Mirror di ebook, audiolibri e file musicali tratti da Liber Liber


CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
SITEMAP
Audiobooks by Valerio Di Stefano: Single Download - Complete Download [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Alphabetical Download  [TAR] [WIM] [ZIP] [RAR] - Download Instructions

Make a donation: IBAN: IT36M0708677020000000008016 - BIC/SWIFT:  ICRAITRRU60 - VALERIO DI STEFANO or
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Violante: seduta 70

Violante: seduta 70
[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]

 

                        Pagina  3011
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Seguito della discussione ed approvazione della relazione
annuale:
Violante Luciano, Presidente, Relatore            3013, 3021
                    3025, 3026, 3029, 3031, 3032, 3033, 3034
Borghezio Mario                                         3031
Buttitta Antonino                                 3028, 3029
Cabras Paolo                                      3018, 3027
D'Amelio Saverio                            3024, 3025, 3033
Frasca Salvatore                                  3013, 3032
Galasso Alfredo                                   3026, 3027
Rapisarda Santi                                         3033
Smuraglia Carlo                                   3030, 3031
Tripodi Girolamo                                  3028, 3029
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente                            3034
Bargone Antonio                                         3034
Frasca Salvatore                                        3034
ERRATA CORRIGE                                          3034
ALLEGATO: Nota aggiuntiva alla Relazione annuale:
paragrafo relativo ai rapporti tra mafia e massoneria,
presentata dall'onorevole Girolamo Tripodi per il gruppo di
Rifondazione comunista                                  3035
                        Pagina  3012
                        Pagina  3013
La seduta comincia alle 16,30.
  (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Seguito della discussione ed approvazione della relazione
                         annuale.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della
discussione della relazione annuale. Do la parola al senatore
Frasca che, per un malessere, non è potuto intervenire nella
precedente seduta.
  SALVATORE FRASCA. La ringrazio, signor presidente, per
avermi consentito di parlare al di fuori dei tempi che ci
eravamo imposti. Ho letto la sintesi degli interventi degli
altri colleghi sulla sua relazione. Tutti sono stati pregevoli
e sono serviti certamente ad arricchire la sua relazione, che
è esaustiva del lavoro che abbiamo svolto nel corso di questo
primo anno di vita della Commissione.
   Per la parte che mi riguarda, cercherò di spigolare in un
campo che è stato già mietuto, andando alla ricerca di qualche
altro argomento che possa essere aggiuntivo rispetto alle
tante argomentazioni già svolte dai colleghi. Ho chiesto più
volte un dibattito sul lavoro fin qui svolto dalla Commissione
perché volevo che la Commissione facesse un esame autocritico
della sua attività e, se necessario, apportasse i necessari
correttivi al suo modo di essere e alle sue linee di
movimento. Mi si è precisato che questo si poteva fare in sede
di discussione sulla relazione annuale: ne ho preso atto con
piacere e sono qui anche per svolgere gli argomenti che erano
all'origine della mia richiesta.
   Nel corso di quest'anno ho fatto alcune riflessioni sul
nostro lavoro e le ho fatte anche alla stregua di precedenti
esperienze compiute anche in altre Commissioni. L'articolo 25
della legge 7 agosto 1992, n. 356, prevede i compiti di questa
Commissione: verificare l'attuazione della legge 13 settembre
1982, n. 646, accertare la congruità della normativa vigente e
della conseguente azione dei pubblici poteri, formulando le
proposte di carattere legislativo e amministrativo ritenute
opportune per rendere più coordinata ed incisiva l'iniziativa
dello Stato e delle regioni, accertare e valutare la natura e
le caratteristiche dei mutamenti e della trasformazione del
fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni, riferire al
Parlamento al termine dei suoi lavori e ogni volta che lo
ritenga opportuno, e comunque annualmente.
   Il regolamento che abbiamo discusso ed approvato in data 6
ottobre 1992 disciplina il nostro lavoro. Ebbene, è proprio
sul nostro lavoro che ho riscontrato alcune storture sulle
quali vorrei intrattenere brevemente la Commissione. Si è
subito constatato che vi è un'organizzazione elefantiaca,
molto burocratica di questa Commissione, che spesse volte non
fa apparire all'esterno, nella sua giusta luce, la Commissione
stessa. Ho sotto gli occhi una dichiarazione di un nostro
autorevole collega, che ha fatto parte più volte di
Commissioni antimafia, l'onorevole Mancini. Dice l'onorevole
Mancini: "L'onorevole Violante, presidente della Commissione
antimafia che è venuto ad acquistare poteri superiori a quelli
dei due ministri dell'interno e della
                        Pagina  3014
giustizia, sostiene che il sistema della legislazione
premiale dei pentiti funziona in modo più che soddisfacente",
per poi arrivare alla conclusione, in materia di pentitismo,
che vi sono alcune cose da rivedere.
   Comunque, questa è l'immagine che offre, dinanzi all'esame
dei commentatori politici o anche di quanti hanno vissuto
l'esperienza parlamentare, questa nostra Commissione. Se poi
si tiene presente la qualificazione politica di questa
presidenza come di quelle del Comitato di vigilanza sui
servizi segreti e della Commissione stragi occorre osservare
che, molto probabilmente, in nome del consociativismo che
governa il nostro paese si viene a manifestare la mancanza di
un equilibrio all'interno dello Stato.
   A ciò desidero aggiungere alcune considerazioni sul modo
in cui la Commissione ha organizzato gli uffici e, in
particolare, le consulenze. A questo proposito, ho richiamato
a suo tempo l'attenzione della Commissione, senza avere una
risposta. Desidero affrontare nuovamente la questione in
questo momento di autocritica per ricordare che le consulenze
non appaiono all'esterno della Commissione e nel nostro ambito
- non sempre ne parliamo, perché a volte governa l'omertà
anche al nostro interno - serene ed obiettive, non tanto in
rapporto alle persone quanto ai ruoli che le stesse svolgono
al di fuori della Commissione e del Parlamento.
   Non condivido la presenza, tra l'altro numerosa, di certi
magistrati; non la condivido perché ritengo che vi sia
incompatibilità di natura funzionale e morale tra il ruolo che
essi svolgono nell'ordine giudiziario e quello di consulente
della Commissione.
   Ai tanti argomenti che ho affrontato nel corso del
precedente intervento, desidero aggiungerne un altro.
L'articolo 25 del regolamento stabilisce: "I collaboratori
prestano giuramento circa l'osservanza del vincolo del segreto
ai sensi dell'articolo 25- novies del decreto-legge 8
giugno 1992, n. 306...". Mi domando se, nell'eventualità di un
conflitto tra questi magistrati e l'ordine ai quali questi
appartengono, avendo prestato costoro giuramento di fedeltà al
loro ordine, a quale vincolo si sentiranno legati. A quello di
segretezza prestato alla Commissione o a quello a suo tempo
assunto al momento dell'entrata a far parte dell'ordine
giudiziario? Credo che in proposito occorra riflettere se
vogliamo che l'immagine della Commissione appaia sempre più
trasparente, non solo dinanzi al Parlamento ma soprattutto
dinanzi all'opinione pubblica.
   Sempre in merito alla parte organizzativa, ho notato una
preponderanza dell'ufficio di presidenza rispetto alla
Commissione. Ritengo che sia compito della presidenza e
dell'ufficio di presidenza elaborare programmi e sottoporli
all'approvazione della Commissione, senza impedire che i
singoli commissari possano, al momento opportuno e chiedendone
l'iscrizione all'ordine del giorno, chiedere un pronunciamento
della Commissione su proposte che intendano avanzare. Invece,
allorquando qualcuno di noi ha avanzato proposte si è sentito
rispondere che le medesime sarebbero state sottoposte
all'esame dell'ufficio di presidenza, come se tra i compiti di
quest'organo ci fosse anche quello di sindacare le proposte
dei singoli membri della Commissione. Così non è e lo
chiarisce la norma del regolamento. Del resto, credo che in
nessuna Commissione della Camera, del Senato o bicamerale
avvenga qualcosa del genere. Parlando dell'ufficio di
presidenza, della prevaricazione e della sua preponderanza
rispetto alla Commissione, c'è anche da osservare che
quest'organo viene dilatato, a seconda della particolare
convenienza, a tre, quattro, cinque interlocutori
privilegiati.
   Compio queste affermazioni con riferimento alla proposta,
che ho avanzato nel corso della precedente riunione, di
ascoltare il presidente dell'ENEL, dottor Viezzoli. L'avevo
avanzata quando ancora la sua nomina a presidente dell'ENEL
non era stata confermata, ma non ho avuto alcun riscontro
positivo. Desidero far presente che nel frattempo
si è proceduto
                        Pagina  3015
a questa nomina e Viezzoli continua ad amministrare
l'ENEL senza che siano stati tenuti presenti alcuni dati
particolari ed oggettivi che possono non interessare la
Commissione, nonché altri dati, anch'essi significativi, che
non possono non interessarla. Viezzoli è stato nominato
presidente dell'ENEL senza sapere che alcuni membri del
consiglio di amministrazione da lui presieduto sono accusati
di gravi reati e molti sono addirittura detenuti. Viezzoli è
diventato nuovamente presidente senza che si fosse tenuto
conto delle indagini avviate dalla procura della Repubblica di
Palmi sulle connivenze tra l'ENEL ed alcune ditte mafiose.
   L'audizione di Viezzoli sarebbe servita almeno per
garantire la Commissione, e con essa lo Stato, che quanto è
accaduto nella prima fase della realizzazione della centrale
non avvenisse successivamente. Ci siamo sentiti dire che
questa proposta doveva essere esaminata dall'ufficio di
presidenza, anche se sarebbe stato nel nostro diritto
avanzarla e chiedere alla Commissione di pronunciarsi.
Comunque, insisto affinché questa audizione venga svolta, così
come ribadisco la richiesta di acquisire l'intero fascicolo
processuale riguardante l'inchiesta avviata dalla procura
della Repubblica di Palmi sulle inframmettenze mafiose nel
rapporto tra l'ENEL e le varie società dei Piromalli.
   Tornerò fra qualche momento ad affrontare le questioni
d'ordine organizzativo. Mi sia consentito ora dire, dopo aver
studiato la legge istitutiva della Commissione, che in questo
anno di lavoro è stato privilegiato il lavoro di indagine e di
studio del fenomeno mafioso e non è stato adeguatamente
valutato il controllo sui meccanismi dello Stato preposti alla
lotta alla mafia. Ad esempio, la Commissione ha organizzato
dei Forum sulla giustizia e sul rapporto tra economia e
criminalità, debordando a mio avviso da quelli che sono i suoi
compiti. La Commissione non è il Governo, non è un ministero,
non è una Commissione ordinaria che può assumere iniziative di
questo genere, anche se lodevoli ed apprezzabili per le
conclusioni cui siamo pervenuti. E' strano però che, mentre è
stato svolto il Forum sulla giustizia e quello
sull'economia e la criminalità, non ne è stato svolto uno
sulle condizioni sociali che hanno determinato la nascita ed
il rafforzamento del potere mafioso.
   Devo anche rilevare che sono state svolte un'infinità di
audizioni, una delle quali - il presidente mi consenta di
dirlo - assolutamente strumentale. Abbiamo ascoltato il
procuratore della Repubblica di Palmi proprio nel momento in
cui il Consiglio superiore della magistratura doveva decidere
se nominarlo procuratore della Repubblica di Napoli. Voglio
dire che abbiamo messo a disposizione del procuratore Cordova
una tribuna per rilanciare la sua candidatura. Credo che
questi episodi debbano essere evitati.
   Desidero anche precisare che siamo stati ospiti a Palermo
di società civili proprio nel momento in cui il presidente di
una di queste società preannunciava la sua candidatura alle
imminenti elezioni amministrative di Palermo. La Commissione
non deve dare la benché minima sensazione di voler favorire
questa o quella situazione.
   Ancora a proposito del non sufficiente studio dei
meccanismi di controllo utilizzati dallo Stato nel contrasto
alla mafia, mi sia consentito dire che una gamma di attività
ed un'ampia problematica sono rimaste inosservate.
   Vi è stata, per esempio, una polemica all'interno della
stessa DNA, e alcuni sostituti procuratori hanno attaccato il
procuratore Siclari, il quale in conseguenza di ciò ha detto
testualmente: "E' stato un regalo ai boss ma noi non vogliamo
chiudere", e per quanto riguarda gli attacchi alla DNA, si
sono letti titoli quali "Non diamo fastidio solo alla mafia",
eccetera.
   Ebbene, avremmo dovuto chiederci per quale motivo stiano
accadendo certi episodi e perché si tenda a mettere in crisi
questa struttura; avremmo anche dovuto constatare la
veridicità dell'assunto del presidente quando nella sua
                        Pagina  3016
relazione sottolinea che vi sono elementi equivoci
all'interno della procura nazionale antimafia.
   Inoltre, nell'indagine che abbiamo compiuto vi è stato un
versante rispetto al quale questa Commissione ha dimostrato
tutta la sua impotenza, tanto che esso costituisce una delle
maggiori lacune nel nostro lavoro: nella stampa di oggi si
legge che alcuni magistrati sono inquisiti in relazione
all'aggiustamento dei processi, però voglio ricordare che di
questo se ne parlò sin dall'inizio della nostra attività, cioè
quando venne in Commissione il procuratore di Caltanissetta
Tinebra, il quale confermò l'esistenza di questo fenomeno; da
parte nostra chiedemmo che fosse approfondito ma in tal senso
nulla è stato fatto; dunque, se oggi ci accorgiamo che quel
fenomeno è esploso, dobbiamo dedurre che siamo stati a
rimorchio degli avvenimenti, lasciando, cioè, che essi si
verificassero nel modo in cui sono accaduti.
   Abbiamo ascoltato le dichiarazioni rese dai pentiti e
sulla base di alcune di esse abbiamo messo sotto accusa - non
so se a torto o a ragione, lo diranno i processi - eminenti
uomini di Stato. Dal pentito Galasso abbiamo appreso che
nell'ambito di competenza del suo clan sono stati ben sei i
magistrati ad interessarsi dell'aggiustamento dei processi. Ci
risulta che vi è stato l'arresto di uno dei magistrati
chiamati in causa ma poiché per gli altri non si è fatto
niente mi chiedo perché da parte nostra non si sia mossa una
virgola per appurare la veridicità di quelle dichiarazioni.
   Sempre interrogandoci sul nostro operato, potrei citare
ciò che è accaduto a proposito della relazione sulle Puglie,
dove non abbiamo avuto il coraggio necessario per far notare,
a chi di competenza, la scabrosa posizione del procuratore
antimafia di Bari, il quale si trova a rivestire non solo tale
ruolo ma anche quello di inquisito per fatti di mafia.
Nonostante che dal pentito Galasso avessimo appreso che alcuni
rappresentanti della cooperazione avevano trattato con la
camorra, allo stato delle cose non ci risulta che sia stata
avviata la benché minima azione penale, per cui anche su
questi fatti finora nessuno è stato chiamato a rispondere.
   Sia chiaro, noi non vogliamo capri espiatori, perché siamo
sostenitori dello Stato di diritto, per cui alcune delle cose
che stiamo dicendo le diciamo proprio in rapporto al concetto
che abbiamo del nostro Stato e della nostra società. Però non
può esserci una disparità di trattamento nei confronti dei
cittadini, i quali devono essere considerati tutti uguali in
certe circostanze, anche se si tratta di uomini politici o di
magistrati.
   Inoltre, nulla si è detto e nulla si dice a proposito di
alcune situazioni di difficoltà e direi anche di immoralità
che abbiamo riscontrato o constatato nell'ambito di certi
uffici giudiziari. In Calabria, tanto per parlare ancora della
mia regione, la gestione della magistratura o, per meglio
dire, di certi uffici giudiziari, è di natura familiare:
nell'ambito della procura presso la corte d'appello di
Catanzaro lavorano cinque persone appartenenti allo stesso
nucleo familiare. Ciò contravviene all'ordine giudiziario, e
ci meraviglia profondamente il fatto che si tollerino realtà
come questa. Situazioni identiche esistono presso taluni
uffici giudiziari di Catanzaro e di Lamezia, dove il
presidente del tribunale è cognato del procuratore della
Repubblica. Ripeto, si tratta di fatti gravi, di macigni che
cadono su di noi, eppure non li prendiamo nella necessaria
considerazione. Ciò facendo veniamo certamente meno al nostro
dovere, che è quello di dire la verità e nient'altro che la
verità, come una volta si diceva prestando giuramento dinanzi
all'autorità giudiziaria.
   Credo sia stato fatto ben poco anche a proposito di quanto
abbiamo constatato per quanto concerne gli uffici giudiziari.
In ordine a questo problema, infatti, è mancato un confronto
con il Consiglio superiore della magistratura. Intanto, le
carenze aumentano. A quelle constatate, per esempio, posso
aggiungerne un'altra, che mi è stata denunciata proprio
l'altro giorno dal sostituto procuratore della
                        Pagina  3017
Repubblica di Castrovillari (facente funzione): presso questa
procura, dove vi erano quattro magistrati, poiché il
procuratore capo è andato in pensione, uno dei sostituti è
stato trasferito a Salerno e un altro è assente perché deve
frequentare un corso, attualmente vi è un solo procuratore. Mi
chiedo come possa andare avanti quella procura. Credo sia
giusto tenere conto anche di queste realtà quando si rivolgono
critiche nei confronti degli uffici giudiziari. Dico ciò non
senza aver ribadito ancora una volta che l'esercizio
dell'attività giudiziaria presso gli uffici giudiziari di
Castrovillari è di natura strettamente familiare, come
dimostrano alcune decine di interrogazioni e di interpellanze
da me presentate nel corso degli anni.
   Su tutto questo, un confronto con il Consiglio superiore
della magistratura sarebbe stato necessario ma per quanto lo
andiamo invocando non riusciamo ad averlo. E aggiungo, signor
presidente, che quando parlo di confronto con quest'organo
intendo riferirmi ad una delegazione del medesimo. Ricordo che
nella precedente legislatura spesso eravamo in contatto con
ben sette membri del Consiglio superiore della magistratura,
assieme ai quali assumevamo anche delle decisioni. Adesso
sembra che i rapporti con il Consiglio superiore della
magistratura siano affari riservati di questo o di
quest'altro, il che non depone certamente bene ai fini
dell'immagine della nostra Commissione.
   Anche per quanto riguarda i suggerimenti da dare al
Parlamento, devo dire che non sempre siamo stati e siamo
tempestivi. Abbiamo esaltato il ruolo e la funzione dei
pentiti, a proposito dei quali Mancini ricordava che
all'interno di questa Commissione vi è stata anche una
polemica con il presidente Violante: mi riferisco a quando,
presidente della Commissione l'onorevole Alinovi, l'attuale
presidente Violante, allora membro di quella Commissione,
aveva dei pentiti un concetto diverso rispetto a quello di
molti altri colleghi; però ricordo che si giunse ad un punto
di equilibrio - peraltro ben registrato in questa relazione -
quando si addivenne alla conclusione che doveva esservi un
riscontro di ciò che veniva detto dai pentiti. Ciò nondimeno,
oggi accade spesso che le dichiarazioni di un pentito mettano
in crisi determinate situazioni o privino un cittadino del suo
diritto elettorale. Per esempio, le prossime elezioni che si
svolgeranno a novembre sono state condizionate dalle
dichiarazioni dei pentiti, perché chiamati in causa e
sottoposti ad indagine giudiziaria persone che sono state
sempre contro la mafia, che probabilmente con essa non hanno
mai avuto niente a che fare, e questo per una dichiarazione
resa da un pentito e sulla quale non sono mai stati fatti
riscontri.
   Bisogna tener presente, signor presidente, che quando
ascoltiamo i pentiti ci troviamo di fronte a criminali i
quali, anche se non vogliono denunciare esattamente il numero
dei delitti che hanno commesso, ammettono però che sono stati
senz'altro parecchi, cioè decine. Non bisognerebbe consentire
a costoro di continuare a consumare delitti attaccando la
dignità e la moralità delle persone o facendo diventare morti
civili uomini che sono di provata fede nei confronti dello
Stato e di nitida onestà. La materia dovrebbe essere regolata
e in proposito dovremmo sviluppare un dibattito in
Commissione.
   Per quanto riguarda le audizioni dei pentiti, se li
vogliamo utilizzare ai fini della nostra conoscenza, dobbiamo
evitare che il giorno successivo a questi incontri tutto
quello che hanno detto - sia in sede riservata, sia in sede
pubblica - venga pubblicato dai giornali. Queste audizioni
dovrebbero rimanere nell'ambito della segretezza, se non
vogliamo che il giorno dopo si intentino processi nei
confronti di parlamentari, uomini di Governo e cittadini dal
comportamento inequivocabile.
   Anche rispetto ai sequestri di persona è mancato un
ulteriore approfondimento. Abbiamo appreso che a Bovalino è
stato soppresso il nucleo operativo antisequestro perché si
diceva che tali reati non
                        Pagina  3018
avevano più ragione d'essere essendo ritenuti dalla mafia non
più redditizi; al contrario, ci sono ancora perché nel
frattempo, accanto alle cosche di grande rilievo dal punto di
vista della criminalità precedentemente interessate ai
sequestri, sono nate bande di balordi, le quali sequestrano le
persone e spesse volte chiedono riscatti - sta accadendo nel
caso del fotografo di Bovalino - di 800 milioni destinati a
diventare, come è noto, 300 o 400. Dobbiamo quindi vedere come
ritornare ad una prevenzione in questo campo, come mobilitare
le forze dell'ordine nella maniera più giusta per impedire
simili eventi.
   Infine, signor presidente, si ha la sensazione che questa
stia diventando una Commissione itinerante; facciamo troppi
viaggi e li facciamo anche in maniera disordinata. Dico questo
soprattutto in difesa dei gruppi minori, che non sempre hanno
la possibilità di assicurare la loro presenza. Si viaggia
molto senza un minimo di programmazione e venendo spesso
informati tre o quattro giorni prima quando ognuno di noi ha
già calendarizzato il suo lavoro e i suoi impegni.
Occorrerebbe dunque una programmazione dell'attività della
Commissione quanto meno mese per mese, che tale programmazione
venisse predisposta con il concorso di tutti, non
esclusivamente dall'ufficio di presidenza, il quale può semmai
"esorbitare" rispetto ai viaggi all'estero. Dobbiamo essere
messi nelle condizioni di dire con la massima schiettezza il
nostro punto di vista su tali programmi.
   Dalla relazione del presidente emerge tutto quello che
abbiamo fatto: è tanto, è tantissimo, ma il nostro lavoro può
certamente migliorare nella qualità, qualora la Commissione
ritenga che le modeste riflessioni da noi fatte abbiano un
minimo di veridicità ed adotti i necessari provvedimenti
perché il nostro lavoro sia il più produttivo e il meno
dispendioso possibile ed appaia finalizzato esclusivamente
alla difesa dello Stato contro il crimine.
  PAOLO CABRAS. La relazione annuale illustra con
puntualità il cammino svolto durante quest'anno, che ha
portato ad un arricchimento del nostro patrimonio di
conoscenza, della nostra esperienza sul fenomeno mafioso.
Dall'insieme delle visite, delle indagini e delle audizioni -
anche quelle mirate a singole realtà o a problemi specifici
(penso in particolare al Forum sulla criminalità
economica) - mi sembra sempre più delinearsi questa struttura
criminale, questo modello di potere chiuso, dotato di sue
regole, sue gerarchie, suoi obiettivi di potere, nonché della
capacità di inserirsi nella vita economica, sociale,
soprattutto istituzionale. Sempre più la mafia ci è apparsa in
queste indagini - non è una novità - una struttura capace di
relazioni a tutto campo. Direi che la differenza maggiore tra
un gruppo di criminalità comune, una grande banda criminale e
la mafia risiede proprio in questa possibilità, in questa
tendenza a crescere, ad espandersi, a infiltrarsi, nel
mantenere e sviluppare rapporti in varie direzioni.
   Non credo invece ad un teorema che qui è stato illustrato
con efficacia dall'onorevole Galasso, non credo che non si
debba parlare di struttura ed organizzazione criminale, ma di
un sistema di potere all'interno del quale c'è anche la mafia.
   Ritengo che questo teorema sia lo stesso che tante volte
nel corso degli ultimi anni - non è neanche una valutazione
nuova - ha fatto parlare di stragi e di mafia di Stato. Non
coltivo un pregiudizio che fa riferimento alla natura sempre
violenta dello Stato, non ho la convinzione che ogni potere
sia corruzione e sopraffazione, anche se so che nella cultura
politica, non soltanto italiana, - che ha echi, rimandi o
obiettivi rivoluzionari - questa diffidenza e questa
contrapposizione allo Stato ha illustri precedenti; alcune
teorie che hanno sviluppato concezioni leniniste si muovono in
questa direzione. Tale avversione nei confronti dello Stato è
quella che porta al famoso aforisma, al famoso paradosso di
                        Pagina  3019
Lenin sulla cuoca, per cui quando si passa dallo stato di
necessità allo stato di libertà, quando si realizza l'ideale
di uno stato comunista, anche la cuoca può dirigere lo Stato
perché non hanno più importanza le strutture, le istituzioni,
le centrali di potere. Mi sembra che questa utopia -
rispettabile come tutte le altre - la quale pure ha percorso
il mondo negli ultimi settant'anni, si sia in qualche modo
incontrata con le realtà della storia, dello sviluppo, della
crescita civile ed economica dei popoli, dell'edificazione,
dell'inizio e della fine degli stati. Penso che in qualche
modo debba fare i conti con la fine dei modelli costruiti su
questo tipo di identificazione dello Stato con il sistema di
potere, con la corruzione e con la prevaricazione.   Certo,
ciò non toglie che all'interno del sistema di potere
costituzionale ci siano violazioni, slealtà, anche tradimenti
e che tutto questo porti a degenerazioni. Sono convinto che
anche la nostra democrazia in Italia è stata incompiuta,
bloccata, ma non credo che in questi decenni abbiamo vissuto
all'insegna dell'oscurantismo, della violenza totalizzante
delle istituzioni.
   Ritengo che il paese si sia sviluppato, sia cresciuto tra
mille contraddizioni, tensioni, anche pericoli, rischi di
involuzione che sono passati in fasi cicliche della nostra
vita nazionale; credo che abbiamo vissuto fondamentalmente
preservando la tenuta del quadro democratico, che significa
poi la garanzia delle libertà per i cittadini.
   In questo senso ritengo che la mafia sia nemica delle
istituzioni, perché pretende essa stessa di essere
istituzione, di dettare le sue leggi, di applicare le sue
regole al di là di quelle dello Stato e del sentire comune.
   Poi certamente la mafia è stata forte per carenza di
volontà politica, per comportamenti illegali. Ho sempre
sostenuto e ritenuto che la degenerazione della politica, la
crisi politica-istituzionale del paese, la politica ridotta ad
un mero scambio di potere abbia agevolato il corso della
vicenda mafiosa, la sua infiltrazione, la sua espansione,
quella capacità straordinaria di collegamento, di suggestione
su nodi essenziali della vita politico-istituzionale ed
economica. Credo, però, che questo debba essere vissuto per
quello che è, senza confusione, perché altrimenti non credo
che troviamo le armi - che sono quelle di regole nuove, di
comportamenti nuovi, di cambiamenti veri nella politica e
nelle istituzioni - che consentono di vincere la violenza, la
sopraffazione, l'intimidazione della mafia, che tende a farsi
stato, regola, contro lo Stato e contro le regole. Per questo
qualche invocazione che vi è stata nel dibattito, secondo cui,
tutto sommato, l'elenco degli inquisiti, soprattutto se sono
politici, può trasformarsi nell'archivio dei responsabili
della crescita della mafia, o addirittura identificarsi con
l'archivio dei committenti politici della mafia, mi sembra che
sia lontana da una cultura dello Stato di diritto e non
gioverebbe ai nostri compiti istituzionali.
   Sono convinto che il lavoro svolto in quest'anno sia stato
utile, soprattutto perché ha aperto varchi ed ha arricchito la
nostra conoscenza sul rapporto mafia-politica, un rapporto sul
quale non dobbiamo stancarci di indagare, sapendo che si
tratta di un nodo essenziale legato ad un discorso generale di
rinnovamento, di rilegittimazione della politica. E' un
terreno importante che, costi quel che costi, va esplorato e
verificato fino in fondo. Dobbiamo sapere, anche se non solo
in base agli ultimi avvenimenti: cerco di non inseguire mai
l'ultima emozione perché molte volte questo è deviante. Ma
poiché gli ultimi avvenimenti e la chiamata in causa di uomini
della magistratura non fanno che riecheggiare e, semmai, ove
fosse confermato, rimandare ad informazioni che abbiamo sempre
avuto sul cosiddetto aggiustamento dei processi, cioè
sull'espansione dell'infiltrazione mafiosa che ha toccato
anche i palazzi della giustizia, e quindi gli uomini cui
spetta di assolvere alla grande funzione del giudizio sui
reati, sulle illegalità dei cittadini, tutto questo non
meraviglia. Dimostra che occorre inseguire la mafia nella
politica ma anche negli altri percorsi istituzionali.
                        Pagina  3020
   Per dare, con l'approvazione della relazione annuale,
alcune indicazioni sul metodo di lavoro - poiché condivido la
relazione e il lavoro svolto, avendo collaborato e partecipato
alla definizione e all'assunzione del metodo di lavoro -,
ritengo che le nostre indagini e, soprattutto, il controllo
sul posto della tenuta istituzionale, della risposta
istituzionale alla mafia e anche le conoscenze sul posto della
trasformazione e dei mutamenti del fenomeno mafioso - quando
avvengono in zone tradizionalmente a rischio ma anche in
circuiti che non sono solo quelli del crimine e della violenza
omicida, ma anche quelli dell'insediamento economico,
produttivo, quindi dell'acquisizione di potere per questa via
(la mafia che inseguiamo al centro e al nord del nostro paese,
anche per una direttrice che ci siamo dati) - non solo non
siano inutili ma siano anzi estremamente interessanti. Non mi
sento di condividere il giudizio su un eccesso di viaggi,
ritenendo che compiamo missioni contenute nel tempo e con
ritmi di lavoro abbastanza ossessivi per non dover cercare
giustificazioni. Credo che tutto questo sia utile, perché
determina un effetto stimolante ed anche un effetto
chiarificatore.
   Lo abbiamo notato anche in zone non toccate dal fenomeno.
Con i colleghi Smuraglia, Bargone, Ricciuti, Ferrauto e Calvi
ci siamo recati in Abruzzo, accolti da una certa campagna di
stampa, ed anche da un certo pregiudizio politico di partiti
influenti nella zona, come coloro che deturpavano il volto
onesto dell'Abruzzo e addirittura mettevano in pericolo
investimenti e futuro economico: alla fine hanno dovuto
riconoscere questo contributo ad adottare una misura di
vigilanza, di prevenzione, e a sapere che la mafia non ha
confini e va prevenuta per non piangere sul latte versato.
Tutto questo costituisce un momento importante di una
dialettica tra un organismo istituzionale come il nostro e le
tensioni, gli umori, le aspettative, i giudizi ed anche i
pregiudizi che esistono nella realtà della società italiana.
Ritengo che questo tipo di mobilità della Commissione
antimafia sia un modo giusto di spendere le istituzioni a
confronto con i problemi.
   Credo anche - questo è un indirizzo (Violante ama parlare,
giustamente, dell'antimafia dei diritti) - che dovremo, nei
mesi di attività di questa legislatura che ci restano, per
pochi che siano, fare qualche approfondimento sui temi dei
servizi sociali, dell'area della prevenzione sociale, della
scuola, su cui già ci siamo cimentati con qualche successo
anche in un utile confronto con i responsabili di Governo
della pubblica istruzione. Penso che questo sia un terreno su
cui forse l'apporto di idee, ma anche e soprattutto il
confronto con chi è interessato, nel mondo della scuola, nel
mondo dei servizi sociali, del volontariato, a questi
problemi, possa costituire un contributo. Questa è la nostra
convinzione: noi ci dobbiamo occupare del contrasto
istituzionale, della repressione, dei processi, di tutto
quello che deve far chiarezza e consentire, garantire la
punibilità del crimine mafioso; però dobbiamo anche fare
un'opera di prevenzione, un'opera che in qualche modo cerchi
di togliere alla mafia le zone di cedevolezza del tessuto
istituzionale, del tessuto economico e di quello sociale dove
la mafia alligna, prospera, cresce, esercitando anche la sua
capacità di attrazione, la sua ricerca - che sembra
paradossale - di consenso sociale, che pure esiste, in modi
impropri, in modi indiretti, a volte in modi manipolati. Ma
esiste anche questo e credo che, con quella che io definisco
opera di prevenzione sociale, dobbiamo dare un contributo.
   Ritengo che la relazione costituisca un tratto importante
del nostro percorso, la fase di un processo anche di
responsabilità secondo i fini della Commissione antimafia,
sapendo benissimo che tutte le Commissioni che ci hanno
preceduto, come la nostra, fanno solo un tratto di strada. In
fondo, l'esaurimento del compito di indagare, ma soprattutto
di controllare e di seguire questo fenomeno che
                        Pagina  3021
allerta le istituzioni, potrà avvenire solo quando la mafia,
che non è invincibile, finirà anch'essa.
  PRESIDENTE. A conclusione degli interventi dei colleghi,
svolgo la replica. Ringrazio tutti i colleghi intervenuti
perché la discussione è entrata molto nel merito delle
questioni. Come avrete avuto modo di notare, il testo della
relazione che ho presentato oggi contiene una serie di
integrazioni sulla base delle cose che una serie di colleghi
(Montini, Matteoli, Brutti, Galasso, Scalia, Biscardi ed
altri) aveva sottolineato. Questo proprio perché gli
interventi non sono stati formali ma sono entrati nel merito
delle questioni.
   In particolare, il senatore Montini ha posto l'attenzione
sulle questioni relative allo scioglimento dei consigli
comunali e all'impreparazione, a volte, degli amministratori
straordinari. Anche altri colleghi hanno sottolineato che
questi amministratori non sono abituati ad amministrare. Il
ministro dell'interno ha da poco affidato ad una direzione
generale del Ministero l'incarico di seguire questa questione.
Anche nella nuova stesura della relazione questo aspetto mi è
sfuggito: se i colleghi sono d'accordo, la integrerei
sottolineando la necessità che gli amministratori straordinari
abbiano competenza o, per lo meno, che vi sia una struttura di
consulenza del Ministero che dia loro la possibilità di sapere
come fare. La seconda questione posta dal senatore Montini
riguarda i dipendenti degli enti locali che a volte - si dice
- sono un elemento di freno. Questo è giustissimo, per cui ho
cercato di sottolineare questo aspetto.
   Il collega Matteoli ha posto in luce il rapporto tra la
mafia e la massoneria. C'è una parte nuova riguardante le
connessioni tra la mafia e la politica, la questione della
magistratura e quella della massoneria. E' stata inserita
nella relazione.
   Il collega Galasso ha affrontato il tema della mafia come
sistema di potere. Se si intende che esiste un sistema di
potere in cui tutto ciò che è compreso è mafioso, non posso
essere d'accordo; credo però che lui intendesse dire che la
mafia tende a costituirsi come sistema di potere, cioè come
organismo che ha rapporti con una serie di entità anche
diverse, che cerca di inglobare in sé.
   Il senatore Cappuzzo ha sollevato un'obiezione relativa
alla presenza nella relazione della parte relativa alla
informatizzazione dei lavori. La questione non è secondaria
perché per la prima volta una Commissione parlamentare ha
potuto utilizzare documentazione informatizzata e quindi avere
ad essa un accesso immediato e trasparente; tutto ciò è stato
possibile grazie alla collaborazione del Ministero
dell'interno. Credo che questo risultato sia rilevante, perché
in mancanza di certi strumenti non possono conseguirsi
determinati risultati; il rapporto tra obiettivi e strumenti è
molto stretto. Riterrei perciò opportuno mantenere questo
paragrafo nel testo della relazione. Anche il senatore
Cappuzzo ha fatto riferimento al problema dei consigli
comunali sciolti per mafia.
   L'onorevole Tripodi ha chiesto un approfondimento sui
servizi segreti ed i rapporti con la magistratura. L'arresto
del colonnello Citanna e precedentemente il caso Contrada, sul
quale la Commissione è intervenuta, mi ha indotto ad integrare
la relazione con questo argomento, naturalmente demandando
proposte specifiche all'organo parlamentare competente e cioè
il Comitato per i servizi di informazione e sicurezza e per il
segreto di Stato.
   Mi sono permesso di segnalare nella relazione che questi
episodi dimostrano un'abitudine alla tecnica della confidenza,
cioè al rapporto con il confidente; oggi che ci sono alcune
tecniche, quali le intercettazioni ambientali, mantenere
questo tipo di rapporti comporta ricattabilità; non è
necessario che costoro siano coinvolti: il fatto stesso che
intendano la loro professione in questo modo li espone in modo
anomalo, tanto che i casi che si sono verificati risultano
abbastanza gravi. Si propone quindi al Comitato ed al Governo
di valutare se non si possa
                        Pagina  3022
ricorrere a meccanismi per cui, nel tempo, ci sia una
rotazione complessiva degli appartenenti ai servizi, perché
quelli che sono maturati in questa logica, indipendentemente
dalla loro qualità, rischiano di essere nelle mani di coloro
che hanno contattato in passato.
   Il collega Buttitta ha fatto riferimento alla questione
dello scioglimento dei consigli comunali ed alla eventuale
possibile penalizzazione di persone estranee ai fatti. Credo
che questa considerazione vada collocata nell'ambito di un
ragionamento complessivo; qualcuno ha proposto di mantenere un
altro strumento, quello della sospensione degli
amministratori. Certamente, non tutti meritano lo stesso
trattamento, ma è anche vero che nelle relazioni concernenti
lo scioglimento spesso si fa riferimento nominativo alle
persone che hanno responsabilità specifiche. Questo, forse,
può essere un elemento di distinzione.
   Il senatore Biscardi ha affrontato il tema della scuola
nella sua dimensione generale e sociale, argomento affrontato
anche dal vicepresidente Cabras. L'argomento è trattato nella
relazione.
   L'onorevole Borghezio proponeva di sviluppare una
riflessione sul nord e sul voto in quelle zone; infatti, nel
colossale ordine di cattura di pochi giorni fa (e che è a
disposizione dei colleghi) viene fatto riferimento anche al
tipo di influenza esercitato sul voto; in altre sedi, ad
esempio in Val d'Ossola, sono stati arrestati elementi
appartenenti alla 'ndrangheta ed amministratori locali.
Dunque, il problema si pone anche al nord; pertanto, nella
relazione si propone che vengano acquisiti elementi in
proposito, ad esempio relativamente al numero degli
amministratori imputati nel nord per questo tipo di reati, per
verificare le dimensioni del fenomeno.
   Il senatore Brutti si è riferito alle principali novità
affrontate dalla Commissione, in particolare ai rapporti tra
mafia e politica, mafia e magistratura e mafia e massoneria.
Sono riportati nella relazione.
   Oggi sono intervenuti il senatore Frasca e il senatore
Cabras. Ringrazio il primo per le valutazioni critiche, sempre
utili per il lavoro, e vorrei precisare due punti. In primo
luogo, ho detto che esistono elementi equivoci nella legge
istitutiva della procura nazionale, non
nell'istituzione-procura. In secondo luogo, ritengo utile la
sua proposta di un confronto con il Consiglio superiore della
magistratura, specie dopo gli ultimi avvenimenti. Sono venti i
magistrati sotto inchiesta per rapporti con la mafia - due di
questi sono stati arrestati - e questo dato è citato nel nuovo
testo della relazione. Evidentemente, se per tanti anni questi
fenomeni sono rimasti impuniti, ciò è dovuto non solo al
rapporto tra mafia e politica ma anche al fatto che tutte le
parti hanno chiuso gli occhi e che i meccanismi di controllo
non hanno funzionato: non hanno funzionato i consigli
giudiziari, non ha funzionato il Consiglio superiore della
magistratura, non ha funzionato il sistema di controllo del
Ministero di grazia e giustizia. Ho chiesto - gli uffici hanno
compiuto una verifica - se il ministero avesse i dati relativi
ai magistrati inquisiti o indagati ed ho avuto risposta
negativa: è difficile che questi organismi possano svolgere
pienamente il loro lavoro senza avere questi dati. Pertanto,
può accadere che l'azione disciplinare non viene svolta nei
confronti di un magistrato inquisito perché il dato non è a
conoscenza, ovvero giunge con grave ritardo. In proposito
credo che sia utile richiamare l'attenzione degli organi di
controllo ad un più rigoroso adempimento delle funzioni, anche
perché sono visibili i danni arrecati non solo alla
credibilità dell'organo ma anche al rapporto di fiducia tra
istituzioni e società civile quando si viene a conoscenza del
fatto che un magistrato che per anni ha esercitato il suo
ruolo era legato a certe organizzazioni. Non sappiamo se
queste persone siano colpevoli o innocenti; spetterà ad altri
deciderlo. Il problema però esiste.
   Sul tema della questione sociale si è soffermato in
particolare il senatore Cabras.
                        Pagina  3023
 Anche il senatore Frasca ha richiamato l'attenzione su
questo punto, essenziale non tanto in quanto ambiente nel
quale la mafia prospera ma anche come effetto della presenza
mafiosa, che lacera i tessuti sociali e blocca le possibilità
di sviluppo. Le innovazioni apportate alla relazione sulla
base di tali considerazioni riguardano un miglior ordinamento
della parte relativa alla normativa; anche il collega Galasso
aveva rilevato una certa confusione, facendo presente che si
affrontava in due parti il problema dell'eccesso di legge e la
proposta di applicare le leggi piuttosto che emanarne nuove.
Ho ricondotto al principio della razionalizzazione il lavoro
compiuto, con riferimento ai tribunali distrettuali,
all'estensione della figura del riciclaggio, ad altri reati
(il traffico di armi - per esempio - non era previsto).
   Una novità riguarda la certificazione antimafia, l'altra
il trasferimento di aziende. E' stato segnalato un problema di
grande delicatezza: è stabilita l'incedibilità del contratto
di appalto, però, in alcuni casi, oggi accade che alcune
grandi aziende hanno trattative in corso per cessioni che non
possono avvenire in quanto le aziende non possono cedere il
portafoglio-appalti; evidentemente se non possono cedere il
portafoglio-appalti non hanno una collocazione sul mercato. In
questi casi la tutela dell'economia rischia di opprimere
l'economia stessa. Mi sono permesso di proporre che, se il
soggetto subentrante può prestare le stesse garanzie di
trasparenza prestate da chi si è aggiudicato l'appalto, il
trasferimento sia consentito. L'importante è che il soggetto
subentrante offra, al pari del precedente, tutte le garanzie
dal punto di vista della certificazione, della trasparenza,
della capacità, eccetera. Credo che questo sia un modo per
consentire al mercato di funzionare senza opprimerlo
eccessivamente.
   La seconda questione attiene alla certificazione
antimafia, la quale è rilevante sotto più profili. A volte è
accaduto che all'impresa correttamente subappaltante venisse
poi contestata la qualità mafiosa dell'impresa subappaltata
anche quando quest'ultima aveva presentato la certificazione
antimafia. Che fare in situazioni simili, considerato che se
la certificazione è in regola è normale che si proceda? In
realtà, il problema è rappresentato proprio dalla
certificazione antimafia: su quattro milioni di certificati -
cito un dato che ho tratto dalla sezione enti locali della
Corte dei Conti - sono 900 quelli negativi. In sostanza, oggi
le società realmente in mano davvero alla mafia hanno
costituito un assetto societario che le rende inattaccabili.
Nella relazione si segnala questo aspetto e ci si chiede di
valutare se non sia opportuno sostituire la certificazione
antimafia con una valutazione di merito da fare dopo che
l'impresa ha vinto la gara. Conseguentemente, ferma restando
l'autocertificazione, una volta che l'impresa ha vinto
l'appalto si dovrebbe appurare se essa sia o meno in mano a
soggetti mafiosi. Oltre tutto, questo modo di procedere,
mentre da un lato ridurrebbe i costi di accertamento e gli
oneri per la burocrazia (il riscontro di questo tipo di dati
ha intasato le Prefetture), dall'altro garantirebbe il
conseguimento del risultato sostanziale, cioè accertare che le
imprese mafiose non entrino nel mercato.
   La certificazione antimafia ha funzionato solo all'inizio,
quando le imprese mafiose non sapevano ancora che essa sarebbe
stata emanata, per cui avevano ancora ai vertici il capomafia
o comunque un uomo ad essa appartenente. Oggi ciò non accade
più, ed è per tale motivo che questa proposta viene avanzata,
seppure in modo problematico.
   Alle pagine 12 e 13 della relazione vi è un riferimento
alla presenza delle organizzazioni mafiose nel nord ed al
fatto che il mito delle "isole felici" ha prodotto, molto
spesso, una sottovalutazione del problema. Da questo punto di
vista viene citato l'esempio della Puglia, nel senso che se
già all'epoca delle precedenti Commissioni antimafia (faccio
l'esempio di quella presieduta dall'onorevole Alinovi e di cui
era vicepresidente il senatore D'Amelio) fosse stata prestata
attenzione al fenomeno più volte da esse
                        Pagina  3024
denunciato, probabilmente non ci saremmo trovati nella
situazione attuale.
   Nella relazione viene sottolineato il carattere espansivo
delle organizzazioni, le quali ovviamente possono attecchire
dovunque non trovino resistenza. Da questo punto di vista,
quindi, appare maggiormente pericolosa la teoria delle
cosiddette "isole felici", dal momento che la loro presunta
realtà in talune zone del paese può consentire l'espansione
della mafia.
   Per quanto riguarda le connessioni tra mafia e politica,
altro punto affrontato dalla relazione, a pagina 19 si
ricorda, senza citare nomi: che sono state 17 le
autorizzazioni a procedere nei confronti di parlamentari; che
quelle concesse sono state 14; che il diniego ha riguardato un
solo caso; che in un altro caso gli atti sono stati restituiti
per mancanza dei requisiti previsti dalla legge.
   In merito alla questione della magistratura, a proposito
della quale ho già accennato prima, viene ricordato che i
magistrati inquisiti sono 20 (ma il numero complessivo è in
via di accertamento) e che due sono quelli in stato di
custodia cautelare. Si ribadisce il principio secondo il quale
ciò è potuto accadere, evidentemente, perché i poteri di
controllo all'interno e all'esterno della magistratura non
hanno funzionato.
   Sui servizi di sicurezza, ferma restando la competenza
dell'apposito Comitato parlamentare, si segnala ad esso
l'opportunità di valutare una progressiva, integrale rotazione
di tutto il personale; ciò al fine di evitare rapporti con i
confidenti e oggi, stante la situazione attuale, la possibile
ricattabilità di persone che, pur avendo svolto le loro
funzioni limpidamente, rischiano di essere nelle mani di
questi soggetti.
   Per quanto riguarda la massoneria, nella relazione sono
riportate le cose note assieme ad un riferimento sul modo in
cui le connessioni con questa organizzazione hanno inciso
sulla struttura della mafia. Si fa riferimento ad una specie
di sistema di vasi comunicanti in cui al centro vi è quello
mafioso, al quale finiscono per convergere, attraverso un
meccanismo di comunicazione, anche soggetti non mafiosi per
rapporti amicali o parentali, per corruzione, per
intimidazione o per altro. Da questo punto di vista, viene
svolta una riflessione sul soggetto avvicinabile, considerato
che dal lavoro svolto è emerso che il primo interrogativo che
si pone il mafioso è proprio relativo alla persona da
avvicinare. Viene specificato che l'avvicinabilità non è
mafiosità: essa può significare l'esistenza di un rapporto di
amicizia e tante altre cose. Di qui nasce l'esigenza del
massimo rigore in questo tipo di rapporti, della massima
deontologia professionale, perché qui non vi è un problema di
regole giuridiche ma di correttezza dei comportamenti.
   Credo siano questi i dati acquisiti. Ringrazio ancora i
colleghi intervenuti nel dibattito e do la parola a chi
intende prendere la parola per dichiarazione di voto.
  SAVERIO D'AMELIO. Signor presidente, voglio qui ribadire
la positività e l'equilibrio che sostanzialmente ispira questa
relazione, la quale mette in luce un lavoro certamente
interessante, intenso, forse un po' disordinato ma comunque
sostanzialmente positivo.
   Voglio però sottolineare che anche in sede di replica non
ho sentito alcune affermazioni, per cui gradirei che fossero
fatte, soprattutto per ribadire con maggiore forza alcuni
concetti.
   Per quanto riguarda le certificazioni antimafia, ad
esempio, ancora poco fa il presidente metteva in risalto come
a fronte di una situazione certamente complessa, difficile,
farraginosa, quale è quella delle certificazioni, che poi
nella sostanza si vanno sempre più vanificando, la relazione
ipotizzi una soluzione che ancora non può considerarsi una
proposta. Correttamente il presidente l'ha presentata in
questi termini, però vorrei cogliere quest'occasione per
raccomandare non tanto e non solo a lui ma a tutti noi di
compiere uno sforzo per individuare un meccanismo che possa
essere il
                        Pagina  3025
più garantista possibile e allo stesso tempo il più celere,
un meccanismo in grado soprattutto di non bloccare l'economia,
perché credo che a nessuno sfugga che questo è un nodo
certamente importante se non addirittura decisivo nella lotta
alla mafia. Quindi, tutti i meccanismi da porre in essere
devono far salva l'esigenza della massima trasparenza, e
quindi l'obiettivo finale della lotta alla penetrazione della
delinquenza mafiosa, ma nello stesso tempo non dobbiamo
perdere di vista la necessità di bloccare il processo
dell'economia, la quale già soffre per tanti meccanismi più o
meno lodevoli posti in essere anche dall'attuale Governo.
   Dunque, se siamo alla ricerca di un nuovo sistema per il
controllo delle certificazioni, mi permetto di evidenziare che
non basta assestarsi sull'ipotesi, in quanto è necessario
pervenire nel più breve tempo possibile alla formulazione di
un progetto in questa direzione.
   Al pari del collega Frasca, condivido anch'io la necessità
di un incontro con il Consiglio superiore della magistratura,
soprattutto alla luce di quanto purtroppo sta avvenendo. Non
prendo atto con soddisfazione della permeabilità che la
magistratura sta evidenziando. Mi auguro che non sia vero
quanto sta emergendo, però il fatto che 20 magistrati siano
inquisiti e che 2 siano in stato di custodia cautelare, non
contribuisce certo a dare tranquillità. Dovremmo quindi
arrivare a decidere quanto prima un incontro con la
magistratura.
   Accingendomi adesso a trattare un altro tema, spero di
essere alquanto preciso perché vorrei essere capito e non
frainteso.
   A pagina 21 della sua relazione il presidente ripropone -
devo dire correttamente - la questione della procura di Bari e
il caso del procuratore De Marinis. Nell'ultimo incontro,
quando abbiamo discusso e approvato la relazione del senatore
Robol, il tema è stato notevolmente approfondito dalla
Commissione; da parte di tutti si è sostanzialmente acceduto
ad una formulazione il più possibile asettica, anche grazie
all'interpretazione e alla collaborazione data dal gruppo del
PDS tramite la persona dell'onorevole Bargone. Visto che
l'argomento è stato trattato dalla Commissione, non vedo
perché non debba essere affrontato. Mi sembra che vi sia
un'accentuazione - "E' parso di grave delicatezza
istituzionale il problema costituito dalla presenza..." - che
fa arretrare la questione rispetto a come l'avevamo trattata:
può darsi che mi sbagli...
  PRESIDENTE. E' la stessa espressione, ho badato a
questo.
  SAVERIO D'AMELIO. Benissimo, allora nulla
quaestio.
  PRESIDENTE. Possiamo prendere...
  SAVERIO D'AMELIO. Come non detto, presidente.
   Il problema più delicato che mi permetto di trattare
riguarda i cosiddetti pentiti. Non vorrei apparire come colui
che non ha fatto progressi in questo campo, ma volutamente
ancora non li chiamo collaboratori di giustizia perché per me
diventano tali nel momento in cui le loro dichiarazioni sono
state sottoposte ad una serie di riscontri che sono affidati e
non possono non essere affidati al magistrato.
   Credo che in questi giorni il problema dei cosiddetti
pentiti e dell'uso che se ne fa ritorni in modo anche pesante.
Ora, non penso che la Repubblica italiana debba essere
affidata alle dichiarazioni di costoro o, peggio ancora, di
qualche donna di dubbi costumi. Certamente evidenziamo tutti
il pericolo che stiamo correndo qualora ci inseriamo in una
situazione senza ritorno. Che cosa voglio dire? Che è giunto
il momento, se crediamo ancora nello Stato di diritto, di fare
una riflessione approfondita su questo tema.
   Non nego che i cosiddetti pentiti hanno potuto dare un
qualche contributo alla ricerca della verità nella lotta alla
mafia. Ma non si possono far dipendere le sorti della
Repubblica e della democrazia
                        Pagina  3026
in Italia da tutto ciò che viene sparato sui giornali; qui
chiamo le responsabilità anche della magistratura perché i
tempi tra le dichiarazioni dei pentiti e l'apparizione delle
stesse a grandi titoli sui giornali sono tali che spesso
questi anticipano addirittura lo stesso recepimento di tali
dichiarazioni da parte della magistratura. Ciò con buona pace
di Borrelli, il quale finalmente si accorge che evidentemente
ci sono dichiarazioni rilasciate dai magistrati; molto
tardivamente rileva e prende posizione, meglio tardi che mai,
ma credo che il problema esista. Lo sottopongo alla cortese
attenzione, oltre che del presidente, della presidenza e
dell'intera Commissione.
   L'ultimo problema è stato da me posto in una delle ultime
riunioni; mi è stato risposto che se ne era già occupato il
Comitato ristretto, la presidenza.
   In Italia siamo ormai assoggettati ad una serie di
notizie, per cui ciò che merita gli onori della stampa, i
grossi titoli un giorno, nel volgere di poche ore viene
immediatamente superato da ulteriori informazioni anch'esse
clamorose ed eclatanti; in questo affanno alla ricerca del
nuovo e delle notizie, tanto più nuove quanto più eclatanti
esse siano, dimentichiamo le precedenti.
   Ho posto in altra occasione il problema della necessità
dell'audizione del procuratore antimafia Siclari, soprattutto
dopo l'attacco - almeno così è apparso sulla stampa - da parte
della maggioranza dei suoi procuratori. Il presidente disse
che se ne era occupato l'ufficio di presidenza; mi auguro che
quanto prima potremo sentirlo su un tema anch'esso
angosciante. Credo nella struttura antimafia sia nel vertice,
sia nella sua dislocazione territoriale - lo voglio ribadire
essendo convinto del serio lavoro che questa struttura va
svolgendo - ma ritengo che, se una maggioranza di procuratori
prende posizione contro il capo, qualcosa non vada, per cui
abbiamo il dovere di intervenire.
  PRESIDENTE. Non credo che la signora di cui dicevamo sia
pentita, non sembra pentita! (Si ride).
  ALFREDO GALASSO. Presidente, dichiaro di votare a favore
di questa relazione perché in particolare mi sembrano molto
incisive e convincenti le integrazioni che sono state
apportate dopo la discussione generale. Naturalmente, come
accade in questi casi, il giudizio è complessivo; ho qualche
riserva su taluni passaggi che riguardano in particolare la
procura nazionale, il giudizio sui servizi di sicurezza. Mi
sembra tuttavia che ciò che viene fuori corrisponda in larga
misura ad un'idea, ad una concezione del fenomeno mafioso che
è stata riscontrata in seguito al lavoro della Commissione.
   Aggiungo soltanto, per intenderci, che sulla base di una
precisazione fatta la volta precedente dal presidente,
considero parte integrante del lavoro della Commissione e
dunque di questo documento la relazione su mafia e politica,
senza di che mancherebbe a quella annuale, per così dire, una
gamba. Ma c'è stato questo chiarimento e quindi, da questo
punto di vista, mi sento ulteriormente confortato
nell'esprimere il mio voto favorevole.
   Non so se devo sentirmi lusingato - probabilmente nelle
intenzioni sì - per il fatto di essere stato avvicinato a
Lenin.    Voglio tuttavia rassicurare il collega Cabras
dicendo che la concezione dello Stato di Lenin non mi
appartiene e comunque non è in discussione rispetto alle cose
che ho detto...
  PRESIDENTE. E' stata già discussa!
  ALFREDO GALASSO. Parlo d'altro, parlo della mafia, non
dello Stato come sistema di potere, né tanto meno equiparo la
mafia allo Stato. Queste semplificazioni non mi appartengono,
non mi interessano.
   Tuttavia, visto che anche il presidente sulla questione
inizialmente, e in più di un'occasione nel corso dei lavori di
questa Commissione, ha sollevato una serie
                        Pagina  3027
di dubbi, approfitterò del fatto che intendo rappresentare
una nota integrativa per cercare di spiegare ancora una volta
che cosa intendo rispetto a questo e come considero importante
tale genere di valutazioni.
   Dico soltanto che a un certo punto il presidente ha
scritto nella relazione: "Se tutti coloro che hanno rivestito
o che rivestono responsabilità politiche ad ogni livello
avessero adempiuto con lealtà ai propri doveri, non avremmo
avuto né lutti, né stragi di mafia ed oggi il nostro sarebbe
un paese libero in ogni sua parte". Se riflettiamo fino in
fondo su questa affermazione, che condivido in pieno, ci
rendiamo completamente conto di che cosa significhi quando
parliamo di mafia come sistema di potere e non soltanto come
organizzazione criminale. Questo e un insieme di altre cose,
che sono nella relazione e che abbiamo verificato, mi portano
a dire ciò, ma non ne faccio una questione terminologica.
Ripeto che mi riservo di spiegarlo ulteriormente a proposito
dei delitti politici, della massoneria, del rapporto tra
sistema di potere di tipo mafioso e sistema della corruzione.
Quando parlo di sistema mi riferisco ad una trama, una trama
pericolosissima e comunque resistente.
   Vorrei che, anche accettando la formulazione della mafia
che tende a costituirsi come sistema di potere, i dati che
sono riportati determinino un sano senso di allarme in questa
Commissione. Quando la soglia dell'inquinamento supera un
certo livello nel sistema economico e all'interno delle
istituzioni, infatti, si rischia di fare un passaggio di
qualità: l'acqua non è più sporca, diventa un'altra cosa,
quando l'inquinamento tende a diventare sempre più alto. E'
questo sano senso di allarme che io intendo ribadire in questa
sede. Quando vi sono 20 magistrati che hanno ricevuto avvisi
di garanzia, indipendentemente dal fatto che non ci spetta una
valutazione di ordine penale, siamo in presenza di un dato in
sé impressionante. Quando si fa riferimento ad un numero
notevole di parlamentari inquisiti e per i quali è stata
chiesta l'autorizzazione a procedere per reati di mafia,
facciamo riferimento ad un dato che, a prescindere dalla
valutazione di ordine penale che, ripeto, non ci compete,
dimostra come sia alta la soglia dell'inquinamento e come sia
permanente il rischio che cambino natura la struttura e la
funzione istituzionali. Esiste questa tendenza a farsi
sistema, a comportarsi come sistema.
   Infine, vorrei ricordare ai colleghi che è agli atti di
questa e delle precedenti Commissioni che al comune di
Palermo, per un certo numero di anni, ciò che è stato definito
"comitato d'affari" era un sistema di potere che, con la
tecnica dei vasi comunicanti (come l'ha definita il
presidente), in realtà ha dominato la vita economica, civile,
sociale e politica nella regione. Capisco che vi siano
preoccupazioni nello stabilire le responsabilità di ordine
politico, perché queste preoccupazioni derivano dal fatto - lo
dico con molta franchezza - che alcuni dei personaggi
coinvolti fino a ieri, forse fino ad oggi, fanno parte attiva
non solo delle istituzioni ma anche di alcuni partiti. Quindi,
mi rendo conto, ma questo non può portare a parlare di Lenin,
caro Cabras: qui Lenin non c'entra niente.
  PAOLO CABRAS. E' un tuo ragionamento.
  ALFREDO GALASSO. Caso mai c'entrano Ciancimino, Lima e
Andreotti, non c'entra Lenin né la concezione dello Stato.
  PAOLO CABRAS. Tu enunciavi un teorema ...
  ALFREDO GALASSO. Non è un teorema, ma non voglio entrare
in questo argomento, perché non è questo il punto della
questione. Mi pare veramente che non c'entri nulla questo
rilievo di tipo ideologico. Viceversa, esiste una
preoccupazione di ordine politico che colgo, che rispetto ma
che tale rimane.
   Per quanto riguarda la magistratura, presidente, vorrei
che al più presto possibile
                        Pagina  3028
 incontrassimo il comitato antimafia - se esiste ancora - del
Consiglio superiore della magistratura. Qui si apre un
capitolo molto preoccupante che non può essere chiuso come se
nulla fosse, in questa materia. Questo mi pare di doverlo
sottolineare come l'appuntamento più urgente della Commissione
antimafia: occorre dedicare a questo incontro tutto il tempo
che serve.
  ANTONINO BUTTITTA. Vi è un dato che non ci deve né ci
può sfuggire, cioè che in realtà la relazione ordina
criticamente il lavoro svolto dalla Commissione, per cui
esprimere un giudizio positivo o negativo sulla relazione
include l'espressione di un giudizio positivo o negativo sul
lavoro della Commissione. Certo, si tratta di un lavoro che in
qualche caso può apparire rapsodico; tuttavia, le
responsabilità non sono tanto da riferire alla presidenza
della Commissione o alla Commissione stessa quanto a ragioni
esterne, connesse all'attività del Parlamento, che riflette la
complessa dinamica politica del nostro paese negli ultimi mesi
ed anni.
   Quando qualche collega, come lo stesso collega Frasca,
lamenta il fatto che i rapporti, o meglio, le connessioni tra
certi settori della magistratura e altri settori della
criminalità organizzata non sono stati approfonditi con la
dovuta necessità di rappresentare, se non altro, il fenomeno
della criminalità organizzata nel nostro paese nella sua
interezza, sicuramente ha ragione. Del resto, più volte da
parte di diversi componenti è stata espressa l'esigenza di
focalizzare meglio l'attenzione della Commissione su questo
argomento. Questa secondo me rimane, soprattutto a seguito
delle cose che vediamo accadere in questi ultimi giorni,
un'esigenza sempre più ineludibile, cui comunque la
Commissione - ha ragione il collega Galasso - deve pur dare
una risposta.
   Da qui, però, non può derivare un giudizio negativo sul
lavoro della Commissione - lo dico con grande rispetto per il
collega Frasca, che stimo quale vecchio combattente nella
lotta alla criminalità organizzata nell'area in cui egli ha
operato in questi anni - in ordine all'utilizzo dei magistrati
quali consulenti: se non sono i magistrati i consulenti
diretti di una Commissione come questa, non vedo chi altri
possa assumere meglio di un magistrato la veste di consulente,
dato il tipo di lavoro che svolge la Commissione antimafia.
Semmai, da elementi come questi può derivare un giudizio
positivo su quello che ha fatto la presidenza relativamente
alla migliore acquisizione non solo quantitativa ma anche
qualitativa di informazione ai fini della conoscenza e
dell'analisi del fenomeno della criminalità organizzata.
   Sono queste alcune delle ragioni che mi portano a ribadire
il mio giudizio positivo sia sulla relazione sia sul lavoro
della Commissione, che la relazione criticamente e
intelligentemente riflette.
  GIROLAMO TRIPODI. Il gruppo di rifondazione comunista
voterà a favore di questa relazione. Già avevamo anticipato il
nostro giudizio quando abbiamo espresso assenso
sull'impostazione complessiva della relazione medesima, che
riporta il lavoro compiuto in quest'anno. E' stato un lavoro
intenso, anche con punte eccessive, molto spesso, che però ha
consentito di conseguire risultati rilevanti soprattutto per
quanto riguarda alcuni aspetti. Finalmente è stato messo un
punto fermo sul rapporto tra mafia e politica. Per lungo tempo
questo aspetto è stato negato, ma adesso è emerso ed è stato
convalidato dalla Commissione.
   Del resto, la relazione sui rapporti tra mafia e potere
politico rappresenta parte integrante della relazione annuale:
ciò dimostra che il risultato del lavoro è stato rilevante.
   Al tempo stesso, rilevo che la relazione, nella sua nuova
stesura, accoglie alcuni nostri suggerimenti e contiene
miglioramenti rispetto al precedente testo. Ad esempio, al
paragrafo 29 vi è il riconoscimento del fatto che in molte
zone la mafia è diventata sistema di potere; forse, in
proposito occorreva un
                        Pagina  3029
maggior approfondimento, precisando cosa significhi sistema
di potere, perché nelle zone dove la mafia si è integrata con
il potere politico è evidente che si è creato un sistema di
potere di carattere mafioso.
   Anche il paragrafo 51 ha subìto miglioramenti per la parte
relativa all'amministrazione della giustizia. Vengono proposti
adeguamenti delle piante organiche degli uffici giudiziari,
soprattutto nelle città più carenti quali Palmi, Napoli,
Reggio Calabria, nelle quali è necessario un intervento
massiccio per affrontare la grande mole di lavoro.
   I paragrafi 26 e 27, che riguardano la massoneria, sono
stati migliorati con alcune precisazioni. Forse, sarebbe stato
utile qualche accenno alle vicende riguardanti l'azione di
sabotaggio nell'inchiesta promossa dalla procura della
Repubblica di Palmi, che rischia di essere vanificata. Teniamo
conto, infatti, che in quest'anno l'inchiesta ha subìto
momenti di arresto per mancanza di magistrati che potessero
svolgere le indagini; è stato rilevato che recentemente un
magistrato di alto valore professionale, quale il sostituto
Libero Mancuso, non è stato assegnato a seguito di una presa
di posizione veramente inspiegabile. Pur riconoscendo i
miglioramenti apportati, avevo proposto una modifica che però
non intendo porre in votazione; mi permetto solo di chiedere
che la medesima, relativa alla massoneria ed all'inchiesta
giudiziaria di Palmi, venga allegata alla relazione.
  PRESIDENTE. Potrà figurare come nota aggiuntiva.
  GIROLAMO TRIPODI. Quello da me proposto è un
emendamento.
  PRESIDENTE. Chiede che sia votato?
  GIROLAMO TRIPODI. No.
  PRESIDENTE. Se non viene votato, è una nota aggiuntiva.
  GIROLAMO TRIPODI. No, la nota aggiuntiva è altra cosa.
Questo è un emendamento.
  PRESIDENTE. Onorevole Tripodi, poiché lei ha 30 giorni
di tempo per presentare una nota aggiuntiva, può proporre la
sua modifica sotto questa veste.
  GIROLAMO TRIPODI. Il mio emendamento ha natura diversa
rispetto alla nota aggiuntiva.
  PRESIDENTE. Se lei è d'accordo, potrà essere allegato
allo stenografico.
  GIROLAMO TRIPODI. Sono d'accordo.
   Quanto alle altre questioni, sarebbe stato utile, essendo
citati i parlamentari coinvolti in inchieste giudiziarie per
connivenze con le organizzazioni mafiose, far riferimento
anche agli uomini di governo.
  PRESIDENTE. Chi sarebbero?
  GIROLAMO TRIPODI. Tra gli uomini di governo c'è
Andreotti,...
   Vengono citati parlamentari, ma erano anche uomini di
governo all'epoca.
  PRESIDENTE. L'autorizzazione a procedere viene chiesta
nei confronti del parlamentare, non nei confronti del
ministro. Questa è la ragione del riferimento.
  GIROLAMO TRIPODI. Riterrei utile parlare di
coinvolgimento non solo di parlamentari ma anche di uomini di
governo.
  ANTONINO BUTTITTA. Si può fare riferimento a
parlamentari con incarichi di governo.
  GIROLAMO TRIPODI. Sì; comunque, la questione va posta.
   Sostanzialmente, in virtù dei miglioramenti apportati e
dell'impostazione complessiva, pur mantenendo alcune riserve
rinnoviamo il nostro giudizio positivo sulla relazione, che
costituisce una
                        Pagina  3030
testimonianza del lavoro compiuto e dei risultati conseguiti,
da cui si può partire per compiere ulteriori passi avanti.
  CARLO SMURAGLIA. Credo di poter essere molto breve
nell'esprimere il voto favorevole sulla relazione, che è non
solo completa ed esauriente ma fornisce anche una precisa
attestazione dell'imponente lavoro svolto nel corso di
quest'anno.
   Le relazioni annuali possono essere fatte in molti modi.
Quelle che le leggi obbligano i ministri a fare, e che spesso
non vengono mai consegnate, sono per lo più un resoconto di
carattere burocratico elaborato dagli uffici, che lascia tutti
insoddisfatti. Il Parlamento continua a scrivere, nell'ultimo
articolo delle leggi, che dovrà essere consegnata una
relazione annuale, ma poi i risultati sono deludenti. Un altro
modo è quello di tentare di volare più alto, non solo dando
conto dell'attività svolta ma anche cercando di spiegarne la
filosofia, le implicazioni e gli sviluppi futuri.
   Sotto questo secondo profilo, il tentativo della relazione
è riuscito perché essa non rappresenta la semplice cronistoria
dei fatti ma costituisce un rendiconto del modo di impostare
il lavoro della Commissione, in una prospettiva che
necessariamente doveva essere molto impegnativa; i tempi che
ci eravamo assegnati non erano immensi ed era comprensibile
che emergesse una certa ansia di conseguire risultati positivi
in tempi brevi. Sono tra coloro che a volte sono stati un po'
affannati nell'inseguimento dei lavori di questa Commissione,
avendo la pretesa di svolgere altre attività e di non
abbandonare i miei interessi negli studi scientifici, ma ho
dovuto riflettere e riconoscere che non c'è altro modo: se una
Commissione bicamerale che affronta un tema così delicato si
lascia guidare dalle esigenze di ciascuno finisce per non
combinare nulla. Quindi, nonostante i miei saltuari mugugni
interiori, ho compreso che bisognava rinunciare alle proprie
esigenze a vantaggio di una scelta che non poteva che essere
positiva. Quindi, un lavoro svolto magari con qualche
"affanno", però positivamente. La relazione dà atto di tutto
ciò, per cui mi pare che vada espresso un giudizio altamente
positivo per quello che si è potuto realizzare, sono utili le
indicazioni già espresse e che indicano una strada per
l'avvenire.
   Credo che il giudizio positivo sia stato generale. Da
questo punto di vista ritengo che alcune delle critiche
espresse si siano equilibrate perfettamente, nel senso che
mentre in alcuni casi si è ritenuto che sia stato fatto
troppo, in altri si è detto che si poteva fare meglio. Anche
le critiche, dunque, hanno dato conto di un'attività nel
complesso molto positiva.
   Assieme all'espressione del mio voto favorevole vorrei
aggiungere un consiglio, cioè quello di usare prudenza su tre
piccoli punti che mi permetterò di indicare e che riguardano
gli aggiustamenti possibili in sede di coordinamento formale
del testo. In particolare, vorrei che fossero un po' sfumate
le proposte relative a quei temi sui quali ci siamo trovati
d'accordo in linea generale ma che forse nella nostra
elaborazione avrebbero bisogno di un maggiore approfondimento,
nel senso che non abbiamo avuto materialmente il tempo per
farlo. Alludo, in particolare, alla proposta di pagina 8
relativa ai trasferimenti di azienda, perché così come è posta
rischia di apparire un po' drastica. Vorremmo essere sicuri
che sia scelta la soluzione migliore, peraltro nella direzione
già indicata nella stessa relazione. Identica osservazione
vale a proposito della parte relativa alla certificazione
antimafia, poiché qualche dubbio si potrebbe avere sulla
idoneità di un organismo come la DIA ad esercitare questo
controllo materialmente e tempestivamente senza fungere da
intralcio. Anche in merito a questo aspetto, pertanto,
sottolineerei con forza l'esigenza che ci è stata posta da
tutti coloro che abbiamo sentito nel corso delle nostre
trasferte, cioè quella di porre fine a questa tecnica di
certificazione ormai inutile e superata. Porrei in risalto la
necessità di trovare altre soluzioni ma sfumando un po' la
scelta a questo riguardo.
                        Pagina  3031
  Infine, la terza indicazione che suggerisco, relativa a
pagina 13, attiene all'esigenza di approfondire gli elementi
di conoscenza in ordine alle persone che rivestono cariche
pubbliche nel centro-nord. Nella relazione è contenuta una
frase che credo di capire ma che forse va precisata: "in
ordine alle persone che nelle aree del centro-nord esercitano
funzioni politiche od istituzionali e risultano coinvolte in
vicende di carattere mafioso". Forse si vuol alludere, se non
ho inteso male, a vicende di carattere giudiziario.
  PRESIDENTE. Sì, è così.
  CARLO SMURAGLIA. Allora credo sia meglio dirlo, perché
da un punto di vista di puro garantismo fare riferimento
soltanto a "vicende" potrebbe suscitare qualche allarme di
troppo. Se lo diciamo chiaramente, il problema è risolto.
   Ripeto, le osservazioni che ho adesso svolto non devono
essere intese come critiche alla relazione ma solo come un
invito alla prudenza per le parti in cui non c'è stato ancora
tempo per una riflessione compiuta.
  MARIO BORGHEZIO. Premesso che riprenderò in maniera più
sintetica alcuni rilievi che avevo formulato nel mio
precedente intervento di carattere generale ed inizierò dalla
questione su cui più volte abbiamo insistito con varie
tonalità e motivazioni, cioè quella relativa alla
sottovalutazione di fondo che storicamente la Commissione
antimafia ha avuto, e che forse ha ancora oggi, nei confronti
dell'importanza e della gravità del fenomeno della
penetrazione mafiosa al nord.
   Intendo dire che vi è una questione nord del problema
mafia in Italia che anche nella presente relazione, nonostante
le modificazioni introdotte, che apprezziamo, continua a non
essere oggetto di una indagine accurata e specifica. La
questione della mafia al nord fa parte del fenomeno nel suo
complesso ma assume un'importanza e dei risvolti particolari,
soprattutto se si considerano i suoi legami con l'ambiente
economico e borsistico. Il fatto è che in questa relazione non
si leggono le parole Banca d'Italia, né la parola Consob.
Credo che già di per sé questo dimostri l'omissione di due
dati importanti, considerato che già anni fa il presidente
della Camera di commercio di Milano lanciò l'allarme della
penetrazione della mafia al nord. Del resto, lei stesso,
signor presidente, nel corso di questo dibattito non ha
esitato ad indicare il tipo di livello raggiunto anche in
campo economico dalle organizzazioni mafiose.
   Quindi, mi pare evidente la necessità di sottolineare che
se in una realtà economica e borsistica quale quella in cui
operiamo in Italia, il sistema dei controlli non ha funzionato
in tante situazioni oggettive di carattere non mafioso (vedi
il caso Ferruzzi-Montedison tra i tanti di vistose rapine ai
danni dei risparmiatori), a maggior ragione è possibile
immaginare che lo stesso sia accaduto a proposito del
controllo della penetrazione mafiosa in borsa o nell'economia.
   Quanto poi all'applicazione delle normative sul
riciclaggio del denaro sporco, i risultati sono sotto gli
occhi di tutti e sono senz'altro modestissimi. In sostanza,
dando luogo ad una normativa estremamente complicata ed
onerosa per chi materialmente deve applicarla, i risultati
raccolti sono stati risibili. Eppure, le nostre missioni nel
nord Italia ci hanno dato conferma documentale di quanto sia
rilevante il fenomeno del riciclaggio del denaro sporco in
questa parte del paese e di come esso avvenga anche e
soprattutto tramite le banche. Stranamente, però, i risultati
non si vedono, e di tutto ciò nella relazione non vi è
traccia. Credo, invece, che di questo fenomeno se ne debba
parlare e che l'allarme debba essere lanciato, perché esso sta
andando avanti grazie, evidentemente, alle coperture che lo
favoriscono. Non è possibile, ripeto, che negli ultimi due o
tre anni, nonostante la normativa vigente, Consob e Banca
d'Italia non abbiano avuto elementi tali da indurle ad
indirizzare due righe alla Commissione antimafia o alla
                        Pagina  3032
Procura nazionale antimafia per informarle del fatto che a
Novara, tanto per fare un esempio, si era verificata una
determinata situazione.
   Non è un caso se abbiamo insistito perché in una delle
varie missioni ascoltassimo anche i direttori della Banca
d'Italia. Anche per quanto riguarda la missione a Milano, vedo
con stupore che non sono previste le loro audizioni, mentre a
nostro avviso sarebbe senz'altro opportuno inserirle nel
programma dei lavori della delegazione della Commissione.
   A me sembra che lo stesso archivio della Commissione
risulti povero al riguardo e che siano pochi gli elementi di
giudizio di cui disponiamo. Storicamente, la Commissione
antimafia ha prodotto ben poco su queste questioni.
Senz'altro, il documento elaborato sul Forum economico
rappresenta il raggiungimento di un primo obiettivo, e
volentieri ne do atto, ma si tratta ancora di impostazioni
teoriche a cui non corrispondono realizzazioni concrete,
efficaci ed efficienti nell'azione di contrasto alla mafia.
   Nella nostra relazione dobbiamo scrivere la verità, cioè
che l'azione di contrasto alla mafia nel campo economico è
all'anno zero o quasi. Ci siamo dotati di una legislazione
notevolmente avanzata al riguardo ma quanto a risultati
concreti siamo molto indietro. Che cosa sappiamo dell'economia
finanziaria della mafia in Italia e nel contesto
internazionale? Sappiamo ben poco. Vediamo, per esempio,
quello che agli atti del nostro archivio o della nostra
biblioteca vi è al riguardo: poco o niente, anche perché
tuttora c'è una certa riottosità ad affrontare questi
argomenti. Anche la stampa specializzata non pubblica
moltissimo al riguardo. E, comunque, di quel poco che c'è in
giro quasi non ne disponiamo.
   Avrei anche voluto che venisse maggiormente sottolineato
un altro punto acquisito dalla Commissione antimafia, ossia la
conferma dell'importanza storica dell'istituto del soggiorno
obbligato in relazione all'espansione mafiosa. In tutte le
nostre missioni nelle regioni settentrionali gli operatori del
settore - magistrati, uomini della polizia, carabinieri,
prefetti e questori - hanno confermato questa valutazione; ne
sono buoni testimoni i colleghi che hanno lavorato in queste
occasioni e hanno presenziato alle audizioni.
   Per quanto riguarda gli altri punti che avevamo
evidenziato, direi che sostanzialmente le indicazioni sono
state recepite. Come valutazione complessiva - anche in
relazione alle modifiche e alle innovazioni apportate sul
punto molto delicato del ruolo ambiguo dei servizi segreti e
sulle vicende sicuramente molto allarmanti di Contrada e del
colonnello del SISMI recentemente inquisito e in custodia
cautelare per fatti gravi di connessione con la camorra -
possiamo esprimere un giudizio positivo perché per la prima
volta la Commissione antimafia sottolinea il ruolo importante
svolto da queste connessioni nel nodo molto delicato tra mafia
ed anche apparati di sicurezza dello Stato.
   E' questo un passaggio molto importante; vicende ancora
del tutto oscure, come quella relativa al ruolo di Gladio in
Sicilia negli anni più torbidi della vicenda mafiosa più
recente, devono essere ancora indagate e scritte. Quanto
abbiamo, per esempio, nell'archivio della Commissione su
Gladio rappresenta l'1 per milione di ciò che tale fenomeno ha
rappresentato; sono documenti totalmente incomprensibili per i
non addetti ai lavori e rappresentano indubbiamente soltanto
la minima parte dei fatti realmente accaduti.
   Sotto tutti questi aspetti, pur apprezzando e confermando
il giudizio già espresso sul lavoro svolto e sulla relazione,
preannuncio un voto di astensione per i motivi sopra indicati.
  SALVATORE FRASCA. Chiedo di parlare.
  PRESIDENTE. Senatore Frasca, parla in dissenso? Siamo in
dichiarazione di voto.
                        Pagina  3033
  SALVATORE FRASCA. Siamo alla Commissione antimafia, non
alla Camera o al Senato.
  PRESIDENTE. Si applica il regolamento della Camera, che
tra l'altro prescrive per le dichiarazioni di voto finale una
dichiarazione per gruppo. Comunque, non voglio formalizzare...
  SALVATORE FRASCA. Questa Commissione ha compiti analoghi
a quelli dell'autorità giudiziaria, per cui senza dubbio
ciascuno di noi è tenuto ad esprimere un voto secondo
coscienza.
  PRESIDENTE. Senatore Frasca, il problema non è questo...
  SALVATORE FRASCA. Nel nostro regolamento non è prevista
la dichiarazione di voto per gruppo...
  PRESIDENTE. Si rinvia per quanto non previsto al
regolamento della Camera. Comunque, non è il caso di
formalizzarci. Se vuole intervenire, la pregherei soltanto di
non utilizzare per intero il tempo previsto.
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, voterò a favore
della relazione perché riflette il lavoro che abbiamo tutti
insieme svolto. Ovviamente, il mio voto favorevole è congiunto
alla speranza che nel corso dei prossimi mesi - qualunque sia
la durata della legislatura - la Commissione tenga conto nel
suo lavoro di alcuni rilievi critici che sono stati mossi.
   Prendo atto della sua dichiarazione, delle intezioni di
promuovere al più presto un confronto con il Consiglio
superiore della magistratura sui fatti che sono stati
denunciati. Penso tuttavia che sia anche opportuno avere un
contatto con la superprocura, perché quello che è avvenuto al
suo interno non può essere trascurato.
   Propongo di costituire due gruppi di lavoro: uno sulla
massoneria deviata, di cui tanto si parla e su cui tanto si
insiste senza tener presente che non abbiamo la
documentazione; l'altro sui pentiti, rispetto ai quali
dobbiamo cercare di aggiornare le nostre idee e possibilmente
giungere ad un aggiornamento della nostra legislazione.
   Insisto sull'audizione del presidente Viezzoli. Non
capisco perché non si voglia procedere in tal senso. Se lei,
presidente, non mi risponde in maniera convincente, presenterò
proposta formale a conclusione dei lavori.
   Non aggiungo altro. Vorrei dire al collega professor
Buttitta che non ho mai pensato che i giudici non possano
svolgere funzioni di consulenza. Ho inteso esprimere un
giudizio di opportunità, ritenendo che i magistrati quando
svolgono le relative funzioni, soprattutto quando sono
titolari di inchieste a carico di parlamentari, non possono
essere consulenti in Parlamento, presso la Commissione
antimafia, a meno che, similmente a quanto accade quando
lavorano presso i Ministeri dell'interno e di grazia e
giustizia, non escano dall'ordine giudiziario. Ho posto una
questione etica, di costume che deve riguardare anche questa
Commissione.
  SANTI RAPISARDA. Desidero esprimere molto brevemente il
mio parere favorevole su questa relazione, sia per la sua
completezza, sia perché rispecchia il lavoro che tutti noi
abbiamo svolto.
   Mi soffermo sul tema degli appalti per i lavori pubblici.
La Commissione ha trattato questo argomento con molta
determinazione e professionalità, ha contribuito alla
soluzione di molte situazioni (vedi Palermo e Gela), ha
offerto anche un suo contributo rispetto alla nuova legge
sugli appalti, partecipando attivamente a diverse riunioni
della Commissione lavori pubblici della Camera, mettendo in
evidenza aspetti di fondamentale importanza. Mi riservo di
presentare in proposito una nota aggiuntiva.
   Concludo, esprimendo l'augurio che questa Commissione
prosegua il lavoro con la stessa professionalità e lo stesso
entusiasmo che fino ad ora l'hanno caratterizzata.
                        Pagina  3034
  PRESIDENTE. Chiedo, in caso di approvazione, di essere
autorizzato a procedere al coordinamento formale del testo per
recepire alcune delle questioni poste.
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  Pongo in votazione la relazione annuale.
(E' approvata).
              Sui lavori della Commissione.
  SALVATORE FRASCA. Vorrei formalizzare le mie proposte.
Sarebbe necessario: ascoltare la superprocura...
  PRESIDENTE. In proposito, abbiamo già posto la questione
e abbiamo deciso, su proposta dell'onorevole Mastella, di
acquisire una relazione da parte del procuratore nazionale.
Questi - è stato già contattato - invierà tale relazione e poi
valuteremo il da farsi.
  SALVATORE FRASCA. L'altra proposta riguarda l'audizione
del presidente Viezzoli su Gioia Tauro. Visto che si
spenderanno alcune migliaia di miliardi, bisogna evitare che
quanto è accaduto negli anni passati si ripeta.
  ANTONIO BARGONE. Ora bisogna ascoltare l'amministratore
delegato, il presidente conta poco.
  SALVATORE FRASCA. Non ha importanza, il presidente o
l'amministratore delegato; è importante ascoltare chi ha il
potere. Desidero che venga ascoltato l'ENEL, scusate se
pronuncio questa parola!
  ANTONIO BARGONE. Per rendere più produttiva l'audizione,
visto che abbiamo deciso di farla, vale la pena di ascoltare
soprattutto l'amministratore delegato, visto che l'ENEL è
privatizzato, perché ha sicuramente più potere del presidente
Viezzoli. Credo che debbano essere ascoltati entrambi.
  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane così
stabilito.
(Così rimane stabilito).
  Pertanto, quanto prima stabiliremo la data di questo
incontro.
  La seduta termina alle 18,35.
                    ERRATA CORRIGE
    Nel fascicolo n.67, relativo alla seduta dell'8 ottobre
1993, alla pagina 2926, prima colonna, rigo 27, leggasi "che
per alcuni aspetti potrebbe risultare - cosa non vera -" e non
"risulta".
    Alla prgina 2927, prima colonna, rigo 21, leggasi
"Valarioti" e non "Valariati" come erroneamente stampato.
    Alla pagina 2927, seconda colonna, rigo 8, leggasi
"Romeo" e non "Roma" come erroneamente stampato.
    Alla pagina 2928, prima colonna, righi 38 e 39, leggasi
"significa" e non ". Significa" come erroneamente stampato.
                        Pagina  3035
                       ALLEGATO
(Relazione annuale: nota aggiuntiva al paragrafo relativo ai
rapporti tra mafia e massoneria presentata dall'onorevole
    Girolamo Tripodi per il gruppo di Rifondazione comunista).
                        Pagina  3036
                        Pagina  3037
Relazione annuale: nota aggiuntiva al paragrafo relativo ai
rapporti tra mafia e massoneria del gruppo di Rifondazione
                      comunista.
    I collegamenti tra mafia e massoneria, come si ricorda
nella relazione sui rapporti tra mafia e politica dell'aprile
del 1993, erano già noti quando questa Commissione è stata
istituita, sia nell'ambito di attività eversive, sia in quello
di attività affaristiche ed interferenze sull'esercizio di
funzioni pubbliche.
    Le audizioni dei collaboratori della giustizia effettuate
dalla Commissione, congiuntamente alle acquisizioni
documentali, hanno consentito di ricostruire un più preciso
quadro di riferimento, con particolare riguardo ai
collegamenti tra Cosa nostra e massoneria.
    I collaboratori hanno infatti chiarito i motivi per i
quali negli anni che vanno dal 1977 al 1979 Cosa nostra decise
di fare entrare suoi autorevoli esponenti in logge massoniche
coperte. Nelle loro testimonianze non hanno mai messo in
discussione l'autonomia decisionale ed operativa di Cosa
nostra descrivendo dunque un rapporto in cui la massoneria
sarebbe stata utilizzata quale ponte di collegamento per
raggiungere determinati ambienti o persone, essendo noto che
molti posti strategici nelle istituzioni, nelle
amministrazioni pubbliche o private, negli ambienti finanziari
ed imprenditoriali sono occupati da affiliati alla massoneria.
    I collaboratori hanno parlato di un reciproco scambio di
favori, pur non escludendo l'ipotesi del casuale e non
programmato perseguimento di obiettivi comuni.
    Su tale argomento, anche alla luce dei continui
coinvolgimenti di associazioni ed iscritti alla massoneria in
inchieste sulla criminalità di stampo mafioso, la Commissione
antimafia proseguirà nell'acquisizione di atti e
testimonianze, affinché sia possibile ricostruire un preciso
quadro di riferimento anche per quanto concerne i collegamenti
tra camorra, 'ndrangheta, Sacra corona unita e massoneria,
nonché i collegamenti tra organizzazioni di stampo mafioso e
massoneria nelle regioni Toscana, Emilia Romagna, Lombardia,
Piemonte e Liguria.
    Non è compito della Commissione antimafia stabilire il
confine tra massoneria regolare e massoneria deviata, né tanto
meno indagare sulle attività illecite svolte da iscritti alla
massoneria, ma soltanto quello di appurare, comprendere e
denunciare la natura di tutta una serie di inquietanti
collegamenti tra organizzazioni mafiose e organizzazioni
massoniche.
    Ciò chiarito, la Commissione antimafia ritiene di dover
sottolineare la gravità di alcune circostanze portate a sua
conoscenza dal
                        Pagina  3038
procuratore della Repubblica di Palmi, titolare
dell'inchiesta sulle deviazioni della massoneria, nel corso
della sua audizione. Il dottor Cordova ha parlato della
presenza, nel territorio nazionale, di ventisei comunioni
massoniche, quasi tutte caratterizzate da fenomeni, più o meno
estesi, di copertura. Ha inoltre confermato il perdurare,
malgrado la loro cancellazione dalle costituzioni e dai
regolamenti massonici, delle cosiddette "iniziazioni alla
memoria", vale a dire l'esistenza di fratelli coperti, nonché
l'estendersi del fenomeno delle affiliazioni in logge
straniere.
    Si è soffermato sull'appartenenza alla massoneria di
uomini politici, magistrati, amministratori pubblici, pubblici
dipendenti, appartenenti alle forze dell'ordine, indicando
quale emblematico esempio la città di Perugia, dove circa
ottanta-novanta posti di potere sono occupati da iscritti alla
massoneria.
    Accanto agli iscritti la fitta rete dei contigui, vale a
dire di tutti coloro che risultano collegati agli iscritti
nell'ambito di attività comuni e di comuni finalità.
    Il dottor Cordova ha inoltre segnalato l'estensione e la
gravità di alcune deviazioni, rispetto alle finalità
statutarie dichiarate, che stanno prendendo forma nella sua
inchiesta, con particolare riferimento a reati consumati
nell'ambito dell'esercizio di funzioni pubbliche o di pubblico
interesse.
    La storia dell'inchiesta della procura della Repubblica
di Palmi sulle deviazioni della massoneria è allarmante:
continui sono stati gli ostacoli con i quali si è cercato di
rallentare le indagini (dal mancato reperimento di locali
idonei in Roma ove custodire ed informatizzare la copiosissima
documentazione sequestrata, alla mancata applicazione di
magistrati; dalla mancata piena collaborazione degli organi di
polizia giudiziaria a cui sono stati delegati taluni
accertamenti, alle recentissime decisioni del Consiglio
superiore della magistratura che hanno portato
all'applicazione all'inchiesta di un solo magistrato, a fronte
dei dieci indicati dal ministro di grazia e giustizia).
    La Commissione antimafia prende atto, con preoccupazione,
della situazione di stallo in cui attualmente si trova questa
delicatissima inchiesta ed auspica un tempestivo intervento
del Consiglio superiore della magistratura al fine di
ristabilire al più presto le condizioni ottimali per il
proseguimento delle indagini.
    Segnala inoltre al Parlamento l'opportunità di modificare
il testo della legge n. 17 del 1982 sulle associazioni
segrete, le cui disposizioni si sono dimostrate ampiamente
inadeguate al fine di poter considerare tali, così come
previsto dalla Costituzione, le associazioni che occultano le
loro sedi, i propri soci e le attività svolte.

 


[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]




Static Wikipedia 2008 (no images)


aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2007 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -

Static Wikipedia 2006 (no images)

aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh