Parenti: seduta 13
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Pagina 375 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI INDICE Pag. Esame del programma di lavoro della Commissione: Parenti Tiziana, Presidente .................... 377, 383 384, 385, 390, 391, 395, 396 397, 399, 401, 402, 403, 404 405, 406, 407, 408, 409, 410 Arlacchi Giuseppe .................... 397, 401, 402, 409 Bargone Antonio ................. 383, 396, 397, 404, 409 Bertoni Raffaele ................ 387, 390, 395, 409, 410 Bertucci Maurizio .............................. 402, 409 Bonsanti Alessandra ............................ 404, 408 Caccavale Michele .................................... 397 Campus Gianvittorio ............................ 383, 384 Caselli Flavio ....................................... 408 Di Bella Saverio ..................... 397, 398, 399, 401 Garra Giacomo ........................................ 403 Imposimato Ferdinando ................................ 404 Mancino Nicola ....................... 384, 385, 391, 406 Ramponi Luigi ............................. 395, 396, 397 Scopelliti Francesca ........................... 398, 408 Scozzari Giuseppe .............................. 397, 404 Serena Antonio ....................................... 403 Simeone Alberto ...................................... 407 Stajano Corrado ...................................... 409 Tarditi Vittorio ............................... 405, 407 Tripodi Girolamo ..................... 383, 401, 406, 407 Vendola Nichi ........................................ 405 ALLEGATO ............................................... 413 Pagina 376 Pagina 377 La seduta comincia alle 9,10. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Esame del programma di lavoro della Commissione. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del programma di lavoro della Commissione. Colleghi, vi è stata distribuita la proposta di programma da me predisposta - che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna -, i cui contenuti vorrei ora illustrare, preannunciando che dovremo introdurre alcune integrazioni, anche sulla scorta di quanto emerso nelle precedenti riunioni dell'ufficio di presidenza, in particolare riguardo alla costituzione di un gruppo di lavoro nel senso indicato dai commissari del gruppo della lega nord. La proposta di programma si articola, in base ai criteri indicati dalla legge 30 giugno 1994, n. 430, istitutiva della Commissione, su tre grandi linee direttrici. Innanzitutto, si tratta di verificare, nel loro complesso, le disposizioni in materia di misure di prevenzione, con riguardo sia a quelle di natura patrimoniale sia a quelle di carattere personale. Vanno inoltre accertate l'adeguatezza e la congruità della vigente normativa e dell'azione dei pubblici poteri, come espressione della funzione di controllo che la Commissione è chiamata a svolgere sull'attività del Governo e delle pubbliche amministrazioni, verificando se gli strumenti legislativi vigenti e gli indirizzi parlamentari e di Governo risultino sufficientemente adeguati ai fini dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Occorre infine accertare e valutare l'evoluzione del fenomeno mafioso aggiornandone - in continuità con la Commissione antimafia della precedente legislatura - le linee evolutive, per indirizzare la nostra analisi su settori particolari. Nell'ambito delle prime due linee direttrici indicate dalla legge istitutiva della Commissione, dovremo verificare la congruità degli strumenti utilizzati nella lotta alla criminalità organizzata, in particolare lo stato di applicazione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, considerato che, dopo una certa fase di attuazione di tale disposizione, si comincia a constatare un fenomeno involutivo. In sostanza, si fa sempre meno ricorso all'applicazione di tale norma ed in alcuni casi, quando ciò sia accaduto, è successivamente intervenuta una revoca. Va inoltre verificata la situazione degli istituti penitenziari che dispongono degli strumenti propri delle carceri di massima sicurezza - mi riferisco soprattutto a quelli situati sulle isole ma anche ad alcuni sul continente - che non sempre rappresentano uno strumento di "contenimento" sufficiente, anche perché i processi si protraggono per lungo tempo e i detenuti sottoposti a misure di massima sicurezza spesso si trovano in condizioni tali per cui la massima sicurezza viene a mancare, come del resto alcune procure stanno in qualche modo denunciando. In definitiva, si tratta di verificare lo stato di applicazione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, con l'obiettivo di configurare strumenti atti a rendere effettiva in tutti i suoi aspetti tale disposizione. A tale riguardo andranno formulate adeguate proposte. Qualcuno, per esempio, ha indicato la possibilità di Pagina 378 svolgere processi "a distanza", così come accade per i testimoni, al fine di evitare un contatto con i detenuti associati in carceri diverse. Da verificare con urgenza è anche il problema dei collaboratori di giustizia. E' di questi giorni la protesta posta in essere a Padova da alcuni collaboratori di giustizia, i quali si sentono non sufficientemente protetti e privi dei mezzi di sostentamento che considerano indispensabili per mantenere loro stessi e le loro famiglie. Poiché i collaboratori di giustizia sono più di 800 e, se si considerano anche i loro familiari, si tratta di oltre 2 mila persone, occorre porsi il problema dell'individuazione di strumenti più idonei per assicurare un'adeguata protezione ed un trattamento economico. Inoltre, il problema relativo alla gestione dei collaboratori di giustizia va affrontato avendo riguardo alla necessità di intervenire fin dall'inizio della collaborazione e non, quindi, in una fase successiva. In questa direzione, del resto, sono state avanzate istanze da molte procure distrettuali e numerosi convegni si sono tenuti sullo specifico argomento. E' quindi necessario fare il punto della situazione e far emergere eventualmente un'indicazione che, sulla base degli elementi che raccoglieremo e delle analisi che svolgeremo, prospetti la soluzione migliore sotto il profilo dell'esigenza di contemperare trasparenza, sicurezza e adeguate gestione e protezione. Per quanto riguarda la Direzione nazionale antimafia, si tratterà di verificare l'azione svolta fino ad oggi da questo particolare organismo, analizzando anche i rapporti con le procure distrettuali e con le altre strutture giudiziarie. Sarà opportuno valutare un'eventuale proposta sui tribunali distrettuali che consenta una velocizzazione dei processi e garantisca la sicurezza del loro svolgimento, così superando la situazione di difficoltà in cui si trovano oggi alcune regioni (penso, in particolare, alla Calabria, dove tra breve inizieranno processi molto importanti, per la quale si pone il problema di garantire adeguati mezzi di sicurezza). Andranno inoltre valutate la questione dei rapporti con le procure generali, la funzione di queste ultime e l'adeguatezza degli strumenti materiali disponibili (aule giudiziarie, informatizzazione dei servizi, organici dei magistrati e degli ausiliari). Oggetto della nostra verifica dovrà essere anche la questione dei rapporti fra le varie forze di polizia, anche con riferimento all'adeguatezza e alla congruità della presenza di tali forze a livello sia centrale sia territoriale. Si tratterà, in particolare, di valutare la possibilità che il coordinamento fra le forze di polizia possa essere potenziato attraverso la Direzione investigativa antimafia, nonché di studiare la prospettiva di una diversificazione delle competenze degli altri corpi di polizia che consenta una razionalizzazione del lavoro, evitando le situazioni, oggi riscontrabili, per cui tutti si occupano del medesimo settore di indagine. Quanto alle misure di prevenzione, ritengo che oggi si imponga il ricorso a quelle di carattere patrimoniale più che alle misure personali. D'altra parte, la legislazione di settore, la cui applicazione è da considerarsi assolutamente parziale, si è caratterizzata per essere frammentaria e dettata, più che altro, da situazioni di emergenza. A mio avviso, ripeto, va attribuita priorità alle misure di carattere patrimoniale, dal momento che quelle personali (penso, per esempio, al divieto od all'obbligo di soggiorno) molto spesso non hanno risolto il problema ma, semmai, in qualche misura lo hanno aggravato. D'altra parte, l'obiettivo che ci interessa colpire è rappresentato proprio dal patrimonio accumulato illecitamente dai clan mafiosi, anche perché, agendo in tale direzione, questi ultimi vengono privati dell'"ossigeno" e l'economia viene resa meno inquinata. Si tratterà anche di accertare il livello del ricorso alle perquisizioni ed alle intercettazioni preventive nonché i risultati prodotti dall'utilizzazione di tali strumenti. La nostra analisi dovrà ovviamente essere incentrata sulla confisca dei beni, considerato che spesso ci si ferma a livello di sequestro. Ciò per effetto di una serie di problematiche, riscontrabili anche a livello legislativo, che inducono Pagina 379 spesso a muoversi seguendo il criterio del giudizio penale piuttosto che quello della prevenzione. Nella proposta di programma ho elencato una serie di proposte di modifica al codice di procedura penale, che certamente non sono da considerarsi esaustive trattandosi semplicemente di indicazioni che potrebbero velocizzare il processo e, soprattutto, rendere già acquisiti al dibattimento determinati atti, assicurando la presenza del difensore sulla base di un incidente probatorio e, quindi, evitando di ripetere gli atti di fronte ai quali spesso i collaboratori ed i testimoni si trovano a disagio. A queste proposte se ne potranno aggiungere altre, sempre con l'obiettivo di snellire il processo che, con il nuovo codice di procedura penale (soprattutto per quanto riguarda i reati di criminalità organizzata), è diventato non solo lungo e faticoso ma spesso anche incerto, a causa dei problemi di sicurezza che ne derivano. Questo per quanto riguarda la necessità - si tratta, a mio avviso, di una priorità - di verificare l'adeguatezza degli strumenti legislativi, normativi e operativi che abbiamo a disposizione. Naturalmente, come ho già detto, le priorità possono essere difficilmente poste in una scala gerarchica, perché è certamente prioritaria anche la terza linea direttrice che ho indicato, ossia l'accertamento e la valutazione attuale del fenomeno mafioso e di tutte sue le connessioni, estensioni e ramificazioni che dobbiamo individuare in tutto il territorio nazionale, e non solo in quest'ultimo, perché è noto che il fenomeno ha ormai assunto una dimensione internazionale. D'altra parte, nel nostro territorio nazionale si sono radicate negli anni, come momento di connessione, forme di criminalità che si muovono con le stesse regole (a volte con maggiore ferocia) della mafia, per così dire, di casa nostra: mi riferisco ad organizzazioni non tradizionali come la mafia turca, Sole rosso, la mafia cinese e quella dei paesi orientali in genere, oltre che dei paesi africani. Questo determina una maggiore complessità dei vari intrecci che si sono creati nell'ambito di un'internazionalizzazione che si è resa possibile attraverso questi gruppi di referenti, che costituiscono le varie organizzazioni criminali dei paesi emergenti in questo settore. Un aspetto che ho individuato come prioritario, proprio perché vi è l'allarme che possano sopravvenire ulteriori gravi attentati alle persone, è l'argomento relativo alla mafia e alla sua strategia stragistica; si rende quindi impellente un'indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o attuabili. E' noto che mai come in questo periodo vi è stata un'enorme disponibilità, come si è verificato pochi giorni fa in Calabria, di armi da guerra pesanti provenienti, ovviamente, soprattutto dai paesi che le avevano in deposito, quindi prevalentemente da quelli dell'est (ma non solo). Questo rende naturalmente la situazione ancora più allarmante, per cui è necessario verificare questo tipo di collegamenti e di strategie attuate per prevedere e soprattutto prevenire altre strategie stragistiche. Occorre, pertanto, riscrivere o comunque verificare in tempi brevi la mappa della criminalità tradizionale e dei suoi intrecci con la criminalità non tradizionale a livello nazionale e internazionale. A tal fine, nella proposta di programma si parla di livello nazionale con riferimento alle peculiari manifestazioni del fenomeno nelle aree del centro-nord e in quelle meridionali. Le aree del centro-nord fino a qualche anno fa erano relativamente tranquille; ma oggi, con il volgere degli anni, anche la situazione del centro-nord sta diventando allarmante, proprio perché si è radicata una criminalità non tradizionale che ha stretto legami molto forti con le centrali criminali tradizionali e perché vi è stata un'infiltrazione non solo criminale in senso stretto ma che ha riguardato anche poteri occulti e soprattutto ha investito l'economia e gli enti locali (quindi le amministrazioni locali). Ritengo, quindi, che sia necessario non distinguere il problema delle organizzazioni criminali nel centro-nord rispetto al sud, ma avere una visione integrata di come si siano insediati e ramificati gli interessi e i personaggi della criminalità tradizionale, oltre che di quanto abbiano inquinato e stiano inquinando Pagina 380 l'economia e la politica del nostro paese; occorre quindi necessariamente un'analisi più approfondita, che era già stata iniziata dalle precedenti Commissioni antimafia (presiedute dal senatore Chiaromonte e dall'onorevole Violante). Questo discorso sarà ripreso più organicamente a livello di gruppi di lavoro, perché quello delineato è un quadro d'insieme. Ho individuato come prioritari due filoni il cui esame, in virtù dell'organizzazione del lavoro che spero ci daremo, potrà iniziare contemporaneamente, perché ritengo sia difficile e forse anche inopportuno concentrarsi su un solo argomento tralasciandone o comunque posponendone altri perché meno importanti. Per quanto riguarda il filone relativo al rapporto tra mafia e politica, occorre fare riferimento alle infiltrazioni negli organi dello Stato e presso regioni ed enti locali (presso l'amministrazione degli enti pubblici e dello Stato, quindi anche dell'apparato burocratico di quest'ultimo) per capire fino a che punto la mafia si sia infiltrata e come riesca ancora eventualmente a far deviare in qualche modo la politica della nostra democrazia. Occorre inoltre prendere in considerazione, secondo quanto era stato suggerito, i poteri occulti, ossia l'intreccio con associazioni segrete come la massoneria deviata ed altre similari che, proprio in quanto occulte ed inquinanti il sistema democratico, si intrecciano spesso con interessi mafiosi causando nocumento alle nostre istituzioni. In questo quadro, si dovranno analizzare i flussi di spesa pubblica, con l'intreccio fra le imprese mafiose e gli eventuali appoggi che esse ricevono da poteri occulti e da organizzazioni criminali mafiose. Da questo punto di vista, pensiamo alla questione degli appalti e dei subappalti, valutando quanto la legislazione attuale sia sufficiente per arginare in qualche modo l'impossessamento dell'economia da parte della criminalità organizzata. In ordine a tale aspetto, nella proposta di programma ho fatto riferimento in particolare alle regioni a rischio, ma anche nel nord, secondo quanto ho potuto constatare a livello di lavoro, vi sono già gravi problemi di impossessamento di flussi di spesa pubblica, che confluiscono poi negli appalti, da parte di soggetti della criminalità organizzata. Si pone inoltre il problema delle frodi comunitarie, già affrontato nella precedente legislatura; credo che si dovrà continuare ancora nell'analisi di tale fenomeno. Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione riguarda gli altri modi di acquisizione di risorse come il contrabbando, che serve quale elemento di collegamento oltre ad essere un sistema di acquisizione di ingenti capitali, per di più molto semplice e di scarsissimo rischio, perché tale reato è punito con pene estremamente lievi. I diversi interscambi avvengono soprattutto nelle regioni a rischio, ma è noto che il contrabbando avviene anche attraverso il nord (in particolare la Svizzera). Questo facilita l'internazionalizzazione del fenomeno. Si pone poi il problema dell'acquisizione di risorse e del contestuale controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali attraverso attività estorsive e usurarie che, se vedono una maggiore esplosione di ferocia al sud, non abbandonano certamente il nord, dove questo problema, soprattutto nelle regioni più ricche, è diventato "importante" - lo dico tra virgolette - perché è finalizzato anche all'acquisizione di attività commerciali, attraverso la quale si giunge al controllo dell'economia da parte della criminalità organizzata. Un discorso analogo vale per l'utilizzo e la gestione delle case da gioco a fini di riciclaggio, perché esse rappresentano un momento fondamentale del riciclaggio di capitali illeciti. Si pone poi il problema dell'investimento nel mercato mobiliare e immobiliare, non solo in Italia ma anche all'estero. Altra questione fondamentale è quella del mercato degli stupefacenti e delle armi. Oggi il mercato delle armi si presenta più pericoloso di quanto sia stato nel passato, quando l'Italia serviva come paese più di triangolazione che di acquisizione del materiale bellico. Oggi, invece, le cosche criminali sono in possesso di una Pagina 381 grande quantità di armamenti, per cui occorre porsi con grande urgenza il problema di cercare, per quanto possibile, di individuare (cosa che non è stata quasi mai fatta) le rotte di provenienza del materiale bellico, allo scopo di arginare questo flusso. Naturalmente, il riferimento ai mercati degli stupefacenti e delle armi comporta un'internazionalizzazione del discorso: tra poco tempo si terrà, come è noto, la conferenza dell'ONU sul problema degli stupefacenti. Purtroppo si fa poco con riferimento al problema delle armi, dal momento che in molti paesi questo è un mercato protetto. Tali problematiche ci portano ad ampliare il nostro interesse sul piano dell'analisi e della proposta per contrastare la criminalità mafiosa a livello internazionale. Un altro settore che va assolutamente studiato con priorità - come abbiamo sentito anche dal governatore della Banca d'Italia - è quello dell'investimento di capitali di origine illecita attraverso il sistema del credito nazionale. Si pone, quindi, il problema degli intermediari finanziari, degli istituti di credito, delle società finanziarie, delle transazioni estero su estero e dei centri finanziari offshore. In tale contesto, si dovrà guardare con particolare attenzione soprattutto al centro-nord. L'inquinamento del sistema creditizio non si verifica solo al sud ma anzi, probabilmente, è molto più forte nel nord, essendo attuato con circuiti che, proprio per la loro maggiore raffinatezza, sfuggono in gran parte al controllo della banca centrale. D'altra parte, abbiamo visto anche nei processi per corruzione quanto sia difficile individuare questi canali e soprattutto che sono state le centrali del nord ad essere più interessate. Naturalmente, il problema del riciclaggio, soprattutto dei proventi dei traffici di stupefacenti e di armi, ci porta ad estendere l'indagine della Commissione ai centri finanziari offshore, - che esistono anche in Europa - come l'Austria, ma alcuni dicono anche il Lussemburgo, e come la Svizzera, che lo è ancora per grandissima parte, perché avere una rogatoria in quel paese è estremamente complesso -, ma soprattutto ai paradisi fiscali più inavvicinabili come le Bahamas, Panama, Hong Kong e le isole caraibiche. Quest'attività naturalmente dovrà svolgersi anche in collegamento con i centri politici locali. Spero che questa Commissione - così come per i paesi dell'est e per gli altri con i quali già esistono trattati internazionali - possa iniziare un discorso politico a livello internazionale, per proporre intese fra tutti i paesi per arrivare ad una armonizzazione delle legislazioni e anche ad una omogeneità di intendimenti e di mezzi per contrastare la criminalità organizzata non più a livello nazionale ma a livello planetario. Poiché oggi il dibattito è sufficientemente maturo a questo proposito - sia perché ci sono numerosissimi trattati, sia perché il problema coinvolge le economie di moltissime nazioni - credo che il momento attuale sia molto più propizio rispetto ad anni addietro per poter iniziare contatti di questo tipo, per poterci porre, come soggetto politico, a questo livello e quindi per raggiungere intese che portino ad una maggiore razionalizzazione ed armonizzazione delle legislazioni. Tutto questo riguarda i settori e gli strumenti di contrasto. Ricordo che in ufficio di presidenza ho fatto presente che nella mia proposta di programma non ho indicato un criterio di priorità perché, a mio avviso, tutti questi settori sono urgenti e prioritari. Si tratta, nella organizzazione del lavoro che ci daremo, di agire in modo razionale e su più fronti contemporaneamente, in modo da poter dare il maggior impulso possibile ai vari momenti, che svilupperemo nel tempo procedendo a tappe, dandoci limiti di tempo prefissati per ciascuno dei vari temi. Naturalmente, l'esame di nessuno di questi argomenti si può concludere in due o tre mesi, ma comunque dovremo darci una scadenza entro la quale sviluppare ciascuno di essi. Non meno importante è continuare l'attività di sensibilizzazione, non solo nelle regioni maggiormente a rischio, di una cultura della legalità. Ma certamente, quello della cultura della legalità, del rispetto Pagina 382 delle istituzioni, della volontà di combattere per una loro trasparenza e per un diverso modo di porsi tra cittadini e istituzioni, è tema prioritario nelle regioni a rischio. Credo che la Commissione dovrà trovare spazi, programmare un lavoro - in cui dovrà essere coinvolto anche il ministro della pubblica istruzione - per affrontare il problema della diffusione di una cultura della legalità soprattutto tra i giovani, in particolare nella scuola, per far comprendere loro cosa significa la legalità nel nostro paese, come vanno affrontati questi problemi e soprattutto per far capire come la criminalità organizzata si ponga come momento di rottura di questa legalità. Questo aspetto non deve essere affidato a momenti volontaristici ma deve essere sviluppato, in un'ottica programmata, proprio da chi ne ha la responsabilità istituzionale. Da questo punto di vista, dovremo affrontare anche il problema della devianza minorile, che si trasforma sempre di più in una delinquenza recidivante e che poi porta, attraverso un'escalation in vari passaggi, alla criminalità organizzata. Facendoci portatori di certi valori nei diversi momenti dell'attività culturale, fuori e dentro la scuola, e rivolgendoci alla popolazione giovanile (ma anche non giovanile), dovremo cercare di diffondere maggiormente, non solo nelle regioni a rischio, la cultura del rispetto della legalità ed il suo valore di principio fondamentale. Alla proposta di programma che ho illustrato, sono state presentate alcune proposte di integrazione. Il senatore Tripodi e l'onorevole Vendola hanno sottolineato che la Commissione non deve essere un ufficio statistico né un ufficio studi e nemmeno un ufficio legislativo: questo mi pare evidente. Essi poi affermano che la Commissione deve promuovere autonome indagini e iniziative giudiziarie. Su questo occorre riflettere, perché la Commissione è un organo parlamentare e sappiamo che la nostra Costituzione affida la promozione delle indagini esclusivamente all'autorità giudiziaria, nella persona del pubblico ministero. Quindi, è evidente che ove nella nostra attività d'inchiesta rilevassimo responsabilità non ancora emerse nelle indagini dell'autorità giudiziaria avremmo l'obbligo di trasmetterle a quest'ultima. Però la Costituzione non consente ad un organo parlamentare di svolgere autonome indagini o di assumere iniziative giudiziarie. Naturalmente, questo non significa che non svolgeremo un'attività d'inchiesta, perché questo è uno degli scopi della Commissione; ma le responsabilità che noi cerchiamo nell'attività d'inchiesta non è solamente di tipo giudiziario ma anche di tipo politico. Per quanto sembri sottovalutata, la responsabilità politica, anche perché non legata ai vincoli dell'autorità giudiziaria, probabilmente in questo momento è molto più forte (come sempre, d'altra parte, anche se c'è stata in passato molta irresponsabilità). La nostra possibilità d'inchiesta è amplissima perché la Costituzione ci riconosce le medesime prerogative dell'autorità giudiziaria (tranne quella di trarre in arresto). Ma poteri simili a quelli dell'autorità giudiziaria ci sono attribuiti per verificare quanto stabilito nella legge istitutiva e non per iniziare indagini, perché sovrapporsi all'autorità giudiziaria creando conflitti con essa sarebbe assolutamente negativo oltre che incostituzionale. Con questa precisazione - che sento di dover fare per richiamare tutti al nostro compito parlamentare e costituzionale -, le altre proposte di integrazione al programma di lavoro mi sembra possano essere accolte, perché si muovono nello stesso ambito. Le altre proposte si muovono nello stesso ambito e quindi le ritengo accoglibili. Mi soffermo solo su un punto, per il quale sarà necessaria un'attenta organizzazione dei lavori: mi riferisco alla questione dei rapporti tra mafia e sistema eversivo. Mentre ho affrontato questo aspetto con riferimento all'attualità, rispetto a temi che ritengo impellenti - ricordo l'esempio del traffico di armamenti da guerra ad alta potenzialità e delle alleanze che si sono strette e che ancora non Pagina 383 conosciamo - perché mettono in crisi la sicurezza non solo di singole persone ma anche dello Stato, il senatore Tripodi e l'onorevole Vendola propongono un lavoro in retrospettiva. Non è un elemento negativo - per carità! - però ritenevo prioritario affrontare problemi di attualità piuttosto che effettuare un lavoro di retrospettiva. Sui tentativi golpisti e autoritari degli anni 1970, 1973, 1974 e 1979 esistono già numerosissimi atti giudiziari e le precedenti Commissioni antimafia se ne sono già occupate. Dobbiamo farlo anche noi ma dopo una selezione di ciò che non è stato ancora fatto e che ci interessa, perché diversamente ci andremmo ad imbarcare in una mole enorme di atti giudiziari. Lo stesso vale per altre questioni, come i rapporti tra Cosa nostra e la banda della Magliana, che sono stati ampiamente analizzati, o la strage dell'Italicus o il ruolo svolto dal SISMI in Sicilia negli anni 1978-1981, o il ruolo svolto dal CAS Scorpione di Trapani della rete Gladio. Questo lavoro dobbiamo effettuarlo, però in modo più selettivo rispetto a ciò che ancora non è stato fatto e rispetto a ciò che aiuta anche a comprendere l'attuale gravità del momento e cioè come la situazione si sia evoluta fino questo momento (anche se può darsi che si sia verificata una frattura e che ora sia in atto una nuova strategia stragista, che si diversifichi e per potenzialità e per le diverse alleanze internazionali concluse nel frattempo). Organizzeremo un lavoro di questo genere ma in modo più razionale, più mirato, più selettivo. Le rimanenti proposte di integrazione (su frodi comunitarie, rapporti tra mafia e massoneria, e così via) riprendono argomenti già inseriti nella mia proposta di programma, quindi mi pare possano essere accolte. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali sul programma di lavoro della Commissione. GIROLAMO TRIPODI. Solo una precisazione per quanto riguarda la nostra proposta relativa ai poteri della Commissione rispetto a quelli della magistratura. Non volevamo assolutamente intendere... ANTONIO BARGONE. Presidente, ci faccia capire come si procede. PRESIDENTE. Adesso procediamo alla discussione e poi passiamo alla votazione. ANTONIO BARGONE. Degli emendamenti? Dobbiamo discutere prima del programma. PRESIDENTE. Del programma in generale, sì, non degli emendamenti, nel senso che gli emendamenti che sono stati presentati entrano a far parte del programma con le precisazioni che ho fatto. GIROLAMO TRIPODI. Intervengo solo limitatamente all'osservazione fatta dal presidente. Se quella è l'interpretazione che lei dà della nostra proposta, la modifichiamo perché non intendevamo assolutamente inserire una dizione che potesse essere interpretata nel senso di una sostituzione alla magistratura. Parliamo soltanto di una Commissione che, come stabilito dalla legge, ha poteri di inchiesta e, allo stesso tempo, poteri analoghi a quelli della magistratura. PRESIDENTE. Forse è bene dirlo con altre parole. GIROLAMO TRIPODI. Potremmo togliere quell'inciso. PRESIDENTE. L'importante è che non si creino questi equivoci. GIANVITTORIO CAMPUS. Concordo sia con quanto esposto dal presidente nella presentazione della proposta di programma sia con gli emendamenti presentati alle pagine 12 e 23 della proposta stessa. In particolare, per quanto riguarda il paragrafo da inserire a pagina 23 "Organizzazioni criminali omogenee e non omogenee nelle aree del centro-nord", credo che al terzo capoverso, dove si legge "E' evidente che questo quarto gruppo di lavoro articolerà i settori di indagine sulle medesime tematiche degli altri due (...)" sia opportuno dire "degli altri tre", altrimenti Pagina 384 non si capisce quale dei tre settori di indagine si intende escludere. PRESIDENTE. Questa mattina ci occupiamo soltanto del programma di lavoro: la sua proposta riguarda i gruppi di lavoro, di cui ci occuperemo in un secondo momento. GIANVITTORIO CAMPUS. Nel ribadire che approvo incondizionatamente la proposta di programma, voglio ancora sottolineare che nella medesima si continua a parlare di "poteri occulti". Credo che questa definizione, cui siamo abituati, in quanto è stata usata in maniera troppo frequente, oltre ad essere completamente vuota si presti più a strumentalizzazioni demagogiche che a precise volontà di lotta alla mafia. Cerchiamo sempre di dare nomi e corpi a questi cosiddetti poteri, perché sappiamo che si tratta di intrecci, nemmeno tanto occulti, tra politica, economia e mafia. Non diamo a questi poteri un alone di incertezza che non esiste. Certo, si tratta della massoneria, perché sappiamo bene che la mafia ha sempre sguazzato tra grembiuli e cappucci. Ma si tratta anche di partiti politici o di parte dei partiti politici, nonché di grossi centri di raccordo economico. Dunque, tutte strutture che metastatizzano e sfruttano i veri poteri, che sono quelli dello Stato: basti ricordare le infiltrazioni a livello di magistratura, di Parlamento, di regioni e di comuni o in altri poteri meno istituzionali, quali quelli dell'informazione, per esempio. Quindi, inviterei la Commissione ad usare un linguaggio che corrisponda maggiormente alle esigenze di chiarezza che i cittadini richiedono. Usiamo nomi e cognomi, sigle e identità precise. Parliamo di Riina, di Santapaola, di Gelli, di Pazienza, di Contrada, di Gava: sono nomi e loci criminis ben precisi. Non continuiamo anche noi a creare polveroni con definizioni che non indicano nulla. Ho voluto sottolineare un'esigenza di trasparenza. PRESIDENTE. Comunico che tra venti minuti avranno inizio votazioni alla Camera. Do la parola al senatore Mancino, invitandolo a tener conto di questo limite di tempo. NICOLA MANCINO. Signor presidente, la ringrazio per la sua duplice fatica: aver trasmesso alla Commissione un documento di natura programmatica e averci oggi illustrato i contenuti della strategia che questa Commissione si deve dare. Tenuto conto del tempo molto scarso che ho a disposizione, mi limiterò a due osservazioni di carattere metodologico. Il programma di lavoro può essere integrato o tramite una discussione di carattere generale, con le motivazioni che fornirà chi interverrà nel dibattito, o attraverso la presentazione di emendamenti. Ho qualche difficoltà ad ipotizzare che un programma, peraltro vasto negli obiettivi, possa essere integrato con emendamenti di carattere formale. Inoltre, avendo lei stessa sottolineato, signor presidente, che tutto è prioritario, non vorrei che si corresse il rischio - la prego di considerare che sto parlando in termini collaborativi - di non rendere niente prioritario. Sottolineo ciò perché vi sono invece priorità reali anche rispetto a scadenze di natura legislativa. Signor presidente, se potrà confortarmi sul tipo di lavoro che come Commissione abbiamo dinanzi - non in ordine al programma, ma a proposito di ciò che dobbiamo fare per giungere poi all'approvazione del programma stesso - gliene sarò grato. Credo, infatti, che questa Commissione di tutto abbia bisogno fuorché di dividersi sulle attività da svolgersi o sulle priorità da stabilire. Lei ha fatto bene a sottolineare che c'è una diversità, nonostante la sussistenza degli stessi poteri dell'autorità giudiziaria: rispetto al giudice che svolge attività di tipo giudiziario, questa Commissione d'inchiesta può avvalersi di tali poteri, i quali, però, non ricorrono tutti i momenti, ma solo quando è necessario. Quindi, non vi è alcuna attività sostitutiva di quella propria dell'autorità giudiziaria. Da questo punto di vista, ho qualche dubbio sugli emendamenti presentati, per Pagina 385 quanto già attenuati dall'intervento del senatore Tripodi. A proposito di quello proposto a pagina 1, per esempio, nessuno mette in discussione che sussistano i poteri dell'autorità giudiziaria. E' giusto che ci poniamo anche dei limiti a tali poteri, però, se al punto 3 di pagina 1 si chiede che l'accertamento sia previsto anche "mediante la promozione di autonome indagini ed iniziative giudiziarie", credo si introduca una previsione che sfugge completamente al compito di qualsiasi Commissione parlamentare, sia pure... PRESIDENTE. Il senatore Tripodi ha già detto di essersi espresso male. E' chiaro che ciò non è possibile per una Commissione parlamentare. NICOLA MANCINO. Vorrei che questo fosse chiaro fin dall'inizio. Dobbiamo inoltre decidere sul modo in cui lavorare, signor presidente, perché per stabilire delle priorità abbiamo bisogno della presenza di tutti, anche nel dibattito. Almeno nella fase preliminare dell'accertamento delle strategie da perseguire come Commissione, riterrei opportuno individuare un momento in cui non vi sia l'impegno delle votazioni in assemblea. Questo per consentire a ognuno di noi di conoscere meglio il punto di vista del collega e, magari, per realizzare quelle intese che considero come un obiettivo non solo opportuno, ma anche irrinunciabile: un intendimento comune della Commissione vale molto di più della distinzione che può verificarsi anche a seguito di malintesi, proprio perché è mancato il colloquio preliminare. PRESIDENTE. Senatore Mancino, a proposito delle sue osservazioni sull'organizzazione del lavoro, allegata al programma vi è una mia proposta in tal senso. Mi rendo conto che dire che sono tutte priorità può significare, alla fine, che non ve ne sia alcuna. Però è chiaro che ciascun gruppo nell'organizzazione del lavoro che vorrà darsi si avvarrà della propria autonomia nello scegliere le priorità che ritiene di affrontare, ovviamente in armonia con gli altri gruppi. Avevo inteso lasciare questo aspetto all'organizzazione che si daranno i gruppi di lavoro. Poiché alla Camera stanno per avere luogo votazioni, propongo di rinviare il seguito della discussione alle 18. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 18,20. PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi che intendono intervenire, desidero integrare l'esposizione di questa mattina illustrando la proposta di programmazione dello svolgimento dei lavori della Commissione, che delinea le priorità ed i tempi e che è allegata al programma generale. Nel formulare la proposta ho pensato di prevedere l'istituzione di tre gruppi ai quali se ne potrebbe aggiungere un quarto. Il primo gruppo, che si occupa della verifica della congruità degli strumenti legislativi e dell'azione dei pubblici poteri e degli indirizzi del Parlamento nel contrasto al fenomeno mafioso, dovrebbe essere diviso in due sottogruppi, il primo dei quali dovrebbe occuparsi dell'analisi e dell'elaborazione dei modi di attuazione del disposto di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, delle misure di prevenzione patrimoniali e personali, dell'attività di ricerca dei grandi latitanti e dell'indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o attuabili e strumenti di prevenzione sul contrasto al terrorismo mafioso. Il secondo sottogruppo dovrebbe occuparsi dei collaboratori di giustizia, dei testimoni e delle vittime della mafia, della Direzione nazionale antimafia, delle direzioni distrettuali, delle strutture giudiziarie dei tribunali distrettuali, della direzione investigativa antimafia, dei servizi centrali di polizia, del coordinamento delle forze di polizia e di eventuali modifiche al codice di procedura penale. Trattandosi di argomenti alquanto impegnativi, ho pensato di dividere questo Pagina 386 gruppo di lavoro in due sottogruppi. Però, in seno all'ufficio di presidenza sono sorte alcune perplessità sull'opportunità della suddivisione ed è stata indicata la possibilità di affrontare tali argomenti collegialmente in Commissione. A mio avviso, questa soluzione comporterebbe un maggior dispendio di tempo, in considerazione anche dell'urgenza dei temi da trattare. Sono state poi individuate due grandi tematiche - relative una a mafia-politica-poteri occulti e l'altra a mafia-economia, con riferimento sia all'acquisizione di risorse illecite sia al loro reimpiego - da affidare a due distinti gruppi. Per dare la possibilità di affrontare con urgenza determinati argomenti, il primo di questi due gruppi potrebbe essere diviso in tre sottogruppi ai quali affidare rispettivamente l'analisi delle seguenti tematiche: connessioni tra mafia e politica negli organi dello Stato e presso regioni e enti locali, alla luce degli sviluppi delle indagini e delle risultanze processuali dell'autorità giudiziaria, nonché dei provvedimenti amministrativi adottati per gli enti territoriali; linee evolutive di tendenza delle predette infiltrazioni e connessioni; organicità di poteri occulti, quali massoneria deviata e associazioni segrete similari, alle strutture degli organi centrali e periferici dello Stato. Trattandosi di un tema omogeneo, questi tre sottogruppi si integrerebbero gli uni con gli altri. Il terzo gruppo di lavoro (mafia-economia) sarebbe anch'esso suddiviso in sottogruppi dei quali indico i temi (la priorità non deve essere necessariamente quella indicata): flussi di spesa pubblica-imprese mafiose e sistema degli appalti e criminalità organizzata; criminalità organizzata e frodi comunitarie; estorsioni e usura; contrabbando di tabacchi, oro e preziosi; criminalità organizzata in mercati nazionali di stupefacenti, collegamenti con organizzazioni e mercati internazionali, traffici internazionali di stupefacenti nei diversi ambiti mondiali, gruppi emergenti; mercato delle armi e di materiale radioattivo gestito dalla criminalità organizzata sul territorio nazionale, collegamenti con gruppi e mercati internazionali, traffici internazionali di materiale bellico e di materiale radioattivo e collegamenti nazionali; modalità di investimento di capitali di origine illecita attraverso il sistema del credito nazionale, operazioni finanziarie dall'estero e verso l'estero attraverso il sistema bancario nazionale; intermediari finanziari; case da gioco; mercato mobiliare e immobiliare; reimpiego dei grandi capitali attraverso società finanziarie internazionali e centri finanziari offshore, transazioni estero su estero; infine - è un tema assai importante - verifica dell'applicazione degli accordi operativi e normativi internazionali e sviluppo dei trattati di cooperazione internazionale nella lotta al crimine organizzato e al riciclaggio di capitali illeciti e proposte di una normativa unitaria europea. Ogni gruppo deve essere composto di 19 commissari per assicurare la presenza di tutti i gruppi parlamentari; ovviamente ogni commissaro può occuparsi di uno o più gruppi i quali, al loro interno, stabiliscono le priorità e i tempi. Ritengo che la divisione in sottogruppi dia la possibilità di affrontare più argomenti urgenti in modo armonico. Il quarto gruppo, che potrebbe divenire terzo nel caso in cui si decidesse che il primo non venga costituito perché il tema che dovrebbe trattare deve essere affrontato collegialmente, dovrebbe occuparsi delle organizzazioni criminali omogenee e non omogenee nelle aree del centro-nord (d'altronde le tematiche sono le stesse, con alcune peculiarità per quanto riguarda le organizzazioni criminali non omogenee), e dovrebbe incentrare la sua attività su analisi e investigazioni nelle aree del centro-nord, per la peculiarità con la quale ivi si attuano i collegamenti con le amministrazioni e l'economia locale ed in particolare le modalità di organizzazione ed ancor più di investimenti di capitali illeciti. Peraltro, proprio nelle regioni del centro-nord, più che nelle aree tradizionali, forti sono gli stanziamenti di associazioni criminali non omogenee originarie dell'Oriente, dell'Africa, dell'America latina, che hanno assunto via via un peso preponderante nel traffico degli stupefacenti e nel traffico di Pagina 387 armi, dando quindi alla mafia tradizionale un più facile e sistematico accesso all'internazionalizzazione dei grandi traffici illeciti e al riciclaggio dei relativi profitti, attraverso operazioni per lo più su diverse banche estere. E' evidente che questo quarto gruppo di lavoro articolerà i settori d'indagine sulle medesime tematiche degli altri gruppi, così da far emergere le peculiarità del fenomeno mafioso e similari nelle aree non tradizionali e da permettere una visione integrata e d'insieme del fenomeno stesso. Le tematiche, quindi, sono le stesse, con le peculiarità che presentano le regioni del centro-nord; non esclusivamente del nord, perché, come voi sapete, quelle del centro, anche a seguito di operazioni della polizia e dell'autorità giudiziaria, si sono rivelate regioni a rischio dal punto di vista dell'infiltrazione soprattutto dell'economia criminale, a livello di estorsioni e di usura. Inoltre, i collegamenti con la criminalità non omogenea sono molto forti, soprattutto in questo momento per il traffico di stupefacenti e forse molto di più per quello di armi. Ovviamente il gruppo stabilirà al suo interno priorità e tempi che saranno concordati con la presidenza. RAFFAELE BERTONI. Viviamo in un mondo che mai come adesso è dominato dalla pubblicità, una pubblicità che serve a creare fenomeni e ad annullarne altri. Purtroppo spesso ci riesce, e ci riesce nei confronti di molta gente: guardando certi spot e certi programmi televisivi si potrebbe credere che in Italia non esiste la povertà, che invece è presente e lo è in modo massiccio. Con la pubblicità si può tentare di far scomparire la mafia, ma noi sappiamo che esiste; si può affermare che non se ne deve parlare perché la mafia è un fenomeno insignificante che riguarda pochi criminali e che è meglio non rappresentarla per farla scomparire nell'immaginazione delle persone. Ma non è così, perché, per chi vive in certe regioni e per chi guarda al di là degli spot e delle trasmissioni televisive, la mafia è una realtà ben più pesante di quella che sarebbe se fosse rappresentata da poche decine di mafiosi dispersi in Sicilia, Calabria e Campania. Se così fosse, basterebbe la Commissione, in una specie di pubblica tenzone simile a quella degli Orazi e Curiazi, per metterla al tappeto. Dico questo non per polemizzare con chi ha detto il contrario (anche se la polemica è implicita) ma per complimentarmi con lei, signor presidente, perché con il programma che ha sottoposto all'attenzione della Commissione mostra di non condividere i tentativi pubblicitari di far passare per inesistente ciò che esiste o per esistente ciò che non esiste e di non essere d'accordo con chi pensa che la mafia sia ormai ridotta all'impotenza anche sul piano numerico. La sua relazione è puntuale e puntigliosa nell'analizzare tutti gli aspetti del fenomeno mafioso e nell'indicare l'evoluzione pericolosa che ha avuto ed ha nel momento attuale e documenta la sua posizione certamente accettabile e realistica. Tuttavia, a me pare che, se anche per questa parte il documento è convincente, nel suo complesso non possa essere considerato un programma incisivo che, in sé considerato, possa risultare idoneo a rappresentare un tentativo efficace tale da porre la Commissione antimafia in condizione di eguagliare e, possibilmente, di andare al di là del punto alto, altissimo conseguito con le relazioni Violante nella precedente legislatura. Purtroppo l'antimafia in tutte le sue articolazioni, da quelle popolari (che probabilmente sono le articolazioni che meno peccano in questa direzione) a quelle istituzionali, ha sempre inseguito la mafia ed ha sempre finito per descrivere ciò che la mafia è stata, non ciò che essa è nel momento in cui l'articolazione istituzionale antimafia opera. Se ci limitassimo ad accettare la sua proposta di programma, rischieremmo di cadere in errore, dal momento che approveremmo un'impostazione che è propria dell'attività giudiziaria. Questa mattina lei, signor presidente, ha sottolineato come l'attività giudiziaria abbia una propria dimensione ed una sua finalità diverse da quelle che caratterizzano il nostro ruolo. Sono propri dell'attività giudiziaria la descrizione Pagina 388 del passato, la ricostruzione dei fatti accaduti e l'applicazione della pena, anche a distanza di anni, nei confronti di chi sia riconosciuto colpevole di fatti connessi con il fenomeno mafioso. Al contrario, non può essere questa l'impostazione di una Commissione come la nostra, che ha una finalità di carattere prevalentemente - anzi direi esclusivamente - politico. A mio modo di vedere, noi abbiamo l'obbligo non di inseguire, non di precedere ma, perlomeno, di accompagnare l'evoluzione della mafia e di capire cosa stia accadendo in questo momento. Se ci limitassimo a ricostruire il passato, non realizzeremmo nient'altro che un doppione, sia pure collegato a diverse finalità, dell'attività svolta dai giudici. La Commissione presieduta dall'onorevole Violante ha avuto un grande merito, quello di individuare la cosiddetta coabitazione politica della mafia, di capire cioè come tra mafia e politica si fosse stabilito un rapporto, appunto, di coabitazione. Per acquisire tale dato si è lavorato su fatti del passato, anche se relativamente. Ripeto: la Commissione Violante ha rappresentato il punto massimo al quale è giunta l'attività antimafia in sede parlamentare, nel confronto con tutte le Commissioni precedenti. Vi è ancora qualcuno che sottovaluta e minimizza il fenomeno, non so se per carenze di conoscenza. Certo, a chi rimane sempre chiuso in ville turrite e protette, la dimensione del fenomeno può sfuggire. Noi dobbiamo convincere costui che non è così e dobbiamo cercare di farlo uscire dalla realtà chiusa nella quale si è collocato. A mio avviso, dovremmo cercare di superare il punto di arrivo della precedente Commissione antimafia, che - ripeto - è stato il più alto mai conseguito, e cercare di capire cosa stia avvenendo oggi nell'ambito della mafia. In questa direzione vi sono segnali che ci possono aiutare. Che significato attribuire, per esempio, agli attentati mafiosi perpetrati recentemente in Sicilia - durante, prima e dopo la campagna elettorale - contro esponenti ed amministratori progressisti? Dobbiamo chiederci, anche in considerazione della particolare natura degli attentati, se essi non costituiscano un messaggio. Per esempio, gli attentati ai quali mi sono riferito potrebbero anche esprimere il seguente messaggio della mafia: "Noi siamo contro le vittime degli attentati e dalla parte dei loro nemici". Potrebbe essere questo un significato. Dobbiamo cercare di capire anche quello che sta avvenendo al nord. Il collega Stajano ha opportunamente osservato in una delle ultime sedute che non è vero che la mafia al nord sia un fenomeno in embrione. La presenza della mafia al nord è legata ad un fenomeno riscontrabile da tempo, anche a livello giudiziario. Probabilmente nessuno meglio di lei, signor presidente, ne è consapevole, visto che lei ha avuto la fortuna - a me negata - di lavorare nel pool anticorruzione di Milano. Un aspetto particolare che va considerato è che nella mafia al nord corre denaro mafioso, che non so se serva soltanto ai fini del riciclaggio o se serva anche a procurare alla mafia che opera nelle regioni a rischio protezione, vantaggi, certezze, speranze, posto che il potere economico - ed oggi anche quello politico - è tutto spostato al nord. Anche questo è un aspetto che dobbiamo considerare, se davvero vogliamo seguire la mafia nella sua attualità. Non credo che le mie convinzioni siano diffusamente condivise, ma io le ribadisco avendole maturate sulla base di una lunga esperienza. Ho esaminato numerose relazioni delle Commissioni antimafia succedutesi nel tempo ed ho notato come esse si limitassero a valutazioni sapute e risapute. Persino il famoso capitolo contenuto nella relazione del 1976 relativo a Ciancimino riguardava, per così dire, un uomo morto, già abbandonato e messo al bando da tempo dal suo partito di appartenenza, la democrazia cristiana. Ciancimino, che sulla base degli elementi indicati nel 1976 dalla Commissione antimafia avrebbe potuto essere processato immediatamente, lo è stato solo dopo tanti anni. Non possiamo permetterci di ripetere errori di questo genere! Pagina 389 Cosa dobbiamo cercare di fare, operando con quell'unità di intenti di cui parlava il senatore Mancino questa mattina? Se non vi è unità di intenti, deve essere chiara una separazione di responsabilità. In definitiva, c'è chi la vede in un modo, chi in un altro: la storia dell'antimafia prova che il fenomeno è stato valutato in un certo modo da una determinata parte politica (e i fatti le hanno dato ragione!). Se qualcuno avesse detto le cose che sto dicendo in questo momento all'epoca dell'antimafia di Carraro, sarebbe stato espulso dall'aula. Oggi nessuno adotta un tale provvedimento nei miei confronti, non solo per la cortesia e la benevolenza che mi usate ma anche perché quanto vado dicendo è in ogni caso un minus rispetto alle verità che tutti conosciamo. Da qui dobbiamo partire per andare avanti, anche per evitare che chi ci seguirà possa dire che abbiamo scritto cose già note. Se vogliamo operare in questa direzione, dobbiamo dare per pacificamente acquisiti i punti contenuti nella sua proposta di programma, ma dobbiamo considerare quest'ultima soltanto come una piattaforma sulla quale tutti concordiamo. L'importante, tuttavia, è dare alla nostra azione una netta incisività. Per fare questo, bisogna abbandonare un aspetto che vedo sottolineato nella sua relazione, presidente. Mi riferisco alla sottolineatura dell'aspetto giuridico che, seppure imposta dalla legge, non condivido: noi non siamo le Commissioni giustizia di Camera e Senato! Giustamente, i colleghi Tripodi e Vendola hanno presentato un emendamento con il quale si chiede di mettere da parte le questioni attinenti alla riforma del codice di procedura penale (farlo, mi sembrerebbe un fuor d'opera). Non dobbiamo fermarci troppo sull'aspetto giuridico della nostra attività. Semmai, dobbiamo estrapolare da questa parte del nostro lavoro il punto che appare politicamente più significativo. Mi riferisco alla questione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. La Commissione antimafia si deve pronunciare in modo netto circa l'opportunità o meno di mantenere nel nostro ordinamento tale disposizione. A mio avviso, tale norma dovrebbe continuare ad avere la sua vigenza fino a quando ci sarà la mafia. Sono un ottimista e penso che la mafia possa essere sconfitta, se agiremo seriamente e seguendo le prospettive che mi sto permettendo di indicare. Con la mafia sconfitta, cadrebbe anche l'articolo 41-bis; se, al contrario, stabilissimo un termine di vigenza, daremmo alla mafia una sensazione di respiro, quasi dicessimo: "tanto, la mafia non finisce!" Dobbiamo soprattutto pretendere che questo provvedimento sia adottato subito, anche per evitare che permangano gli equivoci che abbiamo colto dalle esposizioni svolte in questa sede dai ministri Biondi e Maroni, i quali hanno rilasciato dichiarazioni che creano speranze - che spero possano essere false - nei mafiosi. Dobbiamo tempestivamente privare i mafiosi di queste speranze! Vorrei inoltre osservare che dobbiamo segnare, come Commissione, non come gruppi di lavoro, le priorità della nostra attività, evitando che esse siano scandite dal lavoro più o meno diligente dei gruppi che saranno costituiti. Ripeto: dovrà essere la Commissione a scandire queste priorità, perché queste ultime sono collegate in particolare alla presenza della Commissione come tale. Noi non possiamo permetterci di non essere e di non apparire presenti, presenti come un organismo politico che si prefigge lo scopo non di inseguire ma di precedere la mafia, di guardare ad essa nel modo in cui si esprime attualmente, facendo capire ai mafiosi che la Commissione non toglie loro lo sguardo di dosso e che è in grado di capire ciò che essi fanno. Nel contempo, si tratta di far capire alle popolazioni del sud che esiste un organismo che lotta per loro e che pretende che anch'esse lottino per lo Stato. Quest'ultimo si identifica in un'antimafia che combatte il delitto ed esalta - come giustamente osservava Violante - i diritti delle popolazioni interessate. Vi è quindi la necessità di liberare il sud dalla mafia, dando il senso anche alla popolazione del nord che noi del Meridione vogliamo liberarci da questa piaga che si è estesa anche al nord spingendo i mafiosi e il denaro Pagina 390 mafioso verso quelle regioni. E' necessario liberarsi dalla mafia per impedire che si estenda a nord in maniera più profonda di quanto già abbia fatto. Il nostro gruppo ha presentato un ordine del giorno che ritengo esprima tale esigenza. Diamo per accettato, almeno dal mio punto di vista personale, il documento che la presidenza ci ha sottoposto, ma la Commissione fissi le priorità delle sue azioni, gli strumenti delle sue azioni che debbono essere sì i gruppi ma non lasciati a se stessi come appare, sia pure con tutte le buone intenzioni di coordinamento e di lavoro. Gruppi che fin dall'inizio abbiano fissati dalla Commissione i tempi di lavoro, l'oggetto del loro lavoro, la confluenza del loro lavoro; gruppi che non siano tanti, ma pochissimi, che siano cioè - a nostro modo di vedere - tre. Il primo dovrebbe riguardare mafia e politica (quando dico mafia e politica intendo rapporti della mafia con il mondo della politica, della burocrazia e della magistratura). Abbiamo visto che c'è ben più della coabitazione, presidente. PRESIDENTE. C'è scritto nel programma. RAFFAELE BERTONI. Lo so che c'è scritto, ma dobbiamo metterlo in evidenza con dei fatti. Non dobbiamo occuparci di quello che già sappiamo perché lo hanno scoperto i giudici. Non mi interessa ciò, mi interessa vedere oltre, andare oltre i confini in cui debbono lavorare i giudici. Occorre, quindi, fissare questi strumenti di lavoro con un impegno di lavoro prestabilito dalla Commissione per far emergere il ruolo della Commissione stessa, che deve essere presente contro la mafia a sostegno delle popolazioni, specialmente meridionali, che vivono l'oppressione della mafia. La Commissione antimafia non può ridursi a registrare il lavoro dei gruppi, la Commissione nel suo complesso deve svolgere una sua attività, e la presidenza deve dirci immediatamente quali audizioni, quali sopralluoghi, quali iniziative la Commissione intende prendere e considera prioritari per tali finalità. Non è possibile lasciare al futuro tutto ciò, deve essere stabilito subito. Un programma attendibile è quello che abbiamo proposto con il nostro ordine del giorno. Il ruolo della Commissione antimafia non può ridursi a quello che è stato nei giorni scorsi. Abbiamo avuto audizioni in cui gli interessati hanno ripetuto alla Commissione le stesse cose che quotidianamente dicono ai giornali. Non è possibile che l'antimafia si limiti a ciò. Oltre tutto a me sembra anche dubbio che le persone che abbiamo ascoltato possano opporre quella riservatezza che taluni di loro hanno opposto. Dobbiamo tenere conto che la legge istitutiva per la prima volta introduce un elemento nuovo, quello della non opponibilità di nessun tipo di segreto alla Commissione antimafia, superando addirittura le novità previste dal nuovo codice di procedura penale. Dobbiamo avvalerci di tali strumenti nella loro pienezza per dare il senso della nostra presenza. Il documento presentato dalla presidenza, proprio per il carattere esauriente che ha in ordine a tutti gli aspetti del fenomeno mafioso, credo possa essere senz'altro accettato, salvo la parte relativa alle riforme del codice di procedura penale, perché se anche noi ci mettessimo a parlare di questi argomenti finiremmo per aggravare il caos in un mondo già caotico quale è quello del processo penale e delle sue riforme. Bisognerebbe agire su queste direttrici creando tre gruppi di lavoro: mafia e politica; mafia ed economia, mafia e finanza illecita; mafia al nord, per inseguire non soltanto i mafiosi che sono al nord, non soltanto i capitali mafiosi riciclati, ma anche le destinazioni di quei capitali diretti a favorire una continuazione di quella che è stata la coabitazione tra il potere politico e la mafia. In questo modo la nostra azione potrà essere diversa, come deve essere, da quella dei giudici, ed incisiva e la Commissione potrà lasciare un segno in una certa misura nuovo anche rispetto a quello già così importante lasciato dalla precedente Commissione antimafia. Pagina 391 PRESIDENTE. Do lettura dell'ordine del giorno presentato dagli onorevoli Bargone, Arlacchi, Scozzari, Bertoni, Di Bella, Stajano, Bonsanti, Grasso, Violante, Brutti, Imposimato, Scivoletto, Vendola, Tripodi, Serena, Caselli e Conti: "La Commissione, ritenuto che le linee programmatiche illustrate dal presidente non contengono in modo chiaro priorità, tempi e strumenti per la realizzazione degli obiettivi strategici; considerata la necessità di avviare con immediatezza ed incisività i lavori della Commissione e dei gruppi di lavoro; valutata l'opportunità di definire l'assetto organizzativo della Commissione stessa ai fini del suo più efficace funzionamento; si impegna alla immediata costituzione dei tre gruppi di lavoro indicati nel programma e designarne i coordinatori; alla urgente definizione di audizioni, accessi e sopralluoghi della Commissione per la sua attività esterna; a prevedere relazioni entro tre mesi dei gruppi di lavoro sullo stato della loro attività per consentire al plenum della Commissione di svolgere la funzione di coordinamento e di sintesi; prevedere l'audizione dei giudici di sorveglianza e dei direttori dei più importanti istituti penitenziari al fine di verificare lo stato di applicazione dell'articolo 41-bis; prevedere altresì l'audizione di collaboratori di giustizia e dirigenti del servizio protezione sulle modalità di applicazione del programma di protezione; prevedere entro la prossima settimana una visita della Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata ed acquisire ulteriori elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca ancora un puntuale approfondimento" (mi spiace che non si dica dove deve andare la Commissione e con chi deve interloquire) "; prevedere una specifica indagine con le necessarie audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco per accertare la loro eventuale utilizzazione ai fini del riciclaggio del denaro sporco; confermare integralmente lo staff interno assegnato alla Commissione della passata legislatura e provvedere con urgenza alla individuazione dei collaboratori esterni". Ritengo che l'ultimo periodo dell'ordine del giorno sia inammissibile. L'articolo 6, comma 4, della legge istitutiva prevede che per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione usufruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere di intesa tra di loro. Quindi, tali adempimenti non dipendono dal presidente o dall'ufficio di presidenza della Commissione dal momento che solo i Presidenti delle Camere possono stabilire lo staff che peraltro, sottolineo, ho già trovato. Mi è stato riferito che un componente dello staff è stato trasferito, mentre un altro è deceduto. Invece, per l'individuazione dei collaboratori esterni domani è convocato l'ufficio di presidenza, che ha il compito di esaminare tale questione. NICOLA MANCINO. Devo darle atto, presidente che non solo nella proposta di programma ma anche nei suoi due interventi di questa mattina e di questa sera la riflessione intorno al fenomeno mafioso registra un'evoluzione rispetto ad opinioni diffuse nel paese e anche a gelosi rifiuti circa la estensione del fenomeno sull'intero territorio nazionale e (io aggiungerei) in territori internazionalmente vicini al nostro; un po' come è avvenuto da noi allorché è stato difficile ammettere che il fenomeno localizzato territorialmente in Sicilia e in Campania, si era esteso in Calabria e poi in Puglia. E' necessario invece approfondire, conoscere e ammettere che questo fenomeno, sia pure in forme diverse, anche da un punto di vista organizzativo e con attività non sempre coincidenti, ormai è esteso sull'intero territorio nazionale. Vorrei sgombrare subito il campo da un rilievo facile. La mafia, la 'ndrangheta, la camorra, la Sacra corona, hanno le loro radici nei rispettivi territori del Mezzogiorno; radici e menti che hanno organizzato attività criminose estendendole non soltanto all'interno del territorio nazionale. Il presidente propone gruppi di lavoro ed io sono d'accordo che vengano costituiti. Dirò subito che tra i compiti della Pagina 392 Commissione bicamerale rientra anche quello di formulare proposte di carattere legislativo ed amministrativo. Trovo probabilmente non corrispondente alle urgenze l'affidamento alla Commissione plenaria di alcune valutazioni che riguardano soprattutto la congruità degli strumenti legislativi. Se è vero che i gruppi di lavoro sono utili è anche vero che servono per snellire i procedimenti e consentire alla Commissione plenaria di avere una riflessione non dico rapida ma più tempestiva, comunque meno lunga di quanto potrebbe verificarsi in assenza di un retroterra di riflessione e di proposte. Il mio gruppo è favorevole a che i gruppi di lavoro passino da tre a quattro. Non ho avuto la possibilità di ascoltare il ministro dell'interno e quello di grazia e giustizia, ma ho letto le rispettive relazioni. Dico subito che convengo con il ministro Maroni sull'opportunità e sulla necessità che l'articolo 41-bis venga trattato con prontezza, con immediatezza inserendolo, come si dice, "a regime". L'articolo 41-bis deve rappresentare lo strumento nelle mani del Governo, in particolare dei ministri di grazia e giustizia e dell'interno. E' il Governo che deve valutare se il trattamento penitenziario possa e debba essere differenziato avendo però un retroterra normativo deciso in maniera definitiva. Non si tratta di protrarre nel tempo i fenomeni; se questi ci sono devono essere affrontati con strumenti idonei. L'incertezza che ho notato più di una volta - e parlo di un amico - nelle dichiarazioni del ministro Biondi nel corso della sua audizione, non aiuta. Le incertezze non aiutano a convincere i mafiosi più pericolosi ancora latitanti e quelli che sono stati consegnati alla giustizia che lo Stato ha organizzato il trattamento differenziato per cogliere determinati successi. E in fondo, dopo l'entrata in vigore dell'articolo 41-bis, alcuni successi, anche di notevole spessore, si sono registrati. Ricordo la drammatica notte tra il 19 e il 20 luglio 1992, quando i ministri di grazia e giustizia, della difesa e dell'interno organizzarono l'invio di pericolosi detenuti - mafiosi, camorristi, appartenenti alla 'ndrangheta - nei carceri di massima sicurezza nelle due isole. Lo sforzo, anche finanziario, dello Stato è stato notevole. Se c'è una lamentela essa ha una duplice origine: da parte dei vari Riina, perché hanno un trattamento differenziato e da parte di tutti gli appartenenti all'esercito mafioso, camorristico, 'ndranghetistico e della Sacra corona unita, perché ritengono di essere stati letteralmente abbandonati al proprio destino, senza nessuna reazione da parte dei capi mafia a protezione delle loro ragioni, anche di tutela di carattere personale. La magistratura sta mettendo in chiaro che gli attentati di via Fauro a Roma, di via Palestro a Milano e di via dei Georgofili a Firenze hanno un'origine terroristico-mafiosa, con la utilizzazione in quell'occasione anche di elementi appartenenti alla delinquenza comune oltre che di altri soggetti, diciamo occulti, comunque di estrazione delinquenziale. All'epoca, c'erano molte perplessità, presidente, anche sull'uso - se mi consente una citazione personale - da parte mia del termine terroristico-mafioso, perché si riteneva la mafia essere un fenomeno localizzato all'interno della Sicilia. Ma i fatti e gli accertamenti giudiziari stanno dimostrando che la mafia si serviva anche di altri soggetti, ma mirava prevalentemente ad ottenere da parte dello Stato una tregua, sia rispetto al 41-bis sia rispetto al trattamento che lo Stato praticava nei confronti di alcuni proficui collaboratori di giustizia. Allora, le indico questa priorità. Probabilmente, sarà il caso che la Commissione, nella pienezza dei propri poteri, indichi al Governo la necessità di varare un provvedimento da collocare a regime: il 41-bis in via definitiva, affidando al Governo l'apprezzamento dell'uso di questo strumento di trattamento differenziato. Convengo con quanti dovessero sottolineare che è un trattamento particolarmente duro e severo, non soltanto per le opportune segregazioni ma anche per la carenza di collegamenti soprattutto con l'ambiente familiare. Però, mi sembra che "Parigi valga bene una messa" e dobbiamo fare tesoro delle esperienze positive che sono state maturate all'interno del nostro territorio. Pagina 393 Posso anche dire che sul piano dei rapporti, dei collegamenti internazionali, molti ministri dell'interno si sono interessati alla nostra legislazione, ne hanno chiesto conto ed espresso apprezzamenti rispetto ai risultati ottenuti in applicazione di questa legislazione differenziata, che non è costituita solo dal 41-bis ma anche da una serie di provvedimenti varati verso la fine della X legislatura e poi definitivamente approvati dal Parlamento all'inizio dell'XI. Se mi consente, presidente, tratterei un'altra questione in termini di priorità. Il Parlamento è stato sollecito nel votare un disegno di legge di iniziativa del Governo relativo ai movimenti delle società a responsabilità limitata ed ha approfittato di tale proposta per disciplinare meglio anche le società per azioni. Le società a responsabilità limitata, diffuse sul territorio - società fiduciarie, presenti soprattutto nelle aree più ricche del nostro paese - registravano mutamenti degli assetti societari, senza che nessuno potesse saperne qualcosa. La legge è stata varata ed è operativa. A mio avviso, sarebbe opportuno che avessimo contezza, da parte dell'autorità di pubblica sicurezza ma anche da parte del presidente dell'ordine dei notai, dei risultati che sono stati ottenuti - in un lasso di tempo certo breve ma anche estremamente proficuo - dal punto di vista della conoscenza di tutti i movimenti di persone, di tutte le intestazioni spesso fittizie di società a responsabilità limitata e di tutte le operazioni intervenute a livello di società per azioni. Se agiamo in questa direzione, onorevole presidente, avremo anche una maggiore possibilità di conoscenza delle operazioni di carattere finanziario che avvengono nel territorio del centro-nord del nostro paese. Ma abbiamo bisogno del soccorso da parte dell'autorità di pubblica sicurezza, cui gli atti dei notai e degli altri pubblici ufficiali vengono inviati, e soprattutto da parte del collegio dei notai, cui sono stati attribuiti alcuni oneri che mi sembra siano stati adempiuti efficacemente. Desidero porre un'ulteriore questione sulla quale sarebbe opportuno che la Commissione prestasse attenzione nel corso della sua attività. Nella passata legislatura, la Commissione ha intrattenuto una serie di rapporti con Commissioni di eguale natura create in altri paesi d'Europa. Esiste - e lei ne ha parlato - un'aggettivazione piuttosto diffusa accanto al sostantivo "mafia": la mafia turca, la mafia russa, la mafia cinese, la mafia giapponese, quella sudamericana e anche quella nordamericana, che pure ha subito alcune flessioni grazie ad un'azione penetrante del governo statunitense. Però, per quanto riguarda il continente europeo, non sarebbe tempo sprecato se soprattutto l'ufficio di presidenza - e i colleghi che vorranno assecondarne l'attività - operasse in alcuni paesi. La Germania non ha adeguato per intero la propria legislazione, nonostante più volte i due ministri competenti che si sono succeduti negli ultimi 3-4 anni avessero sottolineato l'esigenza di introdurre una legislazione analoga alla nostra. In Germania si pongono questioni anche di carattere costituzionale. Ma una questione di carattere costituzionale si pone soprattutto in Austria, che è il paese dove maggiormente si avverte un movimento di capitali sospetto, come ammettono le stesse autorità austriache. Poiché si assiste ad un'ampia apertura di crediti e di relazioni di carattere finanziario in paesi del centro e dell'est Europa, non sarebbe inutile seguire l'evoluzione legislativa di quei paesi e possibilmente - di intesa, se si ritiene, anche con il Governo - stringere una serie di rapporti ai fini dell'adeguamento degli accordi bilaterali che sono stati stipulati dal nostro paese, anche con l'offerta di una strumentazione tecnologicamente avanzata - non concorrenziale rispetto a quella utilizzata da Europol - capace di darci in giornata informazioni su una serie di movimenti di capitale di dubbia origine che si registra in quei paesi. Vengo alla terza questione che le pongo in termini di priorità. Chi ha avuto la ventura di attuare il disegno del legislatore volto alla creazione della DIA, sa anche che siamo rimasti al primo impianto della Direzione investigativa antimafia. Non è Pagina 394 tanto problema di uomini - è anche questo - ma di attuazione di un impianto legislativo che doveva consentire alla DIA di decollare un po' più velocemente; ma ci sono difficoltà, contrasti, contemperamenti, e anche esigenze di armonizzazione. Credo - almeno la mia esperienza questo mi suggerisce - che sarà difficile sopprimere SCO, ROS, GICO (oggi SCICO). Ma se questo è difficile - perché il mondo della criminalità non sempre è caratterizzato da una prevalenza di origine mafioso-camorristica - tuttavia la DIA deve ricevere una spinta in avanti, per diventare più robusta e per assecondare la strategia del legislatore della X e dell'XI legislatura. Credo che ulteriori audizioni del ministro dell'interno, del nuovo capo della polizia e del Presidente del Consiglio possano essere utili ai fini di confortare tali autorità del parere della nostra Commissione. La DIA non può rimanere a metà strada, perché oggi è in mezzo al guado; deve fare un passo avanti ed è necessario che questa riflessione - attraverso gruppi di lavoro o sottogruppi, come lei ha indicato - venga portata avanti al più presto. Un'altra priorità è quella di prendere atto che, se ci sono stati provvedimenti di scioglimento delle amministrazioni comunali, bisogna valutare in che direzioni si sono mosse le commissioni amministrative. Il Parlamento ha approvato un adeguamento normativo, attribuendo priorità soprattutto alle aree dove lo scioglimento è avvenuto anche per carenza di servizi elementari, i più elementari. Ma sarebbe stata necessaria una grande partecipazione di popolo, piuttosto che la registrazione passiva - come destinatari di un atto che provoca "vergogna" - degli scioglimenti delle amministrazioni comunali; ne ricordo almeno 78, fino a quando sono stato responsabile della politica del Viminale. Però, non tutti gli scioglimenti hanno sortito gli effetti che ci si immaginava. Lo scioglimento deve provocare reazione, indurre ad una mobilitazione, a costituire comitati di risveglio della sensibilità democratica in quelle aree. Ma spesso le commissioni straordinarie chiamate ad amministrare sono presenti solo qualche ora di qualche giorno della settimana. Questo è un problema che riguarda, evidentemente, più il Governo che una Commissione parlamentare; però, se potessimo avere conoscenza di quanto è accaduto dopo l'entrata in vigore dell'ultima legge in materia sarebbe utile anche per confortare il ministro dell'interno con una solidarietà che la Commissione antimafia non può non dare per una vigilanza più attenta su questi fenomeni. Dopo la cattura di Riina e gli attentati, abbiamo registrato silenzi diffusi da parte della mafia. Come la mafia si sia organizzata oggi - perché si è organizzata - e come provveda ad arruolamenti serventi in maniera discontinua rispetto al passato è questione che dovremmo approfondire. Sembra che non esistano più le commissioni provinciali o regionali a fronte del diffuso fenomeno dei collaboratori di giustizia. Però, dovremmo avere maggiore certezza in questo senso, dovremmo avere conoscenza delle articolazioni territoriali della mafia. In questo senso, credo che l'audizione del giudice Vigna non sarebbe ultronea data l'esigenza di conoscenza del rapporto tra l'apposita commissione presso il Ministero dell'interno e i collaboratori di giustizia. Costoro sono diventati tantissimi, presidente: all'inizio erano poche decine, poi sono diventati centinaia e ora andiamo verso il migliaio. Si tratta di un numero probabilmente non sopportabile dal punto di vista finanziario, che però sta anche ad indicare il serio allarme che questo fenomeno determina sul piano generale. I collaboratori sono necessari; nessuno può dire che da loro non si siano ricavati grandi risultati; ma proprio perché questi risultati devono continuare, dobbiamo tener conto che una migliore distribuzione del nostro lavoro non sarebbe errata. Occorre tener conto, signor presidente, che questa Commissione ha carattere bicamerale. Al Senato il martedì mattina si vota e il venerdì vi è lo svolgimento di interrogazioni e interpellanze. Non so se alla Camera il martedì mattina si voti, ma comunque si pone un problema di presenza. Dobbiamo assicurare il plenum della Commissione Pagina 395 sapendo che non dobbiamo scappare alla Camera o al Senato per votare in aula o per partecipare ai lavori di una Commissione permanente. Perciò, quattro gruppi di lavoro saranno senz'altro utili all'attività della Commissione, perché ritenere che siamo insediati permanentemente quando vi sono altre incombenze... mi faccio carico delle esigenze dei gruppi di maggioranza, esigenze cui mi sono trovato di fronte in altri tempi: so che tali gruppi devono assicurare la loro presenza in aula. I gruppi di opposizione hanno diritto di stare in aula, ma il numero legale può venir meno se non sono presenti i gruppi di maggioranza, che quindi hanno qualche motivo in più per partecipare alle votazioni in Assemblea e nelle Commissioni. Quindi, sono d'accordo sulla proposta di istituire quattro gruppi di lavoro, e ritengo che la Commissione plenaria avrebbe bisogno di molto più tempo di quanto possiamo immaginare se dovessimo rinunciare alla costituzione del primo di gruppo di lavoro proposto dal presidente. La ringrazio, signor presidente, della proposta di programma che ci ha illustrato che ho apprezzato, soprattutto perché prevede spazi sufficienti per poter lavorare. Naturalmente, sul piano delle priorità, non credo di poter pretendere che quelle da me indicate abbiano prevalenza su quelle altrui. Occorrono un accordo tra i gruppi parlamentari e buona volontà da parte di tutti. Per collaborare dobbiamo tener conto dell'esistenza di valutazioni diverse, che vanno mediate soprattutto attraverso la sua efficace azione di presidente di questa Commissione. PRESIDENTE. La ringrazio. LUIGI RAMPONI. Concordo pienamente con quanto ha affermato il senatore Mancino del quale sottoscrivo tutte le proposte. Sono anche d'accordo con lo spirito che ha animato l'intervento del senatore Bertoni. Egli ha affermato che le Commissioni antimafia delle precedenti legislature hanno lavorato progressivamente sempre meglio e che quella presieduta dall'onorevole Violante è arrivata a buoni, ottimi risultati, aggiungendo però che le Commissioni precedenti si sono dedicate più alla storia che non all'anticipazione di interventi, che il senatore Bertoni giustamente chiede. Secondo me, però, vi sono state anche concrete azioni di carattere propositivo attuate in parallelo con il discorso storico. Sono anche d'accordo con ciò che il senatore Bertoni ha definito "precedere" e che io definirei "anticipare". Ci possiamo senz'altro avvalere del background costituito dal lavoro delle Commissioni precedenti. Ma questo mi pare proprio lo spirito del programma proposto dal presidente, in cui non mi pare vi sia una parola che faccia capire che ci si voglia continuare a gingillare nelle ricerche storiche. RAFFAELE BERTONI. Ma le cose infinite non si fanno... LUIGI RAMPONI. A me pare invece che la proposta di programma, che prende in considerazione tutti gli aspetti nella loro globalità, entri nel merito affermando che occorre essere incisivi, voce per voce, organizzandosi nel modo suggerito. Il primo aspetto del programma riguarda l'adeguatezza, la congruità, la corretta interpretazione ed esecuzione da parte degli organi dello Stato della normativa antimafia. Il presidente suggerisce la costituzione di un apposito gruppo di lavoro. Concordo perfettamente con quanto detto dal senatore Mancino, osservando a mia volta che istituire un apposito gruppo di lavoro non vuole affatto dire l'esclusione della partecipazione della Commissione, ma semplicemente prevedere un lavoro preparatorio alla discussione in Commissione. Aggiungo che se l'articolo 41-bis e la gestione dei pentiti sono considerati priorità, ciò vuol dire che la Commissione nel suo complesso può sensibilizzare un gruppo di lavoro a dedicarsi immediatamente a questi due aspetti. In ambito di ufficio di presidenza, presidente, sono emerse non solo perplessità ma anche convergenze sulla costituzione del primo gruppo di lavoro: perplessità da Pagina 396 parte di qualcuno e convergenze da parte di qualcun altro, per cui si è deciso di discuterne in Commissione. Non era ancora emersa la proposta di un gruppo di lavoro dedicato all'esame della mafia nel nord. Sulla costituzione degli altri due gruppi di lavoro era emersa convergenza. Vorrei esprimere un parere sull'ordine del giorno Bargone ed altri. Nella prima parte si afferma: "La Commissione, ritenuto che le linee programmatiche illustrate dal presidente non contengono in modo chiaro priorità, tempi e strumenti per la realizzazione degli obiettivi strategici...". Se dobbiamo adottare un ordine del giorno propongo che si dica che la Commissione "prende atto della globalità e della chiarezza del programma presentato dal presidente", per non esprimersi in senso negativo, ricordando che in sede di ufficio di presidenza abbiamo concordato che i tempi e le priorità sarebbero stati definiti in Commissione, per rispetto nei suoi confronti: altrimenti, in un'altra riunione dell'ufficio di presidenza, avremmo potuto tentare di raggiungere un accordo sui tempi e sulle priorità. Ma non ci è parso corretto, tant'è vero che oggi ascoltiamo le diverse priorità indicate dai colleghi. L'ordine del giorno così continua: "considerata la necessità di avviare con immediatezza e incisività i lavori della Commissione e dei gruppi di lavoro". Mi sembra pleonastico, perché siamo tutti d'accordo. "Valutata l'opportunità di definire l'assetto organizzativo della Commissione stessa ai fini del suo più efficace funzionamento": su questo sono d'accordo. "Si impegna alla immediata costituzione dei tre gruppi di lavoro" (vedremo se saranno tre o quattro) "...all'urgente definizione di audizioni, accessi e sopralluoghi della Commissione per la sua attività esterna". Quali audizioni? ANTONIO BARGONE. Sono specificate dopo. LUIGI RAMPONI. Allora ne parleremo dopo. "A prevedere relazioni entro tre mesi dei gruppi di lavoro sullo stato della loro attività": questo lo sottoporremo alla Commissione plenaria. Vi è stato più di un richiamo all'esigenza di essere cogenti sulle scadenze dei gruppi di lavoro, per cui posso anche convenire. "Prevedere l'audizione dei giudici di sorveglianza e dei direttori dei più importanti istituti penitenziari al fine di verificare lo stato di applicazione dell'articolo 41-bis": certo, se si costituisce il gruppo di lavoro che dovrà prioritariamente prendere in considerazione lo stato dell'applicazione di questo articolo, saranno ascoltati i giudici di sorveglianza e i direttori dei più importanti carceri. "Prevedere altresì l'audizione di collaboratori di giustizia e dirigenti del servizio protezione sulle modalità di applicazione del programma di protezione": certamente, perché il gruppo che si occuperà di questo aspetto non potrà che ascoltare queste persone. Ma allora dovremo entrare nel merito e dovremmo specificare tutti coloro che dovranno essere sentiti dal secondo o dal terzo gruppo di lavoro. ANTONIO BARGONE. Questi sono impegni della Commissione plenaria, senatore Ramponi. PRESIDENTE. Le audizioni sono sempre svolte dalla Commissione, non dai gruppi di lavoro. LUIGI RAMPONI. E' chiaro. Ma la Commissione ascolterà anche tutte le persone che riguardano aspetti interessanti dei rapporti tra mafia e politica, quelli tra mafia ed economia e della mafia nel nord. Quindi, non mi pare che sia il caso di adottare un ordine del giorno che indichi di ascoltare solo alcuni: allora, perché non altri? Entriamo troppo nel merito. "Prevedere entro la prossima settimana una visita della Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata e acquisire ulteriore elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca ancora un puntuale approfondimento". Questo, a mio avviso, contrasta con l'intenzione di avviare subito l'organizzazione dei Pagina 397 lavori della Commissione. Se vogliamo considerare un aspetto prioritario che la Commissione si concentri sulla Calabria, non possiamo affermare che la prossima settimana partiamo per la Calabria, perché per bravi che possiamo essere un quadro completo su questa regione richiederà un lasso di tempo ampio come quello necessario alla Commissione precedente per mettere a punto le relazioni sulla Sicilia, sulla Puglia e su Campania. "Prevedere una specifica indagine con le necessarie audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco". Si vede che per loro quella delle case da gioco è una priorità come quella accennata dal senatore Mancino, ma io non credo che sia maggiore di quella sul controllo dell'attuazione delle norme sulle società finanziarie o sulle organizzazioni turistiche cadute nelle mani della criminalità organizzata. GIUSEPPE ARLACCHI. Da qualche parte bisogna pur cominciare. GIUSEPPE SCOZZARI. Chi le dà l'autorità per criticare il nostro ordine del giorno? Può anche non firmarlo! LUIGI RAMPONI. Se lei presenta un ordine del giorno, deve consentire che gli altri esprimano un parere. Se lei si innervosisce... PRESIDENTE. Così come sono state manifestate da altri, il senatore Ramponi sta esprimendo un'opinione sulle urgenze o priorità. Non vedo il motivo per interromperlo. LUIGI RAMPONI. Per carità, e non credo di aver bisogno dell'autorizzazione del collega. Concordo perfettamente con le conclusioni del senatore Mancino, il quale, dopo aver indicato a sua volta delle priorità, si è reso conto, come mi sto rendendo conto io, che giustamente e legittimamente ciascuno presenterà dei richiami, delle priorità, dei suggerimenti d'intervento. Quando questi saranno tutti raccolti, quando avremo avviato il discorso dei gruppi di lavoro, di modo che essi possano operare, credo sia un compito di pertinenza dell'ufficio di presidenza attuare una selezione delle priorità, altrimenti diviene tutto prioritario. Concludo dicendo che voterò, con i colleghi del gruppo di alleanza nazionale - MSI, a favore della proposta di quattro gruppi di lavoro. MICHELE CACCAVALE. Intervengo sull'ordine dei lavori, signor presidente, in quanto non ho ben capito come essi si stiano articolando. E' stata presentata una proposta di programma, la cui illustrazione, da parte sua, è iniziata stamattina ed è proseguita nel pomeriggio, al quale sono stati proposti emendamenti o suggerimenti o indicazioni, nonché un ordine del giorno. Vorrei sapere su cosa discutiamo e le finalità che ci prefiggiamo al momento. PRESIDENTE. Stiamo esaminando il programma, gli emendamenti ed anche l'ordine del giorno Bargone ed altri, perché esprime delle priorità. Ritengo, però, che si tratti di espressioni di priorità valide non in positivo, ovviamente, nel senso che l'impegno a concretizzarle presuppone l'accordo di tutti coloro che partecipano al gruppo di lavoro. Quindi, si parla sì di priorità in merito a ciò che vogliamo fare, ma soprattuto dell'oggetto del programma, degli emendamenti presentati e, eventualmente, anche dell'ordine del giorno, se si ritiene che sia, a sua volta, un emendamento al programma. Ma questo non l'ho capito... ANTONIO BARGONE. No, è un ordine del giorno. SAVERIO DI BELLA. Signor presidente, la ringrazio. Dico subito che vorrei chiarire a me stesso un dubbio: il vero oggetto del contendere non è relativo al fatto se la Commissione debba avere tre o quattro punti sui quali indagare; il nodo da sciogliere è il ruolo politico che la Commissione stessa deve avere. Dico questo perché quando il senatore Ramponi e gli altri sottolineano il fatto che la Commissione dovrebbe prevenire o Pagina 398 anticipare - credo che i due termini possano essere usati indifferentemente - pongono senz'altro all'attenzione della Commissione stessa un aspetto che, se accolto, già la caratterizzerebbe in maniera molto diversa rispetto alle Commissioni precedenti. Infatti, finiremmo di essere una Commissione che svolge un lavoro, certamente meritorio - perché acquisire conoscenze e archiviare documenti non è solo una questione che riguardi gli storici del futuro (vi è una presa di coscienza dell'oggi che passa attraverso una consapevolezza che, naturalmente, viene dalle indagini) - perché credo che tutti noi riteniamo che questa fase possa e debba essere superata. Allora, il vero problema è rappresentato dal rapporto che intercorre tra noi e chi governa questo paese, nel senso che rischiamo di porci in rotta di collisione con indicazioni a volte contrastanti, a volte univoche di chi ci governa. Faccio degli esempi, così ci comprendiamo meglio. Per quanto riguarda la questione relativa all'articolo 41-bis, per esempio, vi è un'accusa precisa rivolta ai ministri dell'interno e di grazia e giustizia: il fatto che tale articolo sia svuotato amministrativamente, per cui, mentre da una parte tutti chiedono che esso sia confermato, dall'altra, vi è un'azione pratica, quotidiana di svuotamento dello stesso attraverso una serie di iniziative che, in realtà, ne cancellano la validità per centinaia di persone - stando a quanto si dice - che, invece di stare nelle carceri speciali, sottoposte a questo regime particolare, con mille scuse vengono inviate in altri contesti. A questo punto, vorrei sapere cosa chiede la Commissione ai ministri dell'interno e di grazia e giustizia, perché ciò è fondamentale. Chiedo inoltre, evidenziando un altro nodo, se la Commissione intenda porsi alla testa della popolazione che della mafia ha colto la sfida e a viso aperto scende nelle strade rischiando la pelle, fiduciosa che questo Stato e questo Governo finalmente pongano la parola fine alla mafia. E' così o, ancora una volta, dovremo vedere sottosegretari che, come Gasparri, se ne vanno in Calabria - da qui la richiesta che la Commissione ritorni in questa regione - e si fanno ricevere, nelle piazze di neoprovince, tipo Vibo Valentia, da capi cosca, come avveniva ai loro predecessori? Questo la popolazione lo vuole sapere perché è essenziale capire se questo Governo intende iscriversi nella continuità di un patto scellerato con le organizzazioni criminali, per cui esponenti di primo piano, non solo politici, dei Governi precedenti hanno di fatto colluso con le organizzazioni criminali, oppure vuole seguire una linea di rottura; in questo caso, dovrà, necessariamente, fare i conti con questo fenomeno, e dire alla popolazione che intende andare avanti e porre la parola fine a questo scempio. Vi è un altro aspetto che voglio sottolineare. Mentre, da una parte, il ministro Maroni dice che le mafie gestiscono addirittura 200 mila miliardi di fatturato all'anno, dall'altra, il Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, dice che la mafia sarebbe un affare di poche centinaia di disperati che non si sa bene che cosa abbiano a che fare con l'Italia e gli italiani. Ciò è stato riportato dai giornali e non ho visto smentite da parte... FRANCESCA SCOPELLITI. Ma a Palermo... SAVERIO DI BELLA. Sì, proprio per questo, perché c'è una successione: nella storia le successioni contano, perché ciò che viene dopo cancella quanto è venuto prima. Quindi, se a Palermo ha detto cose accettabili, a Mosca, dove è andato dopo, le ha cancellate. Occorre dunque sapere se vi sarà una terza fase in cui assumerà indicazioni provenienti da ciò che ha dichiarato a Palermo o da quanto ha detto a Mosca. Mi auguro che confermi quanto ha dichiarato a Palermo. Mi dispiacerebbe se avvenisse il contrario, ma non è da escludere, visto che a Mosca è andato dopo. FRANCESCA SCOPELLITI. Questo è un pregiudizio. SAVERIO DI BELLA. No, non è un pregiudizio, sono abituato all'analisi dei fatti. Pagina 399 PRESIDENTE. Credo sia meglio evitare dialoghi. Procediamo con ordine. SAVERIO DI BELLA. La Commissione si è recata in Calabria già una volta ed ha appurato che il tribunale di Reggio non è in grado di svolgere i processi. Nel caso in cui quest'incapacità non fosse superata, assisteremmo all'ignobile - per tutti noi - uscita di galera di centinaia di ceffi colpevoli, stando alle istruttorie dei magistrati, di centinaia di delitti. Allora, se questa Commissione ha già scritto al ministro di grazia e giustizia... PRESIDENTE. Sì, ha già scritto. SAVERIO DI BELLA. E' stato meritorio e doveroso farlo. Però, siccome il ministro di grazia e giustizia ha fatto orecchie da mercante, ancora una volta abbiamo due scelte. La prima l'abbiamo compiuta, salvandoci l'anima, quando siamo andati a Reggio, quando abbiamo chiesto, ma non abbiamo ottenuto; la nostra coscienza sarebbe a posto. Ma non siamo qui per salvare la nostra coscienza, bensì per dare risposte concrete ai bisogni concreti del popolo italiano - quindi non solo calabrese - che vuole lottare contro la mafia. Allora, visto che lo può fare, chiedo che il ministro di grazia e giustizia prenda una misura concreta per il trasferimento d'ufficio di magistrati di corte d'appello in numero sufficiente per costituire un secondo collegio giudicante a Reggio Calabria. Ciò è previsto dalla legge, anche se si tratta di una legge, tra le tante, che mai è stata applicata. L'urgenza giustifica il ricorso ad una norma che nessuno ha ancora cancellato dal nostro codice. In subordine, anche se questo, forse, può farlo il Consiglio superiore della magistratura - ma anch'esso ha responsabilità alle quali non può sottrarsi - dovrebbe essere chiesta l'assegnazione temporanea, da altri distretti a quello di Reggio Calabria, di un numero di magistrati idoneo e sufficiente a costituire un secondo collegio giudicante, per evitare che si verifichi la iattura che avevo denunciato prima. Eventualmente, inoltre, anche se si tratta di una prospettiva più lunga, che il Ministero di grazia e giustizia tenga conto dell'esigenza di rivedere la pianta organica di un tribunale come quello di Reggio Calabria, il quale, stando a quanto ci hanno detto i magistrati con cifre alla mano, si trova ad affrontare, con cinque o sei unità, la stessa mole di lavoro di un tribunale come quello di Palermo, che in questo settore può contare su circa 45-46 magistrati. Sono queste le cose concrete che la popolazione chiede a noi. Non possiamo fare finta di non capire certe urgenze e l'importanza di tramutare la conoscenza di certi fenomeni in proposte d'azione. Dobbiamo dare risposte a questo bisogno della popolazione, perché se lo disattendessimo il nostro atteggiamento sarebbe inteso come un tradimento. Dico questo perché in Italia ed in Calabria assistiamo al ripetersi di certi fenomeni. Voglio adesso rivolgermi ai colleghi, in particolare a quelli della maggioranza, perché non sono abituato a fare strumentalizzazioni, che non mi piacciono e che non servono a nessuno. Siccome sono stato eletto in Calabria, una risposta al mio popolo debbo darla. La domanda che mi rivolgono è la seguente, la risposta dipenderà dai fatti: l'attuale ministro di grazia e giustizia, l'attuale maggioranza di Governo, che a gran voce sono stati osannati dal voto richiesto dai vari Piromalli - sono cose ufficiali - come intendono rispondere, perlomeno al sospetto, perché non ci sono prove, della popolazione, cioè che Piromalli abbia poi contrabbandato questa propaganda con scelte concrete? Cioè, nel momento in cui Biondi non dovesse agire, secondo quelle richieste, presso il tribunale di Reggio Calabria, chi toglierà mai dalla testa dei calabresi, ma anche dalla mia, il dubbio che egli non paghi oggi un prezzo politico ad una scelta politica e ad un'alleanza politica? Quindi, ritorneremmo come prima e peggio di prima. Cambierebbero solo i nomi. Non ce la dovremmo prendere più con tanti ministri, rinviati a giudizio per i noti fatti, dei Governi precedenti e dovremmo cominciare la battaglia contro i nuovi ministri ed i nuovi Pagina 400 sottosegretari, colpevoli dello stesso tipo di alleanze e di reati. Un'ultima risposta alla domanda del presidente: andare in Calabria per fare cosa e per incontrare chi? Consentitemi una brevissima parentesi: se dobbiamo indicare un luogo e le relative ragioni, posso usare i seguenti argomenti. L'ex provincia di Catanzaro è oggi suddivisa in tre province: oltre a quella della stessa Catanzaro, vi sono infatti Vibo Valentia e Crotone. Per un motivo che cercherò di spiegarvi, e vi chiedo scusa se non ci riuscirò, vi sono quattro direzioni di marcia nella conquista della regione ad opera della 'ndrangheta, che parte dalle sue roccaforti della provincia di Reggio Calabria. Le direttrici di marcia sono le seguenti: sullo Ionio, Guardavalle e la zona del Soveratese, verso Catanzaro città e Catanzaro Lido per congiungersi alla vecchia 'ndrangheta stabilmente insediata nella zona di Crotone, per un'antica tradizione storica; al centro, lungo la dorsale delle Serre, per congiungersi ancora una volta verso Cosenza alla malavita organizzata di origine camorrista, lì stabilmente insediata, in particolare nella piana di Sibari; sul Tirreno, lungo le dorsali di Vibo Valentia e di Lamezia Terme, per collegarsi a nuclei antichi di 'ndrangheta ivi esistenti e poi congiungersi a Cosenza e spazzare via ogni resistenza. Tenete conto che in questa direttrice di marcia la mafia calabrese sta utilizzando una serie di novità, rispetto ad alcuni elementi che ne caratterizzavano in precedenza l'azione: una delle più preoccupanti è l'attacco alle banche e ai banchieri, per motivi connessi anche all'usura ed alle questioni cui ci siamo riferiti più volte. Un altro attacco riguarda i comuni che sono stati sciolti per mafia, cui accennava il collega Mancino. Si presenta infatti un problema non risolto per quanto riguarda la continuità amministrativa, garantita dal fatto che permangono, sciolti i consigli e mandati via i sindaci, vecchi quadri amministrativi legati in maniera organica con la malavita organizzata. Se non sciogliamo questo nodo, abbiamo una tela di Penelope, per cui facciamo una pulizia superficiale ma non sotterranea: è uno dei motivi per i quali la popolazione non si muove, in quanto capisce che alcuni dei gangli del potere mafioso non sono neanche intaccati, per cui ritiene che la lotta alla mafia sia portata avanti soltanto in apparenza: bisogna dare in qualche modo un contentino all'opinione pubblica, ed allora il sindaco "va a gambe all'aria" ma la struttura di potere mafioso resta esattamente com'era prima. Ritengo quindi che si presenti più di un motivo di riflessione per la nostra Commissione, proprio perché siamo ad un bivio: possiamo (non è da sottovalutare il lavoro che si può fare anche in questa direzione) ripercorrere le vecchie strade dell'accumulazione di conoscenze, accontentarci - ripeto - di denunce importanti e a volte coraggiose ma che lasciano invariata la sostanza delle cose; oppure abbiamo la possibilità - proprio perché abbiamo alle spalle il lavoro delle precedenti Commissioni e la presa di coscienza delle popolazioni meridionali che scendono in piazza contro la mafia - di costituire la punta di diamante che porta avanti un processo contro tutti, senza guardare in faccia a nessuno, a livello di Governo, di sottogoverno, di opposizione. La lotta contro la mafia è una lotta per la civiltà, che io definisco addirittura prepolitica, perché la politica viene dopo: dove c'è la mafia, politica non se ne può fare, perché la politica è quella del mitra e dell'intimidazione. Dobbiamo, allora, ridare allo Stato (inteso non come Governo Berlusconi, o Amato, od Occhetto ma come istituzione) il suo ruolo di tutore dei diritti dei cittadini e di ente che monopolizza la violenza, perché non vi deve essere nessun altro che possa impugnare le armi (ormai siamo a quelle da guerra in Calabria) contro chicchessia. Abbiamo, dunque, questa possibilità e, a mio avviso, nella nostra Commissione vi sono le forze, le intelligenze e, se permettete, anche le libertà di ciascuno di noi nei confronti delle forze a cui appartiene, e di cui è tuttavia orgoglioso, per andare avanti nell'interesse del paese. Credo, infatti, di avere visto la consapevolezza del dovere in tutti coloro che fanno parte di Pagina 401 questa Commissione: ognuno di noi, poi, affronterà certamente alcune delle pagine di questa storia con amarezza e, se volete, anche con dolore. A me non ha fatto piacere quando, fra i primi, ho scritto delle collusioni dell'allora PCI con la mafia, però l'ho scritto (e non sono il solo); mi auguro che, nel fare i conti con il presente, avremo la stessa capacità che abbiamo avuto nel fare i conti con il passato. PRESIDENTE. Riguardo all'ordine del giorno Bargone, devo precisare che quanto avevo osservato in relazione alla missione da effettuare la prossima settimana era dovuto alla considerazione che il lavoro per la Calabria richiede molto di più di una settimana, essendo molto complesso. Mi sarebbe sembrato estremamente semplicistico risolvere i relativi problemi in una settimana. SAVERIO DI BELLA. Magari! Nessuno di noi poteva avere questa illusione! GIROLAMO TRIPODI. Sarò molto rapido, anche per l'ora ormai tarda che dovrebbe indurci a concludere la discussione e a pervenire ad una decisione sul programma che è stato presentato. Voglio soltanto informare la Commissione che il nostro gruppo aveva espresso un parere negativo sulla proposta di programma del presidente nella sede dell'ufficio di presidenza; anche oggi, benché siano state apportate alcune modifiche, permangono molte esigenze di miglioramento e di precisazione. Per tale ragione, abbiamo presentato alcuni emendamenti, il cui esito sarà decisivo rispetto alla posizione che assumeremo sull'approvazione finale del programma. Chiarisco, quindi, che siamo disposti a rivedere la posizione precedentemente assunta in relazione al possibile accoglimento delle nostre proposte migliorative ed integrative. Sono pertanto favorevole a concludere la discussione generale e a passare alla fase della votazione. GIUSEPPE ARLACCHI. Poiché sono tra i firmatari dell'ordine del giorno Bargone, desidero svolgere soltanto due considerazioni e proporre un'integrazione al medesimo ordine del giorno. La prima considerazione riguarda lo stile di lavoro della Commissione: sono le otto di sera, abbiamo iniziato alle sei e venti, ma abbiamo concluso ben poco, pur trovandoci sostanzialmente d'accordo sulle linee generali di azione della Commissione, sulle linee generali del programma. Ho sentito molte lamentele di diversi colleghi (e non è la prima volta che le sento) per la farraginosità dei lavori, degli interventi troppo lunghi e, certe volte, fuori luogo per quanto riguarda i toni e i temi troppo generali rispetto a quelle che dovrebbero essere riunioni di lavoro nelle quali si prendono decisioni, e non si fanno solo dichiarazioni di principio. Sono purtroppo costretto a rilevare ancora una volta questo fatto e a collegarlo all'ordine del giorno che insieme ad altri ho firmato. L'ordine del giorno non è alternativo al programma; rappresenta semplicemente un tentativo di indicare con una certa precisione e con un certo grado di vincolo un programma concreto di lavoro della Commissione nelle prossime settimane. Condivido le linee generali del programma del presidente, come ho già detto e ripetuto almeno tre volte in sede di ufficio di presidenza, ma la carenza rilevata con riferimento alla mancanza di priorità era collegata anche al fatto che non basta presentare un programma generale, in quanto bisogna poi stabilire cosa si deve fare domani, dopodomani, la prossima settimana, fra due settimane e fra tre mesi. Il senso dell'ordine del giorno, quindi, è appunto quello di cominciare a dare alcune indicazioni precise su ciò che bisogna fare; continuare a rimandare, ad oltre un mese dall'insediamento della Commissione, è frustrante per chi partecipa ai suoi lavori e danneggia la sua immagine e quella di tutti noi nei confronti di coloro che ci hanno mandato qui. Dopo tali considerazioni (rispetto alle quali mi scuso per il moralismo o per eventuali eccessi, forse giustificati dall'ora tarda), desidero aggiungere una piccola richiesta di integrazione dell'ordine del Pagina 402 giorno. Intendo infatti proporre alla Commissione di effettuare, entro breve termine, nell'arco di un paio di settimane, una serie di audizioni di collaboratori della giustizia coinvolti in operazioni di riciclaggio e di reinvestimento di denaro sporco. Dopo una breve indagine che ho svolto presso le varie forze dell'ordine (dato che il numero dei pentiti "riciclatori" è in sviluppo ma ancora rarissimi) ho individuato quattro personaggi che potrebbero essere utilmente ascoltati dalla Commissione. Ho contattato i rappresentanti delle forze dell'ordine che in qualche modo ne hanno seguito le vicende ed ho verificato che è possibile ascoltarli. Potremmo così cominciare ad avere informazioni ed elementi molto attuali sulle modalità del riciclaggio e del reinvestimento nazionale ed internazionale. Non so se è il caso di fare l'elenco dei nomi... PRESIDENTE. No, la prego, onorevole Arlacchi, anche perché mi sembra molto irrituale che un membro della Commissione vada a contattare le forze di polizia, prima che si siano formati i gruppi di lavoro e si sia organizzata l'attività! GIUSEPPE ARLACCHI. Se si aspetta la costituzione dei gruppi di lavoro prima di fare i nomi delle persone da ascoltare, non si combina niente! Rischiamo di passare un altro mese a definire le modalità, i criteri, e così via! PRESIDENTE. Le forze di polizia non possono autorizzare le audizioni; sarà, semmai, doveroso rivolgersi all'autorità giudiziaria. GIUSEPPE ARLACCHI. Si tratta di contatti informali, non c'entra l'autorità giudiziaria. Questi casi, fra l'altro, sono apparsi su tutti i giornali; l'iniziativa, quindi, tendeva ad evitare che si sprecasse un mese per stabilire se l'audizione dei collaboratori potesse essere utile per la Commissione. Si tratta di collaboratori della giustizia noti, di casi molto importanti, di cui si è verificata, in termini molto, molto generali, l'utilità per la Commissione con riferimento ai meccanismi del riciclaggio. Propongo, quindi, di effettuare una serie di audizioni di tali personaggi, premesso che i pentiti che hanno fatto riciclaggio di denaro sporco sono pochissimi e sono anche poco noti al largo pubblico. Il relativo lavoro ha peraltro richiesto un notevole impiego di tempo, che a mio avviso è a tutto vantaggio dell'attività della Commissione. PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Bertucci: mi auguro, però, che vi siano proposte da avanzare, ma con organicità, perché non vi siano iniziative occasionali, e ci sia invece consentito di darci un programma preciso nell'ambito di un gruppo, stabilendo le priorità in modo organico e con il consenso del gruppo stesso, nonché della Commissione. Non si può procedere in modo occasionale, spiccio, stabilendo il lavoro per una o due settimane: siamo qui questa sera per definire il programma, per costituire i gruppi e per metterci a lavorare a partire da domani. Qualsiasi altro discorso, con il quale si sostenesse che perdiamo tempo, permettetemi, mi sembrerebbe davvero molto ingiusto. MAURIZIO BERTUCCI. La ringrazio, signor presidente, proprio perché vogliamo cominciare a lavorare e personalmente cercherò di superare in brevità lo stesso senatore Tripodi, di cui questa sera ho apprezzato la rapidità. Leggevo oggi - e ci tengo a rileggerle ancora - sul Corriere della Sera alcune parole molto belle ed importanti di Giovanni Falcone. Diceva: "Certe dichiarazioni apparentemente innocue, certi comportamenti, che nel resto d'Italia fanno parte del gioco politico normale, in Sicilia acquistano una valenza specifica. Niente è ritenuto innocente in Sicilia...". Il Presidente del Consiglio è andato proprio in Sicilia per dire che la mafia esiste, che va combattuta, che quindi ci saranno interventi certi contro la mafia. Le parole sono state chiare, univoche e forti. A Mosca ha detto cose diverse, o almeno io Pagina 403 le interpreto in maniera diversa, ma il 21 prossimo gliele chiederemo. A Mosca ha detto: "Non si può criminalizzare un intero popolo per poche centinaia di mafiosi". Al riguardo non dobbiamo dimenticare - forse abbiamo la memoria corta - quando le copertine dei settimanali tedeschi mostravano le pistole con gli spaghetti. A Mosca il Presidente del Consiglio stava a rappresentare e a difendere il nostro paese. Il programma presentato oggi dal presidente è a mio avviso esauriente e puntuale. Non è un libro dei sogni, ma è un programma con il quale si può cominciare a lavorare. Poiché, come diceva stamattina il senatore Mancino, questa Commissione di tutto ha bisogno tranne che di dividersi, proprio su di esso dobbiamo cominciare ad unirci. Ho sentito ed apprezzato le parole del senatore Bertoni, che in fondo affermava di condividere e di approvare il programma, anche se contiene qualche sfumatura diversa. Proprio da questo dobbiamo partire: da un programma che ci unisce per cominciare a dare un contributo reale per combattere la mafia nel nostro paese. ANTONIO SERENA. Solo un paio di osservazioni perché i colleghi hanno già trattato alcuni aspetti che volevo affrontare. Per quanto concerne l'ordine del giorno Bargone, ne condividiamo la sostanza, nel senso di un auspicio ad accelerare i tempi operativi di questa Commissione. Per il resto notiamo nell'indirizzo che si vuole dare a questa Commissione il prevalere dell'aspetto giuridico su quello strettamente operativo. Logicamente chi ha formulato il programma risente di una certa cultura, e non c'è assolutamente niente di scandaloso in ciò, mentre altri risentono di altre culture professionali; l'importante è riuscire ad amalgamare le due culture. Per quanto riguarda il programma di lavoro, ne condivido alcuni aspetti. Sottolineo la buona volontà di chi lo ha elaborato nel suggerire diversi passaggi e i vari gruppi. Sono d'accordo quindi sui punti principali che lo contraddistinguono ed in particolare con la soluzione proposta da Bertoni di dividere la Commissione in tre gruppi: mafia e politica, mafia ed economia, e mafia-nord (o centro-nord, come la si è voluta chiamare). Avremmo tuttavia gradito che, una volta formulati i tre o quattro gruppi principali, si fosse poi passati alla convocazione dei gruppi di lavoro ai quali spettava accettare o meno i suggerimenti. Qui infatti ci potremmo trovare nella situazione in cui i gruppi, una volta riunitisi, non accolgano quanto è stato suggerito dal programma di lavoro. Potrebbe succedere, in pratica, quello che è successo per la nostra proposta relativa alla mafia del nord: ci siamo accorti che eravamo quasi tutti d'accordo, però la tesi ha dovuto subire un parto elefantiaco e al momento del voto non sappiamo ancora se l'accordo è generale. Anche in questo caso potrebbe venir fuori che tra qualche giorno i gruppi di lavoro si trovino in disaccordo tra loro sulle formulazioni suggerite. PRESIDENTE. Tengo a precisare che avevo affidato proprio ai gruppi di lavoro l'incarico di darsi loro priorità, ovviamente nell'ambito del programma. Mi pare altrettanto incontestabile che anche l'Italia centrale ha numerosi problemi, cosicché abbiamo pensato che il fenomeno debba essere analizzato nel centro-nord per raggruppare le due aree. Se poi c'è accordo sulle linee generali programmatiche anche dei gruppi di lavoro, all'interno di ogni gruppo ciascuno troverà il proprio accordo in armonia con gli altri. D'altra parte, non si possono costituire gruppi di lavoro se prima non viene approvato il programma. Immediatamente dopo, questa sera stessa, avrei incaricato il capogruppo di indicare le persone che avrebbero fatto parte dei gruppi, che domani stesso avrebbero potuto essere convocate. GIACOMO GARRA. E' stato presentato un ordine del giorno con la speranza che la Commissione lo approvi. Se però si Pagina 404 vuole pervenire ad una conclusione unanime e fruttuosa dei nostri lavori, dovrebbe essere eliminato il primo periodo, che è del tutto inutile, dell'ordine del giorno. Il testo da porre in votazione dovrebbe dunque essere del seguente tenore: "La Commissione, considerata la necessità di avviare...", eccetera. Per il resto sull'ordine del giorno c'è ampia convergenza. La premessa può invece suonare di sfiducia ad un presidente che ci ha presentato un programma che ci convince. ANTONIO BARGONE. La premessa si può togliere. FERDINANDO IMPOSIMATO. Si deve togliere. PRESIDENTE. Voglio far rilevare che trovo stravagante dover approvare come impegni formali della Commissione alcuni elementi, contenuti fra l'altro nel programma, ai quali si intende dare il crisma di priorità rispetto ad altri che sono stati indicati in precedenza e che a mio avviso hanno uno spessore più rilevante rispetto a quello delle sole case da gioco (perché di questo si tratta, dato che gli altri argomenti sono inseriti nella proposta di programma). Quindi, impegnarsi per dire che le case da gioco hanno maggiore rilievo delle società per azioni o delle società a responsabilità limitata non mi sembra opportuno. Se questa iniziativa ha lo scopo di far considerare urgente anche l'argomento delle case da gioco (sugli altri mi pare infatti che non ci sia alcun problema), allora mi trovo d'accordo. Peraltro, andare in missione in Calabria non significa andarci in generale, ma recarsi nei diversi comuni ad accertare le diverse situazioni. Detto così non significa nulla. Ho messo come priorità quella del rapporto tra mafia, politica ed economia, e questa è un'indicazione che ha pari dignità - senza voler sottovalutare nessuno - delle opzioni formulate dal senatore Mancino, dal senatore Serena e da quanti altri, nelle quali non è stato richiesto un impegno formale di questo tipo. Quindi è un'indicazione affinché, nella costituzione dei gruppi, si tenga conto di determinate indicazioni. Vorrei intendere l'iniziativa in questo senso, perché diversamente mi sembrerebbe che tutti avrebbero diritto di presentare un ordine del giorno chiedendo un impegno formale secondo cui la priorità dovrà essere data, per esempio, alle società finanziarie o a qualsiasi altra cosa. E' un impegno comune quello di occuparci dell'argomento, ma non ci si deve necessariamente impegnare a ritenere quella delle case da gioco la priorità assoluta, tenuto conto di tutti i problemi dell'economia che abbiamo di fronte. ALESSANDRA BONSANTI. E' fondamentale! GIUSEPPE SCOZZARI. Il riciclaggio! PRESIDENTE. Il riciclaggio non si fa solo nelle case da gioco, collega Scozzari. Ci sono tanti di quei problemi sul riciclaggio! Abbiamo i problemi dell'usura e delle estorsioni che mi sembra abbiano una preponderanza anche maggiore. L'obiettivo che dobbiamo proporci è di coordinare, come ha osservato anche il senatore Mancino, le diverse priorità espresse da tutti e vedere concordemente quali si ritengano effettivamente più interessanti e più urgenti. Ciascuno naturalmente esprime le sue esigenze ma si tratta di farne una scala. ANTONIO BARGONE. Signor presidente, non sono intervenuto prima perché volevo dare un contributo alla rapidità del dibattito. Volevo dire intanto che abbiamo presentato un ordine del giorno che può essere apprezzato o no, votato o no; però non si può dire che non significa nulla, altrimenti le spiego che cosa significa andare in Calabria. Nell'ordine del giorno si dice di andare in Calabria per predisporre una relazione sulla 'ndrangheta. Non si può scrivere: dobbiamo andare a Bovalino o a Palmi. Questo sarà deciso dall'ufficio di presidenza nel momento in cui si fissa l'iniziativa e si stabiliscono i suoi obiettivi. Inoltre, signor presidente, qui è stata espressa una disponibilità nei confronti dell'ordine del giorno che noi accogliamo Pagina 405 modificando, su prezioso suggerimento del senatore Mancino, la premessa nel modo seguente: "ritenuto che le linee programmatiche illustrate dal presidente possono essere approvate con le priorità che qui appresso vengono indicate insieme ai tempi e agli strumenti perché gli obiettivi strategici ed istituzionali della Commissione possano essere raggiunti". Tale modifica tra l'altro toglie quell'apprezzamento sul lavoro del presidente che sembra impedire l'approvazione unanime dell'ordine del giorno. Nell'intervento del senatore Bertoni è stato detto chiaramente che approviamo il programma. Allora, tenuto conto che approviamo il programma, che c'è la disponibilità ad evitare il giudizio sul lavoro del presidente e che ci troviamo d'accordo sul resto, dare giudizi sull'ordine del giorno e pensare che la questione delle case da gioco potesse essere un impedimento significa non dimostrare quella disponibilità che invece occorre che tutti dimostrino. Lo spirito con cui è stato presentato l'ordine del giorno - lo ha detto anche il collega Serena in maniera molto chiara - è quello di accelerare i lavori della Commissione. Non diciamo di chi è la colpa, ma sta di fatto che stiamo in surplace, dal quale dobbiamo uscire. VITTORIO TARDITI. Signor presidente, mi limito a sottolineare l'esigenza dell'approvazione unanime sia dell'ordine del giorno, così come modificato dai suggerimenti ricevuti, sia del programma da lei presentato. PRESIDENTE. Sono stati presentati anche emendamenti al programma. VITTORIO TARDITI. Poi vedremo. Dicevo che se non arriviamo a decisioni unanimi politicizziamo troppo il nostro intervento, dando l'impressione che l'attività della Commissione sia finalizzata ad un'indagine politica di quello che sta accadendo oggi in Italia e non agli scopi reali che ha, che sono essenzialmente di studiare, fotografare, anticipare - se vogliamo - il fenomeno mafioso e suggerire le misure che il Governo e gli enti a ciò preposti devono prendere. NICHI VENDOLA. Come credo che l'ordine del giorno non rappresenti un atto di scortesia nei confronti del presidente, così spero che tutto non si risolva semplicemente in termini di galateo o di cortesia. Il problema è serio e di fondo: abbiamo voluto segnalare nell'ordine del giorno - questo è il motivo della mia firma e di quella del collega Tripodi - la curiosa scissione che esiste sempre di più tra il dibattito politico sulla mafia fuori da questa Commissione e la realtà del dibattito al suo interno. Ci troviamo oggi a partecipare a questa giornata faticosa di discussione sapendo che la discussione reale è quella provocata dalle considerazioni moscovite del Presidente del Consiglio. PRESIDENTE. Vogliamo attenerci al programma? NICHI VENDOLA. Non stavo commentando le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, stavo dicendo che la Commissione parlamentare antimafia non decolla, non ha forza propulsiva, non è un soggetto politico che riesce a segnare gli avvenimenti che accadono fuori. L'ordine del giorno Bargone è il tentativo di assumere una capacità cogente rispetto a quello che accade fuori della Commissione. Noi siamo disponibili - come era chiaro nelle dichiarazioni del collega Bertoni - ad accogliere il programma proposto con gli emendamenti che abbiamo presentato ed anche con i suggerimenti che su di essi sono stati avanzati; siamo inoltre disponibili a votare a favore di un ordine del giorno dal quale si debbono espungere gli aspetti che possono sembrare di inutile acrimonia nei confronti del ruolo del presidente. Il punto di fondo che vale per tutti noi, per qualunque forza politica e per qualunque commissario, è avere un senso rispetto a ciò che accade fuori, altrimenti venire in questa Commissione mentre fuori accadono cose rilevanti, dal mio punto di vista, proprio su questo tema, può avere un effetto quasi Pagina 406 irrealistico, metafisico ed anche un po' comico. NICOLA MANCINO. Formulo le seguenti domande ai gruppi firmatari dell'ordine del giorno Bargone: si può approvare la proposta del presidente con le integrazioni che abbiamo ascoltato questa mattina e questa sera? Con la rinuncia alle specifiche priorità (41-bis, società per azioni e così via), se ne potrebbero indicare alcune come raccomandazioni all'ufficio di presidenza, affinché si possano realizzare i fini istituzionali di questa Commissione. Si può togliere dall'ordine del giorno il riferimento alle case da gioco? Ciò non perché ne sottovaluti i rischi ma perché l'argomento potrebbe essere affrontato in un ordine del giorno specifico, nel quale indicare alle forze politiche che mentre si discute di mafia e di riciclaggio, qualche Commissione sta per approvare provvedimenti sulle case da gioco. Si può rivolgere all'ufficio di presidenza una raccomandazione affinché tenga conto della situazione della Calabria? Risolte queste questioni, rimangono due o tre punti che potrebbero formare oggetto di un'approvazione unanime (sono convinto che sia preferibile un'unanimità non di facciata ma sostanziale). PRESIDENTE. Passiamo alle proposte emendative alla bozza di programma. GIROLAMO TRIPODI. Avevamo predisposto numerosi emendamenti riferiti ad una prima bozza di programma. Poiché molti di essi sono stati recepiti, sottoponiamo all'approvazione della Commissione solo quelli tuttora rilevanti. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bargone, che abbiamo sottoscritto, avanziamo riserve sulla correzione apportata che ha modificato il contenuto originario della prima parte del documento. PRESIDENTE. Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 1, aggiungere la seguente premessa: "La Commissione parlamentare antimafia della XII legislatura intende promuovere un'indagine a tutto campo sul fenomeno mafioso avvalendosi, nello spirito della legge n. 430/1994, dei poteri dell'autorità giudiziaria, rimuovendo - ove occorra e nei limiti della legge istitutiva - ogni segreto d'ufficio, professionale, bancario e di Stato opposto da qualunque autorità. E' intendimento della Commissione, infatti, acquisire in modo diretto dati e documenti, promuovere ed effettuare indagini, procedere all'audizione di autorità, magistrati, forze dell'ordine, collaboratori di giustizia e di ogni altro soggetto che si rivelasse utile. L'attività di raccolta, analisi e proposta legislativa non trasformerà la Commissione né in un ufficio statistico né in un ufficio studi e, tanto meno, in un ufficio legislativo. Su tali presupposti, nella continuità del lavoro svolto nella trascorsa legislatura, l'azione della Commissione parlamentare di inchiesta...". Lo pongo in votazione. (E' approvato). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 1, punto 3, sostituire con: "3) accertamento e valutazione dell'evoluzione del fenomeno mafioso e delle sue connessioni con la politica, le amministrazioni pubbliche, la massoneria deviata. In tale contesto, la Commissione si occuperà anche delle organizzazioni criminali di stampo non mafioso operanti nel territorio nazionale e delle attività dalle medesime poste in essere, al fine di individuare gli ambiti ove già si verificano e più ancora potrebbero verificarsi nel futuro, forme di collaborazione, complicità, scambi di favori, tali da accrescere, di fatto, il potere mafioso e le coperture di cui esso può avvalersi, in particolare nelle regioni cosiddette a non tradizionale insediamento mafioso e con riferimento, anche, ad attività criminali Pagina 407 quali ad esempio il racket della prostituzione e l'usura". Lo pongo in votazione. (E' approvato). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 3, punto 2, sostituire con: "In ordine al fondamentale strumento di contrasto alla criminalità mafiosa che i collaboratori della giustizia hanno costituito e costituiscono, occorre prioritariamente prendere atto che i rilevanti risultati conseguiti nel corso della XI legislatura sono per lo più dovuti alla diffusione del fenomeno del cosiddetto pentitismo e che, pur con le dovute cautele, occorre procedere ulteriormente per il cammino intrapreso. Ciò anche ai fini di un adeguamento della normativa allo stato vigente. Con una più approfondita conoscenza del fenomeno si potrà pervenire ad una proposta di legislazione organica che consenta che tale strumento conservi ed incrementi incisività ed efficacia pur garantendo maggiore trasparenza ed un più efficace controllo". Lo pongo in votazione. (E' respinto). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 4, punto 3, primo capoverso, aggiungere: "Ai fini di una ulteriore modifica dell'attuazione del decreto-legge 20 novembre 1991, n. 367, convertito nella legge 20 gennaio 1992, n. 8, istitutivo della Direzione nazionale antimafia e delle direzioni distrettuali, occorre promuovere un secondo Forum con la partecipazione dei suddetti organismi antimafia". Chiedo ai proponenti se tale emendamento debba essere considerato sostitutivo od integrativo. GIROLAMO TRIPODI. Signor presidente, va inteso come emendamento integrativo. PRESIDENTE. Lo pongo in votazione. (E' approvato). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 6, secondo capoverso, quarta riga, dopo la parola GIP aggiungere la seguente frase: Depenalizzazione di alcuni reati minori. VITTORIO TARDITI. Presidente, non mi sembra corretto che in questa sede si intervenga sulla depenalizzazione dei reati minori. Voterò contro questo emendamento. ALBERTO SIMEONE. La materia della depenalizzazione non rientra nella nostra competenza. Io voterò contro questo emendamento. PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e Vendola integrativo della seconda riga, primo capoverso, di pagina 6, dopo la parola "GIP". (E' respinto). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 8, quinta riga, dopo le parole eccezionale gravità aggiungere: "Ciò soprattutto al fine di potenziare l'attività di confisca (da allargare anche ad altri ipotesi di reato quali, ad esempio, l'usura) e di dare idonea disciplina alle misura cautelari rivolte verso beni produttivi". ALBERTO SIMEONE. Questa materia è già disciplinata da una normativa specifica. L'emendamento è inutile. GIROLAMO TRIPODI. Il problema è che spesso non si sa in che modo possano essere gestiti questi beni... PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e Vendola integrativo della quinta riga di pagina 8, dopo le parole "eccezionale gravità". Pagina 408 (E' approvato). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 8, sopprimere il punto 6. Lo pongo in votazione. (E' respinto). Ho presentato il seguente emendamento: A pagina 12, dopo le parole nei seguenti settori di inchiesta inserire le seguenti: "e con riferimento alle peculiari manifestazioni del fenomeno nelle aree del centro nord e nelle aree meridionali". FRANCESCA SCOPELLITI. Presidente, stiamo approvando degli emendamenti senza rileggere il testo e verificare se vi sono ripetizioni o concetti espressi in maniera diversa. Temo che alla fine il programma potrebbe risultare poco chiaro. PRESIDENTE. Ovviamente l'ufficio di presidenza potrà essere incaricato del coordinamento formale del programma. Pongo in votazione l'emendamento Parenti a pagina 12. (E' approvato). Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 12, punto 3, aggiungere la seguente frase: "A tale proposito dovrà procedersi ad una riflessione sull'operato del Governo che ha sospeso l'attuazione della legge quadro sui lavori pubblici (legge Merloni)". FLAVIO CASELLI. Dichiaro il mio voto contrario perché a mio parere non si tratta di un emendamento, ma di una valutazione e di un'opinione politica. FRANCESCA SCOPELLITI. Ritengo che questo emendamento non sia ammissibile in quanto mette in uno stato di accusa il Governo (Commenti). PRESIDENTE. E' inutile fare commenti. Chi è d'accordo voterà a favore chi non lo è voterà contro. ALESSANDRA BONSANTI. Propongo di sostituire le parole "sull'operato del Governo che ha sospeso" con le seguenti "sulla sospensione dell'attuazione". PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento Bonsanti. (E' approvato.) Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e Vendola al punto 3 di pagina 12, con le modifiche testé apportate. (E' approvato.) Per quanto riguarda l'emendamento Tripodi e Vendola riferito a pagina 16, tendente ad introdurre nel primo periodo, dopo la parola "Austria" la parola "San Marino", faccio presente che occorrerebbe prevedere anche altri paesi. Il senatore Tripodi e l'onorevole Vendola hanno presentato il seguente emendamento: A pagina 17, dopo l'ultima riga aggiungere: "la Commissione, peraltro, non potrà esimersi dal denunciare, ove occorra, la violazione degli accordi internazionali". Lo pongo in votazione. (E' approvato). Ho presentato il seguente emendamento: A pagina 23, in fine, inserire il seguente paragrafo: ORGANIZZAZIONI CRIMINALI OMOGENEE E NON OMOGENEE NELLE AREE DEL CENTRO-NORD. Appare infine necessario formare un quarto gruppo di lavoro che incentri i suoi compiti di analisi e investigazione nelle aree del centro-nord, per la peculiarità con la quale ivi si attuano i collegamenti con le amministrazioni e l'economia locale e in particolare le modalità di Pagina 409 organizzazione e ancor più di investimenti di capitali illeciti. Per altro proprio nelle regioni del centro-nord più che nelle aree tradizionali, forti sono gli stanziamenti di associazioni criminali non omogenee, originarie dell'Oriente, dell'Africa, dell'America Latina che hanno assunto via via un peso preponderante nel traffico degli stupefacenti e nel traffico di armi, dando quindi alla mafia tradizionale un più facile e sistematico accesso alla internazionalizzazione dei grandi traffici illeciti e al riciclaggio dei relativi profitti attraverso operazioni per lo più su diverse banche estere. E' evidente che questo quarto gruppo di lavoro articolerà i settori di indagine sulle medesime tematiche degli altri due così da far emergere, da un lato, le peculiarità del fenomeno mafioso e similari nelle aree tradizionali e, dall'altro, da permettere una visione integrata e d'insieme del fenomeno stesso". Lo pongo in votazione. (E' approvato). Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Bargone ed altri. CORRADO STAJANO. Propongo di modificare il primo punto della motivazione dell'ordine del giorno nel modo seguente: "La Commissione, che accoglie le ipotesi di ampio lavoro contenute nel programma presentato ed illustrato dal presidente, ritenuto che esista la necessità di fissare in modo rigido tempi e strumenti per la realizzazione degli obiettivi strategici". MAURIZIO BERTUCCI. Propongo di sostituire l'espressione "Si impegna" con la seguente "Impegna l'ufficio di presidenza". PRESIDENTE. La proposta dell'onorevole Bertucci si giustifica in quanto l'ufficio presidenza ha il compito, ai sensi del regolamento interno, di formulare il programma dei lavori. ANTONIO BARGONE. Non ha senso che la Commissione impegni l'ufficio di presidenza, perché quest'ultimo dovrà poi sottoporre qualsiasi proposta alla Commissione plenaria. E' una specie di circolo vizioso. Voteremo contro questa proposta emendativa. GIUSEPPE ARLACCHI. Propongo di inserire, dopo il quarto punto del dispositivo, il seguente periodo: "Approfondire nei tempi più rapidi lo studio del fenomeno del riciclaggio, organizzando le audizioni che dovessero rendersi opportune ed in particolare, entro le prossime settimane, quella di alcuni collaboratori di giustizia coinvolti in fenomeni di riciclaggio". PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell'ordine del giorno come modificato, faccio presente che l'ultimo punto del dispositivo, quello in cui si impegna la Commissione a confermare integralmente lo staff interno assegnato alla Commissione della passata legislatura (ed anche a provvedere con urgenza alla individuazione dei collaboratori esterni), è inammissibile, in quanto non dipende dalla Commissione confermare lo staff interno, perché lo possono stabilire solamente i Presidenti delle Camere. Quindi, questa parte dell'ordine del giorno è inammissibile. RAFFAELE BERTONI. Lei ha dichiarato inammissibile questa parte dell'ordine del giorno perché ritiene che quanto in esso previsto dipenda dai Presidenti delle Camere. Questo sarebbe esatto se tutto lo staff interno fosse composto da personale delle Camere. Siccome lo staff interno è composto in realtà anche da persone che derivano la loro presenza dalla nomina della Commissione... PRESIDENTE. E' la seconda parte! RAFFAELE BERTONI. No, è la prima parte: "Confermare integralmente lo staff interno". PRESIDENTE. Per "staff interno" si intende quello della Camera. Lei si riferisce alla seconda parte: "Provvedere con urgenza alla individuazione dei collaboratori Pagina 410 esterni". Lo staff interno è un'altra cosa. RAFFAELE BERTONI. Poiché riteniamo molto importante, come segnale di continuità con le precedenti Commissioni e specialmente con l'ultima, come risulta anche dalla proposta di programma del presidente, confermare lo staff interno, propongo di sostituire l'impegno con un auspicio, in modo che ai Presidenti della Camere venga rivolto l'auspicio della Commissione perché sia confermato l'assetto interno. PRESIDENTE. Senatore Bertoni, propongo di esaminare tale questione in un altro momento, in modo da non bloccare il nostro lavoro. RAFFAELE BERTONI. Sta bene, presidente. Mi riservo di sollevare tale questione, anche con una diversa formulazione, nel corso di una prossima seduta. PRESIDENTE. Prendo atto di questa sua intenzione, senatore Bertoni. Avremo così modo di approfondire la questione. Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine del giorno presentata dal senatore Stajano. (E' approvata). Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine del giorno presentata dal deputato Arlacchi. (E' approvata). Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine del giorno presentata dal deputato Bertucci. (E' respinta). Pongo in votazione l'ordine del giorno Bargone ed altri con le modifiche testé apportate, dopo averne dato lettura: "La Commissione, che accoglie le ipotesi di ampio lavoro contenute nel programma presentato e illustrato dal presidente, ritenuto che esiste la necessità di fissare in modo rigido tempi e strumenti per la realizzazione degli obiettivi strategici; considerata la necessità di avviare con immediatezza e incisività i lavori della Commissione e dei gruppi di lavoro; valutata l'opportunità di definire l'assetto organizzativo della Commissione stessa ai fini del suo più efficace funzionamento si impegna alla immediata costituzione dei quattro gruppi di lavoro indicati nel programma e a designarne i coordinatori; alla urgente definizione di audizioni, accessi e sopralluoghi della Commissione per la sua attività esterna; a prevedere relazioni entro tre mesi dei gruppi di lavoro sullo stato della loro attività per consentire al plenum della Commissione di svolgere la funzione di coordinamento e di sintesi; prevedere l'audizione dei giudici di sorveglianza e dei direttori dei più importanti istituti penitenziari al fine di verificare lo stato di applicazione dell'articolo 41-bis; approfondire nei tempi più rapidi lo studio del fenomeno del riciclaggio, organizzando le audizioni che dovessero rendersi opportune ed in particolare, entro le prossime due settimane, quella di alcuni collaboratori di giustizia coinvolti in fenomeni di riciclaggio; prevedere altresì l'audizione di collaboratori di giustizia e dirigenti del servizio protezione sulle modalità di applicazione del programma di protezione; prevedere entro la prossima settimana una visita della Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata ed acquisire ulteriori elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca ancora un puntuale approfondimento; prevedere una specifica indagine con i necessari audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco per accertare la loro eventuale utilizzazione ai fini del riciclaggio del denaro sporco". (E' approvato). Pagina 411 Pongo in votazione la proposta di programma di lavoro con le modifiche apportate. (E' approvata). Colleghi, valutate le circostanze, il seguito dell'esame del regolamento interno della Commissione è rinviato ad altra seduta. La seduta termina alle 21,40. Pagina 412 Pagina 413 ALLEGATO (Programma generale sull'attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari) Pagina 414 Pagina 415 Programma generale sull'attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari. L'azione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari deve attuarsi, secondo la legge 30 giugno 1994 n.430, secondo tre grandi linee direttrici: 1) Verifica dell'attuazione della legge 13/9/1982 n.646 sulle misure di prevenzione e delle altre leggi dello Stato concernenti il fenomeno mafioso, nonché degli indirizzi del Parlamento nella medesima materia; 2) accertamento della congruità della vigente normativa e dell'azione dei pubblici poteri, con conseguente formulazione di proposte di carattere legislativo e amministrativo per rendere più coordinata e incisiva l'azione dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate le intese internazionali; 3) accertamento e valutazione dell'evoluzione del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni. Un così ampio campo d'azione richiede un programma di lavoro da realizzare in modo continuo, partendo da quelle che saranno individuate come le necessarie priorità. Esso si articolerà nell'ambito delle tre grandi linee direttrici in diversi settori di intervento che dovranno comunque trovare una stretta connessione tra di loro, così da realizzare la conclamata esigenza di un'analisi unitaria del fenomeno mafioso e criminale sia a livello nazionale che internazionale. Nell'ambito delle prime due direttrici sopra indicate è imprescindibile l'esame degli attuali strumenti legislativi ed operativi al fine di accertare la validità, la congruità ed efficacia nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata, anche alla luce delle diverse esperienze maturate nell'arco della loro rispettiva vigenza. 1) Analisi ed elaborazione dei modi di attuazione del disposto di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Costituisce un'esigenza prioritaria affrontare le tematiche inerenti tale strumento di contrasto, sia perchè è prossima la scadenza di questa normativa, per il quale è stata espressa la concorde esigenza di una proroga, anche dagli organi istituzionali già auditi da questa Commissione, sia per la necessità di avere una approfondita conoscenza, che permetta di valutare la effettiva applicazione, e la eventuale proposta: o di modifiche che ne incrementino l'efficacia o della stabilizzazione della normativa con mantenimento della disciplina attuale con le modifiche ritenute di maggiore incisività. (Per l'analisi di tale tematica si fa riferimento allo schema di ricerca allegato). (All. A) 2) Collaboratori di giustizia: loro gestione e protezione. Analoga problematica per i testimoni e le vittime della mafia. In ordine al fondamentale strumento di contrasto alla criminalità mafiosa che i collaboratori di giustizia hanno costituito e costituiscono, varie problematiche sono state poste dall'A.G. e dagli operatori che hanno maturato un'ampia esperienza nel settore. Tali problematiche, derivanti per lo più da una normativa di cui è necessario vagliare l'adeguatezza, sono da analizzare Pagina 416 con urgenza, affinchè, previa approfondita conoscenza del fenomeno si possa pervenire ad una proposta di legislazione organica che consenta che tale strumento conservi ed incrementi incisività ed efficacia, che anche una maggiore trasparenza può contribuire a dare. Peraltro le problematiche inerenti la protezione e la gestione economica dei collaboratori e rispettivi familiari si pongono con pari, se non con superiore urgenza per i testimoni e vittime del crimine mafioso, che allo stato subiscono gravi situazioni di sofferenza per la carenza di un tempestivo e adeguato intervento anche rispetto alle ordinarie esigenze di vita quotidiana. (All. B) 3) Direzione nazionale antimafia. Distrettuali. Strutture giudiziarie. Modifiche del processo penale. Tribunali distrettuali. Primo bilancio dell'attuazione del D.L. 20 novembre 1991 n.367 (conv. L. 20/1/1992 n.8) istitutivo della direzione nazionale antimafia e delle Direzioni distrettuali. In tale ambito occorre accertare quale sia, allo stato, la composizione e quali le strutture utilizzate dalle varie D.D.A. e se esse risultino adeguate, quale il lavoro realizzato dalla loro istituzione ad oggi (statistiche, relazioni...), quali risultati sono stati conseguiti anche in termini di procedimenti definiti e con quale esito, con particolare riguardo ai dibattimenti; qual è l'attuale struttura della D.N.A. e se essa è risultata adeguata alla luce delle esperienze maturate; quale tipo di lavoro è stato svolto e se sia possibile ottenere un maggior rendimento, anche attraverso modifiche legislative relativamente alle competenze dell'ufficio. Verifica della funzionalità delle altre strutture giudiziarie, con riferimento in generale alla professionalizzazione dei magistrati, all'edilizia giudiziaria e all'informatizzazione dei servizi nonchè agli organici del personale tutto, ma con una particolare attenzione: alla questione della istituzione di Tribunali distrettuali per i reati di mafia, su cui vi è tuttora un ampio dibattito nonostante la relazione contraria approvata dal C.S.M. nel luglio 1993; alla sufficienza del numero dei G.I.P. addetti a settore corrispondente a quello di competenza delle Procure distrettuali; al coordinamento tra attività "ordinarie" e "antimafia" nelle procure distrettuali e al raccordo tra queste ultime e le procure circondariali; all'attività delle Procure generali in fase di appello, anche nella prospettiva di possibili riforme; alla possibilità di sollecitare riforme su taluni aspetti del processo penale che sembrano presentare rilevanti inconvenienti per l'azione di contrasto al fenomeno mafioso (per esempio, reale autonomia del G.I.P., effettivo coordinamento delle indagini tra diversi PM) o che potrebbero favorire un accorciamento dei tempi processuali ed una deflazione dei procedimenti. (All. C). 4) Direzione investigativa antimafia. Servizi centrali di polizia. Coordinamento delle forze di polizia. Verifica dell'attuazione e della congruità delle norme sul coordinamento delle forze di polizia, con particolare riferimento: 1) alla Direzione investigativa antimafia, anche in relazione ai settori della normativa istitutiva della stessa( L. 30/12/91 n.410); 2) all'attuazione del collegamento operativo e informativo e dell'obbligo di cooperazione degli uffici e della struttura delle forze di polizia esistenti a livello centrale e periferico; 3) alla diversificazione delle competenze e all'organicità dei rapporti e delle strutture di collegamento tra gli altri servizi centrali e periferici (S.C.O. della P.S.; R.O.S. dei C.C., S.C.I.C.O. della G.d.F.). La verifica dovrà comprendere le linee direttive del loro intervento; l'oggetto delle Pagina 417 principali indagini e gli sbocchi giudiziari dell'attività svolta. Verifica ulteriore della funzionalità delle strutture investigative ed in particolare della D.I.A., cui inerisce il raccordo informativo ed operativo con l'A.G. e specificatamente con la Procura nazionale antimafia (ex articolo 371 bis. co 1^ c.p.p. D.M. 12/9/92) articolo 12 att. c.p.p.) e le D.D.A. 5) Misure di prevenzione patrimoniali e personali. Verifica dell'attuazione della L. 646/82 nelle misure di prevenzione, strumenti essenziali in un più efficace contrasto della criminalità organizzata, ed essenzialmente di quella di tipo mafioso, il che ha indotto il legislatore ad emanare nel corso degli anni, una serie di provvedimenti normativi che si renderanno via via più adeguati. In particolare è necessario verificare se la normativa frammentaria, più volte intervenuta negli ultimi anni su aspetti procedurali e sostanziali (cfr. da ultimo il D.L. n.306/92 n.2), abbia inciso sulle misure di prevenzione personale e se esse mantengano una reale efficacia. A tale riguardo andrà esaminata anche la congruità e la funzionalità delle norme che prevedono perquisizioni e intercettazioni preventive, nonchè dell'istituto del soggiorno cautelare. Quanto alle misure patrimoniali occorre verificare la effettiva efficacia della normativa in merito, individuando i correttivi tecnici atti a superare incongruenze e lacunosità generate da una normativa di urgenza per eventi di eccezionale gravità. Sarà opportuno accertare nello specifico quanti beni siano stati confiscati e non solo sequestrati, almeno nell'ultimo biennio, quale sia stata l'utilizzazione dei beni confiscati e i conti di gestione degli stessi, in pendenza del procedimento e se, allo stato, appaiano sufficienti ed adeguate le tecniche di individuazione delle accumulazioni illegali. 6) Modifiche al codice di procedura penale. Più che verificarne in generale il funzionamento, sarebbe utile accertare se sia fattibile l'introduzione di strumenti deflattivi nei procedimenti per reati di mafia. Come indicazione di massima, salvo valutare ulteriori proposte degli operatori del settore, tali strumenti potrebbero riguardare la modifica degli attuali artt. 415 e 419, relativi all'udienza preliminare. Tale udienza, che spesso nei reati di mafia, per la complessità dei fatti-reato, il numero degli imputati e gli stretti legami e interconnessioni tra gli stessi, si trasforma in una mera formalità con dannoso dispendio di tempo, potrebbe tenersi solo previa richiesta motivata di una delle parti e se il G.U.P. ritenga di poter decidere allo stato degli atti. Conseguente modifica potrebbe riguardare gli artt. 418 e 419 c.p.p. circa la notifica del G.I.P. alle parti private della richiesta di rinvio a giudizio del P.M., con termine per la presentazione di motivate istanze per la formazione dell'udienza preliminare, o per esigenze probatorie o per l'adozione di riti differenziati, e circa la fissazione da parte del G.I.P. dell'udienza preliminare nel caso della sussistenza delle due previste ipotesi (richiesta fondata; non decidibilità allo stato degli atti). Modifica dell'articolo 445 c.p.p. inerente alla richiesta di patteggiamento da formularsi fino alla conclusione dell'udienza preliminare. Modifica dell'incidente probatorio con riferimento alla ricognizione di persona nel senso di ampliare l'applicazione non solo ai casi di "urgenza", ma anche a quelli di prevedibile grave inquinamento della fonte di prova (articolo 392 lett. a). Modifica dell'articolo 511 c.2 e 3 c.p.p. nel senso di prevedere l'esame della persona che ha reso la dichiarazione e del collaboratore solo come atto successivo alla lettura del verbale assunto con incidente probatorio e del tutto eventuale, e solo nei casi in cui vi siano questioni nuove e diverse da quelle già trattate. Nell'ambito della terza linea direttrice (accertamento e valutazione del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni, si impongono molteplici settori di analisi e di Pagina 418 inchiesta. Questi argomenti dovranno essere sviluppati in modo prioritario, attraverso il ricorso a strumenti operativi di maggiore agilità, quali appositi gruppi di lavoro. (A) Appare assolutamente imprescindibile, partendo dalla ricostruzione dei molteplici aspetti dei rapporti tra mafia e politica e tra mafia ed economia, che si possa pervenire, nei tempi più solleciti, ad un quadro completo della evoluzione del fenomeno mafioso e ad una approfondita analisi della sua attuale estensione e ramificazione nazionale e internazionale per settori di attività illecite, non trascurando a tal fine di accertare la completezza dell'intervento sinora attuato dalle D.D.A sugli "organici" delle associazioni mafiose già individuate (verifica dei procedimenti contro killer e singoli associati, oltre che contro i capi e promotori delle diverse organizzazioni) anche nella prospettiva di impedire il rinnovo dei quadri e la rigenerazione delle associazioni. In tale disamina si terrà conto della specificità dei soggetti criminali Mafia e Cosa Nostra; 'Ndrangheta e altre formazioni criminali calabresi; Camorra; raggruppamenti criminali della Puglia; Mafia Turca; Sole Rosso e altre organizzazioni criminali disomogenee e relative interconnessioni che si siano create nelle diverse attività delinquenziali e nella conquista e ripartizione dei mercati illegali nazionali e mondiali. (B) Mafia e stragi: sarà espletata una indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o attuabili e ai possibili interventi di prevenzione contro il terrorismo mafioso. (C) Nell'ambito dell'organigramma delle organizzazioni tradizionali e non, reiscritto nella sua attualità, dovranno essere individuate le attività illecite volte all'acquisizione di capitali e al loro reimpiego nei diversi mercati illegali sia nel territorio nazionale, nelle diverse specifiche peculiarità territoriali, sia a livello internazionale. Come sopra rilevato, dovrà pertanto avviarsi prioritariamente un serio lavoro conoscitivo sulle connessioni tra mafia e politica, e tra mafia ed economia, non trascurando di verificare anche l'influenza e l'organicità di poteri occulti, quali la massoneria deviata e le associazioni segrete similari, nei seguenti settori di inchiesta: 1) Evoluzione delle relazioni mafia-politica, con particolare riferimento alle infiltrazioni negli organi dello Stato e presso Regioni ed enti locali, anche nella prospettiva di una possibile valorizzazione del potere di inchiesta della Corte dei Conti e degli altri organi di controllo. 2) Flussi di spesa pubblica - imprese mafiose; impossibilità di imprenditoria libera da condizionamenti, pressioni e prevaricazioni da parte delle organizzazioni mafiose. 3) Criminalità organizzata e sistema degli appalti in particolare nelle regioni a "rischio", anche nella prospettiva di una riforma normativa in materia di appalti pubblici. 4) Criminalità organizzata, in particolare nelle 4 regioni meridionali ad elevato rischio mafioso e perpetrazione di frodi comunitarie, attraverso la percezione illecita di erogazioni CEE. 5) Contrabbando di tabacchi, di oro e preziosi, individuazione delle rotte, tradizionali e non, di provenienza e organizzazioni criminali (in particolare della Puglia, Campania, Calabria e Sicilia) importatrici e distributrici; mezzi e capitali impiegati e reinvestimenti dei relativi proventi in altri settori criminali. 6) Acquisizione-reimpiego di risorse e contestuale controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali mafiose nelle attività estorsive e usurarie, anche quale sistema di appropriazione di attività imprenditoriali e, in particolare per l'usura, quale sistema di riciclaggio. Pagina 419 7) Utilizzo e gestione delle case da gioco da parte della criminalità organizzata in Italia e all'estero per acquisizione di capitali, ed anche di beni mobili, immobili e imprese attraverso il prestito usurario e il riciclaggio di ingenti capitali illeciti. 8) Mercato immobiliare in aree anche non tradizionali del territorio nazionale e all'estero, con particolare riguardo ai paesi dell'est europeo, quale mezzo di investimento di capitali illeciti. 9) Mercati degli stupefacenti e delle armi, quest'ultimo con riferimento al materiale bellico in genere ma anche al materiale radioattivo. Di particolare interesse è l'analisi di questi due mercati, nell'ambito dei quali è necessario individuare il livello di coinvolgimento delle organizzazioni criminali tradizionali nazionali con i mercati esteri. In particolare per quanto riguarda gli stupefacenti particolare interesse hanno i collegamenti con il centro ed est Europa, Sud-est Asiatico; l'Afghanistan, il Pakistan e l'Iran, il Libano, la Turchia, il centro e sud-America e i diversi gruppi emergenti, anche per individuare i clan referenti, quale strumento di collegamento sia presente nel territorio nazionale e quali siano le alleanze e gli accordi che si stabiliscono con i soggetti criminali mafiosi territoriali. Analoga problematica deve essere attentamente vagliata per il mercato degli armamenti da guerra, e del materiale esplosivo, che, sempre più sofisticati e in quantitativi sempre più rilevanti sono in possesso delle organizzazioni mafiose, e di materiale radioattivo. Urgente appare ormai la necessità di evidenziare linee di tendenza, metodi di importazione, paesi esportatori, in particolare quelli dell'est europeo e quelli, quali Belgio e Svizzera, privi di una legislazione sufficientemente restrittiva, e il livello di coinvolgimento di organizzazioni mafiose, importatrici per uso proprio o come strumento della triangolazione nella quale, in particolare, riescono a consolidare i legami tra ambiente governativo, militare, apparati di sicurezza e informativi. 10) Investimento di capitali di origine illecita attraverso il sistema del credito nazionale. Gli intermediari finanziari. Le società finanziarie. I centri finanziari offshore. Le transazioni estero su estero. Nell'ambito delle attività di contrasto ai molteplici sistemi di infiltrazione mafiosa, attuati attraverso il reinvestimento dei capitali provenienti dai diversi mercati e attività illecite sopra individuati, nel circuito dell'economia legale nazionale e internazionale, particolare attenzione merita l'esame del sistema bancario e finanziario. In particolare l'esame dovrà essere rivolto alla vigilanza esercitata dagli istituti bancari e ancor più alla connivenza di operatori del settore e alla acquisizione da parte di famiglie mafiose di partecipazioni azionarie in aziende di credito. In particolare dovrà valutarsi la adeguatezza e la applicazione della normativa sugli intermediari finanziari, e sul volume di affari svolti dagli intermediari finanziari non bancari. Deve peraltro riconoscersi che il denaro "sporco", attinge soprattutto a canali finanziari offshore, come le Bahamas, Panama, Hong Kong, le isole Caraibiche, senza trascurare la impermeabilità e inaccessibilità del sistema bancario europeo a qualsiasi controllo e indagine anche solo conoscitiva (vedi per tutti l'Austria), paradisi fiscali che, privi di restrizioni o controlli, sono divenuti ormai centro di deposito o di transito, mediante operazioni estero su estero, di ingenti capitali criminali. Il fenomeno della criminalità organizzata nelle sue diverse strutturazioni tradizionali e non, è evidentemente un fenomeno che non investe soltanto il territorio nazionale, ma che, per i rilevanti interessi finanziari accumulati attraverso le molteplici attività criminali, evidenziate nel contesto del programma di lavoro, ha trovato ampi spazi mondiali di mercati illeciti e ampi spazi di reinvestimento di capitale illecito e quindi di acquisizione di risorse buone. E' indispensabile perciò che questa Commissione analizzi in modo ampio e Pagina 420 approfondito la evoluzione del crimine organizzato a livello internazionale in tutti i suoi aspetti e ramificazioni; verifichi l'applicazione degli accordi di cooperazione giudiziaria penale già stipulati, facendosi promotrice di ulteriori perfezionamenti e ulteriori accordi (ad es. nella unificazione del sistema normativo bancario e creditizio in genere), in vista di una politica criminale comune e di un diritto penale uniforme per l'intera Comunità europea quale ulteriore e fondamentale strumento di contrasto al crimine mafioso. Sarà poi necessario per questa Commissione continuare e approfondire il lavoro svolto nella precedente legislatura, analizzando, anche attraverso visite in loco, il generale tessuto socioeconomico delle regioni maggiormente "a rischio", con riferimento anche al problema, di sempre maggiore rilevanza, della devianza minorile. Non può infatti essere dimenticato che il proliferare della microcriminalità in questi ambiti costituisce un pericoloso serbatoio per tutta la criminalità organizzata. Partendo da tale esigenza di approfondimento, la Commissione potrà quindi costituire un importante punto di riferimento anche per l'azione dei gruppi e delle associazioni della società civile maggiormente impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, elaborando proposte e iniziative in materia di ambiente, di scuola, di qualità di vita, che possano contribuire ad una più profonda cultura antimafia e ad un rapporto più forte e costruttivo con le istituzioni democratiche. Proposta di programmazione dello svolgimento dei lavori della Commissione. Per l'attuazione del programma di lavoro la Commissione utilizzerà anche l'articolazione in gruppi e sottogruppi di lavoro, di cui il Presidente avrà il coordinamento. Attraverso l'immediato avvio dell'attività di questi ultimi, sarà possibile sviluppare rapidamente l'esame degli argomenti che dovessero evidenziarsi come quelli di maggiore urgenza. Ciò consentirà in ogni caso di analizzare il fenomeno della criminalità mafiosa organizzata nelle sue diverse strutturazioni nazionali e internazionali e di formulare proposte legislative nei rispettivi settori di intervento, mantenendo una visione e conoscenza unitaria e sistematica del fenomeno stesso. La ulteriore suddivisione di ciascun gruppo di lavoro in sottogruppi contribuisce ad agevolare e ad approfondire i diversi settori di analisi che integrano le più ampie tematiche. Peraltro la proposta articolazione consente di individuare le interconnessioni tra i diversi settori nell'ambito di ciascuna tematica e delle diverse tematiche tra di loro, in una circolarità che eviti un lavoro a compartimenti stagni o a sovrapposizioni e ripetizioni di attività che contraddirebbero la planetarietà del fenomeno mafioso. Nell'ambito delle prime due linee direttrici indicate nel programma si ritiene opportuno procedere alla costituzione di un unico gruppo di lavoro, articolato in due sottogruppi: Gruppo 1: Verifica della congruità degli strumenti legislativi e dell'azione dei pubblici poteri, e degli indirizzi del Parlamento nel contrasto al fenomeno mafioso. I due sottogruppi articoleranno il rispettivo lavoro sui seguenti temi: Il primo sottogruppo: 1) Analisi ed elaborazione dei modi di attuazione del disposto di cui all'articolo 41-bis ord. pen.; 2) Misure di prevenzione patrimoniali e personali; 3) Attività di ricerca dei grandi latitanti; 4) Indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o attuabili e strumenti di prevenzione sul contrasto al terrorismo mafioso. Il secondo sottogruppo: 1) Collaboratori di giustizia. Testimoni e vittime della mafia. 2) Direzione Nazionale Antimafia. Pagina 421 Distrettuale. Strutture giudiziarie. Tribunali distrettuali. 3) Direzione investigativa antimafia. Servizi centrali di polizia. Coordinamento delle forze di polizia. 4) Modifiche al codice di procedura penale. Nell'ambito della terza linea direttrice e quindi dell'accertamento e della valutazione della evoluzione del fenomeno mafioso, e di tutte le sue connessioni, sui quali appare necessario avviare con la massima rapidità un approfondito lavoro conoscitivo, si individuano due grandi tematiche: 1) mafia-politica-poteri occulti; 2) mafia-economia, con riferimento sia all'acquisizione di risorse illecite sia al loro reimpiego. Si ritiene quindi opportuno procedere alla costituzione di un secondo gruppo di lavoro (Gruppo 2) - che potrà evidentemente articolarsi al proprio interno tramite la creazione di sottogruppi di struttura più agile - il quale avrà come proprio oggetto l'analisi delle seguenti tematiche: 1) Connessioni tra mafia e politica negli organi dello Stato e presso Regioni e enti locali, alla luce degli sviluppi delle indagini e delle risultanze processuali dell'A.G., nonché dei provvedimenti amministrativi adottati per gli Enti territoriali. 2) Linee evolutive di tendenza delle predette infiltrazioni e connessioni. 3) Organicità di poteri occulti, quali massoneria deviata e associazioni segrete similari, alle strutture degli organi centrali e periferici dello Stato. Un terzo gruppo di lavoro (Gruppo 3) riguarderà poi i seguenti punti, sempre con la possibilità di costituire gli opportuni sottogruppi: 1) Flussi di spesa pubblica-imprese mafiose; sistema degli appalti e criminalità organizzata. 2) Criminalità organizzata e frodi comunitarie. 3) Estorsioni - usura. 4) Contrabbando di tabacchi, oro e preziosi. 5) Criminalità organizzata e mercati nazionali di stupefacenti; collegamenti con organizzazioni e mercati internazionali; traffici internazionali di stupefacenti nei diversi ambiti mondiali. Gruppi emergenti. 6) Mercati delle armi, e di materiale radioattivo gestito dalla criminalità organizzata sul territorio nazionale; collegamenti con gruppi e mercati internazionali; traffici internazionali di materiale bellico e di materiale radioattivo e collegamenti nazionali. 7) Modalità di investimento di capitali di origine illecita attraverso il sistema del credito nazionale; operazioni finanziarie dall'estero e verso l'estero attraverso il sistema bancario nazionale. 8) Intermediari finanziari. 9) Case da gioco. 10) Mercato mobiliare e immobiliare. 11) Reimpiego dei grandi capitali attraverso società finanziarie internazionali e centri finanziari offshore. Transazioni estero su estero. 12) Verifica dell'applicazione degli accordi operativi e normativi internazionali e sviluppo di trattati di cooperazione internazionale nella lotta al crimine organizzato e al riciclaggio di capitali illeciti e proposte di una normativa unitaria europea. |
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