevole Mastella, fosse da riferire alla mia azione di ministro non mi spiego la parte precedente, né voglio far questo. Voglio dire con molta franchezza che rifarei tutto quello che ho fatto, con la stessa convinzione, magari con più forza econ più determinazione ancora, se si può immaginare. Quindi non ho rispetto a ciò alcun problema; voglio dire che non mi compete. Guai se noi, rispetto alla legislazione sui pentiti, commettessimo errori. Ricordo sempre una sera al Viminale con Falcone. Dopo aver faticosamente messo a punto il regolamento di attuazione, Falcone mi disse: "Ministro, abbiamo fatto insieme una scommessa, abbiamo bisogno di giudici preparati e di giudici capaci. Poi questa legislazione sarà lo strumento essenziale della battaglia per la disgregazione interna del fenomeno". Io resto profondamente convinto di questo e - mi scusi, presidente, se esprimo questo giudizio - starei molto attento; lo dice chi per ragioni umane potrebbe anche avere risentimenti. Ma sono contento di pagare anche questo Pagina 2367 prezzo se riusciamo a vincere nei confronti della criminalità organizzata. I prezzi personali passano, le nostre vicende umane sono molto transeunti, quello che conta è riuscire a raggiungere dei risultati. Vorrei chiedere che il Comitato per i servizi di informazione e sicurezza approfondisse più di quanto ha fatto quale sia stato il comportamento dei servizi durante il sequestro, dopo il sequestro ed anche nei periodi successivi. Per quello che è lo spazio di mia responsabilità, io sarò disponibile a dare al Comitato tutte le informazioni che possano essere utili in questa direzione. Ma questa resta una notevole nebulosa, e passo a rispondere alle domande del senatore Brutti. Io non ho partecipato ad alcuna riunione nella sede della democrazia cristiana a Napoli. Ho partecipato a quella riunione a piazza del Gesù alla quale ho fatto riferimento e durante la quale si discusse, a legge approvata, del problema delle reazioni. Riunione a piazza del Gesù che fu chiesta da me - e De Mita con grande sensibilità la convocò subito perché sentivo questa accusa continua di essere responsabile, con gli altri, di aver introdotto nella legge qualcosa che avrebbe potuto avere conseguenze. Successivamente, ho detto con molta franchezza al giudice Alemi quello che sapevo e l'ho ripetuto ai giudici che stanno indagando sui rapporti tra politica, camorra e affari a Napoli. Dopo la vicenda Cirillo, ho chiesto ripetutamente agli amici di partito di conoscere la verità, perché ho l'opinione -personale - che, se questa vicenda fosse emersa con grande chiarezza fin dal primo momento e si fosse risposto agli interrogativi, umani, della salvezza di un uomo, della raccolta di mezzi e quindi si fosse anche fatta chiarezza tra questo e il comportamento dei due servizi, nonché sullo scontro tra i due servizi, di cui si è ampiamente parlato, e del sopravanzare dell'uno rispetto all'altro, questo sarebbe stato più utile per la vita politica a Napoli e - io dico per la democrazia cristiana. Scusatemi. Io ho sul problema una valutazione; lei mi ha chiesto, senatore Brutti, quale sia la mia opinione e gliel'ho riferita. Queste cose le ho dette allora, non le dico adesso, come risulterebbe da una raccolta della stampa e degli interventi svolti in pubblico. Si tratta quindi non di giustificazioni a posteriori ma di valutazioni fatte sul momento. Ringrazio l'onorevole Mastella per la solidarietà umana che ha espresso; mi sento comunque mortificato per la mortificazione della verità, non per ragioni personali. Ciascuno di noi vive la vita politica ed il giudizio è così ondeggiante ... sull'emozione delle notizie della stampa e della televisione; quello che resta è il dato di verità, e la nostra vita politica nazionale soffre di carenza di trasparenza e di verità. Si può anche pagare un prezzo personale se si arriva ad un risultato; la tristezza consiste nel pagare prezzi personali senza arrivare a nessun risultato ed anzi raggiungendo il risultato opposto, quello della confusione delle lingue. Quando, più di un anno fa, ho parlato in questa sede, dopo l'uccisione di Lima, dei rapporti tra mafia e politica e ho denunciato il pericolo di un processo di destabilizzazione del nostro paese, avevo presente una serie di fatti e di elementi concreti che mi davano la convinzione che saremmo andati verso un periodo di quel tipo. Credo che ciò non sia stato ancora accertato e la questione fu presa con molta leggerezza, anche dalle massime autorità dello Stato. Si trattò di un errore, perché il nostro paese, in particolare il Mezzogiorno, ha bisogno di questo elemento essenziale per la sua vita politica, per lo scontro e la dialettica politica che si svolgono. Ho comunque la coscienza tranquilla circa il comportamento personale ma sento tutto il peso della responsabilità politica oggettiva come parte della classe dirigente del nostro paese (questo sì) ed è questo l'atto di verità, personale e collettivo dei partiti, di cui credo che avremmo bisogno in questo momento. Pagina 2368 PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Scotti e chiedo se qualche collega desideri intervenire. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vorrei sapere se la seduta venga resa pubblica. PRESIDENTE. Onorevole Mastella, siamo in seduta pubblica. Le nostre sedute, infatti, sono per regolamento pubbliche, a meno che un certo numero di parlamentari non chieda che si proceda diversamente. MARIO BORGHEZIO. Ho preferito ascoltare anche la replica dell'onorevole Scotti per porre qualche interrogativo più generale sulla questione che stiamo affrontando, interrogativo che è stato richiamato alla mia attenzione, oltre a rientrare in una valutazione politica complessiva del quadro che della politica napoletana e campana emerge dall'audizione del collaboratore della giustizia. Vorrei che l'onorevole Scotti ci fornisse più chiaramente ed approfonditamente, se possibile, la sua valutazione su queste impressioni che credo tutta la Commissione abbia avuto. Infatti, anche sulla base di quanto l'onorevole Scotti ha dichiarato con un coraggio ed una onestà intellettuale che apprezzo, ritengo opportuno acquisire una sua valutazione precisa in ordine ad alcuni elementi di giudizio che abbiamo tratto. Emerge in particolare una classe politica, con riferimento ad alcuni partiti, che intrattiene palesemente rapporti quotidiani con persone che non la stampa ma l'opinione pubblica dà per affiliate alla camorra. Emerge altresì un quadro in cui un esponente di rilievo, con cariche istituzionali e politiche come quelle del senatore Gava, secondo quanto ci riferisce il collaboratore della giustizia, ha instaurato il rito del baciamano pubblico con i suoi fedelissimi e si fa chiamare "o masto mio", cioè con una terminologia tipicamente camorristica. PRESIDENTE. Onorevole Borghezio, vuole porre la questione? MARIO BORGHEZIO. Emergono ripetute allusioni a comportamenti estesi nel tribunale di Napoli (quindi, nel tribunale della vostra città) nel settore delle compravendite immobiliari e fallimentari. Il collaboratore della giustizia ha affermato anche che, a seguito della vicenda Cirillo, Cutolo si comportava come se avesse a fianco lo Stato. Vorrei sapere proprio questo, ossia se a Napoli i camorristi in questo periodo abbiano avuto a fianco lo Stato nelle sue varie espressioni. MASSIMO BRUTTI. Vorrei insistere su un punto al quale pure l'onorevole Scotti aveva dato una risposta. Desidero sapere, in particolare, se vi furono in quei giorni rapporti tra i servizi di informazione e di sicurezza, oppure tra elementi dei servizi stessi, ed esponenti della camorra; si tratta di una questione di stretta competenza della Commissione antimafia. Se l'onorevole Scotti può fornirci qualche elemento al riguardo, questo ci risulterà sicuramente utile, anche per individuare le personalità più rilevanti che in quel periodo ebbero ad occuparsi della vicenda e che forse sarebbe il caso di sentire. VINCENZO SCOTTI. Le chiedo scusa, onorevole Borghezio, se rispondo prima al senatore Brutti, perché per dare una risposta precisa ad un quesito che lei mi ha posto ho chiesto di acquisire un documento. Credo comunque che un dato sia certo nella verità confusa del sequestro Cirillo, ossia che vi fu trattativa, e trattativa dei servizi. Si tratta di un fatto fuori discussione. Anche se non sta a me entrare nel merito della competenza della Commissione, posso assicurare al presidente (questo vale anche come risposta) che la Commissione potrà ricevere da me tutto quello che, nell'ambito delle mie conoscenze, può esserle utile e necessario (lo stesso ho detto ai giudici che stanno indagando su questi fatti) nell'affrontare i rapporti politica-istituzioni-camorra nell'area di cui discutiamo. Pagina 2369 Non posso risponderle, onorevole Borghezio, sulle persone, perché l'autorità giudiziaria sta indagando e valutando le posizioni. MARIO BORGHEZIO. Può rispondere sul quadro. VINCENZO SCOTTI. Sul quadro. Ricordo che il 28 settembre 1991 scioglievo il consiglio comunale di Poggiomarino con una relazione in cui si legge: "Il consiglio comunale di Poggiomarino è stato (...). Nel comune di Poggiomarino si reinsediava pertanto il precedente consesso. Quest'ultimo risulta essere caratterizzato da fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo camorristico. Necessario riferimento alla realtà criminale esistente in quell'ambito territoriale, nel corso dell'ultimo decennio il comune di Poggiomarino è stato teatro di violenta guerra di camorra che ha visto prevalere sulla famiglia Catapano, fedele alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, la famiglia Galasso, vicina al clan capeggiato dal boss Carmine Alfieri. Dal rapporto della legione dei carabinieri del 19.9.1991 risulta che il clan Galasso si è dedicato ad una costante ed efficace penetrazione nell'ambiente politico locale, influenzandone l'attività decisionale tanto che, poco prima delle elezioni amministrative del 1990, venne segnalata la presenza nelle liste elettorali di elementi ritenuti affiliati ad organizzazioni camorristiche. Tra gli eletti figura il consigliere Antonio Izzo, successivamente imputato (...)" e poi si esaminano varie altre persone. "Emblematico del grado di infiltrazione e di condizionamento subìto dall'amministrazione comunale è inoltre il ritrovamento, nel corso di una perquisizione domiciliare presso l'abitazione di Galasso Pasquale, di copia originale di planimetria in scala 1:5000, corredata di legenda, relativa al programma di fabbricazione del comune di Poggiomarino. Tale fatto appalesa l'interesse del Galasso al locale sviluppo edilizio, interesse di tale spessore da dover avere in anteprima e grazie ai vincoli di amicizia il programma di fabbricazione e le norme di attuazione, con lo scopo di precludere ad eventuali interessati l'acquisto di zone che sarebbero state oggetto della successiva lottizzazione, tant'è che, a seguito di specifiche indagini, diversi esponenti del clan Galasso furono denunciati, unitamente ad Izzo Antonio, allora consigliere, per associazione mafiosa ed estorsione in danno dei contadini del luogo presumibilmente costretti a vendere le loro proprietà a prezzi inferiori a quelli di mercato. L'analisi di quanto esposto ed il quadro globale delle pendenze penali e dei riscontri di conoscenze, legami e connessioni con ambienti camorristici locali conducono ad una valutazione finale di forti condizionamenti sull'attività degli organi elettivi. La presenza di così compatte organizzazioni camorristiche, oltre che pregiudicare l'interesse generale della legalità, pone in evidente pericolo lo stato della sicurezza pubblica. Da quanto sopra emerge l'urgenza dell'intervento". Credo che, se si leggessero tutte le motivazioni, così come questa Commissione ha fatto, si avrebbe la sintesi delle cose (intendo riferirmi a cose sostanziali, non ai particolari) di cui si è a conoscenza. PRESIDENTE. Sull'onda di quanto ha appena detto il collega Scotti, si pone una questione: ogni qualvolta si affronta la vicenda del sequestro Cirillo, com'è stato qui confermato, emerge un certo indirizzo, anche da parte dei mezzi d'informazione, e vengono fuori alcuni nomi ma non si riesce mai a cogliere le questioni a 360 gradi. Il collega Scotti ha posto il problema dell'intervento dei servizi di sicurezza che, come è noto, sono due. Se ben ricordo, il SISDE intervenne per i primi dieci giorni circa, mentre tutto il resto della trattativa fu condotto dal SISMI. Mi preoccupo del fatto che domani vi siano un indirizzo, un orientamento, un'informazione non completi su questo aspetto della vicenda, proprio perché vi Pagina 2370 sono alcune parzialità dell'informazione, anche se non sappiamo da chi dirette o coordinate. Mi chiedo, quindi, se non sia il caso di valutare un orientamento volto a procedere all'audizione dei responsabili dei due servizi. Decideremo quando ed in che modo dar luogo a tale audizione, anche d'intesa con i colleghi componenti del Comitato parlamentare per i servizi d'informazione e sicurezza e per il segreto di Stato. Desidererei che i colleghi si esprimessero in proposito. PAOLO CABRAS. Mi dichiaro ovviamente d'accordo su qualsiasi iniziativa che possa fare chiarezza nella vicenda del sequestro Cirillo. Tuttavia, non bisogna cullarsi nell'illusione che una o due audizioni possano servire ad esaurire l'argomento. Ricordo che, essendo stato componente della Commissione stragi della passata legislatura nei primi mesi in cui questa ha operato, il primo argomento che venne affrontato fu proprio la vicenda Cirillo (per cui, pregherei gli uffici di acquisire la documentazione relativa). In quell'occasione ascoltammo i responsabili dell'epoca del SISMI e del SISDE, nonché personaggi come il colonnello Musumeci ed il capitano Belmonte, oltre al direttore generale degli istituti di prevenzione e pena, per i permessi concessi in occasione delle visite di rappresentanti dei servizi, e non solo di questi, nel carcere di Ascoli Piceno. Sentimmo altri funzionari, tra cui coloro che nel SISMI, rispetto all'indirizzo prevalente in quel momento, avanzavano obiezioni rappresentando in qualche modo la coscienza critica. Intendo dire che soltanto con un'acquisizione a largo spettro di questo tipo di testimonianze possiamo arrivare ad una spiegazione, per questo aspetto almeno trasparente, delle vicende di quegli anni. Non vorrei che senza un programma, sul quale comunque dobbiamo riflettere anche alla luce della documentazione che acquisiremo, ci limitassimo a cercare la verità attraverso un work in progress (per il quale vengono di fronte a noi persone sempre diverse a dire cose estremamente interessanti, come quelle che oggi ci ha detto l'onorevole Scotti) e poi perdessimo di vista un obiettivo di completezza. Ribadisco, quindi, di essere d'accordo sull'iniziativa prefigurata dal presidente, sapendo però che essa comporta una serie di audizioni, non essendo possibile limitarsi solo ad alcune di esse. UMBERTO CAPPUZZO. Conoscendo almeno in parte le procedure dei servizi, vorrei far presente che, a meno che non si ascoltino gli attori di allora, le dichiarazioni dei responsabili odierni... PRESIDENTE. Ho inteso senz'altro riferirmi ai responsabili dell'epoca. MAURIZIO CALVI. Signor presidente, la sua proposta ha un senso se la Commissione avvia una lettura del caso Cirillo a 360 gradi. In sostanza, o ci si occupa del caso Cirillo con le interconnessioni tra camorra e politica e con tutte le interferenze che vi sono state sul piano istituzionale, oppure aprire uno spaccato di 30 gradi rischia di creare problemi ed incertezze e di sicuro non predispone a comprendere complessivamente la verità del caso Cirillo, anche perché la magistratura ha già avuto modo di cogliere gli effetti e le conseguenze di queste interferenze. A mio avviso, la Commissione antimafia non deve decidere soltanto sull'iniziativa di ascoltare i capi dei servizi, ma deve valutare complessivamente la questione. ANTONIO BARGONE. Mi pare che l'orientamento espresso dal senatore Cabras sia da accogliere. Credo che la proposta del presidente andasse in questa direzione, nel senso che l'audizione dei responsabili dei servizi dell'epoca aprirebbe la strada ad una valutazione e ad un approfondimento della questione, tenuto conto che la Commissione è interessata non solo al rapporto tra camorra e politica ma anche a quello tra camorra ed istituzioni (così come è avvenuto con la relazione relativa ai rapporti tra mafia e Pagina 2371 politica). L'approfondimento proposto ci riguarda molto da vicino. Ritengo che, senza affermare enfaticamente che intendiamo riaprire il caso Cirillo (perché questo potrebbe provocare qualche reazione), si potrebbe dire realisticamente, sulla base dei compiti e delle funzioni attribuite alla Commissione antimafia, che noi intendiamo approfondire il rap- porto tra camorra, istituzioni e politica, anche con riferimento al caso Cirillo e partire dall'audizione dei responsabili dei servizi dell'epoca, considerando che su questo punto esistono le maggiori incertezze e le maggiori ombre (o, comunque, molta confusione, così come diceva prima l'onorevole Scotti). Credo che sia proprio questo il punto sul quale vi sia maggiore confusione e quindi penso che vi sia la necessità di un maggiore approfondimento. PRESIDENTE. Com'è già stato ricordato, di questa vicenda si sono occupati il Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza (la relativa relazione è già stata distribuita) e, per un certo periodo, la Commissione stragi. Ieri ci è stato disegnato un quadro, non so se fondato (sarà la Commissione a valutarlo), che individua un collegamento Cirillo- Casillo-ricostruzione. Ovviamente, si tratterebbe di escludere la questione Casillo. Il collega Scotti ci ha informato su un fatto del quale personalmente non ero a conoscenza, con riferimento al cambiamento delle clausole avvenuto dopo l'attentato a Siola. Siola ha subìto la gambizzazione e, se non ricordo male, ha presentato le dimissioni. VINCENZO SCOTTI. No, fu sostituito. PRESIDENTE. Il ministro Scotti, nel momento in cui diventa sindaco, cerca di ripristinare le vecchie clausole, quelle più serie. Questo è l'itinerario. A ciò aggiungete che Siola è preso, portato in una piazza di Napoli, processato e sparato: sono cose che francamente, seppure non riguardassero la camorra, presenterebbero comunque delle implicazioni. Anche recependo i suggerimenti dei colleghi Cabras, Calvi eBargone, propongo che l'ufficio di presidenza allargato ai capigruppo discuta un sintetico programma e predisponga una bozza da sottoporre alla Commissione. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito) . Ricordo che l'audizione del ministro Conso è rinviata a martedì 20 luglio, alle ore 17. La seduta termina alle 19,30. |
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