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Violante: seduta 64
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                             Pag.2821
            PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                              INDICE
Comunicazioni del presidente:
Violante Luciano, Presidente                     2823
Galasso Alfredo                                  2823
Seguito della discussione della relazione sulla
Puglia:
Violante Luciano, Presidente         2823, 2825, 2828
  2833, 2834, 2836, 2847, 2848, 2852 2854, 2855, 2856
  2857, 2858, 2859
Bargone Antonio                 2825, 2829, 2832 2833
             2834, 2835, 2836, 2837, 2852, 2853, 2859
Brutti Massimo                             2834, 2853
Cabras Paolo       2824, 2833, 2837, 2848, 2852, 2853
Cafarelli Francesco                              2834
Calvi Maurizio                 2825, 2829, 2832, 2835
D'Amato Carlo            2833, 2836, 2848, 2856, 2857
Ferrauto Romano                            2847, 2848
Frasca Salvatore                           2829, 2835
Galasso Alfredo                      2823, 2824, 2825
                   2834, 2852, 2855, 2856, 2857, 2858
Mastella Mario Clemente                    2833, 2834
Robol Alberto, Relatore              2848, 2856, 2857
Scalia Massimo                                   2859
Sorice Vincenzo                            2834, 2853
Sull'ordine dei lavori:
Violante Luciano, Presidente         2837, 2838, 2839
       2840, 2841, 2842, 2843, 2844, 2845, 2846, 2847
Bargone Antonio                            2841, 2842
Brutti Massimo                                   2846
Buttitta Antonino                                2840
Cabras Paolo                         2838, 2841, 2846
D'Amato Carlo                  2838, 2839, 2840, 2843
Frasca Salvatore               2843, 2844, 2845, 2846
Galasso Alfredo                      2837, 2838, 2843
Imposimato Ferdinando                            2843
Mastella Mario Clemente  2837, 2838, 2840, 2841, 2842
Rapisarda Santi                2837, 2838, 2839, 2840
Ricciuti Romeo                                   2842
Pag.2822
                             Pag.2823
La seduta comincia alle 10,5.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
             Comunicazioni del presidente.
 PRESIDENTE. Prima di tutto, desidero comunicare ai
colleghi che ieri e avantieri una delegazione della
Commissione si è recata in visita a Bonn. Abbiamo
incontrato il ministro che coordina le politiche
della sicurezza, il ministro degli interni ed il
sottosegretario agli interni e le Commissioni
giustizia e interni. E' venuto fuori un quadro che
comprende elementi che potranno interessare il
Presidente del Consiglio Ciampi nell'incontro che
avrà con Kohl il 22 ottobre aBonn. Avevo assunto con
il Presidente Ciampi l'impegno di
riferire su questa visita, per cui si era pensato
che oggi pomeriggio l'ufficio di presidenza della
Commissione si recasse a riferire sulla visita, in
relazione alle cose specifiche che i tedeschi
chiedono che vengano proposte dal Presidente del
Consiglio, in particolare per quanto riguarda la
possibilità di stringere un'intesa tra le polizie
dei due paesi.
 ALFREDO GALASSO. Oggi pomeriggio?
           PRESIDENTE. Sì, oggi pomeriggio, ma riguarda
                             l'ufficio
di presidenza ristretto, non possiamo andare in
tredici anche perché porta sfortuna.
  Comunico inoltre che è stato stampato il volume
degli atti del forum su economia e criminalità.
Visto che il documento ha avuto una notevole eco
sulla stampa specializzata - mi pare che il Sole 24-
Ore abbia dedicato ad esso 25 articoli l'idea era di
presentare il volume alla presenza, se lo riterrà
opportuno, del Presidente del Consiglio Ciampi.
Questa è una delle iniziative che assumeremo.
 Seguito della discussione della relazione sulla
Puglia.
 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito
della discussione della relazione sulla Puglia.
  Ha facoltà di parlare l'onorevole Galasso.
 ALFREDO GALASSO. Voglio esprimere innanzitutto la
mia approvazione di carattere generale - di massima,
come si dice - alla relazione elaborata dal collega
Robol. Aggiungo che a
me sembra che questo insieme di relazioni che sono
state elaborate e si stanno elaborando per le
singole aree regionali o per singoli problemi - mi
riferisco a quella altrettanto
valida sull'edilizia scolastica di Palermo - già
compongono un quadro di riferimento molto
importante, anche abbastanza originale, rispetto al
lavoro della Commissione, che mi pare stia
procedendo in modo molto puntuale ed anche intenso
nella ricostruzione di un quadro di riferimento - un
quadro di riferimento settoriale, territoriale,
insomma di una capacità di articolazione di questo
fenomeno ed anche della questione di cui c'era
veramente molto bisogno. Questo voglio dirlo, con
una nota di apprezzamento particolare - se mi è
consentito per il presidente, che ha condotto tutto
                             Pag.2824
questo lavoro, ma anche per il modo in cui la
Commissione complessivamente ha proceduto.
  Per quanto riguarda specificatamente questa
relazione sulla Puglia, voglio sottolineare un
aspetto che mi pare sia più marcato rispetto ad
altre zone del paese, cioè un
deperimento graduale, vistoso, del controllo di
legalità, particolarmente del controllo di legalità
in sede giudiziaria: indipendentemente dalle
responsabilità disciplinari, penali o morali dei
singoli magistrati, vi è un dato diffuso che va
considerato sul piano politico ed istituzionale con
molta attenzione.
             Mi pare che risalti un dato utile per la
                          formulazione di
un giudizio di carattere generale come quello che ci
accingiamo a dare. Cioè, non esiste un rapporto, un
"prima" e un "dopo", tra i fenomeni di degenerazione
e di caduta dell'impianto economico, sociale, civile
e, poi, la crisi del controllo di legalità. Questi
due aspetti si intrecciano in maniera indissolubile,
come si vede proprio in Puglia: in un periodo
relativamente breve, una regione che fino a qualche
anno fa, dal punto di vista economico, sociale e
culturale, era una regione tranquilla, normale, è
diventata tra le prime regioni a densità mafiosa,
con un intreccio tra affari, politica, pubblica
amministrazione, istituzioni nel loro complesso e
criminalità che effettivamente è venuto fuori in
maniera molto preoccupante, particolarmente
preoccupante.
Questo segna - ripeto - un tratto caratteristico di
un
andamento che si può considerare generale, cioè la
caduta del controllo di legalità, la disattenzione o
comunque l'insufficienza dell'azione di controllo
anche sul piano giudiziario, che si intreccia -
ripeto: prescindo dalle responsabilità di ordine
disciplinare e penale dei singoli; parlo del
fenomeno nel suo complesso - con un inquinamento
della pubblica amministrazione, una caduta anche
delle regole legali nell'economia e
nell'imprenditoria e via dicendo. Questo mi sembra
il tratto caratteristico ed importante.
Rispetto a questa relazione - che, ripeto, approvo -
mi
riservo comunque una nota integrativa per alcuni
punti specifici, senza voler con questo presentare
emende ma solo, come ho fatto per la relazione
generale, per approfondire alcuni aspetti. Ho visto
anche che questa è una tecnica di composizione che
può essere particolarmente utile.
         Aggiungo, presidente, una nota particolare: credo
                                sia
venuto il tempo che, sulla base degli elementi
esistenti oppure, se necessario, di un ulteriore
approfondimento, proviamo a predisporre anche una
relazione sulla Toscana.
PAOLO CABRAS. Solo per la Toscana?
 ALFREDO GALASSO. No, non solo per la Toscana.
Dicevo, separatamente Sicilia, Campania, Calabria e
Puglia e poi il resto d'Italia. Riflettiamoci un
momento. In ogni caso, il lavoro ottimo che avrà
compiuto o che sarà facendo Carlo Smuraglia non
sarebbe perso. Il problema è di come elaborare
questo materiale: se convenga oppure no dare una
visione più generale. Francamente, ho qualche
dubbio, ma questo lo vedremo successivamente.
Comunque, vorrei dire che è importante, per dare un
quadro generale, che ci occupiamo anche di altre
regioni che presentano segnali particolari. A me
pare, per esempio, che questa parte della Toscana e
una parte della Liguria presentino, secondo quanto
ho potuto intravedere, una specificità rispetto al
resto, ma è possibile che sbagli. Segnalo comunque
soltanto l'esigenza di arrivare, in questo percorso
che condivido (settorialità, territorialità,
articolazione e poi ricomposizione), il più
rapidamente possibile ad una conclusione.
  Desidero aggiungere il riferimento a un'altra
esigenza che ci è stata segnalata da più parti: mi
pare che abbiamo acquisito in Commissione gli
elenchi della massoneria, trasmessi - credo - dalla
procura di Palmi, con riferimento a quattro regioni
(le quattro regioni del sud, per intenderci).
Francamente, non capisco
                             Pag.2825
questa limitazione e siccome poi le cose girano lo
stesso, mi
sento anche piuttosto a disagio nel momento in cui
non ho una conoscenza generale del fenomeno. Credo
allora che sarebbe bene (lo chiedo formalmente) che
la presidenza acquisisse gli elenchi della
massoneria di tutta l'Italia; non vedo perché, per
esempio, quelli della Toscana, dell'Emilia Romagna o
della Sardegna non debbano essere acquisiti dalla
Commissione antimafia. Non vi è alcuna ragione per
tale limitazione, se si considera il fenomeno
mafioso nel suo complesso: altrimenti, sarebbe come
se il problema del rapporto tra mafia e massoneria
riguardasse semplicemente la Sicilia, la Campania,
la Puglia e la Calabria. Questo fatto non si
giustificherebbe.
La seconda questione su cui desidero soffermarmi è
forse
più importante: mi rendo conto delle esigenze di
segretezza, di riguardo e di tutto quello che si
vuole, ma so che il Consiglio superiore della
magistratura tiene riservati, addirittura chiusi in
cassaforte, gli elenchi dei magistrati iscritti alla
massoneria e che ne ha trasmesso l'elenco al
ministro di grazia e giustizia e al procuratore
generale presso la Corte di cassazione, perché
valutino la sussistenza di elementi per promuovere
l'azione disciplinare.
         ANTONIO BARGONE. Anche il Corriere della sera ha
pubblicato questi elenchi.
 PRESIDENTE. La cassaforte della Rizzoli!
 ALFREDO GALASSO. La pubblicazione degli elenchi sul
Corriere della sera risale allo scorso mese di
giugno,
ma non ho elementi per ritenere che siano quelli e
che ci siano tutti; non so infatti che cosa faccia
il giornalista e non mi fido.
  Propongo pertanto al presidente (del resto, la
nostra Commissione ha gli stessi poteri
dell'autorità giudiziaria e da questo punto di vista
abbiamo anche un regime di riservatezza, che abbiamo
utilizzato) di chiedere al Consiglio superiore della
magistratura la trasmissione di questi elenchi,
perché altrimenti il senso che abbiamo dato in
generale al nostro lavoro ed anche la valutazione
specifica, preoccupata e allarmata, che abbiamo
formulato dei rapporti tra mafia e massoneria
finirebbero con l'essere in qualche modo
contraddetti dalla mancanza di documenti che mi
sembrano importanti.
            MAURIZIO CALVI. La Commissione parlamentare
                            antimafia,
sul piano istituzionale e su quello legislativo, si
pone come obiettivo la verifica dell'azione dei
poteri dello Stato, la congruità di tale azione, la
correttezza dei comportamenti dei pubblici poteri e
soprattutto la qualità degli interventi e
dell'azione dei poteri; essa si pone soprattutto
come obiettivo quello di verificare lo stato della
sicurezza del nostro paese, in particolare nelle
aree a rischio.
         Si tratta di obiettivi di carattere generale che,
                                sul
piano istituzionale e su quello della sua azione
costante, la Commissione parlamentare ha verificato
dando attuazione al dettato legislativo.
         Anche la relazione sulla Puglia rientra in questa
                             verifica
dell'azione dei poteri dello Stato, tenendo conto
che soprattutto la Commissione parlamentare
antimafia ha il dovere di comprendere l'evoluzione
dei comportamenti dei poteri dello Stato,
l'evoluzione della criminalità organizzata, le
implicazioni e le conseguenze di un'azione dello
Stato che, se non è coerente, rischia di mettere in
crisi l'azione stessa e di rendere evanescenti tutti
gli interventi sul piano dell'azione di contrasto.
         Due sono le questioni che dobbiamo affrontare in
                              questa
dinamica: la quantità delle azioni di contrasto e,
soprattutto, la qualità della stessa azione di
contrasto; occorre cioè affrontare il problema della
prevenzione sul piano generale piuttosto che i
comportamenti relativi alla lotta dello Stato contro
la criminalità organizzata, che può
essere più o meno coerente rispetto agli obiettivi
fissati. Il problema che abbiamo dinanzi è allora
quello di
un'azione frontale sul piano della prevenzione,
delle analisi e
                             Pag.2826
delle informazioni. Dico questo - e lo sottolineo
come punto di fondo - perché l'esito della lotta nei
confronti della
criminalità organizzata dipende non tanto dalla
quantità delle azioni di contrasto quanto piuttosto,
a mio avviso, dalla quantità e dalla qualità delle
informazioni che possiamo ricevere: quanto più
aumenta il livello dei flussi informativi, quanto
più forte e coerente è l'azione dello Stato, tanto
più rilevanti possono essere i successi della stessa
azione dello Stato.
  Nella dinamica del nostro paese, da uno stato di
desertificazione dei livelli informativi, che non
avevano consentito, in tutti questi anni, di
conseguire risultati importanti, siamo invece
passati, negli ultimi due o tre anni, ad alimentare
i flussi informativi attraverso due grandi obiettivi
che abbiamo raggiunto. Il primo è quello della
legislazione premiale, che ha consentito, attraverso
l'uso dei pentiti, di acquisire una quantità e una
qualità delle informazioni che sono di tutto rilievo
ed hanno permesso di penetrare all'interno dei
poteri criminali, di comprendere le loro
articolazioni e soprattutto di capire i rapporti, le
relazioni, le interrelazioni tra poteri criminali di
mafie diverse (mi riferisco alla 'ndrangheta, alla
camorra, alla Sacra corona unita). Abbiamo così
potuto leggere la politica interna dei poteri
criminali e da questa siamo potuti risalire alla
loro politica estera, ossia al problema del
collegamento e delle alleanze, e soprattutto,
attraverso la politica delle alleanze, abbiamo
potuto capire anche le realtà in cui vi era una
specificità dei poteri autonomi, come la Puglia, in
cui salta il livello del potere autonomo, del potere
criminale e si verificano collegamenti di volta in
volta, per questioni che oggi possono essere anche
di tattica ma che alla fine possono trasformarsi in
strategia: è chiaro che la Sacra corona unita tenta
inevitabilmente di porsi in collegamento con poteri
criminali diversi e quindi di determinare una sorta
di alleanza che richiede una più robusta e forte
azione dello Stato.
            In questa dinamica, l'evoluzione dei poteri
                          criminali e il
loro livello di attacco in Puglia appare di tutto
rilievo rispetto a quanto avevamo verificato nel
corso della precedente legislatura, nel 1989-1990;
di qui un ulteriore salto di qualità del potere
criminale in Puglia, e soprattutto un salto di
qualità del sistema delle alleanze tra poteri
criminali diversi.
  Quello che oggi abbiamo riscontrato è una sorta di
alleanza su spaccati di economia diversi, su
interessi diversi delle economie di scala di quella
regione: comunque la sostanziale differenza che
abbiamo potuto notare rispetto ad una fase storica
precedente consiste nel fatto che il collegamento
dei poteri criminali in Puglia tende inevitabilmente
ad allargarsi verso altri sistemi di alleanze.
Questo deve preoccupare maggiormente l'azione dello
Stato e soprattutto indurre a comprendere le cause
di questo sistema di alleanze, i suoi interessi,
nonché le implicazioni, i passaggi e l'evoluzione
successiva di questi poteri criminali.
In tale visione di carattere generale,
precedentemente
l'azione dello Stato aveva sottovalutato l'insieme
dei poteri della criminalità organizzata di
qualsiasi tendenza ed espressione, il livello della
criminalità comune, quello della criminalità
minorile; vi era stata una sorta di sottovalutazione
forte e costante da parte di tutti i poteri dello
Stato, che non avevano capito né avevano fatto
comprendere la gravità della situazione pugliese.
Rispetto ad una sorta di sottovalutazione
generalizzata
che avevamo constatato nella precedente legislatura,
abbiamo oggi un quadro diverso, nel senso che il
miglioramento anche della qualità delle persone che
hanno avuto ed hanno responsabilità in quella
realtà, il livello dell'azione dello Stato, una più
forte azione legislativa e di contrasto nei
confronti dei poteri criminali sono tutti elementi
che hanno reso più forte l'azione dello Stato,
attraverso la quale abbiamo potuto raggiungere
risultati importanti, colpire duramente il livello
della criminalità e dei poteri criminali in quella
realtà.
                             Pag.2827
  Tuttavia, anche se questa doppia velocità
dell'azione dello Stato e della criminalità
organizzata si è attenuata, oggi, in questa fase
storica, per le implicazioni e
l'evoluzione degli stessi poteri criminali e per il
sistema di alleanze che comincia a innestarsi anche
in quella realtà, dobbiamo dire che la situazione in
Puglia è preoccupante e risulta ancora grave, anche
se l'azione dello Stato ha inferto durissimi colpi e
quindi si registra un miglioramento dell'attività di
contrasto.
  Il miglioramento riguarda anche i flussi
informativi in quella realtà; dico questo perché
attraverso un'attenta politica del cuneo del
pentitismo, che in quella realtà è stato usato in
maniera più coerente, attenta e oculata, abbiamo
potuto acquisire un quadro informativo di tutto
rilievo che ci ha fatto comprendere le dinamiche
interne, gli interessi, gli intrecci, e soprattutto
ci ha offerto una lettura nuova del rapporto tra
poteri criminali e politica, ossia del
condizionamento che il potere criminale determina
sulla politica e dell'accettazione da parte della
politica dei poteri criminali.
  Di qui deriva, come conseguenza, una serie di
scioglimenti di consigli comunali, di sospensioni di
molti amministratori, in una sorta di intreccio che
però bisogna evitare di definire di carattere
generalizzato.
  Condivido alcune osservazioni dell'onorevole
Sorice, secondo cui nella relazione vi sono taluni
passaggi in cui il livello del giudizio è sommario
nei confronti di tutta la classe politica pugliese.
Devo dire che la maggioranza della classe politica
italiana fa il suo dovere, serve le istituzioni e
non si serve di esse. Vi è naturalmente una forte
corruzione anche nella classe politica, ma la somma
della corruzione della classe politica italiana non
può essere estesa, come giudizio di carattere
generale, a chi fa il proprio dovere. Nella
relazione infatti è specificato bene che vi sono
forze e poteri dello Stato e del sistema delle
autonomie locali che, quando hanno attaccato il
fronte criminale e la pressione criminale, hanno
ricevuto minacce. Si sono verificati casi importanti
di intimidazioni, minacce e violenze nei confronti
di chi compie il proprio dovere in questo paese; ha
fatto quindi bene la relazione a sottolineare questo
passaggio importante.
        Quello di cui ci dobbiamo preoccupare, presidente,
                               anche
in conseguenza dell'evoluzione di uno stato di
insicurezza del sistema politico e soprattutto di
quello economico (con la correlata affermazione di
una situazione di insicurezza sociale), è lo stato
di attacco della criminalità minorile, che in quella
realtà fa registrare una elevata e diffusa presenza.
Nella relazione si osserva che tale fenomeno è
circoscritto nei grandi centri pugliesi, soprattutto
nelle città di Bari, Brindisi e Taranto; dobbiamo
invece ritenere che la criminalità minorile sia
diffusa (come del resto si evince da alcuni punti
della relazione) in diverse aree della Puglia. Di
qui la necessità di esprimere un giudizio sullo
stato sociale, sulla insicurezza sociale e sulle
conseguenze che quest'ultima determina in ordine
alla diffusione della criminalità minorile. Già
nella precedente legislatura avevamo colto come in
alcuni quartieri della città di Bari vi fosse un
collegamento tra poteri criminali e microcriminalità
e come tra questi due poteri si fosse creato un
anello di congiunzione che aveva reso preoccupata la
stessa azione dello Stato.
  Sulle questioni della insicurezza economica e
quindi sociale, la Commissione parlamentare deve
promuovere una forte azione nei confronti del
Governo, con riferimento a tutte le realtà aggredite
sul versante dei piccoli poteri criminali e su
quello connesso alla conseguente nascita di nuovi
eserciti - perché proprio di questo si tratta - che
si orientano verso i poteri criminali stessi ed a
questi si collegano. Si tratta di un elemento che
abbiamo riscontrato non solo nella città di Bari ma
anche a Napoli, a Palermo e a Catania. Come
Commissione parlamentare antimafia, dovremmo fare un
passo presso il Governo perché in tutte le realtà
nelle quali la diffusione della criminalità minorile
è più forte, e quindi più forti
                             Pag.2828
sono le preoccupazioni per un possibile legame con
la grande criminalità e con la delinquenza comune,
venga favorita un'azione di risanamento del sistema
della sicurezza. Solo attraverso il passaggio da un
sistema di insicurezza ad uno di sicurezza potremo
cogliere nei prossimi anni - perché si tratta
ovviamente di un lavoro non certo breve, ma
lunghissimo - i risultati auspicati. Si tratta
tuttavia di un lavoro che dobbiamo avviare subito,
presidente, perché se non dovessimo realizzare
quest'azione di prevenzione e di risanamento fin da
ora, certamente l'insicurezza economica, sociale,
politica ed istituzionale dalla quale è aggredito il
nostro paese (senza parlare della situazione
dell'insicurezza sotto il profilo dell'ordine
pubblico), potrebbe alla fine determinare un
cedimento ed un indebolimento complessivo della
nostra democrazia e degli stessi poteri del sistema
delle autonomie locali.
  La questione della Puglia va attentamente
riguardata. La relazione al nostro esame è piena di
luci ed ombre: luci, perché l'azione dello Stato si
è fatta più forte; ombre, perché non possiamo
accettare, presidente, che un procuratore della
Repubblica ci dica che la situazione della sicurezza
e dell'ordine pubblico nella realtà territoriale
considerata è notevolmente preoccupante e grave e
poi ascoltare, due minuti dopo e nello stesso
contesto, da rappresentanti di altri poteri (i quali
hanno responsabilità in ordine alla sicurezza
pubblica di quella realtà), la formulazione di un
giudizio complessivamente diverso, più attenuato
rispetto alla effettiva situazione! Noi, presidente,
queste discrasie e questi giudizi, che non sono di
poco conto dal punto di vista delle implicazioni che
comportano, dobbiamo in qualche misura porli a
confronto: dobbiamo mettere a confronto magistratura
e singoli poteri (i cui rappresentanti abbiamo
ascoltato separatamente) per capire su quali punti
vi sia una maggiore distanza, perché i giudizi siano
diversi, e quali siano le cause della diversità dei
giudizi. Se non cogliamo il senso di tale
differenziazione, alla fine l'azione dello Stato non
sarà più coerente e rischierà di non apparire
efficace sotto il profilo del contrasto alla
criminalità.
  Ho voluto citare questo caso perché lo considero
emblematico; del resto, è stato giustamente
riportato nella relazione. Noi non possiamo
limitarci soltanto a registrare la diversità del
giudizio, comportandoci in maniera indifferente
rispetto ad essa. Noi dobbiamo capire perché c'è
tale diversità e quindi dobbiamo approfondire i
motivi di dissenso
emersi in quegli incontri. Capire le differenze e
comprendere le cause serve a noi, e soprattutto a
loro, per recuperare il ritardo che si registra in
quella realtà.
  La relazione in alcuni punti formula precisi
giudizi. Sarebbe preferibile evitare questo, dal
punto di vista istituzionale, essendo in corso una
serie di attività giudiziarie rispetto ad alcune
questioni prese in considerazione dalla relazione
stessa. Io rifuggo dalla tentazione di prefigurare
giudizi rispetto all'evoluzione di un'indagine
giudiziaria che può giungere a conclusioni analoghe
ai giudizi stessi ma che potrebbe anche pervenire ad
acquisizioni diverse. Sotto questo profilo, sarebbe
utile che alcuni passi della relazione fossero
cancellati. D'altra parte, la Commissione
parlamentare non si può comportare con eccessiva
cautela. Alla fine, potrei essere d'accordo per la
questione De Marinis, però, presidente, non posso
accettare una sorta di velato silenzio sulle
questioni della magistratura foggiana. Non è giusto!
Personalmente, quando ho diretto nella precedente
legislatura l'audizione dei magistrati foggiani, ho
potuto constatare come il livello di scontro al loro
interno fosse di tutto rilievo. Rispetto a questa
diversità di comportamenti, di giudizi e di azioni
della magistratura, non possiamo esprimere un
giudizio che alla fine, presidente, fa rimanere le
cose come stanno, visto che il dato che abbiamo
riscontrato nel 1989-1990 lo ritroviamo tutto intero
nel 1993!
 PRESIDENTE. Per di più, degenerato!
                             Pag.2829
 MAURIZIO CALVI. Sì, degenerato. Ritengo che nella
relazione il passo relativo alla magistratura
foggiana debba essere ripreso con maggiore chiarezza
e che debbano essere fissati maggiori obiettivi per
cercare di incidere a livello politico sui
differenti comportamenti. Se la situazione rimanesse
in questi termini, si complicherebbe ulteriormente
ed allora diventerebbe più difficile incidere su
quel tessuto. Da un punto di vista generale, quella
sulla Puglia è
quindi una relazione di tutto rilievo. Di qui un
giudizio positivo ed un riconoscimento al senatore
Robol per il ruolo svolto. Quella in esame è una
relazione che non può essere demolita. Ho detto
all'onorevole Sorice che il giudizio da lui espresso
è eccessivo. Certo, vi è la necessità di apportare
alcune correzioni e di procedere ad alcuni
approfondimenti. La relazione tuttavia, nella sua
articolazione, è buona, di tutto rilievo, fa
un'analisi giusta di alcune realtà, anche se si
riscontrano alcuni ritardi nell'analisi delle
questioni alle quali mi sono richiamato in
precedenza. Considero importante questo dibattito
per recuperare un sistema di sicurezza
all'impostazione di questa relazione da un punto di
vista politico, ed auspico una rilettura della
stessa ed una votazione unanime all'interno della
Commissione parlamentare antimafia. Ritengo che
l'azione dello Stato possa rafforzarsi maggiormente
se sul piano parlamentare una Commissione importante
come la nostra, con i riflessi di carattere esterno
che essa può avere su questioni decisive che
riguardano la sicurezza del nostro paese, riuscirà
ad esprimere una posizione non spaccata al suo
interno. Considero pertanto necessario recuperare un
indirizzo unitario a tutti i livelli della
Commissione parlamentare, perché penso che tale
recupero ne possa rafforzare i poteri e soprattutto
la dignità istituzionale e costituzionale.
             SALVATORE FRASCA. Presidente, rinuncio ad
                           intervenire e
mi riservo di prendere la parola in sede di
dichiarazione di voto.
 ANTONIO BARGONE. Comincio subito con il dire che,
da pugliese, sono grato al relatore per il lavoro
svolto. Dico questo perché la relazione rappresenta
davvero un salto di
qualità rispetto alle valutazioni che sono state
fatte fino ad oggi. Vi è la necessità di sottoporre
la Puglia ad una valutazione molto approfondita;
soprattutto, si avverte il bisogno di capire quali
possano essere le strade per uscire da una
situazione che fino a questo momento ha destato
molto allarme. Si è detto, anche nel contesto delle
due relazioni elaborate nel corso della precedente
legislatura, che la Puglia vive una situazione
particolare nel senso che, poiché è una regione che
non ha tradizioni di insediamento criminale ma ha
anzi una cultura che respinge questo tipo di
fenomeno (insomma, ha un assetto che in qualche modo
è refrattario all'insediamento ed al radicamento
criminale), vi è la possibilità di vincere davvero
questa battaglia senza rimandarla nel tempo. Non ci
sono cioè quegli ostacoli, quelle resistenze che
costituiscono addirittura l' humus di
altre regioni, che possono rendere difficile e
lontana nel tempo una vittoria rispetto
all'organizzazione criminale.
            La relazione fa lo sforzo di delineare una
                            valutazione
molto articolata, che parte anche dalla situazione
sociale ed istituzionale della Puglia e non si ferma
- del resto, mi pare che questo sia in sintonia con
l'impostazione di questa Commissione - a considerare
soltanto il degrado e le degenerazioni ma arriva
anche ad individuare una strada, un percorso da
seguire per uscire dalla situazione di degrado.
Penso che tutti noi dobbiamo fare uno sforzo in
questa direzione. Non è possibile svolgere un
dibattito partendo dal particolare, addirittura dal
proprio particolare, per dare poi un giudizio che
pretende di essere complessivo. Non può certo essere
questa la strada da seguire. Sicuramente, rispetto
al progressivo evolversi del fenomeno criminale vi è
stato un altrettanto progressivo adeguamento
complessivo -
                             Pag.2830
parlo della situazione pugliese in generale - della
magistratura e delle forze dell'ordine.
          Per completezza, ed anche per non disperdere un
                            patrimonio
nostro, della Commissione antimafia, mi rifaccio
alle due relazioni del 1989 e 1991, anche per capire
da dove siamo partiti e dove stiamo arrivando.
Faccio riferimento, in particolare, alla relazione
del luglio del 1989, redatta con la collaborazione
preziosa del dottor Vito Savino, attuale presidente
della giunta regionale pugliese, il quale nella
introduzione di quella relazione scrive: "Le zone di
più intenso spaccio di droga sono quelle di Bari,
Modugno, Bitonto, Andria, Barletta, Monopoli e
Gravina. Rispetto a questo quadro, colpisce, a
livello politico, istituzionale e giudiziario, la
diversità delle valutazioni. Secondo alcuni, Bari
sarebbe un'isola felice per quanto riguarda la
criminalità organizzata, l'occupazione del
territorio da parte di associazioni criminali". Poi,
si dice: "Da questa visione si discosta invece chi
interpreta in maniera più sistematica e più
approfondita una serie di segnali". Successivamente,
si dice ancora - non leggo testualmente ma questo è
il senso che c'è bisogno di superare atteggiamenti
di sottovalutazione, di superficialità, che si
traducono in atteggiamenti di connivenza nei
confronti della criminalità organizzata.
Siamo partiti da lì e questo ragionamento - che in
qualche
modo era individuato in particolare per la zona di
Bari ma che in questa relazione valeva per tutta la
Puglia successivamente, con la relazione del 1991, è
stato in parte superato. Nel senso che, per esempio,
per quanto riguarda la zona sud della Puglia
(Brindisi, Lecce, Taranto), c'è stata una svolta dal
punto di vista dell'azione di contrasto di
magistratura e forze dell'ordine, tant'è vero che -
sono le carte, cioè i fatti, a parlare -
l'investigazione è andata tanto avanti, è stata così
incisiva che si sono celebrati i processi alla Sacra
corono unita. Addirittura, c'è stata una
sentenza della Cassazione - quindi, una sentenza
passata in giudicato - in cui sono acclarati quel
fenomeno criminale, le caratteristiche di
quell'organizzazione, i termini e il contesto in cui
si muoveva. Questo naturalmente è stato
importantissimo ai fini di individuare le
caratteristiche del fenomeno e di capire come
colpirlo.
  Tutto questo, invece, non è avvenuto per Bari e
per Foggia. E questo adesso è un dato storico con
cui bisogna fare i conti: c'è stata una doppia
velocità. E' stata una doppia velocità indubbia,
tanto è vero che noi non abbiamo, da questo punto di
vista, giudiziariamente, un investigazione che sia
tanto avanti; addirittura, non abbiamo nemmeno un
processo di primo grado (c'è stato solo un processo
alla Rosa, un'organizzazione che non esiste più).
Però, devo dire che quando abbiamo ascoltato il
collaboratore di giustizia Annacondia, ci siamo
trovati di fronte quasi con sorpresa noi pugliesi
per primi - al rappresentante di un'organizzazione
che aveva le stesse caratteristiche della Sacra
corona unita, la stessa forza militare ed economica
e addirittura, forse, una maggiore capacità di
influenza, soprattutto in materia di narcotraffico.
Infatti, Annacondia è stato, come narcotrafficante,
una specie di ambasciatore nei paesi esteri anche
delle altre organizzazioni criminali (mi pare -
credo sia una valutazione che non si possa smentire
che, tra i pentiti che abbiamo sentito, Annacondia
sia l'unico vero narcotrafficante). In questo senso,
ci ha dato un contributo anche per capire le rotte
della droga, i meccanismi con cui questo traffico si
svolge, i rapporti che si hanno, l'utilizzazione del
territorio della Puglia, soprattutto delle coste, a
conferma, per esempio, di una valutazione fatta dal
collaboratore Messina, che ci ha detto che la Puglia
è stata individuata come una zona importante dal
punto di vista geografico soprattutto per
l'utilizzazione delle coste, quindi per allargare il
fronte anche dell'utilizzazione territoriale, non
soltanto per il narcotraffico ma anche per il
contrabbando delle sigarette ed il traffico d'armi,
che sono importantissimi per capire questo fenomeno.
                             Pag.2831
  Dico sempre che tutto questo nella relazione c'è,
anche se forse va in qualche modo accentuato per
capire come si sta evolvendo questo fenomeno e come
noi dobbiamo farvi fronte.
Rispetto a tutto ciò, si registra una doppia
velocità.
Questo è un dato storico: Bari e Foggia non sono a
questo livello di investigazione. Addirittura, se
voi scorrete le relazioni del 1991, di Annacondia e
dell'altra organizzazione criminale - che in questa
relazione si dice decapitata - non si fa
assolutamente cenno, come se non fossero mai
esistiti, mentre all'epoca era un'organizzazione che
non soltanto esisteva ma aveva una notevole forza ed
influenza e addirittura un rapporto organico con
Cosa nostra, tant'è vero che, come sapete,
Annacondia è "battezzato".
  Dico questo non per individuare responsabilità
personali in questo o in quel magistrato - argomento
sul quale tornerò in seguito - ma perché sicuramente
c'è un dato culturale da superare - lo si è visto
anche nel dibattito in questa Commissione - e c'è
ancora un residuo di quella mentalità per cui
parlare di organizzazioni criminali significa
criminalizzare il territorio; il che, come sapete,
ha un effetto devastante, perché è il modo migliore
perché le organizzazioni criminali si radichino, si
espandano e trovino il modo per avere maggiore
influenza sul territorio.
         Dico che questo è molto grave anche per un altro
                              motivo:
perché la Puglia sta cambiando e anzi in qualche
modo ha già cambiato pelle a causa della presenza
delle organizzazioni criminali. Credo che nessuno
possa negare - soprattutto noi che ci occupiamo di
questo come addetti ai lavori - il fatto
che un'organizzazione criminale non è soltanto
un'organizzazione militare, ma ha una grande forza
economica e finanziaria, ha la necessità di
immettere capitali nel tessuto economico e
finanziario per ragioni fisiologiche, quindi si
traduce quasi sempre in una holding in attività
diversificate, articolate, che sono le estorsioni,
il gioco d'azzardo, il traffico di droga e
quant'altro; e naturalmente anche - come ci ha
confermato Annacondia (ma non c'era bisogno che ce
lo dicesse lui, altrimenti qui avremmo perso tempo
come Commissione antimafia da qualche anno a questa
parte) - nel sistema degli appalti,
nell'utilizzazione delle risorse pubbliche e quindi
nel rapporto con le istituzioni e con la spesa
pubblica.
          Se su questo c'è ritardo - e c'è ritardo - noi
                             rischiamo
di perdere questa regione dal punto di vista del
tessuto economico. E' un dato - non un fatto
generico - che nella nostra regione ci sono
subingressi in attività industriali e commerciali
attraverso lo strumento dell'usura ma anche senza di
essa. Diciamo che l'estorsione spesso è indirizzata
a questo obiettivo; è funzionale ad un fenomeno
molto più devastante che non la stessa estorsione in
sé, quello dei subingressi, delle nuove società,
delle nuove attività commerciali e imprenditoriali.
Voi capite che sorgono così nuovi blocchi sociali
sulla base di capitali illeciti o di provenienza da
attività illecite. Nuovi blocchi sociali,
commerciali, imprenditoriali, che tra l'altro mano a
mano si legittimano rispetto alla società, rispetto
alle istituzioni e poi diventa difficile
combatterli, perché il confine è diventato labile.
Un esempio può essere dato dalla grande
organizzazione imprenditoriale dei Casillo.
  Quindi, credo che, arrivati a questo punto, in una
situazione come questa, con la chance che abbiamo di
vincerla davvero questa battaglia, le
sottovalutazioni, le connivenze, le complicità vanno
abbandonate. Credo che a questo punto sarebbe
sciagurato lasciarsi andare a questi comportamenti.
  Tenete presente anche che la Puglia ha vissuto il
rapido espandersi di questo fenomeno in pochissimi
anni. Pur avendo origine la Sacra corona unita alla
fine degli anni settanta, è soprattutto dalla metà
degli anni ottanta che questo fenomeno si sviluppa
molto rapidamente. Tutto questo - credo si farebbe
torto all'intelligenza dei componenti della
Commissione antimafia se non si facesse questa
valutazione - non sarebbe successo senza coperture
politiche: non credo che
                             Pag.2832
qualcuno mi possa smentire su questo. Senza
coperture politiche queste organizzazioni criminali
- da qualcuno all'inizio definite addirittura
"straccione", prive di una loro capacità di
espansione sul territorio, di autonomia, di un
adeguato livello di impenetrabilità, della stessa
capacità militare delle organizzazioni di tipo
tradizionale - non sarebbero diventate poi così
forti da condizionare addirittura anche le
istituzioni. E' chiaro che ci sono state coperture
politiche: per esempio, si è civettato in campagna
elettorale. E' un dato obiettivo, perché il pugliese
lo sa e non sto dicendo una cosa che è successa solo
in Puglia; mi pare che il fenomeno sia diffuso. Che
tutto ciò trovasse nel sistema degli appalti la sua
massima espressione non c'era bisogno che lo dicesse
Annacondia, perché è un dato abbastanza scontato.
Tra l'altro, questa rapida crescita del fenomeno ha
trovato una coincidenza con il buco di bilancio
della regione dal 1985 in poi. E' una coincidenza;
non so dire su questo cose più precise. Lo pongo
come elemento di riflessione, perché quella
dispersione di migliaia di miliardi - mai più
trovati e su cui tra l'altro non c'è un accertamento
vero da parte di nessuno - ha coinciso anche con il
rapido evolversi
della organizzazione criminale. Credo che in quel
momento soprattutto in quel momento - ci sia stata
una saldatura tra l'illegalità, l'economia e la
politica.
  Se nel sud della Puglia si è superata anche la
resistenza culturale dello scetticismo, della
sottovalutazione, questo invece non è avvenuto nel
nord della regione. Sono d'accordo con il
vicepresidente Calvi che sulle questioni di Foggia
bisogna dire qualcosa di più. Ho letto l'intervento
dell'onorevole Cafarelli, che mi pare abbia fornito
elementi interessanti ai quali fare riferimento.
Tuttavia, mi pare che la questione più importante
sia quella della magistratura. Ci trasciniamo - sono
stato componente di questa Commissione anche nella
passata legislatura - da tanto tempo questo scontro
all'interno della magistratura foggiana; vediamo che
non c'è un intervento incisivo da parte del CSM. La
situazione rimane quasi congelata rispetto al
passato: mi pare sia arrivato il momento di
superarla. Non si tratta di mettere il naso nelle
questioni della magistratura foggiana, ma
obiettivamente la conseguenza più evidente di questa
divisione è che non c'è un'attività investigativa
adeguata, c'è un'incapacità strutturale ad indagare
sui fenomeni criminali.
Va segnalato con soddisfazione il nuovo ruolo di
prefetti,
forze dell'ordine, magistratura, mentre va
registrata un'insensibilità delle forze politiche.
Sulla questione dello scioglimento dei consigli
comunali...
 MAURIZIO CALVI. E' pure un ritardo.
 ANTONIO BARGONE. E' un ritardo, nel senso che lo
scioglimento presupponeva che poi ci fosse
un'attivazione da parte delle forze politiche perché
certe situazioni fossero rimosse. Questo non è
avvenuto! Posso fare un esempio per capire come la
questione non riguardi l'onestà del singolo
consigliere ma la capacità di influenzare
quell'amministrazione, anche attraverso la struttura
burocratica. Porto l'esempio di Gallipoli. E' un
dato storico: a          Gallipoli, il consiglio
comunale è stato sciolto per un
rapporto organico con le imprese dei Capoti, che
sono della Sacra corona unita in maniera acclarata,
ai quali erano sistematicamente concessi gli
appalti. Ebbene, i commissari straordinari hanno
affidato ai Capoti l'appalto per la pulizia delle
spiagge. Siccome i commissari di Gallipoli sono
persone perbene, è chiaro che c'è un problema di
influenza sull'amministrazione comunale che non può
finire con lo scioglimento. La critica allo
scioglimento non può riguardare il provvedimento in
sé ma semmai la necessità di fare qualcosa di più.
Del resto, nella relazione del senatore Cabras mi
pare siano indicati alcuni correttivi a quella legge
che mi sembra necessario introdurre. E' chiaro che
bisogna fare anche un appello alla responsabilità
delle forze politiche, tenuto conto che negli ultimi
tempi si sono
                             Pag.2833
verificati altri scioglimenti. In ordine a ciò,
credo che non si possano avere sospetti circa
l'impulso nuovo dato, per esempio, da questo punto
di vista, dal prefetto di Bari. Citerò due esempi
per sottolineare come, da parte del suo
predecessore, vi sia stata quanto meno una
sottovalutazione: mi riferisco alla questione
dell'Agizza, che nessuno sapeva avesse appalti a
Bari, cosa che ha scoperto Catenacci (questo è un
dato storico). Si tratta di una sottovalutazione
grave.
PAOLO CABRAS. Abbiamo trovato la presenza di Agizza
anche in Emilia Romagna.
 CARLO D'AMATO. L'Agizza ha una gestione
commissariale, perché il tribunale di Napoli vi ha
messo un amministratore che sta svolgendo l'attività
per conto della società.
        PAOLO CABRAS. Sono soci di una società, la Rapida,
                                che
ha appalti di pulizia in molti comuni dell'Emilia
Romagna. CARLO D'AMATO. Sono presenti in tutta
Italia.
 ANTONIO BARGONE. Anche per quanto riguarda la
questione di Gioia del Colle, mi pare che quanto è
avvenuto dimostri come vi fosse un'influenza che,
anche a prescindere dall'onestà dei consiglieri,
condizionava in qualche modo l'attività.
  Non possono quindi essere formulate valutazioni
minimaliste e devo rilevare che vi sono anche gravi
omissioni (si potrebbero citare degli esempi). Da
questo punto di vista, mi rimetto alla relazione, ma
il commissario di Governo ha segnalato (ricordo anzi
che era anche abbastanza contrariato) moltissime
distorsioni nella gestione della cosa pubblica,
soprattutto nella regione, e nessuna attività da
parte della procura. La questione riguarda, per
esempio, le Cliniche riunite, non sul versante
dell'elenco per i posti di lavoro (questa è una
parte marginale rispetto a quanto è accaduto), ma
proprio dal punto di vista del flusso di denaro da
parte della regione e del tipo di convenzione.
  Mi riferisco altresì alla questione del palazzo
regionale a              Lecce, all'ospedale San
Paolo e al fatto che non vi è un
procedimento penale per i bilanci della regione
nonostante che il falso in bilancio sia una cosa
acclarata. Si tratta di un atteggiamento omissivo da
parte della procura che è assolutamente
intollerabile e denota un grave ritardo. Se, per
esempio, si legge il resoconto stenografico
dell'audizione del dottor De Marinis, risalente al
1991, si può constatare che egli affermò: "Qui non
c'è criminalità organizzata".
PRESIDENTE. Si riferiva a Bari o a Trani?
 ANTONIO BARGONE. A Bari. A prescindere dai reati
eventualmente commessi (si tratta di un fatto che
dovrà essere accertato dalla magistratura), siamo di
fronte ad una inadeguatezza culturale, prima ancora
che professionale, da parte di questo magistrato.
  Sempre in ordine a tale questione, ho letto il
testo dell'intervento dell'onorevole Cafarelli e
sono rimasto colpito dal fatto che ricevesse
telegrammi da De Marinis perché favorisse Di Corato
con riferimento ai lavori relativi alla strada di
Cerignola (Commenti del deputato Sorice).
         C'è scritto nello stenografico, onorevole Sorice,
                                che
costui gli era stato presentato da Mele su
sollecitazione di De Marinis, ma ha ricevuto anche
telegrammi.
       PRESIDENTE. Per chi non è pugliese o non ha presente
                                la
questione, può precisare chi è questo Mele?
 ANTONIO BARGONE. Il procuratore della Repubblica di
Roma.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presentare una persona non
significa...
                             Pag.2834
          FRANCESCO CAFARELLI. Me l'ha presentato e mi ha
                             detto che
andava aiutato.
 VINCENZO SORICE. Tu hai affermato che il
procuratore De Marinis ha inviato un telegramma
all'onorevole Cafarelli per sollecitare
finanziamenti all'impresa Di Corato?
           FRANCESCO CAFARELLI. De Marinis ha inviato un
                            telegramma
al Ministero dei lavori pubblici per dimostrare
l'urgenza dei lavori.
 VINCENZO SORICE. Il discorso allora è un altro.
        FRANCESCO CAFARELLI. Il fatto grave è che Di Corato
                                era
in possesso di questo telegramma.
 VINCENZO SORICE. Questo è un altro discorso.
 MASSIMO BRUTTI. Vorrei sentire il racconto
dell'episodio dall'onorevole Cafarelli senza che il
collega Sorice lo interrompa.
VINCENZO SORICE. Perché, lei è il presidente?
FRANCESCO CAFARELLI. L'impresa Di Corato mi ha fatto
leggere un telegramma a firma del procuratore della
Repubblica De Marinis che sosteneva la necessità e
l'urgenza di quei
lavori. Il fatto grave è che l'imprenditore era in
possesso di questo telegramma inviato dal
procuratore della Repubblica al Ministero dei lavori
pubblici per sollecitare i lavori.
VINCENZO SORICE. Quella era una strada che creava
grossi
problemi per quanto riguarda non soltanto il
traffico ma anche i      gravi incidenti che vi si
verificavano.
       ANTONIO BARGONE. Questo semmai possiamo farcelo dire
                                da
De Marinis; non credo che tu sappia perché De
Marinis abbia inviato quel telegramma.
 PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei aprire una "Camera
pugliese". Andiamo avanti.
 ANTONIO BARGONE. Desidero soffermarmi su un'ultimo
aspetto vertente sempre su tale questione (in questo
senso ho presentato anche un emendamento). A
prescindere dalle valutazioni che il CSM potrà fare
e dalle indagini in corso, mi pare comunque che vi
sia un motivo di opportunità per cui il procuratore
della Repubblica De Marinis non diriga la procura o
almeno, per adesso, la DDA: mi riferisco al fatto
che egli è indagato sulla base di dichiarazioni di
un collaboratore della giustizia su cui egli stesso
indaga. Mi pare quindi che vi sia un motivo
d'incompatibilità, a prescindere dal fatto che le
accuse nei suoi confronti siano o meno fondate, che
suggerirebbe che egli fosse sollevato dall'incarico.
 ALFREDO GALASSO. E' ancora lì?
 ANTONIO BARGONE. Sì, è ancora lì.
        MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non dobbiamo decidere noi
                                se
uno deve stare lì oppure no!
 ALFREDO GALASSO. Ho fatto soltanto una domanda; ho
chiesto se sia ancora lì oppure no, non ho detto che
dobbiamo decidere noi.
          MARIO CLEMENTE MASTELLA. Galasso, tu sei stato
                              membro
del Consiglio superiore della magistratura e sai che
questo tipo di decisione spetta a quell'organo!
         ALFREDO GALASSO. Mastella, non fare finta di non
                              capire!
Ho soltanto chiesto se è ancora lì oppure no.
 PRESIDENTE. In un certo momento De Marinis aveva
lasciato la direzione della DDA ma poi l'ha ripresa.
Pag.2835
 ANTONIO BARGONE. Vorrei chiarire, anche
all'onorevole Mastella, che quello che dico io non
c'entra niente con le indagini del CSM: io ho posto
un problema di opportunità mentre questo organismo
svolge le sue indagini su altre
questioni, valutando, per esempio, se vi è
un'incompatibilità ambientale o se sussistono
ragioni per cui bisogna applicare le norme
dell'ordinamento. Da parte mia, ho sollevato
un'altra questione, che riguarda la Commissione
antimafia.
Analogamente, è a mio avviso importante sottolineare
(l'ha
già fatto il senatore Brutti ma credo di doverlo
fare anch'io) la questione della gestione dei
collaboratori della giustizia, in ordine alla quale
vi sono perplessità che devono essere sollevate. Si
è verificato soprattutto un episodio sconcertante e
assolutamente ingiustificato di un sostituto della
procura che, pur non avendo nulla a che fare con
quel collaboratore della giustizia perché non lo
interrogava lui e non aveva la gestione
dell'indagine, ha ritenuto (questo è un dato storico
perché risulta da un'intervista rilasciata ad un
giornale e ad una televisione regionale) di
avvertire tutti che vi era un appartenente ad
un'organizzazione criminale che stava collaborando
con la giustizia. Sapete bene che cosa ciò
significhi: in pratica, egli ha violato la
segretezza di un fatto così importante, impedendo,
da quel momento in poi, che il collaboratore della
giustizia potesse fornire notizie utili. Soltanto
chi vuole far finta di non capire non capisce che
cosa ciò significhi. Ho sollevato tale problema
perché si tratta, a mio avviso, di una questione da
tenere presente.
         In conclusione, torno brevemente alle valutazioni
                                che
dobbiamo fare noi; ho letto che dovremmo
addirittura, nell'ambito del nostro ruolo,
individuare responsabilità specifiche di carattere
penale (così ho letto dall'intervento dell'onorevole
Sorice). Ritengo però che ciò esuli completamente
dal nostro ruolo, perché tale compito spetta alla
magistratura e noi dobbiamo esprimere valutazioni,
non sentenze. Se poi dal punto di vista del giudizio
popolare queste valutazioni equivalgono a sentenze,
ciò dipende dal prestigio della Commissione e
nessuno può dolersene ma ritengo anzi che ogni
componente della Commissione dovrebbe esserne
orgoglioso, perché ciò dipende dalla credibilità
della Commissione.
  Non si può comunque confondere tra sentenze e
giudizi: la nostra è una Commissione d'inchiesta che
deve esprimere queste valutazioni, proprio al fine
di individuare distorsioni, degenerazioni,
connessioni con il fenomeno criminale, e di
individuare anche soluzioni, a prescindere dalle
responsabilità penali che possono essere accertate.
Ecco perché, pur essendo pugliese, non mi sento
accusato dalla relazione, onorevole Calvi, perché
non è vero, come lei dice, che vi è un'accusa
generica rivolta a tutta la classe politica. Si dice
semplicemente che vi sono connessioni con esponenti
politici, col mondo politico, e ciò è vero.
Naturalmente, non possiamo fare nomi e cognomi,
perché ognuno si ribellerebbe a questo e ciò non
compete a noi (si tratta di un compito dell'autorità
giudiziaria).
        Non possiamo però nascondere che questo sia vero, a
                               meno
che qualcuno non voglia negarlo, ma ciò
significherebbe (torniamo al discorso di prima) fare
torto all'intelligenza di ogni componente della
Commissione e non sapere che un dato strutturale
dell'organizzazione criminale è proprio quello del
rapporto sinergico con pezzi delle istituzioni, del
mondo delle professioni e così via.
 MAURIZIO CALVI. Su questo non c'è disputa.
 ANTONIO BARGONE. Tuttavia, dire che la relazione
voleva accusare tutta la classe politica mi sembra
ingiusto e ingeneroso nei confronti del relatore,
perché da questo punto di vista non si vuole
capovolgere nessuno Stato di diritto ma si esprime
una valutazione obiettiva.
 SALVATORE FRASCA. Il dibattito non deve restare
nell'astrattezza, perché se si riconosce l'esistenza
di un rapporto tra mafia e istituzioni, tra mafia e
politica,
Pag.2836
questo rapporto non può essere metafisico ma deve
estrinsecarsi attraverso determinate persone. Il
coraggio della Commissione deve essere appunto
quello di dire chi sono queste persone.
 PRESIDENTE. Senatore Frasca, lei ha anticipato il
suo intervento.
 ANTONIO BARGONE. Vorrei dire al senatore Frasca che
la Commissione antimafia non può avere questo
coraggio, perché sarebbe un atto di temerarietà. La
Commissione antimafia deve fare il suo dovere,
prendere atto dei dati e degli elementi in suo
possesso e, sulla base di questi, esprimere
valutazioni complessive. Tocca alla magistratura
individuare responsabilità penali di tipo personale.
(Commenti del senatore Frasca) .
  Quello di sovrapporre la responsabilità penale
alla responsabilità politica è stato un trucco che
finora ha consentito a chi magari non aveva
responsabilità penali, perché non vi era stato un
procedimento penale a suo carico, di rimanere sulla
scena politica nonostante vi fossero delle
responsabilità politiche precise a seguito delle
frequentazioni, del ruolo e della funzione svolti,
delle connessioni con il mondo dell'illegalità.
  Tra l'altro, abbiamo già svolto un dibattito sul
rapporto tra politica e Cosa nostra e mi pare che
sulla responsabilità politica vi sia già stato un
voto della Commissione. Credo pertanto che non si
possa tornare ogni volta su questo, perché si
tratterebbe di un fatto dispersivo se non
paralizzante.
Concludo facendo riferimento agli emendamenti e
dicendo
che condivido la relazione nel suo impianto, ma
ritengo sia necessario sottolineare il ritardo
investigativo della magistratura barese e foggiana
rispetto a fatti specifici che ho indicato e che ci
sono stati segnalati, per esempio, anche dal
commissario di Governo.
  Credo anche che debba essere rilevato, in
particolare per quanto riguarda Bari e Foggia, come
il numero delle richieste di misure di prevenzione
patrimoniale sia assolutamente irrilevante (quello
delle confische lo è ancor di più!), con il
risultato che l'economia criminale, in questo
momento di crisi, rappresenta addirittura la forza
vincente.
  Vi è la necessità di svolgere una valutazione più
approfondita sulle organizzazioni criminali nel
barese, anche alla luce delle informazioni che ci ha
fornito il collaboratore di giustizia Annacondia.
Andrebbe inoltre introdotta una sottolineatura
maggiore, soprattutto per quanto riguarda Taranto
(in questo senso abbiamo presentato alcuni
emendamenti), circa la manipolazione degli appalti
di grandi opere riguardanti, in particolare, le
imprese a partecipazione statale. In tale settore
sono emersi fenomeni di distorsione e di
degenerazione davvero gravi.
  Vorrei inoltre che fosse sottolineato un altro
fatto, del quale siamo stati testimoni. Voi sapete
che Annacondia, nel momento in cui doveva fare dei
nomi, diceva sempre: "Li ho già fatti ai
magistrati". Gli ho chiesto quando li avesse fatti e
lui ha risposto: "Molti mesi fa". Questo non è
accaduto soltanto per Annacondia, ma anche per
Cirfeta ed altri. Vi sono numerosi collaboratori di
giustizia che con le loro dichiarazioni stanno
riempiendo moltissime pagine di verbali, da
moltissimi mesi. Tuttavia, non si vede un solo
provvedimento giudiziario!
         CARLO D'AMATO. Anche per la vicenda ENEL ci sono
                               molte
dichiarazioni a verbale!
           ANTONIO BARGONE. Su tutte le vicende, collega
                             D'Amato.
Credo che la Commissione si debba chiedere, e debba
chiedere a sua volta, che fine abbiano fatto tali
dichiarazioni. Si tratta di stabilire se i
provvedimenti giudiziari conseguenti non siano stati
fino ad ora adottati per prudenza e cautela da parte
delle DDA competenti (quelle di Lecce e di Bari)
oppure se vi siano altre ragioni. Credo che a questo
punto sia necessario saperlo perché il ritardo
potrebbe compromettere l'indagine. Ricordo che già
vi
                             Pag.2837
è stato uno scontro tra la DDA di Bari e quella di
Lecce in merito alla gestione di un collaboratore di
giustizia, tanto che è dovuta intervenire la DNA.
Credo si tratti di un aspetto molto delicato; la
Commissione antimafia non può sentirsi dire che i
nomi sono stati fatti al magistrato e poi magari
scoprire che non risultano da alcun verbale! Credo
si tratti di un fatto molto importante da
verificare.
  Concludo, con un riferimento alle carceri e ad
alcuni problemi della polizia di Stato. Per quanto
riguarda le carceri, credo che nella relazione debba
essere fatto riferimento all'allarme lanciato dai
direttori degli istituti di pena nei quali è
ospitato un numero di detenuti superiore di tre
volte a quello per il quale vi sarebbe capacità
recettiva. A ciò si aggiunga un organico inferiore a
quello ottimale. Naturalmente, questo provoca
problemi gravissimi (penso, per esempio, a Brindisi,
dove è ospitato il processo contro la Sacra corona
unita), oltre ad un problema di
gestione del rapporto con l'esterno. Il rapporto con
l'esterno è abbastanza facile, soprattutto per gli
elementi di spicco delle organizzazioni criminali.
  Quanto alla polizia di Stato, ci è stato
denunciato e segnalato che il lavoro straordinario
non viene retribuito perché la Puglia non è
considerata una regione a rischio dai vertici della
polizia di Stato.
 PAOLO CABRAS. Cosa c'entra questo?
         ANTONIO BARGONE. C'entra, c'entra! Del resto, si
                              tratta
di una situazione che risulta a verbale: non è certo
una mia rivendicazione!
  Tutto questo provoca molti malumori. Le forze
dell'ordine non hanno soltanto un problema di
coordinamento ma anche di movimento tempestivo sul
territorio. Credo quindi che si tratti di questioni
da affrontare.
             Sui lavori della Commissione.
 PRESIDENTE. Colleghi, approfittando del fatto che
la Commissione è in numero legale, vorrei fare
alcune comunicazioni.
  La prima. Il presidente della provincia di Palermo
ha invitato il presidente ed i componenti
disponibili della Commissione alla seduta che il
consiglio provinciale terrà il giorno 4 ottobre
prossimo, alle ore 9, per discutere sui problemi
attinenti all'edilizia scolastica. Voi sapete che la
regione ha trasferito le competenze in questa
materia alla provincia. Vi sono colleghi disponibili
ad aderire all'invito?
SANTI RAPISARDA. Io, presidente.
 ALFREDO GALASSO. Non stiamo un po' esagerando?
 PRESIDENTE. In che senso?
 ALFREDO GALASSO. Chiunque ci invita, noi andiamo!
Palermo è la mia città, però mi pare...
 PRESIDENTE. Non ci dobbiamo andare?
 ALFREDO GALASSO. No, solo che mi sembra un po'
eccessivo. Ora ci ha invitato il presidente della
provincia di Palermo; mi pare che poi dovremmo
andare a Termini Imerese; abbiamo accettato l'invito
di "Città dell'uomo"...
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di
accettare
l'invito del presidente della provincia di Palermo a
partecipare alla seduta che il consiglio provinciale
terrà il giorno 4 ottobre, alle ore 9, per discutere
sui problemi attinenti all'edilizia scolastica.
(E' approvata) .
 Quali colleghi sono disponibili? Galasso... Altri?
       MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presidente, ci lasci un po'
                                di
tempo a disposizione!
         PRESIDENTE. Onorevole Mastella, l'invito è per la
giornata di lunedì!
                         Pag.2838
 PAOLO CABRAS. Potrebbe venire Cappuzzo.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Noi designiamo Cappuzzo.
PRESIDENTE. Seconda comunicazione. Il senatore
Rapisarda, coordinatore del gruppo di lavoro sugli
appalti, propone di effettuare, nella giornata di
mercoledì 6 ottobre, un sopralluogo a Catania per
approfondire le modalità di concessione di appalti e
di realizzazione delle opere del Centro fieristico
di viale Africa e delle scuole della provincia. Ci
sono osservazioni?
 PAOLO CABRAS. Il mercoledì è una giornata poco
indicata, in considerazione dell'andamento dei
lavori parlamentari.
PRESIDENTE. Sì, ma saremmo considerati in missione.
 CARLO D'AMATO. Si sospettano cose non lecite?
         SANTI RAPISARDA. Se ho fatto questa richiesta, si
                               vede
che c'è qualcosa che non funziona!
        PAOLO CABRAS. Propongo di discuterne in ufficio di
presidenza.
          CARLO D'AMATO. Non ho capito bene: noi andiamo
                             dovunque
si fanno gli appalti? Se vi sono elementi precisi, è
un conto. Ma se dobbiamo andare dovunque si fanno
gli appalti...
PRESIDENTE. Si tratta di una proposta. Possiamo dare
la
parola al senatore Rapisarda? ( Commenti del
deputato D'Amato ). Lei fa parte del gruppo di
lavoro?
 CARLO D'AMATO. No, faccio parte della Commissione
antimafia!
 SANTI RAPISARDA. Noi abbiamo ascoltato diversi
pentiti. Leonardo Messina ha detto che tra tutti gli
appalti in Sicilia, soprattutto in quelli relativi
alla Sicilia orientale, ve ne erano alcuni
controllati dalla mafia. A me
risulta che a Catania moltissimi di questi appalti
sono stati controllati dagli ambienti mafiosi. Non
capisco perché il gruppo di lavoro sugli appalti,
che ha lavorato e che ha già predisposto documenti
su questo argomento, non dovrebbe recarsi a Catania
per verificare sul posto l'esistenza di questo
fenomeno. Non capisco quale possa essere il
motivo...
CARLO D'AMATO. Ma ci saranno indagini in corso!
Vorrei
capire se su queste questioni gravissime denunciate
dal senatore Rapisarda vi siano indagini della
magistratura.
PRESIDENTE. Siamo di fronte alla tipica ipotesi del
gatto che si mangia la coda: se vogliamo sapere se
su queste cose vi sono elementi di reato,
evidentemente indaga la magistratura; se non vi sono
elementi di reato, non c'è ragione perché indaghiamo
noi.
 CARLO D'AMATO. Si dovrebbe fare un accertamento
preventivo!
             PRESIDENTE. Sulla base della nostra legge
                            istitutiva,
noi possiamo accertare la congruità dell'azione dei
pubblici poteri. Mi pare che il gruppo di lavoro
proponga di accertare in che modo sia stato affidato
l'appalto, in particolare questo, chi lo abbia
vinto, come si sia svolto.
 ALFREDO GALASSO. Quale appalto?
 PRESIDENTE. Quello relativo al Centro fieristico di
viale Africa.
 SANTI RAPISARDA. Anche quelli relativi alle scuole
ed alla metropolitana. Si tratta di accertare perché
questi lavori siano stati affidati in concessione e
non si sia mai fatto ricorso all'asta pubblica o ad
altro tipo di gara.
CARLO D'AMATO. Chiedo scusa. Catania non è un'isola,
anche se fa parte della Sicilia. Ai sistemi di
concessione si Pag.2839
ricorre in tutta Italia. Allora io vorrei andare a
vedere, per esempio, gli atti di concessione per i
lavori della
metropolitana di Bologna e di quelle di Milano, di
Torino e di Napoli!
 PRESIDENTE. Quella di Catania, no?
 CARLO D'AMATO. Anche di Catania!
 PRESIDENTE. Era per capire...
 CARLO D'AMATO. Dobbiamo seguire una logica. Si
tratta di stabilire se vi siano indagini giudiziarie
in corso (e questo non ci risulta). Non si tratta di
una questione sulla quale c'è una presa di
conoscenza... Se vi sono dichiarazioni dei pentiti,
non credo che la magistratura di Catania, che vedo
particolarmente attiva (non mi pare che sia una
magistratura che stia dormendo) non ne abbia tenuto
conto. Vorrei evitare, presidente, proprio nello
spirito di rafforzare il ruolo della Commissione,
che si verifichi quello che poco fa prospettava
Bargone, cioè che noi interferiamo con iniziative in
atto della magistratura, cosa, questa, che potrebbe
anche appannare, per certi aspetti, il nostro ruolo
ed il nostro impegno. Non vorrei sentire nuovamente
- lo dico con grande chiarezza - attacchi come
quello di Martinazzoli in Senato, quando ha detto
che noi ci sovrapponiamo ai lavori della
magistratura. Si tratta di una questione sulla quale
bisogna fare un minimo di riflessione. Dico ciò
proprio perché credo
nei lavori di questa Commissione, che ha lavorato
bene e che ha prodotto una serie di atti importanti
e significativi. Vorrei tuttavia che si facessero
delle considerazioni mirate, in modo tale da evitare
di essere accusati di interferire.
PRESIDENTE. Qual è la sua proposta?
CARLO D'AMATO. E' una proposta di metodo,
presidente. PRESIDENTE. Sulla proposta che stiamo
discutendo?
              CARLO D'AMATO. Io ho posto una domanda
                          pregiudiziale:
rispetto alle dichiarazioni del senatore Rapisarda,
il quale dice di essere a conoscenza che i pentiti
hanno fatto riferimento ad una serie di vicende che
hanno riguardato...
SANTI RAPISARDA. I pentiti lo hanno dichiarato
davanti a
noi, davanti alla Commissione, ne siamo tutti a
conoscenza! CARLO D'AMATO. I pentiti non riferiscono
niente di più
di quello che hanno riferito all'autorità
giudiziaria. Mi pare sia stato questo quello che ci
è stato sempre detto. I pentiti non possono
derogare, perché le domande che noi rivolgiamo
loro...
 SANTI RAPISARDA. Presidente, c'è anche la relazione
dei ROS che abbiamo acquisito agli atti della
Commissione!
PRESIDENTE. Senatore Rapisarda, faccia concludere
l'onorevole D'Amato! Il collega D'Amato ha detto che
non è contrario alla proposta. Vorrei capire i
motivi delle sue obiezioni.
          CARLO D'AMATO. Io non sono contrario, ma vorrei
                              capire
il metodo che si intende seguire. Noi abbiamo sempre
detto che le dichiarazioni dei pentiti ascoltati
dalla Commissione antimafia sono state in ogni
occasione preventivamente riscontrate dalla
magistratura, tant'è vero che le domande che noi
rivolgiamo ai pentiti ricevono un preventivo
assenso, proprio per evitare interferenze con la
magistratura. Allora, mi chiedo (credo che si tratti
di una domanda legittima e coerente): sulle vicende
richiamate dal senatore Rapisarda, la magistratura
di Catania, che, dalle notizie riportate sui
giornali, sta portando avanti iniziative
lodevolissime e si sta attivando...
 SANTI RAPISARDA. La magistratura di Catania sta
lavorando molto bene. Non
                             Pag.2840
ho capito per quale motivo non dovremmo andare. A
Palermo ci siamo stati 20 volte!
 CARLO D'AMATO. Rapisarda, c'è un'indagine della
magistratura su queste questioni?
 SANTI RAPISARDA. Ma perché ti arrabbi?
 PRESIDENTE. C'è un punto sul quale dobbiamo cercare
di fare chiarezza. Tutte le Commissioni d'inchiesta
parlamentare -           ripeto: tutte - si trovano
ad operare, nell'ambito del
nostro ordinamento, anche su materie su cui indaga
l'autorità giudiziaria. Penso, per esempio, alle
Commissioni d'inchiesta Moro, Sifar e quella sul
terremoto del 1980. Il problema è di stabilire che
cosa spetta accertare agli uni e che cosa agli
altri. I poteri - come lei sa, onorevole D'Amato -
sono gli stessi, cioè sono i poteri dell'autorità
giudiziaria. La differenza sta in questo. Se
dicessimo "Siccome su questo fatto sta indagando la
magistratura, noi non possiamo..."; oppure se
dicessimo "Siccome non c'è nessuna denuncia, noi non
possiamo...", lei capisce che questo significherebbe
proporre la paralisi dell'attività di un organo
parlamentare. Non credo sia questa la sua
intenzione. Il problema è un altro: si tratta di
stabilire quali sono le finalità dell'accertamento.
Se le finalità fossero l'accertamento di
responsabilità di carattere penale, questo
evidentemente non sarebbe ammesso. Se il problema è
di vedere come sono stati concessi determinati
appalti - a Bologna, a Torino, a Milano, a San Remo,
dove lei ritiene -, va bene. Se si tratta di vedere
se queste modalità di aggiudicazione degli appalti
abbiano agevolato o no
organizzazioni mafiose, credo che ciò rientri nei
compiti della Commissione. E' questo il tipo di
problema. Perché altrimenti le Commissioni
d'inchiesta non avrebbero ragion d'essere: dal SIFAR
in poi, dalla prima antimafia in poi, questo
problema si è posto sempre ed è stato sempre
chiarito in questi termini.
 ANTONINO BUTTITTA. A me pare che fra i compiti
istituzionali di questa Commissione ci sia lo studio
e non solo lo studio dei rapporti tra mafia,
criminalità e appalti. L'area del catanese è
sicuramente un territorio privilegiato, dove questo
rapporto si è esercitato e si sta esercitando.
Dunque, ritengo assolutamente scolastica l'obiezione
del collega D'Amato e, come ha giustamente osservato
il
presidente, addirittura paralizzante rispetto
all'attività, ai compiti istituzionali della
Commissione. Per cui mi permetterei di insistere
sulla proposta avanzata dal senatore Rapisarda.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non voglio aprire il campo
ad
una serie di aspetti. Il segretario del mio partito,
in un intervento al Senato, ha fatto riferimento ad
una serie di questioni anche attinenti a questa
Commissione. Non entro nel merito, per la semplice
ragione che c'è una delegazione che andrà da
Scàlfaro, quindi in questo caso l'avarizia delle mie
parole è compensata da questo evento.
  Però, vorrei dire che occorre - lo chiedo
all'ufficio di presidenza e non entro nella
questione di merito sulla scelta di Catania, perché
se la criminalità ha connessioni le ha dappertutto e
quindi le infiltrazioni avvengono dappertutto ed
anche il sistema delle concessioni da questo punto
di vista può essere oggetto di attenzione - una
chiarezza di propositi circa l'andamento dei lavori
della Commissione. Chiederei allora di sospendere la
decisione circa questa trasferta anche perché mi
pare difficilmente praticabile la data del 6 ottobre
ocomunque quella di un giorno della prossima
settimana. Su
questo chiederei al presidente di riflettere un po',
perché un povero diavolo come me, costretto ad
agitarsi tra la Presidenza della Camera ed altri
impegni, incontra anche a volte delle difficoltà.
Qualcun altro lamenta difficoltà il martedì od il
venerdì. Quindi, bisogna esaminare i criteri di
lavoro in modo tale da poter essere più presenti,
perché magari anch'io vorrei andare a Catania o
stabilire di andare in
                             Pag.2841
altre città per studiare questo sistema delle
concessioni, una volta che si è appalesato il dato
di un'infiltrazione della mafia in tutto il
territorio nazionale, non solo in alcuni luoghi dove
appare con maggiore evidenza.
  Allora, vorrei chiedere al presidente, se fosse
possibile, anche per evitare che ci siano inutili
contrapposizioni tra di noi, di sospendere la
decisione su questo punto, rinviandola ad un momento
successivo, ad una riunione dell'ufficio di
presidenza in cui decidere indagini di questo tipo e
in genere l'itinerario su cui incamminarci.
 PRESIDENTE. Sono d'accordo con lei ma c'è solo un
problema. Se la data dovesse essere quella del 6
ottobre, c'è bisogno di decidere per tempo. Lei
ritiene che l'ufficio di presidenza si debba
convocare al termine di questa seduta?
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non sarei in grado di
partecipare perché debbo allontanarmi. Potremmo
discuterne martedì e quindi decidere. Anziché il 6
ottobre, si potrebbe fissare un altro giorno.
Stabiliamo un criterio ed una modalità che vale per
questo ma anche per altri aspetti. Chiederei questo.
Non mi pare che la data debba essere per forza il 6
ottobre. Chiedo che si discuta in via preliminare
tra di noi in ufficio di presidenza, per poi
valutare insieme questo ed altri aspetti.
 PAOLO CABRAS. Abbiamo sospeso la discussione
generale della relazione sulla Puglia. La
sospensione della discussione generale, motivata
dalla presenza del numero legale, è stata decisa
solo per comunicazioni che non comportino,
evidentemente, una discussione. Adesso, stiamo
parlando di principi e di criteri che devono
regolare l'attività delle Commissioni d'inchiesta,
del rapporto istituzionale fra la Commissione
parlamentare e la magistratura, del rapporto
criminalità-affari-appalti-politica e quant'altro.
Io non sono contrario alla proposta del senatore
Rapisarda. Siccome non è stata discussa
specificamente in ufficio di presidenza e siccome la
data del 6 ottobre mi sembra troppo ravvicinata ed
incompatibile con altri impegni parlamentari, prego
- dato che abbiamo fissato una riunione dell'ufficio
di presidenza il 5 ottobre - di discuterne in quella
sede. Preannuncio che il mio orientamento è
favorevole al sopralluogo. Però, cerchiamo anche di
darci delle regole nei nostri dibattiti per evitare
che si discuta di tutto, interrompendo il corso di
una discussione che tra l'altro si sta concludendo,
perché mancano soltanto due iscritti a parlare.
Quindi, la mia è una formale proposta di rinvio
della decisione sulla proposta del senatore
Rapisarda.
 PRESIDENTE. Questo possiamo anche farlo. Volevo
solo
dire che il compito non è dell'ufficio di presidenza
ma, in base al nostro regolamento, della
Commissione.
 PAOLO CABRAS. L'ufficio di presidenza deve istruire
la cosa e poi portarla in Commissione, il 5 ottobre
stesso.
PRESIDENTE. Sì, ma deve essere chiaro che l'ufficio
di
presidenza non ha nessuna funzione in questo caso.
        ANTONIO BARGONE. Desidero solo dare un chiarimento
                                che
può essere utile ai fini della decisione. Come
gruppo di lavoro, abbiamo esaminato i meccanismi di
appalto ed abbiamo visto le distorsioni, a
prescindere dalle responsabilità penali. Abbiamo
preso atto anche dei lavori della Commissione di
indagine istituita da Camera e Senato che poi ha
dato il via alla discussione sulla riforma degli
appalti, adesso all'esame del Senato. Quindi,
partendo da lì, cercando di capire quello che non va
nei meccanismi e quindi elaborando proposte di
modifica su questo, abbiamo preso atto di quello di
cui siamo in possesso sul piano anche delle
connessioni con la mafia. Disponiamo soprattutto di
un rapporto del ROS, molto puntuale, che riguarda
soprattutto la zona di Catania, in cui c'è una
valutazione delle distorsioni dei meccanismi
Pag.2842
 che ci interessano. Non dobbiamo andare ad
individuare responsabilità penali di nessuno;
dobbiamo capire come questi meccanismi hanno
funzionato ed in che modo hanno potuto favorire
l'infiltrazione mafiosa. Tutto qui. Mi pare che
questo sia compito nostro. Partiamo da Catania
soltanto perché abbiamo molti più elementi lì che
non da un'altra parte. Questo rapporto dei ROS mi
pare davvero interessante per capire questi
meccanismi ed invito i colleghi a leggerlo.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Allora, dobbiamo andare
anche a
Brindisi!
            ANTONIO BARGONE. Per me puoi anche cambiare
                           residenza ed
abitarci a Brindisi!
 PRESIDENTE. Siccome c'è il sospetto evidente che
voi abbiate scelto Catania - così sembrerebbe dagli
interventi di alcuni colleghi - al fine, come dire,
di non so bene se danneggiare o favorire qualcuno...
(Commenti)
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, presidente!
 PRESIDENTE. Non è questo? Allora ho capito male io,
benissimo.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, è solo un problema di
metodo. Non perché è Catania ma dovunque: si vada a
Benevento, ad Avellino, a Salerno, a Napoli! Però,
il problema è sul
piano del metodo. Non è possibile lavorare così!
PRESIDENTE. Sì, onorevole Mastella, sappiamo tutti
cosa
vuol dire porre questioni di metodo. Colleghi, vi
prego, sedetevi!
         ROMEO RICCIUTI. Dovrebbero smettere altri di fare
discussioni fuori posto!
 PRESIDENTE. C'è una richiesta del vicepresidente
Cabras
diretta a riportare questa questione in ufficio di
presidenza. Il 5 ottobre alle 12 l'ufficio di
presidenza è già convocato per ascoltare la signora
Torre. Subito dopo prendiamo in esame questa cosa.
Prego il collega Rapisarda e gli altri componenti il
suo comitato di presentare un piano di lavoro, visto
che c'è un sospetto - bisogna dire le cose come
stanno...
         MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non c'è sospetto! Non è
                               così!
 PRESIDENTE. A me sembra di capire che ci sia un
sospetto in ordine a queste cose. Vi prego di
presentare un piano di lavoro...
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presidente, su questo non
le
consento... Per l'amor di Dio, per quanto mi
riguarda, non c'è nessun... Chiedo un criterio di
metodo per quanto riguarda i lavori della
Commissione. Se potessi, vorrei andare anch'io ma se
si tratta di mercoledì, quando presiedo l'Assemblea,
non posso andare! Allora, anche su questo ordine dei
lavori, vorrei pregare in maniera cortese... Se lei
poi dice che c'è un sospetto, allora me ne vado
proprio!
       PRESIDENTE. Benissimo, allora possiamo escludere che
                                ci
sia un sospetto. A me interessava...
         MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non è possibile che ogni
                               volta
che uno dice una cosa...
 PRESIDENTE. Non ogni volta.
 MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non è possibile che c'è
chi
lotta alla mafia e chi non lotta! A me non me ne
fotte nulla della mafia, con molta onestà, nel senso
che voglio combatterla anch'io! E' bene che
chiariamo. Siccome lei ha avuto la sensibilità o
altro di richiamare la storia della Sicilia, lei sa
con quanta accortezza uno come me da quando è in
Commissione ha dato una mano per evitare problemi o
confusione. Però, non accetto che lei dica che ci
siano sospetti per
                             Pag.2843
quanto mi riguarda! O lei ritira questa affermazione
o me ne vado! Se uno chiede una cosa per correttezza
e per coadiuvare, sembra che ci sia il sospetto!
 PRESIDENTE. Comunque, l'importante è che non ci sia
sospetto su nessuna cosa. Resta la proposta. Nella
seduta che l'ufficio di presidenza...
 CARLO D'AMATO. Significa criminalizzare anche gli
interventi!
PRESIDENTE. Onorevole D'Amato, mi faccia finire.
FERDINANDO IMPOSIMATO. Non attizzare il fuoco!
          CARLO D'AMATO. Non attizzo il fuoco! Siccome ho
                             posto io
il problema, mi consenti di dire che non sono... Tra
l'altro, su una richiesta fatta da un mio compagno
di partito!
PRESIDENTE. Sono lieto che questo equivoco sia
scomparso, perché mi devi dare atto che nel momento
in cui si chiede: "perché lì e non là?", questo può
sembrare... ora tu mi dici...
 CARLO D'AMATO. Può sembrare una richiesta di
approfondimento sul metodo di lavoro, non un
sospetto!
PRESIDENTE. Per questa ragione chiediamo al senatore
Rapisarda ed ai suoi colleghi di comitato di
partecipare all'ufficio di presidenza e di
presentare in quella sede un
piano di lavoro in ordine a questo tipo di visite,
in modo che si possa valutare complessivamente e
stabilire le priorità di questo lavoro, compresi i
tempi. Va bene così? Possiamo fare in questo modo?
 ALFREDO GALASSO. Su questo argomento, abbiamo
chiuso o no? Vorrei che concludessimo qualcosa
questa mattina, se
possibile! Se su questo argomento che riguarda non
Catania ma l'andamento dei lavori...
 PRESIDENTE. Se siamo d'accordo sulla proposta del
senatore Cabras, la discussione si chiude qui su
questo
argomento, perché si vedrà in ufficio di presidenza.
Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito di
accogliere la proposta formulata dal vicepresidente
Cabras.
(Così rimane stabilito) .
 SALVATORE FRASCA. Chiedo di parlare.
 PRESIDENTE. Per che cosa?
 SALVATORE FRASCA. Sull'ordine dei lavori.
 PRESIDENTE. Va bene.
 SALVATORE FRASCA. In questa Commissione non può
essere consentito a chicchessia di parlare sullo
stesso argomento, intervenendo a torto o a
sproposito tre, quattro o cinque volte, mentre chi
democraticamente, direi civilmente, educatamente,
chiede la parola non può parlare. Questa è la prima
questione. Sull'argomento di prima avevo chiesto di
parlare ma lei non me l'ha concesso, mentre
l'onorevole Mastella ha parlato cinque volte. Ora,
egli andrà da Scàlfaro e mi auguro che porti al
Presidente della Repubblica il
messaggio che gli ho lasciato, cioè che il
Presidente della Repubblica preghi per me (Si ride)
.
  Signor presidente, insisto perché si faccia quella
discussione di ordine metodologico e di esame del
lavoro che abbiamo fatto fino a questo momento.
PRESIDENTE. L'abbiamo oggi all'ordine del giorno!
SALVATORE FRASCA. Non ce l'abbiamo. Io non l'ho
vista
iscritta all'ordine del giorno. Non c'è scritto!
        PRESIDENTE. Ma scusi, senatore Frasca: "Discussione
                                ed
eventuale votazione della relazione annuale". E' al
secondo punto dell'ordine del giorno.
                         Pag.2844
 SALVATORE FRASCA. Dove?
        PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno, quello che lei
                                ha
avuto...
 SALVATORE FRASCA. Ma non è questo, signor
presidente,
quello che dovremmo fare. Se andiamo a prendere il
verbale del 14 settembre, lei mi aveva dato per
scontato che avremmo svolto una discussione
sull'evoluzione...
 PRESIDENTE. Scusi, senatore Frasca, non è così!
Abbiamo deciso che questa relazione sarebbe stata
introdotta da una relazione annuale sulla base della
quale si sarebbe avviata la discussione politica.
L'abbiamo già decisa questa cosa! E' il secondo
punto all'ordine del giorno di oggi.
         SALVATORE FRASCA. Modestamente, posso dire il mio
                               punto
di vista? La relazione annuale è una cosa di grande
dignità, che dobbiamo presentare al Parlamento...
 PRESIDENTE. L'abbiamo già decisa questa cosa!
Forse,
l'ha votata anche lei, non lo so!
 SALVATORE FRASCA. No, io non l'ho votata, non avrei
dato il mio consenso... Vuol dire che metteremo
insieme capra e cavoli e quando si andrà a discutere
della relazione, chi vorrà interverrà su tutta una
serie di questioni...
PRESIDENTE. Certo, perché è il bilancio del lavoro!
SALVATORE FRASCA. Ma io invece avrei voluto che le
cose
fossero state superate.
 PRESIDENTE. Ma se la Commissione ha deciso una cosa
diversa, cosa vuole che le dica?
 SALVATORE FRASCA. Quando l'ha deciso la
Commissione, non lo so, andrò a leggermi i verbali.
A me non risulta che la Commissione abbia deciso,
perché sono un attento lettore dei verbali della
Commissione e non mi risulta...
           PRESIDENTE. E' l'ufficio di presidenza dell'8
                             settembre
1993: "Discussione politica. Si propone la data..."
- era prima il 24 settembre, poi è stata spostata -
"Per quella data sarebbe opportuno predisporre un
sintetico documento che raccolga i dati
sull'attività compiuta nel primo anno di lavoro e
che illustri le linee generali dei futuri impegni.
Il documento può costituire un concreto elemento di
discussione e, se approvato, poi essere indirizzato
alle Camere". Era questa la questione.
 SALVATORE FRASCA. Questo l'ha approvato l'ufficio
di presidenza ma non la Commissione, mi dispiace.
        PRESIDENTE. E' l'ufficio di presidenza che propone
                                il
programma dei lavori!
SALVATORE FRASCA. Presidente, occorre un voto
della... PRESIDENTE. No, per il programma dei
lavori, no! SALVATORE FRASCA. Occorre però un voto
da parte della
Commissione! (Commenti) .
PRESIDENTE. Ma no! Si guardi il regolamento!
SALVATORE FRASCA. L'ordine del giorno, sì, ma le
proposte, no!
        PRESIDENTE. No, ma non solo. Come tutti i colleghi,
                                lei
ha avuto tempestivamente questo verbale, in cui
c'era scritta questa cosa.
 SALVATORE FRASCA. Quello che voglio dire è che
l'ufficio di presidenza ha fatto quelle proposte,
cioè di discutere quella relazione, ma le proposte
dell'ufficio di presidenza non sono mai state
                             Pag.2845
sottoposte all'approvazione da parte della
Commissione. Semmai, quindi, dobbiamo appurare se la
Commissione sia
d'accordo o meno su questo. Altrimenti, verremmo qui
soltanto per ratificare le decisioni dell'ufficio di
presidenza, il che non avviene in nessuna
Commissione che sia diretta democraticamente.
        A me era stato formalmente promesso (non ho qui gli
                               atti
ma andrò a consultarli) che avremmo discusso sul
lavoro svolto fino a questo momento, ma non ai fini
della relazione da presentare al Parlamento, bensì
per valutare come "setacciare" gli argomenti più
importanti e utilizzare gli ultimi mesi della
legislatura per fare qualcosa di concreto: abbiamo
infatti seminato molto e in un certo qual modo
dovremo raccogliere. Questo era il senso del
discorso.
  Sulla relazione del presidente avremmo potuto
discutere; comunque, signor presidente, a me non
risulta formalmente che le proposte dell'ufficio di
presidenza siano state approvate dalla Commissione.
 PRESIDENTE. Le proposte dell'ufficio di presidenza
sul programma dei lavori non sono approvate dalla
Commissione, perché la predisposizione del programma
dei lavori compete all'ufficio di presidenza, non
alla Commissione.
       SALVATORE FRASCA. Sì, ma poi l'ufficio di presidenza
deve sottoporlo all'approvazione della Commissione.
PRESIDENTE. Mi pare di no; comunque, controlli anche
lei, perché potrei sbagliare.
 SALVATORE FRASCA. Io sono convinto che sia così,
tant'è vero che lei di volta in volta inserisce
all'ordine del
giorno, come ultimo punto, le comunicazioni del
presidente, per verificare se la Commissione
condivida decisioni che sono state assunte dal
presidente o dall'ufficio di presidenza.
PRESIDENTE. Poi controlleremo insieme e vedremo come
stanno le cose.
          SALVATORE FRASCA. Insisto comunque formalmente
                              perché
procediamo a questo approfondimento.
 PRESIDENTE. Questo è il secondo punto all'ordine
del giorno della seduta di oggi, ammesso che abbiamo
tempo.
SALVATORE FRASCA. Non mi consideri testardo, signor
presidente, ma voglio dire che la relazione annuale
che
dobbiamo presentare è una relazione politico-
culturale. Altra cosa è procedere ad una discussione
tra noi per valutare in che modo abbiamo lavorato,
come stiamo lavorando, come risolvere determinate
questioni di metodo e individuare alcuni obiettivi
che dobbiamo necessariamente perseguire. Questo era
il senso della mia proposta, sulla quale mi pare vi
fosse convergenza e credo che anche lei fosse
d'accordo. Si tratta quindi di due cose diverse.
 PRESIDENTE. Si è deciso che questo documento
preveda una sintesi delle cose fatte. Sulla base di
questa cosa, che non avrà conclusioni politiche, la
Commissione discuterà e, a seguito della discussione
politica che avrà luogo in Commissione, si stabilirà
quale sia il giudizio politico da dare sull'attività
svolta.
 SALVATORE FRASCA. Non voglio esprimere alcun
giudizio politico, perché per molti aspetti la mia è
già una valutazione positiva. Desidero però che
vengano individuati, attraverso il lavoro che
abbiamo svolto, alcuni argomenti essenziali.
       Se lei mi dice che discuteremo in sede di relazione,
                               fermo
restando che la proposta dell'ufficio di presidenza
deve essere prima avallata dalla Commissione, allora
sono d'accordo.
 PRESIDENTE. Valuteremo tale questione, perché non
si tratta di un fatto da poco.
           SALVATORE FRASCA. D'accordo. Inoltre, signor
                            presidente,
desidero avanzare
                             Pag.2846
 una proposta: chiedo che venga acquisito agli atti
della Commissione il fascicolo processuale sull'ENEL
pendente presso la procura di Gioia Tauro.
  Chiedo altresì che venga ascoltato il presidente
dell'ENEL, con riferimento non soltanto al passato
ma anche a quello che si potrebbe verificare: è
stato raggiunto un accordo tra Governo e
sindacati...
PAOLO CABRAS. Siamo alle "varie ed eventuali"
adesso! PRESIDENTE. Valuteremo tale questione in
sede di ufficio
di presidenza.
  Il gruppo di lavoro presieduto dal senatore
Smuraglia propone di effettuare, a conclusione
dell'attività relativa agli insediamenti in aree non
tradizionali...
        SALVATORE FRASCA. In questa Commissione non si può
                                più
lavorare!
  La proposta di andare a Catania l'avete fatta voi!
Io ho il diritto di presentare un'altra proposta per
chiedere di andare, per esempio, a Messina o a
Reggio Calabria o di ascoltare il presidente
dell'ENEL! Se poi questa proposta deve essere
formalmente discussa di qui a qualche momento, non
ha importanza; quello che conta è che si deliberi
sul valore altamente politico di una proposta di
questo genere, perché stanno per essere spesi 3.500
miliardi e dopo tutto quello che è accaduto è
necessario che la ditta appaltatrice non sia una
ditta mafiosa. Nella lotta contro la mafia dobbiamo
infatti svolgere un'attività di prevenzione.
         E' possibile che qui non si possa parlare di cose
                             serie ma
si debba fare soltanto della propaganda politica?
PRESIDENTE. Stavo dicendo che il senatore Smuraglia
propone di effettuare, a conclusione dell'attività
relativa agli insediamenti in aree non tradizionali,
due sopralluoghi, in Abruzzo e in Lombardia. Le
probabili date potrebbero essere venerdì 15 e sabato
16 ottobre per l'Abruzzo e i giorni 18 e 19 ottobre
per la Lombardia.
 SALVATORE FRASCA. Questa è una proposta?
 PRESIDENTE. Sì.
 SALVATORE FRASCA. Allora è come la mia! Io avevo
avanzato un'altra proposta e non comprendo perché si
debba
discutere su questa e non sulla mia.
 PRESIDENTE. Non stiamo discutendo, sto comunicando
questa cosa.
       SALVATORE FRASCA. Questa è una proposta dell'ufficio
                                di
presidenza?
 PRESIDENTE. E' il gruppo di lavoro che propone alla
Commissione di svolgere questo lavoro (si tratta di
una questione analoga a quella prospettata dal
senatore Rapisarda) e    la Commissione deve
decidere se è d'accordo o meno che quel
lavoro venga effettuato.
 MASSIMO BRUTTI. Possiamo prevedere che alla fine
facciamo parlare anche il senatore Frasca.
 PRESIDENTE. La proposta l'ha già avanzata. Mi pare
che,
in relazione all'intesa intercorsa, il senatore
Frasca si ponga il problema di evitare che i nuovi
appalti vadano a ditte mafiose, dopo che la
Commissione ha già lavorato su tale questione ed ha
fatto interrompere alcuni contratti d'appalto, come
i colleghi ricorderanno.
            SALVATORE FRASCA. Voterò contro la proposta
                           dell'ufficio
di presidenza, così come voterò contro tutte le
altre proposte dell'ufficio di presidenza se prima
non avremo sviluppato una discussione sul lavoro
svolto fino a questo momento.
       Poiché siamo accusati di fare del turismo, cerchiamo
                                di
valutare come andare meno in giro e raccogliere
maggiormente il frutto del lavoro che abbiamo svolto
fino a questo momento: finora abbiamo praticato
dell'agricoltura estensiva mentre invece dobbiamo
dedicarci all'agricoltura intensiva.
Pag.2847
 PRESIDENTE. Senatore Frasca, vedrà che non è così.
  Pongo in votazione la proposta in questione.
(E' approvata).
              Si riprende la discussione.
 PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame della relazione
sulla Puglia.
 ROMANO FERRAUTO. Ritornando alla relazione sulla
Puglia, devo dire preliminarmente che ne apprezzo
l'impianto generale.
Desidero altresì sottolineare un aspetto che
considero
sempre fondamentale ma che si perde in relazioni in
cui devono essere colti tanti aspetti sul piano
generale. Mi riferisco ad una questione che mi preme
in modo particolare, quella della supplenza della
struttura amministrativa a tutti i livelli che,
molte volte, a seguito delle esigenze, nasce
abbastanza pacificamente e poi di fatto viene
appaltata a strutture private. E' attraverso questi
appalti della struttura amministrativa che si
inseriscono e si insediano fenomeni malavitosi o
mafiosi come quelli che si registrano in Puglia.
Perché questo aspetto dovrebbe assumere una valenza
superiore mentre invece sembra non troppo valutato?
Perché il sistema politico in generale, regionale e
locale, ha consentito di fatto che questo apparato,
questa struttura burocratica amministrativa
diventasse nel corso degli anni quasi evanescente.
Non esistono strutture amministrative che abbiano
esse stesse, per i poteri di cui dispongono, la
capacità di diventare gli interlocutori del sistema
sociale e civile di questi territori.
  Quando il sistema politico abbassa la guardia su
questi aspetti che considero fondamentali (poiché
ogni società civile vive e deve rapportarsi a tali
strutture), diventa inevitabile che queste ultime
vengano supplite o addirittura diventino appalto o
riserva di iniziative private, se non addirittura
malavitose.
  Ritengo che un'attenzione particolare verso questo
aspetto debba essere valutata positivamente dalla
Commissione: io sono un ingenuo, ma in questa
Commissione vengono spesso enfatizzati e
sopravvalutati i rapporti con la magistratura, ossia
con un altro potere, fino al punto da attribuire a
questo potere un ruolo egemone anche sulla politica,
che è quella preminente, se ci crediamo. Se invece
affidiamo tutto al potere giudiziario, è chiaro che
non possiamo lamentarci delle conseguenze che da ciò
derivano, in quanto molto spesso le abbiamo volute
noi, con l'incapacità di attrezzare al meglio gli
apparati pubblici contro le aggressioni che ogni
giorno essi subiscono dal potere malavitoso in
generale, e in particolare da quello mafioso.
  Può anche accadere (ormai comincia ad essere una
pratica quasi normale nel Mezzogiorno) che prima di
assumere decisioni importanti in comuni o regioni si
vada dal magistrato per chiedere il suo consenso
preventivo. Si tratta di un fatto così avvilente sul
piano generale, che a mio avviso è necessario
analizzarlo prima e combatterlo poi, con
atteggiamenti positivi conseguenti e con
un'assunzione di responsabilità sul piano generale.
Molto spesso quando si parla e si discute (ciò
emerge chiaramente nei dibattiti come quello di poco
fa) si hanno dei preconcetti o dei pregiudizi che
fanno velo a posizioni che dovrebbero essere
espresse sul piano più generale.
  Dopo aver ascoltato l'intervento del collega
Galasso, devo dire che condivido pienamente la sua
richiesta, perché occorre fare chiarezza su tutto e
gli elenchi ai quali egli faceva riferimento devono
essere acquisiti. Occorre fare chiarezza su questo
aspetto e credo che la Commissione debba farsi
carico di tale problema.
  Per quanto riguarda l'evidente e sempre crescente
collusione tra politica e mafia che viene
evidenziata abbastanza bene (si tratta comunque di
un discorso generale), nella relazione figura il
nome
                             Pag.2848
di un parlamentare. A me sembra che questo nome,
inserito a titolo di esempio sul piano generale...
            PRESIDENTE. Si tratta dell'onorevole Bruno?
 ROMANO FERRAUTO. Sì, è l'onorevole Bruno, con
riferimento a Lecce. Ritengo che questo nome sia
stato tirato in ballo a sproposito: non è infatti
vero che con l'inserimento del nome di un
parlamentare si testimonia una situazione e che
senza il nominativo la relazione perde efficacia. Si
tratta di un fatto che a mio avviso può essere...
 ALBERTO ROBOL, Relatore. ...ininfluente.
 ROMANO FERRAUTO. Esattamente, ininfluente. A mio
avviso, quindi, il riferimento può essere eliminato
per non far torto a      qualcuno nel momento in cui
siamo in presenza di un fenomeno
che è più generale.
PRESIDENTE. L'autorizzazione non è stata ancora
decisa? CARLO D'AMATO. No, non è stata ancora
decisa.
         ROMANO FERRAUTO. Per il resto, credo che si debba
                               dare
atto al relatore di aver compiuto un esame attento
della situazione pugliese.
  Ritengo altresì che il dibattito che sta seguendo
la relazione testimoni proprio questa capacità di
affrontare situazioni che è giusto affrontare con
uno sguardo attento e con un'ottica che deve essere
politica, non quella propria dell'inquirente.
 PAOLO CABRAS. Considero la relazione illustrata dal
collega Robol esauriente ed equilibrata nell'analisi
e nella valutazione dei fenomeni in essa esaminati.
Pertanto,
sull'impianto della relazione do una valutazione
assolutamente positiva e ringrazio il collega Robol
per lo sforzo compiuto.
L'aspetto rilevante di questa nostra indagine
riguarda la
pericolosità della criminalità che viene esaminata.
Si tratta di una criminalità con caratteristiche di
associazione di stampo mafioso, che presenta
evidentemente una sua specificità non sovrapponibile
ad altre espressioni di criminalità
organizzata che operano in diverse regioni del
Mezzogiorno. Per la natura dei crimini commessi, per
il modello organizzativo e per i suoi collegamenti,
tale criminalità è sicuramente ascrivibile
nell'universo delle organizzazioni di stampo
mafioso. Certamente negli ultimi anni, negli ultimi
dieci anni, vi è stata non soltanto la nascita ma
anche la trasformazione di una criminalità endemica
di modello mafioso che preesisteva e di altre
organizzazioni, come la Sacra corona unita. Non c'è
dubbio, per esempio, che la tradizione del
contrabbando di tabacchi, che ha radici antiche
nella realtà di alcune zone della Puglia, ha
favorito un'evoluzione od un'integrazione con altri
traffici, come quelli della droga e delle armi, che
hanno messo in connessione la criminalità
organizzata pugliese con la mafia, la 'ndrangheta e
la camorra. Con quest'ultima, tra l'altro, vi sono
anche problemi di contiguità territoriali (non vi è
dubbio, per esempio, che il foggiano è influenzato
fortemente ed ha legami con la camorra).
  Oltre a questi traffici, vi è un altro elemento
che ci fa considerare la pericolosità di questo tipo
di criminalità: vi è tutta una gamma di iniziative
criminali che va dalle estorsioni alle truffe, si
riscontra una penetrazione nell'economia e vi è
infine un condizionamento della vita istituzionale.
A livello di pericolosità e di gravità della
situazione non possiamo non ricordare - giustamente
la relazione lo sottolinea - che la criminalità
organizzata di cui ci occupiamo, giudicata a volte
un po' rozza ed improvvisata, è tuttavia una
criminalità che non ha esitato di fronte a tentativi
di strage. Il fallito attentato al treno Lecce-
Zurigo e
                             Pag.2849
l'attentato al Palazzo di giustizia costituiscono
elementi che non solo caratterizzano una particolare
aggressività e violenza intimidatrice ma che
iscrivono anche le gesta della criminalità
organizzata pugliese in quella strategia stragista
che tra l'altro anche la mafia ha adottato con
riferimento a vicende che tutti conosciamo e delle
quali abbiamo discusso. Del resto, di questo tipo di
criminalità avevamo anche avuto conoscenza
approfondita sulla base delle conclusioni del maxi
processo di Lecce alla Sacra corona unita, che ha
posto in evidenza l'impianto, il modello
organizzativo ed anche la struttura verticistica di
questo gruppo criminale. Io ritengo che di
quest'ultimo dovremo seguire l'evoluzione. Va
infatti considerato un aspetto, che rappresenta un
elemento positivo. I clan pugliesi sono stati
decapitati, alcuni da faide interne (pensiamo a
quello che è accaduto a Taranto, dove i capi storici
degli ultimi decenni si sono eliminati a vicenda),
altri in seguito ad arresti, a successi delle
operazioni delle forze di polizia, ad un'azione di
contrasto che a livello di repressione è sicuramente
migliore sotto il profilo qualitativo e
quantitativo. Penso quindi che ci sarà una
trasformazione, un'evoluzione o un'aggregazione. Mi
auguro tuttavia che vi sia fin da ora un
indebolimento e che si abbia la possibilità di
reagire e di contrastare questa criminalità - lo
accennava prima il collega Bargone - con l'intento
di sgominarla.
  Del resto, tale criminalità presenta un elemento
di debolezza. Credo che non si possa parlare mai, in
nessuna parte della Puglia, di quell'occupazione del
territorio, di quell'elemento di radicamento che
invece è tipico della 'ndrangheta, della mafia ed
anche della camorra; e lo è storicamente, per una
maggiore anzianità, ma anche per lo spessore di
legami e di connessioni che con la vita economica,
sociale ed istituzionale hanno - diciamo così - le
prime tre mafie, cioè quelleche hanno un'antichità
di servizio criminale. Questo è un elemento di
debolezza che può
concorrere, insieme all'azione di contrasto delle
istituzioni, a conseguire successi.
  E' giusto - ed è stato messo in rilievo - che se
c'è questa svolta nella risposta istituzionale, c'è
anche tuttavia una possibilità per la criminalità di
essere agevolata dalla recessione, dalla
preoccupante crisi occupazionale che investe - come
altre aree del paese e del Mezzogiorno - anche la
regione Puglia, con gravi elementi di
deindustrializzazione. Pensiamo all'Italsider,
all'Enichem, cioè a grandi industrie pubbliche le
quali hanno rappresentato poli di sviluppo e di
speranze di decollo industriale ma oggi soffrono
della nota crisi, o per ragioni collegate
addirittura agli accordi comunitari (mi riferisco,
per esempio, alla siderurgia) o per la crisi che
investe il settore, determinando la chiusura di
stabilimenti, la soppressione di attività, la messa
in cassa integrazione di migliaia e migliaia di
lavoratori.
       Accanto a questa crisi economica-occupazionale molto
                               grave
(che può rappresentare distruzione di speranze e,
quindi, alimentare il proselitismo delle
organizzazioni criminali c'è una connessione con la
delinquenza minorile e con episodi di devianza che
si manifestano soprattutto nelle grandi aree
metropolitane, così come giustamente viene fatto
rilevare nella relazione). Vi è un altro elemento
che riguarda la crisi politico-istituzionale. Non
c'è dubbio che quando il governo regionale si forma
dopo otto mesi dalle elezioni, quando fino a qualche
settimana fa (se non ho letto male le cronache
giornalistiche) vi è stata un'alternanza di sindaci
e di maggioranze al comune del capoluogo Bari, ci si
trova di fronte ad elementi che pesano fortemente
sulla situazione di disagio, di insufficienza e di
ritardi delle amministrazioni pubbliche. Si tratta
in sostanza di un elemento della crisi, di un
aspetto che indirettamente favorisce aggregazioni
criminali e comunque l'indebolimento dei poteri di
contrasto. La crisi istituzionale e quella politica
è la crisi delle risposte mancate ai bisogni diffusi
ed è collegata
                             Pag.2850
alla necessità di mettere a disposizione dei
cittadini i servizi, offrendo la visibilità di una
presenza dello Stato in termini di risposta ai
bisogni.
  Non vi è dubbio che a questo punto si pone anche
il problema del coinvolgimento delle responsabilità
della politica. In questo senso qualche passo della
relazione può essere sicuramente rivisto. Il
coinvolgimento della politica è dimostrabile con i
fatti. Basta leggere le motivazioni dello
scioglimento di alcune amministrazioni comunali per
trovare validi argomenti, anzi per trovare
l'indicazione da dove nasca e da dove origini
l'intreccio. Questo è giusto. Mi sembra meno utile
ai nostri fini che in qualche modo, anche
indirettamente, noi accreditiamo il genericismo.
Quando sento parlare di "mondo politico" e di
"sistema politico", sia che si tratti di mafia sia
che si tratti di Tangentopoli, ho l'impressione di
un cedimento emotivo. Non parlo certamente di un
cedimento ad una sottocultura di tipo leghista
(tanto per capirci) che, negando una possibilità di
redenzione, di recupero, di rinnovamento e di
cambiamento anche radicale del sistema politico-
istituzionale, si affida al plebiscito, si affida di
fatto a soluzioni autoritarie che cortocircuitano i
meccanismi e le regole della democrazia
parlamentare, della democrazia tout court . Questo è
un pericolo. Perciò,
mentre tutte le indicazioni di responsabilità
politiche di singoli esponenti politici ai vari
livelli debbono essere oggetto di denuncia, le
espressioni più generali mi lasciano perplesso. Allo
stesso modo mi lascia perplesso, in una vicenda
sicuramente ambigua e degna di tutti gli
approfondimenti di carattere giudiziario, come
quella della Geroservice, pensare che abbiamo
scoperto il legame che tutto
rivela, dicendo che c'è un elenco nel quale appaiono
70 esponenti del mondo politico, della magistratura
o di altre organizzazioni, un elenco di chi ha
segnalato persone le quali poi sono risultate
(almeno alcune di esse, penso non tutte perché credo
che tali segnalazioni, data la cultura prevalente,
siano molto numerose), soggetti mafiosi. In questa
vicenda, tra l'altro, vi è anche da sollecitare un
chiarimento ed una conclusione da parte della
magistratura. Questi 70 nomi sono stati scritti...
So che nello svolgimento del floppy disk, la Guardia
di finanza ne ha forniti altri 70 che non sono stati
però segnati al registro. A parte il fatto che c'è
da chiedersi il perché di questa disparità di
trattamento, va detto comunque che la magistratura
deve sollecitamente o archiviare o inviare gli
avvisi di garanzia. Credo che sia necessario anche
qui chiarire, perché la vicenda merita un
approfondimento. Abbiamo anche avuto un'interessante
relazione di due magistrati della procura
distrettuale antimafia qui a Roma, proprio su questa
vicenda. Non credo che quest'ultima possa essere
ridotta all'esame della raccomandazione di soggetti
mafiosi e questo di per sé non assolve le
responsabilità di chi, a livello politico-
istituzionale, può aver favorito comportamenti
illeciti del sistema sanitario locale, delle USL e
della Geroservice. E' però questione diversa dire
che chiunque ha segnalato in qualche modo è colluso
con i mafiosi...! Su questo vorrei quanto meno che
vi fosse qualche distinzione. Lo dico sempre per
l'esigenza di uscire dal genericismo.
          Un altro aspetto importante, che riguarda anche
                             possibili
collusioni ma soprattutto la forza e la capacità di
penetrazione della mafia, attiene al crimine
economico. Ho l'impressione che, non per cattiva
volontà o distrazione di chi ha fatto un ottimo
lavoro di indagine e di audizione, ma per carenze
istituzionali, in una regione ricca, in una regione
di diffusione della mafia, al di là delle collusioni
denunciate anche in base a dichiarazioni dei
collaboratori della giustizia ed autorevolmente
anche da membri della Commissione (per esempio, la
vicenda Casillo nel foggiano), ci sia molto poco per
quanto riguarda responsabilità connesse al crimine
economico ed al settore del credito. Certo, vi sono
truffe, come quelle ai danni dell'AIMA e a livello
comunitario, che coinvolgono ovviamente interessi
imprenditoriali e pongono in
                             Pag.2851
evidenza la mancanza di controlli da parte degli
organi dell'amministrazione pubblica a ciò preposti.
Tuttavia, non vi è dubbio che a livello di
informazione e di documentazione noi siamo molto più
arretrati rispetto a quelle situazioni ricordo, per
esempio, la Calabria - con riferimento alle quali
abbiamo denunciato che vi era qualcosa che stava
affiorando, ma era troppo poco. Qui ho l'impressione
che siamo al di là del troppo poco rispetto alla
conoscenza del crimine economico. Ripeto: questo non
è dovuto a mancanza di buona volontà del senatore
Robol, del presidente Violante e di quanti di noi
sono stati in Puglia, ma dipende dal fatto che né le
indagini delle forze dell'ordine e della Guardia di
finanza, né quelle della magistratura offrono a
questo scopo un qualche aiuto. Sui controlli,
condivido la denuncia della relazione:
l'inadeguatezza dei comitati regionali di controllo
e di altri controlli amministrativi è evidente. La
relazione si sofferma a lungo su questo aspetto.
Credo che sia molto giusto e credo che sia anche
importante, a proposito della Puglia ma anche come
nostro costante indirizzo di orientamento politico,
rivalutare sempre più le leggi nn. 142 e 241,
chiederne applicazioni puntuali, esigenti. Questo è
un monito che va rivolto innanzitutto alla classe
politica, perché non c'è dubbio che - noi riteniamo
- sul terreno delle autonomie
locali, della trasparenza, della conoscibilità degli
atti amministrativi e delle procedure, del rapporto
con i cittadini, abbiamo legiferato in senso giusto,
forse anche fortemente innovativo. Ma dovunque si
vada in giro nel paese ho l'impressione, non
soltanto al centro-sud ma limitiamoci alle regioni
che più frequentiamo - c'è un'assoluta
inapplicazione o una insufficiente applicazione di
queste leggi, di queste procedure.
  Credo che questo sia un elemento fondamentale.
L'efficienza dei servizi nasce dalla trasparenza. Il
buongoverno nasce da quella correttezza che è anche
garantita dal controllo popolare, dall'informazione
dei cittadini. Questo è un aspetto molto importante
ed è anche un modo per rispondere a chi, in maniera
populistica e demagogica, chiama icittadini a
cambiare sede di riferimento istituzionale per
pagare le tasse. Prima di invitare a pagare le tasse
ai comuni e              non allo Stato, bisogna che
funzionino le strutture, che le
procedure e le regole siano in grado di offrire il
massimo di trasparenza e di protagonismo attivo dei
cittadini nella vicenda pubblica. Da questo punto di
vista, non c'è dubbio che il recupero di errori
gravi, di deviazioni, di elementi di corruzione,
passi per nuovi criteri di governo, per nuovi
obiettivi di programma, per una lotta alla
discrezionalità e al clientelismo, a tutto quello
che di fatto apre la strada all'infiltrazione e alla
penetrazione criminale. In questo senso, alcune
disavventure di responsabili amministrativi, di
responsabili politici, l'insistenza con cui
compaiono truffe comunitarie o lo scorretto uso di
crediti erogati dalla pubblica amministrazione,
evidentemente impongono una grande attenzione.
  Sono d'accordo anche - è stato già detto nel
dibattito di questa mattina - con quanti hanno
richiamato un elemento di sottovalutazione che c'è
stato in passato. Credo che elementi di
sottovalutazione rimangano in parte. Sicuramente,
l'azione dei prefetti e delle forze dell'ordine in
questi ultimi anni è stata invece di recupero del
minimalismo del passato, e questo è un aspetto
positivo, ma non c'è dubbio che tutte le
istituzioni, non solo alcune, debbono atteggiarsi in
maniera diversa rispetto al problema della
conoscenza e della prevenzione del crimine, in
particolare di quello organizzato. Non voglio fare
chiamate di correità di altre istituzioni ma credo
che questo discorso riguardi in primis le
istituzioni politiche ma anche altre istituzioni,
non esclusa evidentemente la magistratura.
  A questo punto, senatore Robol, vorrei fare un
richiamo ad un aspetto particolare. Nella relazione
c'è una descrizione della vicenda dell'incendio del
Petruzzelli che mi sembra non tenga conto delle
conclusioni del tribunale della libertà. Vengono
dati per certi elementi di com
                             Pag.2852
mistione fra affarismo, mafia, politica rispetto
all'incendio, che fanno riferimento alla denuncia
del collaboratore di giustizia Annacondia e che però
non hanno trovato credito presso il tribunale del
riesame (Commenti) . Dopo due settimane è stato
messo in libertà il sovrintendente ...
 ALFREDO GALASSO. Tu sai quali sono i suoi limiti.
Questa è una relazione politica, non è un atto
giudiziario.
PRESIDENTE. Collega Galasso, per favore, faccia
concludere.
           PAOLO CABRAS. Mi consenti di concludere e di
                             esprimere
il mio pensiero? Se me lo consenti ti sono grato.
Allora: il tribunale del riesame, rimettendo in
libertà dopo due settimane il dottor Pinto, ha di
fatto negato credito ad una costruzione di
imputazioni che faceva riferimento fondamentalmente
alla denuncia di Annacondia. Credo che tutto
questo non serva a far luce sull'incendio del
Petruzzelli. Personalmente, mantengo molti dubbi sul
carattere fortuito di quest'incendio: credo che ci
sia un intreccio di affarismo, eccetera, tutto
quello che volete, e credo che la magistratura debba
fare chiarezza, indagando fino in fondo. Dico però
che allo stato non possiamo più riproporre quegli
elementi nei termini in cui erano stati proposti
come attribuzione di responsabilità e che hanno
portato a quei mandati di custodia cautelare; allo
stato, perché poi può darsi pure che le ulteriori
indagini confermino le denunce del collaborante.
Però, chiedo che nella relazione si tenga conto
della valutazione del tribunale del riesame, per
un'esigenza anche qui di evitare genericismi,
polveroni, che non servono mai.
Questo lo dico anche per quanto riguarda in genere
la
magistratura. Ritengo che il disagio che esiste a
Bari e a Foggia, in modo particolare, nelle file
della magistratura e che ha portato anche ad
iniziative del Consiglio superiore della
magistratura derivi da elementi che devono
preoccupare grandemente. Però, dissento
dall'onorevole Bargone su una sola cosa, quando egli
dice che ci sono i motivi per richiedere la
rimozione di un procuratore della Repubblica. Vede,
onorevole Bargone, credo che qui valga la
distinzione dei ruoli ed il rispetto
dell'indipendenza della magistratura. Per esempio,
ho sempre criticato a livello politico con molta
asprezza quel "porto delle nebbie" che era
rappresentato dalla procura della Repubblica della
mia città, Roma, con tutto quel che conseguiva di
ridondanza anche politica della vicenda, data la
centralità che in fatti importanti, drammatici,
essenziali della vita nazionale ha avuto la procura
di Roma, anche in negativo, nelle "nebbie". Però,
non ho mai chiesto la rimozione di procuratori nei
confronti dei quali personalmente nutrivo anche
profonda disistima, oltre che motivi di censura.
ANTONIO BARGONE. Non ho chiesto la rimozione!
 PAOLO CABRAS. Il problema è un altro. Noi dobbiamo
denunciare il disagio, l'inadeguatezza delle
funzioni istituzionali proprie ma non possiamo
richiedere né pensare di concorrere con il CSM alla
rimozione di un procuratore della Repubblica, perché
altrimenti ...
 ANTONIO BARGONE. Ho chiesto a lui che se ne vada!
Non chiedo la rimozione! (Commenti).
 PAOLO CABRAS. Benissimo, allora dico un'altra cosa.
Siccome c'è stata ...
        ANTONIO BARGONE. Bisogna far riferimento a quel che
                                ho
detto!
 PRESIDENTE. Scusate, colleghi!
 PAOLO CABRAS. Mi riferivo ad un'affermazione qui
resa dall'onorevole Bargone. Condivido con gli
onorevoli Bargone e Cafarelli, a proposito di Bari e
di Foggia, una grave preoccupazione per lo stato di
confusione che c'è, per le gravi accuse che vengono
mosse da varie parti
                             Pag.2853
esoprattutto credo che dobbiamo sollecitare il
Consiglio
superiore della magistratura a dire una parola
chiara, ad adottare provvedimenti, a fare luce su
queste accuse. Questo è il nostro compito
istituzionale.
 ANTONIO BARGONE. Siamo d'accordo.
 PAOLO CABRAS. Poi, i nostri desideri potranno
coincidere o             meno con le conclusioni del
Consiglio superiore della
magistratura. A livello politico, possiamo anche
esprimere desideri ma a livello istituzionale
dobbiamo soprattutto
esprimere una denuncia, sollecitare una soluzione e
chiedere che la tenuta delle istituzioni sia al
livello della gravità e della complessità della
situazione dell'ordine pubblico e della criminalità
nella regione Puglia. Credo che questo sia un
elemento unificante.
        Non considero poi - questo me lo consentiranno gli
                              amici e
colleghi del partito democratico della sinistra -
coadiuvante dell'azione unitaria, incisiva,
radicale, anche su questo terreno, della Commissione
che, a fianco dei nostri dibattiti in Commissione
quando ancora non si è formulato un giudizio su una
relazione, si assumano pressanti iniziative che
vanno dalle interviste alle conferenze stampa.
 MASSIMO BRUTTI. Questo lo dici a tutti, anche ai
colleghi del MSI-destra nazionale!
 PAOLO CABRAS. Lo dico a tutti, per carità! Lo dico
al
PDS nella fattispecie, ma per carità...!
 VINCENZO SORICE. Si pubblica una bozza e si danno
dei giudizi!
 PAOLO CABRAS. Per comprendere il mio giudizio,
senatore Brutti, è lo stesso che ho espresso fuori
di qui e in questa Commissione quando ho criticato
un'iniziativa dei presidenti dei gruppi parlamentari
del mio partito, della democrazia cristiana. Lei sa
a quale iniziativa dei presidenti dei gruppi
parlamentari io alluda, e credo avesse anche un
impatto ancora maggiore dal punto di vista politico.
Voglio dire che le azioni parallele dei partiti, di
qualsiasi partito, accanto all'elaborazione di
compiti istituzionali così delicati e così gravi,
come quelli cui unitariamente ... Sono sempre stato
un sostenitore della prevalenza del momento
istituzionale su quello di appartenenza quando si fa
parte di una Commissione d'inchiesta come quella
antimafia. Siccome lo sono stato con grande
indipendenza di giudizio, anche in polemica con il
mio partito, posso fare un richiamo analogo, di
coerenza per quanto mi riguarda. Perché ho paura che
questi atteggiamenti rischino non tanto e non solo
di interferire con l'azione della magistratura ma
anche di avvelenare i compiti, i lavori, i  rapporti
e quindi quel che dobbiamo fare per contrastare le
tendenze che vogliamo combattere. Lo dico veramente
con uno spirito non di parte e vorrei che il mio
richiamo fosse accolto come tale da colleghi che
stimo, come l'onorevole Bargone. Mi rivolgo
all'onorevole Bargone perché egli è più impegnato
nel dibattito sulla sua regione e so quanti meriti
ha nell'azione di denuncia di questi fenomeni
criminali, che egli non da oggi ha svolto.
  Questo è essenziale, perché altrimenti rischiamo
di appesantire tutta la nostra attività con elementi
esterni, che possono apparire anche di collusione e
di interferenza. Certo, ha ragione il presidente
Violante quando dice che una Commissione d'inchiesta
agisce sempre parallelamente all'autorità
giudiziaria, perché altrimenti il Parlamento non
potrebbe mai deliberarne l'istituzione. Dal caso
Atlanta, a Sindona, alla P2, al delitto Moro, alle
stragi in genere, non c'è dubbio che le Commissioni
d'inchiesta vanno in parallelo con le indagini
giudiziarie, che - ahimé - nel nostro paese hanno la
cadenza dei decenni. Si tratta però di darsi
obiettivi, regole, comportamenti che non diano mai
nemmeno la sensazione di un utilizzo che sia
improprio rispetto ai fini
Pag.2854
istituzionali. Dobbiamo fare chiarezza per il
Parlamento e per il paese. Credo - do un giudizio
positivo - che noi finora questo lo abbiamo sempre
fatto, accantonando anche visioni particolari:
chiedo di metterci sempre in condizioni di farlo in
qualsiasi occasione. E' un richiamo che rivolgo a me
stesso; non faccio nessuna predica, mi guardo bene
dall'avere atteggiamenti pedagogici. E' un richiamo
estremamente amichevole, è una preoccupazione che ho
anche perché voglio che l'azione della nostra
Commissione in questa legislatura colga
positivamente tutti gli obiettivi che ci siamo dati,
mantenendo credito, non essendo oggetto di critica.
In fondo, anche il riferimento che Martinazzoli ha
fatto in un recente intervento al Senato non aveva
affatto - come è stato decrittato dai titoli dei
giornali - il significato di una
polemica con la Commissione antimafia. In questo c'è
stato un uso scorretto da parte di alcuni giornali,
che peraltro si distinguono per non amare mai né la
Commissione antimafia né tutte le Commissioni
d'inchiesta. Forse all'insegna dell'ipergarantismo,
sia pure sempre a senso unico, c'è una certa stampa
che non ama chi cerca di fare questi lavori gravosi
e non sempre piacevoli e che mettono in campo
disfunzioni e responsabilità politiche ed
istituzionali.
        Il rilievo di Martinazzoli era soltanto un richiamo
                                 a
mantenere sempre separati gli ambiti, i campi
dell'azione dell'indagine parlamentare da quelli
dell'azione dell'indagine giudiziaria, per il
rispetto che si deve all'operato della magistratura
ma anche alla nostra funzione peculiare. Credo che
in questo senso vada accolto quel richiamo, che non
aveva alcun valore polemico.
  Chiediamo quindi con forza al Consiglio superiore
della magistratura (possiamo sottolinearlo anche in
maniera più evidente) di non lasciare una grande
procura come quella di Bari nell'incertezza, nel
limbo delle decisioni; questo naturalmente non si
può fare a Bari ma non si può fare neanche aFoggia.
Mi sembra però che a Bari, città sede della
direzione distrettuale antimafia e attraversata dai
fenomeni descritti nella relazione, occorra una
maggiore celerità nell'adozione delle decisioni.
           In conclusione, ritengo che la relazione, pur
                            offrendo un
quadro che non può non preoccupare e non sollecitare
un'adeguata reazione politica e istituzionale, dia
anche conto di alcuni passi avanti: oggi sono molto
minori le resistenze culturali che vi erano un tempo
nel riconoscere il fenomeno (lo ricordava anche il
collega Bargone), e questo mi sembra un fatto
estremamente positivo.
  L'azione di contrasto - come ricordavo - è
migliorata e quindi vi è lo spazio per una vittoria
delle istituzioni, vi è lo spazio per sgominare
questa criminalità in nome non dell'ordine pubblico
ma di un interesse generale dei cittadini, che
contempla anche quelle risorse virtuose delle forze
politiche e istituzionali, che sanno che si tratta
non solo di prevenzione o di repressione ma di un
cambiamento più radicale che riguardi il complesso
della vita pubblica in quella regione.
 PRESIDENTE. Vorrei intervenire brevemente su tre
questioni. Innanzitutto, condivido il giudizio
positivo sulla relazione che è stato espresso da
gran parte dei colleghi.
Desidero altresì fissare l'attenzione - lo ripeto -
su tre
punti, il primo dei quali riguarda il passaggio in
cui si parla delle connessioni (a pagina 27 della
relazione). Anche a me sembra che il discorso, nel
modo in cui viene svolto, sia eccessivamente
generico. In particolare, si legge: "Il livello più
alto va ricercato nei collegamenti che questa
società ha con il mondo politico, con le
amministrazioni pubbliche, con l'imprenditoria, con
i professionisti e con la magistratura".
Vi sono alcuni dati che sarebbe bene precisare,
anche
perché intanto riusciamo ad avere la credibilità e
l'attendibilità che abbiamo in quanto siamo precisi
in questo tipo di questioni. Non mi sembra quindi
opportuno gettare un'ombra su tutte le
amministrazioni o su tutti i professionisti, ma
occorre trovare un
                             Pag.2855
modo diverso, anche perché vi sono i dati e gli
elementi per farlo: basti pensare soltanto al
disastro dell'amministrazione regionale in Puglia e
a tutti i processi svolti nei confronti di
amministratori per vari casi di corruzione.
  Come osservava il senatore Cabras (in questo senso
sono molto d'accordo con lui), questo tipo di
indebolimento del sistema istituzionale è un dato
che favorisce altri poteri. Vi è lì un tipo di
sistema istituzionale regionale e - mi pare -
di alcuni grandi comuni debole, per corruzione, per
indebolimento, e quando uno è corrotto è ricattabile
e così via. Questo è quanto è avvenuto in quella
realtà.
        Per quanto riguarda la seconda questione, esiste un
problema di responsabilità per le sottovalutazioni.
Nella relazione la questione viene affrontata ed è
stata sollevata anche negli interventi di Bargone,
Cabras e in altri interventi di oggi. Questo
problema indubbiamente esiste: quando siamo andati
lì e ci dicevano che non c'era niente, in realtà
c'era Annacondia che a Trani strangolava la gente e
nessuno se ne era accorto, insieme ad altre cose di
questo genere.
 ALFREDO GALASSO. Andavano alla sua trattoria!
 PRESIDENTE. O andavano alla sua trattoria. Su
questo aspetto vi è qualcosa che non funziona e si
pone un problema di sottovalutazione da parte di
molte autorità, non solo di quelle giudiziarie ma
anche di altre. Tuttavia, poiché quello della
repressione è un compito specifico dell'autorità
giudiziaria, lì un problema esiste.
  L'altra questione su cui desidero soffermarmi è
quella relativa alla procura della Repubblica. Credo
che al riguardo si ponga il seguente problema: nel
momento in cui un organo deve decidere se rimuovere
o no un magistrato, trovo improprio che forze
politiche si schierino circa il fatto se rimuovere o
no quel magistrato, anche perché a questo punto
qualunque tipo di decisione si prenda è sbagliata,
visto che rischia di essere collaterale agli uni o
agli altri.
  Si pone allora un problema connesso a quella che
si definisce responsabilità politica, che consiste
anche nel self restrainment , nell'autodisciplinarsi
quando c'è una questione. Capirei al limite quando
la questione non c'è, ma nel momento in cui essa si
pone c'è un altro organo che deve decidere.
  L'onorevole Bargone ha parlato di inopportunità;
io penso che vi siano alcuni dati oggettivi che
preoccupano e credo sarebbe utile che la Commissione
si limitasse a segnalare i dati oggettivi, che sono
i seguenti: in primo luogo, il fatto che il capo di
una procura riprenda, dopo averla lasciata, la
direzione della direzione distrettuale antimafia,
mentre questa continua a indagare sulle
dichiarazioni di un soggetto che, non so se a torto
o a ragione, ma comunque lo accusa e per il quale
c'è un procedimento in corso. Quel magistrato ha
avuto prima la sensibilità, a mio avviso giusta,
riconosciuta, di lasciare quell'incarico, ma poi
l'ha ripreso; si pone quindi una questione.
       Un'altra questione riguarda la vicenda di Annacondia
                               e del
mandato di cattura di Pinto; se non ricordo male, il
provvedimento che restituisce la libertà dice che
Annacondia è attendibile dal punto di vista
intrinseco ma non sono state effettuate le verifiche
estrinseche. Si indicano una serie di cose che
devono essere verificate. Come si spiega allora
questa precipitazione nell'emettere un provvedimento
restrittivo di questa fatta? Tra l'altro, Annacondia
fa dichiarazioni anche a Milano, dove sono stati
emessi una serie di mandati di cattura, confermati
in tutti i gradi, sulla base delle sue
dichiarazioni, con riferimento al traffico di
stupefacenti e - credo - anche a cose che non
riguardano soltanto il mondo criminale.
            In tale contesto, è presente un elemento di
                          precipitazione
che è stato rilevato da altri organi, non da noi, e
che si presenta delicato. Il fatto che, avendo una
persona detto: "Quello lì non è morto di morte
naturale ma è stato ucciso in questo modo", la
perizia sia affidata agli
                             Pag.2856
stessi periti che avevano stabilito la prima causa
di morte, quella accidentale, credo sia un dato
oggettivo (non so dire
se sia stato giusto o sbagliato) che comunque va
segnalato. Siccome il punto istituzionale è la
congruità, credo sia
opportuno segnalare questi casi, punto e basta,
senza esprimere giudizi, perché c'è il procedimento
in corso, non per altro; con tutto il garbo e la
misura possibili, non andrei oltre questo. Poi
decideranno altri se questi sono dati in base ai
quali bisogna dire che il magistrato deve restare
oppure andarsene, visto che non sta a noi esprimere
una valutazione di questo genere.
  Infine, comprendo le ragioni per cui questa
relazione è stata oggetto di una discussione così
lunga, perché la Puglia è un'area nella quale questo
processo di espansione criminale è andato avanti
molto "sotto pelle", nonostante che venisse
segnalato, e ad un certo punto è esploso ed ha colto
di sorpresa ambienti politici i quali ritenevano che
non fosse così grande; ha colto altresì di sorpresa
ambienti burocratici, istituzionali e così via.
  Ho l'impressione che fino ad un certo tempo, anche
prossimo, si sia ritenuto che la situazione fosse
comunque governabile. Mi rendo conto che nel momento
in cui si è ritenuto ciò, possa porsi un problema da
parte di quelle autorità politiche che l'hanno
ritenuto, le quali si trovano di fronte
all'esplosione del fenomeno e si chiedono che cosa
sia successo.
  Si determina così una situazione di incertezza, ma
naturalmente sarebbe senz'altro sbagliato prendere
questa situazione di incertezza per farne
un'imputazione di responsabilità che va al di là
della politica. Mi sembra però opportuno segnalare
anche, se il collega Robol lo ritiene, la
specificità di tale situazione: si tratta infatti di
una regione che tradizionalmente non aveva questi
problemi ed è l'unica che è stata "invasa". Le varie
Commissioni antimafia che si sono susseguite, a
cominciare da quella presieduta dall'onorevole
Alinovi in poi, avevano cominciato a segnalare
questi fenomeni; ma nonostante quello che
sostenevano le Commissioni antimafia, vi è stata una
continua disattenzione e l'instabilità
amministrativa si è aggravata.
 CARLO D'AMATO. Facendo riferimento alla mia
esperienza
di Foggia e Bari (ma risulterà anche agli atti della
Commissione), ricordo che ci siamo trovati di fronte
a prefetti e a questori che tendevano ad una
sottovalutazione del fenomeno. Infatti, quando noi
facevamo domande circa il livello di coinvolgimento,
di compromissione, di espansione, nonché in ordine
al salto di qualità, constatavamo un atteggiamento
abbastanza banalizzante da parte di questi organi,
che erano preposti ad una funzione di prevenzione
oltre che di osservazione e di intervento sul
territorio.
Si tratta di un elemento al quale occorre rivolgere
attenzione, tanto che nel mio intervento lo avevo
sottolineato, perché abbiamo riscontrato
obiettivamente che vi era quasi un rifiuto
psicologico, proprio per le ragioni che lei
sottolineava, a credere che la Puglia potesse essere
stata "invasa" da questa occupazione del territorio
da parte delle attività criminali e mafiose.
 PRESIDENTE. Basti pensare alle difficoltà che
abbiamo incontrato a Foggia circa la questione se
ascoltare o meno il presidente dell'Associazione
degli industriali.
 ALFREDO GALASSO. Intervengo sull'ordine dei lavori
per chiedere quando sarà pronta la stesura finale
della relazione.
PRESIDENTE. Diamo ora la parola al senatore Robol.
          ALFREDO GALASSO. Allora interverrò in seguito.
 ALBERTO ROBOL, Relatore. Signor presidente, nella
seduta odierna avrei dovuto svolgere la replica, ma
l'altro giorno ho già fatto presente che sarebbe
stato piuttosto complesso: mi sembra infatti che
dopo tutta la serie degli
Pag.2857
interventi svolti sia assolutamente fuori luogo
svolgere oggi la replica, visto che ho bisogno di
qualche giorno di tempo, perché le richieste
emendative, le perplessità espresse da alcuni ed
anche queste affermazioni finali richiedono un
riassestamento complessivo, per altro sulla scia di
quanto è stato detto.
  Il dibattito è stato molto approfondito e mi pare
che la relazione riveli, in qualche punto, di essere
"datata" perché è stata predisposta nella scorsa
estate prima di alcune conclusioni. Siccome è
necessario qualche chiarimento, le chiedo di avere
un paio di giorni di tempo; se lei non ha nulla in
contrario, nella seduta di martedì pomeriggio
potremmo concludere la discussione approfittando del
fatto che in quel giorno i lavori parlamentari non
saranno intensi, almeno al Senato.
 ALFREDO GALASSO. Martedì prossimo è convocato il
Parlamento in seduta comune per l'elezione di un
membro del Consiglio superiore della magistratura.
 PRESIDENTE. A che ora?
 ALFREDO GALASSO. Alle 17.
 PRESIDENTE. Nel momento in cui inizierà la seconda
chiama potremo sospendere la nostra seduta e recarci
a votare. ALFREDO GALASSO. Potremmo fissare la
discussione per un
altro giorno, dando così più tempo al senatore Robol.
PRESIDENTE. Vi è però il problema della cosiddetta
discussione politica, che si trascina da tempo. Se i
colleghi sono d'accordo ed il senatore Robol è
disponibile, potremmo fissare per martedì prossimo
il seguito della discussione e nel momento in cui
avrà luogo la seconda chiama ci recheremo in Aula
per votare.
CARLO D'AMATO. Possiamo anticipare la seduta alle
15,30? PRESIDENTE. Sì, certamente, ma poi dovremo
svolgere la
cosiddetta discussione politica.
 ALBERTO ROBOL, Relatore. Per me è indifferente
proseguire la discussione della relazione martedì
alle 15,30 oppure accettare la proposta
dell'onorevole Galasso.
 ALFREDO GALASSO. Desidero svolgere qualche
considerazione sull'ordine dei nostri lavori
partendo dall'importante questione della relazione
sulla Puglia: siccome vi sono stati una serie di
interventi di fondo che vanno in una direzione o
nell'altra (non convergenti, per intenderci) e di
cui naturalmente il senatore Robol deve tenere conto
trovando un punto di equilibrio, sono sicuro che lo
stesso senatore Robol farà un lavoro anche migliore
di quello già buono che ha svolto, però la
dichiarazione di voto non è un atto formale e già
scontato. Un conto è infatti la relazione, sulla
quale ho espresso un parere positivo oggi; altro
conto è che, pur essendo sicuro che essa sarà
migliorata, vi è l'esigenza da parte mia di vedere
in che modo sarà articolata. Non entro quindi nel
merito di molti aspetti che non condivido e che sono
stati trattati in molti interventi, tra i quali
quello pronunciato da Cabras.
  Fatta questa premessa, presidente, vorrei cogliere
l'occasione per formulare qualche considerazione che
- lo dico subito - nasce da un giudizio non soltanto
positivo ma altamente positivo del lavoro svolto
dalla Commissione. Lungi da me qualsiasi ...
 PRESIDENTE. ... sospetto.
 ALFREDO GALASSO. ... tentazione di ordine polemico.
Non lo dico per ritualità ma perché si tratta di una
serie di
considerazioni costruttive che nascono da un
giudizio - ripeto -      altamente positivo.
        Credo che la Commissione abbia l'urgenza di fare il
                               punto
ed il bilancio dell'attività svolta, anche per
stabilire quale debba essere il nostro ordine dei
lavori nelle prossime settimane e nei
                             Pag.2858
prossimi mesi. Vi è un dato che mi pare ormai
abbastanza evidente, cioè che rispetto ad una
impostazione generale dei lavori della Commissione,
si registra - come dire? - un andamento delle scelte
relative agli incontri ed ai punti da inserire
all'ordine del giorno che, almeno a me, dà la
sensazione di una casualità. Tale andamento rende
estremamente difficile programmare di volta in volta
anche la presenza. Capisco che il presidente e forse
anche qualche altro membro dell'ufficio di
presidenza dedichino gran parte del proprio lavoro
al funzionamento della Commissione bicamerale
antimafia. Del resto, è giusto che sia così.
Tuttavia, oltre un certo limite si deve anche tenere
conto che la Commissione è composta da parlamentari
che hanno anche una serie di altri impegni. Ne
consegue che anche questo - come dire? riempimento
con i lavori della Commissione parlamentare
antimafia (finora per molti aspetti positivo) di
tutti i giorni lasciati liberi dai lavori d'Aula (e
neanche tutti) sta rendendo estremamente faticoso
tenere dietro alle iniziative che vengono promosse.
Con questo - sia chiaro - non voglio affatto
sostenere, presidente, che si debba rallentare il
ritmo. Intendo dire che debbono essere discussi,
prima di andare avanti, con molta rapidità e molto
rigore gli obiettivi ed i criteri di scelta, in modo
che ciascuno si possa regolare in maniera molto più
precisa.
  Vi è un altro problema, che sottopongo alla vostra
attenzione, conseguente a quello che ho ora
prospettato. Mi riferisco agli obiettivi ed ai
criteri della costituzione dei comitati finora
costituiti. Anche sotto questo profilo, se operiamo
una selezione rispetto al lavoro da svolgere nei
prossimi mesi, dobbiamo rivedere daccapo i criteri
di costituzione e l'obiettivo di questi comitati.
Per quanto riguarda le proposte da selezionare, io
ne ho formulate un paio. Ho la sensazione - ma,
ripeto, finora non ho ragioni di particolare
contestazione            ... Qui cadono delle
proposte. Io ne
ho fatte alcune, non E ricordo più nemmeno quelle
fatte tempo addietro.
 PRESIDENTE. A quale si riferisce?
 ALFREDO GALASSO. Se ho detto che non ricordo, vuol
dire che non ricordo, presidente! Ad un certo punto
il presidente decide e dice: "C'è questa proposta:
votiamola". Un'altra non c'è e non si vota ...
Ripeto: non si tratta di una contestazione ma di
un'osservazione relativa all'andamento abbastanza
frenetico della nostra attività in virtù del quale
le cose si accumulano via via, senza una possibilità
di orientamento. Stabilire chi è interessato e chi
no ... La questione è che quando si fanno scelte di
carattere generale che vanno in una certa direzione,
è vero che queste ultime vengono sottoposte al voto
della Commissione ma è anche vero che bisogna
stabilire che cosa si sottopone al voto.
          Io avverto l'urgenza - lo voglio dire con molta
                             fermezza,
proprio perché tale considerazione parte da un
giudizio altamente positivo - che prima di procedere
oltre a riempire come si sta facendo - l'agenda dei
lavori della Commissione (ci invita il presidente
della provincia di Palermo, il Comitato appalti va a
Catania, poi ci sono i viaggi all'estero ed altre
iniziative) ci si debba per un momento fermare tutti
ededicare tre ore ad una discussione serrata non
sugli
obiettivi o l'orientamento politico generale (questo
lo faremo in altre occasioni) ma sul modo in cui
andare avanti nonché sui criteri con i quali
selezionare le cose. Dispiace il fatto che ciascuno
di noi si possa sentire un po' imbarazzato perché
nel momento in cui, per esempio, si dice che il
presidente della provincia di Palermo ci invita e
poi c'è il sopralluogo in Lombardia,si crea un
problema, soprattutto per chi è unico rappresentante
del proprio gruppo. Allora, si tratta di
trovare un punto di equilibrio rispetto a questo
andamento, anche perché mi pare che il lavoro svolto
finora sia importante, notevole, rilevante e, a mio
avviso, altamente positivo: quello fatto dalla
Commissione antimafia resterà, io credo senza nessun
dubbio, come la parte più consistente ed importante
del lavoro di questo Parlamento. Tuttavia, sento il
bisogno di ap
                             Pag.2859
profondire ora alcuni criteri di scelta dei punti
all'ordine del giorno, dei programmi di lavoro, in
modo da evitare che qualcuno di noi - non dico tutti
- venga messo nelle condizioni di affaticarsi a
rincorrere iniziative ed a ricostruire un mosaico
praticamente impossibile.
 MASSIMO SCALIA. Presidente, intervengo anch'io
sull'ordine dei lavori per associarmi alle
osservazioni e alle proposte formulate dal collega
Galasso. A tale proposito, vorrei sottolineare ed
esplicitare un aspetto del tutto evidente, ma che
comunque considero importante precisare
ulteriormente. Credo che le preoccupazioni alle
quali ha fatto riferimento nel suo intervento non
siano state tirate fuori casualmente dal collega
Galasso. Quest'ultimo, come me, partecipa della
caratteristica di appartenere ad un piccolo gruppo
parlamentare nel quale non esiste soltanto
l'afferenza alle Commissioni permanenti o
bicamerali, ma esiste anche una divisione di
responsabilità che cumula incarichi di natura
istituzionale e parlamentare sul singolo. Sotto
questo profilo, il ritmo dei lavori della
Commissione antimafia - che non va rallentato - deve
trovare un ordine di priorità ed un equilibrio che
io ho varie volte raccomandato - come dire?
sottovoce, ma che adesso intendo porre in evidenza
approfittando della voce più robusta che il collega
Galasso ha voluto dare a quest'ordine dei problemi
che spesso hanno a che vedere con l'ubiquità.
Probabilmente in futuro, quando i piccoli gruppi
saranno ammazzati, questo problema non si porrà.
 PRESIDENTE. Può darsi invece che l'elettorato ...
         MASSIMO SCALIA. Intendevo dire quando saranno più
piccoli!
 ANTONIO BARGONE. Nello spirito delle considerazioni
svolte dai colleghi Galasso e Scalia, penso che
potremmo
approfittare della discussione sulla relazione
annuale perché, in coda ad essa, ciascuno di noi
esprima un'opinione sul modo in cui programmare i
futuri lavori della Commissione. La relazione
annuale mette un punto dal quale dovremo ripartire.
Apartire da questo punto, possiamo anche articolare
gli
impegni da assumere in futuro.
 PRESIDENTE. Informo che l'ufficio di presidenza
allargato ai rappresentanti dei gruppi è convocato
per martedì 5ottobre 1993, alle ore 12, per
ascoltare la signora Torre,
vedova dell'ex sindaco di Pagani ucciso dalla
camorra, che ha chiesto di essere sentita dalla
Commissione. In quella sede potremo verificare i
primi successivi impegni che avremo.
Comunico inoltre che la Commissione è convocata per
martedì 5 ottobre 1993, alle ore 15,30. L'ordine del
giorno recherà al primo punto le dichiarazioni di
voto (che proporrei di limitare a 5 minuti per
ciascun intervento) ed il voto della relazione sulla
criminalità in Puglia; al secondo punto
l'illustrazione, la discussione e l'eventuale
votazione della relazione annuale.
  Nella mattinata di martedì farò pervenire il testo
della relazione annuale (che consta di 35-36
cartelle) nelle caselle di tutti voi. Comunico anche
che il collega Cabras ha deposito la relazione sulla
Calabria, per la cui discussione dovrà essere
fissata una data.
 ANTONIO BARGONE. Vorrei sottolineare l'esigenza che
la discussione sulla relazione annuale si esaurisca
martedì o al
massimo mercoledì perché, se vi fossero ulteriori
rinvii, la discussione si farebbe sui giornali!
         PRESIDENTE. Sono d'accordo. Decideremo in merito
                              martedì
prossimo.
La seduta termina alle 13,5.

 


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