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Violante: seduta 68
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                        Pagina 2945
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                           INDICE
Discussione della relazione annuale:
Violante Luciano, Presidente, Relatore               2962
Seguito della discussione ed approvazione della
relazione sulla Calabria:
Violante Luciano, Presidente       2948, 2951, 2952, 2954
                                               2961, 2962
Brutti Massimo                                       2954
Cabras Paolo, Relatore                         2948, 2961
Casoli Giorgio                                 2961, 2962
Frasca Salvatore                         2959, 2961, 2962
Galasso Alfredo                                      2957
Mastella Mario Clemente                              2956
Matteoli Altero                                2952, 2954
Scalia Massimo                                 2960, 2961
Taradash Marco                                       2955
Tripodi Girolamo                               2951, 2952
Pagina 2946
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente                   2947, 2948
Florino Michele                                2947, 2948
Sull'ordine dei lavori:
Violante Luciano, Presidente       2963, 2964, 2965, 2966
                                               2967, 2968
Acciaro Giancarlo                                    2968
Bargone Antonio                     2964, 2966,2967, 2968
Biscardi Luigi                                       2966
Brutti Massimo                                       2967
Frasca Salvatore                                     2965
Galasso Alfredo              2963, 2964, 2965, 2966, 2967
Matteoli Altero                          2963, 2965, 2968
Montini Walter                                       2963
Scalia Massimo                                 2964, 2967
Smuraglia Carlo                                2965, 2966
Pagina 2947
 La seduta comincia alle 16,05.
 (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
             Sui lavori della Commissione.
 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori
il senatore Florino, al quale do la parola.
 MICHELE FLORINO. Onorevole presidente, onorevoli
membri della Commissione, desidero proporre di attuare
nel più breve tempo possibile alcune procedure in
merito ad alcuni episodi che potrebbero incidere
notevolmente sull'eventuale ulteriore
affermazione della criminalità nel nostro paese.
  Mi riferisco, in primo luogo, ad un dibattito che si
è svolto in questa Commissione riguardante i consigli
comunali sciolti per infiltrazioni mafiose. La
discussione della Commissione - che doveva essere
seguita dal ministro Mancino si è fermata sull'ipotesi
di un'eventuale proroga dei poteri dei commissari
straordinari che prestano la loro opera nei comuni
suddetti. Purtroppo il dibattito non è stato più
ripreso e oggi tutti sappiamo che il 21 novembre
prossimo i cittadini di molti di questi comuni saranno
chiamati alle urne.
  Rivolgo a lei, signor presidente, e agli autorevoli
colleghi la preghiera di convocare, prima che si
svolgano le elezioni in una situazione niente affatto
migliorata (della quale anche i giornali hanno dato
ampio resoconto), i commissari straordinari di questi
comuni per conoscere se, in concomitanza con le
elezioni vi siano stati o meno ...
PRESIDENTE. Quali sono questi comuni?
 MICHELE FLORINO. Marano di Napoli, Casal di Principe
ed altri comuni che sono nell'occhio del ciclone per la
presenza massiccia della criminalità. E' indispensabile
sentire i commissari straordinari per conoscere la
situazione di questi comuni in vista delle elezioni e
per sapere se vi siano preoccupazioni per il futuro
riassetto, da attuare nel rispetto della volontà degli
elettori. Il discorso affrontato in merito in questa
sede è rimasto però senza conclusione.
La mia seconda richiesta è molto più grave della
precedente e riguarda la mancata tutela dei familiari
dei pentiti. Non so se sia sfuggito alla Commissione o
a lei, signor presidente, che sono stati uccisi il
fratello di Ammaturo e il fratello di Pepe, è stato
intimidito il pentito Delli Paoli ed è stato ucciso
l'ex avvocato di Cutolo, Madonna (tutto questo rientra
in una strategia). Sono preoccupato per questo attacco
alle famiglie dei pentiti, non tutelate dalle forze
dell'ordine: dovremmo scoprire o chiedere i motivi per
cui non è stata predisposta una vigilanza in grado di
evitare che innocenti paghino al posto dei colpevoli.
Ritengo - e questa forse è la risposta alla domanda -
che, in questo momento, la saldatura tra potere
politico e criminalità organizzata si stia rinsaldando
per evitare che alcuni pentiti di grosso calibro, come
Umberto Ammaturo, possano aprire nuovi scenari e quindi
fare accertare nuove responsabilità nelle connessioni
tra criminalità organizzata e politici. Credo che tutto
questo faccia parte di una strategia messa in atto dal
potere politico ...
                              Pagina 2948
 PRESIDENTE. Non esageriamo!
 MICHELE FLORINO. .. per far tacere i pentiti che
avrebbero dovuto essere tutelati e non lo sono stati:
se vi è qualche organo istituzionale che si presta al
gioco del massacro, dobbiamo scoprirlo.
  La terza ed ultima mia richiesta riguarda la vendita
- che sta avvenendo in questi giorni - della Cirio-
Bertolli-De Rica, che è stata aggiudicata per il 62,12
per cento alla FISVI, istituto finanziario per la
cooperazione, una società di cui fa parte un certo
signor Gravante.
  Questo personaggio ha ceduto, alcuni mesi orsono (o
qualche anno fa), per cento miliardi di lire, la Latte
Matese alla SME ed ha rilevato altri marchi insieme con
un gruppo di azionisti di cui sfugge ad ognuno di noi
l'esatta individuazione. Poiché è compito di questa
Commissione accertare anche le infiltrazioni criminali
nelle finanziarie, dovremmo verificare se vi sia un
attacco della criminalità nei confronti di queste
aziende che sono oggetto di privatizzazioni.
        Per i motivi già ampiamente menzionati in articoli di
giornali, domando se non sia il caso che questa
Commissione chieda tutti gli atti relativi alla
cessione di una quota della SME (62,12 per cento) alla
FISVI.
       PRESIDENTE. Delibereremo successivamente su queste sue
richieste.
        Seguito della discussione ed approvazione
                   della relazione sulla Calabria.
 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della
discussione della relazione sulla Calabria. Do la
parola al senatore Cabras per la replica.
 PAOLO CABRAS, Relatore . Innanzitutto ringrazio i
colleghi che sono intervenuti sulla seconda stesura
della relazione. In modo molto sintetico darò risposta
alle sollecitazioni che mi sono state rivolte.
  Voglio chiarire - se ve ne fosse ancora bisogno -
che la
relazione non può e non intende essere il compendio di
tutto quello che sappiamo sulla 'ndrangheta: è una
relazione di aggiornamento, con considerazioni finali
che commentano il fenomeno e soprattutto la sua più
recente evoluzione, quale abbiamo constatato nel corso
delle visite e delle audizioni svoltesi in Calabria.
  Non c'è dubbio che in una materia così complessa ed
in una situazione in continua trasformazione saranno
necessari ed opportuni indagini, approfondimenti e
visite della Commissione, in aggiunta a quelle che
abbiamo svolto.
       Non ho voluto dare - non avevo questa pretesa e non lo
ritengo utile - una spiegazione sociologica o di
carattere generale o enunciare una teoria sulle cause,
riferite, soprattutto da alcuni interventi con grande
convinzione - che rispetto - a fatti, a responsabilità,
a soggetti politici determinati. In materia, non solo
per la 'ndrangheta ma anche per altra criminalità
organizzata, credo che per quanto riguarda le cause e
le origini del fenomeno occorra affidarsi alla
complessità delle vicende: ho la convinzione che fra
cielo e terra vi siano sempre più cose di quanto non
supponga la nostra filosofia. Credo sicuramente, per
esempio, alla responsabilità della politica. Ritengo
che in azioni, omissioni, comportamenti collusivi e nei
fenomeni stessi di corruzione e degenerazione della
vita politica ed istituzionale vi sia una grave e
diffusa responsabilità della classe dirigente politica;
ma sono convinto che la ricerca delle responsabilità
solo in questa direzione sarebbe inadeguata ed
incompleta, perché vi è anche un fenomeno, che qui è
stato ripetutamente rilevato in tutti gli interventi
(penso a quelli del senatore Frasca e del senatore
Garofalo), di inadeguatezza storica - come diceva il
senatore Garofalo delle istituzioni locali.
  A questo problema in qualche modo è stato accennato
nella relazione. Sono d'accordo anche di dover essere
più preciso su questo aspetto, però ricordando anche le
difficoltà della vita istituzionale
                              Pagina 2949
locale; non per ricercare in queste ultime capri
espiatori, che sarebbe ingeneroso e ingiusto, ma per
indicare una delle cause di difficoltà, tra le quali ho
individuato anche la debolezza - anche questa storica e
accentuatasi soprattutto negli ultimi anni - della
classe politica e della classe dirigente.
         Sono d'accordo con chi ha rilevato i guasti che la
                                spesa
pubblica, sia quella nazionale sia quella locale, ha
provocato, divenendo indiretta incentivazione della
corruzione e quindi anche dell'inserimento mafioso.
Credo di aver
dedicato una parte abbastanza larga - anche se si può
benissimo integrarla ulteriormente - alle
responsabilità dell'industria pubblica. Ho citato vari
esempi concreti, richiamandomi anche ad indagini svolte
dalla stessa
Commissione antimafia nella X legislatura, che
riguardavano le vicende note dell'ENEL e via
discorrendo. Credo che un'ulteriore precisazione si
possa introdurre, tenendo presente che il problema sia
di classe dirigente e, soprattutto, di regole.
  In questo ambito, aggiungerei anche un allarme
sollecitato anche negli interventi del presidente
Violante e dell'onorevole Tripodi - per quanto può
avvenire per i futuri appalti della centrale di Gioia
Tauro. Naturalmente, la questione non riguarda solo
Gioia Tauro ma non c'è dubbio che anche questo sia un
campo in cui occorra il massimo scrupolo nell'osservare
le leggi ma soprattutto un supplemento di vigilanza da
parte delle autorità preposte all'ordine pubblico, per
evitare che poi si lamenti a posteriori l'infiltrazione
di imprese mafiose in appalti e subappalti. Quindi,
accolgo anche questa sollecitazione.
 Il senatore Garofalo ha anche sollecitato un riferimento
alla necessità del rinnovamento della magistratura. Ho
qualche esitazione ad inserire in una relazione
parlamentare l'invito al rinnovamento della
magistratura, aspettandomi che la magistratura inviti
poi al rinnovamento la classe politica. Credo comunque
che nella valutazione contenuta nella relazione -
critica per il passato e di apprezzamento, invece, per
una certa attività negli ultimi tempi - sia implicita
una sollecitazione, una sollecitazione che possa anche
essere di stimolo alla stessa magistratura.
  Ritengo complessivamente - nonostante che alcuni
colleghi, come legittimo, siano di avviso diverso - che
questa relazione sia molto severa verso le
responsabilità politiche e verso altre responsabilità
istituzionali. Non credo che severità significhi
indicare casi singoli sui quali sono in corso
approfondimenti da parte dell'autorità giudiziaria. Non
credo che noi dobbiamo, in questa sede, andare oltre la
descrizione del fenomeno, la denuncia di quanto è
avvenuto ed anche la proposta perché si cambi
indirizzo, perché ci sia una svolta negli atteggiamenti
e nei comportamenti politico-istituzionali. Credo che
questa valutazione si rinvenga in tutta la relazione e
quindi, da questo punto di vista, non posso soddisfare
forse alcune delle critiche e delle esigenze che sono
state prospettate.
           Per quanto riguarda singoli aspetti, accetto le
                              modifiche
richieste dal senatore Garofalo per la precisazione, il
chiarimento di alcune frasi, che non sto a riepilogare,
in particolare con riferimento - venendo incontro ad
una sollecitazione anche del senatore Frasca - alla
descrizione del disagio della procura di Paola, dove
alcuni fatti si sono verificati anche successivamente
alla nostra visita e per la quale è giusto dare una
descrizione più esatta del fenomeno, soprattutto
esprimendo preoccupazione per le conseguenze delle
dimissioni di alcuni magistrati (la vicenda del
procuratore Arnoni).
  Sul fenomeno della massoneria deviata - sollecitato
dall'onorevole Olivo - credo che nella relazione ci sia
un sufficiente equilibrio delle varie ragioni e
preoccupazioni ed anche una certa cura nel distinguere
i fatti di libertà associativa o che riguardano la
libertà tout court , da fatti, invece, di deviazione,
di degenerazione, di uso improprio, di
strumentalizzazione di iniziative e di attività
associative come quelle della massoneria.
                              Pagina 2950
  Per quanto riguarda l'inchiesta del giudice Cordova,
come già avevo chiarito in un'interruzione che mi ero
permesso di fare al collega Olivo, non ci sono, al di
là di quello che il magistrato ci ha detto qui in
audizione, ulteriori documenti che, allo stato dei
fatti, possano corredare questa relazione con altro
materiale. Credo comunque che quanto contenuto nella
relazione in termini di descrizione del fenomeno, di
preoccupazione, di sollecitazione al proseguimento
delle indagini (anche con la richiesta, al ministro di
grazia e giustizia e al Consiglio superiore della
magistratura, di mettere in grado la procura di Palmi
di proseguire tali indagini), risponda alle
sollecitazioni che gli onorevoli Olivo, Tripodi ed
altri hanno rivolto nel corso del dibattito.
Voglio aggiungere una cosa che forse non c'entra con la
relazione ma che è stata sollecitata ed alla quale non
voglio sottrarmi, anche perché la sento come una
responsabilità personale. Nelle more del nostro
dibattito si è aperto il caso dell'onorevole Mancini.
Voglio confermare qui tutta la mia stima e solidarietà
nei confronti dell'onorevole Giacomo Mancini. Non ho
motivo per modificare questo atteggiamento di stima e
di solidarietà, avendo lavorato con l'onorevole Mancini
nella passata legislatura in questa Commissione e
conoscendo la sua trentennale battaglia politica contro
la mafia e i poteri occulti. Come in occasione di altre
vicende giudiziarie, che non ho né esaltato né
deprecato, anche per rendere giustizia a vicende come
quella dell'onorevole Mancini, credo sia utile da parte
mia attenermi ad una linea di prudenza e di non
interferenza.
  Accolgo anche la sollecitazione dell'onorevole Olivo
a richiamare le responsabilità che vi sono per il fatto
che negli anni passati denunce avanzate da consiglieri
e amministratori regionali non abbiano avuto esito
giudiziario.
Accolgo altresì la richiesta del senatore Garofalo di
inserire un riferimento ai TAR nel brano della
relazione in cui, con riferimento solo ai comitati
regionali di controllo, si lamenta la carenza degli
organi amministrativi di controllo sugli appalti e
sull'attività degli enti locali. E' giusto estendere
questa denuncia anche all'attività dei TAR, che, negli
interventi dei colleghi Olivo, Tripodi e Garofalo, è
stata giustamente censurata.
  Condivido anche la proposta dell'onorevole D'Amato
di accennare, nell'ambito del discorso sugli enti
locali, alla necessità di recuperare pienamente gli
orientamenti, gli indirizzi, le novità della legge n.
142 di riforma delle autonomie locali ma anche della
legge n. 241 sulla trasparenza degli atti
amministrativi, perché credo che l'una e l'altra
possano concorrere ad un indirizzo generale di
risanamento istituzionale.
  Così come ritengo di poter accogliere il richiamo,
formulato dal presidente Violante, alla vicenda di
Gioia Tauro -            della quale ho parlato prima
a proposito dell'allarme per i
futuri appalti - in merito alla mancata gestione
politica della vicenda, a differenza di quanto è
avvenuto a Crotone, dove le istituzioni locali, il
Governo nazionale e il governo regionale si sono
attivati per aiutare uno sbocco di quella vertenza
sindacale. A Gioia Tauro forse c'è stata più
confusione, più reticenza, anche istituzionale, ed è
bene che anche questo compaia nella nostra relazione.
       Spero di aver risposto a tutte le sollecitazioni che mi
sono state rivolte. Praticamente, accolgo tutti gli
emendamenti che contribuiscono ad integrare e ad
arricchire la relazione rispettandone l'impianto.
Questo è il significato della mia replica.
  Per l'efficacia di un pronunciamento della
Commissione ai fini della lotta alla mafia - che è
appena agli inizi in Calabria, perché si deve
recuperare il tempo perduto (più di quanto non sia
avvenuto nelle altre regioni) - mi auguro che questa
relazione possa raccogliere il maggior consenso
possibile nell'ambito della Commissione.
                              Pagina 2951
 PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ricordo ai colleghi che hanno a disposizione cinque
minuti ciascuno.
 GIROLAMO TRIPODI. Ho ascoltato la replica del
relatore Cabras e, anche se egli ha cercato di
chiarirne alcuni aspetti, ritengo che i suoi
chiarimenti siano insufficienti per cambiare il
giudizio che la mia parte politica fino a questo
momento ha espresso sulla relazione.
  Voglio premettere che la nostra posizione critica
nei confronti di questa relazione non scaturisce da
interessi di parte. Qualche giorno fa, ho voluto essere
molto corretto, educato e sereno quando mi è stato
obiettato che la nostra era una posizione strumentale,
di parte, finalizzata forse a qualche spot
propagandistico per il partito di
rifondazione comunista. Devo dire, per quanto mi
riguarda, che faccio parte da molto tempo di questa
Commissione e che ho cercato sempre di affrontare i
problemi sulla base delle mie convinzioni e non sulla
base di calcoli o di obiettivi che esulino dai problemi
reali e dalla gravità della situazione che riguarda la
criminalità organizzata e la mafia. Non l'ho fatto
soltanto qui ma anche in ogni momento della mia
attività politica, sia di amministratore locale sia di
parlamentare, perché sono convinto che l'impegno che
ognuno di noi, anche rischiando, deve assumere nella
lotta alla criminalità organizzata sia un dovere
primario di ogni dirigente politico, di ogni eletto.
Perciò, respingo i tentativi di imputare a me altra
finalità che non sia quella - dimostrata e non da oggi
con i fatti - di dare il mio modesto contributo, quando
l'ho potuto fare, alla lotta alla criminalità
organizzata.
  Detto questo, debbo dichiarare che voterò contro la
relazione che è stata presentata dal senatore Cabras,
perché non ne condividiamo l'impostazione. Riteniamo
che essa non corrisponda alla realtà drammatica della
situazione né alla gravità degli intrecci fra affari,
politica e mafia né alle conseguenze devastanti che la
mafia ha provocato sul territorio calabrese e sul
tessuto democratico. Pertanto, riteniamo che questa
relazione non possa essere - almeno per quanto ci
riguarda - approvata, in quanto appunto limitata e
superficiale rispetto ai problemi che abbiamo davanti.
Confermiamo questo giudizio anche alla luce di alcuni
fatti. Abbiamo sostenuto che nella relazione non vi
sono espliciti riferimenti per quanto riguarda
responsabilità politiche: quando si rimane nel
generico, quando si dice che tutti sono responsabili,
vuol dire che nessuno lo è. Invece, ognuno ha le sue
responsabilità e quei partiti, quei movimenti che ne
hanno di precise devono essere individuati, anche
affinché correggano i comportamenti che hanno tenuto
fino a questo momento e che hanno prodotto i risultati
negativi a tutti noti.
        Per tali motivi riteniamo che il modo con il quale la
Commissione deve rispondere alle attese della gente
rappresenti un punto centrale e qualificante. Qualora
ciò non avvenga - così come si sta verificando - è
evidente che la relazione in esame non può essere
considerata rigorosa - non so sotto quale profilo
potrebbe esserlo - giacché essa non provoca effetti
positivi sul piano dell'impegno generale contro la
mafia, ma fa permanere ancora elementi di confusione e
di genericità. Di conseguenza, nonostante la
Commissione
abbia lavorato, non si produrranno quei risultati che
dovrebbero essere conseguiti.
       Vanno inoltre considerati alcuni problemi particolari.
                                 Ho
già avuto modo di fare riferimento, per esempio, alle
questioni concernenti la magistratura, sulle quali la
relazione dice molto poco nonostante in questi giorni
si continui a constatare quello che avviene a Reggio
Calabria, laddove si riscontra una frattura tra i
sostituti della procura antimafia e il presidente della
Corte d'Appello e tra il presidente, il procuratore
generale e l'avvocato generale dello Stato. Tutto ciò
accade in una sede che ha avuto grandi
responsabilità in passato, soprattutto con riferimento
ad un atteggiamento di lassismo che è stato mantenuto
nei confronti di tutto quello che avveniva in quella
                              Pagina 2952
città. Tale aspetto non è stato approfondito mentre
sarebbe opportuno - lo ribadisco - intervenire per
affrontare questi problemi.
       PRESIDENTE. Onorevole Tripodi, lei ha superato di molto
il tempo a sua disposizione!
 GIROLAMO TRIPODI. Ho terminato, presidente
(Commenti) . Ritengo che questa relazione sarà
approvata...
 ALTERO MATTEOLI. Va bene che ha superato il tempo ma
non credo che parlare sei minuti su una relazione come
questa sia...!
 PRESIDENTE. Infatti!
 ALTERO MATTEOLI. Interromperlo... Perdio!
       PRESIDENTE. Matteoli, ti ringrazio. Onorevole Tripodi,
concluda.
 GIROLAMO TRIPODI. Mi auguro - in questo senso rivolgo
una richiesta formale - che la relazione sia approvata
dalla maggioranza della Commissione, nonostante il
nostro voto contrario. Ricordo tuttavia che vi è stato
un impegno assunto da tutta la Commissione, quello di
discutere - così come è accaduto per Cosa nostra in
Sicilia - sulla 'ndrangheta. Credo che, conclusa questa
parte riferita alle audizioni ad ai sopralluoghi che
abbiamo effettuato, noi dobbiamo ritornare in Calabria,
perché in questo momento vi è un tentativo - ed è
questo l'aspetto che maggiormente mi preoccupa - di
restaurazione di carattere generale e di restaurazione
di rapporti che sembrava fossero stati in qualche modo
messi in discussione.
  Mi pare che l'esigenza di un superamento dei limiti
e delle insufficienze di questa relazione possa essere
appagata da una relazione specifica sul fenomeno della
'ndrangheta.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripodi. Do la parola
all'onorevole Matteoli.
 ALTERO MATTEOLI. Anche noi voteremo contro questa
relazione, nonostante non me la senta - lo dico
sinceramente di usare le stesse parole del collega
Tripodi, il quale ha sostenuto che la relazione è
limitata e superficiale. Io non trovo che sia
superficiale: la relazione ha infatti un impianto che
lascia capire molte cose, anche se non le
approfondisce. In essa è contenuta una specie di
cronistoria ma non un'analisi né, tanto meno, una
proposta. Una Commissione come la nostra, che nasce
anche per verificare la congruità delle normative
vigenti, deve intervenire più energicamente per sanare
certe discrasie. La Calabria, per esempio, non ha
magistrati né forze dell'ordine in numero sufficiente;
le commissioni straordinarie dei comuni disciolti sono
apparse in alcuni casi inadeguate; vi è un'omertà più
diffusa che in Sicilia: ciò vuol dire che i cittadini
hanno ancor meno fiducia di quella che si ha in Sicilia
nei confronti delle istituzioni (penso, per esempio
alla notizia, diffusa oggi, del sequestrato che si è
liberato grazie alla propria abilità o alla propria
fortuna).
  Nella relazione mancano alcune cose che avrebbero
potute esservi inserite; del resto, nel fare questa
considerazione dico un'ovvietà: accade sempre così,
anche perché non potevamo certo inserirci tutto.
Tuttavia, vi sono determinati aspetti, ai quali hanno
fatto riferimento alcuni commissari intervenuti nella
discussione generale, sui quali sarebbe opportuno
soffermarsi. Penso, per esempio, alla situazione del
comune di Cassano Ionico, in riferimento al quale vi è
un rapporto dei carabinieri nel quale si parla di un
vicesindaco che avrebbe fatto una telefonata per
ottenere voti. E anche un capogruppo
consiliare avrebbe fatto la stessa cosa. Alle pagine
34, 71 e 78 del rapporto si fa chiaramente riferimento
a questa situazione, della quale avrebbe dovuto essere
fatto un cenno nella relazione. Lo stesso discorso vale
per i comitati d'affari
                              Pagina 2953
per il centro direzionale di Reggio Calabria. Nei
consorzi vi erano non soltanto la Cogefar, l'Impresit e
la Lodigiani, ma anche le cooperative rosse! Di tutto
questo si sarebbe perlomeno dovuto fare un accenno.
  Vorrei ora far riferimento, seppur brevemente (per
restare nel limite dei cinque minuti a mia
disposizione), ad altre situazioni. Un magistrato ha
dichiarato - ed il relatore lo ha riportato fedelmente
tra virgolette nella relazione - che: "Mafia, pezzi
dello Stato, della politica e delle professioni: non
c'è differenza, si tratta della stessa cosa". Mi
chiedo: si tratta di un convincimento del magistrato o
è anche la Commissione a pensare in questo modo? Per
tre volte nella relazione c'è scritto: "Il magistrato
ha detto (...) " ed allo stesso si mettono in bocca
pesanti affermazioni sulla collusione tra la mafia,
pezzi dello Stato e politici. Tuttavia, non si dice se
noi condividiamo o meno tale analisi. Basta leggere a
pagina 6 delle conclusioni: per tre volte, l'estensore
della relazione sottolinea: "Questo è il convincimento
del magistrato". Gradiremmo sapere se si tratti del
convincimento anche della Commissione, alla quale viene
sottoposta la relazione per la sua approvazione. A
pagina 18 delle conclusioni finali si ritorna per
l'ennesima volta a parlare dello stesso teorema e,
quando si parla di massoneria e di criminalità
organizzata, si scrive: "Lo schema su base locale è del
tutto simile a quello della più nota fra le logge
occulte, la P2 di Licio Gelli, (...) coltivava disegni
eversivi, congiurava per obbiettivi di potere (...)".
Non vi è dubbio che la P2 congiurasse per obbiettivi di
potere, ma va anche detto che essa non coltivava
certamente disegni eversivi. La P2, infatti, era
congeniale a questo sistema, era parte di esso, oserei
dire che questo sistema è tutto P2! Pertanto, su questo
punto siamo di avviso esattamente contrario a quello
espresso nella relazione. La P2 congiurava per
mantenere lo statu quo : questa è la realtà,
ovviamente a nostro avviso.
  Riteniamo che questa relazione avrebbe dovuto essere
introdotta dalla seguente frase: "La Calabria è
oppressa da un sistema politico-affaristico di stampo
mafioso". La relazione dovrebbe iniziare con questo
assunto. Ovviamente, se fossimo d'accordo su questo
punto, la relazione stessa avrebbe imboccato una strada
diversa.
       Con riferimento, per esempio, a quanto scritto a pagina
62, ritengo che sia possibile ipotizzare comitati di
controllo impermeabili alla mafia e alle degenerazioni.
Non basta dire che manca il controllo ma, come
Commissione, abbiamo la possibilità, in qualche modo,
di ipotizzare tali comitati. Basti pensare che a
Catanzaro vi è una sezione regionale della Corte dei
conti, i cui compiti potrebbero essere ampliati; in
ogni caso, a livello di procura generale, dovrebbe
essere sentita anche la Commissione antimafia per
stabilire in che modo operare.
  A pagina 63 si afferma che è "impensabile in via
preliminare realizzare la massima efficienza di tutte
le strutture giudiziarie". Quando siamo andati in
Calabria, abbiamo verificato che questa efficienza non
c'è (il collega Tripodi ha ragione quando fa certe
osservazioni)! Inoltre, quando si parla di tenuta
democratica della regione (a pagina 67), viene in
rilievo un combinato che va dalle affermazioni
contenute nella pagina 62 a quelle inserite nelle
pagine 63 e 67, che fa capire la scarsa credibilità
della regione Calabria
in ordine alla sua efficienza istituzionale ed
amministrativa, inquinata da scarse incisività
politiche e da strutture burocratiche tutte da
verificare, per esempio con riferimento all'andamento
clientelare delle carriere. A fronte della mancata
tenuta democratica e dell'illegalità diffusa, nella
relazione si sarebbero dovute prevedere iniziative di
vigilanza della Commissione, anche perché questo
rientra nei compiti a noi affidati. A Reggio (lo
abbiamo constatato quando abbiamo ascoltato i
magistrati ma soprattutto quando abbiamo sentito i
rappresentanti della Guardia di finanza e dei
carabinieri), sono moltissimi gli esercizi pubblici
privi di regolare licenza. Ci troviamo di fronte ad una
piaga di
Pagina 2954
illegalità che poi partorisce e favorisce
inevitabilmente il dilagare della criminalità
organizzata. E gli obiettivi socio-economici - almeno
quelli minimi - che si intenderebbe raggiungere (ai
quali si fa riferimento alle pagine 70 e 71)? Accanto
ad efficienti strutture giudiziarie e di polizia,
dovrebbero essere il deterrente pregiudiziale per
sconfiggere l'isolamento e la rassegnazione della
Calabria. In quella regione noi abbiamo per esempio
alcuni comuni che sono praticamente isolati. Io non ero
a Bovalino, ma molti dei colleghi che si sono colà
recati - io ci sono stato in altri momenti - avranno
certamente constatato in che condizioni si vive: non
c'è una strada di collegamento apprezzabile...
PRESIDENTE. Onorevole Matteoli, lei sta parlando da 8
minuti!
       ALTERO MATTEOLI. Sì, ha ragione; cercherò di concludere
nel più breve tempo possibile, ma 5 minuti sono
obiettivamente pochi.
       PRESIDENTE. Si tratta della norma di un regolamento che
abbiamo approvato tutti.
 ALTERO MATTEOLI. Me ne rendo conto. Ha ragione.
Comunque, chiedo scusa e mi avvio alla conclusione. La
strada che attraversa l'Aspromonte è interrotta dal
1951 ed è difficilmente percorribile. Non parlo poi
della linea ferroviaria ionica: quando si isola parte
del territorio, evidentemente si mette la criminalità
in condizioni di dilagare in regioni come queste.
  A pagina 4 delle conclusioni si afferma che la
criminalità organizzata - la mafia o la 'ndrangheta - è
espansa in tutto il territorio della regione Calabria e
a tale riguardo viene fatta tutta un'analisi: il
relatore non la fa all'inizio ma a quel punto delle
conclusioni fa la storia del dopoguerra e di personaggi
che hanno caratterizzato la vita politica ed economica
della regione; poi dice che vi è stata una caduta. Se è
vero che la criminalità si è espansa in questo modo in
tutta la regione, un'analisi del perché ciò sia
accaduto andava fatta. Il relatore fa riferimento a
taluni personaggi e chiarisce, per la verità, che essi
appartengono a tutti i partiti. Non vi è quindi la
rivendicazione da parte del senatore Cabras di una
parte politica: questi personaggi evidentemente hanno
lasciato un vuoto con la loro scomparsa e non hanno
saputo creare i presupposti per far fronte alla
criminalità organizzata.
  Potremmo dire altre mille cose su questa relazione.
Mi limiterò soltanto ad un riferimento alla vicenda
Ligato, alla quale la relazione dedica un accenno. Come
ho già avuto modo di sottolineare nel corso del mio
intervento in sede di discussione generale, quella di
Ligato è una delle vicende più emblematiche di una
persona che, nonostante sia stato provato trattarsi di
un personaggio discutibile, è potuta poi diventare
deputato ed addirittura presidente dell'ente autonomo
delle Ferrovie dello Stato. Comunque, Ligato ha pagato
pesantemente e quindi è inutile spendere ulteriori
parole di fronte ad una persona che poi ha pagato con
la vita
il suo atteggiamento.
        Concludo, preannunciando il voto contrario del gruppo
                                 del
MSI-destra nazionale sulla relazione in esame.
 MASSIMO BRUTTI. Nella relazione del senatore Cabras è
apprezzabile lo sforzo di individuare tutto quel che di
positivo si muove oggi in Calabria: il risveglio della
società civile e l'impegno anche all'interno degli
apparati dello Stato. Credo sia importante che noi oggi
concludiamo questo lavoro avviato sulla Calabria con
una relazione che va anche al di là della rilevazione
compiuta durante le visite in questa regione.
  La situazione in Calabria si sta aggravando (la
relazione lo segnala e i fatti dell'attualità lo
confermano): oggi il tribunale della libertà ha deciso
la scarcerazione di Giorgio De Stefano ed io considero
questo un segnale negativo per quanto riguarda la lotta
contro la mafia, se è vero, come mi sembra, che le
                              Pagina 2955
dichiarazioni accusatorie che chiamavano in causa
Giorgio De Stefano non erano di un solo collaboratore
di giustizia, erano convergenti ed è quindi una
decisione grave quella che lo rimette in libertà. Tra
l'altro, in questa fase si tratta di un segnale
politico assai negativo.
  E' in corso in Calabria un'opera di intossicazione
informativa e di depistaggio, che voglio segnalare ai
colleghi della Commissione. E' uscito proprio in questi
giorni un libro a        firma dell'avvocato di
Raffaele Cutolo, il Cangemi, nel
quale, a parte una serie di insinuazioni oscure e anche
di minacce, si tenta di demolire le dichiarazioni
accusatorie dell'ex sindaco di Reggio Calabria, Agatino
Licandro. E' come un controlibro rispetto alla lunga
confessione di Licandro, che nella relazione viene
anche citata, e viene citata a proposito dal senatore
Cabras, poiché da quanto è venuto dicendo e scrivendo
Licandro emerge lo scenario inquietante del
coinvolgimento della 'ndrangheta nella vita politica ed
istituzionale della regione.
  La relazione contiene una serie di elementi che noi
sottoscriviamo: in essa sono stati compiuti passi
avanti rispetto alla stesura originaria, ed è anche per
questo, anche per la disponibilità del senatore Cabras
a tenere conto di tutti i suggerimenti che da noi erano
venuti, che voteremo a favore della relazione.
  Mi sembra che siano correttamente messi a fuoco i
rapporti della 'ndrangheta con Cosa nostra ed il
coinvolgimento delle cosche mafiose calabresi nella
vita politica. Dalle inchieste in corso sul voto di
scambio emerge soltanto una conferma di questo
coinvolgimento, già nitidamente disegnato dalle
relazioni prefettizie poste a base dello scioglimento
di numerosi consigli comunali.
  La relazione si sofferma sui grandi appalti
pubblici, sulla debolezza delle istituzioni, sulle
logge massoniche occulte, menzionando, in modo che io
considero corretto, l'indagine delicata e complessa che
è in corso presso la procura della Repubblica di Palmi.
  Certo, vi sono aspetti che potevano essere
ulteriormente approfonditi, ma qui voglio considerare e
valutare la relazione per quello che c'è dentro. Noi
presenteremo una nota integrativa, ma questo non ci
impedisce di valutare il significato positivo che ha
oggi l'approvazione di una relazione sulla Calabria da
parte della Commissione antimafia, la quale mette al
centro le parole scritte dal senatore Cabras a
pagina 66 della relazione: "Una comparazione con le
precedenti indagini della Commissione ci induce a
concludere che siamo di fronte ad un aggravamento della
situazione, a una crescita della minaccia mafiosa
nell'intera regione, anche in province che si
ritenevano a torto inquinate solo
marginalmente dalla criminalità organizzata".
  Da questa relazione, che credo sarà approvata a
larghissima maggioranza dalla Commissione, emerge un
allarme che noi dobbiamo porre al centro del dibattito
politico in Calabria, che dobbiamo sottoporre alle
forze politiche democratiche, le quali si
qualificheranno se avranno il coraggio e la forza di
portare fino in fondo questa denuncia.
Noi sottoponiamo questo allarme anche alla
magistratura,
chiedendo ai magistrati calabresi di operare con alta
professionalità, con impegno, con rigore, di tacere e
di fare con il massimo rigore possibile il loro dovere,
perché c'è bisogno di una magistratura impegnata e
seria, che non si lasci depistare né distogliere dal
proprio lavoro in un momento di scontro che è anche -
io credo - in questi giorni un momento di riflusso e di
pericolo per chi lotta seriamente contro la mafia.
Anche a costoro deve andare, con l'approvazione della
relazione, la solidarietà della Commissione antimafia.
 MARCO TARADASH. La relazione è molto ampia e tenta
anche, per quanto sia possibile in questo momento a chi
l'ha redatta ed alla maggioranza che la voterà, di
offrire un quadro dell'intreccio tra sistema politico e
sistema mafioso.
Trovo in questa relazione due difetti fondamentali che
mi
inducono a votare
                              Pagina 2956
contro: il primo è la sottovalutazione di fatto del
ruolo del narcotraffico. Credo che non si possa
redigere una relazione sulla Calabria semplicemente
introducendo nelle pagine che descrivono le varie
situazioni locali il tema del traffico di droga come
fonte principale della ricchezza finanziaria delle
organizzazioni della 'ndrangheta e poi non cercare di
dare un quadro complessivo di questo traffico e non
cercare di domandarsi come mai questo traffico sia così
esteso e perché non sia possibile ridurne il volume,
ponendosi magari anche delle domande più di fondo.
Certamente dovremmo avere un'analisi specifica di
questo fenomeno, perché - torno a ripeterlo - due sono
le ragioni per cui la mafia da fatto
limitato, localizzato e quindi, di fronte ad una
volontà reale dello Stato, fenomeno che può essere
sconfitto, è diventata invece un fatto di enorme
estensione. Un dato è rappresentato dal commercio della
droga, l'altro dall'estensione della partitocrazia,
cioè dall'uso del denaro pubblico a scopo di
arricchimento politico, personale o delinquenziale.
       Vi è nella relazione Cabras un continuo approssimarsi a
questo secondo elemento, ma poi c'è anche un ritrarsi,
come per esempio quando, a pagina 62, si afferma che
"in realtà l'intreccio tra politica e 'ndrangheta è,
come altrove, il segno della pervasività delle cosche
che non sono un corpo separato ma tendono ad inserirsi
in ogni spazio istituzionale e     societario e ad
occupare e contrattare potere influenzando
la vita pubblica e confermando la loro identità di
sistema di potere chiuso e rigidamente regolato e
programmato".
  Io, per la verità, invertirei i termini della
questione (dico una cosa che può apparire paradossale
ma è la realtà della storia d'Italia): in realtà, non è
la 'ndrangheta che in Calabria si è insinuata
all'interno della vita pubblica, ma è la vita pubblica
che si è insinuata all'interno della 'ndrangheta. E' la
vita pubblica, sono le istituzioni, i partiti, le
attività commerciali che si sono insinuati all'interno
di quel reticolo di associazioni a delinquere che
altrimenti, se non ci fosse stata questa continua
pressione da parte del mondo politico organizzato in un
sistema di depredazione del bene pubblico, non
avrebbero potuto fare quel salto di qualità che hanno
fatto, grazie da un lato alla fonte autonoma di
arricchimento, e quindi di intromissione nell'attività
edilizia, commerciale e così via (rappresentata
dal denaro che proveniva dal traffico della droga), e,
dall'altro, alle occasioni che venivano quotidianamente
offerte dal sistema politico legato alla spesa
pubblica.
Questi sono i due elementi che dovrebbero essere letti
via
via attraverso il modo in cui si svolge poi il percorso
di attribuzione delle risorse. Una parte della società
calabrese è stata "premiata" (lo dico tra virgolette)
con tolleranza verso le più diverse forme di illegalità
(dalle pensioni di invalidità fittizie, all'abusivismo
edilizio, ai premi di maternità per le lavoratrici
agricole e via dicendo, tutto gratis, tutto per
mantenere un controllo clientelare); un'altra parte
della società calabrese, quella che si è organizzata in
modo criminale, è stata ancora di più premiata
attraverso l'impunità e la collusione nella spartizione
dei beni pubblici.
  Ci avviciniamo a questo nella relazione, c'è un
tentativo di far capire che le cose stanno così ma
ancora non c'è (e credo che non possa esserci) la forza
di dire fino in fondo tutta la verità.
  Vi sono quindi due ragioni fondamentali per il mio
voto contrario: da un lato, la sottovalutazione di un
fenomeno che invece ha inciso e incide pesantemente nel
salto di qualità delle organizzazioni mafiose italiane,
cioè la partecipazione al traffico di droga; e,
dall'altro lato, un ruolo di coabitazione tra potere
politico e pubblico in senso lato, istituzionale (cioè
le varie parti delle istituzioni che sono state via via
legate o complici) e la crescita del fenomeno
malavitoso. Per questi motivi voterò contro la
relazione.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non credo che esistano
approssimazioni, come
                              Pagina 2957
è stato lamentato da chi mi ha preceduto, nella
relazione Cabras. Noi esprimiamo, a nome della
democrazia cristiana, un notevole apprezzamento per lo
sforzo compiuto, per il campo di indagine vastissimo,
per l'apertura di varchi all'interno della società
calabrese, una società, come si legge anche nel corpo
della relazione, dove c'è una forma di rassegnazione,
rassegnazione che finisce a volte per essere
indubbiamente anche un aspetto di complicità nel
sistema di rapporti tra la malavita organizzata e la
classe politica.
  Devo dare atto in maniera particolare al senatore
Cabras (che è espressione di un partito che per alcuni
aspetti ha rappresentato molta parte della vicenda
politica calabrese) del grande coraggio che ha avuto; e
credo si dia anche atto del grande coraggio con il
quale in questo periodo ci stiamo sforzando,
all'interno della Commissione, di guardare alle nostre
nudità, laddove sono intervenute, senza montare la
guardia in una sorta di garitta abbastanza spericolata,
dando tutto il nostro avallo nei confronti di aspetti
che, laddove emergono, rischiano di essere
puntualmente, come nel caso della relazione Cabras,
riportati all'attenzione.
            Vi è quindi un dato non di disperazione né di
                            smarrimento,
ma in questo caso di apprezzamento per quanto è
consegnato all'interno di questa vicenda.
  Vorrei aggiungere che per la verità il problema non
richiama soltanto un modo di analizzare, perché
evidentemente una relazione non è mai compiuta di per
sé, ma induce sempre a forme di riflessione, e la
risposta non può essere mai giocata in takle abbastanza
puntuale; non esiste una puntualità rispetto ad una
serie di argomenti di tale vistosità e di tale
diffusiva presenza all'interno di un territorio per
tantissimi aspetti massacrato.
  Il dato a mio avviso molto importante, che mi pare
sia anche presente nella relazione, è quello di tenere
conto di questo sforzo, di questa capacità di
risveglio, ma mi sembra che nella parte meridionale
dello stivale questo sia ancora
abbastanza limitato rispetto a quanto si è visto in
Sicilia e si intravede in Campania. Di qui la
rassegnazione e il rischio della complicità insieme
alla rassegnazione stessa.
  La Calabria (diciamo la verità), anche dal punto di
vista statistico, è indubbiamente la regione di per sé
più povera. I casi eclatanti come quello di Crotone,
che sono apparsi nel caleidoscopio nazionale, maturano
e fanno maturare la dimensione di un fenomeno di una
povertà autentica. Non so se in Calabria esista il
massimo di invalidità; secondo una recente indagine (ma
non vorrei sbagliare), il massimo di invalidità esiste
a La Spezia, e non certamente nelle regioni
meridionali. Voglio dire però che probabilmente anche
questo è un fenomeno che esiste nel Mezzogiorno
d'Italia e in Calabria in maniera particolare.
       Questo è indubbiamente lo stato della difficoltà in cui
                                 si
trova una regione come la Calabria, rispetto al quale
evidentemente, come in tutte le regioni povere, c'è
bisogno di tanta solidarietà e non soltanto di
un'analisi del fenomeno.
Mi rendo conto che dal punto di vista della relazione
Cabras, per quanto attiene istituzionalmente a questa
Commissione e a coloro che vi sono preposti, l'unica
cosa da fare era sentire, ascoltare, parlare, rendersi
conto, porre i problemi all'attenzione; credo che tutto
questo verrà posto all'attenzione, come è avvenuto in
questi giorni o nei mesi scorsi, quando se ne è
parlato, quando la gente ha visto che anche a livello
istituzionale vi era qualche referente che aveva la
voglia di "giocare in malo modo" nei confronti della
criminalità.
  Queste sono le ragioni di apprezzamento per cui, da
parte della democrazia cristiana, si dice sì alla
relazione del senatore Cabras.
 ALFREDO GALASSO. Signor presidente, mi accingo con
dispiacere a votare contro la relazione in esame,
perché considero queste relazioni territoriali e
settoriali un lavoro molto importante di
                              Pagina 2958
costruzione di un quadro di riferimento, di conoscenza
e di valutazione dell'intera Commissione.
          Vi sono però in questa relazione alcuni punti di
                              carattere
generale che, se approvassi la relazione stessa, mi
metterebbero inevitabilmente in contraddizione con ciò
che penso e che ho detto; dico di più: alcune di queste
cose sono già consegnate agli atti della Commissione.
        E dico subito di cosa si tratta. Vi è in primo luogo
                                 una
sfasatura, che considero grave, tra la situazione della
Calabria, la condizione materiale del potere politico,
economico, affaristico e criminale in Calabria ed il
taglio, il tono della relazione; una sfasatura grave
che mi meraviglia alcuni colleghi particolarmente
sensibili a questi fenomeni mi riferisco a Massimo
Brutti - non abbiano colto. Me ne stupisco perché in
Calabria è accaduto qualcosa che è raccontato, cari
colleghi, con parole impressionanti in recenti atti
giudiziari; qualcosa che invece nella relazione è
ricordato piuttosto che come il punto di partenza di
un'analisi del fenomeno come uno dei fenomeni di
contiguità tra politica e mafia: sto parlando
dell'assassinio di Ligato e della sua storia. Non a
caso quando abbiamo predisposto la relazione sulla
Sicilia o sui rapporti tra mafia e politica siamo
partiti da un dato, da un fatto sconvolgente:
l'assassinio di Salvo Lima; mi sarei aspettato che per
la Calabria fossimo partiti dall'omicidio di Ligato.
Questa sfasatura è grave - lo ripeto - perché esprime
una sottovalutazione del fenomeno a livello
complessivo, non solo in Calabria.
  In secondo luogo, vi è una concezione del potere
mafioso che ancora una volta indugia sull'autonomia,
per così dire,
del potere criminale, delle cosche, le quali avrebbero
penetrato, determinando intrecci e ramificazioni, il
mondo politico, il mondo affaristico, il mondo
imprenditoriale. No, cari colleghi, noi sappiamo che in
Calabria particolarmente vi è un'identificazione di
soggetti. La vicenda che riguarda, ad esempio, il
mandato di cattura emesso dal GIP di Reggio Calabria
per i famosi 130 o 131 (di cui il centotrentunesimo è
Licio Gelli) descrive uno spaccato nel quale i soggetti
che si fregiano di una tessera, che agiscono come
dirigenti politici, che si muovono durante la campagna
elettorale sono i capimafia, i quali, a loro volta,
fanno e trattano affari leciti ed illeciti. Qui davvero
vi è il rischio che indirizziamo l'analisi che ci
accingiamo a compiere sul fenomeno mafioso ancora una
volta verso la mafia come una sorta di organizzazione
criminale feroce, temibilissima, potente, che mette a
rischio apparati dello Stato. No, non possiamo fare
questo salto all'indietro nell'analisi, non ce lo
possiamo permettere, particolarmente per la Calabria,
dove l'unicità di questo sistema di potere, la
vischiosità, la compattezza, il carattere oppressivo
sono evidenti, nel senso che si colgono recandosi in
Calabria, girando per la regione, parlando con la
gente.
       Sono queste le due considerazioni di carattere generale
che ho inteso svolgere. Al termine del mio intervento
(che sto comunque per concludere) esporrò un rilievo
metodologico che va oltre questa relazione.
  Vi sono poi tre punti che cito soltanto riservandomi
di presentare una relazione in proposito. Il primo
riguarda il potere giudiziario, la magistratura: per
noi che abbiamo il compito di individuare le
disfunzioni ed i rimedi non è possibile non esprimere,
caro collega Cabras, un giudizio articolato, dando a
ciascuno il suo nome, il suo cognome e la sua
responsabilità, come facciamo con i mafiosi. E' nostro
compito, non possiamo arrestarci di fronte al fatto che
quella è la magistratura: sappiamo bene che in Calabria
la magistratura non è un tutt'uno e dobbiamo
distinguere perché, altrimenti, non si capisce più
nulla, altrimenti va tutto bene e va tutto male
contemporaneamente. Vi sono corti d'appello e corti
d'appello, procure e procure, tribunali e tribunali
(poc'anzi il collega Brutti ricordava un grave
episodio). Dobbiamo fare ciò che sto dicendo tanto più
in quanto il nostro è un giudizio politico, come tale
non sostitutivo rispetto all'attività
                              Pagina 2959
 giudiziaria, con la premessa - che potremmo anche
evitare di fare, ma che forse non risulta inutile
ribadire - che non ci compete sostituirci ai giudici,
mentre la valutazione politica vivaddio è libera,
altrimenti cosa ci stiamo a fare?
  Il secondo punto riguarda le indicazioni specifiche
di responsabilità di amministratori locali e di
dirigenti politici, responsabilità che sono emerse in
questo periodo con una corposità ed una pesantezza che
ancora una volta non hanno nulla a che fare con la
materia penale ma che pure esistono. Può non essere
naturalmente Riccardo Misasi - tanto per fare un nome
ed un cognome - responsabile penalmente di concorso in
associazione mafiosa o peggio - perché questo non ci
riguarda - ma che cosa abbia rappresentato Riccardo
Misasi nel sistema di potere politico in Calabria
questa Commissione deve pur dirlo!
  Il terzo punto si riferisce all'accenno che si è
fatto alla vicenda della massoneria: si tratta, a mio
avviso, della parte più pregevole di questa relazione
in quanto è molto diffusa; essa si occupa anche
dell'inchiesta del procuratore di Palmi. Si è parlato,
ad un certo punto, di ostacoli istituzionali, ma a chi
ci si intendeva riferire? Chi ha ostacolato
quell'inchiesta sul piano istituzionale? Vi è una
storia che hanno raccontato le cronache di tutti i
giornali, vi sono stati momenti aspri di scontro che
sono stati espressi perfino in questa Commissione da
chi si attribuiva allora il titolo di ministro della
giustizia pluridecorato e pluriammirato (per essere
chiari); ebbene, allora diciamo anche questo.
  Ho voluto portare tre esempi ma altri se ne
potrebbero fare; per me il giudizio negativo sulla
relazione nasce comunque soprattutto dalle due
considerazioni di carattere generale che ho svolto
nella prima parte del mio intervento.
Poiché queste relazioni territoriali e settoriali sono
molto importanti e poiché naturalmente mantengo intatti
la stima e l'apprezzamento verso i colleghi estensori
(Robol ed il presidente ieri, Cabras oggi) perché
ovviamente qui stiamo esprimendo una critica di natura
politica - è inutile sottolinearlo, ma forse vale
comunque la pena di dircelo credo che, vista la
delicatezza di questo genere di relazioni che vanno a
comporre il quadro di un lavoro importante della
Commissione, sarebbe bene che queste relazioni così
delicate (e mi riferisco anche a quella sulla Campania
ed a quella sulle zone di non tradizionale insediamento
mafioso che dovremo discutere di qui a poco) nelle loro
linee generali venissero esposte prima di procedere
alla stesura anche per non mettere in difficoltà i
relatori. Mi rendo conto, infatti, perché faccio questo
mestiere, che correggere le cose quando ci si accorge
che vi sono lacune ed insufficienze è faticoso e
difficile ed alla fine non si riesce a farlo. Invece,
se si svolge una discussione generale in cui ciascuno
interviene per cinque o dieci minuti, il relatore può
cogliere da chi magari ha partecipato ad una
determinata missione o ha letto talune carte un
orientamento di carattere più generale grazie al quale
l'impianto della relazione può risultare maggiormente
adeguato. Dico questo per contribuire ad un tipo di
costruzione del nostro lavoro che possa essere più
conducente rispetto allo scopo finale.
 SALVATORE FRASCA. Signor presidente, avrei voluto
svolgere alcune osservazioni di natura metodologica ma
non lo farò per recuperare del tempo, riservandomi di
farlo in occasione della discussione sulla relazione
annuale.
         Nel dichiarare il mio voto contrario alla relazione
presentata dal senatore Cabras, vorrei sentirmi libero
psicologicamente, cioè al di fuori ed al di sopra di
una condizione che spesso si determina in questa
Commissione, per cui non sempre si può esprimere tutto
ciò che si avverte attraverso la sensibilità del
proprio animo e l'uso della propria ragione: prevalgono
metodi, sistemi che appartengono ad una cultura che ha
allignato per lungo tempo nel movimento operaio, in
certi Stati ed in determinate società, e che non
vorremmo albergasse in questa Commissione. Anche a
questo proposito avrò
                              Pagina 2960
occasione di meglio specificare il disappunto che vado
denunciando in occasione della discussione della
relazione annuale.
  Voterò contro la relazione, pur apprezzando ancora
una volta lo sforzo compiuto dal collega Cabras, perché
credo che essa abbia conservato quei punti negativi,
quei vuoti, quei nei di cui abbiamo avuto occasione di
parlare discutendo la prima stesura. E' una relazione
disorganica, che non offre comunque uno spaccato del
fenomeno criminoso nella società calabrese.
  Più specificatamente, desidero osservare che questa
relazione non fa riferimento alle drammatiche
condizioni in cui versa la Calabria e da cui non solo
ha tratto origine ma si è anche espanso il fenomeno
mafioso. Non vi è, quindi, un'approfondita analisi del
fenomeno criminoso, della sua
origine, della sua evoluzione, della sua attività,
delle sue connivenze con i pubblici poteri; non viene
opportunamente preso in esame il sistema di potere che
governa la Calabria, un sistema di potere che è
intrecciato con la politica e con le istituzioni.
Certo, non possiamo accusare uomini politici, i   cui
nomi abbiamo appreso nel corso delle audizioni, di
essere responsabili di determinati misfatti come, ad
esempio, la violazione dell'articolo 416- bis del
codice penale;
ma questi uomini politici sono comunque i creatori, gli
autori di quel sistema di potere da cui la mafia ha
tratto l'alimento necessario e si è potuta sviluppare.
       Questo non si ha il coraggio di dirlo, così come non si
                                 ha
il coraggio di parlare dello scarso funzionamento delle
istituzioni e, tra queste ultime, in primo luogo della
magistratura che tiene in Calabria un comportamento
omissivo, contraddittorio, che non sempre interviene al
momento giusto, che è eccessiva in alcune circostanze e
remissiva in altre. Non si vogliono dire queste cose
perché lo stampo della relazione, signor presidente,
onorevoli colleghi, deve essere uno stampo di marca
dorotea, perché in questo Parlamento non si possono
sciogliere inni alla libertà ed alle scelte che possono
scaturire, come dicevo all'inizio del mio intervento,
dal prorompere del proprio animo.
  Concludo sottolineando come non possano rimanere
inascoltate talune drammatiche denunce. In una
precedente seduta ho parlato di alcune registrazioni
telefoniche che non sono state inventate da me ma che
risultano da un rapporto di polizia; ad una di tali
registrazioni ha fatto cenno poco fa il collega
Matteoli. Adesso voglio fare riferimento ad un'altra di
queste registrazioni: "Telefono 2883, ore 21,34 dell'1-
6-92: Saletta informa Maria raggiunta all'utenza
06/890960. In merito la informa che l'avvocato Roberto
Falvo ha assicurato che entro quindici giorni riuscirà
a far mettere Domenico in libertà. All'uopo lo stesso
legale aveva riferito alla Saletta che, per sgravare la
posizione dello stesso Domenico, egli avvocato aveva
contattato, impegnandosi a pagarlo, il medico di
Cosenza che si interessa delle analisi della sostanza
stupefacente sequestrata per non farla risultare pura".
          Di fronte a fatti come questi, le istituzioni si
                              piegano,
chi si dovrebbe muovere non lo fa, vengono assicurate
coperture politiche.
  Ecco quindi che, usando il metodo induttivo,
arriviamo a considerazioni di carattere generale che ci
portano a dire che questa relazione non può essere
approvata perché è di chiaro stampo doroteo e perché
non affonda il bisturi dell'analisi nella realtà
criminosa presente nella regione calabrese.
MASSIMO SCALIA. Signor presidente, desidero
preannunciare il voto favorevole del gruppo verde. Un
voto favorevole che però ribadisce, ampliandola, la
scarsa convinzione con la quale già approvammo il più
impegnativo documento sul rapporto tra mafia e politica
a proposito della Sicilia e dell'omicidio Lima, che a
quel documento diede origine.
        La convinzione è ancora minore che in quell'occasione
perché alcune delle critiche che sono risonate nelle
dichiarazioni di voto fatte dai colleghi che mi hanno
Pagina 2961
preceduto mi sono parse molto incisive. Non voglio
adesso
andare ad accuse politiche sulla natura più o meno
correntizia del documento e della cultura che lo
ispira, però è indubbio che sul piano...
 PAOLO CABRAS, Relatore . Il doroteismo non mi
riguarda né come cultura né come opzione. Riguarderà il
collega Frasca.
 MASSIMO SCALIA. Lo so bene.
          SALVATORE FRASCA. Sono stato per lunghi anni alla
                               scuola
della DC.
       MASSIMO SCALIA. Mi pare abbastanza evidente, tuttavia,
che questa relazione sia, sul piano dell'indagine del
rapporto tra mafia e politica, assai poco soddisfacente
proprio con riferimento all'individuazione delle
responsabilità politiche. La Calabria, infatti, è stata
nell'occhio del ciclone proprio per il legame tra molti
suoi uomini politici ed attività che sono o confinanti
o del tutto intersecate con quelle della criminalità
organizzata.
  La visione che qui viene proposta della 'ndrangheta
come estremamente frazionata cozza, ad esempio, con la
visione che ci è stata esposta da alcuni pentiti e che
tende, invece, a fornire uno schema molto unificato di
interpretazione della criminalità organizzata sia per
quanto riguarda la 'ndrangheta sia per la Sacra corona
unita. Ma il punto importante non è tanto questo quanto
la sottovalutazione delle responsabilità politiche.
  Un altro elemento che dà luogo alla mia
insoddisfazione nell'esprimere comunque un voto a
favore sta nel fatto che non solo io ma anche altri
colleghi, tra i quali l'onorevole Olivo, avevamo
richiamato l'attenzione del relatore sulla questione
della centrale di Gioia Tauro, l'impresa più grossa dal
punto di vista economico e industriale in corso nella
regione calabra. Non vorrei essere stato affrettato, ma
mi pare che nella relazione non se ne faccia neanche
menzione.
PAOLO CABRAS, Relatore . Ne ho parlato anche nella
replica, lei è arrivato tardi, onorevole Scalia.
 PRESIDENTE. Ha detto che l'avrebbe inserito.
       MASSIMO SCALIA. Rimane il fatto che nella relazione non
c'è.
 PAOLO CABRAS, Relatore . Checché ne dica lei se ne
parla. In più ho annunciato un'integrazione.
       MASSIMO SCALIA. E' una questione di misura e di pesi su
cui non ci troviamo d'accordo.
  Concludo con un auspicio. Poiché mi pare che debba
essere iscritto all'ordine del giorno dei nostri lavori
un ulteriore argomento che riguarda la Calabria nella
versione specifica del fenomeno 'ndrangheta, spero che
questa ulteriore relazione possa in qualche modo
integrare ed andare molto più a fondo rispetto alle
carenze che io, come altri colleghi, ho avvertito.
  Desidero anche comunicare con sommesso garbo la
situazione in cui mi trovo. Io sono tra coloro che
hanno maggiormente insistito affinché questa
Commissione procedesse nei suoi lavori senza
procrastinare, perché è importante che si arrivi a
delle conclusioni. Però non a qualunque conclusione.
Quindi,
qualora la Commissione si trovasse nell'incapacità di
pervenire, rispetto ad indagini di questo tipo, ad un
documento conclusivo che soddisfi la gran parte dei
commissari e             dovessi nuovamente trovarmi
di fronte a documenti quale
quello oggi al nostro esame, il mio imbarazzo nel
votare a favore cesserebbe; nel senso che non voterei
più a favore e non mi sentirei più obbligato a farmi
carico di quel senso di responsabilità collettiva che,
in questo anno di funzionamento della Commissione
antimafia, mi ha indotto ad esprimere a nome del gruppo
un voto favorevole alla relazione del senatore Cabras.
 GIORGIO CASOLI. Non era mia intenzione intervenire ma
mi pare doveroso farlo dopo quanto detto dal collega
Frasca, perché condivido nello spirito quanto egli ha
detto e condivido anche le osservazioni
                              Pagina 2962
in dissenso alla relazione. Indubbiamente, tutti
coloro che sono intervenuti l'hanno fatto allo scopo di
dare un contributo costruttivo e positivo al
perseguimento del
risultato migliore. Però, il gruppo socialista si
riconosce essenzialmente nella linea di condotta e
nelle parole che sono state espresse dal collega Olivo
e che sono di sostanziale adesione alla relazione
Cabras. Tale relazione, indubbiamente, non è perfetta
sotto ogni aspetto ma è bene che sia così; sarebbe
veramente grave che in una materia di questo genere si
potesse raggiungere un giudizio di perfezione. Anzi, io
sarei preoccupato se vi fosse unanimità di giudizio e,
soprattutto, se vi fosse un coefficiente di
soddisfazione amplissimo. Probabilmente, se questa
soddisfazione vi fosse, avremmo fatto veramente un
documento doroteo. Mi sembra, invece, senatore Frasca,
che questo non lo sia e sia invece un documento
equilibrato e rappresenti quanto di meglio si possa
oggi licenziare al termine di un coscienzioso ed
approfondito esame. E' questa, in sostanza, la ragione
per la quale il collega Olivo ed io riteniamo, a nome
del gruppo, di esprimere...
 SALVATORE FRASCA. Il gruppo non c'entra. Parli a suo
nome!
 GIORGIO CASOLI. Dico allora che a nome soprattutto
del collega Olivo e mio, ritengo di esprimere voto
favorevole alla relazione Cabras.
 PRESIDENTE. Pongo in votazione la relazione sulla
Calabria.
(E' approvata) .
 Eventuali note integrative, per chi ha votato a
favore,
orelazioni di minoranza possono essere depositate
entro
trenta giorni.
        SALVATORE FRASCA. Preannuncio la presentazione di una
relazione di minoranza.
 PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Frasca. Chiedo che la
presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento
formale del testo. Se non vi sono obiezioni, rimane
così stabilito.
(Così rimane stabilito) .
  Discussione della relazione annuale. PRESIDENTE. Il
secondo punto all'ordine del giorno reca
la discussione della relazione annuale.
         Nella precedente seduta ho rinviato alla relazione
scritta, rinunciando ad una esposizione orale. Possiamo
quindi dare inizio alla discussione.
  Desidero soltanto precisare che in questo rapporto
si segnala l'opportunità di mettere a punto alcune
questioni legislative. In particolare, desidero
evidenziare ai colleghi l'opportunità di discutere due
questioni.
  La prima riguarda la certificazione antimafia. Pongo
tale questione alla vostra attenzione perché dal lavoro
che si è svolto è emerso che tale certificazione oggi
produce oneri notevoli e per la pubblica
amministrazione e per gli operatori economici, mentre
dà vantaggi quasi nulli per il fatto che, ormai, le
imprese a presenza mafiosa si organizzano in modo che i
vertici siano rappresentati da persone pulite
(prestanome, eccetera). Mi domando, quindi, se non sia
il caso di sostituire alla certificazione antimafia una
valutazione di merito su quali siano gli effettivi
operatori economici che stanno dietro la sigla.
          La seconda questione, assai delicata, riguarda il
                              problema
delle fusioni societarie. Questo perché là dove ci sono
fusioni o acquisti, oggi come oggi, con l'acquisto non
passa il portafoglio appalti; dunque, sostanzialmente,
alcuni passaggi di proprietà di imprese non possono
essere effettuati perché l'impresa non vale nulla se
non può passare anche il suo portafoglio di lavori. La
ratio di questo limite, prevista nella legislazione
antimafia, ha avuto senso fino ad un certo momento; ora
pongo all'attenzione dei
                              Pagina 2963
colleghi l'interrogativo se non sia il caso che, fermo
restando che l'impresa che succede o che risulta dalle
fusioni presti tutte le stesse garanzie che aveva
prestato la prima, sia possibile il passaggio del
portafoglio. Questo per evitare che le norme antimafia
finiscano per rappresentare un intralcio al mercato ed
alla circolazione delle imprese sane, senza riuscire a
conseguire gli effetti che si volevano conseguire nei
confronti delle imprese mafiose.
                      Sull'ordine dei lavori .
 ALFREDO GALASSO. Intervenendo brevemente sull'ordine
dei lavori, le chiedo, presidente, quali siano le
previsioni sull'andamento e l'eventuale conclusione di
questa discussione.
         PRESIDENTE. Possiamo stabilirlo insieme, colleghi.
                                Tutto
dipende dal numero degli iscritti a parlare.
 ALTERO MATTEOLI. Penso che la domanda del collega
Galasso tenda a chiarire se si intenda concludere
questa sera la discussione generale.
 ALFREDO GALASSO. Esatto.
 PRESIDENTE. Dipende, come ho detto, dal numero degli
iscritti a parlare. Personalmente ritengo che questa
sera non sia possibile concludere la discussione, anche
perché vorrei riservarmi un po' di tempo per riflettere
prima della replica.
ALFREDO GALASSO. Desidero anche un chiarimento, dal
momento che considero questo un appuntamento
importante. Se ho bene inteso, la bozza di relazione
che il presidente ci ha inviato rinunciando ad esporla
oralmente è una trama, cioè una relazione aperta;
desidero precisare questo punto per dare un tono
all'andamento della discussione e, in particolare, al
mio intervento. Se non ho capito male, sono state
volutamente omesse valutazioni e conclusioni di ordine
politico, secondo uno spirito - che io riterrei di
apprezzare - che vuole rinviare all'esito della
discussione la stesura definitiva della relazione da
parte del presidente.
 PRESIDENTE. Se non ricordo male, nella lettera di
accompagnamento si precisa proprio che il documento è
privo di premessa politica e di conclusione politica in
quanto vuol essere soltanto una rassegna delle cose
fatte e che, di conseguenza, premessa e conclusione
scaturiranno dagli indirizzi emersi nel dibattito. Era
questo il senso.
        Per quanto riguarda, invece, l'andamento dei lavori,
                                credo
che oggi potremmo proseguire fin verso le 19 per poi
rinviare ad altra seduta. Poiché venerdì prossimo la
Commissione sarà impegnata in una missione in Abruzzo,
proporrei di tenere seduta giovedì 14 dalle 15 alle
16,30, cioè fino all'inizio della seduta al Senato. In
un'ora e mezzo di lavoro potremmo forse concludere la
discussione. Ricordo che la settimana successiva sarà
molto più pesante a causa dell'esame della legge
finanziaria, quindi di difficile utilizzazione per noi,
mentre è bene che, una volta iniziata, una discussione
come questa sia portata a conclusione, senza restare in
sospeso.
ALFREDO GALASSO. Non potremmo continuare la discussione
domani?
 PRESIDENTE. Io sono d'accordo.
 WALTER MONTINI. Al Senato siamo impegnati nella
discussione della legge finanziaria.
 PRESIDENTE. In effetti, la discussione della legge
finanziaria al Senato è in questi giorni
particolarmente impegnativa perché sta per concludersi
l'esame da parte delle Commissioni. Sappiamo bene che
negli ultimi due giorni di esame in Commissione il
lavoro è sempre molto pesante. Ritengo invece che sia
possibile tenere seduta giovedì prossimo alle 15.
                              Pagina 2964
 Chi intende intervenire adesso sulla relazione
annuale? ALFREDO GALASSO. Il fatto è che siamo stanchi,
signor
presidente. Avrei bisogno di rilettere ancora sulla
relazione. Preferirei intervenire giovedì.
 PRESIDENTE. Il documento è stato presentato una
settimana fa, per cui credo che il tempo per leggerlo
ci sia stato. Avevamo due iscritti a parlare per oggi,
cioè i colleghi Galasso e Montini. Se però questi
colleghi non vogliono intervenire oggi, possiamo
rinviare a domani alle ore 19.
 ALFREDO GALASSO. Mi pare un'ottima idea!
 ANTONIO BARGONE. Credo si tratti di una proposta
destinata a naufragare.
PRESIDENTE. Allora, dobbiamo utilizzare questa seduta.
MASSIMO SCALIA. Mi rendo conto dell'imbarazzo in cui si
trova il presidente...
       PRESIDENTE. No, io non sono imbarazzato. L'imbarazzo è
di altri: è di chi deve parlare e non parla.
 MASSIMO SCALIA. Devo dire che neanch'io mi sento
particolarmente imbarazzato, perché ognuno di noi ha un
suo carico di lavoro rispetto al quale ha come
tribunale eminentemente le proprie capacità e la
propria coscienza.
E' vero, lei ha inviato più di una settimana fa questa
relazione ma il problema è di riuscire a leggerla e di
rifletterci sopra per poter poi intervenire in modo
motivato. Come è stato ricordato, la relazione è la
sintesi del
lavoro di un anno, per cui merita una discussione non
superficiale. Ciò premesso, desidero proporre, signor
presidente, una soluzione diversa da quella che potrei
suggerirle se lei rinunciasse all'uso di un metodo
sassone neanche anglo -, cioè quello per cui,
dichiarato aperto il dibattito, e constatato che
nessuno interviene, si passa ai voti. Mi rendo conto
che non ci sono tante altre soluzioni, nel senso che se
si volesse essere rigidi è questa la soluzione che la
procedura prevede; tuttavia, se così fosse, credo che
questo "sassonismo" produrrebbe effetti deteriori.
Allora, è ben vero che domani abbiamo tutti molto
lavoro
sia al Senato sia alla Camera ma forse varrebbe la pena
rinviare di ventiquattro ore, in modo che vi sia una
fluidificazione che andrebbe a vantaggio degli
interventi. Se così fosse, potremmo iniziare domani
sera verso le 19 il dibattito su questa relazione.
 PRESIDENTE. Colleghi, io "fluidifico" tutto, però
devo insistere su un punto determinante: considerato
che disponiamo di un pomeriggio libero e che avete
avuto il documento una settimana fa, a questo punto
dobbiamo cominciare. Mi richiamo al vostro senso di
disciplina, anche perché mi sembra di capire che la
giornata di domani sia per tutti piena di impegni.
         ANTONIO BARGONE. Oggi è un'occasione più unica che
                                rara!
Cominciamo!
 ALFREDO GALASSO. Non vorrei essere "inchiodato" per
essermi iscritto...
       MASSIMO SCALIA. Sì, ma a questo punto voglio vedere chi
interviene.
 PRESIDENTE. Se nessuno interviene, sono costretto al
rispetto del regolamento. Pertanto, se i colleghi che
hanno chiesto di intervenire non intendono farlo, devo
prenderne atto e poi passare ai voti. C'è un'altra
soluzione?
 MASSIMO SCALIA. Sì, signor presidente, quella di
aggiornare la riunione. Forse è banale ma è l'unica
soluzione.
PRESIDENTE. Sì ma non è possibile aggiornarci a domani
e
giovedì potremo disporre soltanto di un'ora e un quarto
Pagina 2965
per lavorare; è decisamente troppo poco, considerato
che, come è facile prevedere, saranno molti i colleghi
che chiederanno di intervenire. Quindi, giovedì non
potremo concludere la discussione. Tenuto conto che la
settimana
successiva i colleghi del Senato avranno molti impegni
cui far fronte, rischiamo di rinviare questa
discussione ai primi di novembre. Credo che tenere
"appesa" venti giorni una relazione sul lavoro annuale,
di cui tutti hanno sottolineato l'importanza, non sia
una cosa seria, soprattutto considerato che potremmo
discuterne oggi perché c'è stato il tempo per leggere
la relazione e per riflettere sulla medesima.
       ALTERO MATTEOLI. Però, signor presidente, non è neanche
serio intervenire dopo una lettura superficiale.
PRESIDENTE. Se una settimana non è stata sufficiente
per
leggere la relazione...!
         ALTERO MATTEOLI. Ma abbiamo dovuto fare tante altre
cose!
 CARLO SMURAGLIA. Signor presidente, vorrei capire.
Indipendentemente dalla relazione, se non ricordo male,
mi pare che da giugno si chieda di fissare una data per
la discussione politica sugli orientamenti generali
eccetera. Presumo, quindi, che già allora vi fosse
qualcosa su cui si intendeva parlare. Adesso, la
relazione è l'occasione per
farlo. A questo punto, dunque, vorrei capire per quale
ragione nessuno intende intervenire. Il collega Galasso
una spiegazione l'ha data, in quanto ha detto che è
stanco, che vorrebbe rifletterci di più, per cui
preferirebbe non intervenire oggi. Vorrei che chi
chiedeva di fare questa discussione tre mesi fa, mi
dicesse per quale motivo non intende intervenire oggi.
Ripeto, amichevolmente vorrei capire il motivo per il
quale adesso, improvvisamente, non c'è più quella
fretta. Se c'è una ragione comprensibile, sono
disponibile a riunirci stasera dopo cena, domani,
giovedì o in un altro giorno. Però, vorrei che ci
parlassimo con franchezza, in modo da chiarire la
questione.
 SALVATORE FRASCA. Al collega Smuraglia voglio dire
che sono fra coloro che hanno chiesto che si svolgesse
un dibattito sulla relazione. Però, voglio precisare,
caro collega, che dopo la mia partenza da Roma giovedì,
ho dovuto impegnarmi, come dirigente politico e come
parlamentare, su un'infinità di problemi. E' questa la
ragione per cui non sono preparato questa sera. Se
fossi un professionista dell'antimafia, mi dedicherei
solo a questo mestiere ma siccome così non è...
 ALFREDO GALASSO. I professionisti dell'antimafia sono
morti tutti. Meno male che non lo sei!
       SALVATORE FRASCA. Chissà che un giorno non capiti anche
ame.
 PRESIDENTE. Un giorno capita a tutti!
 SALVATORE FRASCA. Sì, ma Galasso parla d'altro.
Comunque, credo che in questo mondo si possa essere
lineari, seri, tranquilli e onesti. E poi, quando si va
senza scorta può sempre capitare qualcosa. Ma penso che
la scorta sia la mia coscienza, e per quanto mi
riguarda non voglio gravare sullo Stato (anzi, credo
che anche di questi gravami dovremmo cominciare a
discutere, magari anche in sede di discussione della
relazione).
  Ripeto, proprio perché gli interventi sulla
relazione debbono essere approfonditi, a mio parere,
considerato che è da giugno che attendiamo di farlo,
non significa niente se aspettiamo ancora qualche
giorno al fine di svolgere un dibattito serio e di dare
una svolta a questa Commissione.
ALFREDO GALASSO. Non vorrei subire un trattamento
contrastante con le esigenze che ho esposto. Dico,
provocatoriamente, che sono anche disposto ad
intervenire nonostante la stanchezza che
                              Pagina 2966
provo per gli impegni cui ho fatto fronte stamattina.
Potrei intervenire tenendo conto delle condizioni poste
dal presidente, il quale ha detto che se io e un altro
collega
intervenissimo adesso, la Commissione procederebbe poi
alle votazioni...
 PRESIDENTE. Non ho detto che farei questo!
 ALFREDO GALASSO. Comunque, vi prego, non vorrei
essere costretto a dover intervenire stasera con fatica
e poi scoprire che giovedì si prosegue nel dibattito.
Se non vi è nessuno che intende intervenire, è ovvio
che spetta al presidente prenderne atto e trarne le
conseguenze.
          CARLO SMURAGLIA. Io non sono per chiudere, ma per
trovare un accordo.
       LUIGI BISCARDI. Signor presidente, direi di fissare la
riunione per martedì pomeriggio.
ANTONIO BARGONE. Martedì la Commissione è in Lombardia.
LUIGI BISCARDI. In due o tre ore, all'inizio della
prossima settimana, potremmo fare la discussione e la
votazione con un'unica tornata.
 PRESIDENTE. Ma con la sua proposta lei fa slittare
ulteriormente i tempi, senatore Biscardi.
        LUIGI BISCARDI. Se fissiamo la seduta per giovedì va
bene.
       ANTONIO BARGONE. Si può assumere l'impegno di svolgere
interventi che non superino i dieci minuti.
 PRESIDENTE. Sì, purché su questo l'intesa sia comune.
Del resto, le dichiarazioni di voto sulla relazione
sulla Calabria non hanno superato gli otto o nove
minuti.
ALFREDO GALASSO. Forse, potremmo rinviare le visite in
Abruzzo e in Lombardia.
  Quando l'altra volta ho posto il problema
sull'ordine dei lavori era perché il ritmo dei lavori
era tale che alcuni di noi non riuscivano a seguirlo
perché impegnati in altre cose.
PRESIDENTE. Sì, però la data della visita in Lombardia
l'abbiamo votata tutti!
 ALFREDO GALASSO. E' del tutto evidente che un insieme
di proposte possono passare se votate in ufficio di
presidenza. Il problema è che chi come lei si trova di
fronte alla necessità di organizzare l'ordine dei
lavori deve recepire preliminarmente, quasi
interiorizzare...
          PRESIDENTE. L'interiorizzazione del calendario mi
                               sembra
eccessiva!
 ALFREDO GALASSO. Comunque, lei non deve rispondermi
formalmente che le proposte sono state votate. Se
venerdì dobbiamo andare in Abruzzo e lunedì in
Lombardia, vuol dire che la discussione non si può
fare.
 PRESIDENTE. Il calendario è stato predisposto tenendo
conto che oggi avremmo potuto contare su una giornata
libera, in cui non si sarebbe presentato l'intralcio
che i colleghi Galasso e Scalia hanno più volte
denunciato. E' questa la ragione per cui avevamo
fissato per oggi la discussione.
ALFREDO GALASSO. Comunque, è certo che non può
concludersi in un pomeriggio la discussione su questa
relazione.
PRESIDENTE. Infatti, abbiamo detto oggi e giovedì.
ALFREDO GALASSO. Ma lei dovrà preparare la sua replica,
probabilmente ci saranno integrazioni scritte...
                              Pagina 2967
 PRESIDENTE. La ringrazio, ognuno è responsabile delle
cose che fa, per cui spetta a me decidere quando devo
replicare e quali integrazioni apportare.
 ALFREDO GALASSO. Ma lei ha detto che non c'era la
premessa per la conclusione.
 PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galasso.
 MASSIMO BRUTTI. Credo si debba prendere atto della
mancanza di iscrizioni a parlare per il pomeriggio di
oggi. Questo, venendo da chi aveva ripetutamente
chiesto una discussione sulla Commissione antimafia,
suoi suoi lavori e le prospettive, ha un significato.
Spero che l'unico significato
sia che i colleghi non hanno fatto in tempo a
prepararsi. Comunque, ne dobbiamo prendere atto.
  Non credo sia utile intervenire in una discussione
della quale mi è chiaro soltanto uno dei due termini,
non avendo ascoltato le ragioni di coloro che hanno
chiesto questo rendiconto, altrimenti sarei già
intervenuto. Francamente vorrei capire quali siano la
dialettica ed il campo di argomentazioni entro cui
collocarmi. Ricordo le ripetute richieste del senatore
Cappuzzo e di altri colleghi oggi presenti che invito a
dire ciò che pensano dei lavori della Commissione: se
non sono in grado di farlo, rinviamo la seduta.
Propongo, comunque di rinviarla ad un momento il più
ravvicinato possibile. Non credo che questa assenza di
iscrizioni a parlare di oggi possa essere presa ad
argomento per far slittare altre attività della
Commissione. Credo sia giusto lavorare il più
intensamente possibile, perché i tempi che abbiamo di
fronte non sono lunghi e le cose da fare sono molte.
Quindi, a meno che ci siano interventi che si
propongono ora in extremis , mi pare inevitabile
rinviare: l'importante è che si rinvii al più presto
possibile, cioè a domani e domani vedremo se sarà
possibile concludere il dibattito.
 MASSIMO SCALIA. Il collega Brutti ha reiterato la
proposta che ho avanzato prima. A proposito però
dell'osservazione del presidente, informo che me ne
vado,
perché devo partecipare alla seduta delle Commissioni
riunite V                e X della Camera sulle
questioni del bilancio, perché en
passant anche la Camera ha preso l'abitudine di
lavorare appieno il martedì, che ci sia Aula o meno.
  Non credo che ci sia altro da fare: o prendere atto
che non vi sono iscritti a parlare e aggiornare (non
comprendo le polemicuzze con un briciolo di limone su
chi abbia voluto questa discussione, che personalmente
non ho voluto, anzi non so neppure se sia fondamentale;
il presidente si sarà certo affaticato nel predisporre
questa relazione, che però non è affascinante come
L'asino d'oro di Apuleio e richiede
una lettura che non è a livello della letteratura
amena); ovvero, se si vuole usare una strada di rigore
e procedura formale, si apra e si chiuda il dibattito.
Personalmente, ho altri impegni e me ne vado. Ho fatto
una proposta di aggiornamento: se i colleghi la
vorranno accogliere e se il presidente la vorrà
sottoporre ai colleghi, benissimo, altrimenti pazienza.
  Aggiungo che non ritengo fondamentale - forse
distinguendomi da altri colleghi - fare l'esamino a noi
stessi su come è andato quest'anno. Credo - e il
presidente me lo confermerà - che possa essere utile se
la riflessione su un anno di lavoro troverà una sede -
proprio il Parlamento sulla quale riversarla, senza
tenerla chiusa all'interno di una Commissione
bicamerale che ha sì una rappresentanza di Camera e
Senato ma riguarda 50 persone. Dico questo perché in
altre commissioni bicamerali si procedeva - mi
riferisco ad un'esperienza personale - ad una
valutazione del lavoro annuale per riportarla alla
Camera e al Senato. Non so se questo sia l'intendimento
ma dovrebbe esserlo e forse sarebbe anche utile.
 ANTONIO BARGONE. E' previsto dalla legge.
 MASSIMO SCALIA. A maggior ragione ritengo che una
strozzatura sui tempi sia un fatto buffo.
                              Pagina 2968
 GIANCARLO ACCIARO. Sono fermamente convinto che un
momento di sintesi sia importante e che vadano
rispettati i tempi. Però io stesso - e me ne faccio una
colpa - non sono preparato per intervenire. Chiedo al
presidente, se riterrà opportuno rinviare la
discussione di qualche giorno, di prevederne anche la
conclusione, perché vi è il rischio di ritrovarci tra
uno o
due giorni con altri colleghi oggi non presenti che
pongono le stesse questioni, come già è avvenuto in
altre occasioni. In questo modo, la relazione potrebbe
diventare una barzelletta. Quindi, chiedo al presidente
di stabilire che nella giornata in cui si discuterà la
relazione, sia prevista anche la votazione.
 ALTERO MATTEOLI. Rispondo all'invito fatto, a mio
avviso molto correttamente, dal senatore Smuraglia, il
quale vede "qualcosa" in alcune richieste di rinvio del
dibattito. Per quanto mi riguarda, o meglio, per quanto
riguarda il mio gruppo, il motivo è molto semplice:
questa sera, per impegni che io e il mio collega
abbiamo, non possiamo intervenire sulla relazione.
Poiché è una relazione che non soltanto è prevista
dalla legge istitutiva ma che merita un dibattito
serio, intervenire ora in modo superficiale, dopo una
lettura neppure completa, mi pare anche offensivo nei
confronti di chi l'ha predisposta. Per questo motivo,
ho chiesto di poter parlare nel corso di un'altra
seduta, riservandomi 24 o 48 ore di tempo per leggere
la relazione e poter portare il mio modesto contributo.
Questo è l'unico motivo per cui ho chiesto di non
parlare questa sera; non c'è altro. La relazione
d'altra parte, non è neppure segreta perché è già stata
data alla stampa, che l'ha commentata: noi ancora non
l'abbiamo esaminata adeguatamente ma la stampa sì,
perché gli uffici o chi lo ha ritenuto opportuno l'ha
"passata" alla stampa e alla televisione.
 ANTONIO BARGONE. In relazione alla proposta di
rinvio, vorrei di nuovo segnalare il fatto che domani è
assolutamente impossibile riunirci perché alla Camera è
prevista anche una seduta notturna sulla disciplina
della campagna elettorale. Facendo parte del Comitato
dei nove, io sarò molto impegnato e non vorrei essere
penalizzato e non avere la possibilità di intervenire.
Non lo faccio ora per gli stessi motivi indicati dal
senatore Brutti.
  Forse la più adatta è la giornata di giovedì; non
capisco perché si affermi che si potrà lavorare solo
fino alle 16,30.
PRESIDENTE. Non sono previste votazioni?
           ANTONIO BARGONE. Alla Camera non sono previste
                              votazioni
emi sembra neppure al Senato. Quindi, avremo a
disposizione
tutto il pomeriggio. Questa sera mi pare di aver
scoperto l'uovo di Colombo!
 PRESIDENTE. Potremo fare in modo di concludere gli
interventi giovedì, rinviando poi di qualche giorno la
replica.
 ANTONIO BARGONE. Benissimo.
 ALTERO MATTEOLI. Dovremmo cercare di convocare la
Commissione nel primo pomeriggio.
 PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato a
giovedì 14 ottobre alle ore 15.
La seduta termina alle 18.

 


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