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Violante: seduta 08
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                         Pag. 197
        SEGUITO DELL'AUDIZIONE DEI DIRIGENTI E DEI
     FUNZIONARI DEL SERVIZIO CENTRALE OPERATIVO (SCO)
                  DELLA POLIZIA DI STATO
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Seguito dell'audizione dei dirigenti e dei
funzionari del Servizio centrale operativo (SCO)
della Polizia di Stato:
Violante Luciano, Presidente ...................... 199, 200
                 202, 204, 207, 209, 210, 211, 212, 213, 214
Borghezio Mario ................................... 201, 202
Cabras Paolo ........................................... 205
Cirillo Francesco, Direttore della III
divisione del Servizio centrale operativo della
Polizia di Stato ............................. 203, 204, 212
Folena Pietro ..................................... 207, 210
Manganelli Antonio, Direttore della I
divisione del Servizio centrale operativo della
Polizia di Stato ............................. 200, 203, 205
                                     206, 207, 211, 212, 213
Pansa Alessandro, Direttore della II
divisione del Servizio centrale operativo della
Polizia di Stato ................... 200, 201, 202, 203, 204
                 205, 206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 214
Postal Giorgio ......................................... 213
Rapisarda Santi ........................................ 209
Serra Achille, Direttore del Servizio
centrale operativo della Polizia di Stato ......... 199, 200
                                          201, 203, 205, 211
Taradash Marco .......................... 200, 206, 207, 208
Tripodi Girolamo ....................................... 213
                         Pag. 198
                         Pag. 199
La seduta comincia alle 18,15.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Seguito dell'audizione dei dirigenti e dei funzionari del
Servizio centrale operativo (SCO) della Polizia di
Stato.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito
dell'audizione dei dirigenti e dei funzionari del Servizio
centrale operativo (SCO) della Polizia di Stato.
   Ricordo che nel corso del precedente incontro, svoltosi il
22 ottobre scorso, erano stati posti dai membri della
Commissione alcuni quesiti, cui verrà oggi data risposta. Se
qualche collega intende porre ulteriori domande potrà farlo,
anche in considerazione del fatto che in quell'occasione i
senatori hanno dovuto assentarsi per partecipare alla
votazione della questione di fiducia.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Poiché dai commissari intervenuti nel primo incontro
sono state poste varie domande, risponderò personalmente ad
alcune di esse, lasciando ai colleghi il compito di trattare
altre questioni.
   L'onorevole Rossi ha chiesto se siano in corso altre
indagini a carico di politici. Vorrei sapere se abbia posto la
domanda in relazione alla vicenda Lima o più in generale.
  PRESIDENTE. Credo che intendesse in linea generale.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Il nostro ufficio è al corrente del fatto che a
carico di uomini politici sono in corso altre indagini,
ovviamente coperte da segreto istruttorio; le domande potranno
pertanto essere rivolte alla magistratura competente.
  PRESIDENTE. Ci farà eventualmente sapere a quale
magistratura dovremo rivolgerci.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Certamente. E' stato anche chiesto se nel caso Lima
siano coinvolti magistrati. Non lo so perché, come è stato
sottolineato all'inizio dell'audizione, il Servizio centrale
operativo ha una visione non generale di tutto ciò che accade
in Italia, ma limitata alle indagini di cui si occupa,
direttamente o per delega. In merito alla maggiore o minore
credibilità dei pentiti, devo dire che tale credibilità
esisteva anche in passato; basta fare gli esempi di Buscetta,
di Mannoia, di Calderone e così via. Attualmente rilevo (ma si
tratta di un mio pensiero) che una notevole attenzione viene
rivolta a verificare quanto essi affermano, cosa che in
passato non sempre è avvenuta. A mio avviso, lo ripeto,
l'attenzione è maggiore nei confronti non dei pentiti, ma di
quanto essi dichiarano.
  PRESIDENTE. Vi è forse anche una maggiore
professionalità da parte degli inquirenti, giudiziari e non,
nell'affrontare questo tema.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Credo di sì, trattandosi di una professionalità
legata anche all'esperienza. Inoltre, come mi suggerisce
                         Pag. 200
il dottor Manganelli, si riscontra una maggiore convergenza
nelle dichiarazioni dei pentiti.
  MARCO TARADASH. Cosa significa?
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Significa che, aumentando il numero delle persone che
collaborano, registriamo una convergenza di dichiarazioni che
provengono da fonti che non hanno contatti tra loro; tali
dichiarazioni assumono indubbiamente maggiore credibilità,
proprio per la pluralità delle fonti da cui provengono.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Il dottor Pansa risponderà ai quesiti sul
riciclaggio.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Per quanto riguarda la possibilità di ampliare le
norme che perseguono il riciclaggio, esiste innanzitutto un
problema: gli articoli 648-bis e 648-ter del
codice penale prevedono come origine della ricchezza che poi
viene riciclata o reinvestita quattro tipi di reato: il
traffico di stupefacenti, l'estorsione aggravata, la rapina
aggravata e i sequestri di persona a scopo di estorsione. Tale
previsione è estremamente limitativa perché non prevede reati
come il traffico delle armi od altri con tipologie molto più
ampie. Comporta inoltre un tipo di limitazione che consente a
chiunque ricicli di poter giustificare tutta l'attività che
svolge riferendosi a reati diversi da quelli indicati;
dicendo, per esempio, che pensava si trattasse di sfruttamento
della prostituzione o di truffa. Qualsiasi definizione
tassativa comporta la creazione di limiti nella punibilità
dell'attività di riciclaggio intesa come attività-tipo di
colui che nasconde l'origine del denaro di provenienza
illecita.
   In termini di controlli, abbiamo verificato che lo
sbarramento delle operazioni sui contanti è efficace perché la
criminalità trova difficoltà ad immettere denaro contante nel
circuito finanziario. Dove è possibile farlo è perché non
esiste forma di controllo, se non generale. Una banca dati a
livello nazionale o, come speranza, a livello europeo,
costituisce dunque un elemento indispensabile e necessario sia
in sede giudiziaria sia, soprattutto, in sede di controllo
preventivo.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. L'onorevole Tripodi ha chiesto se esista un
coordinamento tra ROS, GICO e SCO o, in caso di
sovrapposizione, quale potrebbe essere il rimedio. Come è
noto, il coordinamento ha come punto di riferimento il
magistrato. Dirigo da un anno il Servizio centrale operativo e
non mi è mai accaduto di incorrere in sovrapposizioni; mi è
capitato, invece, di collaborare con il ROS, per l'indagine
svolta dal giudice Borsellino in Sicilia e per quella del
giudice Cordova a Palmi. Più raramente abbiamo lavorato con il
GICO. Al di là del coordinamento giudiziario, è indiscutibile
che, nella pratica, è importante anche parlarsi. Siamo quasi
quotidianamente in contatto con il generale Subranni,
comandante del ROS; direi tuttavia una cosa inesatta se
affermassi che le indagini su un certo super latitante vengono
svolte insieme: ci scambiamo opinioni ed idee sull'attività
che stiamo svolgendo. Il ROS sta indagando su Riina e lo
stesso fa lo SCO. E' importante che Subranni sappia che noi
stiamo indagando su Riina (si tratta, naturalmente, di un
esempio), come è giusto che io sappia che il ROS sta facendo
altrettanto. A tale proposito abbiamo trovato una magistratura
molto attenta ogni volta che si è trattato di lavorare
insieme.
  PRESIDENTE. Da quanto tempo si svolgono indagini
specifiche su Riina?
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Da sei-sette mesi.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Naturalmente per quello che riguarda il Servizio
centrale operativo.
                         Pag. 201
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. E' stata posta una domanda sull'esistenza di
specialisti per le indagini patrimoniali: l'onorevole Tripodi
aveva avuto notizia di un corso di qualificazione in tale
materia. Parlando dell'ufficio che mi compete rispondo che da
tempo vi sono specialisti, anche di buon livello; il dottor
Pansa è uno specialista in materia patrimoniale ed altrettanto
può dirsi per il personale che lavora con lui, addestrato
ormai da anni a svolgere questo tipo di attività. Il corso cui
forse si riferiva l'onorevole Tripodi è un supercorso (per una
volta, chiamiamolo così) al quale sono ammessi non più di 8-9
elementi che diverranno, effettivamente, professionisti ad
altissimo livello e che potranno "distribuire" quanto appreso
in tutto il paese.
   Al quesito se l'azione debba essere condotta solo contro
Cosa nostra o anche contro altre organizzazioni, rispondo che
senz'altro va sferrato un attacco a fondo a tutte le
organizzazioni, soprattutto a quelle di stampo mafioso e,
segnatamente, alla camorra e alla 'ndrangheta. In Calabria, in
particolare, abbiamo lavorato nel corso di quest'anno, come ho
già sottolineato, d'intesa con il ROS e con il procuratore
Cordova. A Reggio Calabria si stanno ottenendo successi
assolutamente insperati e altrettanto accade nel napoletano.
Non c'è ombra di dubbio che il problema non è rappresentato
solo da Cosa nostra.
   All'onorevole Borghezio risponderà il collega Pansa.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. La prima domanda era volta a sapere se sarebbe utile
effettuare corsi di formazione per investigatori nel settore
del riciclaggio a Londra e a New York: sarebbe utilissimo,
come lo sarebbe farli anche in altre parti del mondo. Il
nostro personale, comunque, è formato e conosce i sistemi
bancari internazionali ed i sistemi finanziari. Alcuni hanno
maturato esperienza investigativa anche approfondendo i loro
studi in alcuni paesi esteri. In generale seguiamo,
quantomeno, la normativa internazionale per tenerci aggiornati
e poter operare. Nel momento in cui dobbiamo affrontare un
problema (avendo ormai capito che non è sufficiente affrontare
l'emergenza ma bisogna affrontare strategicamente gli
obiettivi principali) la tecnica che principalmente usiamo è
quella di organizzarci: se dobbiamo indagare su un settore che
non conosciamo, ci fermiamo a studiare ed a organizzare, anche
servendoci di strutture esterne alla nostra amministrazione,
in Italia e all'estero (per esempio, per alcune analisi di
bilancio abbiamo seguito corsi presso la Arthur Andersen), per
poi svolgere le indagini. Non si registra, così, alcuna
omissione o ritardo nell'attività investigativa; cerchiamo di
apprendere prima per poi operare.
   Sempre l'onorevole Borghezio ha chiesto se risulti che
alcune banche siano privilegiate nelle operazioni di usura
legate al gioco d'azzardo nei casinò e se tra queste vi siano
banche popolari. Il settore dell'usura presenta un campo di
attività estremamente ampio, per cui le operazioni finanziarie
che coprono attività di usura coinvolgono diverse banche,
anche con riferimento ai casinò. Ma non ci risulta che vi
siano banche specializzate a favorire o meno operazioni di
questo genere, né dalle indagini svolte dal nostro ufficio
risultano coinvolte banche popolari.
   L'onorevole Borghezio ha chiesto anche se la mafia
disponga di tecnici per operazioni nei paradisi fiscali.
Certamente ne dispone.
  MARIO BORGHEZIO. Per quanto riguarda le banche popolari,
la mia domanda era diversa. Ho chiesto se risultava che ci
fossero anche banche popolari coinvolte nelle operazioni
compiute da terzi che svolgono attività di usura legate ai
casinò, non dalle banche, il che è improprio. Chiedevo se ci
fossero banche popolari predilette da questi operatori.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Dalle indagini
                         Pag. 202
svolte dal mio ufficio ciò non è emerso ma può darsi che sia
emerso in indagini condotte da altri.
   I tecnici per le operazioni nei paradisi fiscali purtroppo
esistono. Il caso più eclatante - che abbiamo anche citato
nella precedente seduta - era quello di un operatore
finanziario di Milano che, per conto dei clan siciliani (in
particolare per la famiglia Madonia di Resuttana), operava
all'estero: il paradiso fiscale da lui prediletto era l'isola
di Guernsey, nel canale della Manica (uno dei maggiori
paradisi fiscali, anche se sono più note altre isole).
   L'onorevole Borghezio ha chiesto poi se fossero effettuati
controlli nelle banche non solo sui conti correnti ma anche
sui bonifici: quando svolgiamo indagini, oggetto di esse è
tutta l'attività e tutti i rapporti intrattenuti con le banche
da soggetti e da società, quindi non solo i conti correnti ma
anche i bonifici e qualsiasi altro tipo di rapporto.
   L'onorevole Borghezio ha domandato, inoltre, se non vi sia
la necessità di un coordinamento specifico fra organismi di
polizia e di vigilanza. Esiste già una commissione della Banca
d'Italia, della quale fa parte anche un funzionario del
dipartimento di pubblica sicurezza, sia per lo studio della
fenomenologia sia per l'indicazione e la predisposizione di
strumenti perché, qualora sia necessario, la Banca d'Italia
possa ovviare a fenomeni di questo genere.
   Per quanto concerne il nostro ufficio, abbiamo un rapporto
costante con gli uffici ispettivi sia dell'Ufficio italiano
cambi sia della Banca d'Italia; soprattutto, chiediamo
costantemente consulenze alla Banca d'Italia.
   Per quanto riguarda le norme sulle operazioni sospette,
l'onorevole Borghezio chiedeva se giudicassimo assurda questa
normativa e quali fossero i benefici delle segnalazioni fino
ad oggi pervenute. La normativa non è assurda e si ispira a
raccomandazioni della CEE. Analoghe norme, inoltre, esistono
in moltissimi paesi in cui operiamo.
   Sino ad oggi, però, la qualità delle segnalazioni fatte
dalle banche è del tutto scadente, sia perché gli impiegati
non vogliono farsi carico di queste incombenze sia perché
probabilmente manca una preparazione adeguata. Chiunque
conosca il sistema bancario si rende conto che queste
segnalazioni potrebbero essere efficacissime. Chiunque di noi
volesse cambiare un assegno presso uno sportello dove non è
conosciuto andrebbe incontro ad un rifiuto; l'assegno viene
cambiato solo dove si è conosciuti dal cassiere. Dunque, il
cassiere dovrebbe semplicemente segnalare i propri dubbi sulla
persona che si presenta allo sportello; basterebbe questo. Se
il cassiere a me non cambia l'assegno, poi effettua operazioni
per altre persone. In generale, può capire (o non capire) cosa
succede. Quanto meno, il riciclatore che volesse effettuare
un'operazione di riciclaggio "a banca inconsapevole" dovrebbe
adoperare tecniche più sofisticate, quindi gli renderemmo la
vita più difficile.
  MARIO BORGHEZIO. A questo riguardo non ritenete che
assicurare in maniera più rigorosa l'anonimato ai funzionari
di banca favorirebbe un aumento del numero e una migliore
qualità delle segnalazioni?
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Certamente noi vorremmo l'anonimato, la collaborazione
ed un'esimente per coloro che cooperano effettuando operazioni
di riciclaggio.
  PRESIDENTE. Come lei sa, dottor Pansa, in alcuni casi
non è possibile l'anonimato, per esempio nei piccoli sportelli
bancari dove l'impiegato è comunque conosciuto. L'anonimato
quindi non risolve tutti i problemi.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Sui piccoli sportelli non si svolgono mai grosse
operazioni, perché gli organi di vigilanza possono individuare
più facilmente un improvviso incremento di attività. Il
controllo parte
                         Pag. 203
dall'ufficio ispettivo della banca stessa, non c'è neanche
bisogno dell'organo di controllo della Banca d'Italia. Il
problema è che se volessimo usare una banca per intrufolarci
nei sistemi di riciclaggio i dipendenti commetterebbero dei
reati e non possono farlo. Vorremmo per costoro l'anonimato e
l'esimente quando compiono operazioni illecite per ordine
dell'autorità giudiziaria.
   L'onorevole Borghezio chiedeva se stessimo indagando sul
riciclaggio negli appalti autostradali, in particolare quelli
del Frèjus. Sono cose distinte: truffe, corruzioni e altre
attività intorno agli appalti non sostanziano il reato di
riciclaggio. Non ci occupiamo di questo tipo di reati e non
abbiamo alcuna attività per quanto riguarda le opere sul
Frèjus; se lo fanno altri organismi, non lo sappiamo.
   L'onorevole Borghezio ha anche chiesto se riceviamo
rapporti dalla CONSOB. Non li riceviamo, anche se la CONSOB
conferisce le sue informazioni ad altri organismi ai quali
attingiamo. Comunque, anche la CONSOB è un'organismo al quale
ricorriamo spesso per consulenza o per raccogliere
informazioni.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Sui rapporti tra criminalità organizzata e
stranieri, risponderà il collega Manganelli.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. L'onorevole Borghezio chiedeva se esistessero
connessioni tra la criminalità organizzata e gli stranieri.
Per quanto riguarda il nostro ufficio, non ne abbiamo trovate
di significative, nel senso che non abbiamo riscontrato
rapporti organici di stranieri all'interno di organizzazioni
criminose di cui ci siamo occupati. Certo, in via di
principio, balza agli occhi di tutti la circostanza che la
criminalità organizzata tendenzialmente "pesca" nelle aree in
cui maggiore è il degrado ed è noto che molto spesso queste
aree sono anche quelle dell'immigrazione. Però, casi
significativi non ne abbiamo registrati.
   L'onorevole Scalia chiedeva qualche precisazione
sull'efficacia penetrativa del SISDE, cioè circa la capacità
del SISDE di fornire informazioni, sviluppate di volta in
volta dalla polizia giudiziaria e dalla magistratura. Rilevo
che in generale non si riesce a dare una valutazione
all'efficacia di penetrazione di un'informazione. Il SISDE ci
fornisce quotidianamente informazioni, che vengono tutte
sviluppate. Esse passano al vaglio della polizia giudiziaria,
che mette in piedi un'attività investigativa; e quando tale
attività produce momenti che devono avere una valenza
processuale, le informazioni vengono trasmesse all'autorità
giudiziaria. Tali informazioni riguardano a volte personaggi e
a volte fatti. In alcuni casi, da esse vengono fuori buone
indagini, con sviluppi anche processualmente validi; altre
volte, tali sviluppi non emergono, o perché la notizia non è
di quelle buone o perché non è stata sviluppata in modo
conveniente.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. L'onorevole Scalia ha chiesto se esista una sezione
che si interessi dei danni ambientali e comunque se vengono
effettuate valutazioni sul collegamento tra la criminalità
organizzata, il riciclaggio e la distruzione dell'ambiente. Il
mio ufficio non si occupa istituzionalmente di questo tema,
tuttavia esso fa parte della direzione centrale della polizia
criminale la quale persegue tutte le forme di criminalità,
quindi anche quelle che riguardano danni al patrimonio
ambientale. Svolgendo le nostre indagini, abbiamo più volte
verificato, soprattutto nella fase del reinvestimento di
capitali, operazioni compiute da gruppi criminali quanto meno
nel settore dell'abusivismo edilizio. In quel caso
interveniamo ma non vi è una connessione strategica tra
l'attività della criminalità organizzata e coloro che, in
generale, danneggiano l'ambiente.
  FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione
dello SCO. Risponderò in merito alle modalità e
all'efficacia del coordinamento in materia di stupefacenti. Le
modalità sono dettate dalla legge che
                         Pag. 204
ha istituito il Servizio centrale antidroga e successivamente
la Direzione centrale del servizio antidroga. In base alla
normativa in vigore, tutto quanto avviene in materia di
stupefacenti deve essere riferito in via preventiva alla
Direzione centrale del servizio antidroga, che dispone delle
attività successive. Questo probabilmente è l'unico organismo
interforze di coordinamento che effettivamente funziona oggi
in Italia. Tutte le attività svolte sono riportate alla
Direzione centrale, sia per un ordine legislativo sia per un
motivo pratico: essa eroga le somme destinate agli acquisti
simulati e quant'altro serve per l'attività investigativa. Il
buon coordinamento dà anche i buoni risultati se è vero, come
è vero, che l'attività antidroga in Italia ha avuto un grande
sviluppo negli ultimi tempi.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Le prossime due risposte alle domande poste dal
senatore Brutti dovrebbero essere fornite in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori
continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. E' stato chiesto se sia vero che a Palmi è stata
emessa una comunicazione giudiziaria contro Licio Gelli.
L'indagine non è seguita da noi per cui non ne sono informato,
anche se gli sviluppi della vicenda in questi giorni sono così
evidenti che sembra si possa dare una risposta positiva.
   E' stato domandato anche se la mafia investa in attività
alberghiere. Alcune indagini da noi svolte hanno confermato
questa ipotesi: in particolare, un'operazione condotta nel
1990 e riguardante i casinò francesi ha dimostrato che vi era
un progetto di investimento su vasta scala per la costruzione
o l'acquisto di complessi alberghieri.
   Sono poi state chieste informazioni sui rapporti tra
Sicilcassa ed attività economica della mafia. Dalle indagini
che abbiamo svolto non si è delineato un collegamento di tipo
generale; credo che in alcuni processi siano emerse operazioni
svolte da mafiosi presso la Sicilcassa ma non conosco l'esito
di questi processi e comunque non mi risulta vi sia una
connessione diretta. Poichè nei confronti di tale istituto
sono in corso attività di tipo ispettivo, quella potrebbe
essere la sede per capire se effettivamente vi siano le
connessioni di cui si parla.
   A proposito dell'applicazione della nuova legge
sull'usura, devo dire che il periodo di applicazione è troppo
breve perché possano essere fatte valutazioni di carattere
generale. Noi confidiamo molto su questa normativa, che
potrebbe favorirci nell'attività investigativa contro la
criminalità organizzata.
  FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione
dello SCO. L'onorevole Matteoli ha chiesto se esista una
relazione tra il commercio delle scarpe e quello della droga.
Da quanto risulta a noi e soprattutto alla direzione centrale
dei servizi antidroga, non esiste una relazione di tipo
generale. Tra il 1991 ed il 1992 è stata effettuata una
ventina di sequestri di sostanze stupefacenti "sulle scarpe",
ma penso che l'onorevole Matteoli si riferisse ad un fenomeno
più generale e cioè alla possibilità che l'attività
calzaturiera nasconda un traffico di stupefacenti. Né a noi né
all'antidroga questo risulta.
  PRESIDENTE. Mi pare che una partita di sedie nascondesse
della droga.
  FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione
dello SCO. E' stata trovata anche nel marmo.
                         Pag. 205
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. La difficoltà maggiore che incontriamo è quella di non
poter consultare un archivio elettronico unico a livello
nazionale, attraverso il quale raccogliere informazioni. La
raccolta di informazioni per gli accertamenti presuppone un
lavoro lunghissimo da parte nostra, ma anche da parte delle
banche, tant'è vero che a volte creiamo disservizi negli
istituti di credito, quando avanziamo molte richieste
riguardanti un numero indefinito di persone.
  PAOLO CABRAS. Le banche si sono opposte all'istituzione
dell'archivio, ed ora pagano il prezzo della loro opposizione.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Non si sono opposte soltanto loro: due anni fa ho
partecipato ad un convegno nel corso del quale prima il
comandante generale della Guardia di finanza e poi io stesso
abbiamo sostenuto con vigore questa esigenza, ma siamo stati
contestati da tutti, anche dalla Banca d'Italia.
   E' stato poi chiesto se sia possibile effettuare un
controllo su cittadini che nell'arco di una giornata svolgono
più operazioni bancarie. Ciò è possibile, ed in generale
avviene, se le operazioni riguardano un'unica banca; ma se il
cittadino usa sportelli di banche diverse non ce ne
accorgeremo mai, proprio perché non vi è la possibilità di
accentrare questo tipo di informazione.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. I rapporti del nostro ufficio con i servizi segreti
sono di carattere istituzionale. Vi sono contatti quotidiani,
in particolare con il SISDE: ricordo l'operazione Green
ice, condotta con la collaborazione del Servizio, così come
altre attività svolte nell'arco di quest'anno. Il SISDE ci
aiuta sotto il profilo economico, dell'informazione e del
personale.
   Ci è stato chiesto perché non indaghiamo su Gelli e se ciò
sia dovuto a pressioni esterne. Premetto - e sono certo che
nessuno potrà smentirmi - che, non solo nell'ultimo anno ma
nei ventitrè anni di attività nei quali ho diretto uffici di
primo piano nell'ambito della polizia giudiziaria, non ho mai
ricevuto pressioni di alcun genere, né le avrei tollerate o le
tollererei in alcun modo. Non indaghiamo su Gelli non solo
perché molti lo fanno, ma anche perché la nostra attività ed
il nostro servizio sono mirati e, in questo periodo, siamo
molto impegnati. Se però qualcuno può darci lo spunto per
l'avvio di un'ulteriore indagine, l'ufficio è a completa
disposizione.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. L'onorevole Imposimato ha domandato se Cosa nostra si
interessi del procedimento di approvazione delle leggi. Posso
dire che essa è estremamente attenta a tutto, tant'è che
processualmente, in più occasioni, è emerso e sta emergendo
che tenta di condizionare le competizioni elettorali
attraverso il controllo del voto. Evidentemente ciò significa
che Cosa nostra proietta il suo interesse al di là dei
semplici schemi della delittuosità intesa in senso
tradizionale. Non abbiamo cognizione di vicende specifiche di
interesse di Cosa nostra nel campo dell'iter di una norma,
però ritengo che la risposta alla domanda possa essere
positiva.
   Sempre l'onorevole Imposimato ha chiesto se sia confermato
che il vertice di Cosa nostra, quindi la "commissione",
risponde di tutti i delitti importanti. Non abbiamo motivo di
ritenere che le regole di Cosa nostra siano state modificate
negli ultimi anni, dunque la "commissione" risponde dei
delitti più eccellenti. Naturalmente parlo un po' per schemi
di conoscenza della criminalità organizzata (la responsabilità
nel senso del codice penale è di carattere personale), però
bisogna stare attenti a non schematizzare troppo, perché le
regole esistono ma questo è un momento storico in cui lo
stesso vertice di Cosa nostra tende a disattenderle, almeno in
parte.
                         Pag. 206
   L'onorevole Imposimato ha domandato poi se vi sia una
correlazione tra eversione nera e Cosa nostra e se eventuali
contatti ci risultino attuali. Sicuramente, esaminando la
storia di questi ultimi anni dell'organizzazione mafiosa
chiamata Cosa nostra, troviamo una serie di correlazioni con
l'eversione nera: mi riferisco al delitto Mattarella, alla
strage del treno rapido 904 del dicembre 1983 e, ancora prima,
agli accertati contatti con esponenti della banda della
Magliana, tra i quali Danilo Abbruciati, tenuti per conto di
Cosa nostra da Calò e ad altri personaggi di spicco.
Attualmente non abbiamo segnali di simili collegamenti, che
tuttavia sono agli atti processuali e quindi ancora oggi sotto
la nostra attenzione.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. L'onorevole Imposimato ha chiesto se, come
l'operazione Green ice ha coinvolto vari paesi, per
meglio affrontare realtà del genere non sia auspicabile una
polizia europea e quali siano le difficoltà incontrate da
polizia e magistratura nei rapporti internazionali.
Sicuramente una rete informativa di polizia a livello europeo
è auspicabile e credo che il gruppo Trevi si stia muovendo in
questa direzione. Le difficoltà che emergono - riguardanti non
solo noi ma anche la magistratura - essenzialmente concernono
le leggi penali ed anche quelle non penali. Nelle prime si
riscontrano diversità notevoli tra il nostro ordinamento e
quello di altri paesi, per cui abbiamo difficoltà di
applicazione. Vi sono paesi in cui non esiste il reato di
associazione per delinquere; nel nostro sistema, invece, è
contemplato addirittura il reato di associazione mafiosa.
Possono sorgere quindi grandissime difficoltà in questo
settore.
   Anche nella legislazione non penale (mi riferisco in
particolare al settore del riciclaggio) ci imbattiamo in
normative di paesi stranieri nelle quali, per esempio, le
informazioni finanziarie o bancarie vengono conservate solo
per un anno. Conseguentemente, arrivando con un anno di
ritardo non è possibile trovarne.
   Sarebbe necessario, pertanto, sancire alcune regole in
sede internazionale, o almeno a livello di Comunità economica
europea, al fine di applicarle dovunque.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. L'onorevole Taradash chiedeva maggiori informazioni
sulla cosiddetta "stidda". Quest'ultima, come dice la parola
stessa (che in dialetto siciliano significa stella), è una
costellazione di gruppi criminali mafiosi. Di "stiddari",
ossia "stellari", ci ha parlato un dissociato della mafia per
la prima volta nel 1987, affermando che questa "stella" ha
avuto origine in provincia di Agrigento, in un paesino
chiamato Favara, e rappresenta l'aggregazione di delinquenti
comuni attorno ad un affiliato dell'organizzazione Cosa nostra
fuoriuscito da quest'ultima. Questa banda criminale nasce,
quindi, come gruppo che pensa e si comporta analogamente ai
gruppi che fanno capo a Cosa nostra, senza tuttavia
riconoscersi in tale organizzazione, pur avendo il suo
embrione in un "uomo d'onore" di Cosa nostra da questa
fuoriuscito.
   Successivamente, questi gruppi criminali, che in
precedenza venivano scarsamente tollerati dal potere di Cosa
nostra, si sono andati diffondendo anche nelle altre province
della Sicilia, fino ad apparire oggi come un fenomeno molto
serio. Se non siamo ancora di fronte ad un'organizzazione
articolata, gerarchizzata e verticistica come Cosa nostra, ci
troviamo comunque dinanzi ad un fenomeno imponente,
rappresentato dalla somma di diversi gruppi criminali
sicuramente riconducibili ad una fattispecie giuridica
precisa, ossia all'associazione di tipo mafioso. Sospetto
fortemente, ma dal punto di vista processuale non è ancora
emerso, che questi gruppi tendano ad organizzarsi come una
struttura speculare rispetto a Cosa nostra.
  MARCO TARADASH. Esiste una divisione del lavoro, nel
senso che questi gruppi si occupano di determinate attività e
non di altre, oppure no?
                         Pag. 207
   ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Esiste certamente un contrasto netto che ci fa
comprendere le ragioni di una serie di morti violente che
stanno avvenendo ultimamente in Sicilia. Quando apprendiamo di
omicidi che giornalisticamente vengono etichettati come
effetti di faide tra diverse cosche, si tratta prevalentemente
di conflitti sul territorio che si verificano tra "famiglie"
di Cosa nostra e gruppi contrapposti della "stidda" che
cominciano ad essere presenti in varie aree geografiche.
   Prossimamente vi sarà una nostra riflessione, basata su
emergenze processuali, in ordine alla reale ed effettiva
portata che questo fenomeno ha oggi.
  PIETRO FOLENA. Oltre che in quella di Agrigento, in
quali altre province si presenta il fenomeno?
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Il fenomeno esiste certamente nelle province di
Caltanissetta, Enna, Catania e Palermo. Ciò emerge dai dati
processuali. Ritengo, comunque, che la "stidda" si vada
organizzando laddove opera Cosa nostra, con una presenza
speculare ed una contrapposizione frontale rispetto a
quest'ultima. Vedremo quindi ciò che accadrà.
  MARCO TARADASH. Questi gruppi operano nel settore della
droga, degli appalti e delle altre attività di Cosa nostra
oppure soltanto in determinati rami?
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Questi gruppi criminali sono impegnati sicuramente nel
campo delle estorsioni e della droga. Si tratta di vere e
proprie bande, che esercitano attività illecite e quindi fanno
un po' di tutto.
   Per quanto riguarda la loro portata, non mi risulta che
abbiano raggiunto un livello di aristocrazia nell'ambito
delinquenziale interessandosi anche di appalti. E' invece
oggetto di interesse da parte degli "stiddari" tutto ciò che è
connesso alla tipologia tradizionale della criminalità.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. In tema di riciclaggio, l'onorevole Taradash chiedeva
se sia opportuno porre un limite di valore alle operazioni da
controllare, al fine di rendere il lavoro meno dispersivo.
   Nell'ambito dei controlli, esistono in Italia determinati
limiti (10 milioni, 20 milioni e così via) che tuttavia
valgono soltanto per l'attività preventiva, mentre per quella
giudiziaria il limite è irrilevante.
   Si chiedeva, in sostanza (se ho compreso bene la domanda),
se ipotizziamo il reato di riciclaggio soltanto per una
determinata somma. Personalmente, ritengo che il riciclaggio
possa riguardare qualsiasi somma. Il limite di 10 o 20 milioni
riguarda l'attività preventiva; tuttavia, nel momento in cui
ci troviamo di fronte ad un'attività di riciclaggio prevista
dall'articolo 648-bis del codice penale, essa
rappresenta comunque un reato. Spesso anzi abbiamo difficoltà
a dimostrarne l'esistenza con riferimento alle grandi somme,
ma vi riusciamo per quelle piccole.
   Probabilmente, in tema di controlli si dovrebbero
introdurre regole e limiti più precisi perché il controllo, se
indiscriminato, crea grandissimi problemi.
   Alla domanda dell'onorevole Taradash circa il fatto che
Green ice sia un'operazione ripetibile ritengo di dover
dare una risposta segreta.
  PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori
continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
                         Pag. 208
   ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Mi si chiedeva, inoltre, se la Nigeria, come riporta
il Financial Times, sia un'area nella quale si ricicla
denaro: nelle indagini che ho svolto non mi è mai accaduto di
individuare la Nigeria come luogo di riciclaggio.
  MARCO TARADASH. Quella zona è interessata dal traffico
di droga per l'Italia?
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II Divisione dello
SCO. Certamente. Molti paesi africani sono interessati alle
attività di traffico internazionale di stupefacenti, come zone
di transito e di smistamento.
   Non sono in grado di fornire un quadro preciso, ma anche
in ordine al traffico di cocaina abbiamo ricevuto informazioni
secondo cui le navi che trasportano questo stupefacente
sbarcherebbero in Africa perché si avvantaggiano del fatto
che, attraverso lo stretto di Gibilterra, possono facilmente
trasportare la droga in Spagna, abituale piattaforma per i
trafficanti colombiani, e di lì irradiarla in tutta l'Europa.
Anche la Nigeria, quindi, è interessata da questa attività.
   Si è chiesto, inoltre, se i BOT raccolgano denaro sporco.
Al riguardo, non mi sento di dare una risposta, anche perché
ogni volta che abbiamo trovato titoli di Stato non siamo mai
riusciti a dimostrare che erano stati acquistati con denaro
sporco.
   Quello che invece ci interessa è la capacità di operare
una distinzione indispensabile tra denaro sporco e denaro
caldo: non è possibile infatti perseguire quest'ultimo nello
stesso modo in cui si persegue il denaro sporco.
   Spiegherò brevemente che cosa significhi, nel mio settore
di attività, questa differenziazione. Nel mercato mondiale, e
quindi anche in quello nazionale, esiste una massa di denaro
(è molto più facile individuarla nel mercato mondiale) che è
frutto di operazioni che se rientrassero nella bilancia dei
pagamenti di tutti i paesi del mondo darebbero un saldo pari a
zero, mentre producono un saldo attivo di gran lunga
superiore. Si tratta di un'enorme massa di denaro frutto di
decine di attività, che vanno dalla semplice volontà di
nascondere la propria ricchezza (senza quindi violare alcuna
norma) all'evasione fiscale ad altre ancora.
   In questa massa vi è una parte più o meno rilevante
rappresentata da denaro sporco, ossia proveniente da attività
illegali perseguite a livello internazionale da tutti i paesi.
Le operazioni finalizzate a nascondere il denaro quando viene
inserito nel circuito finanziario sono le più varie e sono
uguali sia per il denaro sporco sia per quello caldo. Non
riusciamo, infatti, se non in casi rarissimi, a dimostrarne
giudiziariamente la differenza.
   In sostanza, se intendiamo svolgere un'attività di
controllo verificando, per esempio, con quale denaro vengano
acquistati i BOT, possiamo (avendone la capacità) stabilire se
essi provengono da quella notevole massa di denaro. Tuttavia,
non riusciremo mai ad appurare se lo stesso denaro provenga da
operazioni rientranti nelle fattispecie previste dalla
normativa. Di questo sono assolutamente convinto. Sarebbe
necessaria allora una trasparenza generale di tutte le
operazioni, attraverso la quale potremmo "radiografare" il
denaro caldo, distinguendo quest'ultimo da quello sporco.
   Mi si chiedeva poi se i controlli, divenendo in futuro più
importanti ed efficaci, possano favorire la corruzione dei
controllori nonché se ci stiamo attrezzando al riguardo. Si
tratta certamente di una preoccupazione più che legittima,
poiché quando si controllano operazioni caratterizzate da
cifre con moltissimi zeri, la corruzione diventa possibile.
   Non ci riteniamo immuni da questo pericolo, anche se la
nostra struttura gerarchica è tale per cui difficilmente nelle
singole attività è coinvolta una sola persona; generalmente,
infatti, vengono interessate più persone, a diversi gradi e
livelli. Tutto ciò anche perché, nell'ambito della corruzione,
non sempre è agevole
                         Pag. 209
 mettersi d'accordo in molti. Questa misura ci rende
tranquilli, anche perché in generale nella nostra
amministrazione i casi di corruzione sono abbastanza rari.
   L'onorevole Riggio ha chiesto se il mercato dei
consumatori e la collaborazione tra gli enti di servizio e di
consumo possa aiutare le forze dell'ordine nel contrastare il
fenomeno del riciclaggio. Certamente, questo tipo di
collaborazione sarebbe utile, anche perché raccogliendo
informazioni valide possiamo disporre di una maggiore
potenzialità offensiva.
   I fenomeni che possono essere individuati da questo tipo
di organizzazioni rischiano di incorrere nell'equivoco, al
quale ho già fatto riferimento, rappresentato dalla differenza
fra il denaro caldo e quello sporco mentre noi possiamo
muoverci agevolmente solo se riusciamo a dimostrare che il
denaro proviene da delitti specifici. Quando invece ci vengono
segnalate semplici sperequazioni tra una movimentazione
ragionevole ed una non ragionevole, ci troviamo spesso di
fronte a fenomeni di vario genere, non sempre riconducibili
alle fattispecie previste dalla legge penale.
   Mi si chiedeva, inoltre, quali siano i settori in cui si
effettuano reinvestimenti, in quali aree geografiche questi
ultimi si verifichino e se i ribassi d'asta, che sostanziano
una forma di concorrenza sleale, siano spesso opera non
soltanto della mafia.
   Per quanto riguarda la mia esperienza, la maggior parte
dei reinvestimenti avvengono nel settore immobiliare ed in
quello commerciale, soprattutto da parte delle organizzazioni
criminali italiane. Anche nel campo agricolo e
nell'imprenditoria in generale vi è un notevole impegno di
somme di provenienza illecita, così come nei settori
dell'edilizia e dell'autotrasporto.
   Le aree di reinvestimento, oltre a quelle italiane di
origine delle singole organizzazioni criminose, si modificano
molto rapidamente. Qualche anno fa vi erano alcune aree
localizzate, mentre oggi sono completamente diverse. Questo è
dovuto essenzialmente non tanto alle possibilità economiche
che offre quell'area ma alle possibilità pratiche per le
singole organizzazioni di operare in quel territorio:
prediligono in generale le zone in cui hanno a chi
appoggiarsi, hanno delle proiezioni proprie.
   Per quanto riguarda il fenomeno dei ribassi alle gare
d'asta, devo dire che tale pratica è abbastanza in disuso da
parte della mafia, che è entrata nel settore degli appalti per
trarne guadagni e quindi non ha bisogno di operare ribassi
d'asta esorbitanti ed antieconomici per aggiudicarsi gli
appalti, in quanto ne controlla la distribuzione in
determinate aree.
  SANTI RAPISARDA. I ribassi d'asta negli appalti pubblici
ora avvengono anche tramite correttivo, che rappresenta un
mezzo per controllare le varie attività illecite e di solito
va dal 7 al 10 per cento; poi si procede alla media delle
offerte.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Se facciamo riferimento ad alcune inchieste
giudiziarie, che possono essere prese come esempio, si può
constatare che la mafia non ha bisogno di ricorrere ai ribassi
d'asta perché prima ancora che si aprano le famose buste
organizza la cosiddetta combine.
  PRESIDENTE. A volte prima che l'appalto venga indetto.
  SANTI RAPISARDA. Con l'asta pubblica le offerte possono
essere fatte fino a 24 ore prima dell'inizio della gara, al
contrario di quanto avviene nella licitazione privata, nella
quale prima vengono le offerte, gli inviti eccetera. Nell'asta
pubblica, in virtù del correttivo ed in presenza di offerte
che possono essere fatte fino a 24 ore prima dell'inizio della
gara, è molto difficile effettuare i controlli.
  PRESIDENTE. Se ho ben compreso il dottor Pansa vuol dire
che nel momento in cui le imprese si mettono d'accordo (cosa
legittima, purtroppo), evidentemente
                         Pag. 210
tutti questi meccanismi saltano. Il problema è vedere quali
sono i soggetti che intervengono come elementi di regolazione.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Spesso il mediatore che mette d'accordo le varie
imprese è il mafioso.
   In Italia la normativa vigente prevede addirittura la
possibilità di operare consulenza amministrativa e tecnica per
costituire, ad esempio, i consorzi agrari. Mentre in alcune
parti del territorio italiano si tratta di semplici società di
servizi, in altre questa attività viene svolta da mafiosi.
  PIETRO FOLENA. Quando parlava di alcune inchieste in
corso si riferiva anche all'inchiesta che è sui giornali in
questi giorni?
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Il caso Siino.
  PRESIDENTE. Il caso Siino primo o il caso Siino secondo?
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Il primo è emblematico. Le ordinanze di custodia
cautelare descrivono il sistema delle combine in maniera
esemplare, da manuale.
  PIETRO FOLENA. Il servizio ha collaborato anche a questa
seconda parte?
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. No. Non abbiamo svolto questo tipo di indagini che
sono state svolte dai colleghi dell'Arma. Tuttavia le indagini
importanti, anche se non sono svolte dal nostro servizio, sono
ugualmente oggetto di studio da parte nostra.
   E' stato chiesto inoltre se poniamo attenzione sui
commercialisti e sulle società finanziarie, particolarmente a
Milano e a Palermo.
   Per quanto riguarda le indagini svolte dal mio ufficio,
posso dire che abbiamo indagato e indaghiamo anche su
commercialisti e società finanziarie e spesso è capitato che
alcune di queste operassero a Milano e a Palermo. Ma non è
soltanto questo il settore sul quale operiamo.
   E' stato chiesto se i supporti dati dai settori della
pubblica amministrazione diversi dalla Polizia o dagli organi
di Polizia siano congrui e di qualità e se vi sia collegamento
con gli altri corpi.
   Per quanto concerne i collegamenti con i supporti
amministrativi, bisogna guardare caso per caso, perché in
genere esistono strutture che operano a livello locale
(disgiunte da una correlazione o da una struttura
centralizzata) nei confronti delle quali non abbiamo
grossissima fiducia: spesso non vengono neppure consultate. In
generale, quando esistono strutture centralizzate, queste sono
in grado di avere una panoramica più ampia che può essere
utile per i nostri uffici.
   Il nostro collegamento con i corpi specializzati tipo ROS
e GICO è costante ed è abbastanza agevole, perché abbiamo
esperienze comuni di attività investigativa. Come si suol
dire, quelli che vengono dalla strada poi si capiscono e noi
ci capiamo con molta facilità. L'interscambio di informazioni
avviene senza grosse difficoltà tutte le volte che ci troviamo
a svolgere la stessa indagine.
   L'onorevole Grasso ha chiesto se il riciclaggio avviene in
aree privilegiate e quali sono le aree a rischio. Credo di
aver già risposto alla prima parte della domanda, perché
potenzialmente tutte le aree sono a rischio, in quanto la
forza del denaro può corrompere qualsiasi area. Tuttavia è
abbastanza tradizionale che le organizzazioni criminali, oltre
ad operare nelle aree di origine, operino laddove hanno basi e
proprie proiezioni. Per tradizione, quando Cosa nostra ha
avuto interessi particolari in località lontane dalla Sicilia
vi ha costituito delle cellule che vanno dall'entità più
minimale della propria struttura organizzativa, come la
famiglia, fino a veri e propri mandamenti.
   E' stato chiesto inoltre se sia stata verificata la
presenza di finanziarie che utilizzano denaro sporco. Più di
una società finanziaria ha utilizzato denaro
                         Pag. 211
sporco, alcune di queste sono state individuate ed i
responsabili portati in giudizio, mentre altre probabilmente
sfuggono alla nostra pressante attività. La recente normativa
che consente il censimento di queste società è per noi di
grande vantaggio.
   Si chiedeva ancora se vi siano persone che si
trasferiscono dal sud al nord per investire denaro sporco. Non
sono tanto le persone a spostarsi per andare ad investire
danaro sporco; sono i soldi che vengono spostati laddove vi
sono quei famosi collegamenti di cui dicevo prima. Il mafioso
siciliano non va in Costa Azzurra perché ha letto sui
giornali, ad esempio, che lì è possibile effettuare
investimenti, ma perché evidentemente in quella zona ha delle
persone alle quali appoggiarsi; se queste persone hanno delle
"entrature" nel settore dei casinò, gli investimenti saranno
effettuati in questo campo: se invece le hanno nel settore
alberghiero, gli investimenti saranno effettuati evidentemente
nel settore alberghiero.
  PRESIDENTE. Desidero segnalare alla vostra attenzione un
fenomeno recentemente verificatosi a Courmayeur, dove una
famiglia ha acquistato in contanti a prezzi enormemente
superiori a quelli di mercato (14 milioni a metro quadro)
numerosi alloggi ed una serie di attività commerciali, quali
pizzerie eccetera. Pare che nessuno stia effettuando indagini.
Si tratta di un caso quasi classico.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Una cosa simile l'abbiamo verificata a Cortina.
  PRESIDENTE. Forse sono gli stessi soggetti che ...
apprezzano la montagna.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Non so se qualcuno stia svolgendo indagini. Comunque
ci muoveremo anche in questo senso.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. L'onorevole Grasso ha chiesto se l'articolo
416-bis, del codice penale, concernente il reato di
associazione di tipo mafioso, abbia trovato applicazione negli
ultimi tempi, oltre che in Sicilia, soltanto a Milano e non in
altre aree geografiche.
   Premesso che con la norma riguardante il reato di
associazione di tipo mafioso si intende punire una particolare
modalità comportamentale nel campo dell'illecito (quindi
l'articolo 416-bis non riguarda soltanto la 'ndrangheta
o Cosa nostra), cioè chi opera come un mafioso e quindi con
intimidazioni, con l'omertà e con pressioni verso la
controparte, devo dire che vi sono frequentissime applicazioni
dell'articolo 416-bis non soltanto a Milano ma in tutto
il territorio nazionale.
   Sempre l'onorevole Grasso ha chiesto se risulti
l'esistenza di una "commissione" della Sicilia orientale.
Francamente è la prima volta che ne sento parlare.
   Evidentemente ci si riferisce a qualche esercitazione
giornalistica di questi ultimi tempi, che ha prospettato
l'esistenza di comitati, nell'ambito dell'organizzazione Cosa
nostra, che si occupano in posizione verticistica di certe
aree geografiche. Non ritengo che esista una "commissione" che
si interessi della Sicilia orientale e comunque
processualmente non è mai emerso nulla di simile.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. Il senatore Florino, il quale ha ricordato che nel
1991 furono scarcerati 41 mila detenuti e che i beneficiari si
macchiarono poi di 24 mila reati, ha chiesto se la nuova
normativa abbia cambiato la situazione e se occorrano altri
correttivi.
   In alcuni anni precedenti al 1991 si sono verificati
momenti di grande difficoltà, in quanto si è corso il rischio
di provocare effetti devastanti sul personale delle forze di
polizia; ma per fortuna quel momento difficile è stato
superato. In quegli anni si assisteva continuamente all'uscita
dal carcere di persone che vi erano entrate da pochissimo
tempo. Come dicevo, quel momento difficile è stato superato
anche grazie alla nuova normativa. Poiché sono auspicabili
norme ispirate
                         Pag. 212
 alla certezza della pena, ritengo che ci sia necessità di
nuove normative che proseguano la strada già intrapresa.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Il senatore Florino ha chiesto se l'operazione
Green ice non fosse inefficace in relazione alla
possibilità per le organizzazioni criminali di reinvestire il
denaro sia in aziende proprie sia nel settore delle
finanziarie.
   Non c'è dubbio che Green ice aveva l'obiettivo di
contrastare essenzialmente il riciclaggio, non il
reinvestimento e soprattutto la movimentazione del denaro con
l'estero.
   Il reinvestimento nelle aziende proprie e nelle società
finanziarie è contrastato con altre attività investigative che
abbiano come obiettivo questo tipo di metodologia criminale.
  FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione
dello SCO. Il senatore Florino ha anche chiesto se gli
extracomunitari presenti nell'area casertana siano o meno
gestiti dalla camorra. Le indagini svolte da noi e dai
colleghi dell'Arma hanno dimostrato che occasionalmente
extracomunitari vengono utilizzati come manovalanza dalle
organizzazioni criminali. Molte delle prostitute presenti sul
litorale domizio sono gestite o comunque hanno protezione da
parte di delinquenti locali. Parlare di una gestione
complessiva degli extracomunitari da parte della camorra è
però sicuramente inopportuno, almeno al momento.
  PRESIDENTE. Intende dire sbagliato?
  FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione
dello SCO. Sì, probabilmente è sbagliato.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Il presidente ha chiesto quali siano, oltre i
cosiddetti paradisi fiscali, le aree geografiche che
facilitano il riciclaggio. Al riguardo vorrei avere la
possibilità di fornire una risposta segreta, non perché vi sia
segreto istruttorio, ma per evitare ripercussioni
diplomatiche.
  PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori
continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello
SCO. Il presidente mi ha chiesto se esista uno studio sulle
tecniche del riciclaggio. In effetti esistono numerosissimi
studi, elaborati dalla Guardia di finanza, dalla Polizia di
Stato e dall'Arma dei carabinieri. Al riguardo devo dire che
la nostra struttura si avvale essenzialmente di
professionisti, per cui, più che ricorrere ad un manuale sulle
tecniche del riciclaggio, analizziamo caso per caso, al fine
di affinare di volta in volta una metodologia diversa: le
tecniche criminali nel settore del riciclaggio sono in
continua evoluzione, ci troviamo sempre di fronte a nuove
metodologie, per cui una loro codificazione è senz'altro molto
difficile.
   Alla domanda se a nostro giudizio Gelli ricicli denaro per
conto dei corleonesi, onestamente non posso fornire risposta:
posso solo dire che al riguardo non sono state condotte
indagini.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Il presidente Violante ci ha chiesto se sapessimo per
quale motivo a Reggio Calabria nel 1991 si sono registrati
numerosi omicidi, mentre nei primi dieci mesi di quest'anno il
loro numero è fortemente diminuito.
  PRESIDENTE. Non me ne sono certo lamentato, volevo solo
capirne la ragione!
                         Pag. 213
   ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. In particolare, mi sembra che il presidente voglia
sapere se ciò possa dipendere dall'avvenuta instaurazione di
una sorta di pax mafiosa; infine gli ha chiesto se
avvertiamo la presenza dei corleonesi nell'economia della
regione Calabria.
   Quella della pax mafiosa è l'ipotesi di lavoro
privilegiata sulla quale stiamo lavorando. In effetti, gli
omicidi commessi nel 1991 si ascrivono ad una faida tra gruppi
contrapposti: da un lato, gli Imerti ed i Condello, dall'altra
i Tegano, i De Stefano ed i Libri. Ora questa brusca riduzione
degli omicidi ci induce a pensare che siano stati raggiunti
degli equilibri. Su questo aspetto della criminalità calabrese
stiamo lavorando, di concerto con le forze di polizia
territoriali.
   La seconda domanda del presidente Violante fa riferimento
alla possibilità che i corleonesi dicano la loro anche
nell'economia della regione Calabria.
  PRESIDENTE. Vorrei riferirmi in particolar modo alla
città di Reggio.
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Credo che in questa fase dell'attività investigativa
che stiamo svolgendo si stiano aprendo nuovi scenari, non
soltanto sulla possibile ingerenza dei corleonesi
nell'economia di Reggio Calabria o della Calabria in genere,
ma anche sull'ingerenza di Cosa nostra in Calabria.
Probabilmente i rapporti di alleanza tra Cosa nostra e la
'ndrangheta si sono cementati in questi ultimi anni.
   Chiedo che i lavori si svolgano in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori
continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  GIROLAMO TRIPODI. Il dottor Manganelli ha detto che ci
sono anche "trapianti" di calabresi in alcune zone del paese
ed ha citato la Lombardia, il Piemonte, il Lazio e la Toscana.
Ci sono però altre due regioni nelle quali ritengo che ci sia
una presenza di questo tipo e sono l'Emilia Romagna (per
quanto riguarda Modena e Reggio Emilia nonché la zona delle
ceramiche, con particolare riguardo a Sassuolo) e la Liguria,
per quanto riguarda le zone costiere comprese tra Ventimiglia,
Imperia e Savona. Che cosa sapete al riguardo?
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Qualcosa sappiamo, e d'altronde non è un caso che
proprio in Liguria venga trovato, dopo anni di latitanza,
Paolo Martino.
   Ho fatto riferimento solo ad alcune regioni perché abbiamo
elementi processuali per dire che in esse Cosa nostra ha
costituito vere e proprie formazioni.
   Le mie considerazioni erano limitate all'organizzazione
Cosa nostra perché di quella si parlava nella domanda
formulata dal presidente Violante. E' certo comunque che la
zona di Modena e molte altre subiscono una penetrazione di
malavita calabrese, ma direi anche napoletana e palermitana. A
proposito della criminalità organizzata calabrese, abbiamo
segnalazioni e attività in corso in aree geografiche diverse
dalla Calabria, dove comunque non esprimono una potenzialità
offensiva maggiore che in Calabria.
  GIORGIO POSTAL. Che cosa mi può dire riguardo ai gruppi
delinquenziali cinesi, con particolare riferimento al traffico
di droga?
  ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello
SCO. Ripeto ancora una volta quanto ho rilevato in
premessa: dal nostro osservatorio abbiamo una visione solo
delle attività investigative di cui ci occupiamo direttamente
e posso affermare che non abbiamo ancora avviato, né
d'iniziativa né su delega del
                         Pag. 214
l'autorità giudiziaria, alcun tipo di lavoro sulla
criminalità cinese. Poiché però tutti sappiamo che la triade
cinese dalla terra di origine si è progressivamente espansa in
tutto il mondo e poiché alcune presenze sono state già
accertate in qualche paese europeo, si tratta di un fenomeno
da considerare con la massima attenzione.
  ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di
Stato. In ogni caso, anche se in qualche città italiana si
può parlare di avamposti, non si registra certo una presenza
in massa dei cinesi. C'è insomma da stare attenti, ma va
precisato che il fenomeno non è diffuso.
  PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi qui presenti e
soprattutto i funzionari del Servizio centrale operativo che
in queste due sedute ci hanno fornito - lo sottolineavo
poc'anzi insieme con i vicepresidenti Cabras e D'Amato - un
quadro di eccellenza qualitativa. Si comprende da dove vengono
i risultati positivi che sono stati ottenuti.
La seduta termina alle 19,45.

 


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