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Violante: seduta 84
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        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Seguito della discussione della relazione sulle risultanze
dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere
accertamenti su insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed
organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali:
Violante Luciano, Presidente .............. 3421, 3422, 3427
                                                        3428
Biscardi Luigi .................................. 3426, 3427
Cabras Paolo .......................................... 3423
Cafarelli Francesco ................................... 3427
Marchetti Fausto ...................................... 3422
Ricciuti Romeo .................................. 3421, 3428
Smuraglia Carlo, Relatore ............................. 3421
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente .............. 3428, 3429, 3430
Montini Walter .................................. 3429, 3430
Olivo Rosario ................................... 3429, 3430
Ricciuti Romeo ........................................ 3430
Smuraglia Carlo ....................................... 3430
                        Pag. 3420
                        Pag. 3421
La seduta comincia alle 16,55.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Seguito della discussione della relazione sulle risultanze
dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere
accertamenti su insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed
organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della
discussione della relazione sulle risultanze dell'attività del
gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su
insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di
tipo mafioso in aree non tradizionali.
   Ha chiesto di parlare il senatore Smuraglia, al quale do
senz'altro la parola.
  CARLO SMURAGLIA, Relatore. Prima dell'inizio della
discussione generale, vorrei fornire un chiarimento ai
colleghi, ai quali è stata distribuita una sorta di errata
corrige alla proposta di relazione. Come ricorderete, la
proposta stessa fu presentata tre giorni prima della data
originariamente prevista; ne conseguì che la revisione
conclusiva dell'elaborato avvenne in maniera un pochino
affrettata. Di qui la necessità di apportare una serie di
correzioni ad alcune schede, correzioni che si risolvono
sostanzialmente nella eliminazione (laddove non sono stati
ritenuti necessari) di alcuni nomi di persone nei cui
confronti pendono indagini o alle quali erano stati fatti
riferimenti probabilmente inutili in questa fase. Va infatti
considerato che nella relazione in esame hanno un peso gli
insediamenti e le infiltrazioni più che le indicazioni di
carattere personale e nominativo. In definitiva, si tratta
quindi di eliminare nomi di persone sulle quali pendono
indagini (e che quindi - ripeto - sarebbe stato inutile
menzionare in questa sede) oppure di attenuare alcune
formulazioni: ad esempio, laddove in alcuni casi gli organi di
polizia ci hanno detto "risulta", noi sostituiamo tale
espressione con la seguente: "risulterebbe", quando non sia
ancora intervenuto un provvedimento giudiziario. Ciò,
evidentemente, per ragioni di correttezza.
   Un'integrazione più consistente riguarda la scheda
relativa alla Toscana. A suo tempo, avevamo chiesto alla DIA
un rapporto di aggiornamento. Tale rapporto ci è pervenuto il
23 dicembre scorso. In esso viene fatto riferimento ad alcune
operazioni effettuate nel periodo successivo al nostro
sopralluogo, con particolare riferimento all'individuazione di
personaggi legati a determinati ambienti. Di questo si deve
quindi dare conto nella relazione, evitando riferimenti a
nomi.
   In definitiva, l'errata corrige consiste in un
semplice aggiornamento e in una serie di attenuazioni.
  ROMEO RICCIUTI. Signor presidente, colleghi, ho letto la
proposta di relazione che, ad un primo impatto, mi è sembrata
non rispecchi completamente quello che è scaturito dalle
audizioni, sia per un mancato esame obiettivo degli elementi
emersi sia per il fatto che mi sembra vi siano alcuni
riferimenti alla grande pubblicistica che si è sviluppata su
questo argomento. Si tratta comunque di un giudizio che non
intendo esprimere in via definitiva.
                        Pag. 3422
   Chiedo pertanto alla presidenza e ai colleghi se sia
possibile rinviare ad altra seduta la votazione della
relazione, in maniera tale che possa essere messo in grado di
approfondirne i contenuti e quindi di poter esprimere un
giudizio più sereno ed approfondito.
  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni da parte dei
colleghi, rimane stabilito di rinviare la votazione sulla
relazione concernente gli insediamenti e le infiltrazioni di
soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non
tradizionali ad una delle prossime sedute.
(Così rimane stabilito).
  Ricordo, in particolare, che la Commissione è già
convocata per le giornate di giovedì e venerdì prossimi. In
ogni caso, concluderemo la discussione generale nella seduta
odierna.
  FAUSTO MARCHETTI. Concordo con la relazione alla quale
il collega Smuraglia ha dedicato tanto impegno, così come lo
ha dedicato a tutto il lavoro portato avanti insieme ai
commissari i quali hanno seguito le vicende mafiose nelle aree
cosiddette non tradizionali. Si tratta, in particolare, di
fenomeni di infiltrazione, concetto quest'ultimo che il
relatore usa più di frequente in quanto il più delle volte
rappresenta l'espressione più adatta per metterci in contatto
con i fatti e con le realtà di presenza mafiosa in quelle che
sono, appunto, le zone non tradizionali.
   Concordo sia con le linee generali sia, per quanto mi è
stato possibile conoscere nel breve periodo nel quale ho fatto
parte di questa Commissione e per alcune esperienze dirette,
nonché per la lettura dei documenti che abbiamo acquisito, con
il complesso della relazione proposta dal collega Smuraglia.
Per tale ragione, non mi soffermerò tanto sulle linee generali
quanto, piuttosto, su alcune situazioni di cui ho maggiore
conoscenza e rispetto alle quali la Commissione ha avuto modo
di prendere contatto. Mi riferisco, in particolare, ad alcune
situazioni riscontrabili nella zona della Toscana e della
Liguria, non tanto con l'intenzione di entrare nel merito dei
fatti riportati nella relazione e dei giudizi complessivi in
essa espressi (che, ripeto, condivido), quanto per segnalare
alcune esigenze di precisazione che non intaccano minimamente
il significato complessivo della relazione stessa.
   Si tratta, in particolare, di apportare alcune modifiche,
forse marginali. Va inoltre segnalata un'omissione (che non è
certo marginale), che evidentemente è stata determinata dal
complesso lavoro di stesura e di sintesi dei dati di
conoscenza acquisiti. Mi riferisco in particolare alla pagina
111 della parte relativa alle schede, laddove sono riportati i
dati più rilevanti di carattere criminale verificatisi nella
zona di Massa Carrara. Può darsi che la lettura alla quale ho
proceduto sia stata affrettata, ma mi è sembrato che sia stata
omessa la doverosa citazione di un fatto che ci era stato
ricordato nel corso delle audizioni svoltesi a Genova. Si
tratta, in particolare, dell'assassinio dell'ingegner Dazzi.
Ripeto: può darsi che il riferimento a tale episodio sia
contenuto in altre parti della relazione e che sia sfuggito
alla mia attenzione. Ritengo tuttavia che la sede più propria
per menzionarlo sia quella in cui si dichiara: "La provincia
negli ultimi anni è stata scossa da numerosi attentati
dinamitardi a cave ed immobili, le cui motivazioni sono al
vaglio degli investigatori".
   L'assassinio dell'ingegner Dazzi, che ci è stato ricordato
a Genova dai rappresentati del SIULP, ha rappresentato un
fatto che ha scosso indubbiamente l'opinione pubblica della
zona. Tra l'altro, non si è riusciti ad accertare chi siano
stati gli esecutori né chi abbia provocato l'assassinio,
perpetrato con l'installazione di una carica di esplosivo
all'interno di un'automobile (almeno stando a quello che si
sa). L'ingegnere stava percorrendo in automobile la strada
proveniente dalla propria casa ed è stato assassinato in
questo modo. Ripeto: credo che questo episodio
                        Pag. 3423
vada senz'altro segnalato tra i fatti più rilevanti accaduti
nella zona considerata.  A pagina 112, dove si parla di
dismissione del polo chimico industriale, probabilmente è
stata omessa una "e", perché siamo di fronte alla dismissione
del polo industriale e non del polo chimico industriale.
Propongo quindi di aggiungere una "e" o di sopprimere la
parola "chimico" lasciando l'espressione "polo industriale".
   Nel periodo successivo, sempre a pagina 112, mi permetto
di suggerire una modifica alla formulazione adottata. Si dice:
"Ne consegue che il territorio non è ormai appetibile se non
in quanto punto di riferimento e di snodo delle attività
mafiose, proiettate verso l'espansione nel nord (...)".
Proporrei in questo caso di sostituire all'espressione "se non
in quanto" il termine "anche". Si è determinata la dismissione
industriale cui è stato fatto riferimento, ci sono gravissime
difficoltà, purtroppo non ci sono nuovi investimenti né la
reindustrializzazione che il Governo si era impegnato a
promuovere anche a seguito di una risoluzione parlamentare, ma
ciò non toglie che quella adottata in questo periodo è una
formulazione non felice.
   A pagina 120, dove si fa riferimento alla situazione della
zona industriale di Massa Carrara che è veramente drammatica,
mi sembra riduttivo il modo in cui tale situazione viene
presentata. Si dice: "Con specifico riferimento alla grave
crisi economica, è stata portata all'attenzione della
Commissione la particolare situazione della zona industriale
di Massa Carrara, ove verrebbe disatteso (con le inevitabili
conseguenze sul piano occupazionale) il disposto della legge
del 1939 istitutiva della zona industriale e del consorzio a
tutela della stessa". Sembrerebbe quindi che la situazione
disastrosa che in quella zona si registra derivi dalla
disapplicazione della legge istitutiva del consorzio, mentre è
da imputare alla deindustrializzazione e al tentativo di
snaturare questa zona con l'inserimento di strutture
commerciali e non invece avviando quel processo di
reindustrializzazione sul quale tutti a parole si erano
dichiarati disponibili.
   Vorrei ora svolgere una considerazione di carattere
istituzionale rispetto ad un punto che sicuramente è sfuggito
nella redazione finale. Giustamente nella relazione, ricca di
proposte e di puntualizzazioni su varie questioni, si
sottolinea l'esigenza di un coordinamento reale fra le varie
polizie che operano nel nostro paese, e di una piena
collaborazione fra queste polizie, la magistratura, le
istituzioni e la società civile in generale.
   Accanto a tale esigenza, che vale per questa ma anche per
altre zone, anche se ognuna ha la sua specificità, ricordo che
si registra la situazione del tutto particolare per cui in
Toscana il distretto giudiziario non copre l'intera regione,
dal momento che la provincia di Massa Carrara per quanto
riguarda il distretto giudiziario fa capo alla città di
Genova. Credo che questo sia un elemento che, nel quadro delle
proposte che si avanzano, occorre mettere in rilievo proprio
per andare ad una organizzazione giudiziaria per la regione
Toscana coerente con un disegno regionale, eliminando cioè
quello che credo sia l'unico caso in Italia di una provincia
che fa capo al distretto giudiziario di un'altra regione.
   In più occasioni sono state assunte iniziative
parlamentari in tal senso, ma mai sono riuscite ad andare in
porto, e non se ne comprende la ragione. Qui non vi sono
ragioni di campanile, ma si tratta di soddisfare un'esigenza
di razionalità che è evidente e comune a tutti, proprio per
conseguire una maggiore efficienza dell'istituzione
giudiziaria e un rapporto di collaborazione piena tra
istituzione giudiziaria, forze di polizia, popolazione e
istituzioni.
   Concludo rinnovando l'apprezzamento pieno per il lavoro
svolto e per la proposta che ci è stata presentata.
  PAOLO CABRAS. Intervengo per esprimere il mio
apprezzamento convinto per una relazione così densa di
notizie, di documentazioni ed anche di proposte, quale quella
che è seguita all'indagine
                        Pag. 3424
coordinata dal senatore Smuraglia. L'apprezzamento per la
relazione si accompagna anche alla necessità di sottolineare
l'importanza di questa relazione, che a torto può apparire
marginale rispetto agli obiettivi prevalenti della Commissione
che si sono orientati verso le regioni cosiddette a rischio,
verso i fenomeni più appariscenti, più visibili, anche più
violenti della presenza della mafia nella vita collettiva.
   Già avere scelto questo terreno di indagine delle aree non
tradizionali e averlo svolto e sviluppato, grazie anche
all'impegno del collega Smuraglia, con tanta intensità e
capillarità, sta a significare una cosa molto importante, che
del resto non è nuova nelle analisi che questa ed anche
precedenti Commissioni antimafia hanno fatto.
   In particolare, negli ultimi anni si è sempre più
avvalorata la considerazione che la mafia sia un fenomeno
diffuso sul territorio nazionale e che, quindi, sia un errore
pensarla, con miopia di giudizio e di osservazione, come un
fenomeno tipicamente meridionale. Si fa confusione con il
problema delle radici storiche della mafia, della camorra e
della 'ndrangheta nelle terre meridionali, legato alla stessa
evoluzione dell'unità nazionale, alle particolari condizioni
culturali, economiche e sociali di quelle regioni, che hanno
consentito a queste organizzazioni criminali di impiantarsi,
di ramificare, di avere anche un rapporto del tutto
particolare con la vita collettiva, con la vita sociale, prima
ancora che con la vita pubblica ed istituzionale. Per cui in
qualche misura camorra, 'ndrangheta e mafia si sono sempre più
intrecciate anche con l'evoluzione e con i problemi nuovi del
Mezzogiorno, dal sottosviluppo ad un diverso decollo
economico, con tutti i difetti ed i limiti di tale decollo, ma
che comunque c'è stato ed ha trasformato profondamente il
Mezzogiorno, costringendo le stesse organizzazioni criminali a
trasformarsi, a mutare.
   Tutto questo non può però far dimenticare che proprio il
mutamento delle ragioni sociali della mafia, della camorra e
della 'ndrangheta, nonché l'estensione e l'articolazione degli
interessi di tali organizzazioni, la specificazione della loro
attività, volta a conseguire profitto e con il profitto sempre
più potere, l'hanno portata a diventare fenomeno nazionale.
   Questo aspetto era stato intuito molti anni fa, ma
difficilmente è entrato nella valutazione dell'opinione
pubblica ed anche in analisi sociologiche e politologiche;
peraltro, recentemente e con difficoltà è entrato nella stessa
legislazione contro la criminalità organizzata. Si tratta
dunque di un'acquisizione recente ma estremamente importante,
perché forse anche in termini di prevenzione aver
sottovalutato o addirittura ignorato il fenomeno della
diffusione nazionale della mafia, dei suoi interessi, dei suoi
referenti, delle sue articolazioni, del suo percorrere la
realtà nazionale, è stata una delle cause di debolezza, di
insufficienza, di inefficacia di quella che chiamiamo l'azione
di contrasto intesa nei suoi termini più generali.
   Ecco perché considero questa indagine sulle aree non
tradizionali un'indagine non solo non marginale ma essenziale
per lasciare ancora una volta certificata quella che fra di
noi - ma per fortuna non solo fra di noi - è una convinzione
radicata: l'estensione, lo spessore del fenomeno mafioso. Del
resto non c'è dubbio che una mafia che traffica armi e
stupefacenti, che partecipa al processo di
internazionalizzazione dei commerci e dell'economia, una mafia
che gioca in borsa a Zurigo e a New York, che investe in
Canada ed in Australia, non può che avere questa dimensione
nazionale ed anche internazionale e non può che avere una
mobilità, una pervasività, una sorta di relazioni quali quelle
che qui emergono dalle schede relative alle varie regioni che
sono state visitate. Tutto ciò conferma che la mafia che noi
perseguiamo non è soltanto la mafia della violenza, del fango,
della ferocia primitiva, dell'omertà, della compattazione
delle organizzazioni mafiose e della sua influenza
nell'ambiente in cui ha radici, santuari, protezioni,
garanzie, talora riesce
                        Pag. 3425
 anche a filtrare una certa quota di consenso sociale. Ma la
mafia è anche questa presenza, per esempio, nell'economia. Non
a caso la relazione, anche nelle considerazioni finali del
collega Smuraglia, si richiama al Forum che abbiamo
tenuto sull'economia criminale, perché non vi è dubbio che la
presenza della mafia nel resto del territorio nazionale passa
per gli affari, per gli investimenti, per il riciclaggio, per
il tentativo di insediare attività produttive, commerciali,
turistiche, residenziali anche in luoghi molto distanti da
quelli di tradizionale impianto della mafia come impresa. Non
a caso la relazione parla dell'imprenditoria mafiosa, di
questa nuova realtà rappresentata dalla mafia imprenditrice e
non soltanto intesa come forza eversiva e organizzazione
criminale; vi è infatti - lo ripeto - anche la mafia
imprenditrice, quella con cui bisogna fare i conti perché può
inquinare non soltanto l'economia delle zone a rischio ma in
generale l'economia del paese. Si tratta della mafia degli
appalti, degli investimenti, del riciclaggio, e non a caso,
del resto, negli ultimi anni si assiste a presenze mafiose
autorevoli (pensiamo a Madonia, sorpreso nel vicentino) ed
anche molte testimonianze di collaboratori della giustizia
parlano di frequenti viaggi, di contatti, di relazioni
praticati non nelle regioni tradizionali ma nel nord del
nostro paese.
   Del resto, la forza che hanno, per esempio, gruppi di
derivazione 'ndranghetista o mafiosa in aeree come quella
dell'hinterland milanese, in certe zone del Piemonte, a
Bologna (se ne dà conto nella relazione), in Toscana
(ricordiamo la relazione svolta in questa sede dal procuratore
Vigna, titolare della direzione distrettuale antimafia di
Firenze), stanno a significare che si tratta non di un
allarme, di segnali o soltanto di indizi ma di una realtà che
purtroppo è ormai consolidata. Questo è estremamente
importante per comprendere il fenomeno e per contrastarlo in
maniera adeguata.
   La relazione in esame offre questo spaccato e serve anche
a scuotere da pigrizie, da torpori, da errori di impostazione.
   Il collega Smuraglia, siccome è milanese ed ha vissuto
anche un'esperienza come amministratore di tale città, ricorda
anche nella relazione (io lo ricordo come membro della
Commissione antimafia della scorsa legislatura, quindi
parliamo non di molti ma di pochi anni fa) come
l'establishment politico e amministrativo ed anche
autorevolissimi organi di stampa del nord, di Milano in modo
particolare, menarono grande scandalo per il solo fatto di una
visita della Commissione antimafia a Milano. Era, per capirci,
la Milano della "Duomo connection", che costituiva già
un crimine, una congiunzione affaristico-mafiosa svelata, su
cui si stava già indagando ed erano stati assunti
provvedimenti dall'autorità giudiziaria. Ciò nonostante, in
quell'occasione venne contestata l'iniziativa della
Commissione.
   Del resto, nella peregrinazione che è stata fatta
dall'Abruzzo al Veneto molte volte in particolare la stampa
locale e qualche volta anche la classe dirigente locale, gli
esponenti dei partiti, delle forze sociali e imprenditoriali
hanno manifestato insofferenza e mosso critiche nei confronti
della presenza della Commissione antimafia, ne hanno
sottolineato l'assoluta inutilità ed hanno ritenuto che il
ricercare tracce di una presenza mafiosa fosse un esercizio
demagogico o un tentativo di trovare quello che non c'era,
quindi in qualche modo di inventare, di fabbricare un mostro;
di questo poi è fatta la resistenza, la collusione
involontaria. Il collega Smuraglia cita, al riguardo, un
termine, che ora mi sfugge, attribuendolo ad un sociologo.
   Comunque, la collusione involontaria consiste proprio in
questo: il fatto di non rendersi conto, di essere paghi della
propria disinformazione, di sottovalutare il fenomeno, di non
assumere misure di prevenzione significa favorire
obiettivamente, anche se indirettamente, la crescita e
l'influenza del fenomeno mafioso
                        Pag. 3426
in queste regioni. Sicuramente nessuno dice che in queste
ultime vi è la mafia, che essa è stanziale, che è presente
un'organizzazione, ma vi è indubbiamente una diffusione e una
presenza di fenomeni e di interessi mafiosi, di strategie
economiche mafiose.
   Questo è più che sufficiente per lanciare un allarme, per
considerare la necessità del contrasto come una necessità che
deve interessare e coinvolgere tutte le istituzioni, tutti gli
apparati amministrativi e che deve trovare un'adeguata
risposta da parte della classe dirigente locale, della
politica. Infatti, anche un atteggiamento della politica,
delle istituzioni locali, una prassi amministrativa che sia
segnata dall'inquinamento della corruzione, dell'affarismo,
del clientelismo facilita indubbiamente qualsiasi tipo di
infiltrazione e di approccio da parte di interessi e di
personaggi mafiosi, che naturalmente si presenteranno in
queste realtà con un volto più accettabile e diverso, non con
l'imposizione arrogante delle cosche, dei clan e dei gruppi
tipica delle regioni cosiddette a rischio. Si presenteranno
invece in forme mascherate e, per così dire, mediate, perché
praticano in tali realtà un'intermediazione di tipo
finanziario, economico ed imprenditoriale. Ma tutto questo
rischia indubbiamente di destabilizzare fortemente non solo
l'assetto economico ma anche quello della vita pubblica e
istituzionale, anche in zone molto distanti da Palermo, da
Napoli o da Reggio Calabria.
   Questo è il valore di questa presa di coscienza, di questa
documentazione che offriamo al Parlamento e all'opinione
pubblica. Credo sia un merito non piccolo di questa
Commissione, che ormai sta concludendo i propri lavori
tirandone le somme, aver offerto questo contributo concreto
fatto di riferimenti precisi, di notizie e di documenti che
sono stati forniti da interlocutori istituzionali ed anche
individuati nell'ambito della società locale, delle forze
economiche, imprenditoriali, sindacali, del volontariato,
culturali di tali realtà; di qui la necessità di ricevere
un'adeguata risposta politica e un'adeguata messa a punto
delle istituzioni in ogni parte del paese.
   Del resto, la stessa costituzione della Direzione
nazionale antimafia e la creazione di direzioni distrettuali
antimafia in tutte le regioni che abbiamo visitato sta a
significare, come dicevo in precedenza, che anche nella
legislazione questa verità sullo spessore e sul significato
della presenza mafiosa nel territorio nazionale è stata
finalmente acquisita anche al livello dell'istituzione
giustizia e quindi deve essere assunta in ogni ambito della
vita pubblica e di quella politica.
   Per questo, nell'esprimere il mio ringraziamento ed
apprezzamento al collega Smuraglia, ho desiderato svolgere
questa semplice sottolineatura di un problema che mi sembra di
grande rilevanza fra i tanti che abbiamo esaminato nel corso
della nostra attività.
  LUIGI BISCARDI. Mi limito innanzitutto ad esprimere
brevemente un consenso generale nei confronti della relazione
Smuraglia, che trovo particolarmente importante in quanto
segna in senso preventivo il lavoro della Commissione, per
evitare o limitare la generalizzazione del fenomeno della
criminalità organizzata in tutte le parti d'Italia, offrendo
naturalmente alcuni momenti significativi di conoscenza dei
fenomeni, sia pure sparsi, ma riconducibili, come è stato
fatto nella relazione, ad alcune coordinate generali.
   Nel sottolineare, in particolare, l'aspetto specifico su
cui intendo soffermarmi, desidero evidenziare due principi che
sono alla base dell'intera relazione: a pagina 6 si sottolinea
il principio della progressività delle infiltrazioni, mentre
il secondo punto è quello della contiguità geografica.
   Rifacendomi a queste due coordinate fondamentali della
relazione Smuraglia, vorrei soffermarmi in particolare sulla
mia regione, il Molise, che nella relazione viene trattata in
modo molto limitato, non certo per difetto del lavoro della
Commissione e del relatore, ma probabilmente
                        Pag. 3427
 a causa di notizie insufficienti o limitate che sono state
fornite alla Commissione.
   Si pone innanzitutto il problema della contiguità
geografica: alcuni fenomeni presenti in Abruzzo (in ordine a
tale regione la relazione è sostenuta anche da una
ricognizione in loco) valgono anche per il Molise,
tenuto conto che vi è una zona altomolisana che è vicinissima
e del tutto contigua all'Abruzzo. Non è un caso che in quella
situazione si sia verificato un episodio particolare che
andrebbe segnalato: mi riferisco alla penetrazione e al
rovistamento nella casa del parroco di Castelguidone, un
comune situato proprio al confine del Molise; di tale fatto è
stato vittima don Antonio Conti, un sacerdote che fa parte
della diocesi di Trivento, che si trova in Molise, ed è
molisano. Il fatto è avvenuto a seguito della presenza nei
comuni dell'Alto Molise, ed anche a Castelguidone, di padre
Pintacuda: due o tre giorni dopo che quest'ultimo aveva tenuto
delle conversazioni a Trivento, Capracotta e Castelguidone, la
casa di don Antonio Conti è stata visitata e abbondantemente
rovistata in assenza del suo titolare senza che nulla sia
stato toccato. Si è trattato, insomma, di un atto di chiara
intimidazione, sul quale, per la verità, le indagini non hanno
conseguito risultati persuasivi, non appurando né se si sia
trattato di intimidazioni da parte di elementi locali né se si
sia trattato di intimidazione da parte di elementi provenienti
dall'esterno della zona.
   Il problema dell'infiltrazione è notevole, ed infatti il
Molise confina da una parte con la Puglia, nella zona che va
da Campomarino a Santa Croce di Magliano, dove vi è una
notevole presenza di traffico di droga, anche con relativi
decessi, in numero da non trascurare.
  FRANCESCO CAFARELLI. Più che decessi sono "dipartite
urgenti"!
  LUIGI BISCARDI. Vi è poi la zona del Venafrano, che è
contigua a Terra di lavoro e quindi soggetta all'infiltrazione
camorristica.
   Non vorrei che nella relazione il Molise (piccola regione,
senza dubbio) fosse trattata alla stregua di una "isola
felice", cliché che non corrisponde, come è stato
dimostrato, alla realtà, soprattutto a quella di Tangentopoli,
che avrebbe richiesto un'attenzione superiore da parte della
magistratura. Questo devo sottolinearlo in quanto a mio avviso
non vi è stata adeguata attenzione. Anche sugli aspetti più
tipici dell'infiltrazione criminale si è rimasti sul piano
dell'episodicità piuttosto che sul piano di un'attenzione
preventiva, soprattutto nelle zone che ho indicato essere a
rischio dopo che si sono registrate presenze camorristiche di
un certo significato.
   Ho creduto opportuno intervenire per segnalare non una
eventuale lacuna della relazione, che condivido senza riserve,
ma per offrire un contributo di conoscenza di una zona che,
proprio perché ha avuto una situazione politica statica e di
assoluta egemonia, ha fatto ritenere essere esente da
infiltrazioni criminali. Si tratta però di una
rappresentazione che non risponde a verità e che ha fatto sì
che l'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura
non fosse non dico molto penetrante, ma per lo meno attenta
alle implicazioni generali. Per questi motivi ho sentito il
dovere di intervenire e di richiamare l'attenzione della
Commissione e di chi esaminerà gli atti della Commissione
stessa, come questa relazione che ripeto condivido
integralmente.
  PRESIDENTE. Vorrei esprimere anch'io l'apprezzamento per
il lavoro originale compiuto in ordine agli approfondimenti
svolti dalle diverse Commissioni antimafia che si sono
succedute negli anni. Ritengo opportuno inviare la relazione
del senatore Smuraglia e gli annessi allegati ai vari consigli
regionali, in modo che possano approfondire le tematiche
indicate ed utilizzare i suggerimenti avanzati. A pagina 95
della relazione si elencano degli indici in presenza dei quali
dovrebbero sorgere delle preoccupazioni da parte degli
amministratori locali e delle forze di polizia. Se i colleghi
sono
                        Pag. 3428
d'accordo, dopo l'approvazione della relazione potremmo
comunicare all'ANCI, e ad altri organismi, questi indici, in
modo che costoro possano prestare la massima attenzione su
quanto accade. Non è detto che in presenza di uno di questi
indici vi sia per forza una presenza mafiosa, tuttavia la
presenza di più indici può certamente attivare una particolare
attenzione da parte degli organi competenti.   Alla lettera c)
si legge: "L'acquisizione di beni immobili e/o cui non
segue...". Probabilmente si è saltata qualche parola; forse si
voleva dire: "Acquisizione di beni immobili e/o attività
produttive". Alla lettera d) si legge: "Il diffondersi di
società finanziarie al di là del normale sviluppo della zona".
Forse sarebbe opportuno aggiungere anche il diffondersi di
sportelli bancari. Per esempio a Prato, in coincidenza con una
formidabile crisi del settore tessile, è aumentato il numero
degli sportelli bancari e la cosa non è spiegabile su basi
fisiologiche.
  ROMEO RICCIUTI. Gli sportelli bancari aumenteranno
inevitabilmente sul territorio nazionale. Vorrei che si
mettesse in luce la liberalizzazione dell'apertura degli
sportelli bancari anche rispetto alle banche estere,
soprattutto a quelle appartenenti a paesi della Comunità
europea...
  PRESIDENTE. Naturalmente questo fenomeno non va confuso
con l'altro.    Nella lettera g) si legge: "L'accentuato
interessamento verso società in stato di decozione".
Probabilmente occorrerebbe specificare anche chi è il soggetto
di tale interessamento. Nella lettera m) si legge: "Tutte le
possibili forme di riciclaggio". Mi domandavo a questo
proposito se non fosse opportuno sottolineare il problema
delle aste giudiziarie. In tutti i luoghi ove ci siamo recati
ci è stata segnalata tale questione; per esempio, quando ci
siamo recati in Toscana ci è stata segnalata la vicenda di
Montecatini, ed anche a Milano i magistrati del luogo ci hanno
prospettato questo problema.
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda i nostri
lavori, alle sedute ove non si devono assumere deliberazioni,
e quindi non si vota, partecipano ovviamente i colleghi che
sono interessati; dobbiamo tuttavia prevedere una seduta nella
quale è presumibile vi sia il numero legale per votare.
Proporrei pertanto di riunirci giovedì prossimo alle ore 10
per votare la relazione del collega Smuraglia; subito dopo
ascolteremo il questore ed il comandante del gruppo
carabinieri di Reggio Calabria in ordine alla questione delle
"vacche sacre". Alle 11,30 potremo incontrare la dottoressa
Cesqui ai fini della relazione sulla criminalità organizzata a
Roma.
   Onorevoli colleghi, vi devo ora comunicare le decisioni
assunte oggi dall'ufficio di presidenza in ordine alle cose da
fare nei giorni precedenti lo scioglimento. Come voi
certamente saprete a Camere sciolte le Commissioni di
inchiesta non possono compiere attività di inchiesta esterna,
ma possono terminare i lavori già avviati e compiere attività
che non comportino la pienezza delle funzioni. In questo
quadro l'ufficio di presidenza propone che si presentino le
relazioni su Caserta, Benevento, Avellino, Salerno e Roma;
inoltre che si presenti (ma questo è un obbligo di legge) la
relazione finale e che in essa sia dato uno spazio alla
'ndrangheta, organizzazione che non abbiamo considerato.
Naturalmente non potrà essere una relazione sulla 'ndrangheta
perché, per ragioni politiche, non è opportuno fare una
relazione complessiva sulla 'ndrangheta a Camere sciolte ed
anche perché non abbiamo tutti gli elementi per fare un
discorso compiuto su questa organizzazione criminale. Abbiamo
però degli elementi conoscitivi che possiamo benissimo
inserire nella relazione. Naturalmente non si possono compiere
attività esterne.
                        Pag. 3429
   Un'altra relazione da chiudere è quella concernente le
"vacche sacre". Occorrerà certamente individuare una soluzione
per risolvere il problema...
  WALTER MONTINI. Come le vacche di Fanfani!
  PRESIDENTE. Quelle erano sempre le stesse, queste invece
sono diverse e crescono; tra l'altro mentre prima erano
presenti solo sul versante tirrenico, adesso, poiché
l'operazione pare convenga, sono presenti anche sul versante
ionico. Siamo arrivati a 3.500 capi! La cosa certamente
conviene perché stanno all'aria pura, mangiano agrumi, quindi
assumono vitamina C. Abbiamo riscontrato che senza un
input politico di un certo peso, anche attraverso un
intervento legislativo, è difficile che il problema si
risolva.  Dobbiamo inoltre concludere la relazione sui
sequestri di persona, di cui è relatore il senatore Butini,
nonché la relazione sulla destinazione dei beni sequestrati e
confiscati, di cui è relatore l'onorevole Bargone, ma credo
che essa sia già pronta e che venerdì mattina sarà presentata.
Infine, vi è la relazione sulla criminalità romana: queste in
pratica sono gli argomenti da trattare.
  ROSARIO OLIVO. E il ponte sullo stretto di Messina?
  PRESIDENTE. Certo, vi è anche la questione del ponte di
Messina.
   Vorrei comunicare inoltre ai colleghi che una delegazione
degli avvocati napoletani ci ha proposto una sorta di
intervento di mediazione nella vertenza con la procura di
Napoli. Ho informato l'ufficio di presidenza che la
Commissione non poteva svolgere alcuna funzione di questo tipo
a Camere sciolte e che era in corso un intervento del
ministro. Inoltre, poiché questi avvocati chiedevano
insistentemente una correzione del codice per un riequilibrio
tra avvocatura e procura della Repubblica in particolare,
l'ufficio di presidenza ha concordato nel segnalare loro
l'esistenza di un problema di fondo riguardante la struttura
della professione forense. A Napoli vi sono 12 mila avvocati e
la stragrande maggioranza degli studi, che sono composti da
una sola persona, sono dotate di scarse attrezzature
informatiche e quindi di ridotte capacità di operare.
Certamente in queste condizioni un sostituto procuratore che
abbia competenze, tempo, strumenti informatici e che si avvale
dell'opera della polizia è avvantaggiato rispetto a un
avvocato, ma è su questo terreno che va affrontato il problema
del riequilibrio, piuttosto che su quello normativo. In questi
termini l'ufficio di presidenza aveva concordato l'invio di
una lettera al presidente del consiglio dell'ordine per
riassumere queste posizioni.
   Il consiglio comunale di Lamezia Terme ha chiesto che la
Commissione si rechi in loco, visto che è stato eletto
il nuovo consiglio comunale. Ricordo che nella precedente
visita effettuata dalla Commissione, si erano messi in luce
alcuni rilevanti limiti del commissario straordinario. Il
consiglio comunale ha inoltre manifestato l'intenzione di
intitolare una strada o una piazza della città a due
netturbini uccisi dalla mafia mentre guidavano un camion.
Infatti, una ditta legata alla mafia intendeva riprendersi la
gestione dello smaltimento dei rifiuti urbani. Si è fatto
giustamente rilevare che a Camere sciolte si può fare la
seconda cosa ma certamente non la prima, in quanto un incontro
ufficiale con il consiglio comunale non sarebbe opportuno. Si
potrebbe però partecipare, dietro autorizzazione dei
Presidenti dei due rami del Parlamento, alla cerimonia
commemorativa ed avere un incontro molto informale con gli
amministratori locali.
   Ci è stato comunicato dal Ministero degli esteri che il
presidente della Commissione difesa e sicurezza della Camera
dei deputati della Repubblica Ceca ha chiesto un incontro con
la Commissione antimafia o con una delegazione della
Commissione, perché gli uffici hanno inviato a tutte le
ambasciate il documento "Indicazioni per una economia libera
dal
                        Pag. 3430
crimine", che è stato tradotto in inglese ed in francese. In
relazione a questo problema dell'economia, voi sapete che
quell'area di confine tra est e ovest è particolarmente
attraversata da traffici illeciti e che in essa sono presenti
problemi di riciclaggio. La richiesta di questo incontro non è
stata comunicata questa mattina in ufficio di presidenza
perché è arrivata successivamente. Proporrei pertanto di
comunicarla ai Presidenti delle Camere perché decidano se
autorizzare o meno l'invio di una delegazione.
   Tra le questioni deliberate oggi in ufficio di presidenza
vi è anche un incontro con le direzioni distrettuali di Reggio
Calabria e di Catanzaro sui temi riguardanti la 'ndrangheta.
La proposta è di svolgere l'audizione martedì 18 gennaio;
naturalmente, se le Camere saranno già sciolte, chiederemo ai
Presidenti delle Camere l'autorizzazione a svolgere
l'audizione.
  ROSARIO OLIVO. Possibilmente di pomeriggio.
  PRESIDENTE. Sì, martedì pomeriggio.
  WALTER MONTINI. Martedì c'è la riunione per la nascita
del partito popolare.
  PRESIDENTE. Possiamo fissare l'audizione per mercoledì
19 gennaio.  Se non vi sono obiezioni sul programma
illustrato, rimane così stabilito.  (Così rimane
stabilito).
  ROMEO RICCIUTI. Ritornando alla relazione del senatore
Smuraglia, vorrei esprimere apprezzamento per il richiamo
all'approfondimento del tema delle aste giudiziarie. Sarei
infinitamente grato se si potesse insistere sulla destinazione
finale dei beni fallimentari; quindi, non solo per i piccoli
beni che si vendono all'asta ma anche per quelli dei
fallimenti.
  PRESIDENTE. Va bene, è giustissimo.
   Tanto per chiarirci, colleghi, la seduta di giovedì 13
gennaio si svolgerebbe così: proposte di emendamenti,
dichiarazioni di voto e voto finale della relazione sulle aree
non tradizionali. La discussione è chiusa. Lei, senatore
Smuraglia, intende replicare?
  CARLO SMURAGLIA. No. Presenterò un nuovo testo con le
modifiche già inserite.
  PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Smuraglia.
La seduta termina alle 18.
il 12 gennaio 1994.

 


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