da "Racconti e bozzetti" (1880-1922)
La caccia al lupo
Una sera di vento e pioggia, vero tempo da lupi, Lollo capitò
all'improvviso a casa sua, come la mala nuova. Picchiò prima pian piano, sporse
dall'uscio la faccetta inquieta, e infine si decise ad entrare, giallo al par dello
zafferano, e tutto grondante d'acqua.
Fuori l'ira di Dio, lui con quella faccia, e a quell'ora insolita: sua moglie,
poveretta, cominciò a tremare come una foglia, ed ebbe appena il fiato di biascicare:
- Che fu?... Che avvenne? ... -
Ma Lollo non rispose nemmeno - Crepa -. Uomo di poche chiacchiere, specie
quando aveva le lune a rovescio. Masticò sa lui che parole tra i denti, e seguitò a
guardare intorno cogli occhietti torbidi. Il lume era sulla tavola, il letto bell'e
rifatto, tanto di stanga all'uscio di cucina, dove polli e galline, spaventati anch'essi
pel temporale, certo, facevano un gran schiamazzo, tanto che la donna diveniva sempre più
smorta, e non osava guardare in faccia il marito.
- Va bene, - disse lui. - In un momento mi sbrigo -.
Appese a un chiodo lo scapolare, posò sulla tavola l'agnella che ci aveva
sotto, così legata per le quattro zampe, e sedé a gambe larghe, curvo, colle mani
ciondoloni fra le cosce, senza dir altro. La moglie intanto gli metteva dinanzi pane,
vino, e la pipa carica anche, che non sapeva più quel che si facesse, in quel turbamento.
- A che pensi? Dove hai la testa? - brontolò Lollo. - Una cosa alla volta,
bestia! -
Masticava adagio, facendo i bocconi grossi, colle spalle al muro e il naso
sulla grazia di Dio. Di tanto in tanto volgeva il capo, e dava un'occhiata all'agnella,
che cercava di liberarsi, belando, e picchiava della testa sulla tavola .
- Chetati, chetati! - brontolò Lollo infine. - Chetati, che ancora c'è
tempo.
- Ma che volete fare? Parlate almeno! -
Egli la guardò quasi non avesse udito, con quegli occhietti spenti che non
dicevano nulla, accendendo la pipa tranquillamente, tanto che la povera donna smarrivasi
sempre più, e a un tratto si buttò ginocchioni per slacciargli le ciocie fradice.
- No, - disse lui, respingendola col piede. - No, torno ad uscire.
- Con questo tempo? - sospirò lei, tirando un gran respiro.
- Non importa il tempo... Anzi!... Anzi!... -
Quando parlava così, con quella faccia squallida, e gli occhi falsi che vi
fuggivano, quell'omettino magro e rattrappito faceva proprio paura - in quella solitudine
- con quel tempaccio che non si sarebbe udito «Cristo aiutami!».
La moglie sparecchiava, in silenzio. Lui fumava e sputacchiava di qua e di
là. A un tratto la gallina nera si mise a chiocciare, malaugurosa.
- S'è visto oggi Michelangelo? - domandò Lollo.
- No... no... - balbettò la moglie, che fu ad un pelo di lasciarsi cader di
mano la grazia di Dio.
- Gli ho detto di scavare la fossa... Una bella fossa grande... L'avrà già
fatto.
- Oh, Gesummaria! Perché?... perché?...
- C'è un lupo... qui vicino... Voglio pigliarlo -.
Ella istintivamente volse una rapida occhiata all'uscio della cucina, e fissò
gli occhi smarriti in volto al marito, che non la guardava neppure, chino sulla sua pipa,
assaporandola, quasi assaporasse già il piacere di cogliere la mala bestia. Ella,
facendosi sempre più pallida, colle labbra tremanti, mormorava: - Gesù!... Gesù!...
- Non aver paura. Voglio pigliarlo in trappola... senza rischiarci la pelle...
Ah, no! Sarebbe bella!... con chi viene a rubarvi il fatto vostro... rischiarci la pelle
anche! Ho già avvisato Zango e Buonocore. Ci hanno il loro interesse pure -.
Fosse il vinetto che gli scioglieva la lingua, o provasse gusto a rimasticare
pian piano la bile che doveva averci dentro, non la finiva più, grattandosi il mento
rugoso, appisolandosi quasi sulla pipa, ciarlando come una vecchia gazza.
- Vuoi sapere come si fa?... Ecco: gli si prepara il suo bravo trabocchetto...
un bel letto sprimacciato di frasche e foglie... l'agnella legata là sopra... che lo tira
la carne fresca, il mariolo!... E se ne viene come a nozze, al sentire il belato e la
carne fresca... Col muso al vento, se ne viene, e gli occhi lucenti di voglia... Ma appena
cade nella trappola, poi, diventa un minchione, che chi gliene può fare, gliene fa:
sassi, legnate, acqua bollente! -
L'agnella, come se capisse il discorso, ricominciò a belare, con una voce
tremola che sembrava il pianto di un bambino, e toccava il cuore. Sobbalzava di nuovo a
scosse, rizzando il capo, e tornava a batterlo sulla tavola come un martello.
- Basta! basta, per carità! - esclamò la donna, giungendo le mani, quasi
fuori di sé.
- No, l'agnella non la tocca neppure, appena si trova preso in trappola con
essa... Le gira intorno, nella buca... gira e rigira... tutta la notte, per cercar di
fuggirla anche... la tentazione... Come capisse che è finita, e bisogna domandar perdono
a Dio e agli uomini... Bisogna vederlo, appena spunta il giorno, con quella faccia rivolta
in su, che aspetta i cani e i cacciatori, con gli occhi che ardono come due tizzoni... -
Si alzò finalmente, adagio adagio, e si mise a girondolare per la stanza,
come un fantasma, strascicando le ciocie fradice, frucacchiando qua e là, col lume in
mano.
- Ma che cercate? Che volete? - chiese la povera moglie, annaspandogli dietro
affannata.
Egli rispose con una specie di grugnito, e cacciò il lume sotto il letto.
- Ecco, ecco, l'ho trovato -.
Il turbine in quel momento parve portarsi via la casa. Uno scompiglio in
cucina: la donna che strillava, attaccata all'uscio: una ventata soffiò sul lume a un
tratto, e buona notte.
- Santa Barbara! Santa Barbara!... Aspettate... Cerco gli zolfanelli... Dove
siete? Dove andate? Rispondete almeno!
- Zitta - disse Lollo ch'era corso a stangare la porta di casa. - Zitta, non
ti muovere, tu! -
E si diede a battere l'acciarino sull'esca, verde come lo zolfanello che aveva
acceso, tanto che alla povera moglie tremava il lume in mano.
Egli tornò a girondolare, cheto cheto. Prese un bastoncello di rovere, lo
intaccò da un capo e vi legò una funicella di pelo di capra. La moglie, che le erano
tornati gli spiriti vitali al veder dileguarsi il temporale, e mostrava di stare attenta
anzi a quel lavoro, coi gomiti sulla tavola, e il mento fra le mani, volle sapere: - Che
è questo?
- Questo?... Che è questo? - mugolò lui, soffiando e fischettando. - Questo
è il biscotto per chiuder la bocca la lupo... Ce ne vorrebbe un altro per te, ce ne
vorrebbe! Ah, ah!... Ridi adesso?... T'è tornato il rossetto in viso?... Voi altre donne
avete sette spiriti, come i gatti... -
Essa lo guardava fisso fisso, per indovinare quel che covasse sotto quel
ghigno: gli si strusciava addosso, proprio come una gatta, col seno palpitante, e il
sorriso pallido in bocca.
- Sta ferma, sta ferma, che fai versare l'olio... L'olio porta disgrazia...
- Sì, che porta disgrazia! - proruppe lei. - Ma che avete infine? Parlate!
- Tò! Tò! Ecco che vai in collera ora!... Le sai tutte, le sai!... Vuoi
sapere anche come si fa a pigliarlo? Ecco qua: gli si cala questo gingillo nella buca; il
lupo, sciocco, l'addenta; allora, lesto, gli si passa la funicella all'altro capo del
bastone, e si lega dietro la testa. L'affare è fatto. Dopo, il lupo potete prenderlo e
tirarlo su, che non fa più male... E ne fate quel che volete... Ma bisogna aspettare a
giorno chiaro... Ora vo a preparare la trappola...
- V'aspetto adunque? Tornate? -
Lollo andò a staccare lo scapolare grugnendo: - Uhm!... uhm!... - E tornò a
prendere l'agnella: - Vedremo... Il gusto è a vederlo in trappola... che ne fate poi quel
che volete... senza dar conto a nessuno... Anzi vi danno il premio al municipio!... Tu sta
cheta, sta cheta - ripeté mettendosi l'agnella sotto il braccio. - Sta cheta che il lupo
non ti tocca. Ha da pensare ai casi suoi, piuttosto -.
Uscì così dicendo, senza dar retta alla moglie, e chiuse l'uscio di fuori.
- Che mi chiudete a chiave? - strillò la donna picchiando dietro l'uscio. -
Eh? Che fate? -
Lollo non rispose, e si allontanò fra l'acqua e il vento.
- Oh Vergine santissima! - esclamò la poveretta aggirandosi per la stanza
colle mani nei capelli.
S'aprì invece l'uscio della cucina e comparve Michelangelo, pallido come un
morto, che non si reggeva in piedi.
- Presi!... Siamo presi! - balbettò lei con un filo di voce. - Ci ha chiusi a
catenaccio! -
Lui da prima voleva fare il bravo. Tirò su i calzoni per la cintola,
incrocicchiò le braccia sul petto, tentò di balbettare qualche cosa per far animo alla
povera donna: - Va bene!... son qui... t'aspetto!... - Poi, tutt'a un tratto, fosse il
naturale suo proprio che lo vincesse, o il nervoso che gli metteva addosso il va e vieni
di lei che pareva proprio una bestia presa in gabbia, scappò a correre anche lui
all'impazzata, di qua e di là per la stanza, in punta di piedi, pallido, stralunato,
tentò e ritentò la porta, scosse l'inferriata della finestra, s'arrampicò sulla tavola
e sul letto per dar la scalata al tetto annaspando colle braccia tremanti, cieco di paura
e di rabbia.
Infine s'arrese, trafelato, guardando bieco la complice, accusandola d'averlo
attirato nel precipizio.
- Ah! - scattò allora su lei, colle mani ai fianchi. - È questa la
ricompensa?
- Zitta! - esclamò lui spaventato, chiudendole la bocca colla mano. -
Zitta!... Non vedi che abbiamo la morte sul collo?
- Doveva cogliermi un accidente, quando mi siete venuto fra i piedi! -
seguitò a sbraitare la donna. - Doveva cogliermi una febbre maligna!
- Ssss!... - fece lui colle mani e la voce stizzosa. - Ssss! -.
Si udiva solo il vento, e l'acqua che scrosciava sul tetto. Lei si teneva il
capo fra le mani, e lui stava a guardarla, inebetito.
- Ma che disse? Che fece? - biascicò infine. - Alle volte... Ci è parso
perché siamo in sospetto...
- No! - rispose la moglie di Lollo. - È certo! È certo che sapeva!...
- E allora?... allora?... - scattò su Michelangelo, tornando ad alzarsi come
fuori di sé.
Il lume, a cui mancava l'olio, cominciava a spegnersi.
Egli furioso scuoteva di nuovo porta e finestra, rompendosi le unghie per
scalzar l'intonaco, mugolando come una bestia presa al laccio. - Ave Maria, aiutatemi voi!
- supplicava invece la donna.
- Prima dovevi dire le avemarie... prima!... - esclamò infine lui.
E cominciò a sfogarsi dicendole ogni sorta d'improperi.
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