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Violante: seduta 34

Violante: seduta 34
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                        Pag. 1595
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Seguito dell'esame della relazione sui problemi connessi
allo scioglimento dei consigli comunali:
Violante Luciano, Presidente .................... 1597, 1602
                          1606, 1610, 1611, 1612, 1614, 1618
                          1619, 1620, 1625, 1626, 1627, 1628
                          1630, 1632, 1633, 1634, 1635, 1636
Cabras Paolo, Relatore ................................ 1606
                                1607, 1613, 1617, 1618, 1630
                                1631, 1632, 1633, 1634, 1635
Cappuzzo Umberto ................................ 1614, 1615
Covello Francesco Alberto ....................... 1619, 1625
Cutrera Achille ................................. 1619, 1620
Ferrauto Romano ........................... 1618, 1619, 1624
Florino Michele ................................. 1622, 1628
Frasca Salvatore ................................ 1623, 1624
                                1625, 1630, 1633, 1634, 1636
Imposimato Ferdinando ..................... 1607, 1610, 1611
         Mancino Nicola, Ministro dell'interno... 1597, 1602
                                1611, 1612, 1613, 1615, 1617
                                1626, 1627, 1628, 1630, 1633
Matteoli Altero ........................... 1610, 1611, 1614
                    1616, 1617, 1618, 1631, 1632, 1634, 1635
Rossi Luigi ........................................... 1611
Scalia Massimo ...................... 1612, 1613, 1630, 1632
Sorice Vincenzo ....................................... 1621
Tripodi Girolamo ................................ 1613, 1614
                        Pag. 1596
                        Pag. 1597
La seduta comincia alle 16.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Seguito dell'esame della relazione sui problemi
connessi allo scioglimento dei consigli comunali.
  PRESIDENTE. Informo i colleghi che sono pervenute due
lettere, una da parte dell'onorevole Scotti, l'altra da parte
dell'onorevole D'Amato, di cui darò lettura al termine della
seduta.
   L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della
relazione sui problemi connessi allo scioglimento dei consigli
comunali.
   Do la parola al ministro dell'interno Mancino, che
ringrazio per la sua presenza.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Signor
presidente, onorevoli senatori e deputati, le misure di
repressione dell'infiltrazione della criminalità organizzata
negli enti locali costituiscono parte essenziale della
strategia di lotta alla mafia. L'esperienza ha dimostrato
quanto esteso e radicato sia il fenomeno e quanta parte esso
abbia avuto nel diffondere tra la gente la percezione del
predominio malavitoso, tra gli onesti la sensazione
dell'isolamento, tra i criminali la sicurezza di una impunità
garantita.
   Il comune agli occhi del cittadino esprime visivamente il
patto consociativo che è a fondamento dell'ordinamento,
incarna esso stesso lo Stato; è attraverso il comune che il
cittadino si accosta alle istituzioni. Perciò, se è viziato il
rapporto di base, risulta compromesso l'intero quadro delle
relazioni che il cittadino intrattiene con le varie
espressioni dello Stato, risulta alterata l'essenza stessa del
modo in cui il cittadino entra in relazione con lo Stato.
   Per questo motivo è lecito sostenere che la mafia minaccia
il principio democratico; per la stessa ragione non è
esagerato affermare che con l'inquinamento dei comuni lo Stato
rischia di perdere la capacità di controllo del territorio, la
capacità di esprimere la propria sovranità.
   A questo ordine di ragioni è riconducibile l'importanza di
mantenere viva e attiva l'iniziativa dello Stato sul fronte
delle amministrazioni locali inquinate, e ciò anche quando
l'inquinamento non vede coinvolte le più pericolose
espressioni della criminalità organizzata, anche quando si
accertano le piccole collusioni rapportate alle esigue
disponibilità finanziarie dei più piccoli comuni.
   Lo scioglimento del consiglio comunale in presenza di
episodi di connivenza si giustifica pienamente come strumento
in grado di fare terra bruciata intorno alla mafia, di
privarla di quelle aree di diffuso fiancheggiamento che la
rendono temibile e sicura di sé, di distruggere quel mito di
onnipotenza e di predominio che essa tende ad accreditarsi
attraverso il controllo delle istituzioni.
   La valenza dello scioglimento di un consiglio comunale,
quindi, non può essere riduttivamente rapportata al limitato
effetto dell'interdizione di qualche procedura amministrativa
irregolare ma si esprime principalmente nell'inflessibile
riaffermazione della sovranità della legge agli occhi della
comunità dei cittadini. Questa riaffermazione, a sua volta,
costituisce
                        Pag. 1598
 il presupposto del recupero del consenso popolare verso la
legalità, destinato a diventare maggioritario nella misura in
cui viene data alla gente la possibilità di cogliere
realisticamente la forza vincente delle istituzioni.
   Collocato nell'ordine logico di queste premesse, il
bilancio dell'esperienza delle gestioni commissariali nei
comuni sciolti per mafia è sostanzialmente positivo, pur nei
limiti, che saranno indicati nella presente relazione,
connessi a qualche difficoltà (anche qualche difficoltà in
più). Il radicale mutamento di rotta nella gestione dell'ente
richiesto dall'avvio dell'opera di risanamento non può non
sconvolgere comportamenti, consuetudini, equilibri di
interesse ormai da tempo consolidati e persino entrati nel
costume.
   Non può stupire il fatto che la prima reazione della
cittadinanza al commissariamento in alcuni casi possa essere
stata negativa, diffidente e persino ostile. Ciò è spiegabile
se si tiene conto dei tempi non certo istantanei richiesti
dalla maturazione spontanea, all'interno di una comunità
cittadina, di una prevalenza di consenso su basi del tutto
mutate. E' importante, al riguardo, considerare che le
gestioni inquinate non nascono sempre o soltanto da
un'imposizione apertamente costrittiva e violenta ma anche da
un voto elettorale influenzato e pur sempre liberamente
espresso nel segreto dell'urna.
   In ragione di ciò, l'azzeramento degli organi elettivi
imposto dal provvedimento di scioglimento spesso è inteso, da
parte di chi quella scelta elettorale ha operato, come aperta
censura. La riconversione della volontà popolare alla legalità
presuppone il diffondersi di una nuova coscienza, che non è
certo fatto istantaneo, tanto più che tale riconversione passa
attraverso l'ammissione di una propria responsabilità
individuale e collettiva. A ciò si può aggiungere l'effetto
frenante indotto dalla sfiducia nella capacità dello Stato di
vincere una battaglia già altre volte invano tentata e dal
timore di essere chiamati a subire esclusivamente gli effetti
penalizzanti del ritorno alla legalità, indotti dall'azione
repressiva, senza un'effettiva contropartita in termini di
benefici.
   In effetti, il passaggio alla gestione commissariale,
almeno in un primo tempo, è segnato quasi esclusivamente
dall'assunzione di misure impopolari. Il primo obiettivo è -
né potrebbe essere altrimenti - il ripristino della legalità,
ripristino che significa riscossione di tributi evasi,
esercizio del potere sanzionatorio per comportamenti abusivi,
paralisi dell'attività edilizia irregolare, restaurazione di
discipline da tempo disattese o ignorate, assestamento dei
conti pubblici, con inevitabili conseguenze restrittive sulla
spesa.
   Certamente si tratta di un passaggio inevitabile del
complesso itinerario di ripristino dell'agibilità democratica,
ma è anche da dire che l'azione dello Stato non può limitarsi
a tanto: è necessario che il cittadino, accanto all'adozione
di misure impopolari, possa vedere un impegno finalizzato ad
un beneficio diretto per la cittadinanza in termini di qualità
dei servizi.
   Mi rendo conto della delicatezza del problema, specie per
i suoi risvolti finanziari; esiste un'esigenza di par
condicio tra i vari enti che non può essere a cuor leggero
contraddetta a danno delle amministrazioni che hanno
dimostrato di operare correttamente. Eppure, uno sforzo
particolare va fatto a favore della comunità, non già di chi
ha malamente operato. Lo impone il principio solidaristico
posto a fondamento dell'unità nazionale.
   Non è lecito rifiutare uno sforzo equilibrato, contenuto e
parsimonioso, in grado di dare il segno di un impegno
positivo, di addolcire l'amarezza del rigoroso richiamo alla
legalità e perciò di renderlo più accettabile e meno oneroso.
   Vorrei ricordare agli onorevoli senatori e deputati che,
in occasione dell'approvazione del decreto delegato sulla
finanza derivata, abbiamo posto a regime - come si suol dire -
l'utilizzazione dei fondi campione, con priorità nei confronti
dei comuni colpiti da provvedimenti di
                        Pag. 1599
questa natura. Naturalmente, il fondo campione è bene esiguo,
non è sufficiente a corrispondere a queste esigenze né può
essere totalmente utilizzato in una parte del territorio del
paese, quando ragioni distributive di carattere più generale
invitano ad essere un po' più equilibrati anche nella
distribuzione. Questo è comunque un capitolo aperto, anche in
termini di capitoli di bilancio: guai ad immaginare che
sciogliamo e poi non siamo in grado di corrispondere ad
esigenze di intervento, soprattutto in direzione del
risanamento di carattere ambientale e territoriale di quelle
aree.
   Occorre ricercare quel giusto equilibrio fra sanzione e
beneficio, sul quale possa essere costruita una proposta
mediata di risanamento e di sviluppo, tenendo conto che il
vero bilancio della gestione commissariale sarà fatto al
momento della sua conclusione, quando il corpo elettorale, nel
segreto dell'urna, sarà chiamato a dimostrare concretamente,
con la scelta degli uomini giusti, di voler consolidare il
risanamento. A questo riguardo, anticipando quanto dirò più
avanti sul problema della durata della gestione commissariale,
credo sia importante tenere presente che il rinnovamento della
classe politica locale non può essere garantito solo da
ipotesi di incandidabilità a carico dei vecchi amministratori,
tanto più perché previsioni di questo genere sono facilmente
aggirabili con l'interposta rappresentanza elettiva. Ciò che
ha valore risolutivo è il suscitare tra la gente, assistendola
con mezzi adeguati, una volontà prevalente verso modi nuovi di
esercizio delle pubbliche funzioni.
   Ho condiviso la lettera che il presidente Violante ha
inviato alle segreterie di tutti i partiti, invitandoli a
tenere conto di questa situazione e anche a trarre lezioni
dagli scioglimenti, perché non sempre allo scioglimento
corrisponde quel moto di popolo che deve essere anche
sollecitato dalle forze politiche e non può essere affidato
alla spontaneità dei cittadini.
   Il provvedimento che dal 1991 regola la gestione
commissariale nei comuni soggetti ad infiltrazione della
criminalità organizzata non disciplina in modo particolare i
poteri dei commissari, limitandosi a richiamare l'ordinario
criterio dell'attribuzione delle competenze spettanti agli
organi dell'ente (consiglio, giunta, sindaco), il che in
qualche modo risulta spiegabile se si tiene conto del clima di
urgenza che caratterizzò l'adozione del provvedimento e l'iter
parlamentare della sua conversione. Così non fu possibile
approfondire due aspetti peculiari della nuova strategia,
quello legato all'individuazione di strumenti adeguati alle
esigenze di risanamento dell'ente e quello relativo alla
durata della gestione commissariale, che è un po' generica.
   Muovendo da quest'ultimo aspetto, appare evidente come la
protrazione fino a 18 mesi dell'amministrazione straordinaria
ponga già di per sé, in termini ineludibili, l'esigenza del
superamento, almeno in parte, dei limiti dell'ordinaria
gestione, postulando l'impostazione di programmi e di scelte
di natura più propriamente politica. D'altra parte, la stessa
finalità del risanamento dell'ente, di un risanamento che mira
ad essere integrale e risolutivo, evoca l'esercizio di forme
straordinarie di intervento, che non vi sono nella norma,
correlate alla natura e al grado di compromissione della
legalità, che è diversa da zona a zona, da area ad area, da
comune a comune.
   Risulta perciò subito chiara l'esigenza di assicurare, pur
in assenza di specifiche previsioni, un supporto speciale ai
funzionari chiamati al ruolo di commissari. In questo senso,
fin dal momento immediatamente successivo all'entrata in
vigore delle nuove disposizioni, l'impegno del Ministero
dell'interno è stato rivolto a sensibilizzare gli uffici della
direzione generale dell'amministrazione civile affinché
assicurassero particolare attenzione nella trattazione di
procedure autorizzatorie o concessorie interessanti gli enti
commissariati (mutamento delle piante organiche, che sono
assoggettate alla stessa norma di carattere generale,
trasferimenti
                        Pag. 1600
 erariali, procedure di dissesto finanziario e così via). In
pari tempo, i prefetti sono stati sollecitati a partecipare
attivamente ai problemi degli enti e a segnalare agli uffici
ministeriali ogni situazione suscettibile di intervento in
sede centrale. Ieri ho promosso una riunione di tutti i
prefetti di queste aree interessate allo scioglimento e la
doglianza comune consiste nel fatto che, a parte alcune
eccezioni, soprattutto le regioni erogatrici di finanziamenti
anziché darli li sospendono addirittura.
   Contestualmente, un'attenta opera di monitoraggio ha
cercato di cogliere con immediatezza gli aspetti problematici
dell'impatto prodotto da una forma così incisiva di interventi
in realtà locali ormai da tempo adagiate su una gestione
dissociata dalla legalità.
   La prima esperienza è maturata nel fronteggiare la
reazione agguerrita e stizzosa degli ex amministratori, a
livello individuale o di consorteria affaristica,
inaspettatamente impediti nella coltivazione dei loro illeciti
traffici. A ciò si è aggiunto l'effetto dell'ostilità, della
diffidenza e della freddezza - almeno iniziale - di parte
della popolazione, l'ostruzionismo velato e sfuggente della
struttura burocratica del comune (il che assume aspetti
rilevantissimi), persistentemente legata da vincoli di
amicizia, di parentela, di riconoscenza, perfino di
connivenza, con gli amministratori rimossi o con l'ambiente
esterno malavitoso, in qualche caso anche l'insensibilità o
l'indolenza di altri livelli istituzionali, che avrebbero
dovuto sentirsi indirettamente coinvolti, in ragione delle
proprie attribuzioni, nell'opera di risanamento: le regioni,
per esempio, nell'attività di governo e, perciò, di
distribuzione di risorse.
   La carenza di supporti politici, di referenze, di
conoscenze personali ha accresciuto le difficoltà dei
commissari nei contatti a livello regionale, provinciale e
persino intercomunale. Non appena acquisita consapevolezza
della rilevanza di così delicati profili problematici, ho
subito concentrato la mia attenzione sull'esigenza di
agevolare in tutti i modi il lavoro dei commissari. All'inizio
dello scorso autunno mi sono incontrato con i presidenti delle
quattro regioni cosiddette a rischio (Sicilia, Calabria,
Puglia e Campania) fattisi promotori autonomamente - bisogna
dargliene atto - di un patto di buon governo, offerto alla
disponibilità del Governo nazionale. Traendo spunto da tale
lodevole iniziativa, che apriva nuovi spazi alla reciproca
cooperazione, ho attirato l'attenzione dei rappresentanti
regionali sull'esigenza di assicurare ai commissari
straordinari un canale privilegiato di relazioni con la
regione, a parziale compensazione della carenza di specifiche
e consolidate referenze personali.
   Ho anche proposto la sottoscrizione di un protocollo di
intesa bilaterale finalizzata a definire, nel rispetto delle
reciproche sfere di autonomia, nuove e più agili forme di
cooperazione tra Ministero dell'interno e regione nella
prospettiva del recupero della legalità. Anche su questo
terreno ho trovato negli interlocutori interesse ed adesione,
per quanto ancora non sia stato possibile formalizzare gli
atti.
   Attraverso la promozione di ulteriori iniziative sfociate
nell'indizione di incontri a livello regionale tra i prefetti
ed i rappresentanti della regione e delle province interessate
ed i commissari straordinari, ho cercato di favorire nuove
occasioni di dialogo, acquisendo la disponibilità delle
quattro regioni alla designazione di un proprio rappresentante
quale referente unico dei commissari per ogni questione
coinvolgente la competenza regionale.
   Non ho trascurato di attivarmi anche sul versante statale
attraverso la sollecitazione di un maggiore coinvolgimento
delle varie amministrazioni dello Stato nei problemi dei
comuni commissariati. Ho chiesto la disponibilità del
Presidente del Consiglio a farsi carico della costituzione di
una sede di coordinamento interministeriale, ottenendone la
pronta adesione. Il Presidente Amato mi ha invitato a
formulare proposte concrete da
                        Pag. 1601
sottoporre all'esame del Consiglio dei ministri, cosa che non
trascurerò di fare tenendo anche conto delle risultanze di
questo dibattito, che ritengo molto importante.
   Le cennate iniziative e le numerose altre, attivate
localmente su impulso dei prefetti, sono valse ad accrescere
la capacità di risposta dei commissari, ma ovviamente non
hanno avuto - né potevano avere - un'efficacia risolutiva. Per
questa ragione, anche in vista dell'odierna riunione, ho
incontrato ieri i prefetti interessati ai provvedimenti di
scioglimento, ho ascoltato le loro relazioni, ho raccolto le
loro proposte. Il bilancio che ne ho tratto, ripeto, è
relativamente positivo, tenuto conto dei limitati mezzi a
disposizione.
   Ometto di entrare nel dettaglio dei problemi, anche perché
questa Commissione parlamentare dispone delle relazioni delle
singole commissioni straordinarie. Mi limito a ricordare, per
il suo valore emblematico, il caso di due comuni commissariati
in provincia di Reggio Calabria, dove i provvedimenti
disciplinari a carico di dipendenti non possono essere
adottati per l'ostruzionismo opposto dal personale alla
costituzione della commissione di disciplina che per legge
deve annoverare tra i suoi componenti un rappresentante degli
impiegati. Tuttavia, il giudizio da me espresso, tanto più
doveroso se rapportato alle enormi difficoltà incontrate dai
commissari, al disagio ed anche al rischio personali, superati
soltanto grazie ad uno straordinario spirito di servizio e di
dedizione al bene comune, postula anche la possibilità - anzi
la necessità - di ricercare forme migliorative: potremmo
arrivare anche al collegio imperfetto, ma dobbiamo ricavarlo
da una disposizione di legge.
   I prefetti, dietro mia richiesta, hanno dato delle
indicazioni che, a comprova della loro corrispondenza ad
effettive esigenze, in molti casi risultano convergenti. Si
tratta di ipotesi di intervento attivabili tanto in via
amministrativa quanto attraverso lo strumento legislativo.
L'esperienza maturata consente oggi di formulare con
sufficiente attendibilità un giudizio in ordine a ciascuna
proposta, tanto più che, avendo la Corte costituzionale
sgombrato il terreno dai dubbi di legittimità che erano stati
avanzati, il lavoro del legislatore dispone ormai di precisi
punti di riferimento.
   Credo sia opportuno sottolineare come la Corte
costituzionale, in linea con un orientamento ormai consolidato
in materia di legislazione antimafia (poco meno i TAR; la
Corte costituzionale, da questo punto di vista, è stata
estremamente sensibile) abbia sostanzialmente riconosciuto
l'ampia discrezionalità del Parlamento nel dettare regole
rigorose in materia, pur nella necessaria compatibilità con i
postulati fondamentali del principio democratico.
   La straordinarietà del momento in cui il legislatore è
chiamato ad operare legittima temporalmente - cioè nei limiti
di durata dell'emergenza - l'introduzione di misure adeguate a
fronteggiarla. Credo sia utile per il comune impegno di questa
Commissione parlamentare e del Governo passare in rassegna le
singole proposte che mi sono state formulate sviluppando su
ciascuna qualche riflessione.
   La richiesta di prolungamento della durata delle gestioni
commissariali è ricorrente e viene giustificata con l'esigenza
di consentire tempi adeguati all'opera di risanamento. E'
un'ipotesi che merita attenta valutazione, tenendo conto di
alcuni delicati riflessi istituzionali. A sostegno della
proposta si argomenta che i limiti attuali - diciotto mesi -
non consentirebbero di portare a compimento il risanamento in
taluni fondamentali settori, quali la repressione
dell'abusivismo edilizio, la regolamentazione urbanistica, il
risanamento finanziario, il ripristino della potestà
tributaria, il riassetto delle piante organiche, la
risoluzione dei contratti di opere pubbliche e di servizi
affidati ad imprese sospettate.
   Certamente, quelli da me avanti riassunti non sono
argomenti privi di peso, però viene subito da chiedersi: qual
è il limite di congruità della durata del commissariamento?
Fino a che punto è lecito
                        Pag. 1602
protrarre, compatibilmente con i principi costituzionali, la
privazione della comunità locale dei propri organi elettivi?
Tanto più che non è certo che il prolungamento della gestione
straordinaria dia i risultati preventivati, mentre è
sostenibile che essi possano essere conseguiti mantenendo
inalterata la durata della gestione attraverso la previsione
di procedure semplificate o agevolate per i commissari, o di
poteri speciali (dobbiamo valutarli). Perciò meriterebbe ogni
approfondimento, in ragione della sua valenza alternativa...
  PRESIDENTE. Il senso è di irrobustire i poteri dei
commissari piuttosto che prolungare i termini previsti.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Esatto.
Perciò meriterebbe ogni approfondimento, in ragione della sua
valenza alternativa rispetto alle ipotesi del prolungamento
della gestione commissariale, la prospettiva di prevedere un
regime di straordinaria amministrazione per le gestioni
riconducibili a questa fattispecie: termini, atti, consistenza
dell'attività, controlli, accesso alle risorse mediante
accordi di programma, snellimento delle procedure di
aggiudicazione o di risoluzione di opere pubbliche e di
servizi.
   Tale regime potrebbe essere alternativamente configurato o
come temporanea imposizione di regole rigorose a garanzia
della legalità, da valere in modo vincolante anche per gli
amministratori subentranti - naturalmente per un arco di tempo
-, ovvero come sottoposizione di specifici atti
all'autorizzazione od all'approvazione di organi esterni. In
altri termini, si tratterebbe di prevedere una sorta di regime
di amministrazione controllata (da una parte i commissari,
dall'altra un organo che ne controlla l'attività), durante il
quale l'ente restituito agli organi elettivi verrebbe tenuto
sotto osservazione, con conseguente garanzia di
irreversibilità del risanamento avviato o portato a
conclusione dai commissari.
   Altro profilo preso in considerazione in vista di
interventi legislativi è quello relativo ai poteri delle
commissioni straordinarie. Sostanzialmente si auspicano poteri
speciali od in deroga, in grado di consentire alle commissioni
di superare difficoltà derivanti dallo stato di abbandono in
cui versa l'amministrazione e dalle resistenze interne.
   L'ipotesi meriterebbe approfondimento, in ogni caso
richiederebbe la puntuale circoscrizione dei limiti del
conferimento dei poteri speciali, ammissibili esclusivamente
per specifiche aree funzionali e sotto la sovraordinazione del
controllo di un organo di garanzia. Viene anche proposta
l'assegnazione a tempo pieno dei commissari al comune con la
conseguente sottrazione assoluta agli obblighi derivanti dal
rapporto di servizio nei confronti dell'amministrazione di
appartenenza. E' ipotesi di non facile attuazione, che
comunque mi riservo, per le sue implicazioni, di sottoporre al
vaglio interministeriale.
   Certamente l'esigenza è avvertita nei comuni di più
elevata dimensione demografica, cosicché potrebbe pensarsi di
limitare la previsione ad una parte di essi ed eventualmente
consentirla per uno solo dei tre commissari. Restano da
superare le obiettive difficoltà alle quali andrebbero
incontro le varie amministrazioni statali - lo so, perché la
perdita di funzionari presso le prefetture comporta un
rallentamento delle attività...
  PRESIDENTE. Tra l'altro questi funzionari non sono in
aspettativa, debbono fare le due cose.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Restano da
superare le obiettive difficoltà alle quali andrebbero
incontro le varie amministrazioni statali ed in primo luogo
quella dell'interno, al momento gravata da una straordinaria
mole di gestioni commissariali in enti locali, nel privarsi
per così lungo periodo dei propri funzionari. Anche per
questo, tutte le volte in cui è stato possibile, si è cercato
di privilegiare la soluzione del ricorso al personale in
quiescenza, in particolare magistrati e segretari comunali,
                        Pag. 1603
 che consente un impegno a tempo pieno senza gravare
sull'amministrazione. Ma anche questa soluzione rivela i suoi
limiti.
   Altre proposte sollecitano una più ampia cooperazione tra
i vari livelli istituzionali per fini di agevolazione
dell'opera di risanamento. Viene ipotizzata l'istituzione a
livello centrale di un osservatorio sulle gestioni
straordinarie e l'attivazione per il tramite delle prefetture
di forme di consulenza tecnico-amministrativa, in grado di
sopperire parzialmente alle carenze quantitative e qualitative
di personale che si registrano in amministrazioni da tempo
dominate dall'incuria. Viene proposto l'incremento delle
possibilità di contatto tra gli organi di gestione
commissariale e le amministrazioni, regionale e provinciale,
rafforzando l'agibilità dei canali di reciproca referenza,
anche attraverso la promozione di periodici incontri
collegiali.
   L'ipotesi di costituire un osservatorio risulterebbe utile
se fosse finalizzata non solo a sottoporre a monitoraggio
l'andamento delle gestioni straordinarie, ma anche e
soprattutto a cooperare con le commissioni per la soluzione di
ogni problema coinvolgente le strutture centrali dello Stato.
In tale prospettiva risulterebbe indispensabile che l'attività
dell'osservatorio venisse accreditata dalla Presidenza del
Consiglio dei ministri presso i singoli ministeri e le altre
amministrazioni centrali dello Stato, con esplicito richiamo
alla necessità di una corsia preferenziale per le segnalazioni
da esso provenienti. Sarebbe possibile così, attraverso
l'osservatorio da incardinare presso il Ministero
dell'interno, creare una serie di stabili contatti personali
in grado di agevolare sensibilmente l'incisività dell'azione
commissariale.
   E' certamente avvertita e meritevole di riconoscimento
l'esigenza di mettere in grado le prefetture di fornire un
sostegno continuativo alle gestioni commissariali, coordinando
iniziative, offrendo consulenze, sopperendo all'inadeguatezza
degli apparati dell'amministrazione locale. In modo
particolare viene richiesto, specie per gli enti - e non sono
pochi - le cui gravi condizioni di dissesto finanziario non
consentono l'autonoma attivazione di forme di consulenza
esterna, la possibilità di una temporanea utilizzazione del
personale tecnico appartenente alle varie amministrazioni
dello Stato ed alla regione, principalmente per le esigenze di
progettazione di opere pubbliche, di organizzazioni di servizi
tributari e di gestione contabile.
   Realisticamente occorre evidenziare come la praticabilità
della proposta resti subordinata al superamento di non
secondarie difficoltà, legate principalmente all'effettiva
disponibilità degli altri enti, spesso in condizioni precarie
di organico, a farsi carico di problemi estranei alla loro
diretta responsabilità.
   In alternativa, potrebbe ipotizzarsi, analogamente a
quanto a suo tempo operato dalla legge sulla droga del 1990,
la costituzione in seno all'amministrazione dell'interno, di
un apposito ruolo organico, articolato per regioni a rischio,
composto da tecnici da mettere esclusivamente a disposizione
degli enti per esigenze di consulenza e di collaborazione
connesse alla fase del risanamento. Altre richieste riguardano
il riconoscimento alle gestioni commissariali della
possibilità di attingere a finanziamenti straordinari, ovvero
di far conto su procedure semplificate o corsie preferenziali
per il conseguimento di finanziamenti ordinari; la previsione
di procedure speciali abbreviate per l'attuazione delle linee
fondamentali del risanamento (revisione delle piante
organiche, procedure di dissesto eccetera); il conferimento di
facoltà speciali nella gestione degli appalti, con specifica
previsione della possibilità di rifiutare l' aggiudicazione o
di rescindere il contratto, pur in presenza di atti
formalmente regolari, quando in seno alla parte privata
contraente si individuano personalità sospette in collegamento
con la criminalità organizzata. Il problema più serio è quello
di una continuità nel disimpegno dei servizi ma sopratutto
nella prosecuzione delle opere pubbliche, perché non sempre il
commissario può
                        Pag. 1604
intervenire con risoluzioni contrattuali che o sono sospese
dall'intervento dei TAR, oppure, se non sono sospese, portano
comunque a conclusioni di dissesto o di forte incidenza nei
confronti delle risorse dell'amministrazione comunale. Questo
è uno dei problemi sollevati dai prefetti, perché non basta
recidere il cordone ombelicale se tra le ragioni dello
scioglimento vi è il collegamento con servizi appaltati a
strutture condizionate dalla criminalità organizzata o se le
opere pubbliche sono realizzate dalla criminalità organizzata.
In questi casi la cosa più naturale sarebbe quella di
rescindere il contratto ma non è facile perché bisogna fare i
conti con i principi dell'ordinamento, dal codice civile al
diritto amministrativo.
   Quest'ultimo profilo rivela la sua estrema delicatezza e
la difficoltà di costruire un'ipotesi di soluzione particolare
se si tiene conto dell'automatismo che caratterizza il
rilascio della cosiddetta certificazione antimafia da parte
del prefetto (vorrei sottoporre questo aspetto alla
riflessione dell'onorevole Commissione). Anche di fronte a
fondati elementi indiziari circa la presenza all'interno di
un'impresa aggiudicataria di forme di cointeressenza mafiosa,
il prefetto non può rifiutare il rilascio del certificato o
rilasciarlo in termini negativi se non in presenza di precise
situazioni processuali penali configurate dalla norma.
   In termini estremamente problematici si pone la proposta
di prevedere il divieto, sia pure temporaneo, di riassunzione
delle cariche elettive per gli amministratori rimossi o
facenti parte della gestione disciolta (i membri della giunta,
ad esempio). In Parlamento potrebbe ampliarsi l'area delle
ipotesi di incandidabilità di cui a un recente disegno di
legge del Governo.
   Nel caso della rimozione, la misura interdittiva appare in
qualche modo sostenibile purché limitata nel tempo, altrimenti
si tradurrebbe in un'inammissibile privazione dell'elettorato
passivo. Può essere di conforto al riguardo ricordare che già
nella legge comunale e provinciale del 1915 era previsto per
il solo sindaco rimosso un impedimento temporaneo alla
rielezione. Viceversa la previsione dell'ineleggibilità dei
componenti della giunta disciolta presupporrebbe il non
agevole superamento di difficoltà di rilievo costituzionale,
legate al fatto che lo scioglimento, come ha ribadito la Corte
costituzionale, non presuppone il vaglio individuale (e
secondo rigorosi criteri di accertamento della responsabilità
personale) delle singole posizioni, ma soltanto
l'individuazione di elementi sintomatici dell'inquinamento
riferito alla gestione complessiva dell'ente. Del resto le tre
ipotesi sono o il condizionamento esterno in modo da
comprimere l'autonomia decisionale dell'amministrazione, o la
collusione, o l'infiltrazione. Quest'ultima, sopratutto nella
burocrazia, non trova protezione legislativa, perché è
difficile adottare provvedimenti dello stesso segno di quelli
adottati nei confronti degli amministratori: questi vanno a
casa, ma l'impiegato mafioso aspetta magari l'inizio di un
procedimento penale di lunga protrazione nel tempo.
   Merita ascolto la richiesta di chiarificazione legislativa
in ordine alla portata del divieto di partecipazione dei
membri dei disciolti consigli comunali ad organismi interni ed
esterni all'amministrazione. Questo è un altro problema: che
rilievo ha lo status di un amministratore coinvolto nello
scioglimento rispetto ad una posizione rivestita all'interno
di altri enti sia pure in rappresentanza del comune? Parimenti
si rivela utile una riflessione sui modi di funzionamento,
durante la gestione commissariale, degli organi collegiali
dell'ente (a cominciare dalle commissioni edilizie e dai
concorsi), ai quali, per previsione di legge, di statuto o di
regolamento, siano chiamati a partecipare i consiglieri o gli
assessori.
   Ma certamente l'aspetto più delicato e di più difficile
soluzione che però richiede un deciso intervento è quello che
riguarda la posizione del personale dipendente dall'ente
locale, personale legato ad amministratori collusi e perciò
indotto ad
                        Pag. 1605
attivare nei confronti della gestione commissariale forme di
resistenza e di non collaborazione fino ai limiti del vero e
proprio sabotaggio. Le difficoltà del problema riguardano i
modi attraverso i quali si può pervenire alla depurazione
della struttura dell'ente, in un quadro di compatibilità con i
principi dello stato di diritto. Il problema ha una
particolare rilevanza ed una diffusa incidenza. In termini
generali può essere affrontato attraverso due strategie: con
il ricorso alla mobilità o con interventi repressivi
finalizzati ad interrompere il rapporto d'impiego. La prima
strategia diviene difficilmente praticabile principalmente per
il fatto che porterebbe alla penalizzazione
dell'amministrazione alla quale andrebbe aggregato il
dipendente. Abbiamo un problema di mobilità - desidero dirlo
sopratutto ai parlamentari del mezzogiorno - perché i posti a
disposizione sono per lo più negli enti locali gravitanti
nelle aree del sud; la mobilità in queste aree può portare un
impiegato mafioso in una zona dove vi è un posto vacante e
nella quale non si sono verificati fenomeni di infiltrazione
di tipo malavitoso (se la porta dietro lui, un po' come i
soggiornanti obbligati).
   Nei casi di vera e propria collusione andrebbero
responsabilmente preventivati rischi di diffusione
dell'inquinamento analoghi a quelli che si sono determinati
con il soggiorno obbligato in comuni immuni dalla criminalità
organizzata. Tuttavia queste controindicazioni non sembra
possano giustificare una preclusione assoluta verso forme
controllate di mobilità corredate da adeguati accorgimenti. La
mobilità potrebbe essere prevista esclusivamente in settori di
attività non suscettibili di interesse da parte della
criminalità organizzata e verso aree della pubblica
amministrazione caratterizzate da problemi di esubero del
personale, così da garantire un alto indice di recesso
unilaterale del rapporto d'impiego.
   La seconda strategia potrebbe essere positivamente
attivata sulla base di un'applicazione rigorosa delle vigenti
disposizioni in materia di procedimento disciplinare di
sospensione cautelare dal servizio in pendenza del
procedimento penale.
   In termini di estrema delicatezza mi è stato rappresentato
il problema degli appartenenti alla polizia municipale collusi
con ambienti malavitosi. La rilevanza delle funzioni
esercitate nel campo della repressione degli abusi urbanistici
e delle violazioni delle norme di polizia amministrativa ne
fanno personaggi chiave della riuscita della politica di
ripristino della legalità e ovviamente, ove non siano
affidabili, tale politica risulta compromessa. I limiti che,
in base alla legge quadro sulla polizia municipale, incontra
il prefetto nella revoca al vigile urbano della qualifica di
agente di pubblica sicurezza, esprimono la difficoltà con la
quale lo Stato è costretto a fronteggiare settorialmente
l'emergenza drammatica della criminalità.
   Signor presidente, onorevoli senatori, onorevoli deputati,
a distanza di poco meno di due anni dall'entrata in vigore
delle nuove norme sul commissariamento degli enti locali
coinvolti in fenomeni di condizionamento mafioso, è possibile
dare su di esse un giudizio positivo. La scelta si è
dimostrata buona, e va sostenuta; si tratta però adesso di
rafforzarne l'efficacia attraverso l'introduzione di
accorgimenti e misure collaterali capaci di accrescerne
l'incisività. Essa realizza una parte significativa
dell'impegno dello Stato nel suscitare, con metodo
democratico, l'adesione della gente ad un nuovo progetto di
legalità e la riaggregazione del consenso popolare su
rinnovate scelte di libertà.
   Nella tornata elettorale amministrativa del prossimo
giugno, verranno rinnovati gli organi elettivi dei primi due
comuni commissariati, Casandrino e Taurianova: si tratta di un
test importante. Sarà particolarmente utile seguire le
reazioni del corpo elettorale, delle forze politiche locali,
del tessuto sociale, delle rappresentanze sindacali ed
imprenditoriali, del mondo della cultura di fronte al problema
della ricostituzione degli organi di investitura popolare.
Sarà importante
                        Pag. 1606
cogliere le prime indicazioni che scaturiranno sin dalla
campagna elettorale per capire fino a che punto la gestione
commissariale è valsa a mutare l'approccio della gente al
problema della restituzione a dignità del governo locale.
Anche da questi sviluppi potranno giungere indicazioni utili
per l'assestamento di una strategia di contrasto nei confronti
della criminalità organizzata, che ha già dato frutti
significativi. Credo, tuttavia, che talune iniziative, con il
conforto delle riflessioni di questa Commissione, possano
essere attivate immediatamente.
   Nei prossimi giorni procederò alla selezione delle
proposte, tra quelle pervenutemi, attivabili in via
amministrativa e darò conseguenti disposizioni ai prefetti e
ai direttori generali. Parallelamente disporrò il sollecito
approfondimento delle questioni per la cui soluzione si
appalesa necessario l'intervento legislativo; avvierò intese
con il Presidente del Consiglio per un primo esame del Governo
in sede collegiale; intraprenderò, se necessario, i contatti
con gli altri ministri interessati. Naturalmente le
riflessioni di questa Commissione sono al primo posto.
   Ribadisco che lo strumento è utile e ha dato frutti
positivi: bisogna continuare ad utilizzarlo con prudenza e
scrupolo per la delicatezza delle questioni istituzionali.
Grazie.
  PRESIDENTE. Ringrazio molto il ministro dell'interno
che, con la sua abituale concretezza, ci ha indicato le cose
da fare per arricchire il quadro legislativo e quello degli
interventi.
   Do ora la parola al vicepresidente Cabras, relatore sul
tema; in seguito svolgeremo un breve dibattito per trarre le
conclusioni.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Innanzitutto desidero
esprimere apprezzamento per la relazione del ministro perché
vi ho trovato una notevole convergenza con l'analisi e con le
proposte contenute nella mia relazione e soprattutto con il
dibattito che su di essa si è svolto.
   Approfitto di questa occasione per illustrare lo schema di
risoluzione che ho fatto pervenire ai colleghi.
   La Commissione condivide il giudizio del ministro sulla
positività dell'esperienza. Nella risoluzione, infatti,
rileviamo che le indagini dirette che abbiamo svolto nelle
regioni nelle quali sono state sciolte le amministrazioni
comunali e la lettura della documentazione che ci ha fornito
il ministro dell'interno mettono in evidenza come il
provvedimento di scioglimento fosse giustificato e sia quindi
da respingere la reazione che molte volte nei comuni oggetto
dei provvedimenti è stata attivata, anche da forze politiche,
per contestare la legittimità e soprattutto la necessità dei
provvedimenti stessi. Non vi è uno dei comuni che abbiamo
visitato o esaminato attraverso una documentazione nota e
diffusa nel quale si possano sollevare riserve sulla necessità
di provvedere con questo strumento, della cui straordinarietà
ed eccezionalità siamo consapevoli fin dal momento in cui lo
abbiamo voluto, anche nella passata legislatura, ed abbiamo
appoggiato e seguito l'iter parlamentare del relativo disegno
di legge.
   Dalle indagini e dal dibattito che si sono svolti in
Commissione abbiamo tratto alcune indicazioni: in generale le
gestioni straordinarie hanno mostrato competenza
amministrativa; abbiamo trovato anche nei commissari una
sufficiente comprensione del compito e del ruolo loro affidati
dallo Stato. Ciò anche a fronte di alcune esperienze negative
segnalate nella mia relazione e nel dibattito. Cito, in
proposito, l'esempio di Lamezia Terme non per tornarvi sempre
insistentemente ma per l'importanza di quel comune, dove ci è
sembrato emergesse l'inadeguatezza professionale ed
attitudinale delle persone incaricate. Ciò è abbastanza in un
caso così delicato. Allora raccomandiamo al ministro una
particolare cura nel selezionare gli incarichi di commissario
straordinario; si potrebbe eventualmente prevedere la
formazione di un albo, presso il Ministero dell'interno, nel
quale iscrivere persone
                        Pag. 1607
che abbiano attitudini, vocazione, esperienza e
professionalità per svolgere un compito così delicato.
Soprattutto raccomandiamo al ministro di evitare le
sostituzioni nel corso del mandato. Molte volte ci siamo
trovati di fronte a gestioni commissariali straordinarie che,
nell'arco di 12-18 mesi, sono mutate in tutto o in parte due o
tre volte: ciò vanifica lo sforzo anche dei migliori
funzionari. Qualche volta abbiamo notato (nel caso di Lamezia,
ad esempio) che le dimissioni probabilmente erano dovute anche
alla cattiva ricezione ambientale della gestione straordinaria
(uso questo termine comprensivo di valutazioni che i colleghi
comprendono facilmente), però probabilmente qualche altra
volta la nomina era stata affrettata e anche motivi di
disponibilità personale hanno reso necessaria una sostituzione
nel corso del mandato che - ripeto - è estremamente dannosa.
   Un altro elemento mi sembra trovi riscontro in quanto
affermato dal ministro pochi minuti fa: riteniamo necessaria
un'attività di sostegno e di consulenza delle gestioni
commissariali straordinarie, soprattutto nell'ambito di alcune
competenze amministrative. Pensiamo a quelle in materia
urbanistica e di piani regolatori, a quelle di imposizione
tributaria ed alle gare d'appalto, per superare
quell'ostruzionismo e quelle inaffidabilità della burocrazia
comunale che purtroppo costituiscono un dato diffuso. Abbiamo
indicato nella relazione alcuni esempi significativi perché
particolarmente clamorosi: il ministro ne ha citato uno che
abbiamo rilevato anche noi. A volte riguardano l'impossibilità
di formazione della commissione disciplinare o il rifiuto ad
attuare disposizioni dell'amministrazione straordinaria, così
come concernono il boicottaggio da parte dei vigili urbani,
degli uffici tecnici comunali e dello stesso segretario
comunale, una posizione nevralgica nella vita del comune anche
per la collaborazione con le gestioni straordinarie.
   Presso ogni prefettura sarebbe opportuno costituire un
centro di riferimento per questa amministrazione, a cui
dovrebbero far capo professionalità reperibili in altre
amministrazioni statali, quali i provveditorati alle opere
pubbliche, il Genio civile o verosimilmente anche consulenti
esterni, in materia urbanistica o per l'attività legale in
genere.
   Trattandosi generalmente di comuni in condizione di
dissesto finanziario, anche a noi si è posto il problema di
uno sforzo straordinario dello Stato nel momento in cui opera
attraverso lo scioglimento. Il ministro ha parlato giustamente
di un equilibrio tra la sanzione ed il beneficio: la
Commissione ha sollecitato provvedimenti per ottenere
finanziamenti straordinari ed anche se ci rendiamo conto delle
compatibilità di bilancio e dell'esiguità del fondo -
richiamate dal ministro nella sua esposizione - li riteniamo
importanti; così come è altrettanto importante vigilare
affinché non cessi - può sembrare paradossale, ma si è
verificato in più di un caso - l'erogazione dei fondi
regionali. Sembra che siano state disattivate forme di
solidarietà da parte delle regioni nei confronti dei comuni
oggetto di questo provvedimento, quasi vi fosse un ostracismo.
Il che è non solo contraddittorio, perché lo Stato...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Non è casuale.
  PAOLO CABRAS, Relatore. A volte non è casuale,
come sostiene opportunamente l'onorevole Imposimato. Il che ci
preoccupa e su di questo richiamiamo l'attenzione del
ministro.
   Riteniamo anche che le prefetture, in concomitanza con le
gestioni straordinarie, debbano esercitare controlli
amministrativi più incisivi e sollecitare l'iniziativa delle
procure regionali della Corte dei conti. Vi è una parte che
può riguardare i metodi di gestione, mentre un'altra forse
attiene - lo dirò in relazione ad alcune proposte del ministro
- ad una innovazione di tipo legislativo, per esempio le
procedure speciali di cui parla il ministro per agevolare il
varo di nuove piante organiche, per le procedure di dissesto
finanziario e per l'adozione di
                        Pag. 1608
strumenti di piano regolatore. L'aspetto che ci ha più
disarmato a Lamezia Terme è stato che l'amministrazione
straordinaria solo alla scadenza del suo mandato avrebbe
ricevuto il rappresentante dello studio romano a cui era stata
delegata, non dall'amministrazione straordinaria ma da quella
disciolta, la redazione del piano regolatore straordinario.
Misure così importanti, in situazioni in cui il degrado di
legalità attiene in gran parte a fatti di disordine e di
dissesto di tipo urbanistico o di assoluta carenza di
strumenti di programmazione, non possono rappresentare
l'ultima cura dell'amministrazione, ma devono costituire uno
degli obiettivi di fondo. Questo però necessita di procedure
diverse dalle tradizionali, perché altrimenti non solo
scadranno i diciotto mesi previsti, ma qualora si prolungasse
la durata del mandato rischiano di scadere anche i due o tre
anni di proroga, e saremmo privi degli strumenti necessari per
il ripristino della legalità sul territorio, sulla
pianificazione, sull'ordine urbanistico, che è fondamentale
nella vita dell'amministrazione comunale.
   La Commissione - vi è un accenno nella relazione del
ministro - pensa di invitare il responsabile del dicastero
dell'interno a predisporre un osservatorio permanente centrale
che funzioni come organo di proposizione, di supporto e di
controllo dell'attività dei componenti le commissioni
straordinarie, che sottoponga a monitoraggio l'attività delle
commissioni ed estenda la vigilanza anche dopo il ripristino
delle rispettive assemblee elettive, ossia dopo che siano
state svolte le elezioni. Dobbiamo verificare, infatti, se il
ripristino della democrazia elettiva non coincida con il
ritorno di quella che ho definito "la barbarie", cioè il
ritorno di quelli di prima, di chi ha soffocato la vita
democratica e comunitaria in quelle realtà.
   Pensiamo al monitoraggio finalizzato ai rapporti delle
amministrazioni con la magistratura - vogliamo approfondire se
la rilevazione da parte delle amministrazioni straordinarie di
palesi violazioni di legge abbia attivato una sollecita
comunicazione con la magistratura per perseguire le violazioni
medesime -, all'attuazione di leggi rilevanti in materia di
autonomie locali (la legge n. 142 e la n. 241 sui procedimenti
amministrativi) ed anche ai comportamenti del personale
burocratico-amministrativo dei comuni per i motivi sopra
ricordati.
   L'osservatorio permanente centrale dovrà essere dotato
anche di un ufficio tecnico in grado di offrire consulenza in
materia urbanistica, legale e tributaria, collegandosi ai
centri di riferimento istituiti presso le prefetture di cui ho
parlato in precedenza.
   Riteniamo importante anche il rapporto delle
amministrazioni straordinarie con le popolazioni interessate.
Molte volte le popolazioni, signor ministro, sono diffidenti
nei confronti dell'amministrazione straordinaria o addirittura
nostalgiche dei vecchi equilibri non soltanto per collusione,
ma anche sotto il profilo dei vantaggi pratici. Le vecchie
amministrazioni che non facevano pagare i tributi erano più
accette e riscuotevano più facilmente un consenso spicciolo e
diffuso rispetto alle nuove che, facendo pagare i tributi,
appaiono più ostili. E' necessaria innanzitutto una grande
trasparenza di rapporti, come è stato rilevato nel corso del
dibattito. Nella risoluzione ho inserito questo aspetto,
perché credo che le amministrazioni straordinarie debbano
informare i cittadini di quanto hanno riscontrato in termini
di illegalità e di dissesto finanziario e amministrativo. E'
bene che i cittadini sappiano che c'erano motivazioni fondate
per l'emanazione del provvedimento straordinario. E' bene che
ci sia questa comunicazione così come è auspicabile, a mio
avviso, l'attuazione di forme di consultazione popolare,
attraverso referendum, favorendo modelli di partecipazione dei
cittadini alla vita pubblica. Credo sia un modello alternativo
a gestioni clientelari e influenzate da interessi particolari
come sono quelli di cui stiamo parlando.
   Ci siamo anche impegnati a costituire, nell'ambito della
Commissione antimafia,
                        Pag. 1609
un gruppo di intervento che segua le attività delle
amministrazioni straordinarie e anche le esperienze delle
assemblee elettive immediatamente dopo la scadenza del
mandato, per verificare gli indirizzi delle amministrazioni
straordinarie e di quelle elettive che sono succedute per
contribuire in questo modo al recupero della legalità.
   Ritengo che nella risoluzione dobbiamo anche rivolgere un
invito ai partiti politici affinché, nella predisposizione
delle liste elettorali per le prossime consultazioni, si
attengano scrupolosamente ai criteri di selezione nel segno
della trasparenza e dell'affidabilità dei candidati dal punto
di vista della legalità e dell'assenza di collegamenti diretti
o indiretti con i gruppi di criminalità organizzata. Norme di
trasparenza per la candidabilità sono contenute nella legge n.
16 del 1991 e nel codice di autoregolamentazione delle
candidature della Commissione antimafia della passata
legislatura, peraltro adottate negli statuti e nei regolamenti
di molti partiti nazionali.
   Ciò però non è sufficiente perché in queste
amministrazioni comunali occorre evitare che non solo chi è
indicato come collegato, ma anche i parenti, gli amici, quelli
che direttamente o indirettamente erano riconducibili al
collegamento o all'influenza che ha determinato il
provvedimento, siano esclusi dalle liste. Occorrono una
vigilanza ed una sorveglianza particolari. So benissimo che i
partiti, tutti i partiti, non sono l'Arma dei carabinieri, che
quello che avviene a Bagheria o Rosarno può sfuggire alle
direzioni centrali. Allora i partiti nazionali si attrezzino
per evitare di essere tenuti all'oscuro di quanto avviene alla
periferia dell'impero. Abbiamo presente che la gestione è
molto mobile, elastica, difficile, però occorre una vigilanza
straordinaria, altrimenti questi provvedimenti saranno
vanificati e si dovrà ricorrere allo scioglimento oppure alla
rimozione dei soggetti che risultassero compromessi.
   Nel corso del dibattito qualche collega ha affermato che
in presenza di indizi di collegamento è comunque sempre
opportuno - anche prima o in alternativa allo scioglimento del
consiglio comunale - il provvedimento di rimozione. Sono due
strumenti che il ministro ha a disposizione, entrambi da
adottare a seconda della gravità e dell'estensione del
fenomeno.
   Nel paragrafo finale della risoluzione ho accennato ad una
volontà, espressa a nome della Commissione, di verificare la
validità di queste norme e la necessità della loro
integrazione e questo dopo aver udito la relazione del
ministro, acquista maggior significato in relazione ai
problemi cui ho accennato prima: i poteri speciali e in deroga
per i comuni; le corsie preferenziali; le difficoltà legate al
superamento dei limiti della certificazione antimafia; i
poteri da conferire alle amministrazioni straordinarie per
rifiutare l'ammissione alle gare d'appalto di aziende e
imprese sospette; l'interdizione, sia pur temporanea, non solo
dei passati componenti le giunte delle amministrazioni
disciolte ma anche degli amministratori rimossi, nonché altri
provvedimenti indicati nella relazione del ministro, per i
quali credo sia necessario ricorrere a strumenti legislativi.
   Prendendo atto delle intenzioni manifestate dal ministro
Mancino con grande concretezza e puntualità, potremmo -
attraverso un gruppo di lavoro, una nostra capacità di
proposta - far pervenire sollecitamente al ministro
dell'interno, come frutto della nostra ulteriore riflessione,
proposte di integrazione legislativa che il ministro possa far
proprie affinché risulti rapido l'iter parlamentare di un
eventuale disegno di legge di modifica, di integrazione o di
arricchimento di queste norme. Ci rendiamo conto, infatti, che
in materia è necessario disporre di una gamma, di una tastiera
di strumenti sempre più ampia.
   Dopo aver riflettuto ed ascoltato il parere di colleghi
che proponevano un'ulteriore proroga, non tanto un rinvio
delle elezioni quanto l'allungamento dei tempi delle gestioni
straordinarie, ci siamo convinti che probabilmente ciò non
risolverebbe
                        Pag. 1610
 i problemi o sicuramente non li risolverebbe tutti. Però, ci
rendiamo conto che per far funzionare lo strumento della
gestione straordinaria abbiamo bisogno di un'ulteriore
capacità di intervento e di iniziativa per rendere più reciso
l'intervento per tagliare i nodi dell'intreccio e
dell'infiltrazione della malavita nelle istituzioni locali.
  PRESIDENTE. Grazie, senatore Cabras. Prima di dare la
parola ai colleghi, desidero segnalare che una discussione sul
documento l'abbiamo già svolta; quindi, siamo nella fase dei
giudizi e delle valutazioni su questioni molto concrete dal
punto di vista dei tempi e del tipo di interventi.
  ALTERO MATTEOLI. Abbiamo svolto una discussione sulla
relazione del vicepresidente Cabras, non sul documento.
  PRESIDENTE. Mi riferivo al tema. Chiedo inoltre ai
colleghi di fermarsi al termine della seduta perché dovremo
adottare alcune deliberazioni.
   Informo inoltre che è pronta la proposta di relazione sui
rapporti mafia-politica, che alla fine della seduta sarà
distribuita e che sarà inviata in casella ai colleghi che oggi
non sono presenti.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Rilevo anzitutto che le due
relazioni, quella del senatore Cabras e quella del ministro,
sono pregevoli e molto complete, anche se in verità non ho
avuto il tempo di riflettere su tutte le proposte che sono
state avanzate in questo momento dal ministro e quindi mi
riservo di approfondirle. Ho rilevato che vi è una sintonia
nell'analisi della situazione per quanto riguarda la validità
dell'istituto del commissariamento e la necessità di mantenere
e rafforzare tale istituto. Vi è però anche il riconoscimento
- attraverso il riferimento a quello che hanno detto con molta
onestà e con molta lealtà i commissari straordinari - del
fatto che le situazioni dei singoli comuni nei quali vi è
stato il commissario straordinario non consentono l'esercizio
del diritto di voto in maniera libera. Se non ho compreso
male, mi pare che il ministro all'inizio abbia detto che vi è
stata da parte dei commissari una richiesta di proroga del
commissariamento. Anche nella relazione del senatore Cabras si
rileva questo dato. Desidero leggere testualmente un brano del
documento da lui predisposto: "Le risultanze dell'indagine ci
consentono di ritenere non esaurite le ragioni che hanno
giustificato l'intervento di scioglimento. L'impressione più
convinta è che la forza dell'infiltrazione mafiosa, garantita
da decenni di insediamento, sia rimasta intatta, anche quando
deve piegarsi agli eventi mimetizzandosi, facendosi
clandestina, aspettando il tempo della propria riscossa.
Inoltre - aggiunge il senatore Cabras - l'opinione diffusa tra
i commissari è che pur avendo avviato il risanamento,
generalmente con determinazione, competenza e oculatezza, la
fine della gestione commissariale coinciderà con il ritorno
dei barbari". Vi è poi una serie di affermazioni di questo
tipo in cui vi è il giusto riconoscimento della drammaticità
della situazione.
   Ora, non credo che possiamo disattendere queste
valutazioni. Mi sembrano delle motivazioni che nell'ambito
della giurisprudenza si chiamerebbero "motivazioni suicide",
perché sono seguite da conclusioni da esse divergenti. Quindi,
è vero che non possiamo privare la gente della possibilità di
esprimere liberamente il voto e quindi di avere
amministrazioni comunali che si sostituiscano ai commissari
straordinari - che nessuno vuole -; però credo che i
commissari straordinari nel fare queste proposte abbiano
tentuto conto anche delle preoccupazioni della gente. Parlo
non solo per i comuni del casertano ma anche per altri.
   Per quanto riguarda i comuni del casertano, ho ascoltato
moltissime persone e so - sia da quel che ha detto il prefetto
Catenacci, sia da quel che ha riferito il prefetto che lo ha
sostituito, sia da quel che ho appreso da organi di polizia,
dalla magistratura e da cittadini - che svolgere le elezioni
adesso significherebbe
                        Pag. 1611
 consentire senz'altro la riconquista dei comuni da parte
degli stessi soggetti eliminati e neutralizzati attraverso gli
opportuni commissariamenti (e siamo grati al ministro per la
tempestività, il coraggio e la prontezza con cui li ha
decisi).
   Quindi, richiamo l'attenzione di questa Commissione
sull'opportunità di evitare di prendere una decisione che poi
potrebbe anche ritorcersi contro la stessa Commissione
antimafia perché, se dopo le elezioni che si terranno a maggio
o a giugno prossimi, dovessimo trovarci di fronte alla stessa
situazione di prima, con la necessità di un intervento del
ministro (cosa che credo venga prospettata anche nella
relazione del ministro), con uno scioglimento ulteriore di
questi comuni commissariati, credo che questa non sarebbe una
prova di oculatezza e di preveggenza.
   Francamente, non so se tecnicamente sia possibile una
proroga del commissariamento senza l'approvazione di una
legge.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. E'
necessaria una legge.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Si tratta di una situazione
particolare. Non penso che le discussioni che ci sono state in
Parlamento sulla non opportunità di differire le elezioni per
altri comuni possano valere anche per i comuni sciolti. Queste
sono situazioni particolari. Non vedo perché i colleghi di
altre formazioni politiche...
  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Imposimato, lei pensa a
tutti i comuni o solo a quelli per i quali si pongono problemi
particolari?
  FERNANDO IMPOSIMATO. Mi riferisco ai comuni per i quali
vi è una richiesta espressa da parte dei commissari.
  ALTERO MATTEOLI. Occorrerebbe una forbice più ampia:
invece di dodici, diciotto mesi, per consentire un più ampio
margine. Ho preparato un emendamento in questo senso.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Bisognerebbe stabilire caso per
caso se si può, con legge, prevedere una proroga del
commissariamento, tenendo anche conto di un fatto, cioè che
sono in corso importanti indagini da parte della polizia e
della stessa magistratura che riguardano proprio i comuni
sciolti. Oggi abbiamo letto su tutti i giornali che sono in
corso importanti indagini che riguardano comuni sciolti, come
quello di Casal di Principe, e personaggi come Francesco
Schiavone e Bidognetti e la loro nefasta influenza sulle
amministrazioni comunali per quanto riguarda appalti,
forniture e discariche.
   Quindi, credo che non possiamo non tener conto di qualcosa
che sta cambiando, che può aiutarci a modificare una
situazione ambientale e a consentire, di qui a qualche mese,
le elezioni libere che in questo momento credo siano
inopportune.
  LUIGI ROSSI. Nella mia qualità di portavoce della lega
nord mi accade spesso di parlare con giornalisti stranieri.
Devo dare atto al ministro Mancino - e questo mi fa piacere -
che parlando con autorevoli giornalisti stranieri essi hanno
riconosciuto che effettivamente adesso la lotta alla mafia si
è molto intensificata. Proprio questa mattina un giornalista
del The European mi ha detto di essere rimasto
impressionato dal fatto che il presidente Carnevale sia
inquisito, il che significa che la lotta contro la mafia ha
assunto atteggiamenti che effettivamente devono essere
determinanti.
   Nello stesso tempo, ho parlato anche con avvocati, i quali
mi hanno detto che la questione del commissariamento - come
del resto faceva presente il ministro Mancino - avrebbe
bisogno di essere meglio regolamentata. Qui mi rifaccio ad
alcuni capitoli del libro del ministro Mancino Schegge
costituzionali, dove si parla dei rapporti con le regioni,
i comuni
                        Pag. 1612
 e gli enti locali; in modo particolare, per quel che
riguarda l'articolo 117 della Costituzione, laddove è scritto
che certe materie dovrebbero essere trasferite alle regioni,
nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dallo Stato,
"sempre che le norme stesse non stiano in contrasto con
l'interesse nazionale o con quello di altre regioni". Questi
avvocati, questi professori di diritto costituzionale con i
quali ho parlato mi ponevano il quesito se i limiti al
commissariamento non possono eventualmente portare disagi,
situazioni poco piacevoli per i comuni vicini a quelli che
sono commissariati e se questo aspetto non possa essere
maggiormente specificato. Altri invece mi hanno detto che
bisogna rivedere tutto il sistema, anche perché è possibile
che alle prossime elezioni ci troviamo di fronte gli stessi
individui che sono stati cacciati con il commissariamento.
   Un altro problema riguarda la questione che ha sollevato
il collega Cabras, cioè la creazione di un osservatorio.
   Infine, bisogna in modo particolare porre attenzione sui
piani regolatori delle maggiori città che sono state inquisite
o che sono comunque in odor di mafia.
  MASSIMO SCALIA. Anch'io ringrazio il ministro per la sua
ampia relazione. Non nascondo però - anche pensando
all'intervento del collega Imposimato - che la Commissione si
trova di fronte ad una tematica molto delicata e in qualche
modo conturbante. L'ipotesi che da più parti si avanza di
prorogare il commissariamento non può non preoccupare, in
quanto essa viene a delineare - soprattutto in un'applicazione
estensiva, che in molti casi è dovuta, della legge di cui
stiamo parlando - un territorio nazionale che avrebbe, come
dire, delle autonomie locali e dei governi regionali a
sovranità limitata dalla presenza, in qualche modo obbligata,
di un ente centrale che va a tutelare quelle parti di
territorio dove la legalità non riesce a ripristinarsi. Non
credo che possiamo fruire a lungo di uno schema del genere.
   Credo che - qui non condivido alcuni aspetti che mi
sembravano di eccesso di cautela costituzionale da parte del
ministro - si debba applicare la legge; nel dubbio, con minore
cautela costituzionale. Credo che la repressione che la legge
consente debba essere perseguita e che nell'azione degli
amministratori straordinari la magistratura dovrebbe avere uno
spazio di intervento, perché la tipologia dello scioglimento
del consiglio comunale è sempre legata a una serie di, a dir
poco, abusi e illeciti, che spesso configurano il reato
penale, proprio per quel che riguarda, per esempio, un uso
distorto del territorio, il ricorso ad appalti, eccetera.
Dalla relazione del ministro questo aspetto non mi risulta
chiaro. Si tratta di stabilire, in sostanza, in che modo le
motivazioni che hanno portato allo scioglimento (oltre a
determinare l'insediamento di un commissario straordinario)
possano costituire anche oggetto di un'azione della
magistratura, azione che in qualche modo potrebbe
rappresentare una risposta al problema del "ritorno dei
barbari". Infatti, se questi ultimi andassero in galera, non
avrebbero più la possibilità di ritornare!
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Esiste un
vaso comunicante tra lo scioglimento del consiglio comunale e
l'intervento della magistratura: i due aspetti non rimangono
indifferenti.
  MASSIMO SCALIA. In realtà, nella sua relazione non ho
colto bene tale concetto. Ritengo che un'attivazione più
sollecita di questo canale probabilmente potrebbe costituire
una risposta, nonostante nessun provvedimento umano...
  PRESIDENTE. Onorevole Scalia, a sostegno della sua tesi,
vorrei osservare che, nell'ipotesi in cui scattasse
un'incriminazione nei confronti di certe persone, queste
ultime non sarebbero candidabili. Ciò risolverebbe almeno uno
dei problemi prospettati.
  MASSIMO SCALIA. Sono favorevole all'applicazione della
legge e, anzi, ri-
                        Pag. 1613
tengo che non si debba avere timore di introdurre aspetti
repressivi. Se mi è consentito ricorrere ad una sorta di
slogan, vorrei dire che, se nel nostro paese si usasse
maggiormente la ruspa, ciò rappresenterebbe un deterrente ai
fini di un buon governo. A tale proposito, ringrazio
pubblicamente il ministro Mancino per essersi recentemente
interessato al secondo caso di attivazione di ruspe
verificatosi in Italia.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. L'onorevole
Imposimato sa che c'era un prefetto che usava le ruspe. Mi
riferisco all'ex prefetto di Caserta, attualmente a Bari.
  MASSIMO SCALIA. Io ho conosciuto il prefetto di
Catanzaro il quale, pur essendosi trovato ad affrontare un
problema non certo irrilevante, ha comunque avuto il coraggio
di procedere.
   Nella proposta di risoluzione del collega Cabras è
contenuto un riferimento all'"impero". Forse si è trattato di
una sorta di lapsus conscientiae.
  PAOLO CABRAS, Relatore. E' un modo di dire!
  MASSIMO SCALIA. Probabilmente pensavi al libro
Decadenza e rovina dell'impero romano!
   Sulla scorta delle disposizioni suggerite dalla legge n.
221 del 1991, mi corre l'obbligo, in ordine ai recenti
provvedimenti adottati dalla magistratura, di chiedere al
ministro quali siano le sue intenzioni in ordine al comune di
Napoli. Se tutte le notizie che abbiamo acquisito dai giornali
e dalla televisione corrispondessero a precise ipotesi
avanzate dalla magistratura, ci troveremmo di fronte a quella
che in termini giornalistici è stata definita una "cupola"
nella quale confluivano affari, politica e camorra. In
sostanza, ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale
le collusioni tra esponenti politici, amministratori e
malavita organizzata dovrebbero rientrare a pieno titolo tra
le ipotesi di scioglimento del consiglio comunale. Si tratta
di un problema non lieve e non secondario che, se non altro in
via di esercizio mentale, può rappresentare una sede di
verifica di validità della legge n. 221 del 1991. Al di là di
questo, attendo una risposta alla mia domanda: cosa intende
fare il ministro in ordine alla situazione che si è
manifestata, con dovizia di documentazione e di iniziative da
parte della magistratura, nel comune di Napoli? Potremmo
infatti rimanere nel dubbio che la legge n. 221 si applichi
soltanto ai comuni con un certo numero di abitanti, vincolo
questo che non mi sembra sia espressamente previsto.
  GIROLAMO TRIPODI. Ho ascoltato con molto interesse la
relazione del ministro, che mi pare abbia evidenziato alcuni
aspetti molto interessanti dai quali si evince una particolare
sensibilità in ordine all'azione che deve essere portata
avanti per affrontare la battaglia contro la criminalità
organizzata. Inoltre, ho molto apprezzato l'atteggiamento del
ministro il quale, nonostante gli importanti risultati
conseguiti sotto il profilo delle inchieste giudiziarie e
dell'arresto di latitanti, non ha mostrato grande trionfalismo
e, anzi, continua a manifestare preoccupazione per una
situazione che resta pericolosa.
   Per quanto riguarda il parere complessivo sulla scelta da
noi compiuta in riferimento allo scioglimento dei consigli
comunali inquinati da fenomeni mafiosi, ritengo che tale
scelta vada portata avanti senza tentennamenti e senza
modifiche, nonostante vi siano spinte che vanno in una
direzione diversa, tendendo cioè all'obiettivo non dello
scioglimento del consiglio comunale ma dell'eliminazione di
parti dello stesso. Ciò può accadere, ma in casi particolari.
Quando noi ci troviamo di fronte a situazioni che in qualche
modo hanno determinato un inquinamento della vita pubblica,
non bisogna fare distinzioni ma si deve procedere allo
scioglimento del consiglio comunale.
   Signor ministro, pur esprimendo una valutazione positiva
sulla scelta da noi
                        Pag. 1614
compiuta in questa materia, debbo tuttavia osservare che non
possiamo dichiararci completamente soddisfatti di questa prima
fase dell'esperimento, soprattutto in riferimento ai risultati
conseguiti in direzione del risanamento di determinate
situazioni. Del resto, si tratta di una valutazione ripresa
nella relazione portata all'attenzione di questa Commissione
dal vicepresidente Cabras. La stessa Commissione peraltro si è
orientata verso l'accoglimento di tale valutazione.
   Vi sono alcuni problemi che a mio avviso non debbono
essere sottovalutati. Nella proposta di risoluzione si fa
riferimento alle ipotesi in cui il personale sia collegato al
vecchio ceto politico mafioso dominante. Accanto a questo
fenomeno, va tenuto presente il ruolo dei segretari comunali.
Si tratta in sostanza di stabilire in che modo si debba
procedere quando venga accertato che il segretario comunale
sia in qualche modo complice o connivente. Bisogna verificare
insomma se il segretario comunale si sia differenziato
rispetto alle attività illegali poste in essere dalle giunte e
dai consigli comunali succedutisi, oppure se ne abbia
accettato i comportamenti. Sappiamo che spesso i segretari
comunali contano più dei singoli assessori in virtù dei poteri
loro attribuiti. Questo problema va affrontato perché, in caso
contrario, si rischia di far rimanere al loro posto gli amici
e le persone assunte con metodi clientelari dai vecchi
amministratori in odore di mafia.
   I commissari straordinari, recatisi presso i comuni di
assegnazione, hanno spesso constatato una situazione
disastrosa sotto il profilo economico, amministrativo e della
regolarità della gestione della cosa pubblica.
  ALTERO MATTEOLI. Presidente, ma stiamo rifacendo il
dibattito sulla relazione!
  GIROLAMO TRIPODI. Poiché si tratta di un punto che avevo
già richiamato nel corso della discussione ma che comunque non
appare menzionato nella proposta di risoluzione, ho pensato
bene di riproporlo.
  PRESIDENTE. In realtà l'onorevole Matteoli sta eccependo
l'ampiezza dell'intervento.
  GIROLAMO TRIPODI. Sarebbe opportuno - si tratta di un
aspetto che, ripeto, avevo già affrontato nel corso della
discussione sul documento - che in ordine alle modalità di
gestione siano previsti ed affidati ai commissari specifici
compiti di risanamento. Accade spesso che i commissari
accettino di essere isolati da tutti o, in altri casi, si
colleghino ai vecchi amministratori, oppure si limitino
soltanto a gestire l'ordinaria amministrazione quando invece
sarebbe necessario che essi agissero in funzione deterrente.
   Lei, signor ministro, ha fatto riferimento al problema
delle regioni, in merito al quale ritengo debbano essere
individuate adeguate soluzioni. Non è possibile, infatti, che
le regioni divengano i nemici dei commissari. Probabilmente
ciò è dovuto al fatto che con i commissari straordinari non è
possibile istaurare un rapporto di natura clientelare, né si
può contare su voti di scambio, a differenza di quanto poteva
farsi in presenza degli amministratori mafiosi. Su questo
aspetto credo che le amministrazioni comunali debbano essere
richiamate alla loro responsabilità. Chiedo che anche di tale
questione si faccia cenno nella risoluzione, sì da renderla
più completa ed organica.
  UMBERTO CAPPUZZO. Desidero esprimere al signor ministro
un vivo apprezzamento per quello che ha detto e, soprattutto,
per quanto ha fatto. Un apprezzamento rivolgo anche al collega
Cabras, per la chiarezza della sua relazione. Cogliendo
l'occasione quasi unica della presenza tra noi del ministro
Mancino, vorrei affrontare quattro aspetti dei provvedimenti
di cui stiamo discutendo: la procedura, l'irreprensibilità
formale, la coerenza delle conseguenze e la visibilità
dell'effetto.
                        Pag. 1615
   Quanto alla procedura, essa investe tutti i consiglieri
comunali. Il fatto che si possa prevedere l'impossibilità di
essere candidati in futuro rappresenta un problema di
democrazia molto importante. Però si può verificare il caso di
membri parlamentari che siano anche consiglieri comunali ed
allora si avrebbe l'effetto perverso...
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Ve ne sono
due in un comune che scioglieremo in occasione della prossima
riunione del Consiglio dei ministri!
  UMBERTO CAPPUZZO. Si tratta comunque di un aspetto da
valutare con attenzione. Mi preme sottolineare la presenza nei
consigli comunali di alcuni giovani che per la prima volta
hanno tentato l'esperienza democratica, con la determinazione
di favorire un cambiamento ed una svolta. Tale determinazione,
ovviamente, non può essere frustrata (richiamo a tale
proposito l'attenzione dell'amico Cabras) penalizzando gli
elementi del rinnovamento che, affacciatisi per la prima volta
all'esperienza amministrativa, dopo soli 6-7 mesi sono stati
colpiti da una misura che non li interessa direttamente.
   Quanto all'irreprensibilità formale, i provvedimenti sono
molto delicati e pregherei il ministro di farli esaminare
attentamente prima che siano pubblicati. Non è ammissibile che
contengano imperfezioni anagrafiche: Gattuccio che diventa
Lettuccio, Lo Nero Salvatore che diventa Lo Nero Giuseppe, il
tale indagato il quale ha avuto il processo definitivo con non
luogo a procedere perché non ha commesso il fatto e che
risulta ancora... La mancata osservanza formale della
perfezione significa che il provvedimento è stato affrettato.
Quindi, pregherei di sottoporre tutti i provvedimenti a
particolare esame, con la lente d'ingrandimento, perché
all'opinione pubblica sensibilizzata possono risultare poco
comprensibili; il provvedimento può apparire affrettato e può
non essere compreso da coloro che pure vogliono il
rinnovamento.
   Sotto l'aspetto della coerenza delle conseguenze, mi
chiedo se non sia il caso, prima di procedere allo
scioglimento, di coinvolgere la magistratura, perché il
magistrato locale, o il procuratore della Repubblica o altri,
potrebbe esprimere una qualche idea sull'assunzione del
provvedimento in quel dato comune piuttosto che in quello
contiguo, dove sta indagando magari per fatti più gravi e
determinati.
   Inoltre, una volta venuto a conoscenza di questi elementi
di contiguità, il magistrato deve prendere provvedimenti
conseguenti, perché altrimenti si rischia di dare una patente
di "mafiosità" ad alcuni individui alla quale non segue poi un
effetto punitivo. In una cultura come quella del meridione, il
mafioso che non viene punito acquista prestigio; e questo è
molto pericoloso. Vorrei perciò che al provvedimento
seguissero, nei riguardi di coloro che sono effettivamente
colpevoli sulla base di elementi concreti, conseguenze sul
piano giudiziario.
   Circa la visibilità dell'effetto, i colleghi hanno
riferito di aver constatato un cambiamento. Mi auguro che sia
vero. Tuttavia, essendomi capitato di andare in questi comuni
all'improvviso, sono giunto alla conclusione che la visibilità
debba riguardare i seguenti aspetti. In primo luogo, vi deve
essere una vera svolta affinché i servizi diventino
effettivamente più efficienti rispetto al passato; mi
riferisco soprattutto alla nettezza urbana, un mio chiodo
fisso: spesso do fastidio, lo so, ma vorrei vedere certi
servizi funzionanti.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Questo è un
punto nevralgico dell'affidamento alla malavita ed è causa di
scioglimento dei consigli comunali.
  UMBERTO CAPPUZZO. Basta percorrere la costiera siciliana
per individuare il comune dove ci sono problemi: si capisce
dai cassonetti, se sono pieni o vuoti, e da quante volte
vengono svuotati ogni settimana.
   Il secondo aspetto della visibilità è la trasparenza
dell'effetto. Il terzo è quello
                        Pag. 1616
dell'efficienza; purtroppo, invece, c'è soltanto burocrazia,
signor ministro, cioè perfezione burocratica. Vorrei
soprattutto che si indagasse sulla presenza dei commissari,
perché mi risulta che in qualche comune siano presenti
soltanto una volta o due alla settimana, dando ai cittadini la
sensazione che non ci sia a chi rivolgersi. Questo fatto,
legato alla persistenza del vecchio sistema burocratico
(segretario comunale e così via) può dare l'impressione che
effettivamente non sia cambiato molto.
   Vorrei porre un problema a monte. Siamo arrivati ad una
grande svolta positiva, ma coloro ai quali competeva affermare
l'autorità dello Stato dov'erano? Mi chiedo chi mai abbia
segnalato queste disfunzioni palesi che, nel meridione, sono
l'abusivismo edilizio, il problema dell'acqua. Non so a chi
rivolgermi per poter affermare il diritto ad avere l'acqua in
certe zone del mio collegio. L'unico ad aver preso
provvedimenti è stato il prefetto Di Francesco che, quando era
alto commissario, sequestrò i pozzi, che poi furono
restituiti. Adesso ci troviamo nella condizione di dover
accettare l'acqua da costoro. Non so se siano mafiosi o meno e
non voglio saperlo; voglio però sapere: se qualcuno che mi
chiede di far parte del consorzio per avere l'acqua poi
risulta mafioso, c'è una mia contiguità, se utilizzo l'acqua
avendone bisogno, nei confronti di questo tale?
   Il problema dell'acqua è delicatissimo in Sicilia e vorrei
che i signori prefetti indagassero a fondo per vedere quali
provvedimenti possano essere adottati. Si facilitino i
consorzi, si provveda a dare certezza al cittadino. Essendo
stato interessato per far avere l'acqua a certe zone, non ho
trovato a chi rivolgermi, né cosa consigliare. Infatti,
consigliando di accettare, come costoro vorrebbero, la
costituzione di un consorzio li congloberei, qualora
emergessero fatti di mafia, in un'associazione non
trasparente. Anche questo è un problema che sottopongo alla
sua attenzione, signor ministro, perché in alcune aree della
Sicilia è molto grave.
   Ritengo ottima la proposta di un osservatorio e credo che
il Ministero dell'intero se ne debba far carico non solo per
le aree a rischio ma anche per alcune zone della capitale,
dove tante disfunzioni sfuggono mentre dovrebbero trovare
immediata eco da parte del Ministero. In proposito, sottopongo
all'attenzione del ministro l'opera che la stampa locale sta
svolgendo; mi riferisco ai tre giornali della capitale che
segnalano ogni giorno disservizi di ogni genere, con
implicazioni di rilevanza penale. Se questo osservatorio,
oltre alle risposte agli interessati, potesse farsi carico di
questi elementi, probabilmente svolgerebbe un'azione diretta.
   E' ottima anche l'idea di un pool per il supporto
amministrativo; questo istituto mostra il coraggio che si è
avuto nella lotta contro la mafia: di tutti, è quello che
democraticamente tocca le cose da vicino. I vari ministri
dell'interno, sia lei sia i suoi predecessori, l'hanno
attivato senza guardare il "colore" dell'amministrazione; ciò
fa onore a chi ha preso tali decisioni, con grande coraggio.
Raccomando soltanto ciò che ho avuto modo di dire all'inizio
del mio intervento, cioè che i provvedimenti devono essere
perfetti, in maniera tale che noi possiamo presentarci agli
elettori in regola, dicendo che è stato colpito chi doveva
esserlo.
   Concludendo il mio intervento, ringrazio il ministro ed il
relatore per quanto hanno fatto.
  ALTERO MATTEOLI. Desidero innanzitutto chiarire la mia
interruzione di poco fa: non mi sarei permesso di sindacare
quello che stava dicendo il collega Tripodi; volevo soltanto
far presente che abbiamo già svolto la discussione generale e
che gli interventi dovevano riferirsi al documento presentato.
   Signor ministro, approfitto della sua presenza per
richiamare quanto detto dall'onorevole Cappuzzo all'inizio del
suo intervento relativamente al caso in cui alcuni consiglieri
comunali siano anche parlamentari. Mi sono recato in Campania
per motivi diversi da quelli della
                        Pag. 1617
Commissione antimafia ed ho scoperto che è stato preso il
provvedimento di scioglimento dei consigli comunali di Pagani
e di Scafati; non è stato preso per Nocera. Ho controllato i
nomi dei consiglieri comunali. Mi sembra che i tre comuni
abbiano le stesse caratteristiche, ma a Nocera ci sono due
colleghi parlamentari che fanno parte del consiglio comunale.
Non vorrei che i ritardi fossero dovuti a questa circostanza.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Posso
assicurarle che, indipendentemente dalla presenza di due
parlamentari, nel prossimo Consiglio dei ministri procederemo
allo scioglimento del consiglio comunale di Nocera Inferiore.
  ALTERO MATTEOLI. Questa notizia mi fa molto piacere. Al
mio ritorno dalla Campania ho presentato a tal proposito un
atto di sindacato ispettivo.
   Tornando al documento presentato dal relatore - abbiamo
già avuto modo di esprimere il nostro apprezzamento per la
relazione del senatore Cabras - mi permetto di suggerire una
modifica e due integrazioni. Alla prima pagina, laddove si
afferma che "Le gestioni straordinarie in generale hanno
mostrato competenza amministrativa...", mi parrebbe più
appropriata, alla luce di quanto scritto nella relazione e
dell'illustrazione della risoluzione, una formulazione di
questo tenore: "Le gestioni straordinarie hanno mostrato, in
alcuni casi, competenza amministrativa e consapevole
motivazione dei compiti affidati mentre in altri sono state
registrate carenze che lasciano intuire che i comuni sono
ancora condizionati dalla mafia. Comunque, anche nei casi
positivi, a causa di..." proseguendo poi con il resto della
frase. Temo che il termine "in generale" possa far pensare che
tutto vada bene. E' stata citato il caso di Lamezia Terme che,
in questo modo, assolveremmo, cosa che sinceramente non sento
di fare.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Forse non mi sono espresso
con chiarezza. Volevo solo manifestare un apprezzamento ai
commissari, riferendomi soprattutto alla visita svolta in
Calabria, per la competenza e la consapevolezza del compito
loro affidato. Mi è sembrato di poter rendere questa
affermazione in generale. Intendevo dire che non gli effetti
sono stati positivi - per carità, sono quelli che ho descritto
- ma solo che le esperienze negative sono casi minoritari,
come quello di Lamezia in Calabria ed altri in Campania ed in
Sicilia. Mi riferivo non ai risultati prodotti ma
esclusivamente alle attitudini ed alla competenza dei
funzionari, nonché al modo in cui essi hanno affrontato il
loro compito. In prevalenza, in generale, mi sono sembrati
all'altezza del compito, salvo quelle esperienze negative.
  ALTERO MATTEOLI. Allora, mettiamolo in evidenza.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Per tutto il resto sono
d'accordo con lei.
  ALTERO MATTEOLI. Allora, potremmo usare questa
formulazione: "Le gestioni straordinarie hanno mostrato, nella
maggior parte dei casi, competenza... ed in altri...".
   Da questo documento e dalla sua illustrazione emerge che
in alcuni dei comuni i cui consigli sono stati sciolti la
mafia continua ad imperversare e l'attività delle commissioni
incontra difficoltà per la ristrettezza dei mezzi; in altri la
politica di rigore si scontra con la necessità e con
l'efficienza dei servizi. Ma c'è un altro aspetto che è stato
rilevato da tutti e soprattutto dal senatore Cabras nella sua
relazione, cioè la serie di danneggiamenti: mezzi comunali
messi fuori servizio, condutture dell'acqua che saltano.
   Proporrei allora di aggiungere dopo la frase
"L'osservatorio dovrà essere dotato di un ufficio tecnico..."
un periodo del seguente tenore: "La Commissione ritiene
opportuno che lo Stato (o il ministro dell'interno) affianchi
le amministrazioni straordinarie con una più incisiva opera
                        Pag. 1618
delle forze dell'ordine". Infatti, questi danneggiamenti
avvengono perché evidentemente servirebbe un controllo
maggiore da parte dello Stato.
   Infine, recependo il senso di molti interventi, proporrei
di aggiungere al termine del documento il seguente periodo:
"La Commissione antimafia ritiene infine che l'articolo 1,
comma 3, della legge n. 221 del 22 luglio 1991 sia modificato
nel senso di portare il periodo di commissariamento dagli
attuali 12/18 mesi a 18/30 mesi".
  PAOLO CABRAS, Relatore. Proporrei di inserire
questa frase nel documento nel quale avanziamo proposte al
ministro relativamente al decreto di cui egli ci ha parlato.
  PRESIDENTE. La proposta è anche di alzare il periodo
minimo?
  ALTERO MATTEOLI. Sì, anche il periodo minimo; però non
avrei nulla in contrario a lasciarlo immutato. Infatti, in un
determinato comune la commissione può registrare la
possibilità di procedere tranquillamente alle elezioni;
qualora invece tale eventualità non si verifichi, non si può
andare obbligatoriamente alle elezioni. Aumentando la forbice
si possono svolgere le elezioni, dove possibile, dopo 12-18
mesi - che poi diventano 12 più 3 mesi perché occorre
calcolare il periodo necessario per indirle - e, dove non sia
possibile, c'è un'ulteriore possibilità.
  PRESIDENTE. L'onorevole Matteoli, ha presentato i
seguenti emendamenti:    Sostituire il primo alinea del
quarto capoverso, fino alla parola esperienze, con il
seguente:
   "Le gestioni straordinarie hanno mostrato nella maggior
parte dei casi competenze amministrative e consapevole
motivazione dei compiti affidati; in altri sono state
registrate carenze che lasciano intuire che i comuni sono
ancora condizionati dalla mafia.
   Comunque, anche a causa di alcune negative esperienze".
  Aggiungere infine i seguenti capoversi:
   "La Commissione ritiene opportuno che lo Stato affianchi
le amministrazioni straordinarie con una più incisiva opera
delle Forze dell'ordine".
   "La Commissione antimafia ritiene infine che l'articolo 1,
comma 3, della legge 221 del 22 luglio 1991 sia modificata nel
senso di portare il periodo di commissariamento dagli attuali
12/18 mesi a 18/30 mesi".
  ROMANO FERRAUTO. Desidero svolgere una semplice
riflessione ed avanzare una proposta.
   Laddove esistano le condizioni oggettive per lo
scioglimento dei consigli comunali, dobbiamo ritenere in larga
misura che anche l'apparato burocratico sia in parte colluso
ovvero sia, dopo una lunga gestione di quel tipo, al limite
del collasso, se non prostrato. Ritengo perciò opportuna in
via di prima applicazione, più dell'allungamento dei termini
(quest'ipotesi, laddove sia necessaria, appare comunque
valida), una dotazione di esperienze professionali adeguate ai
casi concreti. Quando un apparato burocratico non funziona per
lungo tempo in una amministrazione comunale - come abbiamo
constatato nella scorsa seduta, quando si parlava delle
gestioni fuori bilancio - viene meno una corretta gestione
finanziaria. Si arriva, quindi, al collasso finanziario e non
vengono attuate una politica del territorio ed una politica
urbanistica. Porrei anche l'accento sulle cosiddette
commissioni commerciali e su quelle edilizie per le quali, se
lasciamo le cose come stanno, dopo dodici, diciotto o
ventiquattro mesi non accadrà assolutamente nulla; dobbiamo
invece fornire al commissario gli strumenti per derogare alle
leggi regionali e nazionali in materia, in modo che egli possa
avere una sua commissione edilizia e una sua commissione
commerciale.
   Ritengo poi che non possa essere eluso il discorso di un
ripristino della correttezza
                        Pag. 1619
 contabile attraverso la certificazione della situazione
patrimoniale da parte del commissario. Anche in questo caso
credo siano opportune consulenze ad hoc in luogo di
periodi di tempo più ampi che non risolvono nulla se non
affrontiamo nel concreto il problema. Nel dire questo non
dissento con l'onorevole Matteoli.
  PRESIDENTE. Probabilmente servono entrambe le misure:
rafforzare gli organismi e dare più tempo.
  ROMANO FERRAUTO. Certo, perché dobbiamo partire dalla
considerazione che gli apparati burocratici non funzionano?
  FRANCESCO ALBERTO COVELLO. Svolgerò un breve intervento
esprimendo anzitutto apprezzamento al senatore Cabras per la
sua relazione ed un plauso al ministro dell'interno non solo
per la sua esposizione ma anche per la sua azione quotidiana.
Purtroppo le sue iniziative e i suoi sforzi per determinare la
legalità e la trasparenza in alcuni comuni vengono
puntualmente vanificati, signor ministro, almeno nell'ambito
del territorio calabrese, da parte del TAR di quella regione.
Ben due comuni da lei autorevolmente sciolti - infatti - hanno
avuto la sospensiva da parte del TAR Calabria: mi riferisco ai
comuni di Scalea e di Mendicino, in provincia di Cosenza,
dove, a fronte dei fatti poco piacevoli che si stanno
verificando (surroghe da parte di decine di consiglieri,
delibere bocciate dal CORECO), gli amministratori reintegrati
puntualmente continuano ad agire nell'illegalità. Chiedo
quindi l'autorevolissimo intervento del ministro Mancino e del
presidente Violante presso gli organi competenti per far sì
che il TAR Calabria non provochi altre mortificazioni, in
particolare alla credibilità dello Stato.
   Chiedo infine al ministro, come ultima raccomandazione e
appello, se sia possibile che i commissari siano nominati di
provincia o di regione diversa da quella di appartenenza,
oppure utilizzare professionalità universitarie e
possibilmente trasferire quei dirigenti che ricoprono cariche
nell'amministrazione dello Stato da dieci o dodici anni: mi
riferisco ai dirigenti dell'ANAS, delle opere pubbliche
regionali e delle sovrintendenze che provocano ritardi e
incrostazioni e dovrebbero, come i prefetti e i questori,
essere trasferiti dopo due o tre anni.
  ACHILLE CUTRERA. Signor ministro, colgo l'occasione per
ringraziarla vivamente per la relazione e per complimentarmi
per il lavoro che ha svolto e sta svolgendo. Nel
complimentarmi anche con il senatore Cabras per la sua
relazione, vorrei brevemente svolgere una riflessione, che
potrebbe risultare utile per successivi e più ampi sviluppi.
   Sia dalla relazione del ministro sia da quella del
senatore Cabras appare viva la preoccupazione per la
situazione esistente e per il fatto che questa normativa,
ancorché possibile oggetto di modifiche e miglioramenti,
lascia in un certo senso preoccupati i membri della
Commissione dopo le valutazioni, sia pure sperimentali e
sintetiche, compiute nelle varie situazioni.
   A questo proposito, mi permetto di introdurre l'ipotesi
che si debba cominciare a por mano, in un momento di
cambiamenti nel paese, ad alcune modifiche che considero
indispensabili, soprattutto se comparate con la situazione
amministrativa del resto dell'Europa, anche in relazione al
motivo per il quale ci troviamo con le amministrazioni
comunali, non solo del meridione, in questa tragica
difficoltà. E' mio convincimento che abbiamo conferito a
queste amministrazioni i poteri di deliberazione negli appalti
e nelle forniture che esse non possono svolgere (forse il
ministro ricorda un dibattito svoltosi al Senato un paio di
anni fa). Non riesco a comprendere perché in Italia, a
differenza degli altri paesi della Comunità europea, si
continui a ritenere, ereditando istituzioni dell'Ottocento,
che le amministrazioni comunali possano essere titolari del
potere di appalto, di disposizione delle opere pubbliche ed
anche di pianificazione del territorio
                        Pag. 1620
 attraverso i piani regolatori generali, che poi sono le due
fondamentali ragioni dell'illecito e della corruzione, poiché
le concessioni edilizie (terza ragione) ne sono un derivato,
se i piani regolatori fossero corretti, infatti, la situazione
sarebbe diversa. Queste sì rientrano nel potere comunale, non
la disciplina dell'uso del territorio. Se questo è vero - mi
interesso della questione anche come coordinatore del gruppo
di lavoro che si occupa degli appalti all'interno di questa
Commissione, ma bisogna raccordare le nostre esperienze
altrimenti lavoriamo per settori troppo separati - si pone il
dubbio se sia giusto, corretto e tempestivo il fatto che in
leggi in itinere in questi giorni ci accingiamo a
coltivare ancora una situazione nella quale diamo ai comuni
responsabilità che non possono svolgere dal punto di vista
tecnico (e io dico anche politico). Penso alle amministrazioni
comunali come centri di politica a tutti i livelli, qualunque
sia la loro popolazione e non come centri di distribuzione di
potere, che non dovrebbe trovare sede in quella collegialità.
   Dalla relazione del senatore Cabras, in quasi tutte le sue
proposizioni, si evince questa difficoltà: quando essa invita
a predisporre un osservatorio permanente centrale (indicazione
accolta nella proposta del ministro) ed a dotarlo di "un
ufficio tecnico in grado di offrire consulenza in materia
urbanistica, legale e tributaria", mi permetto di dire che in
queste osservazioni si coglie il momento critico al quale mi
stavo riferendo. Si tratta ovviamente di una riflessione e
vorrei non venisse intesa in altro modo, soprattutto in
relazione alle leggi quadro che il Governo e il Parlamento
devono valutare nella loro collegialità.
   Stiamo valutando a fondo, insieme ai consulenti, questa
situazione in relazione non all'aspetto delle amministrazioni
straordinarie, quindi dei commissariamenti, ma in generale.
Infatti, è proprio dal difetto della situazione generale che
emerge la difficoltà che il relatore ha così bene posto in
rilievo. Se il punto critico è che il nostro paese ha
quattordici, quindicimila centri di appalto, che significano
centri di decisionalità soggetti a pesanti poteri di interesse
economico, mentre in Francia ve ne sono trecento, dobbiamo
capire se questa diversità sia fondata, giustificata e al
passo con i tempi.
  PRESIDENTE. Tra l'altro la regione Sicilia ha prodotto
un notevole irrigidimento.
  ACHILLE CUTRERA. Esattamente, quello è un esperimento
importante e interessante, per ora limitato alla Sicilia, e
non ne conosciamo gli effetti.
   Nel documento - mi dispiace di non essere potuto
intervenire la volta scorsa - sarebbe stato forse opportuno un
accenno circa l'opportunità che in sede legislativa si vada
oltre le modifiche riferite soltanto al regime di
straordinarietà commissariale e si aprano orizzonti intorno ad
una diversa distribuzione delle responsabilità; da ciò infatti
discendono molti dei conflitti, in questa ma anche in altre
regioni, che oggi tradiscono la tranquillità democratica delle
istituzioni.
   A parte quest'osservazione di carattere generale, concordo
con le ipotesi sin qui avanzate e rafforzate dai colleghi in
ordine alla possibilità, nel difetto di una situazione che
considero avere radici altrove, di tener conto
dell'utilizzazione della proroga in termini forse più ampi di
quanto il relatore aveva proposto (come si legge nella sua
relazione nella seduta precedente), come mi sembra abbiano
suggerito i colleghi Matteoli, Ferrauto ed altri, che permetta
una discrezionalità di valutazioni circa la durata della
prova. Sono infatti convinto che vi è un punto della relazione
del senatore Cabras assolutamente fondato, laddove si sostiene
che le preoccupazioni intorno all'infiltrazione mafiosa,
garantita da decenni di insediamento - questo è il problema
del rapporto con la tradizione della società - sia rimasta
intatta, anche quando deve piegarsi agli eventi,
mimetizzandosi, facendosi clandestina e aspettando il tempo
della propria riscossa. E' proprio come l'onda che si aspetta
che passi nelle
                        Pag. 1621
operazioni di mafia. Sotto questo profilo, mi domando se il
tempo non debba essere talmente ampio da permettere di
immaginare che la proroga possa, laddove l'osservatorio
rilevasse permanenza di infiltrazione e di elementi di
deviazione, fornire la prospettiva che il tempo della riscossa
sia sufficientemente allontanato.
  VINCENZO SORICE. Credo che possiamo essere oggi tutti
soddisfatti perché rileviamo una perfetta coincidenza tra le
risultanze del dibattito svoltosi nelle sedute precedenti e
l'impostazione del ministro Mancino, che indubbiamente
recepisce quelle osservazioni.
   Ritengo quindi che abbiamo svolto un buon lavoro e mi
auguro che il Parlamento possa recepirlo. Nelle proposte
avanzate anche il ministro trova grandi difficoltà e mi sembra
di tornare al de iure condendo quando in Commissione
giustizia e in aula alla Camera dovevamo portare quei
provvedimenti restrittivi e quella reiterazione di decreti che
tanto hanno fatto soffrire i governanti precedenti.
   Mi permetto di svolgere qualche osservazione. Mi pare che
il ministro abbia affermato la necessità di rafforzare
l'efficacia delle norme già varate. Due punti che abbiamo
analizzato durante le nostre visite non possono essere gestiti
dal Ministero, uno dei quali attiene alla burocrazia e al capo
della burocrazia, a livello comunale, che credo abbiano un
rapporto di dipendenza gerarchica con il Ministero
dell'interno, cioè i segretari comunali.
   Si avverte una certa incapacità nella gestione laddove
esiste questo distacco tra il commissario, il segretario
comunale e la burocrazia comunale. E' questo il nodo
fondamentale che dobbiamo affrontare.
   Abbiamo ascoltato quei poveri cirenei dei commissari che,
come tutti i commissari straordinari, all'inizio hanno tanta
buona volontà ma poi, nell'impatto con la realtà, dimostrano
tutta la loro impossibilità di dare soluzioni. Non voglio qui
fare riferimento a ciò che dicono i prefetti, che pure ha la
sua importanza, ma nei comuni da noi visitati abbiamo
constatato l'incapacità dei commissari di fornire soluzioni.
Quanto alle dimissioni, queste sono un fatto conseguente per
chi è in buona fede, perché, non potendo penetrare nel
tessuto, automaticamente finisce per non svolgere le funzioni
assegnategli. Sono convinto perciò che anche l'aumento del
periodo di commissariamento da 18 a 24 mesi, rebus sic
stantibus, non cambi assolutamente la situazione, che
necessita invece di una revisione generale dal punto di vista
dei rapporti.
   Il secondo punto fa riferimento alla relazione del
vicepresidente Cabras che ha toccato anche il problema del
rapporto con la cittadinanza. Dobbiamo prendere atto che lo
scioglimento di un consiglio comunale non trova, come ha
osservato anche il ministro, ricezione da parte dell'opinione
pubblica, anzi aumenta il distacco tra cittadino e
istituzioni. Nessuno di noi vuole trasformare questo in uno
Stato di polizia, perché è lungi da noi un'impostazione di tal
genere ma, se prendiamo atto di questa situazione, non
possiamo non osservare che le carriere dei prefetti potrebbero
essere caratterizzate dalle misure di scioglimento di consigli
comunali che essi stessi propongono al Ministero dell'interno,
con un certo livello di emulazione che può prodursi.
   Gradirei pertanto una maggiore accortezza anche
relativamente alle osservazioni del senatore Cappuzzo: quando
si procede allo scioglimento di un consiglio comunale sulla
base di un semplice rapporto delle forze dell'ordine senza che
la magistratura abbia messo in atto provvedimenti adeguati, la
popolazione non recepisce la situazione.
   Occorre procedere anche ad un'analisi molto attenta della
differenza tra influenza della criminalità comune locale e
quella della criminalità organizzata; in caso contrario, si
corre il rischio di creare una grande confusione per cui è
sufficiente l'intimidazione di un criminale o di un
"rubagalline" locali per creare il fumus da cui
immediatamente scatta una
                        Pag. 1622
denunzia da parte delle forze dell'ordine e conseguentemente
lo scioglimento del consiglio comunale. Tutto questo non dà
una risposta al problema.
   Esprimo la mia viva preoccupazione per lo scioglimento di
quei consigli comunali per i quali non vi sia una motivazione
sufficiente. Ho la sensazione che ci troviamo di fronte ad un
fenomeno di deresponsabilizzazione; la sostituzione o la
rimozione del singolo e l'avviamento di un procedimento
penale, invece, creano una situazione più chiara e favoriscono
una risposta adeguata da parte dello Stato. Vi sono stati casi
(che mi riservo di far conoscere) di scioglimento di consigli
comunali i cui amministratori non conoscono i motivi che ne
sono alla base.
   Sarebbe perciò opportuno, ed è questa la proposta che
avanzo, che nei decreti di scioglimento e nelle relazioni di
accompagnamento si facesse una valutazione esatta del fenomeno
in modo da non creare né allarmismi né sottovalutazioni né
generalizzazioni che non producono alcun risultato e non
incidono minimamente sull'opinione pubblica.
Contemporaneamente, ed è questo il punto fondamentale,
bisognerebbe far sì che allo scioglimento dei consigli
comunali facesse seguito un'azione della magistratura su fatti
evidenti, in modo che la stessa opinione pubblica abbia la
certezza che lo scioglimento non è solo un fatto
amministrativo ma è un fatto sociale di notevole rilevanza.
   Solo così possiamo recuperare la solidarietà della
cittadinanza, che il più delle volte recepisce lo scioglimento
dei consigli comunali come un'offesa alla città dando vita a
strumentalizzazioni di ordine politico le quali, a loro volta,
possono favorire certe situazioni.
   Invito quindi il ministro a sottoporre ai prefetti
l'opportunità di proporre con maggiore oculatezza lo
scioglimento dei consigli comunali. Personalmente propendo per
una definizione delle responsabilità, nel senso di creare la
situazione paritaria tra attività amministrativa e giudiziaria
per identificare le responsabilità ed eliminare il cancro.
  MICHELE FLORINO. Signor presidente, l'ultima parte
dell'intervento del collega Sorice mi spinge ad alcune
considerazioni; se prima c'era un accordo sull'emendamento
Matteoli relativo all'ampliamento del periodo di
commissariamento, ritengo che quest'ultima sia minima rispetto
alla gravità dei fatti accaduti in alcuni comuni.
   Il collega Sorice parla dei comuni commissariati come se
fossero comuni del nord o del centro-nord colpiti
dall'insinuazione di qualche accusatore, mentre si tratta di
comuni con situazioni fuorilegge.
   Colgo l'occasione per leggere a tutti i colleghi, ed in
particolare all'onorevole Sorice, una parte della relazione
del ministro dell'interno sulla situazione del comune di
Mondragone, in provincia di Caserta: "Nel marzo 1989 veniva
ferito con colpi di arma da fuoco il consigliere Camillo
Federico che, a quell'epoca, si opponeva alla composizione di
una possibile giunta presieduta dall'attuale sindaco Paolo
Russo; nel marzo 1990 l'assessore Giovanni Miraglia, che aveva
da poco rinunciato alla propria delega per dissensi con altri
componenti della giunta nella gestione di alcuni progetti e
finanziamenti, viene fatto segno a numerosi colpi d'arma da
fuoco, senza però essere colpito; nel luglio 1990 l'assessore
anziano Antonio Nugnes scompare senza lasciare alcuna traccia.
Tre anni prima era stato gambizzato".
   Siamo al cospetto di comuni dove la legalità non esiste in
ogni settore, di comuni fuorilegge dove, secondo il mio punto
di vista, il previsto aumento del periodo di commissariamento
non consentirebbe nemmeno di rientrare nell'ordinario, se le
commissioni straordinarie non vengono messe nella condizione
di operare. Queste ultime hanno denunziato chiaramente, dopo i
sopralluoghi effettuati nei vari comuni, di non ricevere
sostegno né da parte degli organi burocratici del comune, come
tutti qui hanno ricordato, né da parte della regione, come
molti hanno dimenticato di sottolineare. La relazione del
vicepresidente Cabras fa cenno a questo aspetto del problema
                        Pag. 1623
ma non indica chiaramente la responsabilità delle regioni le
quali non inviano, come facevano in precedenza con gli
amministratori locali, i finanziamenti necessari per
fronteggiare l'emergenza dei comuni.
   E' necessario, quindi, arrivare a questo tipo di
soluzione, anche se essa può configurarsi come
anticostituzionale nei confronti del popolo sovrano che deve
votare. Colgo l'occasione per ricordare ai colleghi il caso di
Napoli dove in passato era stato trovato il pretesto di avere
una maggioranza risicata; il popolo ha espresso la maggioranza
dei voti ai partiti politici e questi, forti di 52 consiglieri
su un totale di 80, non operano e così si va verso lo
scioglimento del consiglio comunale. Occorre riflettere per
capire dove subentri la responsabilità politica rispetto al
condizionamento della camorra. Infatti, al condizionamento cui
il vicepresidente Cabras fa riferimento nella prima parte del
documento, si doveva aggiungere l'elemento rappresentato dalla
diretta gestione delle amministrazioni da parte di malavitosi.
   Onorevole ministro, lei conosce la situazione del comune
di Marano dover per ben due volte il prefetto ha dovuto
ritirare i commissari inviati sul posto? I commissari sono
andati via perché sottoposti ogni giorno a ricatti e minacce
provenienti anche da gente comune letteralmente aggregata al
sistema malavitoso. I commissari sono stati sostituiti da un
vicequestore di polizia che non so quali soluzioni abbia
potuto trovare ai problemi drammatici di Marano. Comunque, una
lettera da me ricevuta alcuni giorni fa denunzia che gli
amministratori precedenti si apprestano in toto a
partecipare alle prossime elezioni.
   Dobbiamo avere il coraggio di assumere decisioni che
consentano a questi comuni di raggiungere il ritmo ordinario,
ed è per tale motivo che ipotizzo un periodo di
commissariamento superiore ai 24 mesi; in caso contrario,
torneremo alla situazione precedente e continueremo a trovarci
di fronte a sostituzioni che non risolvono certo i problemi.
   Quanto alla legge n. 16 del 18 gennaio 1992, se fosse
applicata perentoriamente, certamente contribuirebbe a
raggiungere risultati positivi nella lotta contro la mafia; ho
il dubbio però che, rispetto a quanto previsto per gli
amministratori, si stiano colpendo solo i dipendenti. Infatti,
a questa legge è stato assegnato un valore retroattivo, nel
senso che si colpisce un dipendente comunale che si è
macchiato di un reato anche non mafioso, al punto che molte
centinaia di dipendenti comunali improvvisamente, dopo essere
stati riammessi in servizio per reati commessi nel 1984, si
vedono licenziati dopo dieci anni. Mi sa dire, signor
ministro, a questo punto dove può trovare riparo il dipendente
che doveva raggranellare lo stipendio per i bisogni della
famiglia?
   Ritengo che tale legge debba essere applicata senza
effetto di retroattività, che non serve a risolvere il
problema della mafia. Non va dimenticato che, nonostante essa
sia diretta a tutti gli enti pubblici, è stata applicata solo
da alcuni comuni. Colgo perciò l'occasione per richiamare
all'attenzione del ministro la necessità di applicare in modo
rigido questa che ritengo sia una buona legge, anche se
necessita di una modifica riguardo ai termini di
retroattività, che colpiscono i dipendenti e non gli
amministratori.
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, vorrei presentare
alcuni emendamenti alla risoluzione del senatore Cabras, con
il quale mi complimento per l'ottimo lavoro compiuto.
   Il primo emendamento riguarda i commissari. Nella città di
Reggio Calabria abbiamo appreso proprio dai commissari,
soprattutto da coloro i quali sono funzionari di prefettura,
che sono costretti a compiere il loro lavoro di prefettura e
contemporaneamente quello di commissari. Ciò impedisce loro di
profondere nelle attività svolte tutto l'impegno necessario.
Bisognerebbe dunque fare in modo che questi funzionari fossero
esonerati dal prestare attività presso il proprio ufficio.
                        Pag. 1624
   Siccome parliamo di comuni che sono nella maggior parte
meridionali, tengo a sottolineare che la gente del Mezzogiorno
è abituata ad avere un rapporto umano, quasi quotidiano con
gli amministratori, rapporto che, invece, non può avere con i
commissari: ciò, a volte, finisce per screditare l'istituto
del commissario e favorire i precedenti amministratori.
   Secondo emendamento. Noi abbiamo constatato che i
funzionari di prefettura sono bravissimi ma lo sono nella
conoscenza delle leggi, nell'imprimere rigore formale ai loro
atti; non sempre sono amministratori, perché non hanno
compiuto esperienze in merito. Il suggerimento che dovremmo
dare al ministro dell'interno dovrebbe essere, dunque, quello
di operare per la formazione di una leva di funzionari che
abbiano anche capacità amministrative.
  ROMANO FERRAUTO. C'è la scuola superiore di pubblica
amministrazione.
  SALVATORE FRASCA. Sì, ma nella scuola superiore di
pubblica amministrazione si dà una preparazione che è
piuttosto d'ordine tecnico; io mi riferivo ad una sorta di
cultura del governo che questi funzionari dovrebbero avere.
   Terzo emendamento. Dovrebbe essere raccomandato ai
commissari di compiere alcuni atti - per così dire - di
qualità che evidenzino, per molti aspetti, cose che i
precedenti amministratori avrebbero potuto fare e non hanno
fatto. Mi riferisco, ad esempio, all'intervento dei commissari
nel comparto dell'edilizia abusiva. Sappiamo che i sindaci non
applicano le leggi: si limitano, di fronte a casi di edilizia
abusiva, ad emettere ordinanze di sospensione e di demolizione
dei lavori; ma tutto si ferma qui. Questo sia perché i sindaci
non sempre hanno il coraggio politico e morale necessario, sia
perché a volte sono impossibilitati a far compiere opere di
demolizione non trovando ditte disposte a demolire le opere
costruite abusivamente. A mio giudizio, i commissari
dovrebbero avere loro il coraggio di attuare una nuova
metodologia (rappresentando, da questo punto di vista, un
esempio, per i precedenti amministratori ma soprattutto per i
nuovi) di cosa si possa fare quando l'impegno nella pubblica
amministrazione viene portato avanti con scrupolosità e
dedizione. Se si acquisisce al patrimonio del comune qualche
palazzo ricorrendo alla cosiddetta legge Bucalossi, credo che
si dia un esempio.
   Nel corso dell'ultima visita che abbiamo compiuto in
Calabria, abbiamo constatato che sindaci di comuni importanti,
che pure hanno dimostrato attenta preparazione e robusta
trasparenza nella loro azione quotidiana, all'interrogativo
"perché non fate demolire qualche costruzione abusiva?" posto
proprio con riferimento a casi da loro denunciati, non hanno
dato risposta. Se dai funzionari della prefettura, dai
commissari potesse venire un esempio in questa direzione,
sarebbe un fatto positivo.
   Detto questo, poiché sento di poterlo fare e non per
"lustrare le scarpe" al ministro - in tanti anni di vita
parlamentare sono stato sempre in polemica con i ministri,
anche con quelli del mio partito, e non ho lustrato loro le
scarpe -, dunque per una mia esigenza interiore, intellettuale
e morale, desidero esprimere il mio compiacimento al ministro
Mancino per il fatto che egli è presente ogni qualvolta la sua
presenza venga richiesta in questa Commissione. Egli ci
ascolta, ci risponde e, quando non è in grado di farlo
immediatamente, lo fa per iscritto, anche se a volte le
risposte che ci dà non sono soddisfacenti.
   Vorrei anche cogliere l'occasione di quest'incontro per
segnalare al ministro il comportamento veramente civile,
statuale che hanno dimostrato, in occasione della recente
visita che abbiamo compiuto in Calabria, il prefetto di
Catanzaro e quello di Cosenza. Soprattutto il primo con il suo
comportamento ha illustrato l'istituto prefettizio che, com'è
noto, per le vicende storiche che il nostro paese ha vissuto,
non sempre è accreditato presso la pubblica opinione.
                        Pag. 1625
   Infine, vorrei raccomandare al ministro di stare attento
quando si scelgono i commissari: impartisca direttive precise
ai prefetti anche per quanto riguarda la scelta dei commissari
che vanno a gestire i comuni quando i consigli comunali
vengono sciolti per cause previste dalla legge. Ad esempio,
nel corso della visita che abbiamo compiuto a Cosenza, abbiamo
appreso che il commissario prefettizio mandato dal prefetto di
Cosenza in quel di Scalea per gestire il comune - anche se per
pochi giorni, poiché poi la gestione commissariale è terminata
per il sopraggiungere della decisione del TAR - ha approvato
un piano di lottizzazione per il quale non aveva alcuna
competenza, violando la legge e favorendo in questo modo
personaggi non certo apprezzabili.
  FRANCESCO ALBERTO COVELLO. Non è vero! L'ha detto il
sindaco, che è uno dei sindaci peggiori d'Italia! Lei deve
prima verificare. E' un sindaco democristiano. Mi spiace dire
queste cose...
  SALVATORE FRASCA. Il ministro ha la possibilità di poter
fare...
  PRESIDENTE. Potrà verificare.
  FRANCESCO ALBERTO COVELLO. Verifichi, è un funzionario
molto bravo.
  SALVATORE FRASCA. ... potrà verificare queste cose. Il
presidente della Commissione ed i colleghi che erano presenti
hanno, come me, sentito dire queste cose. Comunque, poiché
conosco la zona, anche se non si tratta del mio collegio,
posso dire che il fatto è vero e quindi confermare quello che
il collega Covello simpaticamente contesta...
  FRANCESCO ALBERTO COVELLO. Pensi al suo collegio, che è
molto peggio. Pensi a Cassano Ionico.
  SALVATORE FRASCA. Inoltre, abbiamo sentito dire che una
delle forme di riciclaggio del denaro sporco consiste
nell'acquisto da parte della delinquenza organizzata di
supermercati. In particolare, si è parlato di un supermercato,
sito nel comune di Villapiana, gestito da una delle cosche che
si scontrano nella Piana di Sibari. Vorremmo sapere con quale
facilità sia stata data l'autorizzazione amministrativa a
questa cosca. Inoltre, poiché questo fatto è stato denunciato
dai consiglieri di minoranza al prefetto e da me a lei ed al
ministro di grazia e giustizia con un'interrogazione, vorrei
sapere da lei perché il prefetto non sia mai intervenuto e dal
ministro di grazia e giustizia perché il procuratore della
Repubblica non si sia mosso.
  PRESIDENTE. Il senatore Frasca ha presentato il seguente
emendamento:
  Aggiungere, infine, i seguenti capoversi:
   "La Commissione ritiene opportuno esonerare dal servizio
usuale i funzionari di prefettura che sono stati nominati
commissari".
   "La Commissione ritiene opportuno preparare una leva di
funzionari prefettizi che, oltre ad essere preparati
tecnicamente, siano in grado di affrontare i problemi del
governo dei comuni".
   "La Commissione ritiene opportuno impegnare i commissari
straordinari nella acquisizione al patrimonio del comune delle
costruzioni edificate abusivamente ai sensi della legge
Bucalossi".
  Ho anch'io alcune richieste da rivolgere al ministro. La
prima riguarda la composizione dei seggi elettorali, nel senso
che è emerso tanto dal lavoro svolto dal Comitato presieduto
dal collega Cabras quanto dal lavoro di tutta la Commissione
che vi è il problema assai grave di chi esercita la funzione
di presidente di seggio, di chi compone il seggio elettorale,
perché questo rischia di essere il primo elemento di
inquinamento del modo di manifestazione del consenso
elettorale.
                        Pag. 1626
   Non vi è alcun sistema elettorale che possa in assoluto
garantire l'impermeabilità dalla presenza mafiosa ma la
garanzia che, una volta entrati nel seggio lì vi sia un
primato di legalità e quindi anche di sicurezza per il
cittadino che esprime il voto, credo si debba dare. Quindi la
pregherei di valutare, magari anche per le prossime elezioni,
la possibilità di avere prima una lista dei presidenti,
attivando quel meccanismo di selezione che possa poi dare
garanzie migliori.
   Passo alla seconda questione. Non si tratta di una
richiesta di scioglimento, perché non mi permetterei mai di
avanzarla, ma c'è un problema da valutare ed è quello che
riguarda il comune di San Giuseppe Jato, che è il comune dei
Brusca, dove ci dicono che l'esponente più importante di tale
famiglia va a trascorrere ogni fine settimana. E' un grosso
comune sicuramente a formidabile presenza mafiosa, è una delle
zone in cui si nascondeva Riina; Di Maggio aveva la sua
villa-bunker (dove pare che Riina sia anche stato)
vicino a San Giuseppe Jato, quindi vi è una serie di elementi
che dovrebbe produrre un'attivazione nei confronti della
possibilità di sciogliere il consiglio comunale. Poi si vedrà
se esistano o meno i presupposti, questo non lo so, però forse
un'attenzione andrebbe data, visto il tipo di mafia e la
potenza della mafia in questa zona.
   Giustamente il collega Frasca ha ringraziato il ministro
per la sua assidua presenza; rilevo che tutta la Commissione
deve ringraziare il ministro dell'interno, poiché egli è
inondato da richieste della Commissione alle quali - devo
riconoscerlo - risponde con grande tempestività e decisione,
cosa di cui gli siamo veramente grati.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Ringrazio
tutti i parlamentari che sono intervenuti e che mi hanno
offerto la possibilità di un'ulteriore riflessione sugli
adeguamenti normativi, ma anche amministrativi, da
incoraggiare in questo difficile cammino dei provvedimenti di
scioglimento dei consigli comunali. Io non ho alcuna mania (se
così si può dire) di sciogliere i consigli comunali ma mi
trovo di fronte ad oggettivi riscontri documentali che mi
inducono a proporre lo scioglimento.
   A me dispiace che spesso motivi prudenziali (perché così
bisognerebbe definirli) portino i TAR alla sospensiva. Voglio
assicurare la Commissione che per quanto riguarda Scalea e
Mendicino - poi parlerò di San Giuseppe Jato - interesserò
l'autorità giudiziaria.
   Sono convinto del limite di accertamento giudiziario per
quanto riguarda provvedimenti di carattere collegiale. E'
difficile sindacare la formazione del convincimento del
magistrato, sia quando è organo monocratico sia, ancor di più,
quando è organo collegiale, però questo è un problema. Voglio
verificare se vi sia ancora il termine, perché spesso i
rapporti con le avvocature dello Stato sono rapporti che
dipendono direttamente dalla sollecitazione con cui i prefetti
pongono all'attenzione questioni come queste e l'avvocatura
dello Stato può rimettere al Consiglio di Stato la valutazione
dell'attendibilità della sospensiva. Non vorrei che prima noi
facciamo un lavoro durissimo di accertamento, poi, magari,
ragioni prudenziali portano...
  PRESIDENTE. Questo è un problema particolare per la
Calabria o si riscontra in tutte le regioni?
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. C'è qualche
caso di TAR che sospende. Però, di norma, i provvedimenti del
Presidente della Repubblica - perché sono controfirmati dal
Presidente della Repubblica - di scioglimento dei consigli
comunali non vengono rivisti da parte del sindacato
giurisdizionale amministrativo. Di norma è così.
   Però - e per questo vorrei intervenire su una riflessione
del senatore Cappuzzo, sempre puntuale - qui c'è una
sollecitazione, una sorta di pregiudiziale giudiziaria, se
così si può dire: se la magistratura non interviene, perché
precedere con un provvedimento amministrativo,
                        Pag. 1627
che indubbiamente ha la sua implicazione? In realtà, per
attendere la decisione dell'autorità giudiziaria ho bisogno di
anni.
  PRESIDENTE. C'è l'autonomia dell'ordinamento.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. A parte la
separazione dei poteri, ritengo che vi sia sempre un vaso
comunicante tra provvedimento di scioglimento ed eventuale
intervento dell'autorità giudiziaria penale. Però non sempre
noi possiamo dire che lo scioglimento corrisponde ad un
comportamento penalmente rilevante degli amministratori.
   Salvo ipotesi di collusione, dove probabilmente
l'intervento della magistratura si lascia preferire rispetto a
quello dell'autorità amministrativa (ma non sempre; di norma -
dico io - ma non sempre), nei casi di condizionamento e di
infiltrazione dobbiamo prestare sempre attenzione perché il
condizionamento priva l'amministratore di autonomia psichica:
nell'esplicitazione della sua volontà prevale l'intimidazione,
la minaccia, che appartiene sempre al foro interno; se è così,
sarà difficile sostenere che l'autorità giudiziaria penale
possa intervenire. Si dirà magari che costui è un pusillanime,
un timoroso, uno che non ha coraggio ma, di fronte a queste
valutazioni, non c'è magistratura penale che tenga. E'
necessario allora liberare lo stesso amministratore da quel
condizionamento del foro interno, il che rappresenta un
problema rilevantissimo dal punto di vista ordinamentale.
   Per quanto riguarda l'altra questione, relativa
all'infiltrazione, quest'ultima rappresenta l'intervento,
l'interferenza dell'ambiente esterno di tipo malavitoso
all'interno della struttura; quando vi sono documenti che
provano l'esistenza di questa infiltrazione, dobbiamo
interrompere il cordone ombelicale tra il condizionamento
esterno e la presenza all'interno della struttura da parte
della malavita.
   Anche se non sento di corrispondere a questa sorta di
pregiudiziale cosiddetta giudiziaria, vorrei dire soprattutto
agli onorevoli parlamentari che abbiamo già presentato in
Parlamento due provvedimenti; di qui a poco, quando disporrò
della sintesi finale di questa discussione della Commissione,
presenterò un terzo disegno di legge. Dei miei provvedimenti,
uno è relativo alle società, l'altro alla compravendita dei
negozi (una piaga che si è estesa su tutto il territorio
nazionale), e l'altro alla destinazione d'uso dei terreni.
Questo provvedimento non ha ancora avuto un avvio; è allora il
caso di sollecitare le Commissioni e ciascuno di noi deve fare
quadrato intorno all'esigenza di portare avanti questi
provvedimenti perché, se li condividiamo, dobbiamo stimolare
il Parlamento a procedere al loro esame.
   Da parte mia, ricorro alla forma del disegno di legge ma
non vorrei ricevere critiche per aver scelto questa soluzione
anziché la decretazione d'urgenza, perché anche questa è
sottoposta ad un notevole "bombardamento" di critiche e di
censure.
   Anche sulla legge n. 16 vi sono adeguamenti, ed ulteriori
adeguamenti derivano dalla riflessione svolta in questa
Commissione. Mi domando in particolare perché un ordine di
custodia cautelare emesso nei confronti di un amministratore
debba sollecitare il ricorso all'articolo 40 della legge
sull'ordinamento dei poteri locali per ragioni di ordine
pubblico, nel momento in cui magari non sussistono ragioni di
questo tipo ma si tratta solo di espellere dal consiglio
comunale un amministratore corrotto o concussore o peculatore
rispetto al quale, per i reati contro la pubblica
amministrazione, deve operare una garanzia di carattere
precauzionale: si procede ad un intervento di sospensione
perché quell'amministratore non può restare nel consiglio
comunale, essendo stato emesso a suo danno un provvedimento
dell'autorità giudiziaria (quindi di un'autorità esterna alla
politica ed anche all'esecutivo). In questa ipotesi, dovremmo
far valere la prudenza di atti dovuti che intervengono nei
confronti del pubblico
                        Pag. 1628
dipendente: come si sospende quest'ultimo, perché la
sospensione è obbligatoria, così si sospende anche il
consiglio comunale.
   Fortunatamente, dalla prossima volta dovremo applicare la
normativa sull'elezione diretta del sindaco che, ponendo il
problema della supplenza, rende il collegio sempre perfetto
(mi riferisco a quello del consiglio comunale) nel
plenum; possiamo sostituirlo attraverso il supplente o
farlo rientrare tramite l'emarginazione del supplente. Si
tratta di un problema che ho sottoposto all'attenzione del
Parlamento.
   Esiste poi un altro problema (perché la questione è stata
posta) relativo alla retroattività: in tale materia, sono
stato prudente fino a sollecitare l'adunanza plenaria del
Consiglio di Stato. Non mi sembrava infatti giusto che in
materia di diritti si potesse invocare la retroattività, anche
perché si tratta di diritti soggettivi sussistenti al momento
dell'entrata in vigore della norma, e non di diritti
soggettivi sopravvenuti.
   Gli uffici del mio dicastero, quelli del Ministero di
grazia e giustizia e quelli della Presidenza del Consiglio,
sulla base di un parere della prima sezione del Consiglio di
Stato, hanno sancito l'obbligo della retroattività. Quando
sono andato all'amministrazione dell'interno, ritenevo di
poter sollecitare un'ulteriore riflessione, tanto che ho
pregato il presidente del Consiglio di Stato di convocare
l'adunanza plenaria, la quale ha confermato la retroattività
della legge n. 16. Di fronte ad un parere come quello...
  MICHELE FLORINO. Il Consiglio di Stato dice anche: "In
attesa di un eventuale momento legislativo chiarificatore".
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Io infatti
l'ho portato in Parlamento e desidero far assumere all'intero
Parlamento la responsabilità di una scelta, perché non mi
sembra congruo far retroagire la normativa. Se esiste una
norma interpretativa del legislatore, sono ben lieto di
prenderne atto, a parte il fatto che alcune amministrazioni
decidono nel senso di un provvedimento disciplinare (e quindi
di un procedimento disciplinare) mentre altre ritengono di
applicare automaticamente la retroattività della norma. Anche
questo sarebbe in contraddizione con la posizione assunta
dalla Corte Costituzionale, perché nei confronti del pubblico
impiego è obbligatoria l'apertura di un procedimento
disciplinare, al termine del quale vengono irrogate le congrue
sanzioni, anche in rapporto alla gravità del reato consumato.
   Si tratta di un problema sul quale posso sollecitare
l'attenzione del presidente della Commissione bicamerale: tali
provvedimenti sono stati portati infatti all'esame della
Camera e potremo sollecitarne l'iter, oltre ad adeguarli
rispetto alle questioni che sono state poste. A questo punto,
se è possibile (per questo è giusto che io sia intervenuto
prima del senatore Cabras), vorrei sottolineare l'esigenza che
i poteri della commissione straordinaria siano esercitati
previa caduta di qualunque presenza collegiale sia della
commissione edilizia sia della commissione per il rilascio
delle licenze commerciali, perché se il comune ha avuto questo
coinvolgimento...
  PRESIDENTE. Certo, anzi, quelli sono i canali.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Occorre
inoltre tenere conto che esiste un diritto del segretario
comunale di permanere nel comune, anche se egli ha grosse
responsabilità, non penalmente rilevanti o non ancora
penalmente rilevanti. Nella normativa di adeguamento dovremmo
consentire al prefetto di procedere alla rimozione, rendendo
mobile questo rapporto e trasferendo l'interessato altrove,
anche fuori della provincia, su sua domanda; pur non volendo
infierire nei confronti dei segretari comunali, devo rilevare
che la loro presenza, spesso conflittuale con le attività
della commissione straordinaria, non è certamente comoda e va
valutata attentamente con
                        Pag. 1629
quella discrezionalità che significa non arbitrio ma rispetto
della funzione e del ruolo, salvaguardando nello stesso tempo
l'esigenza di liberarsene.
   Per quanto riguarda altre questioni, tra cui quella
relativa ai seggi elettorali, è necessario quell'opportuno
contatto tra l'amministrazione dell'interno e, in particolare,
le presidenze delle corti d'appello oltre che i comuni, perché
con la scelta (non so se ancora coerente) del sorteggio, non
si può controllare l'esito: il sorteggio infatti presenta
determinate caratteristiche ma nei seggi elettorali possiamo
trovarci di fronte a persone che chiedono con maggiore
insistenza.
   Vorrei dire al presidente che mi sono trovato di fronte ad
una relazione del prefetto di Avellino relativa ad un comune
che è stato oggetto di più di uno scioglimento: mi riferisco
al comune di Quindici, in cui si è svolta una gara regolare
alla quale ha partecipato un solo soggetto, che ha ottenuto
l'aggiudicazione. Poiché il formalismo italiano è tipico, vi è
stata un'aggiudicazione nei confronti di un solo offerente,
aggiudicazione che però è inquinata da un tasso di presenza
camorristica per quanto riguarda sia le opere pubbliche sia i
servizi. Pur comprendendo che siamo di fronte ad un rischio
anche a livello di sindacato giurisdizionale, se si analizza
bene la questione si può capire che un solo offerente può
presupporre l'esistenza di intimidazioni e minacce affinché
nessuno intervenga in quella gara. Ci avviamo allora verso
l'ennesimo scioglimento, anche se molti mi dicono che il
sindaco non c'entra: infatti, pur chiamandosi Graziano, non
gli si possono rimproverare appartenenze di tipo malavitoso.
Tuttavia, la vita amministrativa si inserisce in quella
cornice. L'intervento finisce così con il configurarsi come un
atto dovuto da parte del Governo, con la controfirma del Capo
dello Stato.
   Farò comunque tesoro delle vostre valutazioni e, per
quanto riguarda la questione di San Giuseppe Jato, rispondo al
presidente che il prefetto ha disposto l'accesso, che deve
dare un risultato. Mi auguro che possiamo rimuovere tale
questione, perché mi sembra che esistano almeno le "vesti"
esterne per provocare un intervento risolutivo.
   Al collega Sorice vorrei rispondere che, se anche è vero
quello che egli sostiene sui prefetti, dobbiamo percepire il
rischio malavitoso esistente in alcune province; sono anzi
dell'avviso che, se interveniamo in tempo, possiamo stroncare
la diffusione della malavita, che ha radici profonde nel
territorio. Se lo facciamo, lo facciamo nell'interesse di
ciascuno di noi; mi sono trovato di fronte ad un parlamentare
il quale mi ha detto: "Io non riesco più a controllare la vita
politica della mia provincia". Preferisco che egli ammetta di
non essere stato attento nei confronti di questo fenomeno,
perché è difficile ritenere di far conciliare la presenza del
parlamentare con la formazione vera delle volontà. Non vorrei
che la volontà vera, che si estrinseca in alcune province,
fosse non quella del rappresentante del popolo liberamente
eletto ma quella di organi occulti che determinano queste
situazioni.
   Preferisco pertanto procedere ad uno scioglimento in più
piuttosto che trovarmi domani di fronte ad un condizionamento
più forte da parte della malavita organizzata.
   Probabilmente, nella provincia di Caserta non abbiamo
risolto tutti i problemi ma ne abbiamo posti alcuni in termini
di denuncia. Starà ora alle forze politiche raccogliere il
messaggio dello scioglimento: se interverrà la rassegnazione,
la chiusura delle sezioni di partito ed il rinvio ad epoca
migliore, probabilmente anche il termine di 30 mesi, che è
stato suggerito, può non essere sufficiente per effettuare una
bonifica di carattere ambientale.
   Se è possibile correggere la bozza di risoluzione, si può
prevedere un termine che vada dai 12 ai 30 mesi, demandandone
la fissazione alla valutazione del prefetto: sono infatti
molto rispettoso nei confronti della relazione documentata
dello stesso prefetto, al quale lascerei la
                        Pag. 1630
responsabilità di stabilire il tempo necessario per la
bonifica di un comune.
  PRESIDENTE. E' possibile che all'inizio si pensi che 20
mesi siano sufficienti, mentre successivamente ci si accorge
che non è così?
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Potremmo
prevedere che tre, quattro o cinque mesi prima il prefetto
presenti una relazione e il Governo intervenga
tempestivamente, perché intervenire a ridosso...
  PRESIDENTE. Occorre capire quanto tempo vi sia.
  MASSIMO SCALIA. Che cosa può dirci a proposito dello
scioglimento del consiglio comunale di Napoli?
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno.
Indipendentemente da qualunque valutazione che possiamo
compiere sugli ultimi avvenimenti derivanti da atti
dell'autorità giudiziaria, dobbiamo legare quel provvedimento
ad un giudizio certo di condizionamento di tipo camorristico.
A me sembra che Napoli soffra più dell'incapacità di darsi
un'amministrazione che non di una stretta connessione. Del
resto, ho sempre detto che l'avviso di garanzia non deve
costituire per nessuno un giudizio anticipato di condanna:
esso resta un avviso di garanzia ed anzi vi è l'esigenza che
la magistratura agisca presto e bene (ma soprattutto presto).
Non vorrei infatti che un avviso coinvolgesse una città in un
giudizio generalizzato e diffuso, di presenza camorristica.
Può essere che questa presenza vi sia - come c'è - ma che non
interessi la maggioranza del consiglio comunale.
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, incontrando i
rappresentanti della procura della Repubblica di Lamezia
Terme, abbiamo chiesto loro se, dopo lo scioglimento del
consiglio comunale, nelle forze politiche si fosse mosso
qualcosa. La risposta è stata che tutto è rimasto come prima.
Non so se nella relazione si possa rivolgere alle forze
politiche un invito ad adeguarsi al provvedimento, perché
sarebbe importante.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Ad
adeguarsi tempestivamente.
  SALVATORE FRASCA. Se, infatti, si attua la gestione
commissariale ma restano a dirigere i partiti coloro che
avevano determinato l'elezione di quel consiglio comunale, non
vi è dubbio che le nuove liste saranno come le precedenti.
  PRESIDENTE. Credo però che a Lamezia siano cambiati
tutti.
  SALVATORE FRASCA. Però non è mutato niente. Sono
cambiati i segretari, saranno cambiati i musicanti, ma la
musica - almeno questo ha detto il procuratore della
Repubblica - è rimasta sempre la stessa. Bisognerebbe vedere
se tecnicamente sia possibile inserire un'esortazione ai
partiti perché si muovano in assoluto coordinamento con il
Governo.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Tra le ipotesi di modifica
vi è una proposta dell'onorevole Tripodi secondo la quale ai
commissari occorre affidare precisi compiti che vadano in
direzione del ripristino della legalità democratica. Si chiede
cioè al ministro dell'interno, e quindi ai prefetti, di
fornire un indirizzo. Se la Commissione condivide il
principio, credo che questa proposta possa essere accolta.
   L'onorevole Tripodi ha presentato un altro emendamento che
mi sembra ovvio (non so se possiamo inserirlo nello stesso
contesto), il quale prevede che anche il segretario comunale
debba essere rimosso qualora risulti complice di attività
illegali. Si può pensare ad una particolare vigilanza sul
ruolo del segretario comunale.
  NICOLA MANCINO, Ministro dell'interno. Piuttosto
che accusare direi di derogare alla normativa della stabilità
                        Pag. 1631
quando la commissione ritenga di utilizzare un diverso
segretario comunale.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Tanto più che già nella
risoluzione si parla di superare ostruzionismi e
inaffidabilità della burocrazia comunale. Il documento,
quindi, già contiene un concetto che si avvicina
all'indicazione dell'onorevole Tripodi. Credo quindi che, se
siamo d'accordo, subito dopo si possa aggiungere un
riferimento nel senso indicato dal ministro.
   Al periodo iniziale della risoluzione, relativo alle
gestioni straordinarie, si riferisce anche il primo
emendamento dell'onorevole Matteoli, che è del seguente
tenore: "Le gestioni straordinarie hanno mostrato nella
maggior parte dei casi competenze amministrative e consapevole
motivazione dei compiti affidati; in altri sono state
registrate carenze che lasciano intuire che i comuni sono
ancora condizionati dalla mafia. Comunque, anche a causa di
alcune negative esperienze..." eccetera.
   La mia sola riserva, onorevole Matteoli, è che la
preoccupazione che lei esprime affermando che in altre
gestioni straordinarie sono state registrate carenze che
lasciano intuire che i comuni sono ancora condizionati dalla
mafia si può estendere anche alle situazioni in cui i
commissari si sono dimostrati bravi, efficienti e ben
motivati. Quindi, nonostante comprenda benissimo e condivida
la sua intenzione, temo che la formulazione da lei suggerita
sia limitativa rispetto alle valutazioni che abbiamo espresso
e che lei - ricordo il suo intervento nella discussione
generale - ha condiviso. Questa è la mia sola riserva; non
vorrei che la sua proposta fosse contraddittoria rispetto alla
preoccupazione che lei manifesta, che è anche la mia e credo
di tutta la Commissione.
  ALTERO MATTEOLI. Adottiamo una formulazione diversa. Ho
espresso il concetto in quel modo per semplificare.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Laddove si dice: "... in
altre sono state registrate carenze" non aggiungerei "che
lasciano intuire che i comuni sono ancora condizionati dalla
mafia". Ricordo, per esempio, il caso di Rosarno, su cui
abbiamo un'inquietante relazione di un giovane commissario,
che sembrava un funzionario molto bravo e motivato.
   In quel caso la relazione era ottima, il lavoro svolto dal
commissario ed i provvedimenti assunti apprezzabili, ma quello
stesso commissario ci ha detto: "Signori, se si va a votare,
vinceranno quelli di prima".
  ALTERO MATTEOLI. Concludiamo il periodo mettendo un
punto dopo "carenze".
  PAOLO CABRAS, Relatore. Se lei è d'accordo, farei
così.
   L'onorevole Matteoli propone inoltre di inserire il
seguente capoverso: "La Commissione ritiene opportuno che lo
Stato affianchi le amministrazioni straordinarie con una più
incisiva presenza delle forze dell'ordine". Inserirei questa
proposta come un'integrazione tra l'azione
dell'amministrazione straordinaria ed una particolare attività
di vigilanza delle forze preposte all'ordine pubblico,
attività che peraltro esiste. Abbiamo avuto infatti relazioni
di collaborazione con i carabinieri e con i commissariati.
Sono favorevole ad inserire la proposta dell'onorevole
Matteoli, ma come integrazione, come interrelazione, piuttosto
che come un intervento straordinario di ordine pubblico, che
in quelle zone è ovvio.
  ALTERO MATTEOLI. Ci siamo recati a Cittanova il cui
consiglio comunale è stato sciolto e dove si è costituito quel
gruppo...
  PAOLO CABRAS, Relatore. L'associazione
commercianti.
  ALTERO MATTEOLI. Vi è un mega numero di agenti di
pubblica sicurezza e di carabinieri, ma non è che... Per
esempio, il colonnello ci ha riferito, nel corso della cena
con il prefetto, che sul territorio
                        Pag. 1632
 sono presenti 1.800 carabinieri. Forse, quindi, il problema
non è di numero ma di strutture. Avvengono continuamente
boicottaggi ma nei tre giorni in cui siamo stati in quel
comune in nessun caso i colpevoli sono stati scoperti.
  PAOLO CABRAS, Relatore. In questo senso posso
accogliere il suo emendamento.
   L'onorevole Matteoli propone inoltre - proposta che
condivido, come la condivide il ministro - l'estensione del
periodo di commissariamento da 12 a 30 mesi. Non ho nulla in
contrario all'inserimento di questa proposta ma, se i colleghi
sono d'accordo, pensavo che la relazione del ministro
contenesse molti riferimenti da raccogliere concernenti
modifiche di carattere legislativo: mi riferisco a quelle sui
poteri speciali, sull'interdizione, sia pure temporanea,
all'elettorato passivo ed a quella oggetto dell'emendamento
dell'onorevole Matteoli. Non so se questi riferimenti possano
far parte della relazione al nostro esame o di un'altra che si
riferisca esclusivamente alle necessarie integrazioni
legislative. Lascio al presidente ed ai colleghi questa
valutazione. Sono d'accordo sull'emendamento Matteoli, ma...
  ALTERO MATTEOLI. Al limite può essere pleonastico ma
danni non ne fa!
  PAOLO CABRAS, Relatore. Onorevole Matteoli, sulla
sostanza sono d'accordo; sollevavo un problema di metodo.
  MASSIMO SCALIA. Invito il collega Matteoli a ritirare il
suo emendamento perché, sulla scorta delle osservazioni, molto
schematiche, che ho svolto nel mio intervento, esso pone
problemi rilevanti.
   Lo stesso ministro ha osservato che a volte non
basterebbero 20 mesi ma ne servirebbero 30. Però, potrebbero
anche servirne 48 e non credo che possiamo risolvere questo
problema prolungando addirittura i termini per legge. Davanti
ad un emendamento di questo genere sarei molto perplesso.
Poiché credo invece che il documento proposto dal
vicepresidente Cabras possa ottenere l'assenso dell'intera
Commissione, credo sarebbe opportuno che la questione di cui
all'emendamento Matteoli venisse esaminata separatamente.
  PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, avrei un
proposta da avanzare: siamo di fronte a due ordini di
questioni, uno di carattere amministrativo-gestionale, l'altro
di tipo legislativo. Su quest'ultimo versante il ministro ha
richiamato la nostra attenzione anche sui provvedimenti che ha
presentato, sui quali forse sarebbe opportuna una breve
valutazione della Commissione non per avanzare suggerimenti ma
per sottolineare alle Commissioni di merito l'opportunità di
procedere con una certa celerità all'esame di queste materie.
   Mi sembra che la proposta del senatore Cabras sia molto
utile: se non ho capito male, per ora definiamo il documento
per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, riservandoci
di procedere sui profili legislativi anche con una valutazione
- se il ministro consente - sui provvedimenti che egli ha
presentato, in modo da andare avanti e superare il problema.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Questa è la mia proposta.
   Vi sono anche i problemi, sollevati dai senatori Cutrera e
Frasca, che mi sembrano importanti: il discorso, che riguarda
anche il quadro generale, degli appalti pubblici (di cui si
occupa lodevolmente in Commissione antimafia ma anche nello
svolgimento della sua attività parlamentare il senatore
Cutrera) e la questione dell'edilizia abusiva. Credo che
entrambi facciano riferimento più ad integrazioni e modifiche
legislative da inserire su un secondo documento. Richiamo
questi argomenti - perché rimanga a verbale - in quanto mi
sembrano di grande rilievo e credo che non possano essere
oggetto solo di un'attenzione generica ma debbano essere
semmai inseriti nell'altro documento.
                        Pag. 1633
   Per quanto riguarda invece l'invito ad evitare
sostituzioni di commissari nel corso del mandato, si potrebbe
invece recepire l'indicazione del senatore Frasca che reclama
- a mio avviso giustamente - un tempo pieno, sostenendo cioè
che, in qualche modo, questi commissari, se sono gravati da
altre attività coprendo anche uffici rilevanti - ne abbiamo
visti alcuni - nelle prefetture, difficilmente possono
svolgere bene la loro attività di commissari in comuni anche
di una certa importanza. Dunque, recepirei direttamente nel
documento in esame il suggerimento del senatore Frasca, mentre
per le questioni dell'edilizia e degli appalti rimanderei
all'altro.
  PRESIDENTE. Con queste correzioni possiamo approvare in
linea di massima il documento che riguarda, diciamo così, il
versante amministrativo?
  ALTERO MATTEOLI. Vorrei fare una precisazione alla luce
dell'intervento dell'onorevole Scalia. Nel corso della
discussione generale ho fatto una battuta dicendo: "Su questa
strada si torna ai podestà". Il presidente mi ha interrotto
dicendo: "No, ai governatori". Il problema esiste e me ne
rendo conto ma stiamo parlando di situazioni di emergenza che
portano a questo tipo di discrasia. Bisogna tenere conto di
questo aspetto: possiamo usare un'espressione sfumata e
parlare di un periodo più ampio se non vogliamo stabilire
limiti ma una formulazione di questo genere credo completi il
documento.
  PRESIDENTE. Se non capisco male, legando tra loro il
periodo ed i poteri?
  ALTERO MATTEOLI. Certo.
  SALVATORE FRASCA. Avevo parlato anche della preparazione
dei funzionari.
  PRESIDENTE. Questo forse riguarda più il versante
legislativo.
  SALVATORE FRASCA. No, forse la questione si pone sul
piano amministrativo e la raccomandiamo al ministro
dell'interno.
  PAOLO CABRAS, Relatore. Ho parlato di "accurata
selezione" e questo rientra nei criteri di selezione contenuti
nella risoluzione. Si tratta di una precisazione, o di
un'estensione, comunque di un aspetto che effettivamente
rientra maggiormente nella materia oggetto del documento in
esame.
  PRESIDENTE. Pongo in votazione la relazione del senatore
Cabras sui problemi connessi allo scioglimento dei consigli
comunali.
(E' approvata).
  Pongo in votazione i contenuti del documento di
valutazione e proposte con le modifiche accolte dal relatore
avvertendo che, come in altra occasione, il documento
definitivo sarà predisposto dall'ufficio di presidenza.
(Sono approvati).
              Comunicazioni del Presidente.
  PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere al sorteggio per la
determinazione del turno degli interventi di domani. Se
ricordate, infatti, su richiesta dell'onorevole Taradash,
abbiamo stabilito che per gli interventi in sede di
discussione generale della proposta di relazione sui rapporti
tra mafia e politica si sarebbe seguito - mi sembra giusto -
l'ordine risultante dal sorteggio, così come avviene in
Assemblea. Mi sembra che anche il senatore Frasca avesse
sollevato in un'occasione un'eccezione sull'ordine degli
interventi.
  SALVATORE FRASCA. No, ho parlato soltanto della
condizione di favore di cui godeva il senatore Brutti.
  PRESIDENTE. Naturalmente quest'ordine riguarda solo il
primo intervento di ogni gruppo. Ricordo che avevamo stabilito
di prevedere un solo intervento per gruppo.
                        Pag. 1634
  ALTERO MATTEOLI. Per quanto riguarda il gruppo del
MSI-destra nazionale, per una esigenza del senatore Florino,
chiedo che il primo intervento abbia luogo domani.
  PRESIDENTE. I primi interventi dovrebbero svolgersi
tutti domani dalle 15.30 in poi (nella mattinata i gruppi
potranno riunirsi e valutare la relazione). Poiché giovedì la
Commissione sarà riunita per tutta la giornata, ho scritto ai
capigruppo per chiedere che i commissari siano considerati in
missione. Venerdì mattina, alle 9, si svolgeranno le repliche,
le dichiarazioni di voto e il voto.
   Prima di procedere al sorteggio, informo che è pervenuta
una lettera dell'onorevole Scotti che intendo leggere perché
ha un senso politico e morale che condivido profondamente:
"Per me che ho combattuto con grande determinazione, coraggio
e rischio personale la mafia e ogni altra forma di illegalità,
come la maggioranza degli italiani ha giorno per giorno
verificato, non esiste la possibilità di sentirsi minimamente
implicato in vicende estranee alla propria tradizione di vita
personale e politica. La mia condizione di vita, quella della
mia famiglia e dei miei figli, sono dinanzi agli occhi di
tutti gli uomini di buona fede. Chi ha usato il mio nome per
coinvolgermi è innanzitutto un vile mentitore e ho chiesto che
ne risponda ai giudici per calunnia. Personalmente attendo
fiducioso che la tempestiva azione della magistratura
ascoltandomi possa chiarire subito la mia posizione. Nel
contempo, per coerenza interiore, mi dimetto da membro della
Commissione antimafia e sospendo ogni impegno politico. Con i
più cordiali saluti".
   Mi rincresce molto che l'onorevole Scotti si sia dimesso
dalla Commissione non solo per quello che ha fatto nei
confronti della lotta alla mafia, che credo sia assolutamente
esemplare, ma anche perché in Commissione ha costituito un
punto di riferimento notevole.
   Spero che la situazione si sblocchi prima possibile e che
lui possa tornare con noi. Naturalmente le sue dimissioni
devono essere accolte in quanto sono state indirizzate al
Presidente della Camera.
  SALVATORE FRASCA. Possiamo intervenire su questa
lettera?
  PRESIDENTE. Un dibattito mi sembra fuori ... La lettera
è quella che ho letto e basta.
   E' poi pervenuta una lettera della senatrice Ersilia
Salvato del gruppo di rifondazione comunista che comunica le
sue dimissioni dalla Commissione. La senatrice ha rassegnato
al Presidente Spadolini le proprie dimissioni non essendo in
grado di seguire i lavori della Commissione.
   Ho ricevuto una terza lettera da parte dell'onorevole
D'Amato il quale così scrive: "Con riferimento all'avviso di
garanzia che mi è stato notificato dalla procura della
Repubblica di Napoli in merito alla realizzazione di alcune
opere pubbliche del pacchetto mondiali '90, ti comunico che ho
deciso, unitamente al mio avvocato, di essere sentito dal
magistrato inquirente; l'incontro avverrà entro la settimana;
mi auguro di poter chiarire la mia posizione del tutto
estranea alla questione oggetto dell'accertamento, tenuto
conto che all'epoca non ero né consigliere comunale né tanto
meno amministratore (i fatti contestati si riferiscono al
periodo 1987-1990) essendo noto che a quell'epoca non
rivestivo alcuna carica pubblica. Tenuto conto, comunque,
della delicatezza della carica che ricopro, sento l'obbligo
morale di rimettere alle tue valutazioni ogni decisione. Nel
contempo ti comunico che, prima del previsto chiarimento
giudiziario, non parteciperò alle sedute della Commissione
antimafia".
   Questa è una lettera un po' delicata perché io non posso
decidere per conto di altri, né alcuno di noi può farlo. Ho
parlato brevemente col senatore Calvi,
                        Pag. 1635
capogruppo socialista in Commissione, il quale mi ha pregato
di soprassedere ad ogni decisione fino a sabato. L'onorevole
Cafarelli si è dimesso immediatamente, così come ha fatto
l'onorevole Scotti. Se il gruppo socialista ci chiede di
soprassedere a qualunque deliberazione fino a sabato, propongo
che la richiesta venga accolta.
  ALTERO MATTEOLI. Siamo in presenza di tre atteggiamento
diversi che dobbiamo segnalare: l'onorevole Scotti si è
dimesso dalla Commissione; l'onorevole Cafarelli si è dimesso
da segretario ma non dalla Commissione; l'onorevole D'Amato
non si è dimesso.
  PRESIDENTE. Non mi è sfuggita la differenza fra le tre
posizioni.
   Infine, l'onorevole Pecoraro Scanio del gruppo verde, ha
formulato la seguente richiesta: "La Commissione da lei
presieduta prevedeva per la fine del prossimo mese una seduta
di lavoro nella città di Napoli, per valutare i rapporti tra
consigli comunali e attività criminale organizzata. A seguito
degli ultimi eventi giudiziari e considerata la drammatica
situazione sociale non priva di tensioni in cui versa la città
partenopea ed in virtù del carattere emergenziale che presenta
l'attuale momento politico, le chiedo di voler anticipare a
questa settimana la prevista visita". Questa settimana non
sarà possibile, naturalmente. Considerato che queste visite
possono essere utili o dannose in presenza di una situazione
di tensione, valutiamo serenamente insieme quali siano le
condizioni che ci consentono di fare una cosa utile e non
dannosa. Potremo parlarne nel corso della prossima riunione.
  PAOLO CABRAS. E' un po' insolito che un singolo deputato
si rivolga ad una Commissione bicamerale, avendo altri modi
per sollecitare, per esempio tramite l'onorevole Scalia.
  PRESIDENTE. Infine, dobbiamo deliberare
sull'acquisizione di alcuni documenti: copia della lettera
inviata dal Presidente della Commissione d'inchiesta sugli
interventi per la ricostruzione delle zone terremotate,
onorevole Scalfaro, alle procure della Repubblica di Roma e
Salerno, trasmessa alla Commissione antimafia in data 1^
agosto 1990 (prot. Comm. antimafia n. 4041/90, documento n.
1442); verbali delle dichiarazioni rese da Antonino Calderone
al giudice Falcone (rogatoria francese) e delle dichiarazioni
rese da Tommaso Buscetta, sempre al giudice Falcone, in data
1^ febbraio 1988 negli Stati Uniti. Tali documenti sono stati
consegnati il 4 novembre 1988 dal consigliere istruttore,
dottor Meli, ai componenti del gruppo di lavoro della
Commissione in missione nella Sicilia occidentale (prot. Comm.
antimafia n. 370/88, documento n. 49). Se non vi sono
obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  Avverto che, in base al deliberato dell'ufficio di
presidenza del 29 marzo 1993, nella giornata di domani
inizierà la discussione sulla relazione sui rapporti tra mafia
e politica. Potranno intervenire, in discussione generale,
dapprima un oratore per gruppo e successivamente altri; le
dichiarazioni di voto avranno luogo nella giornata di venerdì
2 aprile 1993 con interventi di un oratore per gruppo.
   L'ordine degli interventi, stabilito mediante sorteggio,
sarà il seguente:
     1) gruppo della lega nord;
     2) gruppo del movimento per la democrazia: la Rete;
     3) gruppo della DC;
     4) gruppo del PSDI;
     5) gruppo dei verdi;
     6) gruppo repubblicano;
     7) gruppo del MSI-destra nazionale;
     8) gruppo di rifondazione comunista;
     9) gruppo del PDS;
                        Pag. 1636
     10) gruppo federalista europeo;
     11) gruppo del PSI;
     12) gruppo liberale;
     13) gruppo misto.
  Avverto che la durata degli interventi non potrà
superare i venti minuti e che il dibattito proseguirà nella
giornata di giovedì. Nella giornata di venerdì 2 aprile si
effettueranno le dichiarazioni di voto, un oratore per gruppo
ed in base all'ordine stabilito, e la votazione finale della
relazione.
   Avverto altresì che eventuali emendamenti specifici
dovranno essere presentati per iscritto entro la serata di
giovedì 1^ aprile 1993. Per la presentazione di eventuali
relazioni di minoranza è concesso un termine di 30 giorni.
  SALVATORE FRASCA. Intervenendo sull'ordine dei lavori,
propongo un incontro della Commissione antimafia con la
commissione del Consiglio superiore della magistratura che si
occupa della mafia.
  PRESIDENTE. Tale incontro si è già svolto, senatore
Frasca, però possiamo ripeterlo.
  SALVATORE FRASCA. Lo ritengo opportuno, perché nel corso
dei nostri sopralluoghi abbiamo appreso tanti fatti su cui è
necessario un confronto. Sono emersi problemi di una certa
rilevanza.
  PRESIDENTE. Va bene.
La seduta termina alle 19,30.

 


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