Poeta di Siracusa o di Agrigento, discepolo (o forse figlio) del
maestro della commedia Epicarmo; il periodo temporale in cui
collocare Deinoloco, e reperito nelle fonti grazie al riferimento al tempo in cui l'autore
esordisce, è per lui da collocarsi tra il 488 e il 485 a.C. Dell'allievo di Epicarmo
sono stati ritrovati solo 14 frammenti di opere, che sono a volte costituiti da una sola
parola o mezze frasi e che, di conseguenza, non si riescono a inquadrare in nessuna delle
opere delle quali abbiamo conoscenza coi soli titoli: Amazzoni, Altea, Medea, Telefo e
Commediotragedia.
La obbligatoria tematica mitologica è quindi anche in Deinoloco presente; le figure
delle Amazzoni vengono collocate per tradizione nella zona della foce del Nilo. Uno degli
episodi tramandati dal mito li vede alleate di Dionisio - il figlio 'illegittimo' di Zeus
- contro i Titani in favore del re Ammone. Le Amazzoni - ne parla anche Erodoto
- costituivano delle tribù libiche (africane) matriarcali. Altea, si narra, era invece la
moglie di Eneo, il re di Calidone (Etolia) e madre di Tosseo e Meleagro. Il primo venne ucciso dallo stesso re, poiché il
giovane aveva saltato per dileggio (alla maniera del romano Remo) il fossato che
delimitava il confine della nascente città fondata dal padre. La storia del giovane
Meleagro è riportata nella scheda di Bacchilide; anche Rintone, tra gli altri, riprese a suo modo la vicenda dell'abile
guerriero. Telefo viene ricordato come il figlio di Auge,
costretta dal padre, re Aleo, a divenire sacerdotessa di Atena; la
giovine venne aggredita - o volle acconsentire (il mito non spettegola fino a questo
punto) ad unirsi con Eracle - perdendo così la verginità legata al suo ruolo sacro. Il
re, furioso per l'accaduto, portò la fanciulla gravida nella piazza di Tegea, ma non ebbe
il coraggio di ucciderla.
Suo scopo primario era stato quello di evitare che la figlia gli desse un nipote, in
quanto un oracolo gli aveva predetto lutti per sua mano. Auge partorì di nascosto in
campagna, abbandonando il neonato che venne raccolto da pastori; Telefo venne chiamato il
bambino che, una volta adulto, interpellò un oracolo per sapere dei suoi genitori.
L'indovino lo comandò di recarsi in Misia, dove trovò in effetti la madre, venduta a
quel popolo come schiava e divenuta la moglie di re Teutrante. Dal re ebbe in sposa una di
lui figlia, e la nomina ad erede al trono. Ma la figura di Telefo e la sua storia non sono
ben delineate: varie sono le versioni degli avvenimenti che avrebbero caratterizzato la
sua vita. Ad esempio si narra che Telefo sposò una figlia di Priamo, re di Troia, o che
Telefo raggiunse la Misia, ma per volere degli dei (Atena) salvandosi dalla cassa dove era
stato rinchiuso, assieme alla madre Auge, e abbandonata in mare dal re Aleo. |