Sofrone e Senarco, mimografi greci di Siracusa, sono padre e figlio.
"E anche lo scrittore di quei mimi che, concordando con Duris, erano sempre
nelle mani del saggio Platone, dice, mi pare: 'E noi rotolammo,
invece di aver bevuto fino in fondo'. (Ateneo; 504,b; op. cit.).
Così come della loro vita, del genere del mimo ci è poco o
nulla conosciuto; come la commedia voluta da Epicarmo, il mimo
vuole rappresentare tipi e personaggi, maschili e femminili, della vita quotidiana; ma a
differenza di questa non pare abbia avuto ispirazione da vicende mitiche. Con tale
arte il realismo si affaccia nella letteratura greca.
Pare che anche la forma espressiva del mimo abbia avuto la sua origine in Sicilia;
sempre da Diogene Laerzio, sappiamo che anche da tale forma
espressiva Platone trasse ispirazione, conformando alcuni suoi caratteri ritratti
nei vari dialoghi.
"Pare che Platone sia stato il primo ad introdurre in Atene anche le
opere del mimografo Sofrone da altri neglette e che al suo stile abbia conformato alcuni
suoi caratteri e una copia dei mimi sia stata rinvenuta sotto il suo cuscino".
(Diogene Larezio; III, 18; op. cit.).
Leggiamo invece in Aristotele:
"L'arte che adopera le nude parole e quella che adopera i versi, o in
combinazione gli uni con gli altri o usandone di un solo genere, si trovano ad essere fino
ad oggi senza nome (da notare che i nomi già esistevano, Aristotele li considera
inadatti, n.d.A.) Non possediamo infatti alcuna denominazione comune per i mimi di
Sofrone e di Senarco e per i discorsi socratici (...)
(Poetica, BUR).
Forse Sofrone ha dato forma letteraria ad un tipo di teatro tradizionale siciliano,
fatto a canovaccio ante litteram, cercando anch'egli il successo avuto dalle commedie
proposte inizialmente da Epicarmo.
Il materiale giuntoci è di 179 frammenti, a volte costituiti
da una sola parola, e da diversi titoli: Riparatrici, Le donne che
dicono che scacceranno le dee, La suocera, Le donne che
assistono ai giuochi Istmici, Il pescatore di tonni, Il
messaggero, Il pescatore al contadino, Spaventerai il tesoro, Indaffarato con la sposa, Esaltare le passioni
;la serie di Mimi di donne e di uomini.
"Ed Aristotele nel suo trattato I Poeti scrive quanto segue:
'Perciò non possiamo negare che persino i cosidetti Mimi di Sofrone, che non sono
in versi, sono conversazioni (...) '". (505; c).
Ma il tutto è inadeguato a renderci la maestria del poeta, e dobbiamo credere a quanto
riportato dalle fonti per ritenere davvero grande la sua capacità espressiva, limitando
il numero dei versi, delle battute, per meglio rendere il carattere del popolano ritratto
con realistico ed efficace effetto.
La collocazione storica di Sofrone e di suo figlio Senarco viene dedotta dalle notizie
ricavate dalla Suda, che lo vuole contemporaneo di Euripide;
sempre dalla stessa fonte apprendiamo che Senarco, entrò in urto con Reggio, dietro
volere del tiranno Dionigi. Da qui il suo inquadramento nel IV secolo,
periodo delle guerre tra Siracusa e Reggio e quello di Sofrone nel V secolo.
Del figlio di Sofrone, Senarco, similmente a quanto avviene per il figlio di Filemone, non si hanno riferimenti diretti. |