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Parenti: seduta 13

Parenti: seduta 13
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Pagina 375
       PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI
                          INDICE
                                                        Pag.
Esame del programma di lavoro della Commissione:
  Parenti Tiziana, Presidente ....................  377, 383
                                384, 385, 390, 391, 395, 396
                                397, 399, 401, 402, 403, 404
                                405, 406, 407, 408, 409, 410
  Arlacchi Giuseppe ....................  397, 401, 402, 409
  Bargone Antonio .................  383, 396, 397, 404, 409
  Bertoni Raffaele ................  387, 390, 395, 409, 410
  Bertucci Maurizio ..............................  402, 409
  Bonsanti Alessandra ............................  404, 408
  Caccavale Michele .................................... 397
  Campus Gianvittorio ............................  383, 384
  Caselli Flavio ....................................... 408
  Di Bella Saverio .....................  397, 398, 399, 401
  Garra Giacomo ........................................ 403
  Imposimato Ferdinando ................................ 404
  Mancino Nicola .......................  384, 385, 391, 406
  Ramponi Luigi .............................  395, 396, 397
  Scopelliti Francesca ...........................  398, 408
  Scozzari Giuseppe ..............................  397, 404
  Serena Antonio ....................................... 403
  Simeone Alberto ...................................... 407
  Stajano Corrado ...................................... 409
  Tarditi Vittorio ...............................  405, 407
  Tripodi Girolamo .....................  383, 401, 406, 407
  Vendola Nichi ........................................ 405
ALLEGATO ............................................... 413
Pagina 376
Pagina 377
   La seduta comincia alle 9,10.
   (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
   Esame del programma di lavoro della Commissione.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del
programma di lavoro della Commissione.
   Colleghi, vi è stata distribuita la proposta di programma
da me predisposta - che sarà pubblicata in allegato al
resoconto stenografico della seduta odierna -, i cui contenuti
vorrei ora illustrare, preannunciando che dovremo introdurre
alcune integrazioni, anche sulla scorta di quanto emerso nelle
precedenti riunioni dell'ufficio di presidenza, in particolare
riguardo alla costituzione di un gruppo di lavoro nel senso
indicato dai commissari del gruppo della lega nord.
   La proposta di programma si articola, in base ai criteri
indicati dalla legge 30 giugno 1994, n. 430, istitutiva della
Commissione, su tre grandi linee direttrici. Innanzitutto, si
tratta di verificare, nel loro complesso, le disposizioni in
materia di misure di prevenzione, con riguardo sia a quelle di
natura patrimoniale sia a quelle di carattere personale. Vanno
inoltre accertate l'adeguatezza e la congruità della vigente
normativa e dell'azione dei pubblici poteri, come espressione
della funzione di controllo che la Commissione è chiamata a
svolgere sull'attività del Governo e delle pubbliche
amministrazioni, verificando se gli strumenti legislativi
vigenti e gli indirizzi parlamentari e di Governo risultino
sufficientemente adeguati ai fini dell'azione di contrasto
alla criminalità organizzata. Occorre infine accertare e
valutare l'evoluzione del fenomeno mafioso aggiornandone - in
continuità con la Commissione antimafia della precedente
legislatura - le linee evolutive, per indirizzare la nostra
analisi su settori particolari.
   Nell'ambito delle prime due linee direttrici indicate
dalla legge istitutiva della Commissione, dovremo verificare
la congruità degli strumenti utilizzati nella lotta alla
criminalità organizzata, in particolare lo stato di
applicazione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario, considerato che, dopo una certa fase di
attuazione di tale disposizione, si comincia a constatare un
fenomeno involutivo. In sostanza, si fa sempre meno ricorso
all'applicazione di tale norma ed in alcuni casi, quando ciò
sia accaduto, è successivamente intervenuta una revoca. Va
inoltre verificata la situazione degli istituti penitenziari
che dispongono degli strumenti propri delle carceri di massima
sicurezza - mi riferisco soprattutto a quelli situati sulle
isole ma anche ad alcuni sul continente - che non sempre
rappresentano uno strumento di "contenimento" sufficiente,
anche perché i processi si protraggono per lungo tempo e i
detenuti sottoposti a misure di massima sicurezza spesso si
trovano in condizioni tali per cui la massima sicurezza viene
a mancare, come del resto alcune procure stanno in qualche
modo denunciando.
   In definitiva, si tratta di verificare lo stato di
applicazione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario, con l'obiettivo di configurare strumenti atti a
rendere effettiva in tutti i suoi aspetti tale disposizione. A
tale riguardo andranno formulate adeguate proposte. Qualcuno,
per esempio, ha indicato la possibilità di
Pagina 378
svolgere processi "a distanza", così come accade per i
testimoni, al fine di evitare un contatto con i detenuti
associati in carceri diverse.
   Da verificare con urgenza è anche il problema dei
collaboratori di giustizia. E' di questi giorni la protesta
posta in essere a Padova da alcuni collaboratori di giustizia,
i quali si sentono non sufficientemente protetti e privi dei
mezzi di sostentamento che considerano indispensabili per
mantenere loro stessi e le loro famiglie. Poiché i
collaboratori di giustizia sono più di 800 e, se si
considerano anche i loro familiari, si tratta di oltre 2 mila
persone, occorre porsi il problema dell'individuazione di
strumenti più idonei per assicurare un'adeguata protezione ed
un trattamento economico. Inoltre, il problema relativo alla
gestione dei collaboratori di giustizia va affrontato avendo
riguardo alla necessità di intervenire fin dall'inizio della
collaborazione e non, quindi, in una fase successiva. In
questa direzione, del resto, sono state avanzate istanze da
molte procure distrettuali e numerosi convegni si sono tenuti
sullo specifico argomento. E' quindi necessario fare il punto
della situazione e far emergere eventualmente un'indicazione
che, sulla base degli elementi che raccoglieremo e delle
analisi che svolgeremo, prospetti la soluzione migliore sotto
il profilo dell'esigenza di contemperare trasparenza,
sicurezza e adeguate gestione e protezione.
   Per quanto riguarda la Direzione nazionale antimafia, si
tratterà di verificare l'azione svolta fino ad oggi da questo
particolare organismo, analizzando anche i rapporti con le
procure distrettuali e con le altre strutture giudiziarie.
Sarà opportuno valutare un'eventuale proposta sui tribunali
distrettuali che consenta una velocizzazione dei processi e
garantisca la sicurezza del loro svolgimento, così superando
la situazione di difficoltà in cui si trovano oggi alcune
regioni (penso, in particolare, alla Calabria, dove tra breve
inizieranno processi molto importanti, per la quale si pone il
problema di garantire adeguati mezzi di sicurezza). Andranno
inoltre valutate la questione dei rapporti con le procure
generali, la funzione di queste ultime e l'adeguatezza degli
strumenti materiali disponibili (aule giudiziarie,
informatizzazione dei servizi, organici dei magistrati e degli
ausiliari).
   Oggetto della nostra verifica dovrà essere anche la
questione dei rapporti fra le varie forze di polizia, anche
con riferimento all'adeguatezza e alla congruità della
presenza di tali forze a livello sia centrale sia
territoriale. Si tratterà, in particolare, di valutare la
possibilità che il coordinamento fra le forze di polizia possa
essere potenziato attraverso la Direzione investigativa
antimafia, nonché di studiare la prospettiva di una
diversificazione delle competenze degli altri corpi di polizia
che consenta una razionalizzazione del lavoro, evitando le
situazioni, oggi riscontrabili, per cui tutti si occupano del
medesimo settore di indagine.
   Quanto alle misure di prevenzione, ritengo che oggi si
imponga il ricorso a quelle di carattere patrimoniale più che
alle misure personali. D'altra parte, la legislazione di
settore, la cui applicazione è da considerarsi assolutamente
parziale, si è caratterizzata per essere frammentaria e
dettata, più che altro, da situazioni di emergenza. A mio
avviso, ripeto, va attribuita priorità alle misure di
carattere patrimoniale, dal momento che quelle personali
(penso, per esempio, al divieto od all'obbligo di soggiorno)
molto spesso non hanno risolto il problema ma, semmai, in
qualche misura lo hanno aggravato. D'altra parte, l'obiettivo
che ci interessa colpire è rappresentato proprio dal
patrimonio accumulato illecitamente dai clan mafiosi,
anche perché, agendo in tale direzione, questi ultimi vengono
privati dell'"ossigeno" e l'economia viene resa meno
inquinata. Si tratterà anche di accertare il livello del
ricorso alle perquisizioni ed alle intercettazioni preventive
nonché i risultati prodotti dall'utilizzazione di tali
strumenti. La nostra analisi dovrà ovviamente essere
incentrata sulla confisca dei beni, considerato che spesso ci
si ferma a livello di sequestro. Ciò per effetto di una serie
di problematiche, riscontrabili anche a livello legislativo,
che inducono
Pagina 379
spesso a muoversi seguendo il criterio del giudizio
penale piuttosto che quello della prevenzione.
   Nella proposta di programma ho elencato una serie di
proposte di modifica al codice di procedura penale, che
certamente non sono da considerarsi esaustive trattandosi
semplicemente di indicazioni che potrebbero velocizzare il
processo e, soprattutto, rendere già acquisiti al dibattimento
determinati atti, assicurando la presenza del difensore sulla
base di un incidente probatorio e, quindi, evitando di
ripetere gli atti di fronte ai quali spesso i collaboratori ed
i testimoni si trovano a disagio. A queste proposte se ne
potranno aggiungere altre, sempre con l'obiettivo di snellire
il processo che, con il nuovo codice di procedura penale
(soprattutto per quanto riguarda i reati di criminalità
organizzata), è diventato non solo lungo e faticoso ma spesso
anche incerto, a causa dei problemi di sicurezza che ne
derivano. Questo per quanto riguarda la necessità - si tratta,
a mio avviso, di una priorità - di verificare l'adeguatezza
degli strumenti legislativi, normativi e operativi che abbiamo
a disposizione.
   Naturalmente, come ho già detto, le priorità possono
essere difficilmente poste in una scala gerarchica, perché è
certamente prioritaria anche la terza linea direttrice che ho
indicato, ossia l'accertamento e la valutazione attuale del
fenomeno mafioso e di tutte sue le connessioni, estensioni e
ramificazioni che dobbiamo individuare in tutto il territorio
nazionale, e non solo in quest'ultimo, perché è noto che il
fenomeno ha ormai assunto una dimensione internazionale.
   D'altra parte, nel nostro territorio nazionale si sono
radicate negli anni, come momento di connessione, forme di
criminalità che si muovono con le stesse regole (a volte con
maggiore ferocia) della mafia, per così dire, di casa nostra:
mi riferisco ad organizzazioni non tradizionali come la mafia
turca, Sole rosso, la mafia cinese e quella dei paesi
orientali in genere, oltre che dei paesi africani. Questo
determina una maggiore complessità dei vari intrecci che si
sono creati nell'ambito di un'internazionalizzazione che si è
resa possibile attraverso questi gruppi di referenti, che
costituiscono le varie organizzazioni criminali dei paesi
emergenti in questo settore.
   Un aspetto che ho individuato come prioritario, proprio
perché vi è l'allarme che possano sopravvenire ulteriori gravi
attentati alle persone, è l'argomento relativo alla mafia e
alla sua strategia stragistica; si rende quindi impellente
un'indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o
attuabili. E' noto che mai come in questo periodo vi è stata
un'enorme disponibilità, come si è verificato pochi giorni fa
in Calabria, di armi da guerra pesanti provenienti,
ovviamente, soprattutto dai paesi che le avevano in deposito,
quindi prevalentemente da quelli dell'est (ma non solo).
Questo rende naturalmente la situazione ancora più allarmante,
per cui è necessario verificare questo tipo di collegamenti e
di strategie attuate per prevedere e soprattutto prevenire
altre strategie stragistiche.
   Occorre, pertanto, riscrivere o comunque verificare in
tempi brevi la mappa della criminalità tradizionale e dei suoi
intrecci con la criminalità non tradizionale a livello
nazionale e internazionale. A tal fine, nella proposta di
programma si parla di livello nazionale con riferimento alle
peculiari manifestazioni del fenomeno nelle aree del
centro-nord e in quelle meridionali. Le aree del centro-nord
fino a qualche anno fa erano relativamente tranquille; ma
oggi, con il volgere degli anni, anche la situazione del
centro-nord sta diventando allarmante, proprio perché si è
radicata una criminalità non tradizionale che ha stretto
legami molto forti con le centrali criminali tradizionali e
perché vi è stata un'infiltrazione non solo criminale in senso
stretto ma che ha riguardato anche poteri occulti e
soprattutto ha investito l'economia e gli enti locali (quindi
le amministrazioni locali). Ritengo, quindi, che sia
necessario non distinguere il problema delle organizzazioni
criminali nel centro-nord rispetto al sud, ma avere una
visione integrata di come si siano insediati e ramificati gli
interessi e i personaggi della criminalità tradizionale, oltre
che di quanto abbiano inquinato e stiano inquinando
Pagina 380
l'economia e la politica del nostro paese; occorre quindi
necessariamente un'analisi più approfondita, che era già stata
iniziata dalle precedenti Commissioni antimafia (presiedute
dal senatore Chiaromonte e dall'onorevole Violante). Questo
discorso sarà ripreso più organicamente a livello di gruppi di
lavoro, perché quello delineato è un quadro d'insieme.
   Ho individuato come prioritari due filoni il cui esame, in
virtù dell'organizzazione del lavoro che spero ci daremo,
potrà iniziare contemporaneamente, perché ritengo sia
difficile e forse anche inopportuno concentrarsi su un solo
argomento tralasciandone o comunque posponendone altri perché
meno importanti.
   Per quanto riguarda il filone relativo al rapporto tra
mafia e politica, occorre fare riferimento alle infiltrazioni
negli organi dello Stato e presso regioni ed enti locali
(presso l'amministrazione degli enti pubblici e dello Stato,
quindi anche dell'apparato burocratico di quest'ultimo) per
capire fino a che punto la mafia si sia infiltrata e come
riesca ancora eventualmente a far deviare in qualche modo la
politica della nostra democrazia. Occorre inoltre prendere in
considerazione, secondo quanto era stato suggerito, i poteri
occulti, ossia l'intreccio con associazioni segrete come la
massoneria deviata ed altre similari che, proprio in quanto
occulte ed inquinanti il sistema democratico, si intrecciano
spesso con interessi mafiosi causando nocumento alle nostre
istituzioni.
   In questo quadro, si dovranno analizzare i flussi di spesa
pubblica, con l'intreccio fra le imprese mafiose e gli
eventuali appoggi che esse ricevono da poteri occulti e da
organizzazioni criminali mafiose. Da questo punto di vista,
pensiamo alla questione degli appalti e dei subappalti,
valutando quanto la legislazione attuale sia sufficiente per
arginare in qualche modo l'impossessamento dell'economia da
parte della criminalità organizzata. In ordine a tale aspetto,
nella proposta di programma ho fatto riferimento in
particolare alle regioni a rischio, ma anche nel nord, secondo
quanto ho potuto constatare a livello di lavoro, vi sono già
gravi problemi di impossessamento di flussi di spesa pubblica,
che confluiscono poi negli appalti, da parte di soggetti della
criminalità organizzata.
   Si pone inoltre il problema delle frodi comunitarie, già
affrontato nella precedente legislatura; credo che si dovrà
continuare ancora nell'analisi di tale fenomeno.
   Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione
riguarda gli altri modi di acquisizione di risorse come il
contrabbando, che serve quale elemento di collegamento oltre
ad essere un sistema di acquisizione di ingenti capitali, per
di più molto semplice e di scarsissimo rischio, perché tale
reato è punito con pene estremamente lievi. I diversi
interscambi avvengono soprattutto nelle regioni a rischio, ma
è noto che il contrabbando avviene anche attraverso il nord
(in particolare la Svizzera). Questo facilita
l'internazionalizzazione del fenomeno.
   Si pone poi il problema dell'acquisizione di risorse e del
contestuale controllo del territorio da parte delle
organizzazioni criminali attraverso attività estorsive e
usurarie che, se vedono una maggiore esplosione di ferocia al
sud, non abbandonano certamente il nord, dove questo problema,
soprattutto nelle regioni più ricche, è diventato "importante"
- lo dico tra virgolette - perché è finalizzato anche
all'acquisizione di attività commerciali, attraverso la quale
si giunge al controllo dell'economia da parte della
criminalità organizzata.
   Un discorso analogo vale per l'utilizzo e la gestione
delle case da gioco a fini di riciclaggio, perché esse
rappresentano un momento fondamentale del riciclaggio di
capitali illeciti. Si pone poi il problema dell'investimento
nel mercato mobiliare e immobiliare, non solo in Italia ma
anche all'estero. Altra questione fondamentale è quella del
mercato degli stupefacenti e delle armi. Oggi il mercato delle
armi si presenta più pericoloso di quanto sia stato nel
passato, quando l'Italia serviva come paese più di
triangolazione che di acquisizione del materiale bellico.
Oggi, invece, le cosche criminali sono in possesso di una
Pagina 381
grande quantità di armamenti, per cui occorre porsi con
grande urgenza il problema di cercare, per quanto possibile,
di individuare (cosa che non è stata quasi mai fatta) le rotte
di provenienza del materiale bellico, allo scopo di arginare
questo flusso.
   Naturalmente, il riferimento ai mercati degli stupefacenti
e delle armi comporta un'internazionalizzazione del discorso:
tra poco tempo si terrà, come è noto, la conferenza dell'ONU
sul problema degli stupefacenti. Purtroppo si fa poco con
riferimento al problema delle armi, dal momento che in molti
paesi questo è un mercato protetto.
   Tali problematiche ci portano ad ampliare il nostro
interesse sul piano dell'analisi e della proposta per
contrastare la criminalità mafiosa a livello
internazionale.
   Un altro settore che va assolutamente studiato con
priorità - come abbiamo sentito anche dal governatore della
Banca d'Italia - è quello dell'investimento di capitali di
origine illecita attraverso il sistema del credito nazionale.
Si pone, quindi, il problema degli intermediari finanziari,
degli istituti di credito, delle società finanziarie, delle
transazioni estero su estero e dei centri finanziari
offshore. In tale contesto, si dovrà guardare con
particolare attenzione soprattutto al centro-nord.
L'inquinamento del sistema creditizio non si verifica solo al
sud ma anzi, probabilmente, è molto più forte nel nord,
essendo attuato con circuiti che, proprio per la loro maggiore
raffinatezza, sfuggono in gran parte al controllo della banca
centrale. D'altra parte, abbiamo visto anche nei processi per
corruzione quanto sia difficile individuare questi canali e
soprattutto che sono state le centrali del nord ad essere più
interessate.
   Naturalmente, il problema del riciclaggio, soprattutto dei
proventi dei traffici di stupefacenti e di armi, ci porta ad
estendere l'indagine della Commissione ai centri finanziari
offshore, - che esistono anche in Europa - come
l'Austria, ma alcuni dicono anche il Lussemburgo, e come la
Svizzera, che lo è ancora per grandissima parte, perché avere
una rogatoria in quel paese è estremamente complesso -, ma
soprattutto ai paradisi fiscali più inavvicinabili come le
Bahamas, Panama, Hong Kong e le isole caraibiche.
   Quest'attività naturalmente dovrà svolgersi anche in
collegamento con i centri politici locali. Spero che questa
Commissione - così come per i paesi dell'est e per gli altri
con i quali già esistono trattati internazionali - possa
iniziare un discorso politico a livello internazionale, per
proporre intese fra tutti i paesi per arrivare ad una
armonizzazione delle legislazioni e anche ad una omogeneità di
intendimenti e di mezzi per contrastare la criminalità
organizzata non più a livello nazionale ma a livello
planetario. Poiché oggi il dibattito è sufficientemente maturo
a questo proposito - sia perché ci sono numerosissimi
trattati, sia perché il problema coinvolge le economie di
moltissime nazioni - credo che il momento attuale sia molto
più propizio rispetto ad anni addietro per poter iniziare
contatti di questo tipo, per poterci porre, come soggetto
politico, a questo livello e quindi per raggiungere intese che
portino ad una maggiore razionalizzazione ed armonizzazione
delle legislazioni.
   Tutto questo riguarda i settori e gli strumenti di
contrasto. Ricordo che in ufficio di presidenza ho fatto
presente che nella mia proposta di programma non ho indicato
un criterio di priorità perché, a mio avviso, tutti questi
settori sono urgenti e prioritari. Si tratta, nella
organizzazione del lavoro che ci daremo, di agire in modo
razionale e su più fronti contemporaneamente, in modo da poter
dare il maggior impulso possibile ai vari momenti, che
svilupperemo nel tempo procedendo a tappe, dandoci limiti di
tempo prefissati per ciascuno dei vari temi. Naturalmente,
l'esame di nessuno di questi argomenti si può concludere in
due o tre mesi, ma comunque dovremo darci una scadenza entro
la quale sviluppare ciascuno di essi.
   Non meno importante è continuare l'attività di
sensibilizzazione, non solo nelle regioni maggiormente a
rischio, di una cultura della legalità. Ma certamente, quello
della cultura della legalità, del rispetto
Pagina 382
delle istituzioni, della volontà di combattere per una
loro trasparenza e per un diverso modo di porsi tra cittadini
e istituzioni, è tema prioritario nelle regioni a rischio.
Credo che la Commissione dovrà trovare spazi, programmare un
lavoro - in cui dovrà essere coinvolto anche il ministro della
pubblica istruzione - per affrontare il problema della
diffusione di una cultura della legalità soprattutto tra i
giovani, in particolare nella scuola, per far comprendere loro
cosa significa la legalità nel nostro paese, come vanno
affrontati questi problemi e soprattutto per far capire come
la criminalità organizzata si ponga come momento di rottura di
questa legalità. Questo aspetto non deve essere affidato a
momenti volontaristici ma deve essere sviluppato, in un'ottica
programmata, proprio da chi ne ha la responsabilità
istituzionale. Da questo punto di vista, dovremo affrontare
anche il problema della devianza minorile, che si trasforma
sempre di più in una delinquenza recidivante e che poi porta,
attraverso un'escalation in vari passaggi, alla
criminalità organizzata.
   Facendoci portatori di certi valori nei diversi momenti
dell'attività culturale, fuori e dentro la scuola, e
rivolgendoci alla popolazione giovanile (ma anche non
giovanile), dovremo cercare di diffondere maggiormente, non
solo nelle regioni a rischio, la cultura del rispetto della
legalità ed il suo valore di principio fondamentale.
   Alla proposta di programma che ho illustrato, sono state
presentate alcune proposte di integrazione.
   Il senatore Tripodi e l'onorevole Vendola hanno
sottolineato che la Commissione non deve essere un ufficio
statistico né un ufficio studi e nemmeno un ufficio
legislativo: questo mi pare evidente. Essi poi affermano che
la Commissione deve promuovere autonome indagini e iniziative
giudiziarie. Su questo occorre riflettere, perché la
Commissione è un organo parlamentare e sappiamo che la nostra
Costituzione affida la promozione delle indagini
esclusivamente all'autorità giudiziaria, nella persona del
pubblico ministero. Quindi, è evidente che ove nella nostra
attività d'inchiesta rilevassimo responsabilità non ancora
emerse nelle indagini dell'autorità giudiziaria avremmo
l'obbligo di trasmetterle a quest'ultima. Però la Costituzione
non consente ad un organo parlamentare di svolgere autonome
indagini o di assumere iniziative giudiziarie.
   Naturalmente, questo non significa che non svolgeremo
un'attività d'inchiesta, perché questo è uno degli scopi della
Commissione; ma le responsabilità che noi cerchiamo
nell'attività d'inchiesta non è solamente di tipo giudiziario
ma anche di tipo politico. Per quanto sembri sottovalutata, la
responsabilità politica, anche perché non legata ai vincoli
dell'autorità giudiziaria, probabilmente in questo momento è
molto più forte (come sempre, d'altra parte, anche se c'è
stata in passato molta irresponsabilità). La nostra
possibilità d'inchiesta è amplissima perché la Costituzione ci
riconosce le medesime prerogative dell'autorità giudiziaria
(tranne quella di trarre in arresto). Ma poteri simili a
quelli dell'autorità giudiziaria ci sono attribuiti per
verificare quanto stabilito nella legge istitutiva e non per
iniziare indagini, perché sovrapporsi all'autorità giudiziaria
creando conflitti con essa sarebbe assolutamente negativo
oltre che incostituzionale.
   Con questa precisazione - che sento di dover fare per
richiamare tutti al nostro compito parlamentare e
costituzionale -, le altre proposte di integrazione al
programma di lavoro mi sembra possano essere accolte, perché
si muovono nello stesso ambito.
   Le altre proposte si muovono nello stesso ambito e quindi
le ritengo accoglibili.
   Mi soffermo solo su un punto, per il quale sarà necessaria
un'attenta organizzazione dei lavori: mi riferisco alla
questione dei rapporti tra mafia e sistema eversivo. Mentre ho
affrontato questo aspetto con riferimento all'attualità,
rispetto a temi che ritengo impellenti - ricordo l'esempio del
traffico di armamenti da guerra ad alta potenzialità e delle
alleanze che si sono strette e che ancora non
Pagina 383
conosciamo - perché mettono in crisi la sicurezza non solo di
singole persone ma anche dello Stato, il senatore Tripodi e
l'onorevole Vendola propongono un lavoro in retrospettiva. Non
è un elemento negativo - per carità! - però ritenevo
prioritario affrontare problemi di attualità piuttosto che
effettuare un lavoro di retrospettiva. Sui tentativi golpisti
e autoritari degli anni 1970, 1973, 1974 e 1979 esistono già
numerosissimi atti giudiziari e le precedenti Commissioni
antimafia se ne sono già occupate. Dobbiamo farlo anche noi ma
dopo una selezione di ciò che non è stato ancora fatto e che
ci interessa, perché diversamente ci andremmo ad imbarcare in
una mole enorme di atti giudiziari. Lo stesso vale per altre
questioni, come i rapporti tra Cosa nostra e la banda della
Magliana, che sono stati ampiamente analizzati, o la strage
dell'Italicus o il ruolo svolto dal SISMI in Sicilia
negli anni 1978-1981, o il ruolo svolto dal CAS Scorpione di
Trapani della rete Gladio. Questo lavoro dobbiamo effettuarlo,
però in modo più selettivo rispetto a ciò che ancora non è
stato fatto e rispetto a ciò che aiuta anche a comprendere
l'attuale gravità del momento e cioè come la situazione si sia
evoluta fino questo momento (anche se può darsi che si sia
verificata una frattura e che ora sia in atto una nuova
strategia stragista, che si diversifichi e per potenzialità e
per le diverse alleanze internazionali concluse nel
frattempo). Organizzeremo un lavoro di questo genere ma in
modo più razionale, più mirato, più selettivo.
   Le rimanenti proposte di integrazione (su frodi
comunitarie, rapporti tra mafia e massoneria, e così via)
riprendono argomenti già inseriti nella mia proposta di
programma, quindi mi pare possano essere accolte.
   Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali sul
programma di lavoro della Commissione.
  GIROLAMO TRIPODI. Solo una precisazione per quanto
riguarda la nostra proposta relativa ai poteri della
Commissione rispetto a quelli della magistratura. Non volevamo
assolutamente intendere...
  ANTONIO BARGONE. Presidente, ci faccia capire come si
procede.
  PRESIDENTE. Adesso procediamo alla discussione e poi
passiamo alla votazione.
  ANTONIO BARGONE. Degli emendamenti? Dobbiamo discutere
prima del programma.
  PRESIDENTE. Del programma in generale, sì, non degli
emendamenti, nel senso che gli emendamenti che sono stati
presentati entrano a far parte del programma con le
precisazioni che ho fatto.
  GIROLAMO TRIPODI. Intervengo solo limitatamente
all'osservazione fatta dal presidente. Se quella è
l'interpretazione che lei dà della nostra proposta, la
modifichiamo perché non intendevamo assolutamente inserire una
dizione che potesse essere interpretata nel senso di una
sostituzione alla magistratura. Parliamo soltanto di una
Commissione che, come stabilito dalla legge, ha poteri di
inchiesta e, allo stesso tempo, poteri analoghi a quelli della
magistratura.
  PRESIDENTE. Forse è bene dirlo con altre parole.
  GIROLAMO TRIPODI. Potremmo togliere quell'inciso.
  PRESIDENTE. L'importante è che non si creino questi
equivoci.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Concordo sia con quanto esposto dal
presidente nella presentazione della proposta di programma sia
con gli emendamenti presentati alle pagine 12 e 23 della
proposta stessa.
   In particolare, per quanto riguarda il paragrafo da
inserire a pagina 23 "Organizzazioni criminali omogenee e non
omogenee nelle aree del centro-nord", credo che al terzo
capoverso, dove si legge "E' evidente che questo quarto gruppo
di lavoro articolerà i settori di indagine sulle medesime
tematiche degli altri due (...)" sia opportuno dire "degli
altri tre", altrimenti
Pagina 384
non si capisce quale dei tre settori di indagine si
intende escludere.
  PRESIDENTE. Questa mattina ci occupiamo soltanto del
programma di lavoro: la sua proposta riguarda i gruppi di
lavoro, di cui ci occuperemo in un secondo momento.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Nel ribadire che approvo
incondizionatamente la proposta di programma, voglio ancora
sottolineare che nella medesima si continua a parlare di
"poteri occulti". Credo che questa definizione, cui siamo
abituati, in quanto è stata usata in maniera troppo frequente,
oltre ad essere completamente vuota si presti più a
strumentalizzazioni demagogiche che a precise volontà di lotta
alla mafia. Cerchiamo sempre di dare nomi e corpi a questi
cosiddetti poteri, perché sappiamo che si tratta di intrecci,
nemmeno tanto occulti, tra politica, economia e mafia. Non
diamo a questi poteri un alone di incertezza che non esiste.
Certo, si tratta della massoneria, perché sappiamo bene che la
mafia ha sempre sguazzato tra grembiuli e cappucci. Ma si
tratta anche di partiti politici o di parte dei partiti
politici, nonché di grossi centri di raccordo economico.
Dunque, tutte strutture che metastatizzano e sfruttano i veri
poteri, che sono quelli dello Stato: basti ricordare le
infiltrazioni a livello di magistratura, di Parlamento, di
regioni e di comuni o in altri poteri meno istituzionali,
quali quelli dell'informazione, per esempio.
   Quindi, inviterei la Commissione ad usare un linguaggio
che corrisponda maggiormente alle esigenze di chiarezza che i
cittadini richiedono. Usiamo nomi e cognomi, sigle e identità
precise. Parliamo di Riina, di Santapaola, di Gelli, di
Pazienza, di Contrada, di Gava: sono nomi e loci criminis
ben precisi. Non continuiamo anche noi a creare polveroni
con definizioni che non indicano nulla. Ho voluto sottolineare
un'esigenza di trasparenza.
  PRESIDENTE. Comunico che tra venti minuti avranno inizio
votazioni alla Camera. Do la parola al senatore Mancino,
invitandolo a tener conto di questo limite di tempo.
  NICOLA MANCINO. Signor presidente, la ringrazio per la
sua duplice fatica: aver trasmesso alla Commissione un
documento di natura programmatica e averci oggi illustrato i
contenuti della strategia che questa Commissione si deve
dare.
   Tenuto conto del tempo molto scarso che ho a disposizione,
mi limiterò a due osservazioni di carattere metodologico.
   Il programma di lavoro può essere integrato o tramite una
discussione di carattere generale, con le motivazioni che
fornirà chi interverrà nel dibattito, o attraverso la
presentazione di emendamenti. Ho qualche difficoltà ad
ipotizzare che un programma, peraltro vasto negli obiettivi,
possa essere integrato con emendamenti di carattere formale.
Inoltre, avendo lei stessa sottolineato, signor presidente,
che tutto è prioritario, non vorrei che si corresse il rischio
- la prego di considerare che sto parlando in termini
collaborativi - di non rendere niente prioritario. Sottolineo
ciò perché vi sono invece priorità reali anche rispetto a
scadenze di natura legislativa.
   Signor presidente, se potrà confortarmi sul tipo di lavoro
che come Commissione abbiamo dinanzi - non in ordine al
programma, ma a proposito di ciò che dobbiamo fare per
giungere poi all'approvazione del programma stesso - gliene
sarò grato. Credo, infatti, che questa Commissione di tutto
abbia bisogno fuorché di dividersi sulle attività da svolgersi
o sulle priorità da stabilire. Lei ha fatto bene a
sottolineare che c'è una diversità, nonostante la sussistenza
degli stessi poteri dell'autorità giudiziaria: rispetto al
giudice che svolge attività di tipo giudiziario, questa
Commissione d'inchiesta può avvalersi di tali poteri, i quali,
però, non ricorrono tutti i momenti, ma solo quando è
necessario. Quindi, non vi è alcuna attività sostitutiva di
quella propria dell'autorità giudiziaria.
   Da questo punto di vista, ho qualche dubbio sugli
emendamenti presentati, per
Pagina 385
quanto già attenuati dall'intervento del senatore Tripodi. A
proposito di quello proposto a pagina 1, per esempio, nessuno
mette in discussione che sussistano i poteri dell'autorità
giudiziaria. E' giusto che ci poniamo anche dei limiti a tali
poteri, però, se al punto 3 di pagina 1 si chiede che
l'accertamento sia previsto anche "mediante la promozione di
autonome indagini ed iniziative giudiziarie", credo si
introduca una previsione che sfugge completamente al compito
di qualsiasi Commissione parlamentare, sia pure...
  PRESIDENTE. Il senatore Tripodi ha già detto di essersi
espresso male. E' chiaro che ciò non è possibile per una
Commissione parlamentare.
  NICOLA MANCINO. Vorrei che questo fosse chiaro fin
dall'inizio.
   Dobbiamo inoltre decidere sul modo in cui lavorare, signor
presidente, perché per stabilire delle priorità abbiamo
bisogno della presenza di tutti, anche nel dibattito. Almeno
nella fase preliminare dell'accertamento delle strategie da
perseguire come Commissione, riterrei opportuno individuare un
momento in cui non vi sia l'impegno delle votazioni in
assemblea. Questo per consentire a ognuno di noi di conoscere
meglio il punto di vista del collega e, magari, per realizzare
quelle intese che considero come un obiettivo non solo
opportuno, ma anche irrinunciabile: un intendimento comune
della Commissione vale molto di più della distinzione che può
verificarsi anche a seguito di malintesi, proprio perché è
mancato il colloquio preliminare.
  PRESIDENTE. Senatore Mancino, a proposito delle sue
osservazioni sull'organizzazione del lavoro, allegata al
programma vi è una mia proposta in tal senso.
   Mi rendo conto che dire che sono tutte priorità può
significare, alla fine, che non ve ne sia alcuna. Però è
chiaro che ciascun gruppo nell'organizzazione del lavoro che
vorrà darsi si avvarrà della propria autonomia nello scegliere
le priorità che ritiene di affrontare, ovviamente in armonia
con gli altri gruppi. Avevo inteso lasciare questo aspetto
all'organizzazione che si daranno i gruppi di lavoro.
   Poiché alla Camera stanno per avere luogo votazioni,
propongo di rinviare il seguito della discussione alle 18.
   Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
   (Così rimane stabilito).
   La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle
18,20.
  PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi che
intendono intervenire, desidero integrare l'esposizione di
questa mattina illustrando la proposta di programmazione dello
svolgimento dei lavori della Commissione, che delinea le
priorità ed i tempi e che è allegata al programma generale.
   Nel formulare la proposta ho pensato di prevedere
l'istituzione di tre gruppi ai quali se ne potrebbe aggiungere
un quarto. Il primo gruppo, che si occupa della verifica della
congruità degli strumenti legislativi e dell'azione dei
pubblici poteri e degli indirizzi del Parlamento nel contrasto
al fenomeno mafioso, dovrebbe essere diviso in due
sottogruppi, il primo dei quali dovrebbe occuparsi
dell'analisi e dell'elaborazione dei modi di attuazione del
disposto di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario, delle misure di prevenzione patrimoniali e
personali, dell'attività di ricerca dei grandi latitanti e
dell'indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o
attuabili e strumenti di prevenzione sul contrasto al
terrorismo mafioso. Il secondo sottogruppo dovrebbe occuparsi
dei collaboratori di giustizia, dei testimoni e delle vittime
della mafia, della Direzione nazionale antimafia, delle
direzioni distrettuali, delle strutture giudiziarie dei
tribunali distrettuali, della direzione investigativa
antimafia, dei servizi centrali di polizia, del coordinamento
delle forze di polizia e di eventuali modifiche al codice di
procedura penale.
   Trattandosi di argomenti alquanto impegnativi, ho pensato
di dividere questo
Pagina 386
gruppo di lavoro in due sottogruppi. Però, in seno
all'ufficio di presidenza sono sorte alcune perplessità
sull'opportunità della suddivisione ed è stata indicata la
possibilità di affrontare tali argomenti collegialmente in
Commissione. A mio avviso, questa soluzione comporterebbe un
maggior dispendio di tempo, in considerazione anche
dell'urgenza dei temi da trattare.
   Sono state poi individuate due grandi tematiche - relative
una a mafia-politica-poteri occulti e l'altra a
mafia-economia, con riferimento sia all'acquisizione di
risorse illecite sia al loro reimpiego - da affidare a due
distinti gruppi. Per dare la possibilità di affrontare con
urgenza determinati argomenti, il primo di questi due gruppi
potrebbe essere diviso in tre sottogruppi ai quali affidare
rispettivamente l'analisi delle seguenti tematiche:
connessioni tra mafia e politica negli organi dello Stato e
presso regioni e enti locali, alla luce degli sviluppi delle
indagini e delle risultanze processuali dell'autorità
giudiziaria, nonché dei provvedimenti amministrativi adottati
per gli enti territoriali; linee evolutive di tendenza delle
predette infiltrazioni e connessioni; organicità di poteri
occulti, quali massoneria deviata e associazioni segrete
similari, alle strutture degli organi centrali e periferici
dello Stato. Trattandosi di un tema omogeneo, questi tre
sottogruppi si integrerebbero gli uni con gli altri.
   Il terzo gruppo di lavoro (mafia-economia) sarebbe
anch'esso suddiviso in sottogruppi dei quali indico i temi (la
priorità non deve essere necessariamente quella indicata):
flussi di spesa pubblica-imprese mafiose e sistema degli
appalti e criminalità organizzata; criminalità organizzata e
frodi comunitarie; estorsioni e usura; contrabbando di
tabacchi, oro e preziosi; criminalità organizzata in mercati
nazionali di stupefacenti, collegamenti con organizzazioni e
mercati internazionali, traffici internazionali di
stupefacenti nei diversi ambiti mondiali, gruppi emergenti;
mercato delle armi e di materiale radioattivo gestito dalla
criminalità organizzata sul territorio nazionale, collegamenti
con gruppi e mercati internazionali, traffici internazionali
di materiale bellico e di materiale radioattivo e collegamenti
nazionali; modalità di investimento di capitali di origine
illecita attraverso il sistema del credito nazionale,
operazioni finanziarie dall'estero e verso l'estero attraverso
il sistema bancario nazionale; intermediari finanziari; case
da gioco; mercato mobiliare e immobiliare; reimpiego dei
grandi capitali attraverso società finanziarie internazionali
e centri finanziari offshore, transazioni estero su
estero; infine - è un tema assai importante - verifica
dell'applicazione degli accordi operativi e normativi
internazionali e sviluppo dei trattati di cooperazione
internazionale nella lotta al crimine organizzato e al
riciclaggio di capitali illeciti e proposte di una normativa
unitaria europea.
   Ogni gruppo deve essere composto di 19 commissari per
assicurare la presenza di tutti i gruppi parlamentari;
ovviamente ogni commissaro può occuparsi di uno o più gruppi i
quali, al loro interno, stabiliscono le priorità e i tempi.
Ritengo che la divisione in sottogruppi dia la possibilità di
affrontare più argomenti urgenti in modo armonico.
   Il quarto gruppo, che potrebbe divenire terzo nel caso in
cui si decidesse che il primo non venga costituito perché il
tema che dovrebbe trattare deve essere affrontato
collegialmente, dovrebbe occuparsi delle organizzazioni
criminali omogenee e non omogenee nelle aree del centro-nord
(d'altronde le tematiche sono le stesse, con alcune
peculiarità per quanto riguarda le organizzazioni criminali
non omogenee), e dovrebbe incentrare la sua attività su
analisi e investigazioni nelle aree del centro-nord, per la
peculiarità con la quale ivi si attuano i collegamenti con le
amministrazioni e l'economia locale ed in particolare le
modalità di organizzazione ed ancor più di investimenti di
capitali illeciti. Peraltro, proprio nelle regioni del
centro-nord, più che nelle aree tradizionali, forti sono gli
stanziamenti di associazioni criminali non omogenee originarie
dell'Oriente, dell'Africa, dell'America latina, che hanno
assunto via via un peso preponderante nel traffico degli
stupefacenti e nel traffico di
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armi, dando quindi alla mafia tradizionale un più facile e
sistematico accesso all'internazionalizzazione dei grandi
traffici illeciti e al riciclaggio dei relativi profitti,
attraverso operazioni per lo più su diverse banche estere.
   E' evidente che questo quarto gruppo di lavoro articolerà
i settori d'indagine sulle medesime tematiche degli altri
gruppi, così da far emergere le peculiarità del fenomeno
mafioso e similari nelle aree non tradizionali e da permettere
una visione integrata e d'insieme del fenomeno stesso.
   Le tematiche, quindi, sono le stesse, con le peculiarità
che presentano le regioni del centro-nord; non esclusivamente
del nord, perché, come voi sapete, quelle del centro, anche a
seguito di operazioni della polizia e dell'autorità
giudiziaria, si sono rivelate regioni a rischio dal punto di
vista dell'infiltrazione soprattutto dell'economia criminale,
a livello di estorsioni e di usura. Inoltre, i collegamenti
con la criminalità non omogenea sono molto forti, soprattutto
in questo momento per il traffico di stupefacenti e forse
molto di più per quello di armi. Ovviamente il gruppo
stabilirà al suo interno priorità e tempi che saranno
concordati con la presidenza.
  RAFFAELE BERTONI. Viviamo in un mondo che mai come
adesso è dominato dalla pubblicità, una pubblicità che serve a
creare fenomeni e ad annullarne altri. Purtroppo spesso ci
riesce, e ci riesce nei confronti di molta gente: guardando
certi spot e certi programmi televisivi si potrebbe
credere che in Italia non esiste la povertà, che invece è
presente e lo è in modo massiccio. Con la pubblicità si può
tentare di far scomparire la mafia, ma noi sappiamo che
esiste; si può affermare che non se ne deve parlare perché la
mafia è un fenomeno insignificante che riguarda pochi
criminali e che è meglio non rappresentarla per farla
scomparire nell'immaginazione delle persone. Ma non è così,
perché, per chi vive in certe regioni e per chi guarda al di
là degli spot e delle trasmissioni televisive, la mafia
è una realtà ben più pesante di quella che sarebbe se fosse
rappresentata da poche decine di mafiosi dispersi in Sicilia,
Calabria e Campania. Se così fosse, basterebbe la Commissione,
in una specie di pubblica tenzone simile a quella degli Orazi
e Curiazi, per metterla al tappeto.
   Dico questo non per polemizzare con chi ha detto il
contrario (anche se la polemica è implicita) ma per
complimentarmi con lei, signor presidente, perché con il
programma che ha sottoposto all'attenzione della Commissione
mostra di non condividere i tentativi pubblicitari di far
passare per inesistente ciò che esiste o per esistente ciò che
non esiste e di non essere d'accordo con chi pensa che la
mafia sia ormai ridotta all'impotenza anche sul piano
numerico.
   La sua relazione è puntuale e puntigliosa nell'analizzare
tutti gli aspetti del fenomeno mafioso e nell'indicare
l'evoluzione pericolosa che ha avuto ed ha nel momento attuale
e documenta la sua posizione certamente accettabile e
realistica.
   Tuttavia, a me pare che, se anche per questa parte il
documento è convincente, nel suo complesso non possa essere
considerato un programma incisivo che, in sé considerato,
possa risultare idoneo a rappresentare un tentativo efficace
tale da porre la Commissione antimafia in condizione di
eguagliare e, possibilmente, di andare al di là del punto
alto, altissimo conseguito con le relazioni Violante nella
precedente legislatura. Purtroppo l'antimafia in tutte le sue
articolazioni, da quelle popolari (che probabilmente sono le
articolazioni che meno peccano in questa direzione) a quelle
istituzionali, ha sempre inseguito la mafia ed ha sempre
finito per descrivere ciò che la mafia è stata, non ciò che
essa è nel momento in cui l'articolazione istituzionale
antimafia opera.
   Se ci limitassimo ad accettare la sua proposta di
programma, rischieremmo di cadere in errore, dal momento che
approveremmo un'impostazione che è propria dell'attività
giudiziaria. Questa mattina lei, signor presidente, ha
sottolineato come l'attività giudiziaria abbia una propria
dimensione ed una sua finalità diverse da quelle che
caratterizzano il nostro ruolo. Sono propri dell'attività
giudiziaria la descrizione
Pagina 388
del passato, la ricostruzione dei fatti accaduti e
l'applicazione della pena, anche a distanza di anni, nei
confronti di chi sia riconosciuto colpevole di fatti connessi
con il fenomeno mafioso. Al contrario, non può essere questa
l'impostazione di una Commissione come la nostra, che ha una
finalità di carattere prevalentemente - anzi direi
esclusivamente - politico.
   A mio modo di vedere, noi abbiamo l'obbligo non di
inseguire, non di precedere ma, perlomeno, di accompagnare
l'evoluzione della mafia e di capire cosa stia accadendo in
questo momento. Se ci limitassimo a ricostruire il passato,
non realizzeremmo nient'altro che un doppione, sia pure
collegato a diverse finalità, dell'attività svolta dai
giudici. La Commissione presieduta dall'onorevole Violante ha
avuto un grande merito, quello di individuare la cosiddetta
coabitazione politica della mafia, di capire cioè come tra
mafia e politica si fosse stabilito un rapporto, appunto, di
coabitazione. Per acquisire tale dato si è lavorato su fatti
del passato, anche se relativamente. Ripeto: la Commissione
Violante ha rappresentato il punto massimo al quale è giunta
l'attività antimafia in sede parlamentare, nel confronto con
tutte le Commissioni precedenti.
   Vi è ancora qualcuno che sottovaluta e minimizza il
fenomeno, non so se per carenze di conoscenza. Certo, a chi
rimane sempre chiuso in ville turrite e protette, la
dimensione del fenomeno può sfuggire. Noi dobbiamo convincere
costui che non è così e dobbiamo cercare di farlo uscire dalla
realtà chiusa nella quale si è collocato. A mio avviso,
dovremmo cercare di superare il punto di arrivo della
precedente Commissione antimafia, che - ripeto - è stato il
più alto mai conseguito, e cercare di capire cosa stia
avvenendo oggi nell'ambito della mafia. In questa direzione vi
sono segnali che ci possono aiutare. Che significato
attribuire, per esempio, agli attentati mafiosi perpetrati
recentemente in Sicilia - durante, prima e dopo la campagna
elettorale - contro esponenti ed amministratori progressisti?
Dobbiamo chiederci, anche in considerazione della particolare
natura degli attentati, se essi non costituiscano un
messaggio. Per esempio, gli attentati ai quali mi sono
riferito potrebbero anche esprimere il seguente messaggio
della mafia: "Noi siamo contro le vittime degli attentati e
dalla parte dei loro nemici". Potrebbe essere questo un
significato.
   Dobbiamo cercare di capire anche quello che sta avvenendo
al nord. Il collega Stajano ha opportunamente osservato in una
delle ultime sedute che non è vero che la mafia al nord sia un
fenomeno in embrione. La presenza della mafia al nord è legata
ad un fenomeno riscontrabile da tempo, anche a livello
giudiziario. Probabilmente nessuno meglio di lei, signor
presidente, ne è consapevole, visto che lei ha avuto la
fortuna - a me negata - di lavorare nel pool
anticorruzione di Milano. Un aspetto particolare che va
considerato è che nella mafia al nord corre denaro mafioso,
che non so se serva soltanto ai fini del riciclaggio o se
serva anche a procurare alla mafia che opera nelle regioni a
rischio protezione, vantaggi, certezze, speranze, posto che il
potere economico - ed oggi anche quello politico - è tutto
spostato al nord. Anche questo è un aspetto che dobbiamo
considerare, se davvero vogliamo seguire la mafia nella sua
attualità.
   Non credo che le mie convinzioni siano diffusamente
condivise, ma io le ribadisco avendole maturate sulla base di
una lunga esperienza. Ho esaminato numerose relazioni delle
Commissioni antimafia succedutesi nel tempo ed ho notato come
esse si limitassero a valutazioni sapute e risapute. Persino
il famoso capitolo contenuto nella relazione del 1976 relativo
a Ciancimino riguardava, per così dire, un uomo morto, già
abbandonato e messo al bando da tempo dal suo partito di
appartenenza, la democrazia cristiana. Ciancimino, che sulla
base degli elementi indicati nel 1976 dalla Commissione
antimafia avrebbe potuto essere processato immediatamente, lo
è stato solo dopo tanti anni. Non possiamo permetterci di
ripetere errori di questo genere!
Pagina 389
   Cosa dobbiamo cercare di fare, operando con quell'unità di
intenti di cui parlava il senatore Mancino questa mattina? Se
non vi è unità di intenti, deve essere chiara una separazione
di responsabilità. In definitiva, c'è chi la vede in un modo,
chi in un altro: la storia dell'antimafia prova che il
fenomeno è stato valutato in un certo modo da una determinata
parte politica (e i fatti le hanno dato ragione!). Se qualcuno
avesse detto le cose che sto dicendo in questo momento
all'epoca dell'antimafia di Carraro, sarebbe stato espulso
dall'aula. Oggi nessuno adotta un tale provvedimento nei miei
confronti, non solo per la cortesia e la benevolenza che mi
usate ma anche perché quanto vado dicendo è in ogni caso un
minus rispetto alle verità che tutti conosciamo.
   Da qui dobbiamo partire per andare avanti, anche per
evitare che chi ci seguirà possa dire che abbiamo scritto cose
già note. Se vogliamo operare in questa direzione, dobbiamo
dare per pacificamente acquisiti i punti contenuti nella sua
proposta di programma, ma dobbiamo considerare quest'ultima
soltanto come una piattaforma sulla quale tutti concordiamo.
L'importante, tuttavia, è dare alla nostra azione una netta
incisività. Per fare questo, bisogna abbandonare un aspetto
che vedo sottolineato nella sua relazione, presidente. Mi
riferisco alla sottolineatura dell'aspetto giuridico che,
seppure imposta dalla legge, non condivido: noi non siamo le
Commissioni giustizia di Camera e Senato! Giustamente, i
colleghi Tripodi e Vendola hanno presentato un emendamento con
il quale si chiede di mettere da parte le questioni attinenti
alla riforma del codice di procedura penale (farlo, mi
sembrerebbe un fuor d'opera). Non dobbiamo fermarci troppo
sull'aspetto giuridico della nostra attività. Semmai, dobbiamo
estrapolare da questa parte del nostro lavoro il punto che
appare politicamente più significativo. Mi riferisco alla
questione dell'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario. La Commissione antimafia si deve pronunciare in
modo netto circa l'opportunità o meno di mantenere nel nostro
ordinamento tale disposizione. A mio avviso, tale norma
dovrebbe continuare ad avere la sua vigenza fino a quando ci
sarà la mafia. Sono un ottimista e penso che la mafia possa
essere sconfitta, se agiremo seriamente e seguendo le
prospettive che mi sto permettendo di indicare. Con la mafia
sconfitta, cadrebbe anche l'articolo 41-bis; se, al
contrario, stabilissimo un termine di vigenza, daremmo alla
mafia una sensazione di respiro, quasi dicessimo: "tanto, la
mafia non finisce!" Dobbiamo soprattutto pretendere che questo
provvedimento sia adottato subito, anche per evitare che
permangano gli equivoci che abbiamo colto dalle esposizioni
svolte in questa sede dai ministri Biondi e Maroni, i quali
hanno rilasciato dichiarazioni che creano speranze - che spero
possano essere false - nei mafiosi. Dobbiamo tempestivamente
privare i mafiosi di queste speranze!
   Vorrei inoltre osservare che dobbiamo segnare, come
Commissione, non come gruppi di lavoro, le priorità della
nostra attività, evitando che esse siano scandite dal lavoro
più o meno diligente dei gruppi che saranno costituiti.
Ripeto: dovrà essere la Commissione a scandire queste
priorità, perché queste ultime sono collegate in particolare
alla presenza della Commissione come tale. Noi non possiamo
permetterci di non essere e di non apparire presenti, presenti
come un organismo politico che si prefigge lo scopo non di
inseguire ma di precedere la mafia, di guardare ad essa nel
modo in cui si esprime attualmente, facendo capire ai mafiosi
che la Commissione non toglie loro lo sguardo di dosso e che è
in grado di capire ciò che essi fanno. Nel contempo, si tratta
di far capire alle popolazioni del sud che esiste un organismo
che lotta per loro e che pretende che anch'esse lottino per lo
Stato. Quest'ultimo si identifica in un'antimafia che combatte
il delitto ed esalta - come giustamente osservava Violante - i
diritti delle popolazioni interessate. Vi è quindi la
necessità di liberare il sud dalla mafia, dando il senso anche
alla popolazione del nord che noi del Meridione vogliamo
liberarci da questa piaga che si è estesa anche al nord
spingendo i mafiosi e il denaro
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mafioso verso quelle regioni. E' necessario liberarsi dalla
mafia per impedire che si estenda a nord in maniera più
profonda di quanto già abbia fatto.
   Il nostro gruppo ha presentato un ordine del giorno che
ritengo esprima tale esigenza. Diamo per accettato, almeno dal
mio punto di vista personale, il documento che la presidenza
ci ha sottoposto, ma la Commissione fissi le priorità delle
sue azioni, gli strumenti delle sue azioni che debbono essere
sì i gruppi ma non lasciati a se stessi come appare, sia pure
con tutte le buone intenzioni di coordinamento e di lavoro.
Gruppi che fin dall'inizio abbiano fissati dalla Commissione i
tempi di lavoro, l'oggetto del loro lavoro, la confluenza del
loro lavoro; gruppi che non siano tanti, ma pochissimi, che
siano cioè - a nostro modo di vedere - tre. Il primo dovrebbe
riguardare mafia e politica (quando dico mafia e politica
intendo rapporti della mafia con il mondo della politica,
della burocrazia e della magistratura). Abbiamo visto che c'è
ben più della coabitazione, presidente.
  PRESIDENTE. C'è scritto nel programma.
  RAFFAELE BERTONI. Lo so che c'è scritto, ma dobbiamo
metterlo in evidenza con dei fatti. Non dobbiamo occuparci di
quello che già sappiamo perché lo hanno scoperto i giudici.
Non mi interessa ciò, mi interessa vedere oltre, andare oltre
i confini in cui debbono lavorare i giudici. Occorre, quindi,
fissare questi strumenti di lavoro con un impegno di lavoro
prestabilito dalla Commissione per far emergere il ruolo della
Commissione stessa, che deve essere presente contro la mafia a
sostegno delle popolazioni, specialmente meridionali, che
vivono l'oppressione della mafia.
   La Commissione antimafia non può ridursi a registrare il
lavoro dei gruppi, la Commissione nel suo complesso deve
svolgere una sua attività, e la presidenza deve dirci
immediatamente quali audizioni, quali sopralluoghi, quali
iniziative la Commissione intende prendere e considera
prioritari per tali finalità. Non è possibile lasciare al
futuro tutto ciò, deve essere stabilito subito. Un programma
attendibile è quello che abbiamo proposto con il nostro ordine
del giorno.
   Il ruolo della Commissione antimafia non può ridursi a
quello che è stato nei giorni scorsi. Abbiamo avuto audizioni
in cui gli interessati hanno ripetuto alla Commissione le
stesse cose che quotidianamente dicono ai giornali. Non è
possibile che l'antimafia si limiti a ciò. Oltre tutto a me
sembra anche dubbio che le persone che abbiamo ascoltato
possano opporre quella riservatezza che taluni di loro hanno
opposto. Dobbiamo tenere conto che la legge istitutiva per la
prima volta introduce un elemento nuovo, quello della non
opponibilità di nessun tipo di segreto alla Commissione
antimafia, superando addirittura le novità previste dal nuovo
codice di procedura penale. Dobbiamo avvalerci di tali
strumenti nella loro pienezza per dare il senso della nostra
presenza.
   Il documento presentato dalla presidenza, proprio per il
carattere esauriente che ha in ordine a tutti gli aspetti del
fenomeno mafioso, credo possa essere senz'altro accettato,
salvo la parte relativa alle riforme del codice di procedura
penale, perché se anche noi ci mettessimo a parlare di questi
argomenti finiremmo per aggravare il caos in un mondo già
caotico quale è quello del processo penale e delle sue
riforme.
   Bisognerebbe agire su queste direttrici creando tre gruppi
di lavoro: mafia e politica; mafia ed economia, mafia e
finanza illecita; mafia al nord, per inseguire non soltanto i
mafiosi che sono al nord, non soltanto i capitali mafiosi
riciclati, ma anche le destinazioni di quei capitali diretti a
favorire una continuazione di quella che è stata la
coabitazione tra il potere politico e la mafia. In questo modo
la nostra azione potrà essere diversa, come deve essere, da
quella dei giudici, ed incisiva e la Commissione potrà
lasciare un segno in una certa misura nuovo anche rispetto a
quello già così importante lasciato dalla precedente
Commissione antimafia.
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  PRESIDENTE. Do lettura dell'ordine del giorno presentato
dagli onorevoli Bargone, Arlacchi, Scozzari, Bertoni, Di
Bella, Stajano, Bonsanti, Grasso, Violante, Brutti,
Imposimato, Scivoletto, Vendola, Tripodi, Serena, Caselli e
Conti: "La Commissione, ritenuto che le linee programmatiche
illustrate dal presidente non contengono in modo chiaro
priorità, tempi e strumenti per la realizzazione degli
obiettivi strategici; considerata la necessità di avviare con
immediatezza ed incisività i lavori della Commissione e dei
gruppi di lavoro; valutata l'opportunità di definire l'assetto
organizzativo della Commissione stessa ai fini del suo più
efficace funzionamento; si impegna alla immediata costituzione
dei tre gruppi di lavoro indicati nel programma e designarne i
coordinatori; alla urgente definizione di audizioni, accessi e
sopralluoghi della Commissione per la sua attività esterna; a
prevedere relazioni entro tre mesi dei gruppi di lavoro sullo
stato della loro attività per consentire al plenum della
Commissione di svolgere la funzione di coordinamento e di
sintesi; prevedere l'audizione dei giudici di sorveglianza e
dei direttori dei più importanti istituti penitenziari al fine
di verificare lo stato di applicazione dell'articolo
41-bis; prevedere altresì l'audizione di collaboratori
di giustizia e dirigenti del servizio protezione sulle
modalità di applicazione del programma di protezione;
prevedere entro la prossima settimana una visita della
Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di
contrasto alla criminalità organizzata ed acquisire ulteriori
elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca
ancora un puntuale approfondimento" (mi spiace che non si dica
dove deve andare la Commissione e con chi deve interloquire)
"; prevedere una specifica indagine con le necessarie
audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco
per accertare la loro eventuale utilizzazione ai fini del
riciclaggio del denaro sporco; confermare integralmente lo
staff interno assegnato alla Commissione della passata
legislatura e provvedere con urgenza alla individuazione dei
collaboratori esterni".
   Ritengo che l'ultimo periodo dell'ordine del giorno sia
inammissibile.
   L'articolo 6, comma 4, della legge istitutiva prevede che
per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione
usufruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a
disposizione dai Presidenti delle Camere di intesa tra di
loro. Quindi, tali adempimenti non dipendono dal presidente o
dall'ufficio di presidenza della Commissione dal momento che
solo i Presidenti delle Camere possono stabilire lo staff che
peraltro, sottolineo, ho già trovato. Mi è stato riferito che
un componente dello staff è stato trasferito, mentre un altro
è deceduto. Invece, per l'individuazione dei collaboratori
esterni domani è convocato l'ufficio di presidenza, che ha il
compito di esaminare tale questione.
  NICOLA MANCINO. Devo darle atto, presidente che non solo
nella proposta di programma ma anche nei suoi due interventi
di questa mattina e di questa sera la riflessione intorno al
fenomeno mafioso registra un'evoluzione rispetto ad opinioni
diffuse nel paese e anche a gelosi rifiuti circa la estensione
del fenomeno sull'intero territorio nazionale e (io
aggiungerei) in territori internazionalmente vicini al nostro;
un po' come è avvenuto da noi allorché è stato difficile
ammettere che il fenomeno localizzato territorialmente in
Sicilia e in Campania, si era esteso in Calabria e poi in
Puglia. E' necessario invece approfondire, conoscere e
ammettere che questo fenomeno, sia pure in forme diverse,
anche da un punto di vista organizzativo e con attività non
sempre coincidenti, ormai è esteso sull'intero territorio
nazionale.
   Vorrei sgombrare subito il campo da un rilievo facile. La
mafia, la 'ndrangheta, la camorra, la Sacra corona, hanno le
loro radici nei rispettivi territori del Mezzogiorno; radici e
menti che hanno organizzato attività criminose estendendole
non soltanto all'interno del territorio nazionale.
   Il presidente propone gruppi di lavoro ed io sono
d'accordo che vengano costituiti. Dirò subito che tra i
compiti della
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Commissione bicamerale rientra anche quello di formulare
proposte di carattere legislativo ed amministrativo. Trovo
probabilmente non corrispondente alle urgenze l'affidamento
alla Commissione plenaria di alcune valutazioni che riguardano
soprattutto la congruità degli strumenti legislativi. Se è
vero che i gruppi di lavoro sono utili è anche vero che
servono per snellire i procedimenti e consentire alla
Commissione plenaria di avere una riflessione non dico rapida
ma più tempestiva, comunque meno lunga di quanto potrebbe
verificarsi in assenza di un retroterra di riflessione e di
proposte. Il mio gruppo è favorevole a che i gruppi di lavoro
passino da tre a quattro.
   Non ho avuto la possibilità di ascoltare il ministro
dell'interno e quello di grazia e giustizia, ma ho letto le
rispettive relazioni. Dico subito che convengo con il ministro
Maroni sull'opportunità e sulla necessità che l'articolo
41-bis venga trattato con prontezza, con immediatezza
inserendolo, come si dice, "a regime". L'articolo 41-bis
deve rappresentare lo strumento nelle mani del Governo, in
particolare dei ministri di grazia e giustizia e dell'interno.
E' il Governo che deve valutare se il trattamento
penitenziario possa e debba essere differenziato avendo però
un retroterra normativo deciso in maniera definitiva. Non si
tratta di protrarre nel tempo i fenomeni; se questi ci sono
devono essere affrontati con strumenti idonei. L'incertezza
che ho notato più di una volta - e parlo di un amico - nelle
dichiarazioni del ministro Biondi nel corso della sua
audizione, non aiuta. Le incertezze non aiutano a convincere i
mafiosi più pericolosi ancora latitanti e quelli che sono
stati consegnati alla giustizia che lo Stato ha organizzato il
trattamento differenziato per cogliere determinati successi. E
in fondo, dopo l'entrata in vigore dell'articolo 41-bis,
alcuni successi, anche di notevole spessore, si sono
registrati. Ricordo la drammatica notte tra il 19 e il 20
luglio 1992, quando i ministri di grazia e giustizia, della
difesa e dell'interno organizzarono l'invio di pericolosi
detenuti - mafiosi, camorristi, appartenenti alla 'ndrangheta
- nei carceri di massima sicurezza nelle due isole. Lo sforzo,
anche finanziario, dello Stato è stato notevole. Se c'è una
lamentela essa ha una duplice origine: da parte dei vari
Riina, perché hanno un trattamento differenziato e da parte di
tutti gli appartenenti all'esercito mafioso, camorristico,
'ndranghetistico e della Sacra corona unita, perché ritengono
di essere stati letteralmente abbandonati al proprio destino,
senza nessuna reazione da parte dei capi mafia a protezione
delle loro ragioni, anche di tutela di carattere personale.
   La magistratura sta mettendo in chiaro che gli attentati
di via Fauro a Roma, di via Palestro a Milano e di via dei
Georgofili a Firenze hanno un'origine terroristico-mafiosa,
con la utilizzazione in quell'occasione anche di elementi
appartenenti alla delinquenza comune oltre che di altri
soggetti, diciamo occulti, comunque di estrazione
delinquenziale. All'epoca, c'erano molte perplessità,
presidente, anche sull'uso - se mi consente una citazione
personale - da parte mia del termine terroristico-mafioso,
perché si riteneva la mafia essere un fenomeno localizzato
all'interno della Sicilia. Ma i fatti e gli accertamenti
giudiziari stanno dimostrando che la mafia si serviva anche di
altri soggetti, ma mirava prevalentemente ad ottenere da parte
dello Stato una tregua, sia rispetto al 41-bis sia
rispetto al trattamento che lo Stato praticava nei confronti
di alcuni proficui collaboratori di giustizia.
   Allora, le indico questa priorità. Probabilmente, sarà il
caso che la Commissione, nella pienezza dei propri poteri,
indichi al Governo la necessità di varare un provvedimento da
collocare a regime: il 41-bis in via definitiva,
affidando al Governo l'apprezzamento dell'uso di questo
strumento di trattamento differenziato. Convengo con quanti
dovessero sottolineare che è un trattamento particolarmente
duro e severo, non soltanto per le opportune segregazioni ma
anche per la carenza di collegamenti soprattutto con
l'ambiente familiare. Però, mi sembra che "Parigi valga bene
una messa" e dobbiamo fare tesoro delle esperienze positive
che sono state maturate all'interno del nostro territorio.
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Posso anche dire che sul piano dei rapporti, dei collegamenti
internazionali, molti ministri dell'interno si sono
interessati alla nostra legislazione, ne hanno chiesto conto
ed espresso apprezzamenti rispetto ai risultati ottenuti in
applicazione di questa legislazione differenziata, che non è
costituita solo dal 41-bis ma anche da una serie di
provvedimenti varati verso la fine della X legislatura e poi
definitivamente approvati dal Parlamento all'inizio
dell'XI.
   Se mi consente, presidente, tratterei un'altra questione
in termini di priorità. Il Parlamento è stato sollecito nel
votare un disegno di legge di iniziativa del Governo relativo
ai movimenti delle società a responsabilità limitata ed ha
approfittato di tale proposta per disciplinare meglio anche le
società per azioni. Le società a responsabilità limitata,
diffuse sul territorio - società fiduciarie, presenti
soprattutto nelle aree più ricche del nostro paese -
registravano mutamenti degli assetti societari, senza che
nessuno potesse saperne qualcosa. La legge è stata varata ed è
operativa. A mio avviso, sarebbe opportuno che avessimo
contezza, da parte dell'autorità di pubblica sicurezza ma
anche da parte del presidente dell'ordine dei notai, dei
risultati che sono stati ottenuti - in un lasso di tempo certo
breve ma anche estremamente proficuo - dal punto di vista
della conoscenza di tutti i movimenti di persone, di tutte le
intestazioni spesso fittizie di società a responsabilità
limitata e di tutte le operazioni intervenute a livello di
società per azioni. Se agiamo in questa direzione, onorevole
presidente, avremo anche una maggiore possibilità di
conoscenza delle operazioni di carattere finanziario che
avvengono nel territorio del centro-nord del nostro paese. Ma
abbiamo bisogno del soccorso da parte dell'autorità di
pubblica sicurezza, cui gli atti dei notai e degli altri
pubblici ufficiali vengono inviati, e soprattutto da parte del
collegio dei notai, cui sono stati attribuiti alcuni oneri che
mi sembra siano stati adempiuti efficacemente.
   Desidero porre un'ulteriore questione sulla quale sarebbe
opportuno che la Commissione prestasse attenzione nel corso
della sua attività. Nella passata legislatura, la Commissione
ha intrattenuto una serie di rapporti con Commissioni di
eguale natura create in altri paesi d'Europa. Esiste - e lei
ne ha parlato - un'aggettivazione piuttosto diffusa accanto al
sostantivo "mafia": la mafia turca, la mafia russa, la mafia
cinese, la mafia giapponese, quella sudamericana e anche
quella nordamericana, che pure ha subito alcune flessioni
grazie ad un'azione penetrante del governo statunitense. Però,
per quanto riguarda il continente europeo, non sarebbe tempo
sprecato se soprattutto l'ufficio di presidenza - e i colleghi
che vorranno assecondarne l'attività - operasse in alcuni
paesi. La Germania non ha adeguato per intero la propria
legislazione, nonostante più volte i due ministri competenti
che si sono succeduti negli ultimi 3-4 anni avessero
sottolineato l'esigenza di introdurre una legislazione analoga
alla nostra. In Germania si pongono questioni anche di
carattere costituzionale. Ma una questione di carattere
costituzionale si pone soprattutto in Austria, che è il paese
dove maggiormente si avverte un movimento di capitali
sospetto, come ammettono le stesse autorità austriache. Poiché
si assiste ad un'ampia apertura di crediti e di relazioni di
carattere finanziario in paesi del centro e dell'est Europa,
non sarebbe inutile seguire l'evoluzione legislativa di quei
paesi e possibilmente - di intesa, se si ritiene, anche con il
Governo - stringere una serie di rapporti ai fini
dell'adeguamento degli accordi bilaterali che sono stati
stipulati dal nostro paese, anche con l'offerta di una
strumentazione tecnologicamente avanzata - non concorrenziale
rispetto a quella utilizzata da Europol - capace di darci in
giornata informazioni su una serie di movimenti di capitale di
dubbia origine che si registra in quei paesi.
   Vengo alla terza questione che le pongo in termini di
priorità. Chi ha avuto la ventura di attuare il disegno del
legislatore volto alla creazione della DIA, sa anche che siamo
rimasti al primo impianto della Direzione investigativa
antimafia. Non è
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tanto problema di uomini - è anche questo - ma di attuazione
di un impianto legislativo che doveva consentire alla DIA di
decollare un po' più velocemente; ma ci sono difficoltà,
contrasti, contemperamenti, e anche esigenze di
armonizzazione. Credo - almeno la mia esperienza questo mi
suggerisce - che sarà difficile sopprimere SCO, ROS, GICO
(oggi SCICO). Ma se questo è difficile - perché il mondo della
criminalità non sempre è caratterizzato da una prevalenza di
origine mafioso-camorristica - tuttavia la DIA deve ricevere
una spinta in avanti, per diventare più robusta e per
assecondare la strategia del legislatore della X e dell'XI
legislatura. Credo che ulteriori audizioni del ministro
dell'interno, del nuovo capo della polizia e del Presidente
del Consiglio possano essere utili ai fini di confortare tali
autorità del parere della nostra Commissione. La DIA non può
rimanere a metà strada, perché oggi è in mezzo al guado; deve
fare un passo avanti ed è necessario che questa riflessione -
attraverso gruppi di lavoro o sottogruppi, come lei ha
indicato - venga portata avanti al più presto.
   Un'altra priorità è quella di prendere atto che, se ci
sono stati provvedimenti di scioglimento delle amministrazioni
comunali, bisogna valutare in che direzioni si sono mosse le
commissioni amministrative. Il Parlamento ha approvato un
adeguamento normativo, attribuendo priorità soprattutto alle
aree dove lo scioglimento è avvenuto anche per carenza di
servizi elementari, i più elementari. Ma sarebbe stata
necessaria una grande partecipazione di popolo, piuttosto che
la registrazione passiva - come destinatari di un atto che
provoca "vergogna" - degli scioglimenti delle amministrazioni
comunali; ne ricordo almeno 78, fino a quando sono stato
responsabile della politica del Viminale. Però, non tutti gli
scioglimenti hanno sortito gli effetti che ci si immaginava.
Lo scioglimento deve provocare reazione, indurre ad una
mobilitazione, a costituire comitati di risveglio della
sensibilità democratica in quelle aree. Ma spesso le
commissioni straordinarie chiamate ad amministrare sono
presenti solo qualche ora di qualche giorno della settimana.
Questo è un problema che riguarda, evidentemente, più il
Governo che una Commissione parlamentare; però, se potessimo
avere conoscenza di quanto è accaduto dopo l'entrata in vigore
dell'ultima legge in materia sarebbe utile anche per
confortare il ministro dell'interno con una solidarietà che la
Commissione antimafia non può non dare per una vigilanza più
attenta su questi fenomeni.
   Dopo la cattura di Riina e gli attentati, abbiamo
registrato silenzi diffusi da parte della mafia. Come la mafia
si sia organizzata oggi - perché si è organizzata - e come
provveda ad arruolamenti serventi in maniera discontinua
rispetto al passato è questione che dovremmo approfondire.
Sembra che non esistano più le commissioni provinciali o
regionali a fronte del diffuso fenomeno dei collaboratori di
giustizia. Però, dovremmo avere maggiore certezza in questo
senso, dovremmo avere conoscenza delle articolazioni
territoriali della mafia. In questo senso, credo che
l'audizione del giudice Vigna non sarebbe ultronea data
l'esigenza di conoscenza del rapporto tra l'apposita
commissione presso il Ministero dell'interno e i collaboratori
di giustizia. Costoro sono diventati tantissimi, presidente:
all'inizio erano poche decine, poi sono diventati centinaia e
ora andiamo verso il migliaio. Si tratta di un numero
probabilmente non sopportabile dal punto di vista finanziario,
che però sta anche ad indicare il serio allarme che questo
fenomeno determina sul piano generale. I collaboratori sono
necessari; nessuno può dire che da loro non si siano ricavati
grandi risultati; ma proprio perché questi risultati devono
continuare, dobbiamo tener conto che una migliore
distribuzione del nostro lavoro non sarebbe errata.
   Occorre tener conto, signor presidente, che questa
Commissione ha carattere bicamerale. Al Senato il martedì
mattina si vota e il venerdì vi è lo svolgimento di
interrogazioni e interpellanze. Non so se alla Camera il
martedì mattina si voti, ma comunque si pone un problema di
presenza. Dobbiamo assicurare il plenum della
Commissione
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sapendo che non dobbiamo scappare alla Camera o al
Senato per votare in aula o per partecipare ai lavori di una
Commissione permanente. Perciò, quattro gruppi di lavoro
saranno senz'altro utili all'attività della Commissione,
perché ritenere che siamo insediati permanentemente quando vi
sono altre incombenze... mi faccio carico delle esigenze dei
gruppi di maggioranza, esigenze cui mi sono trovato di fronte
in altri tempi: so che tali gruppi devono assicurare la loro
presenza in aula. I gruppi di opposizione hanno diritto di
stare in aula, ma il numero legale può venir meno se non sono
presenti i gruppi di maggioranza, che quindi hanno qualche
motivo in più per partecipare alle votazioni in Assemblea e
nelle Commissioni. Quindi, sono d'accordo sulla proposta di
istituire quattro gruppi di lavoro, e ritengo che la
Commissione plenaria avrebbe bisogno di molto più tempo di
quanto possiamo immaginare se dovessimo rinunciare alla
costituzione del primo di gruppo di lavoro proposto dal
presidente.
   La ringrazio, signor presidente, della proposta di
programma che ci ha illustrato che ho apprezzato, soprattutto
perché prevede spazi sufficienti per poter lavorare.
Naturalmente, sul piano delle priorità, non credo di poter
pretendere che quelle da me indicate abbiano prevalenza su
quelle altrui. Occorrono un accordo tra i gruppi parlamentari
e buona volontà da parte di tutti. Per collaborare dobbiamo
tener conto dell'esistenza di valutazioni diverse, che vanno
mediate soprattutto attraverso la sua efficace azione di
presidente di questa Commissione.
  PRESIDENTE. La ringrazio.
  LUIGI RAMPONI. Concordo pienamente con quanto ha
affermato il senatore Mancino del quale sottoscrivo tutte le
proposte. Sono anche d'accordo con lo spirito che ha animato
l'intervento del senatore Bertoni. Egli ha affermato che le
Commissioni antimafia delle precedenti legislature hanno
lavorato progressivamente sempre meglio e che quella
presieduta dall'onorevole Violante è arrivata a buoni, ottimi
risultati, aggiungendo però che le Commissioni precedenti si
sono dedicate più alla storia che non all'anticipazione di
interventi, che il senatore Bertoni giustamente chiede.
Secondo me, però, vi sono state anche concrete azioni di
carattere propositivo attuate in parallelo con il discorso
storico. Sono anche d'accordo con ciò che il senatore Bertoni
ha definito "precedere" e che io definirei "anticipare". Ci
possiamo senz'altro avvalere del background costituito
dal lavoro delle Commissioni precedenti. Ma questo mi pare
proprio lo spirito del programma proposto dal presidente, in
cui non mi pare vi sia una parola che faccia capire che ci si
voglia continuare a gingillare nelle ricerche storiche.
  RAFFAELE BERTONI. Ma le cose infinite non si fanno...
  LUIGI RAMPONI. A me pare invece che la proposta di
programma, che prende in considerazione tutti gli aspetti
nella loro globalità, entri nel merito affermando che occorre
essere incisivi, voce per voce, organizzandosi nel modo
suggerito.
   Il primo aspetto del programma riguarda l'adeguatezza, la
congruità, la corretta interpretazione ed esecuzione da parte
degli organi dello Stato della normativa antimafia. Il
presidente suggerisce la costituzione di un apposito gruppo di
lavoro. Concordo perfettamente con quanto detto dal senatore
Mancino, osservando a mia volta che istituire un apposito
gruppo di lavoro non vuole affatto dire l'esclusione della
partecipazione della Commissione, ma semplicemente prevedere
un lavoro preparatorio alla discussione in Commissione.
Aggiungo che se l'articolo 41-bis e la gestione dei
pentiti sono considerati priorità, ciò vuol dire che la
Commissione nel suo complesso può sensibilizzare un gruppo di
lavoro a dedicarsi immediatamente a questi due aspetti.
   In ambito di ufficio di presidenza, presidente, sono
emerse non solo perplessità ma anche convergenze sulla
costituzione del primo gruppo di lavoro: perplessità da
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parte di qualcuno e convergenze da parte di qualcun altro,
per cui si è deciso di discuterne in Commissione. Non era
ancora emersa la proposta di un gruppo di lavoro dedicato
all'esame della mafia nel nord. Sulla costituzione degli altri
due gruppi di lavoro era emersa convergenza.
   Vorrei esprimere un parere sull'ordine del giorno Bargone
ed altri. Nella prima parte si afferma: "La Commissione,
ritenuto che le linee programmatiche illustrate dal presidente
non contengono in modo chiaro priorità, tempi e strumenti per
la realizzazione degli obiettivi strategici...". Se dobbiamo
adottare un ordine del giorno propongo che si dica che la
Commissione "prende atto della globalità e della chiarezza del
programma presentato dal presidente", per non esprimersi in
senso negativo, ricordando che in sede di ufficio di
presidenza abbiamo concordato che i tempi e le priorità
sarebbero stati definiti in Commissione, per rispetto nei suoi
confronti: altrimenti, in un'altra riunione dell'ufficio di
presidenza, avremmo potuto tentare di raggiungere un accordo
sui tempi e sulle priorità. Ma non ci è parso corretto, tant'è
vero che oggi ascoltiamo le diverse priorità indicate dai
colleghi.
   L'ordine del giorno così continua: "considerata la
necessità di avviare con immediatezza e incisività i lavori
della Commissione e dei gruppi di lavoro". Mi sembra
pleonastico, perché siamo tutti d'accordo. "Valutata
l'opportunità di definire l'assetto organizzativo della
Commissione stessa ai fini del suo più efficace
funzionamento": su questo sono d'accordo. "Si impegna alla
immediata costituzione dei tre gruppi di lavoro" (vedremo se
saranno tre o quattro) "...all'urgente definizione di
audizioni, accessi e sopralluoghi della Commissione per la sua
attività esterna". Quali audizioni?
  ANTONIO BARGONE. Sono specificate dopo.
  LUIGI RAMPONI. Allora ne parleremo dopo. "A prevedere
relazioni entro tre mesi dei gruppi di lavoro sullo stato
della loro attività": questo lo sottoporremo alla Commissione
plenaria. Vi è stato più di un richiamo all'esigenza di essere
cogenti sulle scadenze dei gruppi di lavoro, per cui posso
anche convenire. "Prevedere l'audizione dei giudici di
sorveglianza e dei direttori dei più importanti istituti
penitenziari al fine di verificare lo stato di applicazione
dell'articolo 41-bis": certo, se si costituisce il
gruppo di lavoro che dovrà prioritariamente prendere in
considerazione lo stato dell'applicazione di questo articolo,
saranno ascoltati i giudici di sorveglianza e i direttori dei
più importanti carceri. "Prevedere altresì l'audizione di
collaboratori di giustizia e dirigenti del servizio protezione
sulle modalità di applicazione del programma di protezione":
certamente, perché il gruppo che si occuperà di questo aspetto
non potrà che ascoltare queste persone. Ma allora dovremo
entrare nel merito e dovremmo specificare tutti coloro che
dovranno essere sentiti dal secondo o dal terzo gruppo di
lavoro.
  ANTONIO BARGONE. Questi sono impegni della Commissione
plenaria, senatore Ramponi.
  PRESIDENTE. Le audizioni sono sempre svolte dalla
Commissione, non dai gruppi di lavoro.
  LUIGI RAMPONI. E' chiaro. Ma la Commissione ascolterà
anche tutte le persone che riguardano aspetti interessanti dei
rapporti tra mafia e politica, quelli tra mafia ed economia e
della mafia nel nord. Quindi, non mi pare che sia il caso di
adottare un ordine del giorno che indichi di ascoltare solo
alcuni: allora, perché non altri? Entriamo troppo nel
merito.
   "Prevedere entro la prossima settimana una visita della
Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di
contrasto alla criminalità organizzata e acquisire ulteriore
elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca
ancora un puntuale approfondimento". Questo, a mio avviso,
contrasta con l'intenzione di avviare subito l'organizzazione
dei
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lavori della Commissione. Se vogliamo considerare un aspetto
prioritario che la Commissione si concentri sulla Calabria,
non possiamo affermare che la prossima settimana partiamo per
la Calabria, perché per bravi che possiamo essere un quadro
completo su questa regione richiederà un lasso di tempo ampio
come quello necessario alla Commissione precedente per mettere
a punto le relazioni sulla Sicilia, sulla Puglia e su
Campania.
   "Prevedere una specifica indagine con le necessarie
audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco".
Si vede che per loro quella delle case da gioco è una priorità
come quella accennata dal senatore Mancino, ma io non credo
che sia maggiore di quella sul controllo dell'attuazione delle
norme sulle società finanziarie o sulle organizzazioni
turistiche cadute nelle mani della criminalità organizzata.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Da qualche parte bisogna pur
cominciare.
  GIUSEPPE SCOZZARI. Chi le dà l'autorità per criticare il
nostro ordine del giorno? Può anche non firmarlo!
  LUIGI RAMPONI. Se lei presenta un ordine del giorno,
deve consentire che gli altri esprimano un parere. Se lei si
innervosisce...
  PRESIDENTE. Così come sono state manifestate da altri,
il senatore Ramponi sta esprimendo un'opinione sulle urgenze o
priorità. Non vedo il motivo per interromperlo.
  LUIGI RAMPONI. Per carità, e non credo di aver bisogno
dell'autorizzazione del collega.
   Concordo perfettamente con le conclusioni del senatore
Mancino, il quale, dopo aver indicato a sua volta delle
priorità, si è reso conto, come mi sto rendendo conto io, che
giustamente e legittimamente ciascuno presenterà dei richiami,
delle priorità, dei suggerimenti d'intervento. Quando questi
saranno tutti raccolti, quando avremo avviato il discorso dei
gruppi di lavoro, di modo che essi possano operare, credo sia
un compito di pertinenza dell'ufficio di presidenza attuare
una selezione delle priorità, altrimenti diviene tutto
prioritario.
   Concludo dicendo che voterò, con i colleghi del gruppo di
alleanza nazionale - MSI, a favore della proposta di quattro
gruppi di lavoro.
  MICHELE CACCAVALE. Intervengo sull'ordine dei lavori,
signor presidente, in quanto non ho ben capito come essi si
stiano articolando. E' stata presentata una proposta di
programma, la cui illustrazione, da parte sua, è iniziata
stamattina ed è proseguita nel pomeriggio, al quale sono stati
proposti emendamenti o suggerimenti o indicazioni, nonché un
ordine del giorno. Vorrei sapere su cosa discutiamo e le
finalità che ci prefiggiamo al momento.
  PRESIDENTE. Stiamo esaminando il programma, gli
emendamenti ed anche l'ordine del giorno Bargone ed altri,
perché esprime delle priorità. Ritengo, però, che si tratti di
espressioni di priorità valide non in positivo, ovviamente,
nel senso che l'impegno a concretizzarle presuppone l'accordo
di tutti coloro che partecipano al gruppo di lavoro. Quindi,
si parla sì di priorità in merito a ciò che vogliamo fare, ma
soprattuto dell'oggetto del programma, degli emendamenti
presentati e, eventualmente, anche dell'ordine del giorno, se
si ritiene che sia, a sua volta, un emendamento al programma.
Ma questo non l'ho capito...
  ANTONIO BARGONE. No, è un ordine del giorno.
  SAVERIO DI BELLA. Signor presidente, la ringrazio. Dico
subito che vorrei chiarire a me stesso un dubbio: il vero
oggetto del contendere non è relativo al fatto se la
Commissione debba avere tre o quattro punti sui quali
indagare; il nodo da sciogliere è il ruolo politico che la
Commissione stessa deve avere.
   Dico questo perché quando il senatore Ramponi e gli altri
sottolineano il fatto che la Commissione dovrebbe prevenire o
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anticipare - credo che i due termini possano essere usati
indifferentemente - pongono senz'altro all'attenzione della
Commissione stessa un aspetto che, se accolto, già la
caratterizzerebbe in maniera molto diversa rispetto alle
Commissioni precedenti. Infatti, finiremmo di essere una
Commissione che svolge un lavoro, certamente meritorio -
perché acquisire conoscenze e archiviare documenti non è solo
una questione che riguardi gli storici del futuro (vi è una
presa di coscienza dell'oggi che passa attraverso una
consapevolezza che, naturalmente, viene dalle indagini) -
perché credo che tutti noi riteniamo che questa fase possa e
debba essere superata.
   Allora, il vero problema è rappresentato dal rapporto che
intercorre tra noi e chi governa questo paese, nel senso che
rischiamo di porci in rotta di collisione con indicazioni a
volte contrastanti, a volte univoche di chi ci governa. Faccio
degli esempi, così ci comprendiamo meglio.
   Per quanto riguarda la questione relativa all'articolo
41-bis, per esempio, vi è un'accusa precisa rivolta ai
ministri dell'interno e di grazia e giustizia: il fatto che
tale articolo sia svuotato amministrativamente, per cui,
mentre da una parte tutti chiedono che esso sia confermato,
dall'altra, vi è un'azione pratica, quotidiana di svuotamento
dello stesso attraverso una serie di iniziative che, in
realtà, ne cancellano la validità per centinaia di persone -
stando a quanto si dice - che, invece di stare nelle carceri
speciali, sottoposte a questo regime particolare, con mille
scuse vengono inviate in altri contesti.
   A questo punto, vorrei sapere cosa chiede la Commissione
ai ministri dell'interno e di grazia e giustizia, perché ciò è
fondamentale. Chiedo inoltre, evidenziando un altro nodo, se
la Commissione intenda porsi alla testa della popolazione che
della mafia ha colto la sfida e a viso aperto scende nelle
strade rischiando la pelle, fiduciosa che questo Stato e
questo Governo finalmente pongano la parola fine alla mafia.
E' così o, ancora una volta, dovremo vedere sottosegretari
che, come Gasparri, se ne vanno in Calabria - da qui la
richiesta che la Commissione ritorni in questa regione - e si
fanno ricevere, nelle piazze di neoprovince, tipo Vibo
Valentia, da capi cosca, come avveniva ai loro predecessori?
Questo la popolazione lo vuole sapere perché è essenziale
capire se questo Governo intende iscriversi nella continuità
di un patto scellerato con le organizzazioni criminali, per
cui esponenti di primo piano, non solo politici, dei Governi
precedenti hanno di fatto colluso con le organizzazioni
criminali, oppure vuole seguire una linea di rottura; in
questo caso, dovrà, necessariamente, fare i conti con questo
fenomeno, e dire alla popolazione che intende andare avanti e
porre la parola fine a questo scempio.
   Vi è un altro aspetto che voglio sottolineare. Mentre, da
una parte, il ministro Maroni dice che le mafie gestiscono
addirittura 200 mila miliardi di fatturato all'anno,
dall'altra, il Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi,
dice che la mafia sarebbe un affare di poche centinaia di
disperati che non si sa bene che cosa abbiano a che fare con
l'Italia e gli italiani. Ciò è stato riportato dai giornali e
non ho visto smentite da parte...
  FRANCESCA SCOPELLITI. Ma a Palermo...
  SAVERIO DI BELLA. Sì, proprio per questo, perché c'è una
successione: nella storia le successioni contano, perché ciò
che viene dopo cancella quanto è venuto prima. Quindi, se a
Palermo ha detto cose accettabili, a Mosca, dove è andato
dopo, le ha cancellate. Occorre dunque sapere se vi sarà una
terza fase in cui assumerà indicazioni provenienti da ciò che
ha dichiarato a Palermo o da quanto ha detto a Mosca. Mi
auguro che confermi quanto ha dichiarato a Palermo. Mi
dispiacerebbe se avvenisse il contrario, ma non è da
escludere, visto che a Mosca è andato dopo.
  FRANCESCA SCOPELLITI. Questo è un pregiudizio.
  SAVERIO DI BELLA. No, non è un pregiudizio, sono
abituato all'analisi dei fatti.
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  PRESIDENTE. Credo sia meglio evitare dialoghi. Procediamo
con ordine.
  SAVERIO DI BELLA. La Commissione si è recata in Calabria
già una volta ed ha appurato che il tribunale di Reggio non è
in grado di svolgere i processi. Nel caso in cui
quest'incapacità non fosse superata, assisteremmo all'ignobile
- per tutti noi - uscita di galera di centinaia di ceffi
colpevoli, stando alle istruttorie dei magistrati, di
centinaia di delitti.
   Allora, se questa Commissione ha già scritto al ministro
di grazia e giustizia...
  PRESIDENTE. Sì, ha già scritto.
  SAVERIO DI BELLA. E' stato meritorio e doveroso farlo.
Però, siccome il ministro di grazia e giustizia ha fatto
orecchie da mercante, ancora una volta abbiamo due scelte. La
prima l'abbiamo compiuta, salvandoci l'anima, quando siamo
andati a Reggio, quando abbiamo chiesto, ma non abbiamo
ottenuto; la nostra coscienza sarebbe a posto. Ma non siamo
qui per salvare la nostra coscienza, bensì per dare risposte
concrete ai bisogni concreti del popolo italiano - quindi non
solo calabrese - che vuole lottare contro la mafia. Allora,
visto che lo può fare, chiedo che il ministro di grazia e
giustizia prenda una misura concreta per il trasferimento
d'ufficio di magistrati di corte d'appello in numero
sufficiente per costituire un secondo collegio giudicante a
Reggio Calabria. Ciò è previsto dalla legge, anche se si
tratta di una legge, tra le tante, che mai è stata applicata.
L'urgenza giustifica il ricorso ad una norma che nessuno ha
ancora cancellato dal nostro codice. In subordine, anche se
questo, forse, può farlo il Consiglio superiore della
magistratura - ma anch'esso ha responsabilità alle quali non
può sottrarsi - dovrebbe essere chiesta l'assegnazione
temporanea, da altri distretti a quello di Reggio Calabria, di
un numero di magistrati idoneo e sufficiente a costituire un
secondo collegio giudicante, per evitare che si verifichi la
iattura che avevo denunciato prima. Eventualmente, inoltre,
anche se si tratta di una prospettiva più lunga, che il
Ministero di grazia e giustizia tenga conto dell'esigenza di
rivedere la pianta organica di un tribunale come quello di
Reggio Calabria, il quale, stando a quanto ci hanno detto i
magistrati con cifre alla mano, si trova ad affrontare, con
cinque o sei unità, la stessa mole di lavoro di un tribunale
come quello di Palermo, che in questo settore può contare su
circa 45-46 magistrati.
   Sono queste le cose concrete che la popolazione chiede a
noi. Non possiamo fare finta di non capire certe urgenze e
l'importanza di tramutare la conoscenza di certi fenomeni in
proposte d'azione. Dobbiamo dare risposte a questo bisogno
della popolazione, perché se lo disattendessimo il nostro
atteggiamento sarebbe inteso come un tradimento. Dico questo
perché in Italia ed in Calabria assistiamo al ripetersi di
certi fenomeni.
   Voglio adesso rivolgermi ai colleghi, in particolare a
quelli della maggioranza, perché non sono abituato a fare
strumentalizzazioni, che non mi piacciono e che non servono a
nessuno. Siccome sono stato eletto in Calabria, una risposta
al mio popolo debbo darla. La domanda che mi rivolgono è la
seguente, la risposta dipenderà dai fatti: l'attuale ministro
di grazia e giustizia, l'attuale maggioranza di Governo, che a
gran voce sono stati osannati dal voto richiesto dai vari
Piromalli - sono cose ufficiali - come intendono rispondere,
perlomeno al sospetto, perché non ci sono prove, della
popolazione, cioè che Piromalli abbia poi contrabbandato
questa propaganda con scelte concrete? Cioè, nel momento in
cui Biondi non dovesse agire, secondo quelle richieste, presso
il tribunale di Reggio Calabria, chi toglierà mai dalla testa
dei calabresi, ma anche dalla mia, il dubbio che egli non
paghi oggi un prezzo politico ad una scelta politica e ad
un'alleanza politica? Quindi, ritorneremmo come prima e peggio
di prima. Cambierebbero solo i nomi. Non ce la dovremmo
prendere più con tanti ministri, rinviati a giudizio per i
noti fatti, dei Governi precedenti e dovremmo cominciare la
battaglia contro i nuovi ministri ed i nuovi
Pagina 400
sottosegretari, colpevoli dello stesso tipo di alleanze e di
reati.
   Un'ultima risposta alla domanda del presidente: andare in
Calabria per fare cosa e per incontrare chi? Consentitemi una
brevissima parentesi: se dobbiamo indicare un luogo e le
relative ragioni, posso usare i seguenti argomenti. L'ex
provincia di Catanzaro è oggi suddivisa in tre province: oltre
a quella della stessa Catanzaro, vi sono infatti Vibo Valentia
e Crotone. Per un motivo che cercherò di spiegarvi, e vi
chiedo scusa se non ci riuscirò, vi sono quattro direzioni di
marcia nella conquista della regione ad opera della
'ndrangheta, che parte dalle sue roccaforti della provincia di
Reggio Calabria.
   Le direttrici di marcia sono le seguenti: sullo Ionio,
Guardavalle e la zona del Soveratese, verso Catanzaro città e
Catanzaro Lido per congiungersi alla vecchia 'ndrangheta
stabilmente insediata nella zona di Crotone, per un'antica
tradizione storica; al centro, lungo la dorsale delle Serre,
per congiungersi ancora una volta verso Cosenza alla malavita
organizzata di origine camorrista, lì stabilmente insediata,
in particolare nella piana di Sibari; sul Tirreno, lungo le
dorsali di Vibo Valentia e di Lamezia Terme, per collegarsi a
nuclei antichi di 'ndrangheta ivi esistenti e poi congiungersi
a Cosenza e spazzare via ogni resistenza. Tenete conto che in
questa direttrice di marcia la mafia calabrese sta utilizzando
una serie di novità, rispetto ad alcuni elementi che ne
caratterizzavano in precedenza l'azione: una delle più
preoccupanti è l'attacco alle banche e ai banchieri, per
motivi connessi anche all'usura ed alle questioni cui ci siamo
riferiti più volte.
   Un altro attacco riguarda i comuni che sono stati sciolti
per mafia, cui accennava il collega Mancino. Si presenta
infatti un problema non risolto per quanto riguarda la
continuità amministrativa, garantita dal fatto che permangono,
sciolti i consigli e mandati via i sindaci, vecchi quadri
amministrativi legati in maniera organica con la malavita
organizzata. Se non sciogliamo questo nodo, abbiamo una tela
di Penelope, per cui facciamo una pulizia superficiale ma non
sotterranea: è uno dei motivi per i quali la popolazione non
si muove, in quanto capisce che alcuni dei gangli del potere
mafioso non sono neanche intaccati, per cui ritiene che la
lotta alla mafia sia portata avanti soltanto in apparenza:
bisogna dare in qualche modo un contentino all'opinione
pubblica, ed allora il sindaco "va a gambe all'aria" ma la
struttura di potere mafioso resta esattamente com'era
prima.
   Ritengo quindi che si presenti più di un motivo di
riflessione per la nostra Commissione, proprio perché siamo ad
un bivio: possiamo (non è da sottovalutare il lavoro che si
può fare anche in questa direzione) ripercorrere le vecchie
strade dell'accumulazione di conoscenze, accontentarci -
ripeto - di denunce importanti e a volte coraggiose ma che
lasciano invariata la sostanza delle cose; oppure abbiamo la
possibilità - proprio perché abbiamo alle spalle il lavoro
delle precedenti Commissioni e la presa di coscienza delle
popolazioni meridionali che scendono in piazza contro la mafia
- di costituire la punta di diamante che porta avanti un
processo contro tutti, senza guardare in faccia a nessuno, a
livello di Governo, di sottogoverno, di opposizione. La lotta
contro la mafia è una lotta per la civiltà, che io definisco
addirittura prepolitica, perché la politica viene dopo: dove
c'è la mafia, politica non se ne può fare, perché la politica
è quella del mitra e dell'intimidazione.
   Dobbiamo, allora, ridare allo Stato (inteso non come
Governo Berlusconi, o Amato, od Occhetto ma come istituzione)
il suo ruolo di tutore dei diritti dei cittadini e di ente che
monopolizza la violenza, perché non vi deve essere nessun
altro che possa impugnare le armi (ormai siamo a quelle da
guerra in Calabria) contro chicchessia. Abbiamo, dunque,
questa possibilità e, a mio avviso, nella nostra Commissione
vi sono le forze, le intelligenze e, se permettete, anche le
libertà di ciascuno di noi nei confronti delle forze a cui
appartiene, e di cui è tuttavia orgoglioso, per andare avanti
nell'interesse del paese. Credo, infatti, di avere visto la
consapevolezza del dovere in tutti coloro che fanno parte di
Pagina 401
questa Commissione: ognuno di noi, poi, affronterà certamente
alcune delle pagine di questa storia con amarezza e, se
volete, anche con dolore. A me non ha fatto piacere quando,
fra i primi, ho scritto delle collusioni dell'allora PCI con
la mafia, però l'ho scritto (e non sono il solo); mi auguro
che, nel fare i conti con il presente, avremo la stessa
capacità che abbiamo avuto nel fare i conti con il passato.
  PRESIDENTE. Riguardo all'ordine del giorno Bargone, devo
precisare che quanto avevo osservato in relazione alla
missione da effettuare la prossima settimana era dovuto alla
considerazione che il lavoro per la Calabria richiede molto di
più di una settimana, essendo molto complesso. Mi sarebbe
sembrato estremamente semplicistico risolvere i relativi
problemi in una settimana.
  SAVERIO DI BELLA. Magari! Nessuno di noi poteva avere
questa illusione!
  GIROLAMO TRIPODI. Sarò molto rapido, anche per l'ora
ormai tarda che dovrebbe indurci a concludere la discussione e
a pervenire ad una decisione sul programma che è stato
presentato. Voglio soltanto informare la Commissione che il
nostro gruppo aveva espresso un parere negativo sulla proposta
di programma del presidente nella sede dell'ufficio di
presidenza; anche oggi, benché siano state apportate alcune
modifiche, permangono molte esigenze di miglioramento e di
precisazione. Per tale ragione, abbiamo presentato alcuni
emendamenti, il cui esito sarà decisivo rispetto alla
posizione che assumeremo sull'approvazione finale del
programma. Chiarisco, quindi, che siamo disposti a rivedere la
posizione precedentemente assunta in relazione al possibile
accoglimento delle nostre proposte migliorative ed
integrative. Sono pertanto favorevole a concludere la
discussione generale e a passare alla fase della votazione.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Poiché sono tra i firmatari
dell'ordine del giorno Bargone, desidero svolgere soltanto due
considerazioni e proporre un'integrazione al medesimo ordine
del giorno.
   La prima considerazione riguarda lo stile di lavoro della
Commissione: sono le otto di sera, abbiamo iniziato alle sei e
venti, ma abbiamo concluso ben poco, pur trovandoci
sostanzialmente d'accordo sulle linee generali di azione della
Commissione, sulle linee generali del programma. Ho sentito
molte lamentele di diversi colleghi (e non è la prima volta
che le sento) per la farraginosità dei lavori, degli
interventi troppo lunghi e, certe volte, fuori luogo per
quanto riguarda i toni e i temi troppo generali rispetto a
quelle che dovrebbero essere riunioni di lavoro nelle quali si
prendono decisioni, e non si fanno solo dichiarazioni di
principio. Sono purtroppo costretto a rilevare ancora una
volta questo fatto e a collegarlo all'ordine del giorno che
insieme ad altri ho firmato.
   L'ordine del giorno non è alternativo al programma;
rappresenta semplicemente un tentativo di indicare con una
certa precisione e con un certo grado di vincolo un programma
concreto di lavoro della Commissione nelle prossime settimane.
Condivido le linee generali del programma del presidente, come
ho già detto e ripetuto almeno tre volte in sede di ufficio di
presidenza, ma la carenza rilevata con riferimento alla
mancanza di priorità era collegata anche al fatto che non
basta presentare un programma generale, in quanto bisogna poi
stabilire cosa si deve fare domani, dopodomani, la prossima
settimana, fra due settimane e fra tre mesi. Il senso
dell'ordine del giorno, quindi, è appunto quello di cominciare
a dare alcune indicazioni precise su ciò che bisogna fare;
continuare a rimandare, ad oltre un mese dall'insediamento
della Commissione, è frustrante per chi partecipa ai suoi
lavori e danneggia la sua immagine e quella di tutti noi nei
confronti di coloro che ci hanno mandato qui.
   Dopo tali considerazioni (rispetto alle quali mi scuso per
il moralismo o per eventuali eccessi, forse giustificati
dall'ora tarda), desidero aggiungere una piccola richiesta di
integrazione dell'ordine del
Pagina 402
giorno. Intendo infatti proporre alla Commissione di
effettuare, entro breve termine, nell'arco di un paio di
settimane, una serie di audizioni di collaboratori della
giustizia coinvolti in operazioni di riciclaggio e di
reinvestimento di denaro sporco. Dopo una breve indagine che
ho svolto presso le varie forze dell'ordine (dato che il
numero dei pentiti "riciclatori" è in sviluppo ma ancora
rarissimi) ho individuato quattro personaggi che potrebbero
essere utilmente ascoltati dalla Commissione. Ho contattato i
rappresentanti delle forze dell'ordine che in qualche modo ne
hanno seguito le vicende ed ho verificato che è possibile
ascoltarli. Potremmo così cominciare ad avere informazioni ed
elementi molto attuali sulle modalità del riciclaggio e del
reinvestimento nazionale ed internazionale. Non so se è il
caso di fare l'elenco dei nomi...
  PRESIDENTE. No, la prego, onorevole Arlacchi, anche
perché mi sembra molto irrituale che un membro della
Commissione vada a contattare le forze di polizia, prima che
si siano formati i gruppi di lavoro e si sia organizzata
l'attività!
  GIUSEPPE ARLACCHI. Se si aspetta la costituzione dei
gruppi di lavoro prima di fare i nomi delle persone da
ascoltare, non si combina niente! Rischiamo di passare un
altro mese a definire le modalità, i criteri, e così via!
  PRESIDENTE. Le forze di polizia non possono autorizzare
le audizioni; sarà, semmai, doveroso rivolgersi all'autorità
giudiziaria.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Si tratta di contatti informali, non
c'entra l'autorità giudiziaria. Questi casi, fra l'altro, sono
apparsi su tutti i giornali; l'iniziativa, quindi, tendeva ad
evitare che si sprecasse un mese per stabilire se l'audizione
dei collaboratori potesse essere utile per la Commissione. Si
tratta di collaboratori della giustizia noti, di casi molto
importanti, di cui si è verificata, in termini molto, molto
generali, l'utilità per la Commissione con riferimento ai
meccanismi del riciclaggio.
   Propongo, quindi, di effettuare una serie di audizioni di
tali personaggi, premesso che i pentiti che hanno fatto
riciclaggio di denaro sporco sono pochissimi e sono anche poco
noti al largo pubblico. Il relativo lavoro ha peraltro
richiesto un notevole impiego di tempo, che a mio avviso è a
tutto vantaggio dell'attività della Commissione.
  PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Bertucci: mi
auguro, però, che vi siano proposte da avanzare, ma con
organicità, perché non vi siano iniziative occasionali, e ci
sia invece consentito di darci un programma preciso
nell'ambito di un gruppo, stabilendo le priorità in modo
organico e con il consenso del gruppo stesso, nonché della
Commissione. Non si può procedere in modo occasionale,
spiccio, stabilendo il lavoro per una o due settimane: siamo
qui questa sera per definire il programma, per costituire i
gruppi e per metterci a lavorare a partire da domani.
Qualsiasi altro discorso, con il quale si sostenesse che
perdiamo tempo, permettetemi, mi sembrerebbe davvero molto
ingiusto.
  MAURIZIO BERTUCCI. La ringrazio, signor presidente,
proprio perché vogliamo cominciare a lavorare e personalmente
cercherò di superare in brevità lo stesso senatore Tripodi, di
cui questa sera ho apprezzato la rapidità. Leggevo oggi - e ci
tengo a rileggerle ancora - sul Corriere della Sera
alcune parole molto belle ed importanti di Giovanni
Falcone. Diceva: "Certe dichiarazioni apparentemente innocue,
certi comportamenti, che nel resto d'Italia fanno parte del
gioco politico normale, in Sicilia acquistano una valenza
specifica. Niente è ritenuto innocente in Sicilia...".
   Il Presidente del Consiglio è andato proprio in Sicilia
per dire che la mafia esiste, che va combattuta, che quindi ci
saranno interventi certi contro la mafia. Le parole sono state
chiare, univoche e forti. A Mosca ha detto cose diverse, o
almeno io
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le interpreto in maniera diversa, ma il 21 prossimo gliele
chiederemo. A Mosca ha detto: "Non si può criminalizzare un
intero popolo per poche centinaia di mafiosi". Al riguardo non
dobbiamo dimenticare - forse abbiamo la memoria corta - quando
le copertine dei settimanali tedeschi mostravano le pistole
con gli spaghetti. A Mosca il Presidente del Consiglio stava a
rappresentare e a difendere il nostro paese.
   Il programma presentato oggi dal presidente è a mio avviso
esauriente e puntuale. Non è un libro dei sogni, ma è un
programma con il quale si può cominciare a lavorare. Poiché,
come diceva stamattina il senatore Mancino, questa Commissione
di tutto ha bisogno tranne che di dividersi, proprio su di
esso dobbiamo cominciare ad unirci. Ho sentito ed apprezzato
le parole del senatore Bertoni, che in fondo affermava di
condividere e di approvare il programma, anche se contiene
qualche sfumatura diversa. Proprio da questo dobbiamo partire:
da un programma che ci unisce per cominciare a dare un
contributo reale per combattere la mafia nel nostro paese.
  ANTONIO SERENA. Solo un paio di osservazioni perché i
colleghi hanno già trattato alcuni aspetti che volevo
affrontare.
   Per quanto concerne l'ordine del giorno Bargone, ne
condividiamo la sostanza, nel senso di un auspicio ad
accelerare i tempi operativi di questa Commissione. Per il
resto notiamo nell'indirizzo che si vuole dare a questa
Commissione il prevalere dell'aspetto giuridico su quello
strettamente operativo. Logicamente chi ha formulato il
programma risente di una certa cultura, e non c'è
assolutamente niente di scandaloso in ciò, mentre altri
risentono di altre culture professionali; l'importante è
riuscire ad amalgamare le due culture.
   Per quanto riguarda il programma di lavoro, ne condivido
alcuni aspetti. Sottolineo la buona volontà di chi lo ha
elaborato nel suggerire diversi passaggi e i vari gruppi. Sono
d'accordo quindi sui punti principali che lo
contraddistinguono ed in particolare con la soluzione proposta
da Bertoni di dividere la Commissione in tre gruppi: mafia e
politica, mafia ed economia, e mafia-nord (o centro-nord, come
la si è voluta chiamare). Avremmo tuttavia gradito che, una
volta formulati i tre o quattro gruppi principali, si fosse
poi passati alla convocazione dei gruppi di lavoro ai quali
spettava accettare o meno i suggerimenti.
   Qui infatti ci potremmo trovare nella situazione in cui i
gruppi, una volta riunitisi, non accolgano quanto è stato
suggerito dal programma di lavoro. Potrebbe succedere, in
pratica, quello che è successo per la nostra proposta relativa
alla mafia del nord: ci siamo accorti che eravamo quasi tutti
d'accordo, però la tesi ha dovuto subire un parto elefantiaco
e al momento del voto non sappiamo ancora se l'accordo è
generale. Anche in questo caso potrebbe venir fuori che tra
qualche giorno i gruppi di lavoro si trovino in disaccordo tra
loro sulle formulazioni suggerite.
  PRESIDENTE. Tengo a precisare che avevo affidato proprio
ai gruppi di lavoro l'incarico di darsi loro priorità,
ovviamente nell'ambito del programma. Mi pare altrettanto
incontestabile che anche l'Italia centrale ha numerosi
problemi, cosicché abbiamo pensato che il fenomeno debba
essere analizzato nel centro-nord per raggruppare le due
aree.
   Se poi c'è accordo sulle linee generali programmatiche
anche dei gruppi di lavoro, all'interno di ogni gruppo
ciascuno troverà il proprio accordo in armonia con gli altri.
D'altra parte, non si possono costituire gruppi di lavoro se
prima non viene approvato il programma. Immediatamente dopo,
questa sera stessa, avrei incaricato il capogruppo di indicare
le persone che avrebbero fatto parte dei gruppi, che domani
stesso avrebbero potuto essere convocate.
  GIACOMO GARRA. E' stato presentato un ordine del giorno
con la speranza che la Commissione lo approvi. Se però si
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vuole pervenire ad una conclusione unanime e fruttuosa dei
nostri lavori, dovrebbe essere eliminato il primo periodo, che
è del tutto inutile, dell'ordine del giorno. Il testo da porre
in votazione dovrebbe dunque essere del seguente tenore: "La
Commissione, considerata la necessità di avviare...",
eccetera. Per il resto sull'ordine del giorno c'è ampia
convergenza. La premessa può invece suonare di sfiducia ad un
presidente che ci ha presentato un programma che ci
convince.
  ANTONIO BARGONE. La premessa si può togliere.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Si deve togliere.
  PRESIDENTE. Voglio far rilevare che trovo stravagante
dover approvare come impegni formali della Commissione alcuni
elementi, contenuti fra l'altro nel programma, ai quali si
intende dare il crisma di priorità rispetto ad altri che sono
stati indicati in precedenza e che a mio avviso hanno uno
spessore più rilevante rispetto a quello delle sole case da
gioco (perché di questo si tratta, dato che gli altri
argomenti sono inseriti nella proposta di programma). Quindi,
impegnarsi per dire che le case da gioco hanno maggiore
rilievo delle società per azioni o delle società a
responsabilità limitata non mi sembra opportuno. Se questa
iniziativa ha lo scopo di far considerare urgente anche
l'argomento delle case da gioco (sugli altri mi pare infatti
che non ci sia alcun problema), allora mi trovo d'accordo.
   Peraltro, andare in missione in Calabria non significa
andarci in generale, ma recarsi nei diversi comuni ad
accertare le diverse situazioni. Detto così non significa
nulla. Ho messo come priorità quella del rapporto tra mafia,
politica ed economia, e questa è un'indicazione che ha pari
dignità - senza voler sottovalutare nessuno - delle opzioni
formulate dal senatore Mancino, dal senatore Serena e da
quanti altri, nelle quali non è stato richiesto un impegno
formale di questo tipo. Quindi è un'indicazione affinché,
nella costituzione dei gruppi, si tenga conto di determinate
indicazioni. Vorrei intendere l'iniziativa in questo senso,
perché diversamente mi sembrerebbe che tutti avrebbero diritto
di presentare un ordine del giorno chiedendo un impegno
formale secondo cui la priorità dovrà essere data, per
esempio, alle società finanziarie o a qualsiasi altra cosa. E'
un impegno comune quello di occuparci dell'argomento, ma non
ci si deve necessariamente impegnare a ritenere quella delle
case da gioco la priorità assoluta, tenuto conto di tutti i
problemi dell'economia che abbiamo di fronte.
  ALESSANDRA BONSANTI. E' fondamentale!
  GIUSEPPE SCOZZARI. Il riciclaggio!
  PRESIDENTE. Il riciclaggio non si fa solo nelle case da
gioco, collega Scozzari. Ci sono tanti di quei problemi sul
riciclaggio! Abbiamo i problemi dell'usura e delle estorsioni
che mi sembra abbiano una preponderanza anche maggiore.
   L'obiettivo che dobbiamo proporci è di coordinare, come ha
osservato anche il senatore Mancino, le diverse priorità
espresse da tutti e vedere concordemente quali si ritengano
effettivamente più interessanti e più urgenti. Ciascuno
naturalmente esprime le sue esigenze ma si tratta di farne una
scala.
  ANTONIO BARGONE. Signor presidente, non sono intervenuto
prima perché volevo dare un contributo alla rapidità del
dibattito. Volevo dire intanto che abbiamo presentato un
ordine del giorno che può essere apprezzato o no, votato o no;
però non si può dire che non significa nulla, altrimenti le
spiego che cosa significa andare in Calabria. Nell'ordine del
giorno si dice di andare in Calabria per predisporre una
relazione sulla 'ndrangheta. Non si può scrivere: dobbiamo
andare a Bovalino o a Palmi. Questo sarà deciso dall'ufficio
di presidenza nel momento in cui si fissa l'iniziativa e si
stabiliscono i suoi obiettivi.
   Inoltre, signor presidente, qui è stata espressa una
disponibilità nei confronti dell'ordine del giorno che noi
accogliamo
Pagina 405
modificando, su prezioso suggerimento del senatore Mancino,
la premessa nel modo seguente: "ritenuto che le linee
programmatiche illustrate dal presidente possono essere
approvate con le priorità che qui appresso vengono indicate
insieme ai tempi e agli strumenti perché gli obiettivi
strategici ed istituzionali della Commissione possano essere
raggiunti". Tale modifica tra l'altro toglie
quell'apprezzamento sul lavoro del presidente che sembra
impedire l'approvazione unanime dell'ordine del giorno.
   Nell'intervento del senatore Bertoni è stato detto
chiaramente che approviamo il programma. Allora, tenuto conto
che approviamo il programma, che c'è la disponibilità ad
evitare il giudizio sul lavoro del presidente e che ci
troviamo d'accordo sul resto, dare giudizi sull'ordine del
giorno e pensare che la questione delle case da gioco potesse
essere un impedimento significa non dimostrare quella
disponibilità che invece occorre che tutti dimostrino. Lo
spirito con cui è stato presentato l'ordine del giorno - lo ha
detto anche il collega Serena in maniera molto chiara - è
quello di accelerare i lavori della Commissione. Non diciamo
di chi è la colpa, ma sta di fatto che stiamo in surplace,
dal quale dobbiamo uscire.
  VITTORIO TARDITI. Signor presidente, mi limito a
sottolineare l'esigenza dell'approvazione unanime sia
dell'ordine del giorno, così come modificato dai suggerimenti
ricevuti, sia del programma da lei presentato.
  PRESIDENTE. Sono stati presentati anche emendamenti al
programma.
  VITTORIO TARDITI. Poi vedremo. Dicevo che se non
arriviamo a decisioni unanimi politicizziamo troppo il nostro
intervento, dando l'impressione che l'attività della
Commissione sia finalizzata ad un'indagine politica di quello
che sta accadendo oggi in Italia e non agli scopi reali che
ha, che sono essenzialmente di studiare, fotografare,
anticipare - se vogliamo - il fenomeno mafioso e suggerire le
misure che il Governo e gli enti a ciò preposti devono
prendere.
  NICHI VENDOLA. Come credo che l'ordine del giorno non
rappresenti un atto di scortesia nei confronti del presidente,
così spero che tutto non si risolva semplicemente in termini
di galateo o di cortesia. Il problema è serio e di fondo:
abbiamo voluto segnalare nell'ordine del giorno - questo è il
motivo della mia firma e di quella del collega Tripodi - la
curiosa scissione che esiste sempre di più tra il dibattito
politico sulla mafia fuori da questa Commissione e la realtà
del dibattito al suo interno. Ci troviamo oggi a partecipare a
questa giornata faticosa di discussione sapendo che la
discussione reale è quella provocata dalle considerazioni
moscovite del Presidente del Consiglio.
  PRESIDENTE. Vogliamo attenerci al programma?
  NICHI VENDOLA. Non stavo commentando le dichiarazioni
del Presidente del Consiglio, stavo dicendo che la Commissione
parlamentare antimafia non decolla, non ha forza propulsiva,
non è un soggetto politico che riesce a segnare gli
avvenimenti che accadono fuori. L'ordine del giorno Bargone è
il tentativo di assumere una capacità cogente rispetto a
quello che accade fuori della Commissione.
   Noi siamo disponibili - come era chiaro nelle
dichiarazioni del collega Bertoni - ad accogliere il programma
proposto con gli emendamenti che abbiamo presentato ed anche
con i suggerimenti che su di essi sono stati avanzati; siamo
inoltre disponibili a votare a favore di un ordine del giorno
dal quale si debbono espungere gli aspetti che possono
sembrare di inutile acrimonia nei confronti del ruolo del
presidente. Il punto di fondo che vale per tutti noi, per
qualunque forza politica e per qualunque commissario, è avere
un senso rispetto a ciò che accade fuori, altrimenti venire in
questa Commissione mentre fuori accadono cose rilevanti, dal
mio punto di vista, proprio su questo tema, può avere un
effetto quasi
Pagina 406
irrealistico, metafisico ed anche un po' comico.
  NICOLA MANCINO. Formulo le seguenti domande ai gruppi
firmatari dell'ordine del giorno Bargone: si può approvare la
proposta del presidente con le integrazioni che abbiamo
ascoltato questa mattina e questa sera? Con la rinuncia alle
specifiche priorità (41-bis, società per azioni e così
via), se ne potrebbero indicare alcune come raccomandazioni
all'ufficio di presidenza, affinché si possano realizzare i
fini istituzionali di questa Commissione. Si può togliere
dall'ordine del giorno il riferimento alle case da gioco? Ciò
non perché ne sottovaluti i rischi ma perché l'argomento
potrebbe essere affrontato in un ordine del giorno specifico,
nel quale indicare alle forze politiche che mentre si discute
di mafia e di riciclaggio, qualche Commissione sta per
approvare provvedimenti sulle case da gioco. Si può rivolgere
all'ufficio di presidenza una raccomandazione affinché tenga
conto della situazione della Calabria?
   Risolte queste questioni, rimangono due o tre punti che
potrebbero formare oggetto di un'approvazione unanime (sono
convinto che sia preferibile un'unanimità non di facciata ma
sostanziale).
  PRESIDENTE. Passiamo alle proposte emendative alla bozza
di programma.
  GIROLAMO TRIPODI. Avevamo predisposto numerosi
emendamenti riferiti ad una prima bozza di programma. Poiché
molti di essi sono stati recepiti, sottoponiamo
all'approvazione della Commissione solo quelli tuttora
rilevanti.
   Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bargone, che
abbiamo sottoscritto, avanziamo riserve sulla correzione
apportata che ha modificato il contenuto originario della
prima parte del documento.
  PRESIDENTE. Il senatore Tripodi e il deputato Vendola
hanno presentato il seguente emendamento:
   A pagina 1, aggiungere la seguente premessa:
   "La Commissione parlamentare antimafia della XII
legislatura intende promuovere un'indagine a tutto campo sul
fenomeno mafioso avvalendosi, nello spirito della legge n.
430/1994, dei poteri dell'autorità giudiziaria, rimuovendo -
ove occorra e nei limiti della legge istitutiva - ogni segreto
d'ufficio, professionale, bancario e di Stato opposto da
qualunque autorità.
   E' intendimento della Commissione, infatti, acquisire in
modo diretto dati e documenti, promuovere ed effettuare
indagini, procedere all'audizione di autorità, magistrati,
forze dell'ordine, collaboratori di giustizia e di ogni altro
soggetto che si rivelasse utile. L'attività di raccolta,
analisi e proposta legislativa non trasformerà la Commissione
né in un ufficio statistico né in un ufficio studi e, tanto
meno, in un ufficio legislativo. Su tali presupposti, nella
continuità del lavoro svolto nella trascorsa legislatura,
l'azione della Commissione parlamentare di inchiesta...".
   Lo pongo in votazione.
   (E' approvato).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 1, punto 3, sostituire con:
   "3) accertamento e valutazione dell'evoluzione del
fenomeno mafioso e delle sue connessioni con la politica, le
amministrazioni pubbliche, la massoneria deviata. In tale
contesto, la Commissione si occuperà anche delle
organizzazioni criminali di stampo non mafioso operanti nel
territorio nazionale e delle attività dalle medesime poste in
essere, al fine di individuare gli ambiti ove già si
verificano e più ancora potrebbero verificarsi nel futuro,
forme di collaborazione, complicità, scambi di favori, tali da
accrescere, di fatto, il potere mafioso e le coperture di cui
esso può avvalersi, in particolare nelle regioni cosiddette a
non tradizionale insediamento mafioso e con riferimento,
anche, ad attività criminali
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quali ad esempio il racket della prostituzione e l'usura".
   Lo pongo in votazione.
   (E' approvato).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 3, punto 2, sostituire con:
   "In ordine al fondamentale strumento di contrasto alla
criminalità mafiosa che i collaboratori della giustizia hanno
costituito e costituiscono, occorre prioritariamente prendere
atto che i rilevanti risultati conseguiti nel corso della XI
legislatura sono per lo più dovuti alla diffusione del
fenomeno del cosiddetto pentitismo e che, pur con le dovute
cautele, occorre procedere ulteriormente per il cammino
intrapreso. Ciò anche ai fini di un adeguamento della
normativa allo stato vigente. Con una più approfondita
conoscenza del fenomeno si potrà pervenire ad una proposta di
legislazione organica che consenta che tale strumento conservi
ed incrementi incisività ed efficacia pur garantendo maggiore
trasparenza ed un più efficace controllo".
   Lo pongo in votazione.
   (E' respinto).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 4, punto 3, primo capoverso, aggiungere:
   "Ai fini di una ulteriore modifica dell'attuazione del
decreto-legge 20 novembre 1991, n. 367, convertito nella legge
20 gennaio 1992, n. 8, istitutivo della Direzione nazionale
antimafia e delle direzioni distrettuali, occorre promuovere
un secondo Forum con la partecipazione dei suddetti organismi
antimafia".
   Chiedo ai proponenti se tale emendamento debba essere
considerato sostitutivo od integrativo.
  GIROLAMO TRIPODI. Signor presidente, va inteso come
emendamento integrativo.
  PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.
   (E' approvato).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 6, secondo capoverso, quarta riga, dopo la
parola GIP aggiungere la seguente frase:
Depenalizzazione di alcuni reati minori.
  VITTORIO TARDITI. Presidente, non mi sembra corretto che
in questa sede si intervenga sulla depenalizzazione dei reati
minori. Voterò contro questo emendamento.
  ALBERTO SIMEONE. La materia della depenalizzazione non
rientra nella nostra competenza. Io voterò contro questo
emendamento.
  PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e
Vendola integrativo della seconda riga, primo capoverso, di
pagina 6, dopo la parola "GIP".
   (E' respinto).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
     A pagina 8, quinta riga, dopo le parole eccezionale
gravità aggiungere:
   "Ciò soprattutto al fine di potenziare l'attività di
confisca (da allargare anche ad altri ipotesi di reato quali,
ad esempio, l'usura) e di dare idonea disciplina alle misura
cautelari rivolte verso beni produttivi".
  ALBERTO SIMEONE. Questa materia è già disciplinata da
una normativa specifica. L'emendamento è inutile.
  GIROLAMO TRIPODI. Il problema è che spesso non si sa in
che modo possano essere gestiti questi beni...
  PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e
Vendola integrativo della quinta riga di pagina 8, dopo le
parole "eccezionale gravità".
Pagina 408
   (E' approvato).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 8, sopprimere il punto 6.
   Lo pongo in votazione.
   (E' respinto).
   Ho presentato il seguente emendamento:
   A pagina 12, dopo le parole nei seguenti settori di
inchiesta inserire le seguenti: "e con riferimento alle
peculiari manifestazioni del fenomeno nelle aree del centro
nord e nelle aree meridionali".
  FRANCESCA SCOPELLITI. Presidente, stiamo approvando
degli emendamenti senza rileggere il testo e verificare se vi
sono ripetizioni o concetti espressi in maniera diversa. Temo
che alla fine il programma potrebbe risultare poco chiaro.
  PRESIDENTE. Ovviamente l'ufficio di presidenza potrà
essere incaricato del coordinamento formale del programma.
   Pongo in votazione l'emendamento Parenti a pagina 12.
   (E' approvato).
   Il senatore Tripodi e il deputato Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
   A pagina 12, punto 3, aggiungere la seguente
frase:
   "A tale proposito dovrà procedersi ad una riflessione
sull'operato del Governo che ha sospeso l'attuazione della
legge quadro sui lavori pubblici (legge Merloni)".
  FLAVIO CASELLI. Dichiaro il mio voto contrario perché a
mio parere non si tratta di un emendamento, ma di una
valutazione e di un'opinione politica.
  FRANCESCA SCOPELLITI. Ritengo che questo emendamento non
sia ammissibile in quanto mette in uno stato di accusa il
Governo (Commenti).
  PRESIDENTE. E' inutile fare commenti. Chi è d'accordo
voterà a favore chi non lo è voterà contro.
  ALESSANDRA BONSANTI. Propongo di sostituire le parole
"sull'operato del Governo che ha sospeso" con le seguenti
"sulla sospensione dell'attuazione".
  PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento
Bonsanti.
   (E' approvato.)
   Pongo in votazione l'emendamento Tripodi e Vendola al
punto 3 di pagina 12, con le modifiche testé apportate.
   (E' approvato.)
   Per quanto riguarda l'emendamento Tripodi e Vendola
riferito a pagina 16, tendente ad introdurre nel primo
periodo, dopo la parola "Austria" la parola "San Marino",
faccio presente che occorrerebbe prevedere anche altri
paesi.
   Il senatore Tripodi e l'onorevole Vendola hanno
presentato il seguente emendamento:
     A pagina 17, dopo l'ultima riga aggiungere:
   "la Commissione, peraltro, non potrà esimersi dal
denunciare, ove occorra, la violazione degli accordi
internazionali".
   Lo pongo in votazione.
   (E' approvato).
   Ho presentato il seguente emendamento:
   A pagina 23, in fine, inserire il seguente
paragrafo:
   ORGANIZZAZIONI CRIMINALI OMOGENEE E NON OMOGENEE NELLE
AREE DEL CENTRO-NORD.
   Appare infine necessario formare un quarto gruppo di
lavoro che incentri i suoi compiti di analisi e investigazione
nelle aree del centro-nord, per la peculiarità con la quale
ivi si attuano i collegamenti con le amministrazioni e
l'economia locale e in particolare le modalità di
Pagina 409
organizzazione e ancor più di investimenti di capitali
illeciti.
   Per altro proprio nelle regioni del centro-nord più che
nelle aree tradizionali, forti sono gli stanziamenti di
associazioni criminali non omogenee, originarie dell'Oriente,
dell'Africa, dell'America Latina che hanno assunto via via un
peso preponderante nel traffico degli stupefacenti e nel
traffico di armi, dando quindi alla mafia tradizionale un più
facile e sistematico accesso alla internazionalizzazione dei
grandi traffici illeciti e al riciclaggio dei relativi
profitti attraverso operazioni per lo più su diverse banche
estere.
   E' evidente che questo quarto gruppo di lavoro articolerà
i settori di indagine sulle medesime tematiche degli altri due
così da far emergere, da un lato, le peculiarità del fenomeno
mafioso e similari nelle aree tradizionali e, dall'altro, da
permettere una visione integrata e d'insieme del fenomeno
stesso".
   Lo pongo in votazione.
     (E' approvato).
   Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Bargone ed
altri.
  CORRADO STAJANO. Propongo di modificare il primo punto
della motivazione dell'ordine del giorno nel modo seguente:
"La Commissione, che accoglie le ipotesi di ampio lavoro
contenute nel programma presentato ed illustrato dal
presidente, ritenuto che esista la necessità di fissare in
modo rigido tempi e strumenti per la realizzazione degli
obiettivi strategici".
  MAURIZIO BERTUCCI. Propongo di sostituire l'espressione
"Si impegna" con la seguente "Impegna l'ufficio di
presidenza".
  PRESIDENTE. La proposta dell'onorevole Bertucci si
giustifica in quanto l'ufficio presidenza ha il compito, ai
sensi del regolamento interno, di formulare il programma dei
lavori.
  ANTONIO BARGONE. Non ha senso che la Commissione impegni
l'ufficio di presidenza, perché quest'ultimo dovrà poi
sottoporre qualsiasi proposta alla Commissione plenaria. E'
una specie di circolo vizioso. Voteremo contro questa proposta
emendativa.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Propongo di inserire, dopo il quarto
punto del dispositivo, il seguente periodo: "Approfondire nei
tempi più rapidi lo studio del fenomeno del riciclaggio,
organizzando le audizioni che dovessero rendersi opportune ed
in particolare, entro le prossime settimane, quella di alcuni
collaboratori di giustizia coinvolti in fenomeni di
riciclaggio".
  PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell'ordine
del giorno come modificato, faccio presente che l'ultimo punto
del dispositivo, quello in cui si impegna la Commissione a
confermare integralmente lo staff interno assegnato alla
Commissione della passata legislatura (ed anche a provvedere
con urgenza alla individuazione dei collaboratori esterni), è
inammissibile, in quanto non dipende dalla Commissione
confermare lo staff interno, perché lo possono stabilire
solamente i Presidenti delle Camere. Quindi, questa parte
dell'ordine del giorno è inammissibile.
  RAFFAELE BERTONI. Lei ha dichiarato inammissibile questa
parte dell'ordine del giorno perché ritiene che quanto in esso
previsto dipenda dai Presidenti delle Camere. Questo sarebbe
esatto se tutto lo staff interno fosse composto da personale
delle Camere. Siccome lo staff interno è composto in realtà
anche da persone che derivano la loro presenza dalla nomina
della Commissione...
  PRESIDENTE. E' la seconda parte!
  RAFFAELE BERTONI. No, è la prima parte: "Confermare
integralmente lo staff interno".
  PRESIDENTE. Per "staff interno" si intende quello della
Camera. Lei si riferisce alla seconda parte: "Provvedere con
urgenza alla individuazione dei collaboratori
Pagina 410
esterni". Lo staff interno è un'altra cosa.
  RAFFAELE BERTONI. Poiché riteniamo molto importante,
come segnale di continuità con le precedenti Commissioni e
specialmente con l'ultima, come risulta anche dalla proposta
di programma del presidente, confermare lo staff interno,
propongo di sostituire l'impegno con un auspicio, in modo che
ai Presidenti della Camere venga rivolto l'auspicio della
Commissione perché sia confermato l'assetto interno.
  PRESIDENTE. Senatore Bertoni, propongo di esaminare tale
questione in un altro momento, in modo da non bloccare il
nostro lavoro.
  RAFFAELE BERTONI. Sta bene, presidente. Mi riservo di
sollevare tale questione, anche con una diversa formulazione,
nel corso di una prossima seduta.
  PRESIDENTE. Prendo atto di questa sua intenzione,
senatore Bertoni. Avremo così modo di approfondire la
questione.
   Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine
del giorno presentata dal senatore Stajano.
     (E' approvata).
   Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine
del giorno presentata dal deputato Arlacchi.
     (E' approvata).
   Pongo in votazione la proposta modificativa dell'ordine
del giorno presentata dal deputato Bertucci.
     (E' respinta).
   Pongo in votazione l'ordine del giorno Bargone ed altri
con le modifiche testé apportate, dopo averne dato lettura:
   "La Commissione,
     che accoglie le ipotesi di ampio lavoro contenute nel
programma presentato e illustrato dal presidente,
     ritenuto che esiste la necessità di fissare in modo
rigido tempi e strumenti per la realizzazione degli obiettivi
strategici;
     considerata la necessità di avviare con immediatezza e
incisività i lavori della Commissione e dei gruppi di
lavoro;
     valutata l'opportunità di definire l'assetto
organizzativo della Commissione stessa ai fini del suo più
efficace funzionamento
                        si impegna
alla immediata costituzione dei quattro gruppi di lavoro
indicati nel programma e a designarne i coordinatori;
     alla urgente definizione di audizioni, accessi e
sopralluoghi della Commissione per la sua attività esterna;
     a prevedere relazioni entro tre mesi dei gruppi di
lavoro sullo stato della loro attività per consentire al
plenum della Commissione di svolgere la funzione di
coordinamento e di sintesi;
     prevedere l'audizione dei giudici di sorveglianza e dei
direttori dei più importanti istituti penitenziari al fine di
verificare lo stato di applicazione dell'articolo
41-bis;
     approfondire nei tempi più rapidi lo studio del fenomeno
del riciclaggio, organizzando le audizioni che dovessero
rendersi opportune ed in particolare, entro le prossime due
settimane, quella di alcuni collaboratori di giustizia
coinvolti in fenomeni di riciclaggio;
     prevedere altresì l'audizione di collaboratori di
giustizia e dirigenti del servizio protezione sulle modalità
di applicazione del programma di protezione;
     prevedere entro la prossima settimana una visita della
Commissione in Calabria per verificare lo stato dell'azione di
contrasto alla criminalità organizzata ed acquisire ulteriori
elementi per una relazione sulla 'ndrangheta su cui manca
ancora un puntuale approfondimento;
     prevedere una specifica indagine con i necessari
audizioni e sopralluoghi sulle attività delle case da gioco
per accertare la loro eventuale utilizzazione ai fini del
riciclaggio del denaro sporco".
   (E' approvato).
Pagina 411
   Pongo in votazione la proposta di programma di lavoro con
le modifiche apportate.
   (E' approvata).
   Colleghi, valutate le circostanze, il seguito dell'esame
del regolamento interno della Commissione è rinviato ad altra
seduta.
   La seduta termina alle 21,40.
Pagina 412
Pagina 413
                         ALLEGATO
(Programma generale sull'attività della Commissione
parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle
          altre associazioni criminali similari)
Pagina 414
Pagina 415
Programma generale sull'attività della Commissione
parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle
altre associazioni criminali similari.
   L'azione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul
fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali
similari deve attuarsi, secondo la legge 30 giugno 1994 n.430,
secondo tre grandi linee direttrici:
     1) Verifica dell'attuazione della legge 13/9/1982 n.646
sulle misure di prevenzione e delle altre leggi dello Stato
concernenti il fenomeno mafioso, nonché degli indirizzi del
Parlamento nella medesima materia;
     2) accertamento della congruità della vigente normativa
e dell'azione dei pubblici poteri, con conseguente
formulazione di proposte di carattere legislativo e
amministrativo per rendere più coordinata e incisiva l'azione
dello Stato, delle regioni e degli enti locali e più adeguate
le intese internazionali;
     3) accertamento e valutazione dell'evoluzione del
fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni.
   Un così ampio campo d'azione richiede un programma di
lavoro da realizzare in modo continuo, partendo da quelle che
saranno individuate come le necessarie priorità. Esso si
articolerà nell'ambito delle tre grandi linee direttrici in
diversi settori di intervento che dovranno comunque trovare
una stretta connessione tra di loro, così da realizzare la
conclamata esigenza di un'analisi unitaria del fenomeno
mafioso e criminale sia a livello nazionale che
internazionale.
   Nell'ambito delle prime due direttrici sopra indicate è
imprescindibile l'esame degli attuali strumenti legislativi ed
operativi al fine di accertare la validità, la congruità ed
efficacia nell'azione di contrasto alla criminalità
organizzata, anche alla luce delle diverse esperienze maturate
nell'arco della loro rispettiva vigenza.
   1) Analisi ed elaborazione dei modi di attuazione del
disposto di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento
penitenziario.
   Costituisce un'esigenza prioritaria affrontare le
tematiche inerenti tale strumento di contrasto, sia perchè è
prossima la scadenza di questa normativa, per il quale è stata
espressa la concorde esigenza di una proroga, anche dagli
organi istituzionali già auditi da questa Commissione, sia per
la necessità di avere una approfondita conoscenza, che
permetta di valutare la effettiva applicazione, e la eventuale
proposta: o di modifiche che ne incrementino l'efficacia o
della stabilizzazione della normativa con mantenimento della
disciplina attuale con le modifiche ritenute di maggiore
incisività.
   (Per l'analisi di tale tematica si fa riferimento allo
schema di ricerca allegato).
(All. A)
     2) Collaboratori di giustizia: loro gestione e
protezione. Analoga problematica per i testimoni e le vittime
della mafia.
   In ordine al fondamentale strumento di contrasto alla
criminalità mafiosa che i collaboratori di giustizia hanno
costituito e costituiscono, varie problematiche sono state
poste dall'A.G. e dagli operatori che hanno maturato un'ampia
esperienza nel settore. Tali problematiche, derivanti per lo
più da una normativa di cui è necessario vagliare
l'adeguatezza, sono da analizzare
Pagina 416
con urgenza, affinchè, previa approfondita conoscenza
del fenomeno si possa pervenire ad una proposta di
legislazione organica che consenta che tale strumento conservi
ed incrementi incisività ed efficacia, che anche una maggiore
trasparenza può contribuire a dare.
   Peraltro le problematiche inerenti la protezione e la
gestione economica dei collaboratori e rispettivi familiari si
pongono con pari, se non con superiore urgenza per i testimoni
e vittime del crimine mafioso, che allo stato subiscono gravi
situazioni di sofferenza per la carenza di un tempestivo e
adeguato intervento anche rispetto alle ordinarie esigenze di
vita quotidiana.
(All. B)
     3) Direzione nazionale antimafia. Distrettuali.
Strutture giudiziarie. Modifiche del processo penale.
Tribunali distrettuali.
   Primo bilancio dell'attuazione del D.L. 20 novembre 1991
n.367 (conv. L. 20/1/1992 n.8) istitutivo della direzione
nazionale antimafia e delle Direzioni distrettuali.
   In tale ambito occorre accertare quale sia, allo stato, la
composizione e quali le strutture utilizzate dalle varie
D.D.A. e se esse risultino adeguate, quale il lavoro
realizzato dalla loro istituzione ad oggi (statistiche,
relazioni...), quali risultati sono stati conseguiti anche in
termini di procedimenti definiti e con quale esito, con
particolare riguardo ai dibattimenti; qual è l'attuale
struttura della D.N.A. e se essa è risultata adeguata alla
luce delle esperienze maturate; quale tipo di lavoro è stato
svolto e se sia possibile ottenere un maggior rendimento,
anche attraverso modifiche legislative relativamente alle
competenze dell'ufficio.
   Verifica della funzionalità delle altre strutture
giudiziarie, con riferimento in generale alla
professionalizzazione dei magistrati, all'edilizia giudiziaria
e all'informatizzazione dei servizi nonchè agli organici del
personale tutto, ma con una particolare attenzione:
     alla questione della istituzione di Tribunali
distrettuali per i reati di mafia, su cui vi è tuttora un
ampio dibattito nonostante la relazione contraria approvata
dal C.S.M. nel luglio 1993;
     alla sufficienza del numero dei G.I.P. addetti a settore
corrispondente a quello di competenza delle Procure
distrettuali;
     al coordinamento tra attività "ordinarie" e "antimafia"
nelle procure distrettuali e al raccordo tra queste ultime e
le procure circondariali;
     all'attività delle Procure generali in fase di appello,
anche nella prospettiva di possibili riforme;
     alla possibilità di sollecitare riforme su taluni
aspetti del processo penale che sembrano presentare rilevanti
inconvenienti per l'azione di contrasto al fenomeno mafioso
(per esempio, reale autonomia del G.I.P., effettivo
coordinamento delle indagini tra diversi PM) o che potrebbero
favorire un accorciamento dei tempi processuali ed una
deflazione dei procedimenti.
(All. C).
     4) Direzione investigativa antimafia. Servizi centrali
di polizia. Coordinamento delle forze di polizia.
   Verifica dell'attuazione e della congruità delle norme sul
coordinamento delle forze di polizia, con particolare
riferimento:
     1) alla Direzione investigativa antimafia, anche in
relazione ai settori della normativa istitutiva della stessa(
L. 30/12/91 n.410);
     2) all'attuazione del collegamento operativo e
informativo e dell'obbligo di cooperazione degli uffici e
della struttura delle forze di polizia esistenti a livello
centrale e periferico;
     3) alla diversificazione delle competenze e
all'organicità dei rapporti e delle strutture di collegamento
tra gli altri servizi centrali e periferici (S.C.O. della
P.S.; R.O.S. dei C.C., S.C.I.C.O. della G.d.F.).
   La verifica dovrà comprendere le linee direttive del
loro intervento; l'oggetto delle
Pagina 417
principali indagini e gli sbocchi giudiziari dell'attività
svolta.
   Verifica ulteriore della funzionalità delle strutture
investigative ed in particolare della D.I.A., cui inerisce il
raccordo informativo ed operativo con l'A.G. e
specificatamente con la Procura nazionale antimafia (ex
articolo 371 bis. co 1^ c.p.p. D.M. 12/9/92) articolo 12 att.
c.p.p.) e le D.D.A.
     5) Misure di prevenzione patrimoniali e personali.
   Verifica dell'attuazione della L. 646/82 nelle misure di
prevenzione, strumenti essenziali in un più efficace contrasto
della criminalità organizzata, ed essenzialmente di quella di
tipo mafioso, il che ha indotto il legislatore ad emanare nel
corso degli anni, una serie di provvedimenti normativi che si
renderanno via via più adeguati.
   In particolare è necessario verificare se la normativa
frammentaria, più volte intervenuta negli ultimi anni su
aspetti procedurali e sostanziali (cfr. da ultimo il D.L.
n.306/92 n.2), abbia inciso sulle misure di prevenzione
personale e se esse mantengano una reale efficacia. A tale
riguardo andrà esaminata anche la congruità e la funzionalità
delle norme che prevedono perquisizioni e intercettazioni
preventive, nonchè dell'istituto del soggiorno cautelare.
   Quanto alle misure patrimoniali occorre verificare la
effettiva efficacia della normativa in merito, individuando i
correttivi tecnici atti a superare incongruenze e lacunosità
generate da una normativa di urgenza per eventi di eccezionale
gravità.
   Sarà opportuno accertare nello specifico quanti beni siano
stati confiscati e non solo sequestrati, almeno nell'ultimo
biennio, quale sia stata l'utilizzazione dei beni confiscati e
i conti di gestione degli stessi, in pendenza del procedimento
e se, allo stato, appaiano sufficienti ed adeguate le tecniche
di individuazione delle accumulazioni illegali.
     6) Modifiche al codice di procedura penale.
   Più che verificarne in generale il funzionamento, sarebbe
utile accertare se sia fattibile l'introduzione di strumenti
deflattivi nei procedimenti per reati di mafia.
   Come indicazione di massima, salvo valutare ulteriori
proposte degli operatori del settore, tali strumenti
potrebbero riguardare la modifica degli attuali artt. 415 e
419, relativi all'udienza preliminare. Tale udienza, che
spesso nei reati di mafia, per la complessità dei fatti-reato,
il numero degli imputati e gli stretti legami e
interconnessioni tra gli stessi, si trasforma in una mera
formalità con dannoso dispendio di tempo, potrebbe tenersi
solo previa richiesta motivata di una delle parti e se il
G.U.P. ritenga di poter decidere allo stato degli atti.
   Conseguente modifica potrebbe riguardare gli artt. 418 e
419 c.p.p. circa la notifica del G.I.P. alle parti private
della richiesta di rinvio a giudizio del P.M., con termine per
la presentazione di motivate istanze per la formazione
dell'udienza preliminare, o per esigenze probatorie o per
l'adozione di riti differenziati, e circa la fissazione da
parte del G.I.P. dell'udienza preliminare nel caso della
sussistenza delle due previste ipotesi (richiesta fondata; non
decidibilità allo stato degli atti).
   Modifica dell'articolo 445 c.p.p. inerente alla richiesta
di patteggiamento da formularsi fino alla conclusione
dell'udienza preliminare.
   Modifica dell'incidente probatorio con riferimento alla
ricognizione di persona nel senso di ampliare l'applicazione
non solo ai casi di "urgenza", ma anche a quelli di
prevedibile grave inquinamento della fonte di prova (articolo
392 lett. a).
   Modifica dell'articolo 511 c.2 e 3 c.p.p. nel senso di
prevedere l'esame della persona che ha reso la dichiarazione e
del collaboratore solo come atto successivo alla lettura del
verbale assunto con incidente probatorio e del tutto
eventuale, e solo nei casi in cui vi siano questioni nuove e
diverse da quelle già trattate.
   Nell'ambito della terza linea direttrice (accertamento e
valutazione del fenomeno mafioso e di tutte le sue
connessioni, si impongono molteplici settori di analisi e di
Pagina 418
inchiesta. Questi argomenti dovranno essere sviluppati in
modo prioritario, attraverso il ricorso a strumenti operativi
di maggiore agilità, quali appositi gruppi di lavoro.
                           (A)
   Appare assolutamente imprescindibile, partendo dalla
ricostruzione dei molteplici aspetti dei rapporti tra mafia e
politica e tra mafia ed economia, che si possa pervenire, nei
tempi più solleciti, ad un quadro completo della evoluzione
del fenomeno mafioso e ad una approfondita analisi della sua
attuale estensione e ramificazione nazionale e internazionale
per settori di attività illecite, non trascurando a tal fine
di accertare la completezza dell'intervento sinora attuato
dalle D.D.A sugli "organici" delle associazioni mafiose già
individuate (verifica dei procedimenti contro killer e
singoli associati, oltre che contro i capi e promotori delle
diverse organizzazioni) anche nella prospettiva di impedire il
rinnovo dei quadri e la rigenerazione delle associazioni.
   In tale disamina si terrà conto della specificità dei
soggetti criminali Mafia e Cosa Nostra; 'Ndrangheta e altre
formazioni criminali calabresi; Camorra; raggruppamenti
criminali della Puglia; Mafia Turca; Sole Rosso e altre
organizzazioni criminali disomogenee e relative
interconnessioni che si siano create nelle diverse attività
delinquenziali e nella conquista e ripartizione dei mercati
illegali nazionali e mondiali.
                           (B)
   Mafia e stragi: sarà espletata una indagine conoscitiva
sulle nuove strategie attuate o attuabili e ai possibili
interventi di prevenzione contro il terrorismo mafioso.
                           (C)
   Nell'ambito dell'organigramma delle organizzazioni
tradizionali e non, reiscritto nella sua attualità, dovranno
essere individuate le attività illecite volte all'acquisizione
di capitali e al loro reimpiego nei diversi mercati illegali
sia nel territorio nazionale, nelle diverse specifiche
peculiarità territoriali, sia a livello internazionale.
   Come sopra rilevato, dovrà pertanto avviarsi
prioritariamente un serio lavoro conoscitivo sulle connessioni
tra mafia e politica, e tra mafia ed economia, non trascurando
di verificare anche l'influenza e l'organicità di poteri
occulti, quali la massoneria deviata e le associazioni segrete
similari, nei seguenti settori di inchiesta:
     1) Evoluzione delle relazioni mafia-politica, con
particolare riferimento alle infiltrazioni negli organi dello
Stato e presso Regioni ed enti locali, anche nella prospettiva
di una possibile valorizzazione del potere di inchiesta della
Corte dei Conti e degli altri organi di controllo.
     2) Flussi di spesa pubblica - imprese mafiose;
impossibilità di imprenditoria libera da condizionamenti,
pressioni e prevaricazioni da parte delle organizzazioni
mafiose.
     3) Criminalità organizzata e sistema degli appalti in
particolare nelle regioni a "rischio", anche nella prospettiva
di una riforma normativa in materia di appalti pubblici.
     4) Criminalità organizzata, in particolare nelle 4
regioni meridionali ad elevato rischio mafioso e perpetrazione
di frodi comunitarie, attraverso la percezione illecita di
erogazioni CEE.
     5) Contrabbando di tabacchi, di oro e preziosi,
individuazione delle rotte, tradizionali e non, di provenienza
e organizzazioni criminali (in particolare della Puglia,
Campania, Calabria e Sicilia) importatrici e distributrici;
mezzi e capitali impiegati e reinvestimenti dei relativi
proventi in altri settori criminali.
     6) Acquisizione-reimpiego di risorse e contestuale
controllo del territorio da parte delle organizzazioni
criminali mafiose nelle attività estorsive e usurarie, anche
quale sistema di appropriazione di attività imprenditoriali e,
in particolare per l'usura, quale sistema di riciclaggio.
Pagina 419
     7) Utilizzo e gestione delle case da gioco da parte
della criminalità organizzata in Italia e all'estero per
acquisizione di capitali, ed anche di beni mobili, immobili e
imprese attraverso il prestito usurario e il riciclaggio di
ingenti capitali illeciti.
     8) Mercato immobiliare in aree anche non tradizionali
del territorio nazionale e all'estero, con particolare
riguardo ai paesi dell'est europeo, quale mezzo di
investimento di capitali illeciti.
     9) Mercati degli stupefacenti e delle armi, quest'ultimo
con riferimento al materiale bellico in genere ma anche al
materiale radioattivo.
   Di particolare interesse è l'analisi di questi due
mercati, nell'ambito dei quali è necessario individuare il
livello di coinvolgimento delle organizzazioni criminali
tradizionali nazionali con i mercati esteri. In particolare
per quanto riguarda gli stupefacenti particolare interesse
hanno i collegamenti con il centro ed est Europa, Sud-est
Asiatico; l'Afghanistan, il Pakistan e l'Iran, il Libano, la
Turchia, il centro e sud-America e i diversi gruppi emergenti,
anche per individuare i clan referenti, quale strumento di
collegamento sia presente nel territorio nazionale e quali
siano le alleanze e gli accordi che si stabiliscono con i
soggetti criminali mafiosi territoriali.
   Analoga problematica deve essere attentamente vagliata per
il mercato degli armamenti da guerra, e del materiale
esplosivo, che, sempre più sofisticati e in quantitativi
sempre più rilevanti sono in possesso delle organizzazioni
mafiose, e di materiale radioattivo.
   Urgente appare ormai la necessità di evidenziare linee di
tendenza, metodi di importazione, paesi esportatori, in
particolare quelli dell'est europeo e quelli, quali Belgio e
Svizzera, privi di una legislazione sufficientemente
restrittiva, e il livello di coinvolgimento di organizzazioni
mafiose, importatrici per uso proprio o come strumento della
triangolazione nella quale, in particolare, riescono a
consolidare i legami tra ambiente governativo, militare,
apparati di sicurezza e informativi.
     10) Investimento di capitali di origine illecita
attraverso il sistema del credito nazionale. Gli intermediari
finanziari. Le società finanziarie. I centri finanziari
offshore. Le transazioni estero su estero.
   Nell'ambito delle attività di contrasto ai molteplici
sistemi di infiltrazione mafiosa, attuati attraverso il
reinvestimento dei capitali provenienti dai diversi mercati e
attività illecite sopra individuati, nel circuito
dell'economia legale nazionale e internazionale, particolare
attenzione merita l'esame del sistema bancario e
finanziario.
   In particolare l'esame dovrà essere rivolto alla vigilanza
esercitata dagli istituti bancari e ancor più alla connivenza
di operatori del settore e alla acquisizione da parte di
famiglie mafiose di partecipazioni azionarie in aziende di
credito. In particolare dovrà valutarsi la adeguatezza e la
applicazione della normativa sugli intermediari finanziari, e
sul volume di affari svolti dagli intermediari finanziari non
bancari.
   Deve peraltro riconoscersi che il denaro "sporco", attinge
soprattutto a canali finanziari offshore, come le
Bahamas, Panama, Hong Kong, le isole Caraibiche, senza
trascurare la impermeabilità e inaccessibilità del sistema
bancario europeo a qualsiasi controllo e indagine anche solo
conoscitiva (vedi per tutti l'Austria), paradisi fiscali che,
privi di restrizioni o controlli, sono divenuti ormai centro
di deposito o di transito, mediante operazioni estero su
estero, di ingenti capitali criminali.
   Il fenomeno della criminalità organizzata nelle sue
diverse strutturazioni tradizionali e non, è evidentemente un
fenomeno che non investe soltanto il territorio nazionale, ma
che, per i rilevanti interessi finanziari accumulati
attraverso le molteplici attività criminali, evidenziate nel
contesto del programma di lavoro, ha trovato ampi spazi
mondiali di mercati illeciti e ampi spazi di reinvestimento di
capitale illecito e quindi di acquisizione di risorse
buone.
   E' indispensabile perciò che questa Commissione analizzi
in modo ampio e
Pagina 420
approfondito la evoluzione del crimine organizzato a livello
internazionale in tutti i suoi aspetti e ramificazioni;
verifichi l'applicazione degli accordi di cooperazione
giudiziaria penale già stipulati, facendosi promotrice di
ulteriori perfezionamenti e ulteriori accordi (ad es. nella
unificazione del sistema normativo bancario e creditizio in
genere), in vista di una politica criminale comune e di un
diritto penale uniforme per l'intera Comunità europea quale
ulteriore e fondamentale strumento di contrasto al crimine
mafioso.
   Sarà poi necessario per questa Commissione continuare e
approfondire il lavoro svolto nella precedente legislatura,
analizzando, anche attraverso visite in loco, il generale
tessuto socioeconomico delle regioni maggiormente "a rischio",
con riferimento anche al problema, di sempre maggiore
rilevanza, della devianza minorile. Non può infatti essere
dimenticato che il proliferare della microcriminalità in
questi ambiti costituisce un pericoloso serbatoio per tutta la
criminalità organizzata.
   Partendo da tale esigenza di approfondimento, la
Commissione potrà quindi costituire un importante punto di
riferimento anche per l'azione dei gruppi e delle associazioni
della società civile maggiormente impegnati nella lotta alla
criminalità organizzata, elaborando proposte e iniziative in
materia di ambiente, di scuola, di qualità di vita, che
possano contribuire ad una più profonda cultura antimafia e ad
un rapporto più forte e costruttivo con le istituzioni
democratiche.
Proposta di programmazione dello svolgimento dei lavori
della Commissione.
   Per l'attuazione del programma di lavoro la Commissione
utilizzerà anche l'articolazione in gruppi e sottogruppi di
lavoro, di cui il Presidente avrà il coordinamento. Attraverso
l'immediato avvio dell'attività di questi ultimi, sarà
possibile sviluppare rapidamente l'esame degli argomenti che
dovessero evidenziarsi come quelli di maggiore urgenza.
   Ciò consentirà in ogni caso di analizzare il fenomeno
della criminalità mafiosa organizzata nelle sue diverse
strutturazioni nazionali e internazionali e di formulare
proposte legislative nei rispettivi settori di intervento,
mantenendo una visione e conoscenza unitaria e sistematica del
fenomeno stesso.
   La ulteriore suddivisione di ciascun gruppo di lavoro in
sottogruppi contribuisce ad agevolare e ad approfondire i
diversi settori di analisi che integrano le più ampie
tematiche.
   Peraltro la proposta articolazione consente di individuare
le interconnessioni tra i diversi settori nell'ambito di
ciascuna tematica e delle diverse tematiche tra di loro, in
una circolarità che eviti un lavoro a compartimenti stagni o a
sovrapposizioni e ripetizioni di attività che contraddirebbero
la planetarietà del fenomeno mafioso.
   Nell'ambito delle prime due linee direttrici indicate nel
programma si ritiene opportuno procedere alla costituzione di
un unico gruppo di lavoro, articolato in due sottogruppi:
       Gruppo 1: Verifica della congruità degli strumenti
legislativi e dell'azione dei pubblici poteri, e degli
indirizzi del Parlamento nel contrasto al fenomeno mafioso.
   I due sottogruppi articoleranno il rispettivo lavoro sui
seguenti temi:
   Il primo sottogruppo:
     1) Analisi ed elaborazione dei modi di attuazione del
disposto di cui all'articolo 41-bis ord. pen.;
     2) Misure di prevenzione patrimoniali e personali;
     3) Attività di ricerca dei grandi latitanti;
     4) Indagine conoscitiva sulle nuove strategie attuate o
attuabili e strumenti di prevenzione sul contrasto al
terrorismo mafioso.
   Il secondo sottogruppo:
     1) Collaboratori di giustizia. Testimoni e vittime della
mafia.
     2) Direzione Nazionale Antimafia.
Pagina 421
Distrettuale. Strutture giudiziarie. Tribunali
distrettuali.
     3) Direzione investigativa antimafia. Servizi centrali
di polizia. Coordinamento delle forze di polizia.
     4) Modifiche al codice di procedura penale.
   Nell'ambito della terza linea direttrice e quindi
dell'accertamento e della valutazione della evoluzione del
fenomeno mafioso, e di tutte le sue connessioni, sui quali
appare necessario avviare con la massima rapidità un
approfondito lavoro conoscitivo, si individuano due grandi
tematiche:
     1) mafia-politica-poteri occulti;
     2) mafia-economia, con riferimento sia all'acquisizione
  di risorse illecite sia al loro reimpiego.
  Si ritiene quindi opportuno procedere alla costituzione di
un secondo gruppo di lavoro (Gruppo 2) - che potrà
evidentemente articolarsi al proprio interno tramite la
creazione di sottogruppi di struttura più agile - il quale
avrà come proprio oggetto l'analisi delle seguenti
tematiche:
     1) Connessioni tra mafia e politica negli organi dello
Stato e presso Regioni e enti locali, alla luce degli sviluppi
delle indagini e delle risultanze processuali dell'A.G.,
nonché dei provvedimenti amministrativi adottati per gli Enti
territoriali.
     2) Linee evolutive di tendenza delle predette
infiltrazioni e connessioni.
     3) Organicità di poteri occulti, quali massoneria
deviata e associazioni segrete similari, alle strutture degli
organi centrali e periferici dello Stato.
   Un terzo gruppo di lavoro (Gruppo 3) riguarderà poi i
seguenti punti, sempre con la possibilità di costituire gli
opportuni sottogruppi:
     1) Flussi di spesa pubblica-imprese mafiose; sistema
degli appalti e criminalità organizzata.
     2) Criminalità organizzata e frodi comunitarie.
     3) Estorsioni - usura.
     4) Contrabbando di tabacchi, oro e preziosi.
     5) Criminalità organizzata e mercati nazionali di
stupefacenti; collegamenti con organizzazioni e mercati
internazionali; traffici internazionali di stupefacenti nei
diversi ambiti mondiali. Gruppi emergenti.
     6) Mercati delle armi, e di materiale radioattivo
gestito dalla criminalità organizzata sul territorio
nazionale; collegamenti con gruppi e mercati internazionali;
traffici internazionali di materiale bellico e di materiale
radioattivo e collegamenti nazionali.
     7) Modalità di investimento di capitali di origine
illecita attraverso il sistema del credito nazionale;
operazioni finanziarie dall'estero e verso l'estero attraverso
il sistema bancario nazionale.
     8) Intermediari finanziari.
     9) Case da gioco.
     10) Mercato mobiliare e immobiliare.
     11) Reimpiego dei grandi capitali attraverso società
finanziarie internazionali e centri finanziari offshore.
Transazioni estero su estero.
     12) Verifica dell'applicazione degli accordi operativi e
normativi internazionali e sviluppo di trattati di
cooperazione internazionale nella lotta al crimine organizzato
e al riciclaggio di capitali illeciti e proposte di una
normativa unitaria europea.

 


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