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Violante: seduta 33

Violante: seduta 33
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                        Pag. 1533
     AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA REGIONALE
  SICILIANA; DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE E DEGLI
 ASSESSORI AI LAVORI PUBBLICI ED ENTI LOCALI DI PALERMO; DEL
SINDACO DI PALERMO E DEI CAPIGRUPPO CONSILIARI; DEL PRESIDENTE
                 DELLA PROVINCIA DI PALERMO
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente .......................... 1535
Audizione del presidente dell'assemblea regionale
siciliana; del presidente della giunta regionale e degli
assessori ai lavori pubblici ed enti locali di Palermo; del
sindaco di Palermo e dei capigruppo consiliari; del presidente
della provincia di Palermo:
Violante Luciano, Presidente .............. 1536, 1540, 1541
                    1542, 1545, 1546, 1547, 1548, 1549, 1550
                    1551, 1552, 1553, 1555, 1556, 1563, 1567
                    1568, 1570, 1571, 1576, 1577, 1579, 1580
                    1581, 1582, 1583, 1587, 1589, 1590, 1592
Ayala Giuseppe Maria .................................. 1552
Arcuri Emilio, Capogruppo del gruppo misto al comune di
Palermo ......................................... 1564, 1566
                          1570, 1579, 1580, 1582, 1583, 1584
Borghezio Mario ................................. 1550, 1551
Brutti Massimo ........................................ 1553
Buttitta Antonino ............................... 1538, 1545
                        Pag. 1534
Cabras Paolo .......................................... 1546
Caffarelli Benedetto, Capogruppo del PRI al comune di
Palermo ............................................... 1585
Caldaronello Francesco, Presidente della provincia di
Palermo ......................................... 1560, 1583
Calvi Maurizio .................................. 1551, 1562
Campione Giuseppe, Presidente della giunta regionale
siciliana ....................................... 1546, 1571
                                                  1576, 1577
Campisi Domenico, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo ......................................... 1566, 1567
                                            1568, 1576, 1582
Cutrera Achille ............... 1544, 1547, 1548, 1587, 1592
Ferrauto Romano ....................................... 1554
Figurelli Michele, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo .............. 1562, 1563, 1584
Folena Pietro ........... 1536, 1537, 1539, 1541, 1547, 1548
Gasparro Gaetano, Capogruppo del PLI al comune di
Palermo ............................................... 1586
Grasso Gaetano ........................................ 1545
Grillo Massimo, Assessore regionale agli enti
locali ................................................ 1556
La Placa Vittorino, Capogruppo della DC al comune di
Palermo ............................................... 1569
Lo Nigro Gaspare, Vicesindaco di Palermo .............. 1555
                                                        1556
Magro Francesco, Assessore regionale ai lavori pubbli-
ci ........................................ 1557, 1559, 1561
Orobello Manlio, Sindaco di Palermo ............. 1545, 1546
                                1547, 1548, 1549, 1550, 1551
                    1552, 1553, 1562, 1578, 1579, 1580, 1581
Parisi Giovanni, Assessore regionale alla coopera-
zione ................................................. 1550
Piccione Paolo, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana ....................................... 1587, 1589
                                            1590, 1591, 1592
Rapisarda Santi ............... 1537, 1559, 1561, 1562, 1587
Riggio Vito ....... 1541, 1542, 1547, 1549, 1550, 1553, 1556
                                            1559, 1566, 1581
Rossi Luigi ............................... 1544, 1545, 1553
Toro Giuseppe, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al
comune di Palermo ............................... 1570, 1571
                        Pag. 1535
La seduta comincia alle 9.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Mi scuso con i nostri ospiti, ma prima di
dare inizio all'audizione vorrei informare i colleghi che
nella seduta di ieri l'ufficio di presidenza allargato ai
presidenti dei gruppi ha deliberato il seguente programma dei
lavori per la prossima settimana: martedì pomeriggio, dopo
l'incontro con il ministro dell'interno, che è dedicato alla
discussione ed alla conclusione della relazione Cabras sui
consigli comunali sciolti per mafia, verrà distribuita la
bozza di relazione sui rapporti tra mafia e politica;
mercoledì mattina i gruppi avranno tempo per riunirsi e
decidere l'orientamento da assumere sulla bozza, dopo di che,
mercoledì pomeriggio e giovedì, si svolgerà la discussione, la
quale avverrà in modo che intervengano prima un rappresentante
per gruppo e, successivamente, gli altri colleghi componenti
la Commissione; venerdì mattina vi saranno la replica ed il
voto.
   Vi è poi un problema delicato che riguarda la questione
delle carceri, sotto il profilo della reclusione di persone
condannate con sentenza definitiva o imputate per gravi reati
di mafia. Il ministro della giustizia ha chiesto alla nostra
Commissione di valutare l'opportunità di un incontro con lui e
con il direttore generale degli istituti di prevenzione e
pena: avremmo deciso - con una punta di sacrificio, certamente
- di fissare tale incontro per martedì 6 aprile. Le Camere
saranno chiuse per lo svolgimento della campagna referendaria,
ma chiederemo di fare un piccolo "strappo" per quella
mattinata, dal momento che quella da affrontare è una
questione di grande delicatezza.
   Verrà invece rinviato al martedì successivo al referendum
l'incontro con il MOVI, che era stato in precedenza fissato
per il giorno 6 aprile.
   Per quanto riguarda lo svolgimento della presente seduta,
è stato stabilito, nella seduta di ieri dell'ufficio di
presidenza allargato ai presidenti dei gruppi, il seguente
andamento: il gruppo del partito democratico della sinistra,
pur avendo un'assemblea nazionale in corso, ha consentito che
si tenesse la presente riunione, vista l'importanza della
riunione stessa e degli ospiti invitati, però ha chiesto che i
suoi rappresentanti possano porre immediatamente alcune
questioni perché poi dovranno recarsi all'assise del partito.
Subito dopo chiederemo al presidente della regione ed al
presidente dell'assemblea regionale di esporre un quadro della
situazione; credo che poi il senatore Cutrera ed altri
colleghi vorranno porre questioni specifiche riguardanti il
gruppo di lavoro, coordinato dallo stesso senatore Cutrera e
di cui fa parte anche il senatore Rapisarda, che si occupa dei
problemi degli enti locali e degli appalti.
   Poiché il gruppo del MSI-destra nazionale non può essere
presente, per impegni di partito, alla seduta odierna, i suoi
rappresentanti hanno chiesto che ciò fosse comunicato
ufficialmente ai nostri ospiti, con i quali si scusano.
                        Pag. 1536
Audizione del presidente dell'assemblea regionale siciliana;
del presidente della giunta regionale e degli assessori ai
lavori pubblici ed enti locali di Palermo; del sindaco di
Palermo e dei capigruppo consiliari; del presidente della
provincia di Palermo.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del
presidente dell'assemblea regionale siciliana, del presidente
della giunta regionale e degli assessori ai lavori pubblici ed
enti locali di Palermo, del sindaco di Palermo e dei
capigruppo consiliari e del presidente della provincia di
Palermo.
   Per le motivazioni che ho già esposto, do subito la parola
al collega Folena.
  PIETRO FOLENA. Mi scuso, a nome del gruppo del PDS, per
questa anomalia nell'organizzazione della seduta, tuttavia la
coincidenza tra due appuntamenti imprescindibili ci ha spinto
a cercare di concentrare al principio della seduta alcune
delle questioni che intendevamo porre.
   Desidero chiarire che non è certo per mancanza di
interesse o di rispetto che non porrò quesiti al presidente
della regione, ma perché vorrei dedicare un'attenzione
speciale a due questioni: la prima riguarda l'assemblea
regionale (e quindi la rivolgerò al suo presidente), la
seconda concerne il tema degli affitti e degli appalti delle
scuole nella città di Palermo (questione di cui la nostra
Commissione è già stata investita nei mesi passati), e quindi
è rivolta principalmente al sindaco dimissionario della città
di Palermo ed al presidente della provincia.
   Mi permetto solo di sottolineare, anche perché forse
avremo altre occasioni per tornare a discutere con il governo
della regione, che il 10 febbraio scorso il gruppo di lavoro
della nostra Commissione che si occupa del problema degli
appalti, presieduto dal senatore Cutrera, ha avuto modo di
svolgere un'interessantissima audizione con il capitano De
Donno del ROS dei carabinieri a proposito del sistema degli
appalti in Sicilia. Non so se il presidente della regione
abbia già avuto il testo di quell'audizione, che è pubblico,
ma penso sia molto utile che la discussione di oggi avvenga
anche sulla base delle considerazioni svolte in quella sede
dal capitano De Donno. Per richiamare solo il titolo, il
capitano sostiene, partendo dalle inchieste che sono in corso,
l'esistenza in Sicilia di un'unica centrale di spartizione
degli appalti, centrale in cui sarebbero presenti imprenditori
in rappresentanza della mafia, imprenditori non mafiosi e
rappresentanti di interessi
politico-burocratico-amministrativi. Nessuno sfuggirebbe a
questa centrale degli appalti, nessun tipo di lavoro, neppure
quelli che sono oggetto dell'interesse delle grandi imprese
nazionali. Anzi, ad un certo punto dell'audizione il capitano
De Donno afferma che le stesse persone arrestate a Milano, e
che hanno parlato degli appalti in quella città, si sono
rifiutate di parlare della Sicilia: evidentemente, quindi, vi
è un fattore di intimidazione, un fattore specifico che va
preso in considerazione. Lo dico come memoria della nostra
discussione.
   Vengo ora alle due questioni cui ho accennato e che
intendo porre. La società ICARO gestisce l'informatizzazione e
la telematica dell'assemblea regionale siciliana. Recentemente
(poi, eventualmente, il presidente dell'assemblea regionale
potrà essere più preciso) si è deciso di offrire questi
servizi non solo all'assemblea regionale, ma anche agli uffici
pubblici della Sicilia. Ora, da un lavoro svolto dalla CGIL
interna all'assemblea regionale e poi da un'interrogazione, o
meglio da una lettera, indirizzata al presidente
dell'assemblea regionale e firmata da due deputati regionali,
l'onorevole Zacco La Torre e l'onorevole Guarnera, è emerso
uno scenario che presenta elementi inquietanti e che
costituisce l'oggetto di un esposto da me presentato giorni fa
al presidente della Commissione antimafia. Per essere
sintetici, il dottor Savona, ossia la persona che ha inventato
il sistema in questione (si tratta di un
                        Pag. 1537
dipendente della regione che ha grandi capacità nel campo
dell'informatica), risulta essere stato socio, fino alla fine
dello scorso mese di gennaio - perché poi la società è andata
in liquidazione - della società Elaborazione dati. Per essere
più precisi, della società faceva parte anche la moglie del
dottor Savona, la signora Caterina Riggio, insieme
all'ingegnere Duilio Cassina. Si trattava di una società a
responsabilità limitata con sede a Palermo, posta in
liquidazione il 26 gennaio 1993. Non faccio altri commenti.
  SANTI RAPISARDA. Nel gennaio 1992?
  PIETRO FOLENA. No, nel 1993.
   Il secondo aspetto cui intendevo riferirmi riguarda il
CERISDI, ossia il Centro ricerche e studi direzionali che ha
sede a Palermo e che ha tra i propri soci il FORMEZ, la
Sicilcassa, l'IRCAC (cioè l'Istituto di credito agevolato alle
cooperative), il Banco di Sicilia, l'ENI e l'ESPI (ossia
l'Ente per lo sviluppo industriale della Sicilia, lo dico per
i colleghi che non siano totalmente informati sulle vicende di
tale regione). Con una deliberazione del consiglio di
presidenza dell'assemblea regionale siciliana del 1991, è
stata approvata un'intesa tra l'assemblea stessa ed il CERISDI
che prevede di usare il sistema ICARO. Lo sponsor di questa
operazione, di questo "matrimonio", è stato (nel corso della
rassegna MEDIBIT '92, la rassegna di informatica e telematica
svoltasi nei locali della Fiera del Mediterraneo dal 4 all'8
novembre 1992) l'ingegner Salvatore Greco, presidente
dell'Artemis, la società che aveva organizzato la rassegna.
L'ingegnere Salvatore Greco è uno dei principali agenti
dell'IBM della Sicilia. Devo dire, tra parentesi, che il
dottor Liotta, segretario generale dell'assemblea regionale,
si è battuto fortemente (come risulta dai verbali del
consiglio di presidenza dell'assemblea) per acquisire il
sistema IBM, anche se nello stesso tempo erano venute in campo
altre ipotesi, ossia la possibilità di acquisire sistemi
informatici da altre ditte. Salvatore Greco è stato per molti
anni dipendente degli esattori Ignazio e Nino Salvo e proprio
lui ha gestito l'operazione in base alla quale la SOGESI
(soggetto titolare del servizio di riscossione dei tributi per
conto della regione siciliana subito dopo la gestione degli
esattori Salvo) si impegnò a corrispondere ai precedenti
esattori un canone elevatissimo per il noleggio delle
attrezzature e delle tecnologie di loro proprietà. L'ingegner
Greco, cioè, fu colui che permise questo regalo ai Salvo.
   Questo per quanto riguarda l'assemblea regionale.
   Chiedo scusa ai colleghi ma ho compiuto, in questi mesi,
un lavoro di indagine alquanto approfondito, da quando cioè la
Commissione antimafia è stata investita della questione degli
affitti e degli appalti delle scuole a Palermo.
   Ci terrei molto che questo rimanesse un oggetto importante
dell'audizione odierna. All'inizio dell'anno scolastico in
corso, la gravissima situazione della scuola a Palermo (molte
scuole non hanno aperto oppure lo hanno fatto con ritardo) è
stata oggetto di alcuni esposti presentati alla Commissione
antimafia. La questione della scuola a Palermo è antica, come
tutti i colleghi ben sanno; è antica anche come interesse
dell'antimafia. Ma tornerò più avanti su questo punto.
   Vale qui la pena di richiamare alcuni dati, quelli più
importanti, concernenti le scuole di competenza comunale, cioè
le elementari e le materne.
   Nei primi tre mesi di questo anno scolastico, a Palermo,
il 33 per cento delle aule delle scuole elementari e materne
risulta in affitto; lo è anche il 62 per cento delle aule
delle medie inferiori. Le spese annuali di pigione per il
comune di Palermo ammontano a 16 miliardi. Trentacinque scuole
si trovano in condizione di sfratto o di scadenza del
contratto di affitto; il 50 per cento delle scuole non ha i
requisiti obbligatori previsti dalla legge (nulla osta
antincendio, igienicità, agibilità). L'86 per cento delle
scuole ha barriere architettoniche.
                        Pag. 1538
   Da un'analisi più dettagliata e specifica (a parte questi
dati che già manifestano il fatto che il diritto
all'istruzione non è garantito nella città di Palermo) dei
contratti di affitto, di cui si è occupata, in qualche modo,
anche la commissione bilancio del comune di Palermo (che ha
espresso parere negativo all'inizio di quest'anno scolastico
sulla proposta di deliberazione per il pagamento degli
affitti), si evince il monopolio di alcune società
immobiliari, tra cui la Strasburgo e la Leonardo da Vinci. Si
tratta di un monopolio gestito spesso in mancanza totale dei
certificati che attestino il rispetto delle norme (antimafia,
igienicità, staticità, agibilità, prevenzione incendi),
talvolta in mancanza anche dei contratti.
   Si evince inoltre - questo è il punto che inquietò molte
forze politiche, molti esponenti nella città di Palermo e che
ha inquietato anche la Commissione antimafia, a livello
nazionale - che il comune non ha sanato le morosità nel
termine assegnato, con un conseguente aumento dei canoni. In
relazione a tale aumento, è necessario accertare - è questo il
problema che abbiamo dinanzi - se vi sia stata una qualche
intenzionalità nella morosità, perché quest'ultima ha favorito
un aumento piuttosto consistente dei canoni, soprattutto per
le società fondamentali.
   L'immobiliare Leonardo Da Vinci ha beneficiato,
quest'anno, di un aumento di un miliardo e 906 milioni;
l'immobiliare Strasburgo ha beneficiato di un aumento di due
miliardi e 777 milioni.
   Se poi analizziamo più dettagliatamente il problema,
verifichiamo come la gran parte dei contratti relativi alle
scuole di competenza comunale, a Palermo fanno riferimento ad
alcune società (sempre le stesse). Una di queste - la
principale - è, come ho appena detto, la Strasburgo. Abbiamo
fatto una indagine, tenendo conto di quanto risulta sia alla
camera di commercio di Palermo sia dagli atti della
Commissione antimafia (la Strasburgo è un nome che ricorre
nella prima relazione della Commissione). L'immobiliare
Strasburgo possiede almeno una decina - ma non farò qui un
elenco, anche perché posso lasciare la relativa documentazione
agli atti della Commissione, perché può essere utile - di
scuole materne o medie, che offre in affitto ad uso scolastico
al comune di Palermo.
   L'immobiliare Strasburgo è di proprietà di Giacomo Piazza.
Come si evince dal documento n. 951 della relazione della
Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia
in Sicilia (relazione Cattanei), essa si è costituita nel
1969. Chi sono i soci di questa società? In primo luogo
Vincenzo Piazza, nato a Palermo nel 1931, indiziato mafioso,
imprenditore edile, amministratore unico della Spa immobiliare
Strasburgo. Dopo aver lavorato nell'officina del padre,
Vincenzo Piazza ha iniziato la sua attività edile ponendosi in
contatto con il capomafia Torretta e con Salvatore Bonura.
   L'impresa di Vincenzo Piazza risulta iscritta alla camera
di commercio di Palermo dal 1961, con l'attività dichiarata di
costruzioni edili stradali, con sede in via Lomonaco Ciaccio
n. 6, che è l'attuale domicilio di Pietro Torretta
(capomafia). I parenti sono: Francesco Di Martino (anche il
suo nome ricorre nella relazione Cattanei) e Giacomo Piazza,
fratello di Vincenzo, che ha amministrato e tuttora amministra
la Strasburgo e, come vedremo tra poco, anche le altre società
di proprietà di questo gruppo, cioè la SICE, la Michelangelo e
la Leonardo Da Vinci.
   Veniamo ora alla Leonardo Da Vinci. La società è stata
fondata nel 1967; la proprietà è stata all'inizio di Giacomo
Piazza; successivamente ne è stato amministratore Salvatore
Cottone, sostituito nel 1988 da Vincenzo Prestigiacomo. Essa
incorpora l'immobiliare Strasburgo.
   Per il Chi è? di questi nomi, faccio riferimento...
  ANTONINO BUTTITTA. Questi eventi di cui stai informando
la Commissione in che periodo si sono svolti? In quali anni?
                        Pag. 1539
  PIETRO FOLENA. Dalla metà degli anni sessanta in poi. La
tesi che voglio sostenere, onorevole Buttitta, è che dalla
metà degli anni sessanta ad oggi gran parte dei locali offerti
in affitto al comune di Palermo è di proprietà di alcune
società che sono direttamente o indirettamente controllate
dalla mafia. Non potrei dirlo più chiaramente di così!
   Per quanto riguarda la SICE, la SACE, la Michelangelo e la
Gardenia, un altro gruppo di società (non ho fatto la
suddivisione in quote percentuali degli affitti, ma la si può
fare facilmente, basta sommare gli affitti e gli aumenti che
sono stati registrati quest'anno), il richiamo è a nominativi
che sono sostanzialmente gli stessi.
   Per quanto riguarda la Michelangelo, società per azioni,
nel 1968 l'amministratore unico era Giacomo Piazza; la
Gardenia era di Vincenzo Piazza.
   Altre scuole di competenza del comune ed anche di
competenza della provincia - come dirò tra poco - devono
essere oggetto di attenzione da parte della nostra
Commissione, perché sono di proprietà di altre società, a mio
avviso piuttosto discusse. Per esempio, la Cositur, fondata da
Nino e da Ignazio Salvo (l'amministratore è Giulio Caradonna),
la Vassallo, su cui ritornerò tra un attimo e che tra l'altro
è proprietaria di numerosi stabili, compresa la sede della
delegazione del quartiere Monte Pellegrino di Palermo. Il
Bonura, già citato, ha la scuola Florens; vi sono poi alcuni
altri esponenti.
   Da quanto ho detto risulta evidente che la mafia, o
imprenditori o persone vicine ad organizzazioni mafiose,
controllano e condizionano fortemente la situazione degli
affitti delle scuole a Palermo.
   Le preoccupazioni che dobbiamo oggi avere sono, da un
lato, quella determinata dalla presenza di un inquinamento
piuttosto inquietante e, dall'altro, quella di capire con
grande chiarezza che questa presenza della mafia è una delle
cause fondamentali della non garanzia del diritto
all'istruzione a Palermo.
   Di conseguenza, nel momento in cui dobbiamo studiare le
risposte, dato che vi è stata, alcuni mesi fa, l'audizione del
ministro della pubblica istruzione, senatrice Russo Jervolino,
che si recò tra l'altro in quel periodo nella città di Palermo
per inaugurare l'anno scolastico, assumendo impegni espliciti,
la conclusione è che, di pari passo, la lotta per rompere i
rapporti con questi interessi proprietari nella città di
Palermo deve collegarsi con un'ipotesi di ricostruzione
democratica, in questo caso di ricostruzione della possibilità
di garantire il diritto all'istruzione a Palermo.
   Vorrei ora spendere qualche parola sulla questione degli
appalti delle scuole. Nello stesso tempo in cui gran parte del
mercato degli affitti delle scuole è controllata da queste
società, dobbiamo avere la consapevolezza che esistono
moltissimi appalti (finanziati soprattutto con il decreto
Falcucci del 1988) che sono bloccati.
   Dai dati forniti dall'assessore comunale (dati che posso
recuperare facilmente), si evince che su quaranta progetti per
i quali si era pensato di accedere ai fondi del decreto
Falcucci del 1988 ci sono, in questo momento, di fatto, solo 4
o 5 cantieri aperti nella città di Palermo. Personalmente, ne
ho visitato alcuni e ho trovato strutture solo parzialmente
costruite e totalmente vandalizzate o distrutte; nel
frattempo, vi sono stati mille inghippi burocratici, richieste
di perizie di varianti, insomma tutto quel meccanismo che noi
ben conosciamo e che non è stato messo in discussione nel
corso di questi anni.
   Qualche considerazione su due questioni; la prima riguarda
la provincia di Palermo che, come tutte le altre province, da
qualche anno è competente - come i colleghi sanno - nel
settore delle scuole superiori; al riguardo devo rilevare che
nei contratti di affitto relativi alle scuole superiori
abbiamo ritrovato una parte di nominativi che avevamo già
incontrato in quelli per le scuole comunali.
   Voglio segnalare alcuni casi inquietanti, come l'affitto
dell'istituto d'arte di Bagheria dei fratelli Sciortino;
successivamente (ma ancora questa materia non era di
competenza della provincia) si è
                        Pag. 1540
deciso con una delibera del consiglio comunale di comprare
tali locali dai fratelli Sciortino. Voglio ricordare che uno
di essi è stato arrestato e condannato per lo scandalo della
clinica Arcobaleno, e poi arrestato per truffa ai danni della
CEE per quanto riguarda il ritiro dei limoni (AIMA). Questo è
il giro di affari Bagheria, di cui la Commissione antimafia è
stata investita anche in passato.
   Voglio segnalare inoltre il diffuso clima di impedimento
al diritto allo studio e di irregolarità; cito il caso
dell'ITIS Volta, una grande scuola con 2.800 studenti e 300
professori, i cui locali sono di proprietà dell'imprenditore
Teresi: l'affitto, pagato alla società a responsabilità
limitata La Mediterranea, costa 3 miliardi e mezzo l'anno.
Tale concentrazione studentesca fa sì che la selezione nel
biennio sia del 42 per cento; questi dati danno l'idea di come
la necessità di ricostruire un'idea diversa di Stato sia
collegata alla questione della lotta contro la mafia. Più
volte è stato segnalato dai professori che alcuni gruppi
malavitosi del quartiere attaccano e rubano nelle classi
durante l'orario delle lezioni, cioè entrano ed escono dalla
scuola, creando un clima di pesantissima intimidazione.
   Voglio segnalare infine la situazione dell'istituto
tecnico industriale Vittorio Emanuele III, il cui preside, il
professore Francesco Melia, da anni è anche progettista di un
lavoro di 7 miliardi e 300 milioni di lire; tale progetto,
quando era di competenza del comune, durante l'amministrazione
Orlando-Rizzo, fu bocciato, ma recentemente è stato approvato
dalla provincia con una parcella che si aggira intorno ai 600
milioni. Quindi, il preside è anche progettista di un lavoro
che prevede una superfetazione in una parte centrale della
città dove esiste una scuola con un tasso altissimo di
studenti. Sinceramente non si capisce il senso di queste
scelte, se non nell'ambito di una logica che non corrisponde
all'interesse pubblico.
   L'istituto d'arte statale, su cui è stata pubblicamente
sollevata una questione in questi mesi, è di proprietà della
VAFIM; come si capisce anche dal nome, essa è una società
finanziaria del gruppo Vassallo; credo che attualmente la
titolare sia la signora Anna Vassallo (non so se sia la
figlia). La provincia ha ereditato questa situazione;
l'insegnamento si svolge in una scuola in condizione di totale
inagibilità per la presenza di un impianto elettrico
dichiarato inadeguato dalla USL 59 e per l'assenza di acqua
fino a pochi mesi fa (credo che adesso siano riusciti ad
assicurarne l'erogazione); insomma, si tratta di una
situazione veramente insopportabile.
   Voglio ora leggere ai colleghi ed ai nostri gentili ospiti
quello che nel 1972 la Commissione antimafia scrisse sulle
strutture scolastiche, alle quali dedicò un'attenzione
speciale: infatti, la relazione Cattanei svolse un ottimo
lavoro, perché non si interessò soltanto della questione degli
apparati repressivi, ma anche di questioni sociali. Nel
capitolo sulle scuole si afferma: "Il comitato ha dedicato
particolare attenzione all'edilizia scolastica, perché in
questo settore le interferenze mafiose si sono manifestate in
maniera più aperta. Si è accertato così che la precaria
situazione dell'edilizia ha allontanato dalla scuola un numero
notevole di alunni e che spesse volte si sono verificati
episodi sconcertanti in connessione con l'affitto per l'uso
scolastico di numerosi edifici di proprietà di costruttori
edili, anche compromessi con la mafia, come Francesco
Vassallo".
   Questa relazione risale al 1972, ora siamo nel 1993 e non
è cambiato nulla; anzi, per alcuni versi, come ho cercato di
dimostrare, la situazione è peggiorata, se è vero che
all'inizio di quest'anno il consiglio comunale ha deliberato
(qualcuno ha detto è stato costretto a farlo per morosità) un
aumento degli affitti nei termini che ho indicato.
  PRESIDENTE. Onorevole Folena, ha detto che intendeva
porre alcune questioni specifiche su questo quadro globale
così interessante?
                        Pag. 1541
  PIETRO FOLENA. Sì, le questioni specifiche che pongo
riguardano il sindaco dimissionario ed il presidente della
provincia, dai quali vorrei una valutazione sulla situazione
degli affitti e dei lavori per gli appalti delle scuole a
Palermo. Vorrei sapere che cosa abbiano fatto per bloccare gli
appalti nelle scuole comunali e provinciali e quali iniziative
abbiano assunto per creare le condizioni per una soluzione
alternativa a quella delle società controllate dalla mafia nel
campo degli affitti. Faccio presente agli interlocutori che
siamo alla fine di marzo del 1993 e che si deve intervenire in
queste settimane, oppure ci troveremo nel nuovo anno
scolastico nella stessa condizione in cui ci siamo trovati lo
scorso anno.
   Consegno alla Commissione alcuni appunti sulla condizione
delle strutture sportive nelle scuole palermitane; si tratta
di un problema importantissimo se si considera che
sostanzialmente non esistono apparati sportivi all'interno
delle scuole palermitane. Anzi, nei nuovi complessi, in
assenza della individuazione di un'area o di possibilità di
investimento, quella parte che per legge deve essere riservata
ad attività sportive viene utilizzata per aumentare il numero
delle aule: oltre al diritto all'istruzione, esiste un altro
diritto ugualmente importante che si chiama diritto alla
salute ed allo sport, soprattutto tenendo conto che è stata
finanziata con 1.300 milioni di fondi pubblici una struttura
polivalente, il Paladonbosco, presso un istituto privato, dove
per giocare a calcio un'ora chiedono la cifra di 500 mila
lire. Questa è la condizione in cui anche il diritto ad
esercitare un'attività sportiva, che rientra nell'istruzione
scolastica, non è garantito.
  PRESIDENTE. La cifra è esatta?
  PIETRO FOLENA. Sì, 500 mila lire per un'ora; comunque,
signor presidente, le consegnerò questi appunti che possono
costituire oggetto di un più attento esame.
   La riflessione che ora svolgerò, che va presa come tale, o
forse come una provocazione, non riguarda i nostri gentili
ospiti, ma i lavori della Commissione, che dovrebbe avviare
una riflessione sul modo in cui garantire ad ogni costo
l'apertura del nuovo anno scolastico nelle migliori condizioni
possibili.
   E' chiaro che nell'attuale divisione di competenze
(comune, provincia) l'intervento in questi mesi del prefetto
di Palermo, dottor Musio, è stato indispensabile; senza la sua
opera personale, alcuni problemi più gravi non sarebbero stati
risolti e ci troveremmo oggi nelle condizioni di
ottobre-novembre. Ha svolto un lavoro eccezionale ed è stato
una specie di superassessore alla pubblica istruzione.
   Poiché il comune di Palermo è di nuovo in crisi, mi auguro
che venga sciolto rapidamente e che si voti ad ottobre con una
correzione della legge regionale; anzi, su questo punto vorrei
conoscere l'opinione del presidente della regione, perché non
possiamo lasciar permanere a lungo una situazione di
ingovernabilità.
   Mi domando se, per quanto riguarda il diritto
all'istruzione, non dobbiamo pensare ad una sorta di
authority; una soluzione per un periodo limitato di
tempo potrebbe consistere nel concentrare le competenze nella
persona del prefetto, per superare gli ostacoli burocratici;
disporre di una forza di pronto intervento capace di aprire -
persino con la forza pubblica, costi quel che costi - le
scuole di Palermo; infine far decollare i lavori appaltati,
finanziati e bloccati solo perché esistono interessi mafiosi o
speculativi.
  VITO RIGGIO. Intervengo per spiegare il senso
dell'impegno prestato dal gruppo di lavoro sugli appalti,
coordinato dal senatore Cutrera, e per chiarire quali
risultati intendiamo trarre da questa importante audizione,
nel senso che le singole questioni possono essere molto utili
ma esistono numerose sedi in cui dare risposte.
   Abbiamo scelto di occuparci, a livello di studio,
dell'edilizia scolastica e del sistema degli appalti in
Sicilia, perché sembra evidente che nel corso di questi
                        Pag. 1542
venti anni, dal 1972 al 1992, una serie di comportamenti
amministrativi non ha incontrato praticamente nessuna
resistenza da parte dei controlli interni all'amministrazione,
intendendo per tali soltanto quelli che avrebbero dovuto
essere esercitati dagli enti locali interessati, cioè il
comune di Palermo ed anche la regione.
   La vicenda della permanenza in affitto in strutture di
proprietà di soggetti in odore di mafia o, addirittura,
accertati mafiosi è un fatto, come emerge dalle parole del
collega Folena, che ha radici molto lontane e che si coniuga
con un'altra questione. Mi riferisco alla difficoltà da parte
del comune di Palermo nel corso di questi venti anni di dare
seguito ai piani di edilizia scolastica, più volte finanziati
dalla regione, persino dallo Stato con il cosiddetto decreto
Falcucci del 1988, che prevedeva interventi di emergenza.
Quindi, si pongono due questioni: innanzitutto, il
mantenimento di una quota altissima di strutture scolastiche
in affitto ed il ricorso pressoché costante al rinnovo
automatico. La difficoltà di trasformare gli affitti...
  PRESIDENTE. Esiste contemporaneamente un alto numero di
edifici in costruzione?
  VITO RIGGIO. Come dicevo, le questioni sono due. Una
quota rilevante riguarda gli affitti; infatti sono stati
presentati più volte in consiglio comunale ordini del giorno
in cui veniva sottolineata la necessità di trasformare gli
affitti e realizzare edifici di proprietà comunale. Voglio
sottolineare il ritardo con cui si provvede a localizzare e a
costruire nuovi edifici di edilizia scolastica, ancorché la
regione abbia finanziato diversi piani nel corso degli anni
settanta ed ottanta. Addirittura qualche volta il ritardo
nella consegna è intenzionale, nel senso di fare coincidere
quasi sempre il rinnovo automatico con l'inizio dell'anno
scolastico, creando una ovvia emergenza e, quindi, la
perpetuazione di questo tipo di rapporto. Talvolta è stato
persino necessario il ricorso al prefetto perché provvedesse a
requisire, vista l'emergenza, le scuole i cui contratti di
affitto erano scaduti, ancorché non fossero stati esibiti i
certificati antimafia né esistessero i requisiti minimi di
agibilità delle scuole medesime. Questo emerge da un rapporto
del prefetto Musio, che ringrazio per il rilevante ruolo
svolto anche se, per la verità, tale tipo d'intervento non è
nuovo, nel senso che troppo spesso i prefetti, di fronte alla
difficoltà di amministrazione del comune di Palermo, hanno
supplito con provvedimenti anomali, tra cui per esempio la
requisizione.
   Ripeto, quindi, che si tratta di due vicende; in entrambe,
i controlli, sia interni sia della commissione provinciale di
controllo e della regione, non sembra abbiano dato risultati;
anzi, chiediamo di sapere come e se abbiano funzionato.
   Il secondo aspetto che fa di questa vicenda un caso
esemplare è che in presenza di denunce ripetute, sia
all'interno sia all'esterno del consiglio comunale e
dell'assemblea regionale, alla costruzione delle scuole è
stata frapposta tutta una serie di impedimenti (mancanza di
aree e di beni di proprietà del comune, non riadattati in
tempo) e di ulteriori difficoltà; mi riferisco per esempio
all'inesistenza (per lo meno, noi non l'abbiamo trovato) del
conto patrimoniale del comune. Nel corso di questi anni i
bilanci comunali sono stati regolarmente approvati senza
l'approvazione del conto patrimoniale, ossia dell'elenco dei
beni patrimoniali. I bilanci preventivi negli anni che vanno
dal 1980 al 1985 e dal 1985 al 1990 sono stati normalmente
approvati alla fine dell'anno di riferimento senza la
contestuale approvazione dell'elenco del patrimonio, che
quindi si presume non esserci; almeno, noi non l'abbiamo
trovato, per cui sarebbe importante capire se esista o meno.
   Per quello che ricordo, questo accadeva normalmente. Può
darsi che il comune sia proprietario di immobili che
facilmente, anche utilizzando una forza lavoro pagata dallo
Stato (ossia gli edili di cui al decreto-legge n. 24),
avrebbero potuto essere riadattati, eventualmente
                        Pag. 1543
sostituendo in tempo utile gli affitti secondo una logica di
programmazione.
   Si profilano dunque tre vicende: quella degli affitti,
quella della mancata costruzione delle scuole e quella della
mancata utilizzazione del patrimonio. In tutti e tre questi
casi interferisce, oltre alla mancanza di controlli interni,
anche il problema delle lungaggini e delle difficoltà delle
procedure. Quando, in base al decreto Falcucci, si è pensato
di costruire scuole nuove sono accaduti fatti singolari: un
ribasso generalizzato, sebbene si tratti di asta pubblica -
abbiamo esaminato con il senatore Cutrera più in generale la
vicenda, su cui vorremo da parte dell'assessore ai lavori
pubblici della regione qualche chiarimento - che non ha
impedito una massiccia penetrazione tramite cartelli o accordi
tra le imprese con ribassi quasi sempre del 24-25 per cento.
Ricordo due casi esemplari: in materia di edilizia scolastica
connessa al decreto Falcucci, il ribasso medio è stato del 24
per cento; in materia di appalti per strade e fognature negli
anni 1986-1987, è stato del 23 per cento. Successivamente,
tramite perizie di varianti e suppletive, pressoché l'intero
ribasso viene recuperato; anzi, normalmente si spende di più.
Per le fognature, per esempio, vi è stata una restituzione di
17 miliardi sotto forma di equo indennizzo, che ha fatto
ampiamente recuperare il ribasso iniziale.
   Lo stesso sembra accadere - salvo notizie ricevute di un
blocco delle perizie di variante da parte dell'attuale
assessore ai lavori pubblici dimissionario - nell'altro
settore; anche qui giustificazioni formali, mancanza di
progetti ben fatti, di perizie geognostiche, che sembrano
disegnare uno scenario esemplare, perché non si tratta di una
vicenda relativa alla sola edilizia scolastica, ma di una
situazione generale, se ho ben seguito il dibattito svolto in
assemblea sulla modifica della legge n. 21. Il ricorso a
meccanismi diversi da quello dell'asta pubblica, ma con un
progetto già confezionato ed efficace dal punto di vista
progettuale e della conoscenza del luogo, nasce dalla
considerazione che invece nella maggior parte dei casi si
trattava di progetti incompleti per la difficoltà degli uffici
tecnici del comune o per la convenienza di averli incompleti,
il che determinava il ricorso a forme diverse di
partecipazione delle imprese (tra cui quelle di cui
all'articolo 24, lettera b), della legge n. 5077).
   Allora, desidero rivolgere due domande rispettivamente al
sindaco di Palermo e ai rappresentanti della regione (sono
infatti presenti tutti gli assessori competenti, oltre al
presidente della regione, e li ringrazio tutti). In primo
luogo, per la nostra indagine è importante capire come mai al
comune di Palermo i controlli interni non abbiano mai
funzionato; ci interesserebbe sapere come, dove e quando siano
stati svolti, che tipo di ispezioni vi siano state e in che
modo si preveda di migliorare il meccanismo di verifica. Tra
l'altro, credo sia già stata aperta un'indagine da parte della
magistratura, per cui anche qui, poiché i controlli interni
non funzionano, il ricorso di ultima istanza resta la
patologia penale, che dimostra come la vicenda particolare
rientri in una di carattere nazionale. La seconda questione è
relativa agli appalti: perché avete modificato la legge n. 21,
che cosa non ha funzionato, che cosa ci si aspetta, si stanno
facendo altri lavori con la nuova legge (questa è la domanda
che tutti ci rivolgiamo)? Si può evitare il ripetersi di casi
di questo genere?
   Credo che tutto questo sia collegato alla consistenza
degli organici degli enti locali, che spesso per quanto
riguarda gli uffici tecnici titolari del controllo di qualità
dei risultati sono assolutamente sguarniti, per quello che
sembra di capire. Ciò si verifica nonostante una serie di
leggi, anche nazionali, intervenute per accelerare l'ingresso
di nuovi soggetti. Credo che, per esempio, la condizione
dell'ufficio tecnico di Palermo - non quella dell'analogo
ufficio della provincia, che sembra buona - sia disperata. Si
registra invece un intasamento nei gradini alti delle
burocrazie, sia comunale sia provinciale; persone entrate con
qualifiche
                        Pag. 1544
 diverse sono poi arrivate ai vertici dell'organizzazione,
senza aver mai superato una selezione interna di merito. Credo
che questo aspetto sia fortemente connesso perché spesso i
comuni affermano di non essere in condizione di fare i
progetti e di verificarne l'andamento non disponendo dei
necessari organici.
   Le questioni sono molto rilevanti perché la vicenda non è
nata con l'attuale giunta o con quella precedente, ma connota
uno spaccato del funzionamento della pubblica amministrazione.
Come minimo, si può ipotizzare una certa disattenzione da
parte del versante politico delle amministrazioni, ma
sicuramente si profila una trascuratezza da parte degli uffici
interni perché la segnalazione della scadenza degli affitti e
del rinnovo si configurano ogni volta come una sorta di
emergenza; un'emergenza annuale evidentemente non è tale, ma
lascia pensare che sia provocata per mantenere un certo tipo
di assetto.
  ACHILLE CUTRERA. Vorrei completare una richiesta di
chiarimento ai nostri ospiti. Ad integrazione di quanto
l'onorevole Folena ha accennato, volevo sollecitare
chiarimenti su quello che è avvenuto in seguito
all'intervenuta nomina del commissario ad acta. Mi
riferisco al problema delle scuole; mi sembra che quest'oggi
abbiamo un po' rovesciato l'ordine dei lavori, quindi rimango
nell'impostazione dell'intervento dell'onorevole Folena.
   Su richiesta del prefetto Musio, è intervenuta la nomina
del commissario ad acta. Il 2 ottobre 1992 il
commissario riceve l'incarico; il successivo 15 febbraio
giunge a questa Commissione una relazione a firma del dottor
Ferdinando Pioppo, che è appunto il commissario ad acta
incaricato di occuparsi dei problemi di cui parla l'onorevole
Folena (valuto questo fatto anche in relazione a quanto il
collega propone). Leggo nella parte conclusiva (è una sola
delle espressioni, ma mi sembra sufficientemente chiara) di
questa relazione, evidentemente redatta poco tempo dopo la sua
nomina: "Rassegnati i fatti sopra esposti, si può affermare
che l'incuria e i ritardi degli organi competenti predominano
da anni nel settore delle locazioni di immobili. Fanno fede di
ciò le deliberazioni del commissario straordinario del 1990,
la puntuale relazione" - sarebbe importante acquisirla -
"della ripartizione affari legali del 7.10.1992", coeva quindi
alla nomina del commissario straordinario. Successivamente il
commissario straordinario sembra arrendersi, in quanto
conclude affermando che in parte si tratta di questioni che
non possono essere affrontate perché sorge il dubbio sulla
legittimità dell'intervento sostitutivo dell'assessorato in
questa materia; manifesta inoltre dubbi intorno alla
possibilità che l'attività del commissario, ove ammissibile,
possa correre sotto il rischio di rimanere immischiata o in
timidezze burocratiche ovvero in iniziative straripanti, che
implicherebbero una responsabilità politica dell'assessore
agli enti locali e del governo della regione.
   Mi domando quale sia l'attuale operatività del
commissario, se dopo questa relazione e dopo questa apparente
resa sia stato sostituito; se, dopo le intervenute
conclusioni, altri provvedimenti siano stati assunti
dall'assessorato competente in relazione alla situazione
denunciata a proposito delle scuole. Parliamo quindi della
materia degli affitti e non di quella degli appalti.
L'importanza dell'intervento dell'onorevole Folena, che
condivido totalmente, consiste nel legare i due fronti per le
evidenti interconnessioni.
  LUIGI ROSSI. Vorrei formulare due domande relative
all'edilizia scolastica in Sicilia.
   Mi è stato detto - logicamente non ho la possibilità di
accertare questa informazione, che però mi è stata trasmessa
da persone molto qualificate - che l'edilizia scolastica in
Sicilia costituisce una delle cause per le quali si registra
oggi nella regione un analfabetismo che si aggirerebbe attorno
al 20 per cento. Mi è stato inoltre detto che chi ha
intenzione di aprire scuole private si scontra contro
                        Pag. 1545
notevoli impedimenti; tra l'altro, a volte viene sottoposto a
richieste di pizzo, che logicamente non vengono accettate.
Questo sarebbe uno dei motivi per cui non vi sono scuole
private a sufficienza.
   In merito alle perizie di cui si è parlato - questa è la
seconda domanda -, vorrei sapere se sia vero che i prezzi e le
varianti oscillano tra il 10 e il 40 per cento rispetto al
capitolato iniziale.
   Mi astengo dall'approfondire la questione degli appalti
per non ripetere cose già note, e chiedo soltanto queste due
informazioni riguardanti l'edilizia scolastica e i prezzi
delle varianti relativamente agli appalti.
  ANTONINO BUTTITTA. Ho trovato estremamente interessanti
i dati forniti dal collega Folena e ritengo che il gruppo di
lavoro abbia svolto un ottimo lavoro, andando al di là del
tradizionale sociologismo in cui si scade quando si parla di
fatti di mafia.
   Sono fatti gravi; è giusta la denuncia che è stata fatta
ed altrettanto giusta è la richiesta di un intervento urgente
su tutta la materia, soprattutto per i suoi aspetti sociali e
culturali, anche se non è vero che in Sicilia abbiamo il 20
per cento di analfabetismo.
  LUIGI ROSSI. Ho detto quasi!
  ANTONINO BUTTITTA. Ma nemmeno quasi; forse in qualche
quartiere di Milano! In Sicilia sicuramente no. Anche se
questi dati non sono veri, è tuttavia vero che in questo
momento i ragazzi di Palermo soffrono una situazione
gravissima in ordine all'istruzione.
   Il fatto non solo va al di là del sociologismo, ma si
configura come un insieme di episodi di rilevanza penale assai
notevole, per cui credo che questa Commissione debba andare
ancora più avanti nel suo lavoro e che a questo punto si renda
assolutamente necessaria una sollecitazione alla procura della
Repubblica perché intervenga con i suoi poteri e i suoi
strumenti nel settore.
   Mi dispiace che a rispondere di questi problemi sia Manlio
Orobello, che è stato sindaco di Palermo solo cento giorni,
perché altri avrebbero potuto fornire a questa Commissione
chiarimenti più approfonditi ed illuminanti, per esempio un
sindaco come Orlando, che ha mantenuto quell'incarico per
cinque anni.
  PRESIDENTE. Non escludo che possiamo sentire anche
altri.
  GAETANO GRASSO. Vorrei porre una questione al presidente
del governo regionale che riguarda una vicenda in cui la
Commissione si è imbattuta in occasione della visita a
Barcellona Pozzo di Gotto. Mi riferisco all'Associazione
italiana assistenza spastici ed in particolare ad un
meccanismo che si era tentato di realizzare ed in parte si è
realizzato fra sette sezioni dell'AIAS.
  PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Grasso, ma mi pare
che la questione esuli dal tema della scuola di cui stiamo
parlando; vi è il rischio di mettere troppa carne al fuoco.
  GAETANO GRASSO. Purtroppo me ne devo andare.
  PRESIDENTE. Se lei vuole formulare per iscritto la sua
domanda, la rivolgerò io stesso al presidente della regione.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Potrei
rischiare di dare eccessive spiegazioni finendo per
confondermi io stesso, però su determinate cose intendo fare
alcune precisazioni. Ho raccolto un'osservazione
dell'onorevole Rossi che parlava della questione dell'edilizia
scolastica: in Sicilia vi è una situazione particolare, ma per
questo esistono due assessori competenti, quello alla pubblica
istruzione e quello ai lavori pubblici. I piccoli comuni non
hanno problemi di edilizia scolastica, anzi presentano una
situazione che si colloca ai migliori livelli qualitativi. I
problemi maggiori si pongono per le città, certamente per
Palermo e Catania (le altre le conosco di meno). Questo è un
dato sul quale la Commissione
                        Pag. 1546
 può anche compiere un'indagine, però ritengo che per sommi
capi la questione sia questa. Allo stesso modo, per quanto
riguarda la scuola privata, a Palermo vi è un fiorire di
scuole private...
  GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della giunta regionale
siciliana. Per i piccoli comuni vi è da dire che proprio i
fatti di edilizia scolastica sono quelli che turbano
maggiormente l'equilibrio dei centri storici; sono la cosa più
brutta che si possa realizzare nei centri storici perché
costituiscono un elemento di discontinuità in un disegno
urbano che, per altri versi, ha dei pregi di antica identità.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Questo
attiene alla salvaguardia del territorio ed agli aspetti
ambientali, architettonici e culturali dei comuni, non alla
questione del servizio scolastico.
   Per quanto riguarda la città di Palermo, parlerò per sommi
capi perché i problemi sottoposti sono moltissimi. L'onorevole
Folena ha fatto un'analisi alla quale vorrei aggiungere
qualche altro elemento.
   Che cosa è stato richiesto da più parti per bloccare
questo fenomeno? Innanzitutto, per quanto riguarda i trecento
giorni durante i quali sono stato sindaco, non è stato
rinnovato né stipulato alcun nuovo contratto di locazione. E'
vero inoltre che ci siamo rivolti spesso al prefetto per le
requisizioni, convenendo con lui e proponendo che gli edifici
che ne avessero le caratteristiche fossero requisiti e altri
no.
   Non è vero che nella città di Palermo manchino le aree per
l'edilizia scolastica: sono talmente presenti le aree
delimitate, che alcune le abbiamo addirittura trasformate
(quella che si trova in viale Strasburgo diventerà una caserma
dei carabinieri), d'intesa con l'autorità scolastica, perché
la dotazione di aree per l'edilizia scolastica è sufficiente
alla città di Palermo. In questa fase si tratta di individuare
aree da adibire ad altri servizi.
   Il piano regolatore del 1962, che ha rappresentato la
disgrazia postbellica della città di Palermo (i bombardamenti
hanno fatto qualcosa ed il piano regolatore ha fatto il
resto), ha deturpato in maniera assolutamente irrecuperabile
gran parte del patrimonio delle aree della città di Palermo.
Di tale piano regolatore ha forte responsabilità l'élite
della cultura palermitana che ha disegnato il piano
regolatore...
  PRESIDENTE. Vi era qualche cosa dietro!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. I politici
probabilmente l'hanno orientato...
  PRESIDENTE. Non è stato solo un fatto culturale.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. No, no. I
politici l'hanno orientato...
  PAOLO CABRAS. Erano intellettuali organici!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo.... i tecnici
lo hanno redatto, quindi vi sono state precise connivenze fra
la politica e la cultura, una sorta di "blocco storico"...
  PRESIDENTE. Manca un soggetto.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. No, non
manca, era presente: è la mafia, anche se nel 1962 non ne
parlava nessuno, anzi si diceva che si trattava di
un'invenzione dei giornali del nord. Ma la mafia era presente
ed era forte.
   Moltissimi affitti scolastici devono essere rinnovati
perché i contratti sono stati rescissi per morosità; la
maggior parte delle rescissioni è del 1989. Poiché il comune
non paga la locazione, l'imprenditore promuove un'azione
giudiziaria e la vince ed il contratto passa da 89 a 530
milioni; i 16 miliardi di cui parla l'onorevole Folena si
riferiscono ai contratti di locazione passata. Se dovessimo
andare a rivedere i contratti, non sappiamo quale
                        Pag. 1547
cifra dovrà essere utilizzata per le locazioni al comune di
Palermo. Probabilmente, siamo al di sopra dei 40 miliardi
annui, che in dieci anni significa 400 miliardi che, con un
contratto di leasing...
  PIETRO FOLENA. Ad ottobre in consiglio comunale è stata
portata una delibera... Ho fatto un accorpamento di una
ventina di scuole e praticamente si raddoppia...
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non sto
contestando, anzi sto dicendo che ancora di più...
  ACHILLE CUTRERA. Il prefetto nella sua relazione a
questa Commissione afferma che quest'anno vi è stato un
aumento del 200 per cento rispetto all'anno precedente.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. E' una
conferma di quanto dicevo. Personalmente, quando ero
capogruppo, mi sono opposto fermamente a che venisse votato il
rinnovo dei contratti di locazione, dicendo che il consiglio
comunale poteva decidere qualunque cosa ma che io non avrei
mai votato una delibera di rinnovo di locazione, lasciando
libero il gruppo consiliare di fare quello che voleva. Non ho
la soluzione, ma il dato è questo.
   Il problema del decreto Falcucci è del tutto particolare;
poiché aveva termini di scadenza brevissimi, il comune di
Palermo ha conferito gli incarichi di progettazione 28-30
giorni prima della scadenza stessa. I progetti sono stati
redatti in 27-28 giorni e sono stati approvati da tutti gli
organi; vi è pertanto una responsabilità a monte, perché non
si comprende come mai i progetti siano stati affidati il 29
dicembre 1986 per essere consegnati entro il 28 gennaio 1987.
Questi progetti probabilmente presentavano qualche lacuna, ma
questo non giustifica il fatto che di 40 scuole ne siano state
consegnate 5 o 6; è qui presente il vicesindaco che, in
qualità di assessore ai lavori pubblici, lo potrà precisare
meglio.
  ACHILLE CUTRERA. Sono state consegnate solo due scuole.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non solo, ma
le altre scuole si trovano in condizioni critiche e difficili.
L'onorevole Folena parlava di authority: è una cosa che
ho chiesto ripetutamente anche al Presidente del consiglio
quando ero sindaco. Non è possibile, con le leggi ordinarie e
con quella sulla contabilità dei lavori pubblici, governare la
questione dell'edilizia scolastica nel comune di Palermo; non
ci vuole il commissario della regione siciliana che
sostituisce il consiglio comunale, il sindaco e la giunta e
che immediatamente, con la bacchetta magica... Il commissario
opera con i criteri delle leggi normali, anche se non deve
rispondere al consiglio comunale o alla giunta. Occorre
un'autorità commissariale che possa operare in difformità
dalla normativa sugli appalti, in deroga, perché altrimenti
non riusciremo ad uscire da queste questioni. Questo è un dato
fondamentale rispetto al problema del decreto Falcucci.
   Vorrei ora affrontare la questione dell'elenco del
patrimonio. Sono stato vicesindaco in una giunta e sindaco in
un'altra: da quest'anno esiste l'elenco del patrimonio del
comune di Palermo con una prima bozza del conto economico di
tale patrimonio. Questo è stato fatto nel 1993 e, per la
precisione, otto giorni fa abbiamo votato in consiglio
comunale l'ultimo atto di quella amministrazione.
  PRESIDENTE. Può inviarlo alla Commissione?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sì,
certamente.
  VITO RIGGIO. Sostanzialmente questo significa che negli
anni precedenti i bilanci non venivano mai...
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Negli anni
precedenti, a Palermo i bilanci venivano approvati, come suol
dirsi, "a sacco d'ossa", cioè come un
                        Pag. 1548
sacco pieno di ossa, senza sapere quello che vi era dentro, e
venivano legittimati dagli organi di controllo in maniera
puntuale e precisa. In questa occasione non è stato così.
  PIETRO FOLENA. L'attuale presidente della commissione di
controllo in questo momento è ospite delle patrie galere!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sul piano
umano esprimo la massima solidarietà.
   Sulla questione dei controlli vorrei fare una battuta: ma
i controllori chi li controllerebbe? Non pensiamo che il
comune di Palermo sia un'oasi nella quale vi sono a turno 80
consiglieri comunali e 16 assessori che operano tutto il male
possibile mentre vi è una macchina comunale che si muove nel
rispetto... E' esattamente la stessa cosa: il tessuto è
permeato in maniera precisa ed accertabile (anche se non con
le carte ma, come suol dirsi, nell'aria) di irregolarità
costanti. Chi deve fare i controlli?
   Per quanto riguarda gli appalti...
  PIETRO FOLENA. Sulla questione degli appalti: lei adesso
è dimissionario, ma ipotizziamo che non vi fosse una crisi al
comune di Palermo. Cosa succederebbe a settembre, nella
condizione attuale da lei appena descritta?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nella
condizione attuale ci vorrebbe uno che faccia quello che ha
fatto Rizzo per un verso e per l'altro quello che ho fatto io,
pregando cioè il prefetto, il cardinale o il proprietario
degli immobili e l'autorità che ha il potere di fare le
requisizioni...
  PRESIDENTE. Ci vuole un governo di preghiera, insomma?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Bisogna
pregare il prefetto di non inviare la forza pubblica a rendere
esecutivo lo sfratto di una scuola (siamo quasi al livello
dell'illegalità) per poi poter requisire. Il commissario
regionale che doveva rinnovare i contratti nella sostanza si è
rifiutato di farlo, perché si è fatto scadere il mandato ed è
arrivato...
  PIETRO FOLENA. Si dovrà accertare la situazione di
morosità e bisognerà deliberare un altro aumento di affitto al
signor Piazza!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo....è arrivato
un giorno prima della scadenza del suo mandato, si è seduto,
ha aperto le mani, ha cominciato a guardare le carte, dopo di
che ho capito che non c'era niente da fare.
  ACHILLE CUTRERA. Vi era anche qualcuno dell'ufficio che
era ammalato.
  MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Attiene alle
questioni personali. Il clima è rigido.
   Con il prefetto abbiamo operato, in questi mesi, ...
  PRESIDENTE. Non ho compreso bene da chi sia stato
nominato questo signore.
  MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Dalla regione
siciliana; è un commissario ad acta ed era l'assessore
agli enti locali.
  ACHILLE CUTRERA. Su richiesta del prefetto.
  MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sì, su
richiesta del prefetto perché il consiglio non deliberava.
Questa scelta era ad adiuvandum, ma costui avrà guardato
gli atti, non si sarà convinto, non avrà ritenuto, non avrà
potuto, non avrà voluto.
   Qualcuno degli onorevoli parlamentari intervenuti ha
chiesto cosa si possa fare per sanare la situazione. Se
vogliamo parlare in concreto e vogliamo trasformare le
locazioni in proprietà, propongo che si faccia un piano per
cinque anni, con una authority. In cinque anni, con i
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finanziamenti e con questa authority, credo che si
possano eliminare le locazioni e fare la scuola palermitana in
proprietà. A questo fine si potrebbe procedere sulla base di
una legge speciale.
  PRESIDENTE. Lei fa riferimento ad una legge regionale?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non so se
regionale o nazionale. Non entro nel merito.
   Se pensiamo di trovare il rimedio nella buona volontà
degli 80 consiglieri comunali e della giunta regionale, dico
che è molto, ma molto difficile raggiungere i risultati. Se
dal 1986 al 1993 abbiamo consegnato due scuole su quaranta -
credo che siano cinque, ma potrei sbagliarmi - avendo
finanziamenti, aree e progetti elaborati in un mese o tre mesi
(di solito passano anni), quanto occorre per sistemare la
situazione dell'istituto Volta e di altre scuole, per
risolvere i problemi di 3 mila alunni?
   L'onorevole Buttitta ha posto una domanda in merito agli
appalti di manutenzione delle strade. L'ultimo atto compiuto
dall'amministrazione che ho guidato, ancora in costanza di
pieni poteri, è stato l'affidamento a due aziende
municipalizzate dei lavori di manutenzione ordinaria e
straordinaria di strade e fogne. A partire da Cassina a Lesca,
a COSI, a SICO, tutte della stessa matrice, abbiamo chiuso la
vicenda degli appalti esterni, ma non i debiti con la Lesca e
la Cassina, perché il comune di Palermo, l'anno scorso, ha
rischiato il dissesto per i 98 miliardi che ha dovuto pagare
dopo aver perso una causa. E le perderemo tutte, non ne
vinceremo neppure una. Forse abbiamo avuto sempre torto!
  PRESIDENTE. Queste società sono sempre dalla parte del
diritto!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sempre
ragione, mai torto.
  VITO RIGGIO. I 98 miliardi sono stati pagati per gli
interessi?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Tra interessi
e sorte; quest'ultima era di 36 o 38 miliardi e siamo arrivati
a 98.
   Adesso è in corso un'altra causa, che come sempre
perderemo in tutti i gradi di giudizio. Le cause si perdono o
perché gli avvocati sono cattivi o perché i documenti sui
quali si svolgono le cause sono tali che non permettono di
vincerle. Se il contratto viene congegnato in modo tale che
l'altro contraente ha ragione, non si potrà mai vincere la
causa. Se una telecamera mi riprende mentre rubo un
portafoglio, nessun magistrato potrà mai assolvermi.
   A tale proposito dobbiamo ricordare che, per quarant'anni,
questi appalti sono stati fonte di inquinamento della vita
politica ed amministrativa della città. L'ho detto nei
pubblici comizi e lo ripeto in questa sede. Desidero anche
leggere una parte dell'intervento da me svolto in consiglio
comunale, prima che avvenissero alcuni fatti, alla presenza
del vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole
Martelli, e dell'onorevole Scotti nella sua qualità di
ministro dell'interno: "Il paese e il Governo devono sapere
che la mafia esercita un diffuso controllo sul territorio,
dispone di ingenti fonti di finanziamento che le consentono di
permeare il tessuto della pubblica amministrazione anche nei
gangli più delicati dello Stato, di rendere remunerativo e
lucroso un appalto preso con un grande ribasso". Quindi non ci
impressionano ribassi del 23, del 24, del 27 per cento.
  VITO RIGGIO. Vorrei sapere se il riferimento sia a
qualche evento specifico o se si tratti di valutazioni
generali.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Allora era
una valutazione d'ordine generale. Oggi sono stati arrestati
funzionari del SISDE, ci sono stati magistrati nei confronti
dei quali i pentiti hanno reso dichiarazioni e che hanno
subito procedimenti.
                        Pag. 1550
  VITO RIGGIO. Vorrei che continuasse il discorso sulla
remuneratività degli appalti.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Dunque, ebbi
modo di dire: "...rendere remunerativo e lucroso un appalto
preso con un grande ribasso, che comunque serve a riciclare
ingenti somme di denaro sporco. La mafia è capace, oltre che
di intervenire con taglieggiamenti nella fase di esecuzione
dei lavori, di essere presente a monte di questa fase:
esercita un diffuso controllo delle aree edificabili".
Continuavo poi con considerazioni di natura politica, che non
interessano questa Commissione.
   Ho voluto ricordare questo intervento per far presente che
chi va ad amministrare una città non lo fa con gli occhi
chiusi o ignorando con che cosa si dovrà misurare. Noi
sapevamo - per lo meno, lo sapevo io e rispondo a titolo
personale - quale fosse la città che cercavamo di andare ad
amministrare.
   Torno adesso a parlare delle cose concrete, facendo tesoro
dell'insegnamento del professor Buttitta, che ha invitato a
non fare sociologia.
  PRESIDENTE. Questa è criminologia!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Vi è grande
interessamento per un quartiere emblematico della città di
Palermo, lo ZEN (zona espansione nord), degradato dal punto di
vista sociale ma che non costituisce, se lo visitiamo con
interesse ed attenzione, il centro del degrado. Dal punto di
vista sociale ed ambientale, il centro del degrado è la zona
che va da Brancaccio a Bandita, cioè i quartieri di
Settecannoli-Brancaccio-Acqua dei Corsari, dove si ha la
presenza della grande criminalità mafiosa. Questi sono i
quartieri da risanare perché le grandi famiglie mafiose
abitano lì e non allo ZEN, che è zona di microcriminalità, di
piccoli spacciatori e di degrado sociale.
   Per risanare queste zone è necessario un intervento sotto
forma di authority. Cosa chiede, allora, il sindaco
dimissionario di Palermo? Chiede che venga esautorata
l'amministrazione democratica per sostituirla con un
commissario? Ebbene, sì: a fatti straordinari, rimedi
straordinari, perché altrimenti rischiamo di non porre rimedio
e di limitarci soltanto all'analisi dei fatti.
  GIOVANNI PARISI, Assessore regionale alla
cooperazione. L'Italispaca l'abbiamo già avuta, ma con
quali risultati?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. L'Italispaca
si muoveva nella logica e nel sistema degli appalti, dei
contratti. Non era un' authority, ma un meccanismo che
ha fallito. Non so cosa abbia determinato.
  GIOVANNI PARISI, Assessore regionale alla
cooperazione. Ha viaggiato con il commissario antimafia.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Per la città
di Palermo ci vuole più coraggio.
   Quanto al centro storico ed ai piani urbanistici, Palermo
si è dotata di uno strumento che nessuna città d'Italia ha
così perfetto; mi riferisco al piano particolareggiato
esecutivo del centro storico, relativo a 250 ettari nei quali
ogni scala, ogni palazzo sono normati: si sa come e se si
possa intervenire. Eppure la mancanza di alcune norme semplici
- non parlo di leggi speciali - non ci consente di intervenire
in quest'area.
   Non ho altro da aggiungere, rimanendo a disposizione per
qualsiasi ulteriore chiarimento. Chiedo soltanto più coraggio.
  PRESIDENTE. Proseguiamo con gli interventi. Invito a
porre le questioni in modo sintetico, affinché possano essere
date risposte altrettanto sintetiche.
  MARIO BORGHEZIO. Ha destato in me curiosità l'aspetto
relativo alla gestione legale dei contratti stipulati dal
comune di Palermo. Tale curiosità mi era
                        Pag. 1551
già sorta a seguito della lettura del verbale dell'audizione
di quel capitano dei carabinieri che aveva reso dichiarazioni
interessanti in ordine alle penalità previste nei contratti
d'appalto delle fognature. Oggi abbiamo appreso, sia dalla
relazione del collega Cutrera sia dalla viva voce del sindaco
dimissionario di Palermo, alcune vicende allarmanti relative
alla lievitazione dei prezzi e dei costi.
   Mi domando se sia il caso di approfondire questo aspetto
per verificare, in primo luogo, chi abbia gestito la politica
degli affari legali, anche dal punto di vista amministrativo,
e se siano state fatte le relative segnalazioni. Si è parlato
di cattivi avvocati; credo che si ponga un problema di
deontologia professionale.
  PRESIDENTE. Credo che fosse un'alternativa di scuola. La
vera ipotesi era la preconfezione delle condizioni di
sconfitta.
  MARIO BORGHEZIO. Certamente, ma mi chiedo come mai una
situazione del genere, che dura da vent'anni, non abbia mai
suscitato la curiosità dell'autorità giudiziaria - mi
riferisco al tribunale civile di Palermo - che avrà
sicuramente affrontato una congerie di cause di questo genere,
tutte concluse nello stesso modo. Chi ha esperienza nel
settore sa che di solito le cause contro i comuni non vengono
vinte. Mi sembra strano che l'esito positivo sia avvenuto
soltanto perché esistevano presupposti di un certo tipo.
Chiedo quindi un maggior approfondimento, per sapere se tali
situazioni siano state segnalate alla Corte dei conti e se
siano state avviate procedure in merito.
   Chiedo altresì alla Commissione di esaminare l'ipotesi di
acquisire gli atti delle commissioni affari legali, lavori
pubblici e bilancio del comune di Palermo relativi a questi
aspetti.
  MAURIZIO CALVI. Vorrei alleggerire il clima che si è
creato ed allentare la pressione che è stata esercitata nei
confronti degli amministratori della regione siciliana e della
città di Palermo, per evitare una sorta di processo sommario
relativo alle attività legali ed illegali che sono emerse.
  PRESIDENTE. Non mi pare che ciò sia accaduto.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Mi sento
aiutato, non aggredito.
  MAURIZIO CALVI. Lo dico perché in apertura vi è stata
questa suggestione (mi riferisco al clima psicologico);
l'intervento dell'onorevole Folena, durato a lungo, è stato
incalzante dal punto di vista della progressione geometrica e
politica, e questo può aver innescato un clima che però,
almeno per quanto mi riguarda, non esiste.
   Signor presidente, vorrei collegarmi in qualche modo ai
termini generali del quadro in cui si sta innestando questa
audizione, sottoponendo all'attenzione della Commissione la
necessità di richiamare gli atti del magistrato Di Pisa del
1988-1989, quando lo stesso magistrato cominciò a "incastrare"
il sindaco Orlando circa il mantenimento del sistema degli
appalti; tutto ciò al fine di comprendere i risultati di
quell'indagine (credo che l'onorevole Ayala possa offrire un
contributo importante) e il clima in cui questa iniziativa è
stata "scippata" a Di Pisa per una serie di connessioni e
interconnessioni nel clima di Palermo. Infatti, risalire alle
condizioni e al clima politico in cui era stata assunta
un'iniziativa nei confronti del sindaco Orlando...
(Commenti). Proprio perché la questione fu archiviata e
sulla base dei veri risvolti, delle vere interconnessioni e
del vero inquinamento, quell'archiviazione mi dà l'impressione
che vi fosse un clima di sospetti, che va ripreso in
considerazione, perché in caso contrario rischiamo di capire
poco o di chiudere una vicenda che invece, a mio avviso, va
riaperta dal punto di vista politico.
   Sono quindi d'accordo con l'onorevole Buttitta circa il
fatto che occorre ascoltare Orlando per capire ciò che si è
                        Pag. 1552
verificato nella città di Palermo, perché altrimenti
rischiamo che questa audizione, pure importante, non ci offra
uno spaccato politicamente chiaro di ciò che è accaduto a
Palermo, delle implicazioni di quell'iniziativa, non
consentendoci soprattutto di comprendere il quadro generale
entro cui si è mossa la città di Palermo, al di là delle
responsabilità che si sono succedute in questi anni.
   Prima di chiudere dal punto di vista politico questa
audizione, sarebbe utile, signor presidente, che l'onorevole
Orlando venisse convocato presso la nostra Commissione per
chiarire i termini delle responsabilità risalenti a
quell'epoca e, attraverso la verifica di tali responsabilità,
far capire alla Commissione tutti i nessi e le integrazioni di
quell'iniziativa giudiziaria che improvvisamente, per ragioni
che a me restano oscure, si è chiusa senza alcuna conseguenza
sul piano giudiziario e politico.
   Non pongo quindi domande dirette ma rivolgo a me stesso un
interrogativo al quale la Commissione deve dare una risposta
dal punto di vista politico: non si può infatti concludere
questa audizione senza che vi siano conseguenze sul piano
dell'iniziativa successiva della Commissione antimafia.
  PRESIDENTE. Chiedo al senatore Cutrera, che ha
organizzato ottimamente questo lavoro, di avanzare una
proposta sulla quale la Commissione possa deliberare.
  GIUSEPPE MARIA AYALA. Vorrei chiedere al sindaco
Orobello alcuni approfondimenti sulle sue affermazioni molto
interessanti, una delle quali mi ha colpito in particolare,
poiché dal punto di vista politico è quella che più ci
interessa. Se ho ben capito (se così è stato, la questione
merita una riflessione), apprendiamo dall'attuale sindaco di
Palermo (sia pure dimissionario), in riferimento alla sua
esperienza di amministratore di quella città, che a suo
giudizio soltanto un commissariamento, ossia un'uscita dalla
previsione di gestione democratica...
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Mi riferivo
solo alla questione scolastica.
  GIUSEPPE MARIA AYALA. Devo allora ritenere che il
tessuto di illegalità e di infiltrazione cui lei faceva
riferimento si riferisce soltanto al problema delle scuole e
non riguarda più in generale l'intera vita amministrativa
della città? Questo è un chiarimento che le chiedo.
   Vorrei sapere inoltre qualcosa di più preciso in ordine
all'evoluzione nel settore delle grandi manutenzioni della
città, per quanto riguarda in particolare le società cui lei
faceva riferimento.
   Desidero poi svolgere un'ultima osservazione (in ordine
alla quale non so se il sindaco Orobello sia direttamente
interessato alla questione), riguardo ad un aspetto che,
mantenendosi cauti, si può definire inquietante. L'onorevole
Borghezio ha svolto una serie di osservazioni sul problema
delle cause perse: di fronte alla piena consapevolezza,
esplicitamente dichiarata dal sindaco Orobello, del fatto che
non solo sono state perse le cause finora svolte, ma si
perderanno anche le successive, mi chiedo perché, anziché
pagare 50 miliardi di interessi, non sia stato pagato per
tempo il capitale, nel momento in cui, con il parere di un
ufficio legale o al limite di un buon legale esterno, non può
sfuggire quale sia lo strumento tecnico-giuridico da adottare.
   Mi chiedo perché, di fronte ad un parere legale secondo
cui le cause erano insostenibili, queste ultime siano state
affrontate, perdute e si continui a non pagare se non in esito
a sentenze; sappiamo quindi che le casse già malandate del
comune di Palermo sono gravate di giorno in giorno da quello
che si dovrà pagare in futuro, quando anche le cause che si
intraprenderanno saranno perse. Nessuno invece ha mai pensato
a pagare prima.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. All'onorevole
Ayala rispondo (può sembrare una battuta ma è una cosa
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molto seria) che se, in qualità di sindaco, avessi proposto
di procedere ad una transazione, oggi mi troverei di fronte a
questa Commissione a rispondere dell'accusa di avere dato 40
miliardi a Cassina, sarei indagato e forse verrei arrestato
per interesse privato in atti d'ufficio.
  VITO RIGGIO. No.
  PRESIDENTE. In moltissimi casi non solo
l'amministrazione del comune di Palermo ma anche altre
amministrazioni pubbliche preferiscono subire cause, resistere
in giudizio (a volte fittiziamente) e avere un atto
giudiziario piuttosto che correre il rischio di vedersi
attribuire responsabilità in una situazione di grande
confusione amministrativa.
   Una volta che la situazione è chiarita (come è avvenuto da
molto tempo), piuttosto che scegliere questa strada si poteva
seguire l'altra, visto che la prima alternativa comporta un
grande dispendio di denaro.
  VITO RIGGIO. Dal momento che l'onorevole Borghezio ha
chiesto se vi siano state segnalazioni all'autorità
competente, che in questo caso è la magistratura contabile,
devo rilevare che la risposta data dal sindaco sembra
confermare il discorso del senatore Calvi.
   Da parte mia, ho sempre rifiutato di pensare che un
amministratore, il quale sia consapevole che resistendo in
maniera infondata finisce per procurare un danno patrimoniale
rilevante (si parla di 50 miliardi solo per il 1992, con
riferimento ai pagamenti eseguiti in forza di decreto
ingiuntivo), possa far valere questa giustificazione. In tal
caso infatti il clima sarebbe tale che nessuno potrebbe
amministrare. Il problema infatti non riguarda soltanto
Cassina: il sindaco Orobello ha detto che tutte le cause
intentate nei confronti del comune da chiunque sono state
perse dal comune.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non tutte.
  VITO RIGGIO. Comunque, le più significative. Ricordo che
le commissioni bilancio (credo anche l'attuale, ma lo chiedo a
Figurelli che mi pare ne faccia parte), nei vari periodi in
cui venivano proposte cause temerarie, hanno sempre fatto
presente che la temerarietà comportava un rilevante danno
patrimoniale, in una condizione finanziaria del comune
certamente non felice. Credo che di fronte a tale situazione
sussistano una difficoltà ed una responsabilità, perché chi ha
consentito, come ha detto il presidente, che sulla base di
questo clima si preferisse ricevere il decreto ingiuntivo
piuttosto che regolare la questione in via transattiva sapendo
che comunque si perdeva, ha effettuato un calcolo tenendo
conto non degli interessi amministrativi dell'ente ma del
proprio interesse. Vorrei che ciò fosse sottolineato, perché
non credo che questo sia un modo corretto di amministrare.
  LUIGI ROSSI. Vorrei sapere da quanto tempo si protragga
la situazione per cui si intraprendono le cause sapendo di
perderle, da quando sia cominciato questo andazzo.
  MASSIMO BRUTTI. Desidero soffermarmi su due questioni,
la prima delle quali è rivolta soprattutto al presidente della
giunta regionale, mentre la seconda riguarda il lavoro della
Commissione antimafia, a partire da alcune questioni che sono
state poste.
   Ritengo che, sulla base di quanto abbiamo ascoltato e di
ciò che sappiamo su Palermo (tenendo conto che esiste già una
nuova legge per le elezioni nei comuni), si ponga per quella
città il problema di un ricambio e di una legittimazione
democratica dell'istituzione locale. Si pone in sostanza
l'esigenza di svolgere presto le elezioni; tuttavia, in base
alla legge regionale e tenendo conto dei tempi tecnici che si
possono ipotizzare, le elezioni a Palermo non si terranno
prima dell'aprile 1994.
   Chiedo al presidente della giunta regionale se
nell'assemblea regionale la
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maggioranza abbia l'intenzione politica ed il proposito di
introdurre una norma che consenta di svolgere a Palermo una
consultazione elettorale in autunno. Credo infatti che ciò
sarebbe utile per una rivitalizzazione democratica della
città.
  Per quanto riguarda la seconda questione, relativa
alla Commissione antimafia, ho ascoltato le osservazioni del
senatore Calvi e ricordo piuttosto analiticamente la vicenda
di cui egli ha parlato. Chiedo pertanto che la Commissione
antimafia acquisisca il fascicolo del procedimento al quale
credo facesse riferimento il collega Calvi, tenendo presente
che esso si concluse con il rinvio a giudizio di Ciancimino e
di Vaselli, proprio in relazione all'aggiudicazione degli
appalti SICO-COSI; del procedimento si era occupato in una
prima fase il sostituto procuratore Di Pisa. Nell'ambito di
quel procedimento il sostituto procuratore Pignatone chiese
l'archiviazione nei confronti, tra l'altro, dell'ex sindaco
Orlando.
   Credo che non abbiamo bisogno di audizioni che determinino
la formazione di una sorta di tribuna per alimentare polemiche
politiche ma che dobbiamo invece accertare dati: propongo
quindi di acquisire il fascicolo per valutare come si sia
svolta la vicenda, di che cosa si sia trattato e perché il
rinvio a giudizio riguardò Ciancimino e Vaselli mentre per il
resto si giunse ad un'archiviazione.
   Più in generale, per non continuare con la messa in
circolo di veleni relativamente al controllo giudiziario sulle
amministrazioni pubbliche e per accertare fatti, credo sarebbe
utile riguardare questi fascicoli; sarebbe altresì utile e
interessante che la Commissione antimafia si rendesse conto di
come la magistratura di Palermo è intervenuta, negli ultimi
dieci anni, sull'amministrazione locale e sul meccanismo degli
appalti.
  ROMANO FERRAUTO. La Commissione antimafia diventa sempre
più un crocevia in cui confluiscono molti ragionamenti. Emerge
ora un problema che desidero sottoporre ai colleghi (forse
altri dovrebbero indagare su questo aspetto): con riferimento
all'intervento dell'onorevole Folena ed alle osservazioni del
sindaco, si configura una situazione estremamente grave in
relazione alle cosiddette gestioni fuori bilancio.
   Se non si proiettano i dati solo su Palermo ma si
trasferiscono sull'intero paese, si può individuare in gran
parte il meccanismo del dissesto della finanza pubblica
allargata, sia per quanto è stato detto circa i rinvii (perché
contrattualmente la partita è persa già in partenza) sia per
tutti i cantieri ancora aperti (siamo ormai di fronte ad un
cimitero nazionale di opere incompiute, non solo siciliano).
La Commissione antimafia diventa - come dicevo - lo snodo
essenziale in cui si addensano tutti i fenomeni più gravi e
rientra quindi nella sua responsabilità svolgere un
ragionamento, per il quale non ho condiviso, subito, la
posizione dell'onorevole Ayala. Oggi, gran parte degli
amministratori italiani preferisce non assumere responsabilità
politica diretta rispetto ad atti amministrativi anche
cogenti, perché c'è una cultura dell'irresponsabilità che non
conduce a colpire le omissioni, le reticenze e i rinvii, bensì
a volte va ad indagare lì dove c'è una risposta pronta,
immediata, forse non legittima al cento per cento pur sempre
legata alla norma; infatti il più delle volte gli
amministratori operano in situazioni nelle quali le norme non
chiariscono anzi confondono. In una situazione come questa,
dovremmo cominciare a darci una cultura calvinista che sappia
apprezzare il "fare" rispetto alla generalizzazione del "non
fare". L'onorevole Buttitta diceva: "non facciamo sociologia e
stiamo ai termini veri della questione". Ma questo mi sembra -
e vorrei che il sindaco ne convenisse - uno dei temi
essenziali se vogliamo riformare veramente le istituzioni,
perché, se riformiamo le istituzioni con le sovrastrutture
senza tener conto di questo dato essenziale, a mio avviso
facciamo qualcosa ma non quello che sarebbe necessario.
                        Pag. 1555
  PAOLO CABRAS. Vorrei che non perdessimo di vista il
carattere di questa audizione. Abbiamo posto dei temi
specifici, quello dell'edilizia scolastica e quello degli
appalti, sulla base anche del lavoro di alcuni gruppi della
Commissione antimafia che si sono impegnati su questi temi;
adesso ascolto, da una parte, proposte interessanti e anche
condivisibili di integrazione delle nostre indagini in materia
e, dall'altra, valutazioni nel merito. Tutto questo compete ad
un approfondimento e ad una riflessione che la Commissione
antimafia farà ma non di fronte ai nostri ospiti, che sono
sperduti fra le nostre richieste di integrazione, le nostre
proposte, le nostre considerazioni sull'universo dei problemi.
Dobbiamo continuare l'audizione; dopo di che in Commissione
valuteremo che essa è stata interessante, utile e stimolante
ma che necessita di un successivo stadio del nostro processo
di conoscenza - mi riferisco, per esempio, a quanto diceva
l'onorevole Borghezio, che condivido, o a ciò cui accennava
l'onorevole Riggio - su cui dovremo lavorare. Ho l'impressione
che andiamo avanti anticipando temi e tempi che fanno parte di
un'altra fase dei lavori della Commissione antimafia. Quindi,
pregherei il presidente di limitare il dibattito alle domande
e alle risposte, anche per consentire ai nostri ospiti di
darci i chiarimenti che ci servono.
  PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Cabras e l'onorevole
Ferrauto, il quale ha sollevato una questione molto
importante, quella dell'assunzione di responsabilità in
relazione agli atti da compiere.
   Do la parola al vicesindaco Lo Nigro.
  GASPARE LO NIGRO, Vicesindaco di Palermo. Preciso
che sono anche assessore ai lavori pubblici. Mi limiterò ai
problemi dell'edilizia scolastica, con riferimento particolare
al decreto Falcucci. Non ripeto quel che ha detto il sindaco
circa la brevità della progettazione, che poi ha creato tutte
le complicazioni successive.
   Relativamente al decreto Falcucci, sono stati conferiti
gli incarichi il 29 dicembre 1987, con la scadenza per la
presentazione dei progetti esecutivi al 28 gennaio 1987,
quindi con 30 giorni di tempo. Sono stati finanziati 40
interventi di edilizia scolastica, che riguardano 34 nuove
scuole e 6 completamenti di altri interventi già finanziati
dalla regione siciliana con altre normative. Di queste 34
nuove opere, due sono state affidate, ai sensi del "decreto
Sicilia", prima alla Presidenza del Consiglio ed ora, con la
nuova normativa, alla presidenza della regione Sicilia; questi
due interventi, che a quanto mi si riferisce hanno subito un
notevole aumento del prezzo rispetto a quello progettato dal
comune, sono in corso di completamento e presto saranno
consegnati alle autorità scolastiche. Delle restanti opere,
sono state già consegnate alle autorità scolastiche una sola
scuola di cui al decreto Falcucci e due dei precedenti
interventi, mentre altre due di cui al decreto Falcucci sono
in corso di consegna (si sta procedendo agli allacciamenti
alla rete).
   Gli appalti del comune sono 32. Per alcuni di essi è sorto
il problema - soprattutto nell'ultimo periodo del 1991 e poi
nel 1992 - relativo alle perizie di variante e suppletive.
Come è noto, la perizia di variante e suppletiva è volta solo
a fronteggiare circostanze che non era agevole prevedere in
fase di progettazione; l'ho anche ribadito in una mia
direttiva in materia di lavori pubblici e di appalti, che
vorrei fosse acquisita agli atti della Commissione (per questo
sono nati i successivi problemi che ricordava l'onorevole
Riggio, con il blocco di tutte le perizie di variante e
suppletive). Vorrei ricordare due casi emblematici. Uno era
determinato dalla presenza di un albero secolare che ricadeva
dove c'era la palestra; un'altra perizia riguardava un'opera
progettata e resa esecutiva nell'alveo del fiume Oreto. La
carenza progettuale sta alla base di tutto! Poi si pretende di
presentare perizie di variante e suppletive totalmente
illegittime e penalmente perseguibili. Io non mi sono sentito
di firmarle e le ho bloccate. Ho dovuto limitare il ricorso
                        Pag. 1556
generalizzato alle perizie di variante e suppletive, per
esempio, al caso di adeguamento alla nuova normativa CEE sugli
impianti elettrici (entrata in vigore dopo la progettazione e
che quindi non era agevole prevedere), ovvero al caso di
problemi archeologici nel sottosuolo, o ad altri casi di
diversità delle fondazioni, che pure non era agevole
prevedere. In altri casi non era possibile accedere alla
perizia di variante e suppletiva: abbiamo registrato imprese
che falliscono, che abbandonano il cantiere, altre che
chiedono la rescissione del contratto con il comune anche con
cause pretestuose, mentre per altre imprese abbiamo chiesto
noi la rescissione in danno. Abbiamo anche casi diversi di
problemi amministrativi; ve ne è uno per un esproprio
bloccato, con un ordinanza del TAR di sospensione
dell'immissione in possesso del terreno, per cui non abbiamo
potuto procedere. Questa è la condizione della gestione
dell'edilizia scolastica in relazione al decreto Falcucci.
   Però, voglio fare una precisazione relativamente alla
problematica degli affitti. Il fabbisogno di aule a Palermo,
oltre a quelle esistenti del patrimonio comunale, ammonta a
1.924 unità. Le scuole in corso di costruzione, fra quelle di
cui al decreto Falcucci e quelle da completare, ce ne
forniranno 651: avremo perciò l'esigenza di 1.273 aule nuove,
che comporterebbero una nuova programmazione. Qui bisogna fare
la stessa riflessione che svolgeva il sindaco: con
l'esperienza pregressa in tema di realizzazioni di scuole, per
queste 1.273 aule o si continua la politica degli affitti,
disastrosa e non perseguibile, oppure si deve andare verso una
nuova forma ancora da individuare, con un'autorità unica sulle
competenze scolastiche, con capacità e con competenze del
consiglio e che agisca anche al di fuori della vigente
normativa, composta da persone comunque estranee
all'amministrazione, che riesca a risolvere il problema in
tempi brevi.
   Vorrei aggiungere una considerazione sul funzionamento
degli uffici. L'onorevole Riggio faceva una giusta
osservazione: il problema è che il comune di Palermo ha una
struttura burocratica non molto efficiente, per usare un
eufemismo.
  PRESIDENTE. E' vero che 1.800 dipendenti sono stati
assunti in base al decreto-legge n. 24?
  GASPARE LO NIGRO, Vicesindaco di Palermo. Sì,
circa 1.700 persone (la legge autorizzava fino a 2.000 unità)
ma per la gran parte si tratta di operai edili, solo 150
essendo impiegati e tecnici. Abbiamo l'esigenza di rafforzare
l'apparato burocratico, anche attraverso - vorrei sottoporre
questa valutazione all'attenzione della Commissione -
l'applicazione presso il comune di Palermo di funzionari dello
Stato che vadano a dirigere determinati settori
dell'amministrazione. In particolare, è necessario rafforzare
la ragioneria generale, la segreteria generale e i servizi
ispettivi e di controllo, per svolgere un'azione molto forte e
incisiva.
   Poco fa facevo riferimento ad una direttiva che ho emanato
al momento di assumere la funzione di assessore ai lavori
pubblici, nello scorso mese di luglio, relativa alla completa
applicazione della legge n. 142 (in Sicilia, della legge
regionale n. 48), per quanto riguarda la distinzione dei ruoli
politici e amministrativi. Si tratta di un fatto importante ma
altrettanto importante è disporre di funzionari e di strutture
burocratiche efficienti. L'ufficio tecnico comunale - come
anche l'avvocatura (abbiamo anche buoni avvocati) - dispone di
validi tecnici ma spesso ha supporti molto, molto scadenti.
  MASSIMO GRILLO, Assessore regionale agli enti
locali. Nella mia qualità di assessore regionale agli enti
locali...
  VITO RIGGIO. In Sicilia lei ha le stesse funzioni del
ministro dell'interno...
  MASSIMO GRILLO, Assessore regionale agli enti
locali.... affronterò in modo particolare il problema dei
controlli sulle locazioni nel comune di Palermo. Fin dai
                        Pag. 1557
primi giorni del mese di settembre del 1992, il prefetto
aveva chiesto la nomina di un commissario ad acta cui
affidare il compito di reperire edifici da prendere in
locazione per uso scolastico e di concludere i relativi
contratti. Il sindaco Rizzo, per la verità, aveva richiesto un
analogo intervento qualche giorno prima. Successivamente al
provvedimento diffidatorio, espressamente previsto dalla legge
relativa ai controlli sugli enti locali, in data 1^ ottobre
1992 si è proceduto alla nomina del dottor Pioppo, funzionario
del corpo ispettivo dell'assessorato agli enti locali.
   Nella relazione del dottor Pioppo (che credo sia già stata
trasmessa alla Commissione antimafia) si fa riferimento alle
difficoltà che hanno caratterizzato l'attività di ricognizione
e si denunciano diversi intralci, tutti indicati in modo
dettagliato. La relazione si esprime in termini negativi in
ordine agli adempimenti esplicati, in considerazione del
notevole rallentamento cui è stato sottoposto il procedimento
in considerazione degli intralci e delle difficoltà alle quali
ho testé fatto riferimento. Il dottor Pioppo - mi rivolgo in
particolare al senatore Cutrera - ha messo in discussione la
legittimità dell'intervento sostitutivo da parte
dell'assessorato agli enti locali perché, come viene
specificato nella relazione, "non si tratta di una violazione
di legge ma di un disordine amministrativo e di una
intempestiva conduzione degli adempimenti correnti".
Ciononostante, abbiamo ritenuto di giungere ad un ulteriore
provvedimento diffidatorio nei confronti del comune di
Palermo, provvedimento che è stato trasmesso intorno alla metà
di febbraio, fino ad arrivare alla conseguenziale, ulteriore
nomina di un commissario ad acta cui affidare il compito
di definire il lavoro avviato dal dottor Pioppo, il quale
aveva già definito circa 26 pratiche. In sostanza, erano state
create le condizioni per deliberare su 26 pratiche, ma a causa
di intoppi che certamente non sono riconducibili - almeno da
quanto si legge nella relazione - alla responsabilità del
funzionario della regione (si fa riferimento, ad esempio, ad
un parere della Ragioneria e ad altri adempimenti contabili),
il dottor Pioppo non è stato posto nella condizione di
giungere alla definizione del suo lavoro: soltanto il 30
dicembre, cioè il giorno precedente alla scadenza del suo
mandato, ha avuto comunicazione della definizione delle
pratiche. Dico questo non per proporre una sorta di difesa
d'ufficio, ma per sottolineare come dalla relazione si
evincano chiaramente i passaggi ai quali ho fatto riferimento.
   Comunque, non si è arrivati alla nomina del successivo
commissario ad acta perché, com'è ben noto, il governo
della regione ha ritenuto di mettere in mora il comune di
Palermo fissando un termine di 60 giorni per sanare una serie
di inadempienze e violazioni e riservandosi di attivare
eventualmente la procedura dello scioglimento prevista
dall'ordinamento degli enti locali. Ripeto: la situazione da
me descritta può essere riscontrata in modo più dettagliato
leggendo le relazioni del dottor Pioppo e del prefetto Musio,
il quale va ringraziato - la sua nomina a prefetto di Palermo,
se non ricordo male, è stata contestuale all'elezione del
governo Campione - perché abbiamo attivato una serie di
interventi sul comune di Palermo, a volte anche prescindendo
dalla corrispondenza e stabilendo rapporti telefonici, proprio
al fine di essere più tempestivi.
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. Intervengo perché sono stato chiamato in causa
dall'onorevole Riggio. Il governo della regione, rispetto allo
scenario siciliano riguardante il mondo dei lavori pubblici,
ha varato una specifica legge, sostanzialmente facendosi
carico di modificare la normativa precedente ed introducendo
alcune novità fondamentali: ridurre, per quanto possibile, la
discrezionalità e prevedere una serie di norme di carattere
oggettivo. Abbiamo istituito l'ufficio regionale per gli
appalti, che rappresenta un soggetto nuovo rispetto alla
legislazione sia nazionale sia comunitaria, con
                        Pag. 1558
l'intento di realizzare due obiettivi di fondo. La prima
esigenza contemplata è stata la separazione della politica
dall'amministrazione. In Sicilia un tempo operavano circa
1.400 stazioni appaltanti; oggi, in seguito all'istituzione
dell'ufficio regionale per i lavori pubblici (articolato in 9
sezioni, cioè in un numero corrispondente a quello delle
province siciliane), le stazioni appaltanti sono state ridotte
a 9! Ciò allo scopo di facilitare un maggior controllo
politico e sociale ma soprattutto - ripeto - per cercare di
separare la politica dall'amministrazione. In Sicilia i
comuni, le province, i liberi consorzi, i vecchi soggetti di
un tempo non gestiscono più i lavori pubblici: ritengo
pertanto che sia stata fornita una risposta forte ai problemi
del settore.
   Abbiamo affrontato la questione dei lavori pubblici fin
dalla fase iniziale, quella della progettazione, ripensando al
rapporto tra ente committente e progettista. Alcuni aspetti
negativi, fattori di malcostume e di meccanismi nei quali sono
intrecciati tradizionali interessi tra imprenditori, la parte
corrotta degli amministratori ed il mondo malavitoso e
mafioso, avevano come prima fase di partenza questo aspetto.
La carenza di progetti determinava fenomeni di malcostume con
particolare riguardo alle perizie di variante e suppletive.
Abbiamo riflettuto sulla necessità che il progettista
elaborasse un progetto effettivamente esecutivo, ovviamente
creando le condizioni perché ciò potesse avvenire. Al
progettista debbono quindi essere assicurati gli strumenti per
procedere alle indagini geologiche e geognostiche e per
acquisire una serie di elementi che gli consentano di
elaborare un progetto effettivamente esecutivo. Abbiamo anche
affrontato il problema rappresentato da una sorta di
subalternità psicologica che affligge il progettista nel
momento in cui, quando gli viene affidato l'incarico, non ha
la certezza del compenso. E' evidente che il progettista, in
questo quadro di incertezza ed in una situazione di debolezza
derivante dalla mancata individuazione del compenso (che era
legata al finanziamento dell'opera), viene a trovarsi in una
posizione che abbiamo considerato necessario superare. In
sostanza, ci siamo mossi con l'intento di fornire al
progettista maggiori elementi di certezza, prevedendo nel
contempo l'assunzione di una specifica responsabilità a suo
carico. In particolare, nel momento in cui si dovessero
individuare carenze o difetti in relazione ad un progetto, il
progettista sarebbe chiamato a rispondere sul piano della
responsabilità civile, sulla base di una polizza di
assicurazione che è stata specificamente prevista (se non
sbaglio, una soluzione analoga è in fase di studio anche a
livello nazionale).
   Riteniamo che una legislazione ispirata ai criteri ai
quali mi sono sinteticamente richiamato ci possa consentire di
superare il fenomeno delle opere incompiute. La carenza dei
progetti comporta costi di opere non determinabili fin
dall'inizio; con le perizie suppletive i costi indicati in
partenza non venivano mai rispettati per cui, ad esempio,
un'opera che originariamente comportava un costo di 10
miliardi finiva per determinare un esborso di 15 miliardi!
Accanto all'incertezza di ordine finanziario, va anche
considerata quella temporale. Quante opere, la cui conclusione
era stata prevista, per esempio, nel termine di tre anni, sono
state concluse in cinque anni e più, dando luogo al fenomeno
delle cosiddette incompiute.
   Parallelamente alle citate innovazioni, abbiamo irrigidito
notevolmente il meccanismo delle varianti suppletive. In
particolare, per quanto riguarda i ribassi d'asta,
tradizionalmente autorizzati, è stata prevista una
restituzione all'ente finanziatore. Si tratta di
un'innovazione di non poco rilievo. La novità certamente più
peculiare della legislazione introdotta a livello regionale è
comunque rappresentata dalla soppressione dell'istituto della
licitazione privata. Abbiamo considerato infatti che la
licitazione privata ha rappresentato uno strumento idoneo a
facilitare la manipolazione degli appalti in Sicilia, uno
strumento attraverso il quale alcune centinaia di imprese
hanno
                        Pag. 1559
dominato gli appalti pubblici, nel contesto di un meccanismo
di collusione con la mafia. Dobbiamo riconoscere con
franchezza che la mafia è certamente interessata al mondo
degli appalti e non vi è dubbio che lo strumento della
licitazione privata facilita questo tipo di intreccio. L'aver
eliminato la possibilità di ricorrere a tale strumento - che,
lo ricordo, è utilizzato a livello sia nazionale sia
comunitario - ha rappresentato una risposta certamente forte.
   L'onorevole Riggio sollevava la questione delle offerte
anomale, con particolare riferimento alle forti proposte di
ribasso. Per quanto rientra nella nostra competenza (mi
riferisco, cioè alle opere con costi fino a 5 milioni di ECU,
cioè fino a circa 8 miliardi di lire), abbiamo introdotto un
meccanismo in base al quale si opera una selezione delle
offerte presentate e, sulla base di un correttivo medio del 4
per cento, si escludono determinate imprese. Si procede poi ad
un'ulteriore media, anche al fine di garantire l'imprenditoria
sana. Vorrei sottolineare che l'imprenditore colluso e quello
che vuole riciclare denaro sporco non puntano all'utile di
impresa ma mirano ad immettere il denaro accumulato
illecitamente nel circuito normale. E' ovvio che tale
situazione è di per sé idonea a mettere fuori mercato
l'imprenditoria sana, che non è in grado di concorrere
utilmente in presenza di ribassi del 30 o del 40 per cento.
Pertanto, il meccanismo da noi proposto ha inteso introdurre
cautele rispetto alle offerte anomale e, nel contempo, ha
voluto difendere le regole del libero mercato.
  SANTI RAPISARDA. La previsione della percentuale del 4
per cento è fatta in positivo o in negativo?
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. Noi facciamo la media delle offerte presentate e
poi aggiungiamo il 4 per cento.
  SANTI RAPISARDA. In verità, il 4 per cento dovrebbe
essere considerato in negativo.
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. Gli esperti ci hanno confermato che questo
meccanismo non dovrebbe determinare ribassi superiori al 15
per cento (il ribasso oscillerebbe tra l'8 ed il 15 per cento)
e che quindi sarebbe compatibile con l'utile di impresa.
   L'onorevole Riggio ha fatto riferimento al famoso articolo
24, lettera b), della legge n. 587, oggi articolo 29 del
decreto legislativo 19 dicembre 1991, n. 406. Tale
disposizione è stata abrogata, trattandosi di uno strumento
che obiettivamente consentiva un alto livello di
discrezionalità nonché la manipolazione dell'orientamento e
della scelta del contraente. Abbiamo pertanto abolito questa
procedura, prevista a livello nazionale e in sede comunitaria,
ed abbiamo anche limitato gli istituti della trattativa
privata e dell'appalto concorso. La filosofia di fondo alla
quale ci siamo ispirati è stata di ridurre, per quanto
possibile, i momenti di discrezionalità che, pur avendo un
valore in sé considerati, hanno dato luogo a forme di
malcostume, com'è stato storicamente dimostrato. Ci siamo
fatti carico...
  VITO RIGGIO. Quando lei afferma che la licitazione
privata avrebbe potuto consentire un accordo tra le imprese e
quando sostiene che l'articolo 24, lettera b), della
legge n. 587 ha potuto dare luogo a fatti di malcostume, lo
dice in base ad una ricognizione specifica effettuata da
servizi di controllo regionali oppure cita un elemento che
emerge dal dibattito politico?
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. Emerge dal dibattito politico. Sarebbe comunque
sufficiente effettuare un esame, una radiografia (mi riservo
di trasmettere alla Commissione la documentazione relativa
allo stato delle opere pubbliche negli ultimi 10 anni) degli
appalti e delle imprese per capire meglio. Certamente - ripeto
- si tratta di un dato che emerge dal dibattito politico: la
mia convinzione è che il sistema della licitazione privata,
nel momento
                        Pag. 1560
 in cui prevedeva uno spazio temporale di un mese tra
l'indizione del bando e l'espletamento effettivo della gara,
consentiva l'attivazione di un meccanismo di controllo da
parte di soggetti esterni appartenenti al mondo malavitoso,
che finiva per condizionare le offerte degli imprenditori.
Questo meccanismo lo abbiamo rotto, perché adesso la nostra
legge prevede che per l'asta pubblica le offerte si possano
presentare fino ad un'ora prima dell'apertura delle buste. E'
chiaro, comunque, che anche questa normativa, come tutte le
altre, deve fare i conti con la correttezza di chi è chiamato
ad applicarla, intendo dire che a questo problema nessuno di
noi può rispondere se non attraverso una maggiore
consapevolezza.
   Sono questi i punti salienti della legge.
  FRANCESCO CALDARONELLO, Presidente della provincia di
Palermo. Signor presidente, innanzitutto desidero dare una
risposta esplicita ad alcune domande che mi ha rivolto
l'onorevole Folena nella mia qualità di presidente della
provincia.
   La prima è relativa all'istituto Volta, di proprietà
Teresi, per un affitto annuo di 3 miliardi e mezzo (questa è
la cifra citata dall'onorevole Folena). Credo che egli non
disponga di dati esatti perché dal prospetto in mio possesso,
che fotografa la situazione e che ho inviato alla Commissione,
risultano 700 milioni più 513 milioni.
   Per quanto riguarda l'istituto tecnico Vittorio Emanuele
III, si dice che il preside abbia fatto la progettazione, che
il comune l'abbia rifiutata e che la provincia l'abbia
accettata. Si tratta di uno di quegli istituti passati alla
competenza della provincia con l'ultima legge regionale, così
come è avvenuto, sempre tramite tale normativa, per tutti gli
istituti di secondo grado, compresi anche quelli di competenza
nazionale o dello Stato. La maggior parte dei contratti oggi
gestiti dalla provincia, con le sigle delle ditte indicate
dall'onorevole Folena, sono pervenuti alla provincia stessa
dopo essere stati trasferiti in linea di massima dagli 82
comuni della provincia di Palermo e in massima parte dal
comune di Palermo. Difatti, ricordo che, nonostante fosse
stata offerta in affitto alla provincia una scuola, non la
volle affittare proprio perché la provincia ha stabilito
regole in ordine ai piani e alle caratteristiche minime che
deve possedere un immobile per essere adibito a scuola;
successivamente, fu affittata dal comune di Palermo, per cui
adesso ce la ritroviamo di nuovo come scuola, in quanto ci è
stata trasferita assieme alle altre.
   Considerato che la progettazione del professor Milia di
cui si parla ha compiuto tutto l'iter burocratico ed è stata
approvata, e che vi è una legge per cui ai funzionari dello
Stato spetta una quota ridotta della parcella, ritengo che per
l'amministrazione provinciale sia conveniente acquisire un
progetto che è pronto, che è completo e che è possibile
finanziare e portare in appalto usufruendo di una notevole
riduzione sulla parcella progettuale. Quindi, non vedo nulla
che possa essere considerato irrazionale o non conveniente per
l'amministrazione.
   La provincia adesso si trova a far fronte ad una
competenza in più veramente notevole. Il presidente Campione
sa che ciò è avvenuto tramite una legge che definirei quasi
incostituzionale, perché non si possono trasferire servizi ad
una istituzione senza gli opportuni finanziamenti. Quindi,
adesso la provincia offre gratis un servizio allo Stato e ai
comuni, cioè a coloro che erano competenti prima, proprio
perché non ha beneficiato di alcun trasferimento di spesa. La
nostra situazione finanziaria pertanto viene ad essere
ulteriormente compressa, e la conseguenza è che sono aumentate
le nostre difficoltà.
   Come provincia, per affittare una scuola indiciamo
regolari bandi e pretendiamo dei requisiti minimi. A volte,
per quanto riguarda la città tutto ciò possiamo farlo, ma in
paesi piccoli, dove bisogna aprire o allocare una succursale,
spesso si è costretti ad adattarsi. Sia in tali contesti sia
in città abbiamo sempre agito in collaborazione con il
prefetto di
                        Pag. 1561
Palermo, a proposito del quale debbo dire che collabora ma
che è molto restio ad accedere all'istituto della
requisizione, in quanto vuole che le amministrazioni stipulino
i contratti in maniera regolare e non attraverso il passaggio
della requisizione. Questa è una regola fondamentale per il
prefetto.
   Tenuto conto che l'amministratore deve occuparsi di tante
cose, anche di far andare i ragazzi a scuola, trattandosi di
un servizio che dobbiamo assicurare, abbiamo programmato la
costruzione di una serie di scuole. Quest'anno ne sono in
costruzione otto o nove e ne abbiamo acquisite due.
L'acquisizione è avvenuta tramite un bando pubblico con cui
abbiamo invitato all'offerta chi disponeva di locali idonei
per essere destinati a scuola. Successivamente, abbiamo
nominato una commissione composta da funzionari del
provveditorato agli studi, della prefettura, dell'ufficio
tecnico scolastico e della segreteria generale. Essi hanno
valutato le offerte e stilato una graduatoria di merito, nel
senso che hanno individuato quale fosse la migliore e quale la
peggiore. Quest'anno abbiamo acquisito le prime due scuole in
graduatoria con un sistema molto conveniente, perché ne siamo
proprietari subito e fra quindici anni avremo ammortizzato il
capitale.
   Quindi, ogni anno dobbiamo far fronte a questa doppia
funzione: programmare nuove scuole ed acquisire quelle
acquisibili, nel senso che abbiano caratteristiche rispondenti
all'edilizia scolastica. Molti costruttori di Palermo a
conoscenza delle carenze nel settore dell'edilizia scolastica
addirittura hanno costruito immobili che possono essere
utilizzati come scuole. Come provincia, troviamo molte
difficoltà ad operare soprattutto nella città perché manca
l'assegnazione delle aree, per cui non possiamo costruire
nuove scuole. In questo senso, abbiamo avanzato regolari
richieste.
   Per quanto riguarda gli appalti, è possibile qualche
riflessione basandosi sul prospetto che le ho inviato, signor
presidente, dove sono riportati il tipo di gara indetta ed il
ribasso d'asta. Premesso che tre anni fa, quando mi sono
insediato alla provincia, vi erano residui di licitazione
privata non ancora portati in appalto, si può constatare che i
lavori a licitazione privata sono stati tutti assegnati con
una riduzione che non arriva mai al 20 per cento (10, 12, 11,
8, 5); invece, con l'asta pubblica, un criterio che è stato
adottato da questa amministrazione sin dalla sua nascita, i
ribassi sono enormi: in questi ultimi giorni hanno superato il
40 per cento. Come regola, la provincia non fa perizie di
varianti e suppletive. Quest'anno, ha stabilito come regola
che intende utilizzare in maniera diversa le economie
conseguenti ai ribassi: andranno a finire in un calderone e
consentiranno di realizzare nuove opere. Tali economie,
quindi, non vengono utilizzate per lo stesso lavoro, nel senso
che quando questo viene assegnato per una certa cifra deve
essere portato avanti nei limiti della medesima.
  SANTI RAPISARDA. Per quanto riguarda la licitazione
privata, condivido il discorso dell'assessore ai lavori
pubblici, nel senso che la nuova normativa siciliana anzitutto
ha portato correttivi fondamentali al sistema degli appalti
pubblici in Sicilia.
   La licitazione privata, come l'asta pubblica,
rappresentano soluzioni ottimali - soprattutto la prima - se è
previsto il correttivo...
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. Abbiamo abolito...
  SANTI RAPISARDA. Lo so. Dicevo che il sistema della
licitazione privata con il correttivo poteva essere un tipo di
asta da usare tranquillamente ma sono d'accordo che sia stato
abolito. Adesso mi sto riferendo all'asta pubblica la quale,
invece, se non è confortata da un correttivo, si presta a ciò
che sottolineava poc'anzi il presidente della provincia, il
quale parlava di ribassi del 40 per cento. Ciò comporta che
l'opera non verrà realizzata perché i lavori saranno
interrotti a metà. A mio avviso, quindi, bisognerebbe
applicare
                        Pag. 1562
 il correttivo anche all'asta pubblica. Non è difficile
procedere in questo senso e ciò renderebbe le offerte non più
anomale - per riferirmi a quelle di cui parlava il collega
Riggio - ma limitate e quindi validissime.
   Poiché la regione siciliana è dotata di un prezzario
regionale, al presidente dell'assemblea regionale, al
presidente della regione siciliana e all'assessore ai lavori
pubblici rivolgo una richiesta ufficiale, cioè quella di
rivedere tale prezzario...
  FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori
pubblici. E' già stato fatto l'otto marzo.
  SANTI RAPISARDA. Non lo sapevo. La ringrazio.
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo. Interverrò soltanto in merito alle scuole e agli
appalti.
   Credo che nel corso di questa audizione saremmo stati in
grado di discutere maggiormente delle valutazioni e del cosa
fare, basandoci su dati assolutamente certi, se si fosse
rispettato il voto del consiglio comunale che già a ottobre ha
istituito una commissione consiliare di indagine sia sugli
affitti sia sulla costruzione delle scuole di cui al decreto
Falcucci. E' grave che questo non sia avvenuto e ritengo, con
molta responsabilità, che ciò sia dipeso da forti resistenze
politiche e burocratiche.
  MAURIZIO CALVI. Che significa "resistenze politiche"?
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo. "Resistenze politiche" perché la commissione di
indagine istituita dal consiglio comunale in data 9 ottobre
(ho con me la delibera e la produrrò alla Commissione) aveva
assegnato un mese per i lavori, anche perché la commissione
consiliare bilancio aveva già redatto delle schede, relative a
talune scuole, al fine di presentare proposte al consiglio
comunale. Ebbene, questa commissione è stata con-vocata
soltanto due volte, la prima dal sindaco Rizzo per la riunione
istitutiva, la seconda dal sindaco Orobello tre giorni fa. Da
ottobre ad oggi è trascorso un lasso di tempo notevole in cui
il contenzioso ed i danni erariali e patrimoniali sono di gran
lunga aumentati. Di ciò hanno beneficiato le fortune di chi
dirige la politica della scuola a Palermo, cioè le grandi
immobiliari. Quando parlo di resistenze, intendo riferirmi a
quelle burocratiche e, per non sottrarmi all'incombenza di
indicarle, mi riferisco principalmente a due settori: la
ripartizione affari legali e la ripartizione del patrimonio.
   Una prova di queste resistenze è che circa dieci giorni
fa, nonostante non si fosse rispettato il voto del consiglio
comunale, sono state portate all'ordine del giorno di tale
organismo delle proposte di deliberazione su otto affitti.
Tali proposte di deliberazione, nonostante quanto accaduto,
contenevano proposte di contratti retroattivi, cosa che il
consiglio comunale aveva già escluso, nonché aumenti di canoni
assolutamente non dimostrati e non giustificati, superiori ai
dati ISTAT. Si è verificato addirittura il seguente caso: la
commissione di valutazione del comune aveva stabilito una
cifra inferiore a quella offerta dai proprietari; l'UTE, in
disaccordo con tale valutazione, l'aveva aumentata; dopo di
che la commissione è intervenuta una seconda volta per
ribadire la sua originaria decisione e la proposta
dell'assessore, esaminata dalla commissione consiliare, è
stata avversa alla decisione dell'UTE ed a favore della
proposta della commissione di valutazione, la più vicina
all'offerta del proprietario. La mancanza delle condizioni
igieniche elementari era addirittura indicata in delibera!
   Come mai non si sono compiute indagini e si sono portate
in consiglio comunale proposte di delibera che contenevano
contratti d'affitto che non potevano essere stipulati? Il
fatto è che nella vicenda degli affitti un elemento guida ed
un motore di tutto l'affare è l'artificiosa creazione di un
contenzioso: "Io non pago, tu mi sfratti" (ho detto questo in
                        Pag. 1563
numerosi dibattiti del consiglio comunale per cui tutto ciò è
a verbale) "e poi ci mettiamo d'accordo".
  PRESIDENTE. L'ha detto poco fa il sindaco.
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Vorrei che il consiglio
comunale andasse a fondo in questa faccenda. Sono in grado di
produrre documenti che testimoniano violazioni di legge
compiute all'unanimità dalla commissione consiliare bilancio.
Dico "all'unanimità" comprendendo anche talune parti politiche
molto attive, sensibili e responsabili in questo lavoro di
ricognizione compiuto dalla stessa commissione.
   Sugli appalti vi è una domanda da porre: esiste
reciprocità tra la situazione degli affitti e la dinamica del
programma Falcucci? Credo che questa ipotesi vada considerata.
Non voglio rendere adesso, in modo avventato e senza produrre
elementi di prova, un'affermazione di questo tipo, che sarebbe
ancora più grave; ritengo però che abbiamo tutti il dovere di
accertare se esista questa reciprocità. Tanto più che le
perizie di variante, sulle quali la commissione consiliare
avrebbe dovuto indagare, spesso non hanno nulla a che fare con
l'imprevedibilità. L'assessore Lo Nigro ha detto - ma lo aveva
già affermato in consiglio - che l'albero secolare non poteva
non essere visto perché era molto alto e robusto, ma
nonostante ciò il progettista non se ne è accorto ed al suo
posto ha previsto una palestra.
  PRESIDENTE. Come il greto del fiume Oreto!
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Però l'imprevedibilità è in
questo caso ancora più grave perché le perizie di variante
tengono conto del rapporto tra architettura della scuola,
architettura e forme delle aule ed educazione del fanciullo.
Noi potremmo citare numerosi esempi in cui si è percepito il
30 per cento dell'intero importo. Di solito il ribasso è
compreso tra il 25 ed il 30 per cento, ma esso varia a seconda
della scuola; in questi appalti vi è però la costante del 30
per cento che si applica per il compimento di qualsiasi opera:
sia nel caso che si costruiscano cinque aule sia nel caso che
se ne costruiscano dieci o trenta, la percentuale è sempre la
stessa.
  PRESIDENTE. Lei parla della variante?
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Parlo della perizia di
variante. Vi è il ribasso...
  PRESIDENTE. Che come media è del 24 per cento.
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Sì, però oscilla, per questo
parlo del 30 per cento, in quanto nella maggior parte dei casi
è del 30 per cento. Il fatto è che vi sono delle perizie
assurde; perizie geologiche, ad esempio, che l'ufficio tecnico
del genio civile si è accorto essere prive di sondaggi e di
provini geologici. A causa di tale mancanza si sono variati
addirittura calcoli strutturali. Se esaminassimo perizia per
perizia (e questo è il lavoro che sta compiendo la commissione
consiliare), ci renderemmo conto della gravità della
situazione. A tale proposito sono in grado di presentare (e mi
riservo di farlo) una serie di documenti. Ad esempio, si sono
progettate scuole senza l'impianto di riscaldamento.
  PRESIDENTE. Dottor Figurelli, la prego di concludere il
suo intervento, tenendo presente che lei potrà integrarlo con
una documentazione scritta.
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Voglio tornare al nesso
fitti-appalti.
                        Pag. 1564
 Vi è una straordinaria ed algebrica corrispondenza tra fitti
attivi e fitti passivi. La dinamica dei fitti passivi, ossia
quanto il comune paga per uffici e scuole prese in locazione,
è opposta a quella dei fitti attivi per stabili o terreni dati
in locazione. L'ISTAT non esiste per quanto riguarda i fitti
attivi. Posso produrre al riguardo una documentazione molto
parziale in quanto vi è buio fitto su tale vicenda, vi è il
black out anche per quanto riguarda le richieste
consiliari (perciò parlavo prima di resistenze) tendenti a
conoscere i dati concernenti i fitti attivi. I terreni e gli
stabili vengono concessi in affitto senza che vi sia alcun
atto deliberativo. In pratica l'assessore può consegnare le
chiavi di un locale senza che vi sia alcuna delibera: posso
documentare le mie affermazioni con verbali di locazione di
immobili comunali consegnati senza alcun titolo.
   Signor presidente, poiché si parla di appalti vorrei
ricordare, senza entrare nel merito della questione, che la
Commissione antimafia presieduta da Chiaromonte ricevette nel
febbraio 1991 la proposta, da noi avanzata in consiglio
comunale, di istituire una commissione d'indagine consiliare
su un appalto concesso in violazione della legge regionale n.
21 e della legislazione antimafia, appalto con il quale i
lavori di metanizzazione di Palermo venivano affidati
all'impresa SAIPEM. Successivamente vi fu il pronunciamento
del TAR e quello del consiglio di giustizia amministrativa.
Questo è avvenuto prima che potessimo leggere sui giornali le
imputazioni che il giudice Colombo (siamo in una fase
precedente all'operazione "mani pulite") aveva mosso a carico
della SAIPEM. Poi il resto è cronaca di questi giorni. Credo
che su tale appalto bisognerebbe fare luce, anche perché al
consiglio comunale ciò fu impedito. La Commissione antimafia
ha inoltre il materiale, consegnato al ministro Scotti, al
presidente Chiaromonte ed al vicepresidente Cabras,
concernente la storia delle manutenzioni, ovvero la tremenda
storia dello stravolgimento dell'ordinanza prefettizia con cui
si stabiliva la messa a disposizione di uomini e mezzi da
parte dei detentori dell'appalto di manutenzione delle strade
e delle fogne comunali. Questa forma surrettizia di appalto è
durata fino al dicembre 1991 e noi abbiamo prodotto la
documentazione sugli assurdi profitti realizzatisi.
   Per quanto riguarda l'appalto di via ammiraglio Rizzo,
abbiamo inviato a suo tempo alla Commissione antimafia una
dettagliata documentazione. Fatti più recenti concernono
l'appalto della sopraelevata, il cui bando di gara è illegale,
in quanto trattasi di opera non prevista dal piano regolatore.
Si affermava addirittura, il che non era vero, che fosse stata
approvata una delibera di variante dello stesso piano
regolatore. Segnalo da ultimo alla Commissione gli appalti
riguardanti la refezione scolastica, che non si fa a Palermo
perché il consiglio comunale, che dimostrò molta attenzione su
quella delibera, ridusse del 10 per cento l'importo originario
di un miliardo e 700 milioni. Da ultimo, vi è l'appalto per
assicurare i beni comunali e la decisione, assunta dal
consiglio ma ancora non attuata, di eliminare
l'intermediazione dei broker.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Vorrei ringraziare la Commissione antimafia per
la possibilità offertaci di portare al di fuori del consiglio
comunale questioni che con grande sofferenza abbiamo
affrontato al suo interno. Su di esse abbiamo sollecitato
l'intervento dell'assessorato regionale agli enti locali,
nonché di quello all'urbanistica, però con scarso successo.
Allorquando abbiamo ottenuto qualche risultato, esso è stato
raggiunto fuori dei cosiddetti tempi massimi.
   Noi presenteremo, perché la Commissione ne abbia piena
cognizione, un lavoro da noi svolto sul fabbisogno delle
scuole, contenente una copia degli esposti presentati un anno
fa alla procura della Repubblica di Palermo sulle vicende del
piano regolatore generale. Ho il dovere di dire ciò perché non
condivido l'opinione
                        Pag. 1565
del sindaco Orobello - e lo dimostrerò - sulle aree da
destinare ad edilizia scolastica. A Palermo nemmeno nella
cosiddetta variante di adeguamento al decreto ministeriale del
1968, votata un anno fa dal commissario ad acta,
l'assessore all'urbanistica Orobello, esistono le aree
disponibili per la realizzazione di edifici scolastici. E'
bene che questo si sappia, altrimenti faremo sempre una
discussione che non tiene conto della realtà urbanistica di
Palermo.
   Nel 1989 si è provato ad affrontare il problema, affidando
un incarico ai tecnici del comune, ad un comitato di
consulenza, ma da allora non sono stati portati gli elaborati
di piano regolatore generale in consiglio comunale ed ancora
siamo fermi. Da quattro anni il comune di Palermo è in attesa
di una pianificazione, pur avendo conferito il relativo
incarico. Questo voglio dirlo perché nel frattempo è possibile
che a Palermo si demoliscano edifici (si tratta di cose cui si
stenta perfino a credere) e si edifichi ancora con una
cubatura massima di 11 metri cubi su un metro quadrato.
L'impresa Notaro, in via Notarbartolo, all'angolo di via
Sciuti, ha infatti demolito due anni fa un edificio con
regolare concessione edilizia edificando 11 metri cubi su un
metro quadrato. Questo è all'ordine del giorno perché non è
mai stata applicata la disciplina del 1968, non è mai stato
fatto un adeguamento dei piani urbanistici alla normativa del
decreto ministeriale del 1975 con riferimento all'edilizia
scolastica.
   Il problema vero non è soltanto quello (c'è anche un
problema legato all'educazione) per cui la Immobiliare
Strasburgo e la Immobiliare Leonardo da Vinci dei signori
Piazza rappresentano oggi magna pars negli affitti al
comune di Palermo e alla provincia, sostituendosi all'impresa
Vassallo che aveva dato in locazione un gran numero di
immobili al comune di Palermo. Siamo esattamente nella
situazione di allora perché, a fronte della crescita
urbanistica e della popolazione, a Palermo si è edificato un
numero limitato di scuole. Le aree disponibili nel vecchio
piano regolatore generale sono sottostimate e lo stesso lotto
disponibile è al di sotto delle previsioni di legge.
   Non capisco come la provincia possa dire che si fanno i
bandi, visto che ci sono anche costruttori che edificano
scuole. Credo che tutto ciò sia molto inquietante. Dobbiamo
certamente uscire dalla politica degli affitti in campo
urbanistico. Non è semplice fronteggiare una situazione così
diffusa avendo sotto la sede del comune manifestazioni di
migliaia di bambini e ragazzi fino alle 9 e alle 10 di sera in
attesa che il consiglio comunale deliberi l'affitto di locali
non idonei ad ospitare una scuola. Questo è il dramma!
   Il problema era chiaro ed evidente da anni. Bisognava da
un lato porre mano alla pianificazione urbanistica e
dall'altro individuare percorsi certi. La giunta ci ha provato
nel 1989 (non è necessario il commissario straordinario) ed
ora bisognerà chiedere una deroga al ministro della pubblica
istruzione. Gli ufficiali sanitari, infatti, non rilasciano i
visti per affittare locali che dal punto di vista
igienico-sanitario non rispondono ai requisiti.
   Ci sono poi situazioni anomale: ne segnalo alcune, come ha
fatto Figurelli, in rapida successione. Nel mese di dicembre,
senza atto deliberativo, il comune di Palermo ha preso in
affitto in via dell'Olimpo un immobile da adibire a scuola
elementare e delegazione municipale. Non esiste un contratto
di locazione, ma semplicemente una lettera del sindaco che si
dichiara disponibile a ricevere questi locali.
   La giunta municipale a fine anno ha deliberato un impegno
di spesa di 8 miliardi e 900 milioni per il pagamento dei
canoni di locazione. Quindi, non è vero che si sta cercando di
uscire dalla politica degli affitti; si sta invece prevedendo
di continuare come per il passato.
   Nonostante una delibera del consiglio comunale che prevede
la revoca del contratto con la società di brokeraggio Nikols
Spa, facente capo al signor Falletti, braccio destro di
Graziano Verzotto, continuiamo
                        Pag. 1566
 a pagare le compagnie di assicurazione tramite tale
broker. Questa società è stata cacciata dal Banco di
Sicilia perché non faceva gli interessi di detto istituto. Le
aziende municipalizzate di Palermo sono da tre anni in regime
di proroga ed ora commissariate. L'AIMAT, l'azienda dei
trasporti, ha un deficit di 83 miliardi. Nessuna commissione
amministratrice ha mai pensato di bandire, nonostante sia
operativo dal 1990 un regolamento dell'azienda, un concorso
per l'assunzione di un direttore, carica attualmente ricoperta
da un perito industriale anche se il regolamento prevede che
l'incarico sia affidato ad un laureato in ingegneria o in
giurisprudenza. Nonostante tutto ciò, alla Nikols non sono
stati revocati i contratti e perfino l'AIMAT dopo quella
delibera del consiglio comunale ha stipulato un nuovo
contratto con detta società.
   Fornirò alla Commissione una ricca documentazione, dalla
quale si evince con assoluta chiarezza che il fabbisogno delle
aule non è quello riferito dall'assessore Lo Nigro.
  VITO RIGGIO. La situazione dell'edilizia scolastica di
Palermo, come tutti abbiamo verificato, ha origini e radici
lontane. Alcuni hanno fatto un cenno al tentativo di
pianificazione compiuto dalla giunta nel 1989. Gradirei un
chiarimento su questo punto.
   Se non ricordo male, in un ordine del giorno proposto nel
1985 dal gruppo Città per l'uomo e votato all'unanimità dal
consiglio comunale, si affermava la necessità di recuperare le
aree attraverso la modifica del piano regolatore, di attivare
i fondi regionali (di cui non si è discusso in questa sede) ed
i piani regionali programmati nel corso degli anni settanta e
di procedere ad una graduale trasformazione degli affitti in
proprietà attraverso il ripristino del patrimonio comunale.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Non si può fare perché non hanno i requisiti.
  VITO RIGGIO. Volevo sapere se Arcuri ricordasse questa
circostanza e come si sia tradotto il tentativo fatto dalla
giunta nel 1989 per modificare la condizione dell'edilizia
scolastica di Palermo.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Non era un ordine del giorno, ma un atto
deliberativo, presentato nell'agosto del 1989, molto
importante perché spezzava il ricatto della morosità e
separava il contenzioso dalla verifica dei requisiti.
  VITO RIGGIO. Chiedo al sindaco di fornire alla
Commissione gli atti di indirizzo del consiglio comunale
relativi agli anni 1985-1990.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Chiedo scusa per il ritardo dovuto anche al
notevole traffico di Roma e ringrazio il presidente per
l'occasione fornita alle forze politiche di dare una lettura
dei problemi palermitani.
   L'argomento concernente appalti, affitti, scuole, già
lumeggiato da alcuni uomini politici, è stato posto
all'attenzione dell'opinione pubblica e del consesso politico
del comune di Palermo dalle due relazioni presentate
dall'assessore ai lavori pubblici e al patrimonio in epoca
leggermente diversa ma non molto distanziata nel tempo. Queste
due relazioni hanno evidenziato disfunzioni e irregolarità
registrate nell'arco degli anni, fotografando ciò che è stato
e ciò che è in questa fase.
   Un consesso politico - permettetemi - una Commissione
parlamentare, oltre a guardare i particolari dettagli che sono
stati già ampiamente illustrati dall'assessore, dal sindaco e
dai consiglieri rappresentanti le diverse forze politiche,
dovrebbe prestare attenzione ai problemi generali che hanno
prodotto disfunzioni e irregolarità. In questo senso il nostro
gruppo ha presentato un promemoria che, partendo da problemi
di carattere generale, cerca di fornire una spiegazione delle
numerosissime disfunzioni.
                        Pag. 1567
   La verifica della regolarità degli appalti e della
adeguatezza delle aree su cui edificare gli edifici scolastici
è di competenza della magistratura penale e di quella
amministrativa, alle quali spetta il compito di individuare
eventuali responsabilità. Un consesso politico deve trarre
conclusioni, e in questo senso ci siamo permessi di presentare
un documento partendo da una considerazione di carattere
generale: la città di Palermo ha avuto una continuità di
amministrazioni politiche, quasi sempre in regime
maggioritario, dall'inizio della Repubblica ai giorni nostri.
  PRESIDENTE. Alcune di queste cose le ha già espresse nel
documento.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Desideravo sintetizzare.
  PRESIDENTE. Vorrei pregarla di sintetizzare sul tema
specifico relativo a locazioni scolastiche-appalti, altrimenti
si apre una discussione politica generale che potrete fare in
consiglio comunale.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. La lievitazione negli affitti degli edifici, con o
senza requisiti, dell'Immobiliare Strasburgo e
dell'Immobiliare Leonardo da Vinci ha un significato
importante, che rischia di non essere compreso se non ci si
sofferma sul meccanismo che porta a tali risultati. In
presenza di fatti illegali ognuno di noi, come per alcuni
aspetti è stato fatto, avrebbe già presentato regolare
denuncia alla magistratura penale o a quella amministrativa.
Se questo non è stato fatto, vuol dire che i limiti o i
contorni di intervento della magistratura penale o
amministrativa non erano presenti. Esiste invece un problema
politico per comprendere il perché.
   Nella problematica fattispecie dei fitti delle scuole e
degli appalti, Palermo ubbidisce ancora alle norme del vecchio
piano regolatore del 1962, realizzato al 1993 interamente per
la parte riguardante l'edilizia residenziale. Non è stata
ancora attuata invece, nonostante siano trascorsi trent'anni,
la parte concernente i servizi e le urbanizzazioni primarie e
secondarie. Che significa questo? Vuol dire che abbiamo uno
sviluppo non regolato dell'insediamento abitativo e delle
cubature...
  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma stiamo parlando di
alcuni aspetti concreti.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al
comune di Palermo. Ci sto arrivando.
  PRESIDENTE. Per cortesia, ci arrivi immediatamente.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Quindi, il rapporto tra edilizia,
cubatura-abitanti e servizi-scuola non è normale.
Paradossalmente è invece normale che in una città come Palermo
- e forse anche in altre città italiane - la necessità di dare
risposte alla popolazione scolastica e all'amministrazione
comunale, quanto ai servizi e agli uffici di
un'amministrazione comunale, venga soddisfatta con gli
affitti, poiché le amministrazioni succedutesi non hanno
pensato in tempo a costruire, rimodernare o ristrutturare
edifici di proprietà statale o comunale oppure a predisporre
programmi di edilizia scolastica.
   A Palermo, come in altre città, che cosa si è evidenziato?
Inviterei tutti i componenti la Commissione a leggere le
relazioni predisposte dagli assessori al comune di Palermo
Vicari e Lo Nigro, in cui si osserva che nell'arco degli anni
- dal 1980 e forse anche più indietro, ma certamente, in modo
più leggibile, dal 1985 al 1993 - la pratica degli affitti e
dei rinnovi presenta aspetti non eccessivamente chiari. Bene
ha fatto Figurelli a dire che il consiglio comunale in quel
particolare momento aveva approvato all'unanimità
l'istituzione di una commissione di indagine che ancora non ha
concluso i suoi lavori.
                        Pag. 1568
  PRESIDENTE. Credo che non li abbia ancora iniziati.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Si evince dalla relazione che non è stata posta
attenzione alle scadenze contrattuali e che all'atto della
stipula dei contratti non sono state osservate l'agibilità dei
locali e la loro destinazione d'uso; quindi non è stata
prevista o studiata l'utilizzazione secondo i fini previsti di
tali immobili. Inoltre, in moltissimi casi non sono state
richieste le certificazioni antimafia, così come non è stata
eseguita una valutazione adeguata dei canoni e dei prezzi.
   Non desideravo addentrarmi nella questione, ma il
presidente ha richiamato l'attenzione su due aspetti
particolari. Non posso contraddire l'orientamento del
presidente della Commissione; credo però che il problema vada
posto in termini generali al fine di comprendere perché si
arrivi a questa situazione.
  PRESIDENTE. La sua relazione serve a questo!
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Debbo dire che queste due relazioni sono lo
specchio della disfunzione amministrativa e della cattiva
gestione politica delle amministrazioni che si sono succedute
nel tempo.
   Altro aspetto non citato è quello degli appalti. Palermo
ne ha dati pochi, vuoi per interventi legati alla legislazione
nazionale, vuoi per particolari contingenze, come lo
scioglimento del 1985 e quello successivo del 1989 o 1990. Gli
appalti sono stati spostati su organi diversi, ossia sulla
regione oppure nella città di Roma: per esempio, per i
Mondiali 90 è stato costituito un comitato apposito. Il
problema del comune di Palermo in materia è relativo, perché
il suo intervento è finalizzato alla tradizionale gestione
delle strade, delle fogne e dell'illuminazione, che in epoca
recentissima il consiglio comunale ha assegnato alle aziende
municipalizzate.
   Non avendo potuto seguire lo schema fissato in ordine agli
argomenti di carattere generale, quanto dirò potrà anche
sembrare dispersivo; tuttavia credo sia opportuno fornire
elementi di valutazione, da riprendere semmai in una seconda
fase.
   Nel corso del dibattito odierno non si è ancora parlato
della gestione della cosa pubblica a Palermo e, con
riferimento agli appalti, alle strade, alle fogne eccetera,
della gestione delle aziende municipalizzate. Senza entrare
nel merito, formulerò una sola riflessione: nell'arco degli
anni la qualità degli amministratori, come espressione di
vertice, è certamente mutata in meglio, se il meglio è
rappresentato dall'assegnazione della presidenza delle
municipalizzate a persone particolarmente competenti nel
settore, con titoli professionali qualificati. A Palermo, su
quattro aziende municipalizzate, tre sono state gestite da
docenti universitari spesso competenti e specialisti in
materia. Nonostante ciò, la gestione delle aziende rivela
risultati fallimentari. E' una riflessione che sottopongo alla
valutazione della Commissione per capire il motivo in base al
quale, nonostante - lo ripeto - la presenza di qualificati
esperti al vertice, le aziende creino disfunzioni.
  PRESIDENTE. Lo proporremo a chi sostiene il governo dei
tecnici!
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di
Palermo. Non è una critica al governo o alla gestione dei
tecnici, ma semmai un invito a riflettere per capire come mai
nonostante la presenza di tecnici la gestione vada male. Come
accade altrove, immagino.
  PRESIDENTE. Chiedo scusa, vorrei sottoporvi un problema
concernente l'ordine dei lavori. Il presidente Campione deve
recarsi a Palazzo Chigi intorno alle 13. Poiché ritengo utile
ascoltare l'intervento del presidente regionale, dobbiamo
disciplinare i nostri lavori. Invito pertanto i consiglieri
comunali di Palermo
                        Pag. 1569
che ancora devono intervenire ad essere particolarmente
stringati.
  VITTORINO LA PLACA, Capogruppo della DC al comune di
Palermo. Il primo commissario intervenuto è stato
l'onorevole Folena, che ha svolto alcune considerazioni ed ha
posto quesiti, avendo come punto di riferimento una
determinata tesi. L'onorevole Folena ha sostenuto non solo che
la mafia condiziona gli affitti a Palermo ma anche che il
diritto all'istruzione non è garantito. Al termine
dell'intervento ha avanzato anche una proposta, ossia che ai
fini della correzione dell'attuale situazione probabilmente
può essere utile l'istituzione di una autorità dotata di
particolari poteri.
   Nel dichiararmi d'accordo con le conclusioni
dell'onorevole Folena, vorrei illustrare le considerazioni che
supportano questa mia condivisione di pensiero.
   L'onorevole Folena ha sostenuto che già nel 1972 la
relazione Cattanei della prima Commissione antimafia conteneva
un capitolo riguardante le strutture scolastiche, in cui si
affermava che gli affitti avevano qualche relazione con
ambienti che potevano essere riferiti al potere della mafia.
Dal 1972 al 1993 sono passati tanti anni. Nel 1989 la giunta
municipale ha assunto una delibera - la n. 2664 del 5 agosto
1989, sulla quale numerosi commissari hanno chiesto notizie -
che è importante sotto un duplice profilo: non solo perché è
un atto con il quale si tenta di avviare un'indagine sulle
necessità da soddisfare e sulle previsioni relative
all'edilizia scolastica, al fine di ridurre progressivamente
le locazioni passive ed utilizzare al meglio il patrimonio
comunale, ma anche perché con essa si sistema tutto fino alla
fine del dicembre 1989. Successivamente ne è stata emanata
un'altra che allunga il periodo di un semestre, cioè fino al
mese di giugno 1990.
   Si tratta di una delibera che evidenzia l'opportunità di
procedere, prima della stipula di eventuali definitivi
contratti, ad accertare se l'immobile risulti indispensabile
oppure no ai fini dell'utilizzazione come scuola o ufficio e
se esso, pur essendo indispensabile per le finalità cui è
destinato, abbia i requisiti previsti dalla legge. E' la prima
delibera di razionalizzazione nell'ampio, discusso e
discutibilissimo comparto degli affitti (i quali però sono
sempre quelli di ieri e di oggi), che tuttavia non mette in
discussione né la quantità degli affitti né la titolarità del
contraente e neppure altri rilievi sottolineati in questa
sede. Ho fatto questa osservazione perché, con il procedere
del tempo, dal 1990 al 1993, ci siamo trovati, come consiglio
comunale, un carico di questioni non concluse cui se ne sono
aggiunte altre, come i contratti rescissi per morosità più o
meno colpevole o sulla base di altre iniziative. Nonostante
ciò, abbiamo dovuto assicurare la fruizione del diritto
all'istruzione.
   Questa è in sostanza la tematica che il consiglio comunale
deve esaminare e che forma oggetto di una serie lunghissima di
inadempienze che l'assessore regionale agli enti locali ha
contestato al comune, assegnando - come messa in mora - solo
sessanta giorni di tempo. Se tale termine non dovesse essere
ripetuto, lo scioglimento del consiglio comunale ne sarebbe la
conseguenza.
   Se così stanno le cose, e certamente stanno così,
lasciando salvi e impregiudicati gli sforzi, i tentativi
necessari e le esigenze giustissime relative all'accertamento
delle responsabilità d'ordine politico e non, la questione è
presente nella comunità palermitana e ad essa deve far fronte
l'amministrazione comunale. Quest'ultima, secondo me, non è in
grado di affrontare e risolvere la problematica. Infatti, i
requisiti previsti dalla legge - ossia la prevenzione dagli
incendi, i nulla osta, la certificazione di agibilità,
l'idoneità igienica e quant'altro - ivi compreso quello
dell'irreprensibile condotta (il cosiddetto certificato
antimafia) dei titolari dei contratti o dei singoli
contraenti, se fossero più di uno, non sempre ci affrancano
dal rischio di "consentire" - senza aver nulla a che fare -,
perché ci possono
                        Pag. 1570
essere fatti inquietanti e infiltrazioni gravi e perniciose
nell'amministrazione comunale.
   E' necessaria quindi un'autorità - perciò concordo con
l'onorevole Folena - dotata di poteri diversi e anche più
semplici, che affronti fin da ora (siamo nel mese di marzo e
l'anno scolastico comincia a settembre) le problematiche
citate per dare certezza di allocazione logistica agli alunni.
  GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo
al comune di Palermo. Premetto che sono consigliere
comunale da qualche giorno e che solo ieri sera ho appreso di
essere stato invitato alla riunione. In particolare,
sostituisco il dottor Alongi, che è stato per otto anni
consigliere del comune di Palermo e che si è dimesso - è
giusto dirlo in questa sede - per dare un segnale molto forte,
per richiamare la classe politica cittadina e - perché no? -
regionale alle sue responsabilità.
   Fatta questa premessa, mi preme anche dire che, ricoprendo
solo da poco l'incarico di consigliere, sono ancora in grado
di parlare da cittadino. E' un fatto anomalo ma credo che
potrà essere utile.
  PRESIDENTE. Passa presto; poi vedrà.
  GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo
al comune di Palermo. Bene, allora approfitto!
   Palermo si aspetta molto da questa audizione,
dall'attenzione che oggi la Commissione antimafia mostra verso
i suoi problemi, che non sono soltanto quelli degli affitti!
Di questi ultimi si è parlato a lungo, e credo che lo scenario
sia chiaro per chi voglia vedere chiaramente. Ma ritengo che
qui non si possa essere alla ricerca di una autorità per ogni
singolo problema, altrimenti Palermo dovrebbe essere la città
commissariata per eccellenza. Affrontare il problema da tale
punto di vista mi sembra alquanto superficiale. Palermo ha
bisogno di un metodo di lavoro, ha bisogno di creare con la
Commissione antimafia, alla quale dà la sua fiducia, un filo
diretto. Se Palermo è la capitale della mafia, lo è non
soltanto perché muoiono i magistrati nelle sue strade, ma
soprattutto per le condizioni di degrado in cui versa la
città, la sua provincia, la maggior parte del territorio
regionale.
   Ciò che serve, ciò che noi ci aspettiamo dalla Commissione
antimafia, è la risoluzione non solo di un problema importante
come quello delle scuole ma anche del problema di come mandare
i giovani a scuola, l'anno prossimo, possibilmente in posti
decenti. Invito la Commissione antimafia a venire a vedere le
scuole di cui parlavano i consiglieri Figurelli ed Arcuri.
Accadono cose incredibili! Mia moglie insegna in scuole
dinanzi alle quali voi non posteggereste nemmeno le vostre
macchine! Mi riferisco soprattutto alle scuole situate nel
quartiere Settecannoli, di cui è già agli atti la petizione
presentata dai cittadini. Tale quartiere - come ha giustamente
sottolineato il sindaco Orobello - è uno dei peggiori,
certamente meno famoso dello ZEN, ma più degradato. Ciò che
vuole Palermo è dunque un metodo di lavoro.
   Oggi si parla degli affitti. Da trent'anni la
circonvallazione di Palermo non riesce a decollare. I beni
monumentali della città vanno in degrado; quelli che
dovrebbero essere restaurati non lo sono da vent'anni (mi
riferisco al teatro Massimo). In vent'anni si è fatto
l'Escorial, in diciotto anni Versailles...
  ENRICO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Tre trattative private per il teatro Massimo!
  GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo
al comune di Palermo. Non si riesce a restaurare il teatro
Massimo di Palermo.
   Sulla situazione del quartiere di Settecannoli ho
presentato la relativa documentazione.
   Gravissima è la situazione della refezione scolastica.
Vorrei che qualcuno mi
                        Pag. 1571
spiegasse - non voglio trasformare quest'aula in quella del
consiglio comunale, ma intendo riferirmi a quanto detto prima
- perché da due anni non si riesca ad avere tre imprese che
partecipino al bando di concorso. E' questo il motivo
ufficiale che è stato addotto! A Palermo mancano cioè imprese
che partecipino ad un bando di concorso necessario a far
decollare la refezione scolastica. Vorrei che la Commissione
antimafia meditasse. I cittadini di Palermo desiderano che
questa Commissione li aiuti a capire perché nella loro città,
lo ripeto, non vi siano tre imprese in grado di partecipare al
bando di concorso finalizzato alla refezione scolastica dei
bambini. Il risultato è che Palermo è da due anni l'unica
metropoli d'Italia che non ha la refezione scolastica.
   Un altro grave problema che vorrei sottoporre
all'attenzione della Commissione, prima che sia troppo tardi,
è quello relativo alla precisa vigilanza su un'area
importantissima a ridosso della circonvallazione di Palermo:
l'area di Altarello, dove gruppi privati, dopo aver acquistato
dei terreni per uso agricolo, fanno di tutto nella commissione
urbanistica del comune per modificare la destinazione d'uso
delle aree e quindi devastare una delle zone più belle, uno
degli ultimi dei polmoni verdi rimasti nella città di Palermo,
certamente superiore per bellezza e per purezza del territorio
alla stessa Favorita.
  PRESIDENTE. Mi scusi, dove rimane Altarello?
  GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo
al comune di Palermo. Mi riferisco alla zona del Castello
dell'Uscibene. Si tratta di una zona miracolosamente salvata
dal degrado vuoi per la presenza dell'aeroporto vuoi per altri
motivi (Commenti).
  PRESIDENTE. Sappiamo che i militari e la Chiesa hanno
salvato il patrimonio naturale. Questo è un altro di quei
casi!
  GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo
al comune di Palermo. In questa sede è bene parlare con le
prove! (Interruzione del sindaco di Palermo, Manlio
Orobello). Signor sindaco, mi riferisco ad una questione
sulla quale lei non è stato, in passato, d'accordo con me.
   Colgo l'occasione odierna per dire anche che Palermo è
l'unica città in cui non è decollata una delle più meritorie
leggi varata dalla regione, quella sull'assistenza agli
anziani. A Palermo pullulano le case di riposo private: è
tutto un fiorire!
  GIUSEPPE CAMPIONE. Presidente della giunta regionale
siciliana. Desidero ringraziare la Commissione per
quest'occasione che mi è stata data, pensando di poter
parlare, in termini più ampi, della situazione regionale,
anche se in maniera più accelerata, partendo da quanto si è
detto qui stamane. In fondo, quello che è emerso è uno
spaccato del degrado istituzionale, di difficoltà vistose, di
raccordi - perché no? - in talune situazioni tra modi di
gestione e presenze mafiose che si inseriscono nel territorio.
Ne riparleremo appunto partendo da quanto detto e ricordandoci
che non vi è soltanto tale grave aspetto a Palermo. Mi
riferisco a talune situazioni la cui documentazione consegnerò
al presidente della Commissione, ed in particolare a tutte le
diffide che sono state formulate dalla regione in merito alle
numerosissime inadempienze del comune di Palermo, riguardanti
tutti i problemi relativi ai servizi e alle disfunzioni di
vario genere.
   Come diceva anche il sindaco nel suo intervento, si vede
che c'è un degrado, un degrado che oggi stiamo esaminando
partendo dal discorso della scuola e degli appalti scolastici,
ma certamente si tratta di un fatto molto più complesso, che
tocca la storia di questa città.
   Il sindaco di Palermo ha cercato in qualche modo di
riferirsi a tale storia. Non era forse questa la sede per
approfondire maggiormente il significato di questa storia;
fatto sta che noi oggi dobbiamo cercare di gestire i suoi
esiti
                        Pag. 1572
negativi: processi deformati di selezione delle classi
dirigenti, situazioni di connivenza, atteggiamenti di
riduttività rispetto all'insorgere della presenza del fenomeno
mafioso. E' inutile ricordare che soltanto da una decina
d'anni di tutto questo si parla esplicitamente, in virtù dei
movimenti della Chiesa e di tutti coloro che in qualche modo
hanno alzato alta la voce per denunciare situazioni di questo
genere. Prima il ventre molle della città era sostanzialmente
rivolto a diminuire la portata reale di questi fenomeni. Credo
comunque che queste siano delle conquiste perché la
consapevolezza della città è cresciuta negli ultimi anni.
Basterebbe verificare cosa abbia significato tale movimento in
termini anche di presenza fisica, di occupazione talvolta
della città e anche di nuova resistenza rispetto a tutto
quanto è venuto fuori. Non vi è stata soltanto un'accettazione
passiva, sbigottita, rispetto ai fatti di violenza, ma anche
un tentativo di reazione. Rispetto a tutto questo le
istituzioni non si sono attrezzate a sufficienza per poter
essere presenti.
   Segnalare tale situazione a me sembra importante in un
momento in cui da parte nostra deve essere assolutamente
rifiutato un vecchio modello secondo il quale doveva essere a
tutti i costi rivendicata una sorta di autonomia, pensando che
quest'ultima ci avrebbe consentito di risolvere tutti i
problemi, in maniera quasi autarchica. Invece, un'autonomia
lasciata a se stessa avrebbe provocato quei fenomeni di
entropia che poi finiscono con il creare altre situazioni di
degrado per vie interne, attraverso processi di accumulo senza
fine delle situazioni che poi arrivano a condizioni di
sottosviluppo e di degrado sociale e politico.
   Occorre riaccostarsi in termini diversi alla comunità
nazionale, richiedendo una solidarietà non astratta ma tale da
farci ripartire dal tentativo di mettere le carte in regola.
Era questa la tesi di Piersanti Mattarella; tesi che è stata
anche del sindacato, di una parte delle forze politiche o di
una parte interna alle forze politiche, perché si è trattato
di un discorso che non è stato forse di tutti ma che ha
attraversato movimenti e partiti. Credo che alla fine questo
discorso abbia creato una situazione di consapevolezza
generale.
   Quanto al tema degli appalti, certamente esso non è nato
all'improvviso. Più volte sono stati posti in essere tentativi
per cercare di modificare la situazione. Ho letto nelle scorse
settimane l'analisi compiuta dal capitano dei ROS Di Donno
dinanzi alla Commissione antimafia. Ci siamo ritrovati in
molte di quelle considerazioni, proprio perché avevamo fatto
proprio le stesse valutazioni alcuni anni prima, certo senza
la capacità di approfondire nei termini che sono stati
prospettati nella relazione.
   Non sono in grado di dire se dietro tutte le opere
pubbliche vi sia sempre una combine pilotata da centrali
di carattere mafioso: altri dovranno accertarlo. Però, per
quanto riguarda tutte le fattispecie espresse, basterebbe
riferirsi, per esempio, al documento della Commissione
antimafia allorquando, alcuni anni fa (nel 1988), furono
esaminati i casi delle Madonie, di Cefalù, a seguito delle
denunce del vescovo Caterinicchia, per vedere che in fondo a
certe conclusioni eravamo giunti anche noi: parlo della
mancata programmazione delle opere, della casualità degli
interventi, del fatto che i comuni dovevano accettare che vi
fosse comunque una qualche intermediazione, quasi un lavoro
chiavi in mano, che veniva offerto proprio perché mancava una
programmazione di carattere regionale. Spesso da parte di
nuovi soggetti sulla scena delle intermediazioni veniva
esercitato un tipo di mediazione non più soltanto dalle
imprese ma anche da professionisti, un po' manager, un
po' elemosinieri, un po' factotum, presenti nel
territorio e che finivano con il determinare l'andamento del
mercato delle opere pubbliche, prescindendo dalle scelte e
dall'ordine di priorità dei programmi predisposte dalle
amministrazioni locali. Da sindaci e da amministratori è stato
detto che chi non stava a queste regole finiva con
                        Pag. 1573
il non avere lavoro e quindi per non realizzare alcunché per
la propria comunità. C'era quindi una sorta di stato di
necessità nell'accettare la presenza di questi mediatori. Se
si trattasse poi realmente di stati di necessità o invece di
situazioni di complicità è un altro discorso. In ogni caso, da
parte dei sindaci venivano rilasciate tali dichiarazioni e
veniva invocata una soluzione diversa per gli appalti, tenendo
presente che il sistema dei lavori che non finiscono mai (le
varianti, la revisione dei prezzi e via dicendo) era un modo -
come ha ben precisato nel suo intervento il capitano dei ROS
dinanzi alla Commissione antimafia - per riuscire a recuperare
tutti i ribassi d'asta. In sostanza, il tentativo attuato con
la legge n. 21 del 1993 di escludere l'amministrazione dal
mercato delle opere pubbliche finiva per andare in crisi di
fronte al fatto che comunque l'amministrazione rientrava in
gioco per consentire queste gratificazioni vistose, che erano
tali non soltanto per le imprese, ma anche per il
finanziamento della politica, o di certa politica e di certe
amministrazioni.
   Siamo partiti da tale realtà e se in questo periodo in
Sicilia siamo riusciti a portare avanti alcune iniziative è
stato perché, rendendoci conto di ciò, abbiamo cercato di
rimboccarci le maniche tutti insieme, anche le forze che in
passato non avevano partecipato alla gestione della cosa
pubblica. Per la prima volta, in un nuovo clima politico, esse
hanno accettato di parteciparvi per cercare di superare il
disastro attraverso la riscrittura delle regole, partendo
dalla necessità di separare la politica dalla gestione,
attraverso una revisione sostanziale dei modi di esprimersi
del potere all'interno delle amministrazioni locali: non
soltanto con l'elezione diretta del sindaco, ma anche con una
suddivisione dei compiti tra sindaco e consiglio che risulti
più drastica e chiara rispetto a quanto non sia previsto nella
legge nazionale sugli appalti - illustrata dall'assessore
Magro - nei cui confronti abbiamo già compiuto tutti gli atti
necessari in tempo utile.
   Ricordo che la legge n. 21 è entrata in vigore alla fine
di gennaio di quest'anno e ai primi di marzo abbiamo stabilito
le condizioni per accedere agli albi delle nuove agenzie
(dieci, compresa quella centrale) che sostituiranno le 1.600
stazioni appaltanti disseminate sul territorio. Tutto questo
consente, rispetto al passato, di esercitare un più puntuale
controllo della situazione, ma anche di disporre di
un'attrezzatura più impermeabile nei confronti dei gruppi di
pressione che si manifestano all'interno del territorio;
infine sono state emanate alcune circolari sull'impatto
ambientale, anche con riferimento ai periodi di transizione.
   Tali iniziative sono state accompagnate per certi versi
dal comportamento di chi ritiene che questa legge finisca per
bloccare in maniera definitiva i lavori: preoccupazione in
alcuni casi motivata e sulla quale ci stiamo confrontando con
i costruttori. Altri comportamenti ci sembrano giustificati
non tanto dalla preoccupazione del nuovo, quanto dal fatto che
si vuole modificare questa legge. L'invocazione di adottare la
legge nazionale non è nuova; anzi, ricordo che anche agli
inizi degli anni ottanta, quando si stava ponendo mano
all'elaborazione di quella che poi sarebbe diventata la legge
n. 21 del 1993, si chiedeva di adottare - ripeto - la legge
nazionale. Con la stessa invocazione si cercava di superare un
altro provvedimento, allora considerato rivoluzionario, noto
come la legge Piersanti Mattarella, che risale al periodo
1978-1979.
   Su tale questione dobbiamo metterci d'accordo, poiché la
legislazione nazionale in materia di opere pubbliche è sempre
stata molto più permissiva di quella regionale, comunque sia
andata nel tempo determinandosi. E' chiaro che si tratta di
leggi regionali datate ma via via che si è affinata la
capacità di individuare dove si nasconde l'inghippo sulle
opere pubbliche esse sono andate perfezionandosi, fino
all'ultima legge regionale che nella sua impostazione mi
sembra particolarmente radicale.
                        Pag. 1574
   Le leggi nazionali - ripeto - sono sempre state molto più
permissive e l'invocazione a recepire la legge nazionale con
un semplice articolo ci veniva rivolta costantemente da alcuni
amici che allora erano determinanti nella vita politica
regionale.
   Voglio che la Commissione venga informata in modo
ufficiale del fatto che stiamo assistendo al sorgere di
un'altra questione; qualche mese fa abbiamo deciso di
convocare una conferenza stampa a Roma e siamo stati ospiti
dell'associazione della stampa parlamentare nella cui sede
abbiamo tentato di presentare il nostro provvedimento sugli
appalti. Avremmo voluto un'ampia partecipazione per cui i
giornalisti hanno invitato molte persone, informato le loro
testate e addirittura, per cercare di ottenere una maggiore
facilità di ingresso in esse, hanno impostato un'azione
pubblicitaria. Sono intervenute troupe televisive, ma
soltanto il TG1 ha mandato in onda i nostri servizi
nell'edizione notturna, i quali poi sono stati trasmessi sul
TG3 Sicilia (in pratica inutilmente). Vi è stata un'agenzia
che ha mandato lì per caso una praticante che ha descritto la
conferenza in maniera inconcludente, commettendo vistosi
errori. Gli altri giornali, salvo Il Popolo, che è uno
dei nostri consulenti, non hanno invece pubblicato neanche una
riga. A parte ciò, non abbiamo avuto alcuna possibilità di
ingresso nelle testate, tant'è vero che alla fine abbiamo
deciso di soprassedere, rinunciando alla pubblicità
redazionale, perché a quel punto avremmo dovuto cercare di
capire perché la nostra proposta non potesse avere ingresso.
   Per quanto riguarda il ministro, dobbiamo metterci
d'accordo su alcune questioni: egli è stato presidente della
Confindustria, e per diventare tale, come sappiamo, ci vuole
un notevole appoggio da parte della FIAT. Ora, al di là del
fatto che egli fosse un indipendente del mio partito, è
evidente che ha ricevuto stimoli per fare in modo che non si
tenesse conto di questa proposta di legge. Tra l'altro, in
materia non abbiamo avuto una sola audizione in sede di
Commissione lavori pubblici, e ciò mi sembra assurdo, perché
si poteva almeno cogliere l'occasione per contestare alcune
delle nostre affermazioni. Invece siamo stati totalmente
ignorati, con l'aggravante che la parte iniziale della
proposta, come sovente accade nelle leggi nazionali, è stata
interpretata come legge quadro, per cui potrebbe saltare.
L'invocazione da parte di alcuni gruppi di pressione regionali
è quella di far scattare il meccanismo della legge quadro
nazionale, con il quale tutto lo sforzo dell'assemblea
regionale finirebbe a carte quarantotto. Ho voluto rendere
pubblico questo episodio, che il presidente Violante già
conosceva perché ho avuto occasione di parlargliene.
   Il dibattito sul tema delle regole prosegue; infatti
abbiamo disgregato una parte del potere che avevamo ereditato
in sede regionale, sciogliendo gli enti economici regionali
non attraverso una fase di privatizzazione alla cieca, ma
cercando di risolvere il nodo dei rapporti tra politica ed
affari. Stiamo cercando di smontare il mito della regione
imprenditrice, perché questa concezione ha creato scompensi in
termini di tenuta complessiva della moralità del sistema,
oltre che guasti economici molto gravi e preoccupanti. Si
calcola che nel corso di questi anni lo sperpero sia stato di
circa 4-5 mila miliardi.
   Anche le nomine devono essere svincolate dalle logiche di
lottizzazione con una nuova consapevolezza da parte delle
forze politiche, che hanno preferito restare un passo indietro
rispetto alle decisioni istituzionali che invece sono state
assunte con una logica che prescinde dalle appartenenze e
dalle lottizzazioni. Ci saranno stati casi in cui qualcuno è
anche appartenuto, ma non è stata certamente l'appartenenza il
motivo di fondo che ci ha determinati a decidere quella nomina
nell'ambito di questi processi di ristrutturazione che via via
hanno riguardato tutti gli enti, a partire dalle camere di
commercio. Credo che la nostra sia la prima regione che al
cento per cento affida le camere di commercio agli
imprenditori,
                        Pag. 1575
 i quali restano i titolari di tutta la strategia politica
delle stesse. Questo accade in una regione in cui per il
passato tutto veniva gestito secondo altre modalità,
soprattutto cercando di accontentare amici che, rimasti
spiazzati sul terreno della politica, ritrovavano in ciò un
modo per continuare ad essere presenti nella politica
generale, senza che questo significasse nulla per l'ambiente
delle imprese ed il mondo delle camere di commercio.
   Quindi, questo discorso che sta via via maturando è
cominciato dalle camere di commercio e continuerà su due temi
più importanti di tutti. Innanzitutto, la spaventosa crisi
economica, che secondo il ministro Mancino costituisce
un'enorme rischio per il Mezzogiorno, nel senso che può creare
la sensazione che vi sia bisogno di poteri alternativi, capaci
di dare risposte e quindi creare nuove solidarietà nei
confronti del potere mafioso o comunque della malavita
organizzata.
   Condivido tale allarme, però ritengo che a questo punto
non ci si possa limitare ad ammetterlo; ho avuto modo di dire
al ministro dell'interno, ma lo dirò anche al Presidente del
Consiglio, che alcune situazioni devono essere affrontate con
il Governo centrale. Probabilmente la sede di questo rapporto
sarà il Ministero del bilancio, ma ritengo che gli schemi e le
risposte di questi anni debbano essere riesaminati. Non
possiamo essere penalizzati doppiamente: la prima volta per la
presenza dell'ENI e dell'Enichem, che hanno distrutto il
nostro sistema costiero di eccezionale bellezza nonché
monumenti archeologici di valore straordinario, ossia risorse
non recuperabili o ripristinabili; la seconda volta per una
fuga improvvisa di tutto ciò che è esistito finora: mi
riferisco al fatto che l'ente ferrovie, trasformato in società
per azioni, si è reso conto che esistono "rami secchi" da
tagliare e pensa di poter addossare alla regione il problema
del personale ferroviario che sarà probabilmente licenziato;
infatti, tutto il tema dei trasporti è visto in chiave
diversa, senza che esso venga discusso in maniera adeguata in
sede centrale.
   Non possiamo sopportare tutto questo in una situazione di
finanza regionale che è andata via via appesantendosi;
infatti, anche se quest'anno abbiamo predisposto un bilancio
con 6 mila miliardi in meno, siamo riusciti ad accantonare,
con enormi sforzi da parte di tutti i settori
dell'amministrazione, 2 mila miliardi come fondi globali da
destinare all'occupazione e al sostegno delle attività
produttive, come risulta dai documenti che consegnerò alla
Commissione.
   Proprio perché stiamo compiendo questo sforzo dobbiamo
ottenere una solidarietà per il nostro impegno e per il
tentativo di creare, anche su tale versante, una linea di
resistenza rispetto ad una offensiva che potrebbe, a questo
punto, diventare anche più pericolosa di quanto finora sia
stata.
   La seconda questione riguarda la legge elettorale, tema
che affronteremo sabato prossimo presso la Commissione
bicamerale per le riforme istituzionali. Siamo stati
incaricati di coordinare il tema delle regioni a statuto
speciale ed abbiamo lavorato cercando di fare in modo che
tutti si rendessero conto che il problema è di esaltare non
tanto il senso della specialità, quanto l'esigenza di un nuovo
regionalismo in tutto il paese, dove la nostra condizione non
sia vista come una sorta di muraglia cinese in grado di
impedire i circuiti della comunicazione con il resto delle
altre regioni; quindi ci proponiamo di portare avanti, insieme
agli altri, una battaglia sulla nuova regionalità.
   E' questa la linea su cui continuiamo a muoverci. Però
voglio precisare che la nostra riforma elettorale si baserà
probabilmente sui documenti finora predisposti, i quali
dovrebbero essere esaminati dall'aula subito dopo il
referendum del 18 aprile; la logica di tali documenti è di
assegnare il 60 per cento dei seggi ai collegi con un sistema
maggioritario e poi operare un recupero attraverso forme
proporzionali con la lista regionale.
                        Pag. 1576
  PRESIDENTE. Provinciale o regionale?
  GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente giunta regionale
siciliana. Regionale, e probabilmente divisa nei due
collegi della Sicilia centrale e della Sicilia orientale;
comunque queste sono ipotesi di lavoro sulle quali non ci
siamo confrontati fino in fondo. Questa legge elettorale sarà
importante perché considero la riforma elettorale - per questo
sono anch'io un referendario - come |P'la madre di tutte le
battaglie|P'. Se non riusciremo a selezionare diversamente le
classi dirigenti, il problema non verrà risolto.
   Voglio però aggiungere che, per quanto ci riguarda - è
importante, perché il futuro della regione nuova dipende anche
da questo - se non riusciamo ad agganciare il tema della nuova
legge elettorale a quello della nuova forma di governo (come
deve essere eletto il presidente della regione, come deve
essere formata la giunta di governo, quali sono le
competenze), che è il preludio della riforma
dell'amministrazione, non avremo fatto granché. Dal momento
che queste cose appartengono ad una legge costituzionale,
approveremo la nostra legge-voto, ma poi dovremo trovare gli
spazi sufficienti perché tutto questo possa diventare modifica
dello statuto; altrimenti non avremo compiuto fino in fondo il
lavoro che intendiamo realizzare.
   Non sono ottimista rispetto a tutte queste cose; insieme
ai colleghi presenti questa mattina ed agli altri con cui
abbiamo discusso a lungo di questi argomenti sento il peso di
dover portare avanti il discorso delle nuove regole essendo
governati ancora dalle vecchie. Stiamo forse rischiando
qualcosa nel tentativo di fare politica in questo modo ma
cerchiamo di portarla avanti; fino a questo momento credo che
siamo stati fedeli all'impostazione del nostro programma
rispetto al quale abbiamo seguito una linea di coerenza che
difficilmente può essere contestata.
   Ultimo punto: Palermo e le elezioni a novembre. Su questo
registriamo posizioni variegate anche all'interno della
maggioranza. E' di ieri una dichiarazione del segretario
regionale del PDS Capodicasa con la quale viene sottolineata
l'urgenza di elezioni da svolgere in tempi rapidi; anche il
sindaco di Palermo, annunciando le sue dimissioni, ha svolto
considerazioni di questo tipo.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo MSI-destra
nazionale al comune di Palermo. C'è un ordine del giorno
approvato dal comune all'unanimità!
  GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della giunta regionale
siciliana. In sede di maggioranza regionale ancora non
abbiamo discusso questo tema.
   La nostra valutazione sarebbe stata quella di procedere al
tentativo di fare una sola sessione all'anno in materia
elettorale, cercando di arrivare alla semplificazione dei
fatti elettorali. Avevamo in mente di proporre - e di ciò
avevamo discusso con il commissario dello Stato per vederne la
praticabilità - una grande sessione amministrativa nella
primavera del 1994, per anticipare tutte le elezioni
amministrative che altrimenti dovrebbero svolgersi nel 1995.
   Dal momento che la nuova legge elettorale prevede una
durata di quattro anni per i consigli comunali, eliminiamo
questa fase di crisi che dappertutto si va determinando in
virtù di questo annuncio di modi diversi di elezione. Tutti
ritengono che l'elezione diretta del sindaco creerà nuove
condizioni di gestione positiva nelle amministrazioni; in
questa attesa, le amministrazioni si mettono in crisi, creando
condizioni di obiettiva difficoltà. Tra l'altro, non abbiamo
nemmeno più il personale sufficiente per gestire queste
situazioni di crisi, rispetto alle quali stiamo raggiungendo
un tetto di non sopportabilità.
   Desidero svolgere un'ulteriore considerazione. Nelle
situazioni di grande degrado, quando questo viene valutato in
sede di applicazione della legge n.16 (so che la Commissione
antimafia ne discuterà e ci farà piacere conoscere le
conclusioni
                        Pag. 1577
 cui arriverà) si ritiene necessario avere un lasso di tempo
maggiore per ripristinare le condizioni di agibilità politica,
i nuovi fatti di legittimazione delle istituzioni di fronte al
contesto sociale. In quei casi scatta un meccanismo per cui le
elezioni vengono svolte dopo diciotto mesi. Poco fa
l'onorevole Ayala, rivolgendosi ad Orobello, chiedeva se il
degrado fosse soltanto quello delle scuole o se ve ne fossero
altri. Tutte le inadempienze del comune di Palermo in qualche
modo possono ricollegarsi a quell'effetto perverso presente
all'interno del rapporto istituzionale con questi fatti di
interesse localizzati nella situazione palermitana. Tutto
questo non appartiene alle altre considerazioni? Non lo so:
sono valutazioni che dobbiamo fare con molta serenità e
tranquillità. Non ci sono pregiudiziali di carattere
ideologico rispetto al tema dell'anticipazione delle elezioni.
Valuteremo insieme queste situazioni. Certo il fatto che non
abbiano funzionato amministrazioni come quella di Orobello ci
fa pensare, ma proprio perché forze così importanti non hanno
avuto successo potrà essere tenuta presente l'idea di disporre
di un periodo più lungo per creare condizioni di agibilità
politica. Ne parleremo senza pregiudiziali ed arriveremo alla
fine ad una soluzione che dovrà poi ricevere il voto
dell'assemblea regionale. Non credo che potremo inventarci
guerre di religione per questioni che dovremo risolvere
pacificamente.
  PRESIDENTE. Nel passato, in analisi svolte sui rapporti
tra storia della Sicilia e storia d'Italia, tra questioni
politiche siciliane e questioni politiche italiane, si è fatto
più volte riferimento ad un criterio che ha guidato questi
rapporti. Butera in un suo studio fa riferimento al
sicilianismo inteso come una cultura tendente a tenere
separate le vicende siciliane da quelle nazionali, cultura
politica di cui ha approfittato molto spesso il Governo
centrale per tenere separati i problemi siciliani da quelli
nazionali.
   Da una serie di indizi - alcuni presenti nell'intervento
del sindaco Orobello, altri in quello del presidente Campione
- sembrerebbe che vi sia un elemento di svolta determinato da
una visione più nazionale di questi problemi. Questo è un dato
non secondario perché anche in questa sede si vede
frequentemente come la separatezza siciliana rischi di essere
un alibi per entrambi, favorendo processi di degrado e non di
composizione democratica.
  GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della Giunta regionale
siciliana. Sono d'accordo. Presidente, mi pare che nelle
valutazioni da me svolte rispetto alla necessità di stabilire
circuiti di comunicazione...
  PRESIDENTE. Direi che anche il nostro incontro si
colloca in quest'ottica.
  GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della Giunta regionale
siciliana. I colloqui che potranno svolgersi anche
successivamente in questa sede rappresentano un tentativo di
riportare in maniera più compiuta le questioni all'attenzione
del nostro paese. Il fatto, per esempio, di essere stati
collocati come estranei rispetto alla vicenda degli appalti
nelle opere pubbliche appartiene certamente a quella sorta di
rimozione, nel bene e nel male, che si opera nei nostri
confronti, questa volta probabilmente per preoccupazioni
diverse, altre volte per motivazioni di altra natura. Certi
atteggiamenti non sono soltanto leghisti; la cultura del paese
ha finito per rimuoverci e molto spesso abbiamo fornito alibi
perché questa rimozione potesse diventare più consistente,
potesse avere più spessore.
   Creare queste condizioni di comunicazione mi sembra
estremamente importante. Non c'è nessuna intenzione da parte
nostra - lo dicevo prima - di ripristinare condizioni di
autarchia, tra l'altro in una situazione come questa in cui
non avremmo nulla da fare di diverso.
   La nostra specialità potrà servirci non per ingaggiare un
braccio di ferro con il potere centrale, ma per guardare con
                        Pag. 1578
più attenzione ai fenomeni che dobbiamo registrare in casa
nostra.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Approfitto
della presenza dei presidenti della regione e dell'assemblea
per esprimere una notazione sulle elezioni nel comune di
Palermo. Mi rendo conto delle argomentazioni del presidente
Campione sull'opportunità del turno unico. In una situazione
normale, sarei il primo a sposare questa tesi. Affermo invece
che Palermo si trova in una situazione speciale; se la regione
è in grado di farci votare il 30 maggio, per quanto mi
riguarda, io - che quando mi sono dimesso da sindaco ho
dichiarato di non dimettermi da consigliere comunale - mi
dimetto all'uscita da questa riunione, per consentire le
procedure di scioglimento e il voto in tutti i comuni che in
Sicilia voteranno in quella data. Non è una battuta; è una
considerazione.
   Volevo partire dalla domanda rivolta dal presidente
Violante sul separatismo e sul sicilianismo. Il sicilianismo -
il separatismo è un'altra questione - non è un desiderio di
separazione, è la voglia di essere parte dello Stato, la
rivolta contro il fatto di essere considerati elemento
marginale o non integrato. Questo è per lo meno quello della
cultura maggiore; quello della cultura minore probabilmente
rispondeva ad altri interessi. Ahimé, se nel 1945 avessimo
sposato il separatismo, la Sicilia probabilmente sarebbe
governata dalla mafia; una cosa era il separatismo di Canese,
altra cosa era quello dei boss che sfilavano nelle
carrozze a Palermo e pesavano 150 chili l'uno; per intenderci,
Paolino Bontate e tutti gli altri capi del separatismo
palermitano.
   Il problema investe una richiesta di Stato. Non sono tra
coloro che all'indomani delle stragi o dei delitti mafiosi
hanno parlato contro lo Stato, attribuendo a questo ogni
responsabilità e dimenticando le matrici originarie di questi
delitti, che vengono dalla mafia; semmai, sono tra quanti lo
accusano di essere poco presente e registrano insufficienze
nello Stato e nei comuni.
   Concludo affrontando il tema del commissariamento.
Rischiamo di affidare la città di Palermo ad un commissario
che opera con le normali procedure, di fatto ad una burocrazia
o ad una struttura comunale che tutti abbiamo qualificato come
insufficiente. E insufficiente lo è stata, tranne in periodi
particolari, come quello della moratoria credo della legge
Bucalossi, quando in quindici giorni furono rilasciate alcune
migliaia di licenze che generalmente vengono concesse in un
anno. In quel caso, si registrò un'efficienza eccezionale da
parte della commissione edilizia eletta con gli stessi criteri
di quella che oggi si ribella contro il sindaco il quale
chiede che il progetto del teatro Massimo sia esaminato in
tempi brevi, ossia in dieci-quindici giorni, interpretando
tale richiesta come una prevaricazione.
   Non considero questo un intervento conclusivo, semmai
iniziale, perché da domani, non essendo più sindaco,
continuerò a svolgere attività politica nella città di
Palermo.
   In questa città le manutenzioni non vengono fatte da due
anni! Da cittadino lo apprendo "a naso", non vedendo alcuna
attività; da sindaco lo verifico nel momento in cui viene un
commissario dell'azienda che si occupa di manutenzione e mi
dice che deve licenziare gli operai perché con le cifre e i
mezzi di cui dispone non riesce a fare la manutenzione e non
si può assumere la responsabilità di tenere sessanta persone
che non fanno nulla. Avendogli chiesto che cosa accadesse
negli anni precedenti, risponde: "Quelli l'hanno fatto e io
non lo faccio". Abbiamo dovuto ricercare le soluzione per non
licenziare; ci siamo accorti nella sostanza in termini
concreti che le manutenzioni a Palermo non si fanno o si fanno
per modo di dire.
   Il sindaco risponde per l'amministrazione, ma non risponde
di quarant'anni di amministrazione. Non vorrei assolutamente
caricarmi di responsabilità che non sono mie e di questa
amministrazione;
                        Pag. 1579
 sarebbe per me facile - ma non lo faccio - addossarle a chi
realmente le ha, a chi - non alle persone, al gruppo dirigente
e di potere, senza voler dare un'accezione negativa al termine
"gruppo" - ha guidato le amministrazioni di Palermo nel
passato. Qualche volta mi è sembrato di sentirmi, da sindaco,
ospite un po' fastidioso (nel senso che davo fastidio) più che
capo dell'amministrazione comunale.
   Rispetto al tema della metanizzazione, invierò l'ultima
delibera del consiglio comunale di Palermo in cui non si è
potuto approvare il mutuo per la metanizzazione. Invierò alla
Commissione antimafia il verbale e l'atto deliberativo; si
tratta di una vicenda lunga, dalla quale usciremo in questi
giorni perché la commissione di controllo ha bocciato
l'affidamento in quattro lotti separati ed il progetto è stato
rifatto per un unico lotto ad asta pubblica. A proposito di
commissioni provinciali di controllo, ben vengano i CORECO e
si insedino presto. Non è possibile modificare le commissioni
di controllo e lasciare dopo venticinque anni gli stessi
funzionari che hanno gestito i bilanci, i concorsi, le
attività amministrative...
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Quattordici anni!
  PRESIDENTE. Quattordici per i controllori, ma per i
burocrati di più.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Ho già fatto
una polemica con la commissione di controllo, così come con le
altre insediate prima che avvenissero i fatti (come dire
durante il fascismo, non dopo il fascismo, allo stesso modo
dell'antimafia, che lavora quando c'è il pericolo e non quando
si sta tranquilli) ed ora non voglio aprire nessuna polemica,
né esprimere giudizi personali o di tipo amministrativo;
tuttavia secondo me va fatto un ragionamento di metodo.
   Il collega Toro ha sollevato il problema di un centro
commerciale nella zona di Altarello: ho presieduto la
commissione urbanistica che ha dato il voto favorevole ed
anch'io ho votato a favore di questo progetto, che non è mai
arrivato in consiglio comunale. Vi è un dibattito in corso e,
per quanto mi riguarda, sono pronto a ripensarlo; il problema
è di non essere criminalizzati per un atto che si compie. Vi
sono persone che, come me, possono non impaurirsi troppo di
fronte ad una minaccia mafiosa o ad una intimidazione ma che
si trovano totalmente indifese di fronte ad attacchi
concernenti il proprio patrimonio ideale e politico;
personalmente mi sento indifeso quando mi si accusa di essere
uno sfasciatore del territorio oppure complice di un
imbroglio. Il rischio è di decidere in base a fatti emotivi e
non su basi razionali. Sono pronto a rispondere delle mie
azioni in qualunque circostanza e, se qualcuno ha da dire
qualcosa su tale questione, che non riguarda soltanto aspetti
di carattere amministrativo o tecnico, lo faccia anche qui
dentro e gli prometto di non sporgere querela.
   Palermo è una città con una forte presenza mafiosa, non
soltanto nel comune, ma anche nelle camere di commercio e in
generale in tutte le strutture. Per quanto riguarda la
questione degli appalti, che è di estrema importanza, la
presenza ed il controllo non sono legati all'attività del
sindaco, del presidente della regione o dell'assessore; a
Palermo si dice che gli appalti dei Mondiali 90 abbiano
risposto ad una determinata logica territoriale, ma questo non
significa che l'amministrazione che ha bandito le gare
d'appalto sia partecipe di questo. La realtà è che, se si fa
un bando d'appalto che poi viene vinto dall'impresa che fa
riferimento a Madonia in galera, a Pullarà o a qualcun altro,
non è detto che il sindaco e l'amministrazione - questa o
un'altra - siano complici.
   L'onorevole Ayala ha fatto il magistrato e conosce la
realtà molto meglio di me: la città non chiede assoluzione, ma
chiede aiuto allo Stato, proprio per quel senso di non
separatezza e di sicilianismo inteso come orgoglio e
rivendicazione di
                        Pag. 1580
alcune peculiarità culturali. Se si parla di separatezza,
allora non mi ritrovo in questo tipo di sicilianismo, il che
credo valga per la maggior parte dei siciliani, anche per
coloro ai quali è invece stato attribuito, tipo Sciascia (ma
entreremmo in problemi di altra natura rispetto ai quali vi
sono da fare considerazioni diverse). Il problema è
l'insufficiente presenza dello Stato, che dovrebbe farsi
maggiormente sentire. E' stata chiesta un'authority per
le scuole, che rappresenterebbe un momento di grande aiuto; il
fatto che chiediamo le elezioni significa che vogliamo
restituire subito al corpo elettorale la potestà, anche se
vinceranno idee che non condividiamo. Abbiamo scelto la regola
democratica: vinca chi ha più idee oppure chi si vede
riconosciuta la titolarità delle idee, giuste o sbagliate che
siano.
   Ringrazio la Commissione antimafia per averci dato la
possibilità di parlare in libertà, visto che non ci sono stati
condizionamenti ed ognuno di noi è intervenuto liberamente.
Sarei grato, non in qualità di sindaco ma di consigliere
comunale e di cittadino, che questo interesse non scemasse mai
perché, se ci illudessimo che l'arresto di Madonia, di Riina e
degli altri quattro picciotti di Altofonte abbia risolto il
problema della mafia, commetteremmo un errore storico, non di
cronaca.
  PRESIDENTE. Ne siamo assolutamente convinti.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nella storia
della Sicilia fra dieci anni si potrebbe dire che nel 1993 si
è compiuto questo errore, le cui conseguenze si pagherebbero
per altri cento anni. E' invece necessario che si vada a fondo
nelle questioni ed che ognuno faccia la propria parte, anche
se gli amministratori non fanno gli investigatori. Tuttavia
gli amministratori, siano essi sindaco, vicesindaco o
assessore, avvertono e comprendono alcune cose e per quelle
che sanno, anche se hanno paura di dirle, si comportano in
maniera tale da non consentire la penetrazione dell'illegalità
nell'amministrazione; per quelle che avvertono, facciano la
propria parte fino in fondo, facciano cioè gli amministratori
senza dire "non sono un carabiniere, un magistrato o un
investigatore"; dal loro punto di osservazione guardino negli
uffici, guardino il decreto n. 24. Il vicesindaco affermava
che vi sono 1.781 operai edili (1.500 circa, se sottraiamo 200
tecnici) che potrebbero rivoltare la città di Palermo dalla
mattina alla sera ogni giorno; la città viene invece rivoltata
per altre ragioni. Quel decreto non esiste più per quella
finalità, ma soltanto per altre cose, poiché essi fanno i
bidelli, i bambinai, gli impiegati e così via.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Con il secondo decreto potevano fare anche
questo!
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non abbiamo
più questa forza a disposizione della città. Ho insediato una
commissione di indagine, voluta dal consiglio comunale alcuni
giorni fa, che porterà avanti il proprio lavoro (deliberazione
non di investigatori, ma di amministratori che vogliono
conoscere cosa è stato fatto). Quante gare indiciamo per
l'acquisto del materiale e poi, dopo due anni, scopriamo che
il materiale non è stato acquistato o ne è stata acquistata
solo una parte perché le fatture a pagamento in base a quella
delibera sono pari soltanto ad un terzo !
   Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, l'unica strada
è quella dell'authority e del programma dei progetti.
Non so se siano giusti i numeri esposti dal collega Arcuri ma,
quali che siano, la situazione è ugualmente drammatica.
  PRESIDENTE. Onorevole Arcuri, lei era favorevole
all'authority?
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Totalmente contrario!
                        Pag. 1581
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nel prossimo
mese di ottobre ci ritroveremo a pregare il prefetto affinché
proroghi le locazioni degli immobili che abbiamo già.
  PRESIDENTE. Mi scusi, signor sindaco, vorremmo capire
meglio, al fine di poterci pronunciare. E' stata fatta
un'obiezione dall'onorevole Arcuri, o da altri, non ricordo:
vi è una serie di emergenze e se il meccanismo
dell'authority è quello che dovrebbe risolverle,
storicamente non sembra sia mai accaduto così. Per altro
verso, mettiamo da parte le amministrazioni e costituiamo una
confederazione di authority. Cosa risponde a questa
obiezione?
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. E'
un'obiezione assolutamente pertinente perché, se dovessimo
dichiarare forfait su tutto, non vi sarebbe neanche
ragione di chiedere le elezioni. Tuttavia vi è un problema che
porta in sé una serie di elementi: dalle immobiliari che hanno
il monopolio degli affitti alla presenza di inquinamento in
questo settore, all'incapacità di spendere da parte del
comune; tutto questo ha determinato un'emergenza
nell'emergenza, cioè una specialità dell'emergenza. La
questione è solo questa e non si tratta di un'emergenza
generale.
   Certamente i progetti sono stati carenti, ma sapete come
sono stati fatti i sondaggi geognostici per quelle scuole in
mancanza dei decreti di occupazione? Sono stati fatti ad
occhio, e Palermo è una tragedia anche come sottosuolo, perché
a venti metri si trovano cose completamente diverse...
  PRESIDENTE. La questione del greto dell'Oreto.
  MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Il caso
dell'Oreto rappresenta il metodo tradizionale di non fare il
sopralluogo, che è il primo atto che qualsiasi professionista
compie in presenza di un incarico progettuale (faccio il
geologo, quindi conosco queste cose): occorre verificare i
luoghi, controllare per esempio se il progetto concerne una
zona in cui sorge un castello normanno. Credo di interpretare
il pensiero della città nel dire che, poiché vi è la volontà
di andare avanti, lo Stato non ci deve lasciare soli, perché
da soli non ce la faremo.
  VITO RIGGIO. Vorrei richiamare l'originario intendimento
del mio sottocomitato e di quello presieduto dal senatore
Cutrera. Stiamo discutendo di un caso di studio, cioè del
fatto che per vent'anni in questa città non si è provveduto
all'adeguamento del piano regolatore da parte degli organismi
politici ed amministrativi regolarmente eletti; non si
trasformano gli affitti, di cui anzi si procede al rinnovo
semiautomatico, né si attuano le provvidenze finanziarie che
provengono dalla regione. Quando si attua il decreto Falcucci
non tutti fanno le cose che abbiamo appreso: per esempio, ho
visto la lettera di rinuncia all'incarico di un architetto
(che vorrei fosse messa agli atti) il quale, essendo stato
convocato per elaborare un progetto esecutivo entro dieci
giorni, correttamente ha risposto di non poter lavorare con
una scadenza così ravvicinata. Le cose non succedono per caso
ma perché esiste un meccanismo amministrativo che mi pare
indifferente agli sforzi di orientamento e di indirizzo
provenienti dalle diverse amministrazioni. Se vogliamo fare
un'analisi seria, questo è il problema, che prescinde dal voto
subito o dopo.
   La questione è di come risanare con il bisturi una
condizione culturale che poi diventa di cultura
amministrativa, per la quale non esiste la regolarità
dell'amministrazione. Tutto diventa emergenza e quindi
dibattito politico sull'emergenza. Ciò è avvalorato dal fatto
che per tanti anni non è scattato alcun controllo da parte
della regione, del comune e delle commissioni provinciali di
controllo. Che io sappia (ma probabilmente l'assessore Grillo
ci potrà fare un rapporto dettagliato), non si è mai scoperto
nulla, se non dopo che la magistratura ha iniziato
un'indagine, nonostante copiose denunzie
                        Pag. 1582
in questo senso. Vi è quindi un meccanismo interno alla
macchina amministrativa che costituisce l'unica regola: quando
la macchina amministrativa non funziona, i risultati sono
questi. Ciò fa salve tutte le cose che abbiamo sentito;
d'altra parte, la Commissione antimafia non fa indagini
conoscitive per capriccio, ma per accertare casi esemplari e
porvi rimedio d'intesa con le amministrazioni locali.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al
comune di Palermo. L'intervento dell'onorevole Riggio e del
sindaco Orobello mi portano alla riflessione che forse in
quest'aula il discorso dovrebbe essere politico. Le
considerazioni sull'emergenza e sul perché i politici non
abbiano risolto questo problema devono tener conto del peso
delle maggioranze politiche. In democrazia esiste il consenso,
che supporta la maggioranza; però a Palermo vi è sempre stata
quella di un partito che ha in Italia maggioranza relativa ed
a Palermo quella assoluta e che, con collaborazioni di
subalterni e di altri partiti, ha gestito ininterrottamente il
potere. Se vogliamo identificare una responsabilità politica,
dobbiamo indicare quella del partito che ha avuto la
maggioranza dal 1945 al 1993.
  PRESIDENTE. Credo che molti potrebbero essere d'accordo,
ma non è questa la sede per tale discussione.
  DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al
comune di Palermo. Intendevo dare una cornice agli
interventi dell'onorevole Riggio e del sindaco Orobello.
  PRESIDENTE. Dobbiamo trovare una soluzione per il
problema specifico della scuola.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Sono molto deluso, perché questa non è stata
un'audizione: fino a quando c'è la democrazia, si può
esprimere un opinione che può anche essere diversa da quella
del presidente della Commissione antimafia.
  PRESIDENTE. Ancora non ho espresso la mia.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Ho visto che era pronto a farlo.
   Il telegramma di convocazione parlava di un'audizione sui
problemi di Palermo - città dove sono nato, dove abito, dove
da più di dieci anni (è troppo, lo so) sono consigliere
comunale - ed in particolare sugli appalti e sull'edilizia
scolastica. Nel 1984 sono stato convocato dalla Commissione
antimafia per un'audizione ed allora chi aveva cose da dire le
ha dette, così come chi aveva materiale da produrre lo ha
prodotto; quella è stata una classica audizione durata tutta
una mattina, durante la quale nessuno si è posto il problema
di chi dovesse essere ascoltato e di quanto dovessero durare
gli interventi; la decisione era affidata al buon senso di chi
parlava. A nessuno è stato detto: non più di otto minuti; non
si è mai parlato della necessità dell'attenzione dello Stato
verso la Sicilia, né delle radici del separatismo, né della
qualità delle leggi approvate.
   Quando in questa sede si parla dell'assessorato agli enti
locali, desidero rilevare semplicemente che esiste una
documentazione molto voluminosa, relativa agli atti ispettivi
presentati alla regione siciliana da tutti i gruppi
parlamentari, sulle omissioni di questo assessorato. Forse la
Commissione non lo sa; ritirerò questi atti, perché capisco
che non sono utili alla discussione sul separatismo e
sull'impegno dello Stato...
  PRESIDENTE. Mi scusi, non abbiamo fatto un discorso sul
separatismo. Abbiamo posto un altro problema, cioè quale debba
essere il corretto rapporto tra Stato e regione. Se questo non
la interessa, posso capirlo; e capisco perché non la
interessa.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Lei sa
                        Pag. 1583
che il comune di Corleone è stato sciolto con mesi di ritardo
rispetto a quando doveva esserlo? Se lei non lo sa, glielo
dico io.
  PRESIDENTE. Il comune di San Giuseppe Jato non è stato
ancora sciolto, se è per questo!
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Possiamo continuare: Bisacquino ...
   Ad ottobre da alcuni gruppi di opposizione è stato
presentato al presidente della regione siciliana un
dossier voluminoso che conteneva l'elenco delle cose non
fatte, o per mancanza di deliberazioni della giunta o per
mancanza di deliberazioni del consiglio comunale. Il
presidente ha dichiarato di non conoscere quella situazione. A
novembre in assemblea è stato detto che tutto andava bene a
Palermo e che le cose dovevano continuare nel solito modo.
Dopo quattro mesi, parte tardivamente una messa in mora
dell'assessorato regionale agli enti locali; eppure, non c'era
nessun elemento di novità rispetto a quanto segnalato nel mese
di novembre. La ricognizione fu fatta poi, tardivamente, a
gennaio.
   Questo è il vero problema del funzionamento del controllo
sugli enti locali. Ad esempio, per quanto riguarda il piano
regolatore generale di Palermo, il consiglio comunale ne vota
nel 1967 la revisione, prima dell'emanazione del decreto
ministeriale del 1968. E' agli atti della prima Commissione
antimafia, eppure non c'è nessun organismo che costringe il
comune di Palermo, inadempiente dal 1967 fino al 1989, a
provvedere alla revisione dello strumento urbanistico.
   E' tutto agli atti della Commissione. L'indagine del
prefetto Bevivino sulla situazione edilizia del comune di
Palermo non l'ho fatta io! Cosa deve fare un consigliere, un
cittadino, quando vede che demoliscono un edificio degli anni
venti e costruiscono 11 metri cubi su metro quadrato? Bisogna
andare sempre alla procura della Repubblica?
   Dopo un anno e quattro mesi che si chiede, con mozioni,
interrogazioni ed interpellanze, che all'assessore
all'urbanistica... Tutto ciò è documentato. Non si può fare
una discussione sulle responsabilità: ci sono i tempi, ci sono
le mozioni presentate. E' stato chiesto soltanto di poter
discutere in consiglio comunale i destini urbanistici di
Palermo. Tali questioni sono connesse allo sviluppo dei
servizi, ivi compresa la scuola.
   Mi perdoni, signor presidente, ma mi sembra che da questo
punto di vista vi sia una sottovalutazione e che, nonostante
la grande attenzione, non sia stato sufficientemente valutato
lo stato di grave sofferenza del consiglio comunale di
Palermo: si prende in affitto una scuola senza alcun contratto
dopo che è successo quello che è successo e cioè la nomina del
commissario da parte della regione. Ha ragione il dottor
Pioppo, quando scrive all'assessore agli enti locali chiedendo
dove lo stesse mandando: mi è stato detto di regolarizzare gli
affitti, ma come faccio a regolarizzarli se gli altri non
vogliono farlo? Il consiglio comunale responsabilmente vota un
ordine del giorno con il quale indica un percorso preciso, con
richiesta al prefetto ed al Ministero della pubblica
istruzione e con il quale impegna la giunta e il consiglio
stesso: non succede nulla. Cosa si può fare di più? Altro che
authority: mi pare che non ci sia sufficiente attenzione
alle questioni!
  FRANCESCO CALDARONELLO, Presidente della provincia di
Palermo. Ho omesso di fornire una risposta all'onorevole
Folena circa l'istituto d'arte di Bagheria che, per quanto a
sua conoscenza, sarebbe di proprietà di due fratelli mafiosi.
   Questo istituto è stato comprato dal comune di Bagheria
con un mutuo che il comune tentò di passare alla provincia.
Successivamente, con la mediazione del prefetto, si è
stabilito che la competenza sarebbe passata alla provincia, ma
il mutuo sarebbe stato pagato dal comune. Dunque, la provincia
non ha comprato quell'immobile.
   Vorrei svolgere una breve considerazione sulla nuova legge
sugli appalti, una
                        Pag. 1584
materia per discutere la quale abbiamo svolto diverse
riunioni. Sembra che tale normativa porterà un ulteriore
stallo dell'economia palermitana, perché prima che vada a
regime occorrerà un certo periodo. Non sono un esperto di
legislazione; sono un agronomo e ho presentato le dimissioni
qualche giorno prima del sindaco di Palermo. Tuttavia,
analizzando la nuova regolamentazione degli appalti, rilevo
che vengono richiamate un'infinità di leggi, tra cui un regio
decreto di cento anni fa. Non si potrebbe stabilire che la
nuova legge abroga le precedenti, fissando nuove regole ed
evitando che sia necessario, per applicarla, consultarne altre
cinquanta?
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Ritengo che la situazione
urbanistica sia molto allarmante e pericolosa. Aver tenuto nel
cassetto tutte le elaborazioni relative alla nuova variante
generale del piano regolatore fa sì che oggi ci si trovi di
fronte ad una variante di fatto che si sta sostituendo, o
minaccia di farlo ogni giorno, a quella di diritto. E' bene
che la Commissione sappia che i termini di legge per
rispondere ai cittadini che hanno avanzato osservazioni e
proposte alla delibera di adeguamento del piano regolatore
generale al decreto ministeriale del 1968 - quindi rispetto ad
un atto di venticinque anni fa - è scaduto a metà dicembre. Le
direttive non sono state discusse, ancorché pronte. Rischiano
pertanto di avanzare sul territorio proprio quei soggetti di
cui si occupa la Commissione antimafia. Ciò può accadere anche
attraverso le varianti parziali, o in benedizione alle
medesime, che si sostanziano in singoli scempi del territorio.
   Con il materiale che consegno alla Commissione denuncio il
massacro che sta avvenendo all'Acqua Santa, quasi fosse una
riserva indiana, da parte dell'ente Porto di Palermo, che
dovrebbe essere immediatamente commissariato, e della società
Marina-Villa Egea, di cui la magistratura si è già occupata in
passato con sentenze. Ho chiesto anche una verifica di
compatibilità sulla realizzazione di un manufatto in un'area
di proprietà dell'ANAS; ho rivolto questa richiesta al comune,
al presidente della regione ed all'assessore al territorio. E'
in discussione, inoltre, l'acquisizione dell'area dell'ex
Chimica Arenella, che è sotto il controllo territoriale di una
mafia non di secondo piano. C'è poi la questione dell'area
ICEM e quella della destinazione delle aree industriali.
Infine, occorre affrontare il problema dell'alienazione,
proposta dal ministro Goria, di alcune aree. Su tutti questi
argomenti la lotta è contro il tempo.
   Il sindaco, il presidente della regione e l'onorevole
Riggio hanno sollevato il problema della non sospensione della
democrazia. Per il piano regolatore esiste una commissione
urbanistica di cui fa parte una persona che difende le
immobiliari di cui abbiamo parlato e che difende davanti al
TAR la metà delle persone e dei gruppi che hanno fatto ricorso
contro l'adeguamento.
  EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune
di Palermo. Fa parte di quella commissione su delibera
della giunta.
  MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per
Palermo al comune di Palermo. Ho chiesto se si trattasse di
un omonimo ed ho posto il problema della compatibilità di
fatto. Ho letto un brano della sentenza della corte d'appello
del 1991, confermato nel 1992 dalla Cassazione, su grandi
appalti di Palermo: essendosi il comune costituito parte
civile, il sindaco Lo Vasco ha compiuto la difesa di un
illustre imputato. E' stato scritto dai giudici che hanno
emesso la sentenza, non da me. Questo signore difende la metà
di coloro che hanno fatto ricorso davanti al TAR.
   Ecco perché ritengo che la questione del commissariamento
del comune di Palermo può essere posta soltanto nel caso in
cui si vada immediatamente alle elezioni. Non si
comprenderebbe, per la democrazia italiana, perché a Milano sì
ed a Palermo no.
   Credo che sia necessario un controllo democratico e, per
quanto riguarda il
                        Pag. 1585
commissariamento, devo sottolineare l'operato di persone
stimate che hanno conservato nel tempo stima e riconoscimento:
mi riferisco al prefetto Vito Colonna, che ha svolto le
funzioni di commissario nel 1984 e per metà dell'anno 1985.
Non solo io ma anche molti altri siamo stati costretti, in
materia di appalti e di manutenzioni, a riprendere le
deliberazioni adottate dal commissario Vito Colonna; abbiamo
potuto constatare che questa persona onesta e perbene è stata
schiacciata ed è rimasta ostaggio, in ordine a questioni
delicatissime che ancora oggi paghiamo, di una certa
burocrazia, sulla quale, onorevole Riggio, l'operazione che si
sarebbe potuta e dovuta compiere e che si potrebbe ancora
avviare consiste nell'applicare quello che fu il "decreto
Palermo", poi trasformato in "legge Sicilia" in materia di
mobilità, per mandare ai posti giusti alti funzionari. Ma
questo non può essere fatto soltanto dal comune di Palermo:
ben vengano tutti costoro, ben venga anche un'articolazione,
purché resti sotto il controllo di un potere politico
democratico.
   Ho citato l'esempio di Vito Colonna ma potrei riferirmi,
signor presidente, alla situazione di comuni come quello di
Bagheria, attualmente commissariato, in cui l'incarico per il
piano regolatore viene assegnato ad un ufficio che è sotto i
riflettori per questioni di mafia. A che cosa serve allora il
commissario? Questo è un problema.
   Per citare un altro esempio, a Cerda un'impresa titolare
dell'opera di metanizzazione non ha potuto più lavorare per
problemi ambientali e l'appalto della metanizzazione è stato
concesso dal commissario, a trattativa privata, alla Siciliana
gas, in maniera irregolare ed illegale.
   Poiché ho letto che il sentore Cabras si è occupato in
modo particolare dei comuni commissariati, desidero
sottolineare che, prendendo in considerazione alcuni esempi di
commissariamento, che sono numerosi nella provincia di Palermo
e altrove, guardo con terrore all'eventualità che le elezioni
a Palermo vengano rinviate per ragioni attinenti all'una o
all'altra convenienza. Non considero inoltre assolutamente
demagogica né propagandistica la battuta del sindaco, secondo
cui se si deve procedere allo scioglimento del consiglio
comunale, questo deve avvenire per consentire di votare
subito. Altrimenti non si deve dare né un giorno né una
settimana né un mese in più ad un potere incontrollato.
  BENEDETTO CAFFARELLI, Capogruppo del PRI al comune di
Palermo. Desidero soffermarmi sulla questione
dell'authority segnalando, a parte il problema
scolastico, che al comune di Palermo (di fronte ad una
situazione di disoccupazione che colpisce gli edili e i
lavoratori in generale e che non è propria soltanto della
città di Palermo ma sta interessando oggi tutta l'Italia)
esistono appalti per un valore di circa 500 miliardi, in parte
finanziati in parte già assegnati, che non riescono a partire.
   Per quanto riguarda il problema dell'authority, non
capisco come essa potrebbe funzionare nel momento in cui il
comune rischia, secondo la dichiarazione del presidente della
regione, un lungo commissariamento, evenienza alla quale
anch'io sono contrario. Non riesco a capire, in particolare,
come dovrebbe articolarsi l'authority. Sono comunque
convinto che per il comune di Palermo (come anche per la
regione siciliana ma in questo momento stiamo parlando del
comune di Palermo) sia difficile comprendere in che modo ci si
debba districare tra leggi nazionali, regionali e comunali con
riferimento sia al meccanismo della spesa sia alla volontà di
spendere i soldi e al modo in cui impiegarli. Per esempio, la
legge regionale introduce un'ottima impostazione sul modo in
cui svolgere un appalto concesso in termini tradizionali,
ammesso che ciò abbia ancora un senso in un Stato
economicamente avanzato. La stessa legge tuttavia non tiene
assolutamente conto di un'idea fondamentale che invece una
norma sui lavori pubblici dovrebbe contenere: mi riferisco al
fatto che se lo Stato deve comperare, per
                        Pag. 1586
esempio, una casa, l'appaltatore deve fornire l'opera finita.
   Dal momento che esercito anche questo mestiere, posso
affermare che le leggi nazionali e regionali si limitano a
prevedere l'acquisto, per esempio, di metri quadrati di
solaio, di muratura, oppure di un certo numero di lampade per
l'illuminazione, ma non danno alcuna idea del progetto che
ogni committente, quando acquista, vuole che sia finito nei
tempi stabiliti, ai prezzi definiti e con le giuste modalità
quanto agli standard di definizione.
   A tal fine è necessario compiere uno sforzo che consenta
in primo luogo di prevedere un unico sportello che rilasci
tutti i permessi: per ogni opera potrei descrivere il calvario
rappresentato da iter, permessi, licenze, controlli,
autorizzazioni, valutazioni di impatto ambientale, oltre che
dalle ulteriori reazioni della popolazione, tutti fatti che
non consentono mai di avviare la realizzazione di un'opera già
progettata e appaltata prima di un anno e mezzo o due anni.
Non si riesce infatti ad ottenere le licenze o le concessioni;
tra l'altro, è in corso alla regione una grande dibattito
circa la questione se l'opera pubblica debba avere una
concessione a titolo gratuito, un certificato di conformità
urbanistica, nonché se ogni volta si debba seguire un iter che
di fatto blocca la spesa.
   Questo è, indipendentemente da quale sia la volontà, un
elemento penalizzante che rende possibili, nel corso
dell'iter, condizionamenti politici, inquinamenti
professionali ed infiltrazioni mafiose.
   Una volta che si è decisa una spesa, è necessario
effettuarla presto: se infatti un'opera è necessaria, va
realizzata nei tempi stabiliti. Mi riferisco, in particolare,
al piano per le scuole, in ordine al quale è irreale pensare
che entro settembre o ottobre del 1993 le scuole possano
essere tutte di proprietà dello Stato. E' altresì irreale
pensare di eliminare il ricorso all'affitto degli edifici
scolastici.
   Ritengo, in sostanza, che un programma (mi riferisco
all'ordine del giorno approvato dal consiglio comunale) vada
predisposto tenendo conto che il 1^ settembre prossimo le
scuole riapriranno e per quella data non si può pensare ad
elementi migliorativi ma occorre avere già un programma.
  GAETANO GASPARRO, Capogruppo del gruppo del PLI al
comune di Palermo. Anche se non sono intervenuto in
precedenza per una questione di rispetto nei confronti
dell'onorevole Campione, che doveva raggiungere Palazzo Chigi,
ritengo ora doveroso far sentire la voce del partito liberale
sugli argomenti posti all'ordine del giorno della Commissione
antimafia.
   Concordo pienamente con l'intervento dell'onorevole Folena
e con le osservazioni svolte dai colleghi consiglieri comunali
di Palermo, perché è necessario che sul problema degli affitti
si metta un punto fermo e definitivo. Si tratta infatti di un
problema annoso e dannoso per l'amministrazione, visto che da
almeno vent'anni si ripetono sempre le stesse delibere per il
rinnovo di contratti che decadono per morosità, più o meno
palese, o per altri motivi che sono già stati illustrati dai
colleghi consiglieri.
   Siccome dalle parole dobbiamo passare ai fatti (occorre
quindi che entro il mese di settembre del 1993 si adotti una
soluzione), è evidente che si deve individuare una soluzione
immediata, predisponendo fin d'ora una proposta che si
traduca, entro il mese di settembre di quest'anno, in progetto
esecutivo.
   Al di là del fatto di esprimere un giudizio definitivo, se
i tempi sono veramente così ristretti (come tutti abbiamo
rilevato) mi chiedo chi, se non un'autorità unica, possa avere
la competenza per risolvere tali problemi entro sette o otto
mesi.
   Desidero inoltre riprendere l'intervento del presidente
Campione relativamente all'eventualità di tenere le elezioni
nella primavera del 1994. Mi sembra che una posizione del
genere sia in contrasto con quanto tutti i consiglieri
comunali di Palermo hanno affermato oggi in questa
                        Pag. 1587
sede. Spesso infatti ci siamo lamentati per una burocrazia
che ha lasciato quanto meno a desiderare; qualcuno ha
addirittura ventilato l'ipotesi che la burocrazia possa essere
anche collusa con il sistema mafioso. Mi chiedo allora se sia
saggio nominare un commissario, prevedendo così una gestione
monocratica e autarchica portata avanti, nelle sue scelte, da
una burocrazia che al comune di Palermo ha lasciato quanto
meno a desiderare.
   Mi domando se invece non sarebbe più giusto e rispettoso
nei confronti dell'opinione pubblica sciogliere il consiglio
comunale; se in particolare l'assemblea regionale (non è una
battuta del sindaco Orobello) approvasse una legge in base
alla quale far svolgere le elezioni entro il prossimo mese di
maggio o di giugno, sarei il primo, insieme al sindaco
Orobello e a tutti gli altri 31 firmatari, a rassegnare le
dimissioni.
   Proprio in virtù di quello che sosteniamo e che
dichiariamo all'esterno circa l'esigenza di rispettare la
volontà popolare, mi chiedo se sia il caso di invitare
l'assemblea regionale a legiferare affinché a Palermo si
tengano al più presto le elezioni comunali o se invece sia
preferibile (questa mi sembra un'idea pazzesca) affidarsi ad
un commissario, chiunque egli sia (anche se si trattasse di
una persona molto rispettabile), che verrebbe tuttavia
sospinto da una burocrazia che lascia quanto meno a
desiderare.
  SANTI RAPISARDA. Riprendo la proposta che avevo già
avanzato, perché a questo punto è assolutamente necessario che
la Commissione nazionale antimafia effettui una visita di
almeno tre giorni nel comune di Palermo, procedendo a
sondaggi, anche a campione, su tutte le amministrazioni
succedutesi negli ultimi venti anni.
  PRESIDENTE. Il consigliere Figurelli ha citato due casi,
uno dei quali riguarda Cerda e l'altro Bagheria. Ritengo
allora opportuno raccogliere gli elementi emersi per poi
prendere una decisione.
  SANTI RAPISARDA. Insisto nella proposta che ho avanzato.
  ACHILLE CUTRERA. All'ordine del giorno della seduta di
oggi era iscritta la relazione che avrei dovuto svolgere in
qualità di coordinatore del gruppo di lavoro sugli appalti. Mi
appello tuttavia alla cortesia del presidente e dei colleghi
per fissare un'altra data per lo svolgimento della relazione,
anche in virtù degli incontri avuti presso l'VIII Commissione
della Camera sul tema della legge quadro. Mi sembra infatti
che oggi non vi sia il tempo per una simile discussione.
   Desidero tuttavia sollecitare la fissazione di una
prossima seduta da dedicare all'argomento, considerata
l'importanza della relazione, anche in coincidenza con le
osservazioni svolte in questa sede dal presidente della
regione Campione, il quale ha espresso valutazioni che mi
sembrano estremamente importanti circa il rapporto tra la
questione degli appalti, la legge regionale della Sicilia e la
legge quadro nazionale su tale materia.
   Pur senza entrare nel merito delle questioni che si
pongono in rapporto a tali considerazioni, ne rilevo la
fondatezza e ritengo di condividere il disappunto del
presidente Campione nel momento in cui ha rilevato
l'indifferenza nazionale in ordine alla legge regionale della
Sicilia sugli appalti. Si tratta di un'indifferenza che si
rileva sulla stampa, sui mass media e nell'opinione
pubblica.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. A differenza di quanto avviene per la legge
sull'elezione diretta del sindaco.
  ACHILLE CUTRERA. Questa situazione di sofferenza
rappresentata dal presidente Campione non mi meraviglia,
perché analoghe sofferenze abbiamo dovuto manifestare altre
volte, cercando di attirare l'attenzione verso modifiche
legislative che abbiano un carattere di effettiva incidenza
sui rapporti coinvolti nella normalità degli interessi che
verifichiamo o tentiamo di disciplinare.
                        Pag. 1588
   Nella legge regionale della Sicilia vi sono alcuni aspetti
molto importanti (il numero delle stazioni appaltanti, il tipo
di procedure, i rapporti con le agenzie periferiche, la
sostituzione della pluralità dei centri di appalto con un
numero limitato di queste strutture). Credo che questo porti
ad un contraddittorio rilevante anche con le ipotesi in corso
d'esame presso l'VIII Commissione della Camera. Da qui la
richiesta di rinvio, non per deludere i nostri amici ospiti ma
anzi per sottolineare che il loro contributo è stato
particolarmente importante ed ha sostenuto il nostro lavoro. E
voglio dire al presidente e agli altri membri della
Commissione che l'attività del gruppo di lavoro sugli appalti
è giunta al punto da consentire nei prossimi giorni
l'elaborazione di un documento di proposta - approfittando
della collaborazione, che considero molto preziosa e valida,
dei collaboratori dei quali la Commissione può valersi -, un
documento che probabilmente presenta, anche dopo la
consultazione di quest'oggi, un'importanza, ai fini della
legislazione nazionale, maggiore di quanto potessimo
immaginare. Quindi, ringrazio i nostri ospiti e chiedo loro di
non ritenere che il rinvio sia una dimenticanza, perché invece
costituisce una sottolineatura dell'importanza del contributo
da essi fornito.
   Abbiamo ascoltato per ore una dinamica di fenomeni che
presentano aspetti non di disattenzione ma di inquietante
penetrazione, ed ho colto elementi di grande preoccupazione.
Vorrei però fermarmi al problema appalti-scuole, essendo
nostra ipotesi di lavoro quella di porre un'attenzione più
specifica su questo tema, per farne un caso di studio al fine
di verificare la possibilità di incidenza e di soluzione,
secondo il tradizionale metodo di lavoro della Commissione
antimafia, che è quello di indagare, quindi di conoscere, per
poi proporre. Se non colleghiamo questi momenti, ci limitiamo
a predisporre una delle tante relazioni delle quali sono pieni
gli scaffali del Parlamento e anche di questa Commissione. Per
arrivare a questa soluzione, non sarei tanto preoccupato
dall'insufficiente termine del 30 settembre, poiché troppo
ristretto; non vorrei fossimo frustrati da questo termine
rispetto ad un problema di difficile soluzione, anche se esso
fosse riferito al 1994. Avendo questa filosofia di
un'amministrazione del possibile ma anche dell'efficiente,
chiederei alla Commissione - raccogliendo tutto il materiale
che oggi ci è stato consegnato - di procedere, entro un
termine di 30 giorni, al completamento, a cura dei nostri
uffici, della raccolta dei documenti, sia quelli
amministrativi già in atti sia quelli che mi permetterò di
riepilogare in esito al dibattito di oggi sia, infine, quelli
di carattere processuale, che mi sembrano estremamente
rilevanti, perché in essi troviamo anche le analisi dei fatti.
Vorrei che il nostro lavoro si affiancasse a quello dei
giudici, non per sostituirsi ad esso ma per non ripetere
indagini già svolte in quelle sedi. Quindi, occorrono
documenti di carattere amministrativo e di carattere
processuale, sia in sede penale sia in sede di giustizia
amministrativa. Di fronte al TAR spesso si consumano
situazioni che generalmente non vengono conosciute
dall'opinione pubblica ma che spesso incidono molto
sull'operare della pubblica amministrazione.
   Entro 30 giorni, sulla base della conoscenza dei documenti
sopraddetti e come richiesto da quasi tutti i colleghi,
dovremmo poter svolgere un'indagine in loco; decideremo
poi di quale durata. In tal modo, entro 30 giorni potremmo
giungere ad una sorta di definizione dell'informazione di
base, che è il punto di partenza per studiare una proposta.
   Ho valutato molto interessante l'ipotesi dell'onorevole
Folena nel suo aspetto di denuncia. Ritengo di dover meditare
insieme al gruppo di lavoro sulla proposta di authority,
che mi sembra contenga elementi di grande interesse ma nel
contempo sollevi anche grandi perplessità. Su questa
alternativa non vorrei entrare nel merito di una proposta di
soluzione, non essendo sufficienti le conoscenze di base per
andare a formularne una.
                        Pag. 1589
   Vorrei sottolineare l'importanza di due questioni. In
primo luogo, bisogna approfondire l'aspetto burocratico e
quindi amministrativo dei meccanismi di funzionamento nel
comune di Palermo. Sono rimasto colpito da una serie di
osservazioni che attengono al funzionamento delle ripartizioni
ed anche dell'ufficio tecnico. Ho l'impressione che non sia un
rapporto triangolare quello tra mafia, politica e
imprenditoria, come siamo abituati a ritenere, ma un rapporto
a quattro, in cui accanto a mafia, politica e imprenditoria
c'è anche la burocrazia amministrativa come soggetto delle
responsabilità. Se è vero, vorrei saperne di più; mi sembra
che l'audizione non abbia esaurito il tema ma lo abbia solo
segnalato, né abbiamo acquisito documenti tali da poter dire
se in questo discorso rilevi maggiormente la ripartizione
patrimonio piuttosto che quella degli affari legali (essendo
avvocato, penso che anche gli affari legali potrebbero essere
interessanti nella valutazione).
   Vorrei anche verificare a Palermo una conoscenza ulteriore
di questi fenomeni in rapporto alle conoscenze acquisite dal
prefetto - che mi sembra sia il soggetto che finora ha più
collaborato con noi, inviando documenti e consentendoci di
incontrare i nostri ospiti siciliani - anche nella sua qualità
di presidente del comitato per la pubblica amministrazione.
   Questa ipotesi di lavoro potrebbe esaurirsi in 30-40
giorni, verificando la disponibilità dei rappresentanti
politici qui presenti ad un esame delle proposte in modo da
concludere questa fase in un tempo non superiore ai due mesi a
partire da oggi.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. Ringrazio il presidente e i membri della
Commissione antimafia per l'invito, che per la verità mi è
stato rivolto l'altro ieri. Penso che il presidente Violante
abbia invitato anche il presidente dell'assemblea regionale in
seguito alla lettera invita dagli onorevoli Zacco La Torre e
Guarnera relativa al sistema informatico dell'assemblea
regionale.
  PRESIDENTE. L'abbiamo invitata perché questa è una sede
di rappresentanza.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. Sono stato ben lieto di assistere a questo
dibattito che riguarda la maggiore città della nostra isola,
che tuttavia rimane una regione di 5 milioni di abitanti, con
gravi problemi anche nelle altre grandi municipalità.
   Da questo punto di vista, vorrei dire che condivido
pienamente le riflessioni del presidente della giunta
regionale, Campione, in relazione alle nuove regole che
l'assemblea si è data - certamente, con l'input del
governo regionale -, a quel ventaglio di regole sia elettorali
sia di ordinamento che possono ridare nuovo slancio
all'autonomia regionale, che nasce da una norma costituzionale
che ha preceduto la stessa Costituzione repubblicana.
   Posso dire che anche nel dibattito costituzionale di
questi mesi presso la Commissione bicamerale siamo stati, come
assemblea regionale assieme agli altri consigli regionali del
paese, più che presenti nel proporre la modifica dell'articolo
116 della Costituzione, ricevendo anche l'apprezzamento della
Commissione per le ipotesi che abbiamo formulato. Certamente,
l'assemblea regionale non gode di alcuna extraterritorialità;
è anch'essa in discussione come tutto l'impianto
costituzionale ed istituzionale del nostro paese, per cui
abbiamo ritenuto di dare un contributo, anche con l'aiuto dei
nostri funzionari, con un certo successo, riconosciuto anche
dagli altri consigli regionali del paese.
   Di fronte alle riflessioni dell'onorevole Folena, che le
aveva già manifestate in
                        Pag. 1590
varie occasioni, in relazione alla lettera degli onorevoli
Zacco La Torre e Guarnera, mi sono trovato un po' spiazzato
all'inizio. Mi dispiace affrontare l'argomento, perché credo
che sia assolutamente separato dai temi discussi oggi e che
avrebbe potuto formare anche oggetto di un dibattito diverso,
di un'altra seduta della Commissione; ma sono costretto a
parlarne perché l'onorevole Folena lo ha, per così dire,
impetuosamente inserito. Quando l'ho sentito affermare
all'inizio che la società ICARO gestisce l'informatica
dell'assemblea regionale sono rimasto spiazzato, perché
nessuna società ICARO gestisce l'informatica dell'assemblea
regionale: l'assemblea regionale siciliana si è dotata di un
suo sistema informatico interno, che non è gestito
assolutamente da nessuno.
   Apprezzo molto l'operato dell'onorevole Folena nella
nostra regione - egli è stato segretario prima del PCI poi del
PDS - tuttavia mi è sembrata assolutamente sorprendente
l'affermazione della commistione tra il sistema informatico
dell'assemblea regionale, che è un'entità costituzionale e
istituzionale precisa, con i problemi del sistema informatico
della pubblica amministrazione, perché postulando questa
commistione rischiamo di non uscirne più.
   Voglio ricordare che la Sicilia ha mutuato il sua sistema
istituzionale da quello nazionale sicché vi è una rigida
separazione tra legislativo ed esecutivo. Questo mi pare sia
sufficientemente noto; rischio di dire persino una banalità.
Il parlamento siciliano è dotato di autonomia regolamentare,
funzionale, organizzativa e contabile, esattamente secondo il
modello dei due rami del Parlamento nazionale. Ha modellato la
sua organizzazione interna, e continua a farlo, su quella del
Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Ed anche
per quanto attiene all'evoluzione del suo sistema informativo
automatizzato interno si è rifatto alle esperienze maturate
dalle due Camere.
  PRESIDENTE. ICARO non è una società, è un sistema.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. Non si deve confondere il sistema automatizzato
dell'assemblea regionale con altre esperienze condotte dalla
stessa regione siciliana o, sul piano nazionale, per esempio,
con i piani telematici firmati dall'Agensud con Teleinform, un
consorzio di imprese private, che dovrebbero comportare una
spesa 1.600 miliardi e per i quali sono stati assegnati
progetti di fattibilità per circa 38 miliardi. Qui siamo in un
settore completamente diverso. Nessuno si sorprenda - poi
lasceremo la documentazione - se osserviamo che in dodici anni
l'assemblea regionale avrà speso non più di 10 miliardi. La
stampa che si è occupata in generale del sistema informatico
in Sicilia è incorsa dunque in un atteggiamento di ambiguità
ed è sconfinata in una sorta di zona grigia, nel momento in
cui non ha distinto tra il sistema informatico parlamentare
(creato dal parlamento siciliano) e le altre esperienze di
sistemi telematici affermatesi di volta in volta.
   Nel 1974 l'assemblea regionale siciliana si è dotata di un
sistema IBM, a seguito di una valutazione comparativa
effettuata da un'apposita commissione di esperti. Di tale
commissione facevano parte i professori Aprile, Cugino...
  PRESIDENTE. Se lo desidera, può consegnarci la relativa
documentazione.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. Lo farò senz'altro.
   Nel 1978 l'assemblea regionale ha ordinato all'IBM un
nuovo sistema denominato, se non sbaglio, S38. Mi perdonerete
se qualche riferimento non è preciso; del resto, non sono un
competente, tanto che non sono nemmeno in grado di utilizzare
direttamente il sistema e devo far ricorso ad una segretaria
che è certamente
                        Pag. 1591
 molto più brava di me. Nello stesso anno si è proceduto
all'assunzione, tramite concorso pubblico, di un programmatore
IBM, il dottor Savona. Si tratta di un funzionario
dell'assemblea che - ripeto - è stato assunto nel 1978 con la
specifica qualifica di programmatore IBM (qualifica di gruppo
B). Dal 1978 al 1988 l'informatizzazione degli uffici
dell'assemblea regionale riguarda essenzialmente procedure
amministrativo-contabili. A partire dal 1983, viene avviata
un'esperienza pilota, a cura del direttore del servizio
documentazione, di assistenza legislativa e di biblioteca, per
la creazione di banche dati riguardanti il patrimonio librario
dell'assemblea regionale.
   Nel 1983 viene offerto all'assemblea dal dottor Savona,
dipendente dell'amministrazione, l'uso gratuito e perenne (al
riguardo conserviamo ancora i documenti e le lettere di
ringraziamento del presidente dell'epoca) del programma di
gestione e di interrogazione dati denominato ICARO. Tale
programma risulta compatibile con l'elaboratore già in uso
presso l'assemblea regionale. Nel 1988 si approva il progetto
di estensione dell'informatizzazione dei servizi interni agli
uffici parlamentari, stabilendo che tale operazione dovesse
articolarsi per fasi successive. A tale scopo è stato
deliberato dal consiglio di presidenza l'adozione di un
sistema IBM S38, in funzione dal 1978. Qualche mese più tardi
l'IBM ne annuncia il ritiro dal mercato ed il sistema viene
sostituito da un altro più avanzato e ricco, l'AS400 IBM,
compatibile con il sistema preesistente. Per questa ragione la
spesa sostenuta è stata notevolmente ridotta rispetto ad altri
tentativi.
   Dal 1988 ad oggi, l'amministrazione dell'assemblea ha
provveduto ad assicurare l'apporto necessario all'automazione
del complesso di attività gestionali. Tutti i giovani
funzionari contribuiscono, lavorando, ad arricchire
automaticamente il sistema informatico. Del resto, si tratta
dello stesso sistema adottato dalla Camera dei deputati, che
credo abbia attualmente circa 50 addetti, a fronte dei 18 che
operano presso di noi. I nostri funzionari contribuiscono
inoltre a riorganizzare le metodologie di lavoro presso tutti
gli uffici di immediato supporto dell'attività parlamentare e
ad una riconversione del personale che, nel giro di cinque
anni, ha portato...
  PRESIDENTE. Le rinnovo l'invito a consegnarci la
documentazione relativa alla materia che sta trattando.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. Gliela lascerò senz'altro.
   Nel 1990 l'Assemblea regionale riceve la visita di tre
funzionari informatici della Camera dei deputati inviati in
missione al fine di approfondire alcuni aspetti operativi
delle procedure automatizzate presso il sistema elaborativo
AS400 IBM, da replicare su un sistema dipartimentale della
Camera. L'assemblea siciliana, almeno in questo caso, è
diventata una sorta di esempio e di dato di paragone anche per
altre istituzioni democratiche del paese.
   Si è provveduto quindi all'istituzione di una banca dati.
L'onorevole Folena ha fatto riferimento ai rapporti con il
CERISDI. Nel 1991 il consiglio di presidenza autorizzò l'avvio
di una collaborazione con tale centro, azionato dal governo
regionale, che tra l'altro ha lo scopo di creare una banca
dati della Gazzetta Ufficiale della regione siciliana,
contenente anche un archivio automatizzato sugli appalti
pubblici (stazioni appaltanti, partecipanti, ditte invitate
alla gara e imprese vincitrici), che potrebbe consentire nel
corso degli anni di avere a disposizione i dati dei quali si
parlava in precedenza. La relativa convenzione fu siglata nel
1991. Tutto questo comporta un costo annuo di 10 milioni. Un
giornale - non mi ricordo quale sia - ha parlato di cifre a 13
zeri; eppure, ripeto, il costo
                        Pag. 1592
annuo complessivo ammonterebbe, o ammonterà, a 10 milioni.
Sempre nel 1991, nella mia qualità di presidente
dell'assemblea regionale, su proposta del collegio dei
deputati, ho approvato e reso esecutivo il disciplinare per la
concessione del servizio.
  PRESIDENTE. La invito a concludere.
  PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale
siciliana. I collegamenti che l'assemblea ha voluto
estendere a comuni, province e ad alcune sezioni della
magistratura (vi consegneremo un elenco degli utenti del
sistema) sono computabili in circa 300 e sono assolutamente
gratuiti. Abbiamo inteso porre questo gioiello della
tecnologia a disposizione di un'utenza vasta ed ampia:
ciascuno degli utenti può collegarsi alle banche dati con
qualsiasi tipo o marca di personal computer. Sfruttando
una rete telematica che stiamo istituendo in collaborazione
con la SIP, qualsiasi utente siciliano che ne abbia voglia si
può collegare con la nostra banca dati.
   Per concludere la trattazione di questo argomento, vorrei
informarvi che dispongo di un rapporto nel quale sono
contenuti dati di raffronto con altri sistemi informatici, in
particolare con quelli della Camera e del Senato. L'assemblea
ha speso 2 miliardi per servizi informatici e per
l'acquisizione di banche dati esterne ed impiega a tal fine 8
unità. Gli utenti esterni - ripeto - sono circa 300. La Camera
dei deputati ha invece speso 12 miliardi, utilizza 50 addetti
ed ha 180 collegamenti esterni. Il Senato ha speso 4 miliardi
circa, impiega 27 unità ed ha attivato 150 collegamenti
esterni. Si tratta di dati ufficiali che sottopongo
all'attenzione dei membri della Commissione.
   La lettera degli onorevoli Zacco La Torre ed altri pone
ulteriori questioni sulle quali il consiglio di presidenza
dell'assemblea sta ragionando nella prospettiva di addivenire
ad una riflessione più compiuta, anche perché vi può essere
stata l'"approfittazione" da parte di qualche funzionario.
Sotto questo profilo, avremo il tempo per riflettere e per
portare le risultanze della nostra riflessione a conoscenza
della Commissione antimafia.
  PRESIDENTE. Lei ha trattato una questione che considero
collocata a latere degli argomenti all'ordine del
giorno. Del resto, il riferimento ai problemi informatici è
stato stimolato dalla domanda posta dall'onorevole Folena.
   Il significato da conferire all'incontro odierno è quello
dell'avvio di un dialogo tra la Commissione antimafia e gli
elementi di governo della regione siciliana e, in particolare,
di Palermo. Parlo di avvio di un dialogo perché riteniamo che
lo scambio di opinioni non si possa esaurire nell'ambito di
una sola occasione di incontro. Al contrario, così come del
resto sta avvenendo rispetto ad altre istituzioni, il nostro
intendimento è di istaurare un rapporto di continua
comunicazione interattiva.
   Il senatore Cutrera, che coordina uno specifico gruppo di
lavoro, ha formulato una serie di proposte che credo possano
essere valutate in sede di ufficio di presidenza.
  ACHILLE CUTRERA. D'accordo, presidente.
  PRESIDENTE. Il punto è di stabilire in quali termini
possa essere proposta una soluzione al problema delle scuole.
Credo anch'io che sia difficile intervenire prima di
settembre; vanno tuttavia individuate forme di intervento che
aiutino a risolvere, almeno in parte, le questioni
evidenziate.
   Vanno inoltre valutate le questioni concrete indicate nei
documenti che ci sono stati consegnati e nelle osservazioni
formulate nel corso della seduta. In linea di massima,
possiamo individuare un intreccio tra due piani: quello
specifico, collegato alle questioni della scuola e
                        Pag. 1593
degli appalti, e quello più generale del governo regionale.
Quanto al primo aspetto, mi pare che il senatore Cutrera abbia
proposto di lavorare con riferimento a questa vicenda (credo
che dovremo recarci a Palermo - e forse non solo in quella
città - così come è stato richiesto da alcuni colleghi).
Successivamente, individueremo il tipo di proposta da
formulare in ordine ai singoli punti. Inviteremo a quel punto
i vertici delle rappresentanze e delle varie istituzioni per
un confronto sulle nostre proposte, che sarebbe opportuno
portare a loro conoscenza in una fase precedente al confronto
stesso. Tutto questo discorso, ovviamente, è valido
nell'ipotesi in cui non si svolgano subito le elezioni. Si
tratta, comunque, di una questione che è nelle vostre mani.
   Vi ringraziamo per la vostra partecipazione e per il
contributo offerto; sono state cinque ore di lavoro davvero
proficue.
La seduta termina alle 14,25.

 


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